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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Nel suo ufficio, al nono piano, Mr Dursley sedeva sempre con la schiena rivolta alla finestra. Se così non fosse stato quella mattina avrebbe avuto ancor più difficoltà a concentrarsi sui suoi trapani. Lui non vide i gufi volare a sciami in pieno giorno, ma la gente per strada sì. E li additavano, guardandoli a bocca aperta, passare a tutta velocità, uno dopo l'altro sopra le loro teste. La maggior parte di quella gente non aveva mai visto un gufo neanche di Notte. Ciononostante, Mr Dursley ebbe il privilegio di una mattinata perfettamente normale, del tutto immune dai gufi. Uscì dai gangheri con cinque persone diverse. Fece molte telefonate importanti e qualche altro urlaccio. Fino all'ora di pranzo, il suo umore si mantenne ottimo. A quel punto decise che, per sgranchirsi le gambe, avrebbe attraversato la strada per andarsi a comperare una ciambella dal fornaio di fronte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘E infine, da tutte le postazioni gli avvistatori di uccelli riferiscono che oggi, sull'intero territorio nazionale, i gufi hanno manifestato un comportamento molto insolito. Sebbene normalmente escano di Notte a caccia di prede e ben di rado vengano avvistati di giorno, fin dall'alba sono stati segnalati centinaia di gufi che volavano in tutte le direzioni. Gli esperti non sanno spiegare perché, tutt'a un tratto, i gufi abbiano modificato il loro ritmo sonno/veglia’. Lo speaker si lasciò andare a un sorrisetto. ‘Molto misterioso. E ora, la parola a Jim McGuffin per le previsioni del tempo. Si prevedono altri scrosci di gufi, staNotte, Jim?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Francamente, Ted’ rispose il meteorologo, ‘su questo non so dirti niente, ma quest'oggi non sono stati soltanto i gufi a comportarsi in modo strano. Gli osservatori di località distanti fra loro come il Kent, lo Yorkshire e Dundee mi hanno telefonato per informarmi che, al posto della pioggia che avevo promesso ieri, hanno avuto un diluvio di stelle cadenti. Chissà? Forse si è festeggiata in anticipo la Notte dei Fuochi. Ma, gente, la Notte dei Fuochi è soltanto tra una settimana! Comunque, posso assicurare che staNotte pioverà’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Se Mr Dursley era scivolato in un sonno agitato, il gatto, seduto sul muretto di fuori, non dava alcun segno di aver sonno. Sedeva immobile come una statua, con gli occhi fissi e senza batter ciglio sull'angolo opposto di Privet Drive. E non ebbe il minimo soprassalto neanche quando, nella strada accanto, la portiera di una macchina sbatté forte, né quando due gufi gli sfrecciarono sopra la testa. Dovette farsi quasi mezzaNotte prima che il gatto facesse il minimo movimento.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Quel che vanno dicendo’ incalzò lei, ‘è che la Notte scorsa Voldemort è spuntato fuori a Goldrick's Hollow. andato a trovare i Potter. Corre voce che Lily e James Potter siano... siano... insomma, siano morti’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   ‘Già’ disse Hagrid con voce soffocata ‘allora io riporto la moto a Sirius. 'Notte, professoressa Mcgranitt. Professor Silente, i miei rispetti’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Asciugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della giacca, Hagrid si rimise a cavalcioni della motocicletta e accese il motore; si sollevò in aria con un rombo e sparì nella Notte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Ad esempio, una volta zia Petunia, stanca di veder tornare Harry dal barbiere come se non ci fosse stato affatto, aveva preso un paio di forbici da cucina e gli aveva tagliato i capelli talmente corti da lasciarlo quasi pelato, tranne per la frangetta, che non aveva toccato per ‘nascondere quell'orribile cicatrice’. Dudley era scoppiato a ridere a crepapelle al vedere Harry così conciato, e lui aveva passato una Notte insonne al pensiero di come sarebbe andata l'indomani a scuola, dove già tutti lo prendevano in giro per i vestiti sformati e gli occhiali tenuti insieme con lo scotch. Ma la mattina dopo, al risveglio, aveva trovato i capelli esattamente come erano prima che zia Petunia glieli avesse rapati. Per questo era stato punito con una settimana di reclusione nel ripostiglio, sebbene avesse cercato di spiegare che non sapeva spiegare come mai gli fossero ricresciuti così in fretta.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Al calar della Notte, la tempesta annunciata esplose attorno a loro. La schiuma delle onde altissime schizzava sulle pareti della catapecchia e un vento feroce faceva sbattere le luride finestre. Zia Petunia trovò alcune coperte tutte ammuffite nella seconda stanza e arrangiò un letto per Dudley sul divano tutto roso dalle tarme. Lei e zio Vernon si sistemarono sul materasso bitorzoluto della stanza accanto e Harry dovette trovarsi il punto più morbido del pavimento e rannicchiarsi sotto una coperta sottile e sbrindellata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   La Notte avanzava e la tempesta infuriava sempre più feroce. Harry non riusciva a dormire. Scosso da brividi, si rigirava alla ricerca di una posizione comoda, con lo stomaco che gli gorgogliava per la fame. Il russare di Dudley era soffocato dal cupo rumore del tuono che iniziò attorno a mezzaNotte. Il quadrante luminoso dell'orologio di Dudley, che pendeva oltre il bordo del divano al suo polso grassoccio, informò Harry che avrebbe compiuto undici anni di lì a dieci minuti. Restò sdraiato a guardare il suo compleanno avvicinarsi a ogni ticchettio, a chiedersi se i Dursley se ne sarebbero ricordati, a domandarsi dove fosse adesso l'autore delle lettere.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Ma che ne è stato di Vol... ehm, scusa, di Tu-Sai-Chi?’ ‘Buona domanda, Harry. Scomparso. Svanito nel nulla. La Notte stessa che cercò di ucciderti. E questo ti ha reso ancor più famoso. Questo è il mistero dei misteri, vedi... Lui stava diventando sempre più potente. Perché sparire?
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘I più di noi credono che è ancora vivo chissà dove, ma che ha perso i suoi poteri, che è troppo debole per andare avanti. Perché qualcosa di te, Harry, lo ha fermato. successo qualcosa, quella Notte, che lui non aveva considerato... Io non so che cosa, e nessuno lo sa... ma c'è qualche cosa, in te, che lo ha sconfitto’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Si fece largo un giovaNotto pallido dall'aria molto nervosa. Aveva un tic a un occhio.
‘Professor Raptor!’ disse Hagrid. ‘Harry, il professore sarà uno dei tuoi insegnanti a Hogwarts’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Hogwarts, caro?’ chiese quando Harry cominciò a parlare. ‘Ho qui tutto l'occorrente... Di là c'è un altro giovaNotto che sta provando l'uniforme’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Tutti pensano che io sia speciale’ disse infine. ‘Tutte quelle persone del Paiolo magico, il professor Raptor, Mr Olivander... ma io, di magia, non ne so niente. Come fanno ad aspettarsi grandi cose? Sono famoso, ma non ricordo neanche il motivo per cui sono famoso. Non so che cosa è successo quando Vol... scusa... voglio dire, la Notte che i miei genitori sono morti’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)


   Steso sul letto, leggeva fino a Notte fonda, con Edvige che andava e veniva, libera, dalla finestra aperta. Fortuna che zia Petunia non veniva più a passare l'aspirapolvere, perché Edvige non faceva che portare dentro topi morti. Ogni sera, prima di andare a dormire, Harry spuntava un altro giorno sul foglio di carta che aveva appeso alla parete, facendo il conto alla rovescia fino al primo di settembre.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Dopo aver rallentato, infine il treno si fermò. La gente procedette a spintoni verso lo sportello e poi scese sul marciapiedi stretto e buio. Harry rabbrividì all'aria gelida della Notte. Poi, sopra le
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Ora poteva vedere bene il tavolo delle autorità. All'estremità più vicina a lui sedeva Hagrid, che incrociò lo sguardo col suo e gli fece un segno di vittoria. Harry gli rispose con un sorriso. E là, al centro, su un ampio scranno d'oro, sedeva Albus Silente. Harry lo riconobbe subito per via della figurina che aveva trovato nella Cioccorana, sul treno. La chioma argentea di Silente era l'unica cosa, in tutta la sala, che luccicasse quanto i fantasmi. Harry intravide anche il professor Raptor, il giovaNotto nervoso che aveva incontrato al Paiolo magico. Aveva un'aria molto strana, e in testa un gran turbante color porpora.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Ormai erano rimasti in pochi.
‘Moon’... ‘Nott’... ‘Parkinson’... poi due gemelle, ‘Patil’ e
‘Patil’..., poi ‘Perks, Sally Anne’..., e finalmente...
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Ogni mercoledì a mezzaNotte bisognava studiare il cielo stellato con i telescopi e imparare il nome delle stelle e i movimenti dei pianeti. Tre volte alla settimana, ci si doveva recare nella serra dietro al castello per studiare Erbologia con una strega piccola e tarchiata, la professoressa Sprite, con la quale i ragazzi imparavano a coltivare tutte le piante e i funghi più strani, e a scoprire a cosa servivano.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Era Pix. Li vide ed emise uno squittio di contentezza. ‘Zitto, Pix... per piacere... o ci farai espellere’.
Pix ridacchiò.
‘In giro per il castello a mezzaNotte, pivellini? Ah, ah, ah! Sciocchi e insulsi, sarete espulsi!’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   I due ragazzi non seppero mai quel che erano. Hermione si era voltata verso il ritratto della Signora Grassa per tornare dentro, ma si era trovata di fronte un quadro vuoto. La Signora Grassa era andata a fare una passeggiata Notturna e Hermione si trovò chiusa fuori della torre di Grifondoro.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘E ti pareva?’ bofonchiò Ron.
‘... e non dovete assolutamente andare in giro di Notte per la scuola. Pensa ai punti che farete perdere ai Grifondoro se vi beccano... e vi beccano di sicuro. davvero egoista da parte vostra’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Certo che ne ha sentito parlare’ disse Ron voltandosi bruscamente. ‘Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?’
Malfoy squadrò Tiger e Goyle valutandone la stazza.
‘Tiger’ disse. ‘Ti va bene a mezzaNotte? Ci troviamo nella sala dei trofei, che non è mai chiusa a chiave’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Con te sono pronto a battermi in qualsiasi momento, da solo’ disse Malfoy. ‘Se vuoi, anche staNotte. Un duello tra maghi. Soltanto bacchette... niente contatto fisico. Be', che cosa c'è? Non hai mai sentito parlare di duelli tra maghi?’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)


   Ed ecco di nuovo sua madre e suo padre che gli sorridevano, e uno dei nonni che gli faceva cenno col capo, tutto allegro. Harry si lasciò scivolare a terra e finì seduto sul pavimento di fronte allo specchio. Niente gli avrebbe impedito di restarsene lì tutta la Notte con la sua famiglia. Niente di niente.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quella terza Notte, riuscì a trovare la strada molto più rapidamente delle precedenti. Camminava così in fretta da fare più rumore di quanto consigliasse la prudenza, ma non incontrò nessuno.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Io lo so a che cosa stai pensando, Harry: a quello specchio. Ma questa Notte non ci tornare’.
‘E perché no?’
‘Boh. So solo che ho una sensazione strana... e poi troppe volte te la sei cavata per il rotto della cuffia. Gazza, Piton e Mrs Purr fanno la ronda. Credi di essere al sicuro solo perché non ti vedono? E se ti vengono a sbattere addosso? E se fai cadere qualcosa?’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Senti, tu l'hai avuto tutto per te la Notte scorsa. Lasciami guardare ancora un po'!’
‘Ma tu ti vedi semplicemente con in mano la coppa di Quidditch! Che cosa c'è di tanto interessante? Io voglio vedere i miei genitori’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry aveva lo stomaco chiuso. Aveva conosciuto i suoi genitori e quella Notte li avrebbe rivisti. Di Flamel si era quasi dimenticato. Non sembrava più tanto interessante. Che cosa gliene importava di quel che custodiva il cane? Che cosa gliene importava, in fondo, se Piton lo rubava?
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ti senti bene?’ chiese Ron. ‘Hai un'aria strana’. Quel che Harry temeva di più era di non riuscire a ritrovare la stanza dello specchio. La Notte seguente, con Ron anche lui sotto il mantello, dovette camminare molto più lentamente. Nel tentativo di ritrovare la strada che aveva percorso Harry partendo dalla biblioteca, vagarono per circa un'ora nei corridoi immersi nel buio.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Avresti anche potuto svegliarmi’ disse Ron seccato.
‘Puoi venire staNotte. Ho intenzione di tornarci, voglio mostrarti lo specchio’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Mi ha chiesto di venire direttamente da lei, professore, a riferirle se qualcuno andasse in giro di Notte, e qualcuno è stato nella biblioteca... nel Reparto Proibito’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Hermione, che era tornata il giorno prima dell'inizio del nuovo trimestre, vedeva le cose in un altro modo. Era divisa fra l'orrore al pensiero di Harry che, invece di starsene a letto, andava in giro per la scuola per tre Notti di fila (‘Se Gazza ti avesse beccato!’) e la delusione per il fatto che non aveva neanche scoperto chi fosse Nicolas Flamel.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Silente aveva convinto Harry a non andare di nuovo in cerca dello Specchio delle Brame, e per il resto delle vacanze di Natale il mantello che rende invisibili rimase piegato in fondo al suo baule. Harry sperava di poter dimenticare facilmente quel che aveva visto nello specchio, ma non ci riuscì. Cominciò ad avere incubi Notturni. Non faceva che sognare i suoi genitori che scomparivano in un lampo di luce verde, mentre una voce stridula rideva in modo sinistro.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)


   Quando giunse il momento di dire addio a Norberto, avrebbero anche potuto provare pena per Hagrid, se non fossero stati tanto preoccupati al pensiero di quel che avrebbero dovuto fare. Era una Notte molto buia e nuvolosa, e arrivarono alla capanna con un po' di ritardo perché avevano dovuto aspettare nel salone d'ingresso che Pix la smettesse di giocare a tennis contro il muro e si togliesse di torno.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘A mezzaNotte di sabato!’ esclamò con voce arrochita. ‘Oh no... oh no... mi è appena tornato in mente che... dentro il libro che Malfoy mi ha chiesto in prestito c'era la lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarci di Norberto’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Harry e Hermione cercarono di calmarlo.
‘Entro la mezzaNotte di sabato sarà finito tutto’ disse Hermione, ma la cosa non parve tranquillizzarlo minimamente. Anzi, Ron si tirò su a sedere e gli venne una gran sudarella.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   I tre accostarono le teste per leggere il messaggio, che diceva:
Ron, come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il Dorsorugoso norvegese, ma non sarà facile farlo arrivare fin qui. Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amici miei che verranno a trovarmi la settimana prossima. Il problema è che non debbono farsi vedere a trasportare un drago di nascosto.
Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più alta, a mezzaNotte di sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo via finché fa buio.
Mandami una risposta al più presto.
Tanti baci,
Charlie
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   La settimana seguente trascorse lenta. Giunse mercoledì sera: Hermione e Harry erano seduti insieme nella sala di ritrovo, molto tempo dopo che tutti gli altri se ne erano andati a letto. L'orologio a muro aveva appena suonato la mezzaNotte, quando si aprì di colpo il buco dietro il ritratto. Ron comparve da chissà dove, togliendosi di dosso il mantello che rende invisibili. Era stato giù alla capanna di Hagrid per aiutarlo a dar da mangiare a Norberto, che adesso divorava topi morti a carrettate.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Neanche loro capirono mai come fecero a trascinare quella cassa su fino al castello. Era quasi mezzaNotte quando sollevarono la cassa con dentro Norberto per farle salire la scalinata di marmo e la trascinarono attraverso l'ingresso e lungo i corridoi bui. Poi un'altra scala, e un'altra ancora: neppure la scorciatoia che conosceva Harry servì a facilitare il compito.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘In castigo!’ gridò. ‘E venti punti in meno a Serpeverde! Come ti permetti di andare in giro di Notte a questo modo!’
‘Professoressa, lei non capisce... sta arrivando Harry Potter... ha un drago!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti, Malfoy... riferirò tutto al professor Piton!’
Dopo quel che avevano udito, salire la ripida scala a chiocciola che conduceva in cima alla torre sembrò loro la cosa più facile del mondo. Soltanto quando furono usciti fuori nell'aria fredda della Notte si tolsero di dosso il mantello, lieti di poter finalmente tornare a respirare come si deve. Hermione improvvisò una specie di balletto.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Marte è molto luminoso staNotte’ ripeté Conan mentre Hagrid gli lanciava un'occhiata impaziente. ‘Non capita spesso’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Bene: adesso ci divideremo in due gruppi e seguiremo le tracce ognuno da una parte. C'è sangue dappertutto: l'unicorno ferito deve vagare almeno dalla Notte scorsa’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Allora’ disse Hagrid, ‘adesso statemi a sentire bene, perché quel che faremo staNotte è molto pericoloso e non voglio che correte rischi. Venite un momento con me’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Nella foresta?’ ripeté, e non col suo solito tono sicuro. ‘Ma non si può mica andarci di Notte... ci sono in giro un sacco di bestie strane... lupi mannari, dicono’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Nella gran confusione suscitata dalla retrocessione di Grifondoro, Harry aveva dimenticato che li attendeva il castigo. Temeva quasi che Hermione protestasse perché avrebbero perso un'intera Nottata di ripasso. Ma la ragazzina non disse una parola: al pari di Harry, anche lei sentiva che se l'erano meritata.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry era quasi contento che non mancasse molto agli esami. Aveva da ripassare un sacco di lezioni e questo distoglieva la sua mente dai guai. Lui, Ron e Hermione se ne stavano fra loro, studiavano fino a Notte alta, cercando di mandare a memoria gli ingredienti di complicate pozioni, gli incantesimi e gli scongiuri di ogni genere, le date di grandi scoperte magiche e di rivolte di folletti...
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Centocinquanta punti in meno! Grifondoro sarebbe finito all'ultimo posto della classifica. Nel giro di una sola Notte, avevano mandato a monte la possibilità che il loro dormitorio vincesse la coppa. Harry aveva l'impressione che il mondo gli fosse crollato addosso. Come avrebbe potuto rimediare a una cosa del genere?
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Sono indignata’ disse la Mcgranitt. ‘Quattro studenti che si alzano e vanno in giro nella stessa Nottata! Non si è mai sentito niente del genere! Quanto a te, signorina Granger, credevo che avessi più senno. E tu, Potter: credevo che Grifondoro significasse qualcosa di più per te. Adesso, andrete in castigo tutti e tre... sì, anche tu, Paciock, perché nulla ti autorizza ad andartene a zonzo per la scuola di Notte, specie di questi tempi! troppo pericoloso! E in più, toglierò cinquanta punti a Grifondoro’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Gazza li portò giù al primo piano, nello studio della professoressa Mcgranitt, dove si sedettero in attesa senza scambiarsi una parola. Hermione tremava. Nel cervello di Harry si accavallavano scuse, alibi e racconti di una fantasia sfrenata, ma uno più debole dell'altro. Stavolta, non vedeva proprio come avrebbero potuto fare per tirarsi fuori dei pasticci. Erano in trappola. Come avevano potuto essere così stupidi da dimenticarsi il mantello? La professoressa Mcgranitt non avrebbe mai accettato nessuna delle scuse che potevano addurre per essere scesi dal letto ed essersi messi a girare per la scuola a Notte fonda, per non parlare poi di quando erano saliti sulla torretta più alta, che serviva da osservatorio astronomico, l'accesso alla quale era proibito salvo che in orario di lezione. Se a ciò si aggiungeva Norberto e il mantello che rende invisibili, si capiva che potevano anche cominciare a fare i bagagli.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Prima che avessero finito di parlare, il cielo si era rischiarato. Andarono a letto esausti, con la gola che doleva. Ma le sorprese di quella Nottata non erano finite.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ma certo, signore, ci conti, signore’ rispose Pix levandosi in alto. ‘Spero che passi una buona Nottata, barone: io non la disturberò’.
E se la filò senza guardarsi indietro.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Oh, mi scusi tanto, Eccellenza Sanguinaria!’ disse con voce untuosa. ‘stato un deplorevole errore... non l'avevo vista... E per forza non l'avevo vista: lei è invisibile... Signore, perdoni l'innocente scherzetto di un povero vecchietto...!’
‘Ho da fare qui, Pix’ fece Harry sempre gracchiando. ‘Per questa Notte, veda di starsene alla larga’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Dopo cena, i tre, nervosissimi, si sedettero ciascuno per suo conto nella sala di ritrovo. Nessuno venne a seccarli; nessuno dei loro compagni di dormitorio aveva più niente da dire a Harry. Era la prima sera che la cosa lo lasciava indifferente. Hermione sfogliava i suoi appunti nella speranza di ritrovare qualcuno degli incantesimi che quella Notte avrebbero dovuto spezzare. Harry e Ron quasi non aprirono bocca. Entrambi pensavano a quello che stavano per fare.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘E chi se ne importa!’ gridò Harry. ‘Ma non capite? Se Piton si porta via la Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è successo quando ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più una Hogwarts da cui essere espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in una scuola di Magia Nera! Ormai, perdere punti non ha più importanza, non lo capite? O credete forse che, se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui lascerà in pace noi e le nostre famiglie? Se mi pescano prima che io riesca a prendere la Pietra, be', dovrò tornarmene dai Dursley e aspettare che Voldemort mi venga a cercare. Come dire che morirò un po' prima del previsto, visto che io con la Magia Nera non voglio aver niente a che fare! Guardate: io staNotte passo attraverso quella botola, e nulla di quel che direte potrà fermarmi! Ve lo ricordate o no, che Voldemort ha ucciso i miei genitori?’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Sei avvisato, Potter: fatti pescare un'altra volta ad andare in giro di Notte, e mi occuperò personalmente di farti espellere. Buona giornata’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘per staNotte’ disse Harry quando si fu accertato che la professoressa McGranitt non era più a tiro di voce. ‘StaNotte Piton ha intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che gli occorre, e per di più adesso Silente è fuori circolazione. E' stato lui a mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno a bocca aperta quando vedranno arrivare Silente’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai quella Notte che hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a carte?’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Harry annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa sensazione che c'era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò: ‘l'effetto degli esami. Io la Notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    «Ma certo» disse Raptor, sempre in tono gelido. «Perché credi che volesse arbitrare lui la tua seconda partita? Cercava di evitare che io ci riprovassi. Veramente buffo… Non c’era bisogno che si desse tanta pena. Non avrei potuto fare niente comunque, con Silente che assisteva alla partita. Tutti gli altri insegnanti pensavano che Piton stesse cercando di ostacolare la vittoria del Grifondoro, lui si è reso veramente impopolare… e che gran perdita di tempo, visto che nonostante tutto, staNotte ti ammazzo».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Lui è con me ovunque io vada» disse Raptor in tono pacato. «Lo incontrai all’epoca in cui giravo il mondo. Allora ero un giovaNotto scervellato, pieno di idee ridicole sul bene e sul male. Il Signore Voldemort mi ha dimostrato quanto avessi torto. Bene e male non esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli per ricercarlo… Da allora l’ho sempre servito fedelmente, benché lo abbia deluso molte volte. Ha dovuto essere molto duro con me». Raptor d’improvviso rabbrividì. «Non perdona facilmente gli errori.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Dopo una buona Nottata di sonno, Harry si sentì quasi tornato alla normalità.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Si annoia» disse. «Edvige è abituata a volare all’aperto. Se solo potessi lasciarla libera di Notte…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Non che l’anno trascorso a Hogwarts fosse stato tutto rose e fiori. Alla fine dell’ultimo trimestre Harry si era trovato faccia a faccia nientemeno che con Voldemort in persona. Voldemort poteva anche essere un relitto di ciò che era stato, ma era ancora terrificante, scaltro, determinato a riconquistare il potere. Ancora una volta Harry era riuscito a sfuggire alle sue grinfie, ma per un pelo, e anche adesso, a distanza di molte settimane, il ragazzo continuava a svegliarsi di Notte coperto di sudore freddo chiedendosi dove fosse Voldemort in quel momento, senza riuscire a dimenticare quel volto livido, quegli occhi folli e sbarrati…
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry non riusciva a crederci… era libero. Tirò giù il finestrino, con l’aria della Notte che gli scompigliava i capelli, e guardò i tetti di Privet Drive che si allontanavano alle sue spalle. Zio Vernon, zia Petunia e Dudley erano rimasti a guardare, ammutoliti, dalla finestra di Harry.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Ehm… no» rispose Ron. «Lui staNotte doveva lavorare. Se siamo fortunati riusciremo a rimetterla in garage senza che mamma si accorga che l’abbiamo fatta volare».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Ora saliamo senza far rumore» disse Fred, «e aspettiamo che mamma ci chiami per la colazione. Poi tu, Ron, scendi giù saltellando e dici: ‘Mamma, guarda chi è arrivato staNotte!’; lei sarà tutta contenta di vedere Harry e nessuno dovrà mai sapere che abbiamo fatto volare la macchina».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    In quel momento una figuretta dai capelli rossi e dalla lunga camicia da Notte comparve in cucina, lanciò un gridolino e corse via di nuovo.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Nossignore!» lo interruppe la signora Weasley. «È colpa tua se sei stato alzato tutta la Notte. Adesso vai in giardino e provvedi a ripulirlo degli gnomi che lo hanno invaso e sono diventati insopportabili».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Che Nottata!» bofonchiò allungando la mano per prendere la teiera, mentre i ragazzi gli si sedevano intorno. «Nove sopralluoghi. Nove! E il vecchio Mundungus Fletcher ha cercato di farmi il malocchio mentre ero girato dall’altra parte…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Questa Notte, i tuoi figli hanno volato con quella macchina fino a casa di Hany e poi sono tornati indietro!» gridò la signora Weasley. «Che cosa hai da dire al riguardo?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Da una vecchia insegna stradale di legno, appesa sopra a un negozio di candele velenose, capì di trovarsi a Notturn Alley. Questo non lo aiutò affatto, dato che non aveva mai sentito parlare di un posto del genere. Pensò di non aver detto abbastanza chiaramente la sua destinazione, con tutta quella cenere che gli era entrata in bocca nel camino dei Weasley. Cercando di non perdere la calma, si interrogò sul da farsi.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Sei tutto fetente!» disse Hagrid burbero, scrollandogli di dosso la fuliggine con tale energia da farlo quasi cadere in un barile di guano di drago. «Ma che ti piglia, vagolare per Notturn Alley… Posto infame, Harry… Non mi garba che ti fai vedere qui…»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «A Notturn Alley» disse Hagrid cupo.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Be’, io me ne vado» disse Hagrid, a cui mamma Weasley stava quasi storcendo una mano («Notturn Alley! Pensa se non lo avessi trovato, Hagrid!»). «Ci becchiamo a Hogwarts!» E si allontanò a gran passi, sovrastando chiunque altro nella strada affollata.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Le camere blindate venivano raggiunte utilizzando dei piccoli carrelli guidati da folletti che, lungo rotaie in miniatura, correvano per i sotterranei della banca. A Harry piacque molto la scarrozzata a rotta di collo fino alla camera blindata dei Weasley ma si sentì terribilmente a disagio, molto peggio di come si era sentito a Notturn Alley, quando venne aperta. C’era un esiguo mucchietto di zellini d’argento e soltanto un galeone d’oro. Mamma Weasley ispezionò ben bene gli angoli, prima di raccogliere tutto nella borsa. Harry si sentì ancor peggio quando raggiunsero la sua camera blindata. Cercò di impedire la vista di quel che conteneva, mentre in fretta e furia infilava alcune manciate di monete in una borsa di cuoio.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Ci vediamo tra un’ora al Ghirigoro per comprare i libri» disse mamma Weasley allontanandosi con Ginny. «E state lontani da Notturn Alley!» gridò ai due gemelli che già stavano dandosela a gambe.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «’Notte» disse Harry a Hermione che aveva messo su un cipiglio come quello di Percy.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Harry, Harry, Harry» ripeté Allock allungando un braccio e passandoglielo intorno alle spalle. «Io ti capisco. È naturale voler riassaporare una cosa che si è gustata per la prima volta… e io devo rimproverarmi per esserne stato la causa, perché dovevo prevedere che ti avrebbe dato alla testa… Ma vedi, giovaNotto, non puoi cominciare a far volare le automobili per cercare di farti notare. Ti devi calmare, d’accordo? Avrai tutto il tempo per farlo quando sarai più grande. Sì, sì, lo so cosa stai pensando! ‘Fa presto a parlare lui che è già un mago famoso in tutto il mondo!’ Ma quando avevo dodici anni non ero proprio nessuno, come te adesso. Anzi, direi che ero ancor meno che nessuno! Voglio dire che qualcuno ha già sentito parlare di te, non è così? Tutte quelle storie a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!» Lanciò un’occhiata alla cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. «Lo so, lo so che non è piacevole come vincere cinque volte di fila il Premio per il Sorriso-Più-Affascinante indetto dal Settimanale delle Streghe, come è successo a me… ma è comunque un modo per iniziare, Harry, è un modo per iniziare».
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «È semplice, se sai quel che fai» stava dicendo Allock a Hagrid parlando a voce molto alta. «Se hai bisogno di aiuto, sai dove trovarmi! Ti farò avere una copia del mio libro… Mi sorprende che tu non l’abbia già. La firmo staNotte e poi te la mando. Bene, arrivederci!» e si allontanò a gran passi verso il castello.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Gazza mi terrà lì tutta la Notte» disse Ron depresso. «Niente magia! In quella stanza ci saranno almeno cento coppe da lucidare. Io non sono bravo nelle faccende da Babbani!»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Fu una visione incredibile. Il sotterraneo brulicava di centinaia di figure trasparenti, dal colorito perlaceo, che ondeggiavano su una pista da ballo danzando un valzer al suono spaventoso e tremulo di trenta seghe che un’orchestra su un palco, anch’esso drappeggiato di nero, suonava con altrettanti archetti di violino. Dal soffitto, un candelabro diffondeva una luce blu Notte da un altro migliaio di candele nere. Ogni respiro dei tre ragazzi si trasformava in nuvolette di vapore; fu come entrare in una cella frigorifera.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «MezzaNotte» disse Harry. «È meglio che andiamo a letto prima che arrivi Piton e provi ad accusarci di qualcos’altro».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Hai visto nessuno aggirarsi qui intorno, quella Notte?» chiese Harry.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Certo che ci riuscirò, ma sarà doloroso» disse Madama Chips arcigna, lanciandogli un pigiama. «Dovrai passare la Notte qui…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Preparati a una Nottataccia» disse versandogli in un bicchiere il liquido fumante e porgendoglielo. «Far ricrescere le ossa è proprio una faccenda poco piacevole».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Molte ore più tardi, nel cuore della Notte, si svegliò all’improvviso ed emise un lieve gemito di dolore: ora il braccio sembrava come pieno di grosse schegge. Per un attimo pensò fosse stato quello a svegliarlo. Ma poi, con un brivido di orrore, si rese conto che qualcuno, nel buio, gli stava bagnando la fronte con una spugna.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Un attimo dopo, Silente entrava indietreggiando nella stanza, con indosso una lunga vestaglia di lana e una papalina da Notte. Reggeva un’estremità di quella che sembrava una statua. Un attimo dopo apparve la professoressa McGranitt, sostenendo l’altra estremità. Insieme, depositarono la statua su un letto.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Chiama Madama Chips» bisbigliò Silente, e la McGranitt passò in fretta davanti al letto di Harry e scomparve. Harry rimase immobile, fingendo di dormire. Udì voci concitate e poi vide riapparire la professoressa McGranitt seguita da Madama Chips che si stava infilando un golf di lana sopra la camicia da Notte. Udì un brusco respiro.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ma c’è dell’altro» disse Harry guardando Hermione sminuzzare alcune foglie di Erba fondente e gettarle nella pozione. «Dobby è venuto a trovarmi nel bel mezzo della Notte».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ginny Weasley, compagna di banco di Colin alla lezione di Incantesimi, aveva l’aria disperata, e Harry riteneva che Fred e George avessero scelto il modo sbagliato per farla ridere: a turno, si coprivano di pelo o di bolle e poi sbucavano all’improvviso di fronte a lei da dietro le statue. Smisero soltanto quanto Percy, inferocito, li minacciò di scrivere alla madre che Ginny soffriva di incubi Notturni.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Quella Notte Harry rimase sveglio per ore. Da uno spiraglio delle cortine del suo letto a baldacchino, rimase a guardare la neve che cominciava a fioccare davanti alla finestra della torre, e rimuginava tra sé.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ma la mattina dopo la neve che aveva cominciato a cadere di Notte si era trasformata in una tormenta così fitta che l’ultima lezione di Erbologia del trimestre fu sospesa. La professoressa Sprite voleva mettere calze e sciarpe alle mandragole, un’operazione delicata che non si sentiva di affidare a nessuno, ora che era diventato così importante che le mandragole crescessero in fretta per riportare in vita Mrs Purr e Colin Canon.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «…ancora altro lavoro! È tutta la Notte che asciugo pavimenti, come se non avessi già abbastanza da fare! No, questa è la goccia che fa traboccare il vaso! Adesso vado da Silente…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Quel che intendesse Allock quando parlava di sostegno morale fu chiaro la mattina del 14 febbraio, a colazione. La Notte prima Harry non aveva dormito molto per via di un allenamento Notturno di Quidditch e quando arrivò trafelato al tavolo dei Grifondoro era in leggero ritardo. Per un attimo credette di avere varcato la porta sbagliata.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Posso fartelo vedere, se vuoi giunse pronta la risposta di Riddle. Non devi credermi per forza. Posso portarti dentro al mio ricordo della Notte in cui presi il colpevole.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Sospirò profondamente, augurò a Riddle la buonaNotte e si allontanò. Riddle lo segui con lo sguardo finché non fu sparito, poi si diresse rapidamente verso la scala di pietra che portava ai sotterranei, sempre con Harry alle calcagna.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Tu hai incontrato Hagrid a Notturn Alley, non è vero Harry?»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Il tragitto attraverso i corridoi bui e deserti non fu piacevole. Spesso Harry aveva girovagato per il castello di Notte, ma non l’aveva mai visto cosi frequentato, dopo il tramonto. Insegnanti. Prefetti e fantasmi pattugliavano i corridoi a coppie per controllare che non si tenessero attività insolite. Il Mantello dell’invisibilità non impediva ai due ragazzi di fare rumore e ci fu un momento di particolare tensione quando Ron urtò qualcosa con il piede a pochi metri dal luogo dove Piton montava la guardia. Per fortuna Piton starnutì quasi nello stesso momento in cui Ron si faceva sfuggire un’imprecazione. Raggiungere e aprire le porte di quercia dell’ingresso principale fu un vero sollievo.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Era una Notte chiara e stellata. Si affrettarono in direzione della finestra illuminata della casetta di Hagrid e si tolsero il mantello solo quando furono davanti all’ingresso.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ora sì che siamo nei guai» disse con voce roca. «Tanto varrebbe che chiudessero la scuola staNotte stessa. Senza più Silente, ci sarà un attentato al giorno».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Mio caro giovaNotto, il Ministro della Magia non avrebbe fatto allontanare Hagrid se non fosse stato sicuro al cento per cento della sua colpevolezza» disse Allock col tono di chi spiega che uno più uno fa due.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ma l’irritante buonumore di Allock, i suoi accenni al fatto che aveva sempre pensato che Hagrid fosse un poco di buono, la sua convinzione che tutta la faccenda fosse ormai superata, urtarono Harry a tal punto che ebbe voglia di tirare su quella stupida faccia uno dei suoi libri di testo. Invece si limitò a scrivere una sola parola per Ron: ‘StaNotte’.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    In quei giorni, dato che dalle sei di sera in poi gli studenti non potevano andare da nessun’altra parte, la sala comune dei Grifondoro era sempre molto affollata. E poi avevano molto di che parlare, con il risultato che spesso la sala non si svuotava fino a dopo mezzaNotte.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry andò a prendere il Mantello dell’Invisibilità nel suo baule e trascorse la serata seduto sopra, in attesa che tutti se ne andassero. Fred e George sfidarono Harry e Ron a qualche partita di Spara Schiocco e Ginny si sedette a guardarli, molto abbattuta, sulla sedia occupata di solito da Hermione. Harry e Ron cominciarono a perdere di proposito, cercando di finire rapidamente le partite, ma anche così quando Fred, George e Ginny si decisero ad andare a letto, la mezzaNotte era passata da un pezzo.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Quando il baccano si fu placato la professoressa McGranitt disse: «La collega Sprite mi ha informato che le mandragole sono finalmente pronte per essere raccolte. StaNotte saremo in grado di rianimare le persone che sono state pietrificate. Inutile ricordarvi che una di loro potrebbe essere in grado di dirci chi, o che cosa, li ha aggrediti. Ho la speranza che quest’anno tremendo si concluderà con la cattura del colpevole».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Allock, che tanto spesso li aveva rassicurati che ogni pericolo era svanito per essere smentito sempre un attimo dopo, ora era fermamente convinto che non valesse la pena di accompagnarli lungo i corridoi per proteggerli. I suoi capelli non erano impeccabili come al solito; sembrava fosse rimasto in piedi tutta la Notte a fare la ronda al quarto piano.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Grazie, Harry» disse Allock affabilmente mentre aspettavano che passasse una lunga fila di Tassorosso. «Voglio dire, noi insegnanti abbiamo già abbastanza da fare senza dover accompagnare gli studenti in classe e montare la guardia tutta la Notte».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry rimase a lungo soprappensiero, cercando di figurarsi la scena della Notte di Halloween.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Lasciamo la cosa nelle tue mani, Gilderoy» disse la professoressa McGranitt. «StaNotte sarà il momento ideale per intervenire. Provvederemo a che nessuno ti intralci. Potrai affrontare il mostro tutto da solo. Carta bianca, finalmente!»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Il suo ufficio era quasi del tutto smantellato. Per terra c’erano due grossi bauli spalancati. In uno, ripiegati in fretta, c’erano abiti di tutti i colori: verde giada, lilla, blu Notte. Nell’altro erano ammonticchiati alla rinfusa dei libri. Le fotografie che avevano ricoperto le pareti erano stipate dentro alcune scatole appoggiate sulla scrivania.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «E invece sì» riprese Riddle con calma. «Naturalmente all’inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi potuto leggere le annotazioni che scriveva via via sul diario… Col tempo, sono diventate sempre più interessanti… ‘Caro Tom’ recitò fissando il volto inorridito di Harry ‘credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la Notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me… Oggi c’è stata un’altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo… Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Harry, tu parli il Serpentese» disse calmo Silente, «perché Voldemort — che è l’ultimo discendente rimasto di Salazar Serpeverde — parla il Serpentese. A meno che io non mi sbagli di grosso, la Notte in cui ti ha lasciato quella cicatrice ti ha trasmesso alcuni dei suoi poteri. Anche se di certo non ne aveva intenzione…»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Harry aveva partecipato a molti banchetti a Hogwarts, ma nessuno poteva essere paragonato a quello. Tutti indossavano il pigiama e i festeggiamenti durarono tutta la Notte. Non avrebbe saputo dire quale fosse stato il momento più bello. Forse quando Hermione gli era corsa incontro gridando: «Ce l’hai fatta! Ce l’hai fatta!»; oppure quando Justin, alzandosi dal tavolo dei Tassorosso per andargli a stringere la mano, non la finiva più di chiedergli scusa per avere sospettato di lui; o quando era tornato Hagrid, alle tre e mezzo del mattino, e aveva dato a lui e a Ron una pacca sulla spalla così poderosa da mandarli con la faccia dentro al piatto di zuppa inglese; o quando avevano saputo di aver guadagnato quattrocento punti per il Grifondoro, assicurandosi così la vittoria della Coppa per il secondo anno consecutivo. O ancora, quando la professoressa McGranitt si era levata in piedi per annunciare che gli esami erano stati annullati come regalo della scuola («Oh, noi» aveva esclamato Hermione). O quando Silente aveva annunciato che purtroppo il professor Allock non avrebbe potuto tornare a insegnare l’anno seguente, perché doveva andare a recuperare la memoria. Non pochi insegnanti si unirono all’ovazione che accolse questo annuncio.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Harry Potter era un ragazzo insolito sotto molti punti di vista. Prima di tutto, odiava le vacanze estive più di qualunque altro periodo dell'anno. Poi voleva davvero fare i compiti, ma era costretto a studiare di nascosto, nel cuore della Notte. E per giunta era un mago.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry non riconobbe il terzo gufo, un bell'animale fulvo, ma capì all'istante da dove veniva perché, oltre a un terzo grosso pacco, portava una lettera con il sigillo di Hogwarts. Quando Harry gli prese il pacco, il gufo arruffò le piume con aria d'importanza, spalancò le ali e spiccò il volo nella Notte attraverso la finestra.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry finì di scrivere di Guendalina la Guercia e tese di nuovo l'orecchio. Il silenzio nella casa buia era rotto solo dal lontano, fragoroso russare del suo enorme cugino Dudley. Doveva essere molto tardi. Gli occhi di Harry bruciavano dalla stanchezza. Forse era meglio finire il tema domani Notte...
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Era l'una di Notte. Lo stomaco di Harry fece un buffo sobbalzo. Aveva tredici anni già da un'ora, senza saperlo.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry attraversò la stanza buia, oltrepassò la grande gabbia vuota di Edvige e andò verso la finestra aperta. Si sporse sul davanzale: l'aria fresca della Notte era piacevole sulla faccia dopo tutto quel tempo passato sotto le coperte. Edvige era via da due Notti ormai. Harry non era preoccupato, era stata lontana da casa altrettanto a lungo prima di allora, ma sperava che tornasse presto: era l'unica creatura vivente in quella casa che non si scomponesse alla sua vista.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Così Harry non aveva notizie dei suoi amici da cinque lunghe settimane, e quell'estate si stava rivelando brutta quasi come quella precedente. Ci fu solo un piccolissimo miglioramento: dopo aver giurato che non l'avrebbe usata per spedire lettere a nessuno dei suoi amici, Harry aveva avuto il permesso di lasciare libera almeno di Notte la sua civetta, Edvige. Zio Vernon aveva ceduto per via del fracasso che Edvige faceva se restava sempre chiusa in gabbia.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Era quasi mezzaNotte, e Harry era steso sul letto a pancia in giù, le coperte tirate sulla testa come una tenda, una torcia in mano e un grosso libro rilegato in pelle (Storia della magia, di Adalbert Incant) aperto e appoggiato al cuscino. Fece scorrere la punta della penna d'aquila sulla pagina, aggrottando le sopracciglia, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a scrivere il tema: Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Il sequestro dei libri era un autentico problema per Harry, dal momento che aveva da fare un sacco di compiti per le vacanze. Tra l'altro l'insegnante meno amato da Harry, il professor Piton, gli aveva assegnato un tema particolarmente difficile sulle Pozioni Restringenti e non aspettava altro che una scusa per punirlo un mese di fila; così Harry aveva colto l'occasione durante la prima settimana di vacanza. Mentre zio Vernon, zia Petunia e Dudley erano in giardino ad ammirare la nuova auto aziendale (a voce molto alta, in modo che si sapesse in tutto il vicinato), Harry era scivolato dabbasso, aveva aperto il lucchetto del ripostiglio del sottoscala, aveva afferrato rapidamente alcuni libri e li aveva nascosti sotto il letto. Fintantoché non lasciava macchie di inchiostro sulle lenzuola, i Dursley non avrebbero mai scoperto che studiava di Notte.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Per il quinto compleanno di Dudley, zia Marge aveva picchiato Harry sugli stinchi con il bastone da passeggio perché la smettesse di battere Dudley al gioco dei mimi. Qualche anno dopo, a Natale, era arrivata con un aereo telecomandato per Dudley e una scatola di biscotti per cani per Harry. Durante la sua ultima visita, Harry aveva calpestato per errore la coda del suo cane preferito, Squarta, che l'aveva rincorso per tutto il giardino, finché il ragazzo non aveva trovato riparo su un albero. Zia Marge aveva richiamato il cane solo a mezzaNotte passata; l'episodio faceva ancora ridere Dudley fino alle lacrime.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Guardò la bacchetta, che teneva ancora stretta in pugno. Se era già praticamente espulso (al pensiero il cuore gli batteva così forte da fargli male), un altro po' di magia non poteva guastare. Aveva il Mantello dell'Invisibilità ereditato da suo padre: e se avesse gettato un incantesimo sul baule per renderlo leggero come una piuma, lo avesse legato al manico di scopa, si fosse avvolto nel mantello e fosse volato fino a Londra? Così avrebbe potuto prelevare il resto del denaro dalla camera blindata e... cominciare la sua vita di reietto. Era una prospettiva orribile, ma Harry non poteva restare li seduto per sempre, a meno di non voler spiegare a un poliziotto Babbano che cosa ci faceva nel cuore della Notte con un manico di scopa e un mucchio di libri d'incantesimi.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Con un grido, rotolò sul marciapiedi, appena in tempo. Un attimo dopo, un gigantesco paio di ruote sovrastate da due enormi fanali frenava bruscamente a pochi centimetri da lui. Come Harry poté constatare, il tutto apparteneva a un autobus a tre piani di un viola intenso, apparso dal nulla. Le lettere d'oro sul parabrezza dicevano: Il Nottetempo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Per un attimo Harry si chiese se la caduta lo avesse rimbambito. Poi un autista in uniforme viola balzò giù dal pullman e prese a parlare ad alta voce nella Notte.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Allungate la bacchetta, salite a bordo e vi portiamo dove volete. Mi chiamo Stan Picchetto, e sono il vostro bigliettaio per questa not...»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Non l'ho fatto apposta» rispose Harry seccato. Aveva i jeans strappati al ginocchio, e la mano che aveva gettato indietro per frenare la caduta sanguinava. All'improvviso gli venne in mente perché era caduto, e si voltò rapido a guardare il passaggio tra il garage e la staccionata. I fari del Nottetempo lo inondavano di luce, ed era vuoto.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Dentro non c'erano i sedili; al loro posto, una mezza dozzina di letti, vicini ai finestrini chiusi da tende. Accanto a ogni letto c'era una candela accesa in un candeliere, che illuminava il rivestimento a pannelli di legno della carrozza. In fondo al pullman, un piccolo mago con un berretto da Notte mormorò: «Non ora, grazie, sto mettendo le lumache in salamoia» e si rigirò nel sonno.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Si udi un altro terribile BANG, e un attimo dopo Harry si trovò lungo disteso sul letto, sbalzato all'indietro dalla velocità del Nottetempo. Si raddrizzò, guardò fuori dal finestrino e vide che sfrecciavano lungo una strada del tutto nuova. Stan osservò divertito l'espressione stupefatta di Harry.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Stan superò il letto di Harry e scomparve su per una scaletta di legno. Harry guardò ancora fuori dal finestrino, sempre più nervoso. Pareva che Ernie non avesse idea di come si usa un volante. Il Nottetempo continuava a salire sobbalzando sul marciapiede, ma non urtava nulla: file di lampioni, cassette delle lettere e bidoni si ritraevano al suo passaggio e tornavano al loro posto subito dopo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Stan, riluttante, ripiegò il giornale e Harry appoggiò la fronte al finestrino del Nottetempo. Si sentiva malissimo. Non riusciva a immaginare che cosa avrebbe raccontato Stan ai passeggeri di lì a qualche Notte.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Il Nottetempo viaggiava nell'oscurità, mettendo in fuga parchimetri e cespugli, alberi e cabine del telefono, e Harry, disteso sul materasso di piume nell'oscurità, si sentiva irrequieto e abbattuto. Dopo un po', Stan si ricordò che Harry aveva pagato la cioccolata calda, ma gliela versò tutta sul cuscino mentre il bus si trasferiva bruscamente da Anglesea ad Aberdeen. Uno alla volta, maghi e streghe in vestaglia e ciabatte vennero giù dai piani superiori per scendere dall'autobus. Sembravano tutti molto felici di farlo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ed eccoli sfrecciare lungo Charing Cross Road. Harry si rizzò a sedere e osservò gli edifici e le panchine che si ritraevano dal percorso del Nottetempo. Il cielo impallidiva lentamente. Harry rifletté sul da farsi: stare
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ern schiacciò il freno e il Nottetempo si arrestò davanti a un piccolo pub dall'aria squallida, il Paiolo magico, dietro il quale c'era l'ingresso segreto a Diagon Alley.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Sì» disse Caramell asciutto, «e sono molto contento che il Nottetempo abbia dato un passaggio a Harry, ma io e lui ora dobbiamo entrare al Paiolo magico...»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Tom ricomparve con un grembiule infilato sulla camicia da Notte: portava un vassoio con tè e tartine. Lo posò sul tavolo tra Caramell e Harry e uscì dal salottino, richiudendosi la porta alle spalle.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «È stata una strana Notte, Edvige» disse sbadigliando.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Non voglio spaventarlo, voglio metterlo in guardia!» ribatté il signor Weasley. «Lo sai come sono fatti Harry e Ron, sempre in giro per conto loro: sono entrati due volte nella foresta proibita! Ma Harry quest'anno non deve farlo assolutamente! Quando penso a cosa gli sarebbe potuto succedere la Notte che è scappato di casa! Se il Nottetempo non gli avesse dato un passaggio, scommetto che sarebbe stato ucciso prima che il Ministero lo ritrovasse».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Molly, quante volte te lo devo ripetere? Non era scritto sui giornali perché Caramell ha voluto che non si sapesse, ma Caramell è andato ad Azkaban la Notte della fuga di Black. Le guardie gli hanno detto che Black negli ultimi giorni parlava nel sonno. Diceva sempre le stesse cose... 'è a Hogwarts... è a Hogwarts...' Black è incontrollabile, Molly, e vuole Harry morto. Secondo me, è convinto che l'assassinio di Harry riporterà al potere TuSaiChi. Black ha perso tutto la Notte in cui Harry ha fermato TuSaiChi, e ha avuto dodici anni di solitudine ad Azkaban per meditarci sopra...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Il viaggio fino a King's Cross fu molto tranquillo in confronto alla gita di Harry sul Nottetempo. Le auto del Ministero della Magia sembravano quasi normali, anche se Harry notò che sgusciavano nel traffico come la macchina nuova della ditta di zio Vernon non sarebbe mai riuscita a fare. Raggiunsero King's Cross con venti minuti di anticipo; gli autisti del Ministero trovarono dei carrelli, scaricarono i bauli, salutarono il signor Weasley sfiorandosi il berretto e ripartirono, riuscendo misteriosamente a scattare in testa a una fila di macchine ferme ai semafori.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Di cosa ha bisogno?» chiese la McGranitt asciutta. «Riposo? È meglio se staNotte dorme in infermeria?»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Sto bene!» disse Harry balzando in piedi. L'idea di quello che avrebbe detto Draco Malfoy se lui avesse passato la Notte in infermeria era una tortura.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Sì che l'ho visto» rispose Harry. «Ne ho visto uno la Notte che sono scappato dai Dursley».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Carica di determinazione, la squadra riprese gli allenamenti, tre sere la settimana. Il tempo era sempre più freddo e umido, le Notti più buie, ma né fango né vento né pioggia potevano offuscare la meravigliosa visione di
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Io e gli insegnanti dobbiamo perquisire il castello» disse loro Silente mentre i professori McGranitt e Vitious chiudevano tutte le porte della sala. «Temo che per la vostra sicurezza dovrete passare la Notte qui. Voglio che i Prefetti facciano la guardia agli ingressi. Affido la responsabilità ai Capiscuola. Ogni anomalia deve essermi riferita immediatamente» aggiunse rivolto a Percy, che sembrava molto compreso nel suo ruolo. «Comunicate via fantasma».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «BuonaNotte» disse il professor Silente chiudendosi la porta alle spalle.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Sapete che cosa mi fa fare quel...» (e qui definì Piton con un epiteto che strappò a Hermione una protesta scandalizzata) «Devo pulire i vasi da Notte dell'infermeria. Senza magia!» Respirava forte, e aveva i pugni stretti. «Perché Black non si è nascosto nello studio di Piton, eh? Almeno poteva farlo fuori, una buona volta!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Perse il senso del tempo. Tenere dritto il manico di scopa divenne sempre più difficile. Il cielo s'incupiva, come se la Notte avesse deciso di arrivare in anticipo. Due volte Harry colpì un altro giocatore, senza sapere se fosse un compagno o un avversario; ormai erano tutti così zuppi, e la pioggia era così fitta, che riusciva a stento a distinguerli...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Non aveva raccontato a nessuno del Gramo, nemmeno a Ron e Hermione, perché sapeva che Ron si sarebbe spaventato e Hermione lo avrebbe preso in giro. Comunque, restava il fatto che ormai era apparso due volte, e che entrambe le sue apparizioni erano state seguite da incidenti quasi mortali; la prima volta aveva rischiato di essere travolto dal Nottetempo, la seconda era volato giù dal manico di scopa, e da una grande altezza. Il Gramo aveva intenzione di perseguitarlo fino a ottenere la sua morte? Doveva passare il resto dei suoi giorni a guardarsi le spalle dalla bestia?
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Perché Harry ormai sapeva di chi erano quelle grida. Aveva sentito quelle parole, le aveva sentite e risentite durante le ore della Notte in infermeria, mentre giaceva sveglio a guardare le strisce di luce lunare sul soffitto. Quando i Dissenatori gli si avvicinavano, riascoltava gli ultimi istanti di vita di sua madre, i suoi tentativi di proteggere lui, Harry, da Voldemort, e la risata di Voldemort appena prima che la uccidesse... Harry dormiva sonni agitati, sprofondava in sogni affollati di mani marce e appiccicose e di suppliche impietrite, e si svegliava di soprassalto cercando di fissare nella mente la voce di sua madre, cercando di ricordarla.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   le Notti dopo il calar del sole. Questa misura è stata presa
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry vide i tacchi scintillanti allontanarsi e poi tornare indietro. Il cuore gli pulsava in gola. Perché non gli era venuto in mente che era l'ultimo finesettimana del trimestre anche per gli insegnanti? E quanto sarebbero rimasti lì seduti? Aveva bisogno di tempo per intrufolarsi di nuovo dentro Mielandia se voleva tornare a scuola prima di Notte... La gamba di Hermione scattò nervosa vicino a lui.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ma io dovevo saperlo che c'era qualcosa che non andava. Lui amava quella moto, perché allora la dava a me? Perché non gli serviva più? Perché era troppo facile da trovare. Silente lo sapeva che lui era il Custode Segreto dei Potter. Black sapeva che doveva scappare quella Notte, sapeva che era questione di ore prima che il Ministero gli dava la caccia.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Vorrei poterlo dire» esclamò Caramell lentamente. «Credo che certamente la sconfitta del suo maestro lo abbia messo fuori gioco per un po'. L'assassinio di Minus e di tutti quei Babbani fu l'atto di un uomo disperato, senza via di scampo: crudele e inutile. Ho incontrato Black nella mia ultima ispezione ad Azkaban. Sapete, gran parte dei prigionieri stanno seduti e borbottano tra sé nel buio, privi di senno... ma vedere come Black sembrava normale mi ha lasciato di stucco. Mi ha parlato come un essere ragionevole. È stato snervante. Sembrava solo annoiato: mi ha chiesto se avevo finito di leggere il giornale, tranquillissimo, ha detto che gli mancavano i cruciverba. Sì, mi ha stupito lo scarso effetto che i Dissennatori sembrano avere su di lui... ed era uno dei prigionieri più sorvegliati, sapete. Dissennatori fuori dalla sua cella giorno e Notte».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Be', in infermeria non c'era» disse Ron. «Io ero là, a pulire i vasi da Notte per ordine di Piton, ti ricordi?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Ron, con espressione estatica, montò la scopa e filò nell'oscurità che si infittiva. Harry si spostò al bordo del campo per guardarlo, e la Notte calò prima che Madama Bumb si destasse con un sussulto, sgridasse Harry e Ron per non averla svegliata e insistesse per farli tornare al castello.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   La festa dei Grifondoro finì solo quando la professoressa McGranitt comparve in vestaglia scozzese e retina sui capelli, all'una di Notte, insistendo perché andassero tutti a dormire. Harry e Ron salirono nel dormitorio, discutendo la partita. Alla fine, esausto, Harry s'infilò nel letto, chiuse le tende del baldacchino per intercettare un raggio di luna, si distese e scivolò quasi immediatamente nel sonno...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Quella Notte nessuno dormì nella Torre del Grifondoro. Sapevano che il castello sarebbe stato perquisito un'altra volta, e tutta la Casa rimase sveglia nella sala comune, in attesa di scoprire se Black era stato catturato. La professoressa McGranitt tornò all'alba per far sapere ai ragazzi che era riuscito a fuggire.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   In un baleno Ron diventò una celebrità. Per la prima volta, tutti dedicavano più attenzione a lui che a Harry, ed era chiaro che Ron si stava godendo il momento. Ancora parecchio scosso dagli eventi della Notte, era comunque felice di raccontare l'accaduto a chiunque glielo chiedesse, con gran ricchezza di particolari.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Hagrid li stava aspettando.
«Tutto bene, Hagrid!» disse Ron. «Suppongo che tu voglia sapere di sabato Notte, vero?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Per l'udienza di Fierobecco contro il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose» disse Hagrid. «È questo venerdì. Io e lui andiamo a Londra insieme. Ho preso due cuccette sul Nottetempo...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Non ti rimprovero mica!» disse Hagrid, respingendo le scuse di Harry. «Con tutto quello che c'hai avuto per la testa, ti ho visto che ti allenavi a Quidditch a tutte le ore del giorno e della Notte... ma ve lo devo dire, credevo che a voi due vi importava di più della vostra amica che di una scopa o di un topo. Ecco».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry era scattato in piedi. Un'ira che non provava dalla sua ultima Notte a Privet Drive gli saettava in corpo. Non badò al fatto che il volto di Piton si fosse irrigidito e che gli occhi neri lampeggiassero pericolosamente.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Non ho bisogno di aiuto» bisbigliò Ron. «È chiaro quello che vuol dire. Ci sarà un sacco di nebbia staNotte».
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Poi a mezzaNotte fu la volta di Astronomia, sulla torre più alta; il mercoledì mattina toccò a Storia della Magia, e Harry nel suo tema scrisse tutto quello che Florian Fortebraccio gli aveva raccontato sulla caccia alle streghe nel Medioevo, desiderando ardentemente uno dei gelati alla ciocconocciola di Fortebraccio, visto il caldo soffocante. Il mercoledì pomeriggio ci fu Erbologia, alle serre, sotto un sole cocente; poi tutti di nuovo in sala comune, col collo e la schiena scottati, a desiderare che fosse già il giorno dopo alla stessa ora, quando sarebbe stato tutto finito.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Accadrà questa Notte».
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Il Signore Oscuro è solo e senza amici, abbandonato dai suoi seguaci. Il suo servo è rimasto in catene per dodici anni. Questa Notte, prima di mezzaNotte, il servo si libererà e cercherà di unirsi al padrone. Il Signore Oscuro risorgerà con l'aiuto del servo, più grande e più orribile che mai. Questa Notte... prima di mezzaNotte... il servo... si libererà... per unirsi... al padrone...»
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Qui morirà una sola persona questa Notte» disse Black, e il suo ghigno si allargò.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ci sto arrivando, Sirius, ci sto arrivando... be', ora che potevamo trasformarci tutti e quattro ci si aprirono davanti parecchie eccitanti opportunità. Ben presto di Notte prendemmo ad abbandonare la Stamberga Strillante e a vagare per i prati del castello e per il villaggio. Sirius e James si trasformavano in animali così grossi che erano più che in grado di tener testa a un Lupo Mannaro. Dubito che qualche altro studente di Hogwarts abbia mai scoperto più cose sul parco e su Hogsmeade... E fu così che finimmo per disegnare la Mappa del Malandrino e firmarla con i nostri soprannomi. Sirius è Felpato. Peter è Codaliscia. James era Ramoso».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ma era sempre molto pericoloso! Andare in giro nella Notte con un Lupo Mannaro! E se non fosse rimasto con gli altri e avesse morso qualcuno?»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   Piton era un po' ansante, ma la sua espressione traboccava di trionfo represso. «Forse vi state chiedendo come facevo a sapere che eravate qui?» disse, gli occhi luccicanti. «Sono appena stato nel tuo studio, Lupin. Questa Notte hai dimenticato di prendere la tua pozione, così te ne avevo portato un boccale intero. E meno male... meno male per me, voglio dire. Sulla tua scrivania c'era una certa mappa. Mi è bastata un'occhiata per sapere tutto quello che volevo. Vi ho visti sparire in questo passaggio».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Altri due criminali pronti per Azkaban questa Notte» disse Piton con gli occhi febbrili. «Sono curioso di vedere come la prenderà Silente... era convinto che tu fossi innocuo, sai, Lupin... un Lupo Mannaro addomesticato...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Harry... è come se li avessi uccisi» mormorò, rauco. «Io ho convinto Lily e James a scegliere Peter al mio posto all'ultimo momento, li ho convinti a scegliere lui come Custode Segreto invece di me... È colpa mia, lo so... La Notte in cui morirono, avevo deciso di andare da Peter, per assicurarmi che stesse bene, ma quando sono arrivato al suo nascondiglio, non c'era più. Eppure non c'erano segni di lotta. Qualcosa non andava. Mi sono spaventato. Ho deciso di andare subito dai tuoi genitori. E quando ho visto la loro casa distrutta e i loro corpi... ho capito quello che doveva aver fatto Peter. Quello che io avevo fatto».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Stavamo facendo una chiacchierata, Peter, su ciò che accadde la Notte in cui Lily e James morirono. Può darsi che tu ti sia perso i momenti più interessanti mentre eri lì che squittivi sul letto...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Si, ma è un bene concedergli un trattamento così speciale? Personalmente cerco di trattarlo come tutti gli altri studenti. E qualunque altro studente verrebbe sospeso, come minimo, per aver messo a repentaglio le vite dei suoi amici come ha fatto lui. Ci pensi, Ministro: contro tutte le regole della scuola, dopo tutte le precauzioni prese per proteggerlo, uscire di Notte, farsi complice di un Lupo Mannaro e di un assassino... e ho anche ragione di credere che abbia fatto visita illegalmente a Hogsmeade...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ministro, mi ascolti!» esclamò Harry. «Sirius Black è innocente! Peter Minus ha solo fatto finta di morire! L'abbiamo visto staNotte! Non può permettere che i Dissennatori facciano quella cosa a Sirius, lui è...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ora, attenzione» disse Silente, parlando molto piano e scandendo bene le parole. «Sirius è chiuso nell'ufficio del professor Vitious al settimo piano. La tredicesima finestra a destra della Torre Ovest. Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente staNotte. Ma ricordate tutti e due che non dovete farvi vedere. Signorina Granger, tu conosci la legge... sai qual è la posta in gioco... nondovetefarvivedere».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Vi chiuderò dentro. Ora» e consultò l'orologio, «è mezzaNotte meno cinque. Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Stava pensando a suo padre, e ai suoi più vecchi amici... Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso... Quella Notte erano tutti nel parco? Codaliscia era ricomparso proprio quella sera, quando tutti pensavano che fosse morto... era così impossibile che suo padre avesse fatto lo stesso? Era una visione, quella al di là del lago? La sagoma era troppo lontana per vedere distintamente... eppure si era sentito sicuro, per un attimo, prima di perdere i sensi...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Vi chiuderò dentro» lo sentirono dire. «Ora è mezzaNotte meno cinque. Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   somministrare il Bacio a un ragazzo innocente... del tutto incontrollabili... no, li farò rispedire ad Azkaban questa Notte stessa... forse dovremmo pensare a qualche drago per l'ingresso della scuola...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Quando Harry, Ron e Hermione uscirono dall'infermeria la mattina dopo a mezzogiorno, trovarono il castello semideserto. Grazie alla calura opprimente e alla fine degli esami tutti si stavano godendo un'altra visita a Hogsmeade. Né Ron né Hermione avevano voglia di andarci, comunque, così vagarono per i prati assieme a Harry, discutendo ancora gli eventi straordinari della Notte passata e chiedendosi dove fossero Sirius e Fierobecco in quel momento. Seduto vicino al lago, dove la piovra gigante muoveva pigramente i tentacoli sull'acqua, Harry si distrasse guardando verso la riva opposta. Solo la Notte prima il cervo era venuto al galoppo verso di lui proprio da laggiù...
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Lo so che non devo essere felice dopo tutto quello che è successo ieri Notte» disse. «Voglio dire, Black che è fuggito di nuovo e tutto il resto... ma la sapete una cosa?»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Becco! È scappato! È libero! Ho festeggiato tutta la Notte!»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Sì... forse non l'avevo legato bene» disse Hagrid, guardando i prati con aria felice. «Ero in pensiero stamattina, però... pensavo che magari incontrava il professor Lupin nel parco, ma Lupin ieri Notte ha detto che non ha mai mangiato niente...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Non avete sentito?» disse Hagrid col sorriso un po' meno largo. Abbassò la voce, anche se non c'era nessun altro in vista. «Ehm... Piton l'ha detto a tutti i Serpeverde stamattina... ormai lo sanno tutti... il professor Lupin è un Lupo Mannaro, ecco. E ieri Notte era libero nel parco... adesso sta facendo le valigie, naturale».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry. E dopo ieri Notte, li capisco. Avrei potuto sbranare uno di voi... non deve succedere più».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Da quello che mi ha detto il Preside questa mattina, ieri Notte hai salvato un sacco di persone, Harry. Se c'è una cosa di cui sono fiero, è quanto hai imparato. Raccontami del tuo Patronus».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Ecco... l'ho portato via dalla Stamberga Strillante ieri Notte» disse, riconsegnando a Harry il Mantello dell'Invisibilità. «E...» esitò, poi gli tese anche la Mappa del Malandrino. «Non sono più un tuo insegnante, quindi non mi sento in colpa a restituirti anche questa. A me non serve, e credo che tu, Ron e Hermione troverete il modo di usarla».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Perché sei così triste, Harry?» disse piano. «Dovresti essere molto fiero di te dopo la scorsa Notte».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Sì... le è venuta una voce profonda e le roteavano gli occhi e ha detto... ha detto che il servo di Voldemort aveva intenzione di tornare da lui prima di mezzaNotte... ha detto che il servo lo avrebbe aiutato a riprendere il potere». Harry fissò Silente di sotto in su. «E poi è tornata normale, e non si ricordava niente di quello che aveva detto. Era... stava facendo una profezia vera?»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Credi che le persone scomparse che abbiamo amato ci lascino mai del tutto? Non credi che le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di grande difficoltà? Tuo padre è vivo in te, Harry, e si mostra soprattutto quando hai bisogno di lui. Altrimenti come avresti fatto a evocare proprio quel Patronus? Ramoso è tornato a correre la Notte scorsa».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «La Notte scorsa Sirius mi ha raccontato tutto di come sono diventati Animagi» disse Silente sorridendo. «Un risultato eccezionale... e sono anche riusciti a farlo a mia insaputa. E poi mi è venuta in mente la forma assolutamente insolita assunta dal tuo Patronus quando ha attaccato Malfoy alla partita di Quidditch contro i Corvonero. Quindi ieri Notte hai visto tuo padre, Harry... l'hai trovato dentro di te».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Nessuno a Hogwarts seppe la verità su ciò che accadde la Notte in cui Sirius, Fierobecco e Minus scomparvero, a parte Harry, Ron, Hermione e il professor Silente. Mentre si avvicinava la fine del trimestre, Harry sentì molte teorie diverse su ciò che era successo veramente, ma nessuna di esse si avvicinava alla verità.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Grattastinchi ha portato l'ordine all'Ufficio Gufi per conto mio. Ho usato il tuo nome, ma ho dato disposizione di prelevare il denaro dal sotterraneo numero 711 della Gringott, il mio. Ti prego di accettarla come dono del tuo padrino per il tuo tredicesimo compleanno.
Voglio anche chiederti scusa per lo spavento che temo di averti fatto prendere quella Notte dell'anno scorso, quando te ne sei andato dalla casa dei tuoi zii. Speravo solo di poterti vedere per un attimo prima di intraprendere il viaggio verso nord, ma credo di averti fatto paura.
Accludo un'altra cosa per te, una cosa che credo renderà più piacevole il tuo prossimo anno a Hogwarts.
Se hai bisogno di me, manda un messaggio. Il tuo gufo mi troverà.
Ti scriverò presto.
Sirius

Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    Fu chiamata la polizia, e tutta quanta Little Hangleton si crogiolò in una curiosità atterrita e in una malcelata eccitazione. Nessuno si sforzò di fingersi addolorato per i Riddle, che erano stati assolutamente impopolari. Gli anziani signori Riddle, marito e moglie, erano ricchi, snob e sgarbati, e il loro figlio ormai adulto, Tom, era anche peggio. Tutto quello che importava agli abitanti era l’identità dell’assassino: chiaramente, tre persone in apparenza sane non morivano di colpo per cause naturali nella stessa Notte.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Le erbacce non erano la sola cosa con la quale Frank dovesse combattere. I ragazzi del villaggio si divertivano a tirare sassi alle finestre di Casa Riddle; sfrecciavano in bicicletta sui prati che Frank faticava tanto a mantenere ben curati, e una o due volte s’intrufolarono nella vecchia casa, per scommessa. Sapevano che il vecchio Frank era devoto alla casa e alla proprietà, e li divertiva vederlo zoppicare per il giardino, brandendo il bastone e urlando contro di loro con voce gracchiante. Dal canto suo Frank era convinto che i ragazzi lo tormentassero perché, come i loro genitori e i loro nonni, lo credevano un assassino. Così, quando Frank si svegliò una Notte d’agosto e vide qualcosa di molto strano su alla vecchia casa, si limitò a pensare che i ragazzi ne avessero inventata un’altra per punirlo.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank non aveva il telefono, e comunque nutriva, una profonda sfiducia nella polizia da quando questa lo aveva prelevato per interrogarlo sulla morte dei Riddle. Mise subito giù il bollitore e corse su per le scale quanto più velocemente glielo consentiva la gamba ferita. Ben presto fu di nuovo in cucina, completamente vestito. Staccò una vecchia chiave arrugginita dal gancio vicino alla porta, prese il bastone da passeggio, che era appoggiato al muro, e si addentrò nella Notte.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Devi mungerla prima di coricarci, Codaliscia» disse la seconda voce. «Avrò bisogno di nutrirmi durante la Notte. Il viaggio mi ha stancato immensamente».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Eppure… eppure… Harry, irrequieto, tornò verso il letto e vi si sedette, toccandosi di nuovo la cicatrice. Non era il dolore a preoccuparlo; male fisico e ferite non erano una novità per lui. Una volta aveva perso le ossa del braccio destro, e gli erano ricresciute tutte, dolorosamente, in una Notte. Poco tempo dopo lo stesso braccio era stato dilaniato da una zanna velenosa lunga trenta centimetri. Solo l’anno prima Harry aveva fatto un volo di quindici metri da un manico di scopa volante. Era abituato agli incidenti più bizzarri: erano inevitabili, se frequentavi la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e avevi il dono di attirarti un sacco di guai.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry aveva un anno la Notte in cui Voldemort — il più potente Mago Oscuro del secolo, un mago che in undici anni aveva toccato le vette del potere — andò a casa sua e uccise suo padre e sua madre. Poi Voldemort puntò la bacchetta su Harry; scagliò l’anatema che aveva stroncato molti maghi e molte streghe adulti nel corso della sua inarrestabile scalata al potere… e, incredibilmente, non funzionò. Invece di uccidere il bambino, la maledizione rimbalzò contro Voldemort. Harry sopravvisse senza altro segno che la cicatrice a forma di saetta sulla fronte, e Voldemort fu ridotto a una cosa che a malapena poteva dirsi viva. Persi i poteri, la vita quasi estinta, Voldemort fuggì; la cappa di terrore sotto la quale la comunità segreta dei maghi e delle streghe era vissuta tanto a lungo si dissolse, i seguaci di Voldemort si dispersero, e Harry Potter diventò famoso.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    «Andiamo a prenderlo» disse subito Fred. Strizzando l’occhio a Harry, lui e George uscirono dalla stanza. Sapevano dov’era la camera di Harry, visto che una volta erano andati a prenderlo nel cuore della Notte. Harry sospettava che Fred e George sperassero di dare un’occhiatina a Dudley: ne avevano sentito parlare moltissimo da lui.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    La signora Weasley era appena entrata in cucina. Era una donna bassa e pieNotta con un viso molto gentile, anche se al momento i suoi occhi erano stretti dal sospetto.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Salute a te, Arthur» disse stancamente Basil. «Non sei in servizio, eh? Certi hanno tutte le fortune… è tutta la Notte che siamo qui… meglio che ti tolga di torno, abbiamo una grossa comitiva in arrivo dalla Foresta Nera con la Passaporta delle sette e un quarto. Aspetta, ora vi trovo il campeggio… Weasley… Weasley…» Consultò la lista sulla pergamena. «A circa cinquecento metri da quella parte, il primo campeggio che incontrate. Il direttore si chiama Roberts. Diggory… secondo campeggio… chiedete del signor Payne».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Sì» disse il signor Roberts, consultando una lista appesa alla porta. «Le piazzole sono lassù verso il bosco. Solo per questa Notte?»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    C’era già una piccola coda davanti al rubinetto nell’angolo del campo. Harry, Ron e Hermione si misero in fila, dietro a due uomini impegnati in un’accesa discussione. Uno era un mago molto anziano che indossava una lunga camicia da Notte a fiori. L’altro era chiaramente un mago del Ministero; sventolava un paio di pantaloni gessati e quasi urlava, esasperato:
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Ludo Bagman era di gran lunga il personaggio più vistoso che Harry avesse mai visto fino a quel momento, compreso il vecchio Archie con la sua camicia da Notte a fiori. Indossava lunghi abiti da Quidditch a grosse strisce orizzontali giallo vivo e nero. Sul suo petto era stampato l’enorme disegno di una vespa. Doveva aver avuto un fisico possente, un tempo; ora gli abiti si tendevano su un pancione che certo non aveva nei giorni in cui giocava nella nazionale inglese di Quidditch. Aveva il naso schiacciato (probabilmente rotto da un Bolide vagante, pensò Harry), ma i suoi tondi occhi blu, i corti capelli biondi e la carnagione rosea lo facevano assomigliare a uno studente troppo cresciuto.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Arthur, vecchio mio» disse ansando mentre si avvicinava al fuoco, «che giornata, eh? Che giornata! Potevamo desiderare un tempo migliore? Si prospetta una Notte senza nuvole… e i preparativi vanno quasi alla perfezione… non ho niente da fare!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Ben presto si trovarono imbottigliati nella folla in uscita dallo stadio verso il campeggio. Canti rauchi si levavano nell’aria Notturna mentre ripercorrevano il cammino lungo il sentiero illuminato dalle lanterne, e i Lepricani continuavano a sfrecciare sopra le loro teste, ridacchiando e agitando i loro lumini. Quando finalmente raggiunsero le tende, nessuno aveva voglia di dormire, e visto il livello di chiasso attorno a loro, il signor Weasley decise che potevano prendere un’ultima tazza di cioccolata insieme prima di coricarsi. Ben presto si ritrovarono a discutere animatamente sulla partita; il signor Weasley si fece trascinare in una disputa con Charlie sulle sgomitate, e fu solo quando Ginny cadde addormentata sul tavolino e rovesciò cioccolata calda su tutto il pavimento che il signor Weasley dette un taglio ai commenti e li mandò tutti a letto. Hermione e Ginny entrarono nella tenda accanto, e Harry e gli altri Weasley s’infilarono il pigiama e si arrampicarono nei loro letti a castello. Dall’altra parte del campeggio si udivano ancora canti e l’eco di qualche sporadica esplosione.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Il rogo di una tenda illuminò all’improvviso le persone in aria, e Harry riconobbe una di loro: era il signor Roberts, il direttore del campeggio. Gli altri tre dovevano essere sua moglie e i suoi figli. A un tocco di bacchetta di uno dei maghi in marcia la signora Roberts si ribaltò a testa in giù, e la camicia da Notte ricadde rivelando ampi mutandoni; lei cercò di coprirsi mentre la folla al di sotto strillava e fischiava sguaiatamente.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Hermione e Ginny li raggiunsero di corsa, infilandosi le giacche sulle camicie da Notte, con il signor Weasley alle loro spalle. Nello stesso istante, Bill, Charlie e Percy affiorarono dalla tenda dei ragazzi, completamente vestiti, con le maniche rimboccate e le bacchette in pugno.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Le lanterne colorate lungo il sentiero verso lo stadio erano state spente. Cupe sagome inciampavano tra gli alberi; i bambini piangevano; urla angosciate e voci pervase dal panico rimbombavano attorno a loro nella fredda aria Notturna. Harry si sentì spingere di qua e di là da gente di cui non poteva vedere il volto. Poi sentì Ron gridare di dolore.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry soffocò le risate. Aveva riconosciuto il mago brufoloso: si chiamava Stan Picchetto e in verità era il bigliettaio della corriera magica a tre piani Nottetempo.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Poi Bill, togliendo il lenzuolo dal braccio per controllare il suo taglio, disse: «Be’, non ci ha aiutato questa Notte, chiunque l’abbia evocato. Ha messo in fuga i Mangiamorte nell’istante in cui l’hanno visto. Si sono Smaterializzati tutti prima che riuscissimo ad avvicinarci tanto da smascherarne uno. Siamo riusciti ad afferrare i Roberts prima che toccassero terra, però. Gli stanno modificando la memoria proprio adesso».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «È così che si fanno chiamare i sostenitori di Tu-Sai-Chi» disse Bill. «Credo che staNotte abbiamo visto quel che ne è rimasto: quelli che sono riusciti a tenersi fuori da Azkaban, almeno».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Tre giorni prima — sembrava che fosse passato molto più tempo, ma erano solo tre giorni — si era svegliato con la cicatrice che gli bruciava. E quella Notte, per la prima volta dopo tredici anni, il Marchio di Voldemort era comparso nel cielo. Cosa significava tutto questo?
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Voi non c’eravate» disse Harry. «Voi non l’avete sentita. Quella volta è stato diverso. Ve l’ho detto, è andata in trance — per davvero. E ha detto che il Signore Oscuro sarebbe risorto… più grande e terribile che mai… e ci sarebbe riuscito perché il suo servo stava per tornare da lui… e quella Notte Codaliscia è fuggito».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Arthur, lo sai com’è fatto Malocchio» disse la testa di Diggory alzando di nuovo gli occhi al cielo. «Qualcuno che striscia nel suo giardino nel cuore della Notte? È più probabile che da qualche parte ci sia un gatto molto traumatizzato coperto di bucce di patata. Ma se quelli dell’Uso Improprio della Magia mettono le mani su Malocchio, è finito: pensa ai suoi precedenti. Dobbiamo farlo uscire con un’accusa minore, qualcosa del tuo Ufficio… quanto valgono i Bidoni Esplosivi?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Mi dispiace, Molly» disse più lentamente, «disturbarvi cosi presto… ma Arthur è il solo che possa tirar fuori Malocchio, e Malocchio dovrebbe cominciare il nuovo lavoro oggi. Perché doveva scegliere proprio ieri Notte…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Dice che staNotte qualcuno ha cercato di entrare in casa sua» rispose la signora Weasley.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Be’, non escono quasi mai dalla cucina di giorno, no?» disse Nick-Quasi-Senza-Testa. «Vengono fuori di Notte per fare le pulizie… controllare i camini e così via… voglio dire, non dovresti vederli, no? È questa la caratteristica di un buon elfo domestico, no? Che non sai che c’è».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il ritratto si apri come una porta rivelando un’apertura nel muro, che tutti attraversarono. Un fuoco scoppiettante riscaldava la sala comune circolare, piena di tavoli e poltrone soffici. Hermione scoccò uno sguardo cupo alle fiamme che danzavano allegramente, e Harry la sentì distintamente mormorare “lavoro da schiavi”, prima di dar loro la buonaNotte e di sparire al di là della porta che conduceva al dormitorio femminile.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Da tre anni, Harry riviveva di continuo nella sua mente la morte dei suoi genitori, da quando aveva scoperto che erano stati assassinati, da quando aveva saputo cos’era successo quella Notte: che Codaliscia aveva rivelato la posizione dei suoi genitori a Voldemort, e come lui era piombato loro addosso. Come Voldemort avesse ucciso per primo suo padre, dopo che James Potter aveva cercato di trattenerlo, urlando a sua moglie di prendere Harry e fuggire… come Voldemort fosse avanzato verso Lily Potter ordinandole di farsi da parte, in modo da poter colpire Harry… come lei avesse offerto la propria vita in cambio di quella di Harry… e allora Voldemort aveva ucciso anche lei, prima di puntare la bacchetta su Harry…
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Poi George alzò gli occhi e vide Harry che lo guardava. Harry fece un gran sorriso e tornò in fretta alle sue predizioni: non voleva che George pensasse che stava origliando. Poco dopo, i gemelli arrotolarono la pergamena, diedero la buonaNotte e andarono a dormire.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

   Il giorno dopo Harry si svegliò presto con in testa un piano dettagliato, come se nel sonno il suo cervello ci avesse lavorato sopra tutta la Notte. Si alzò, si vestì nella pallida luce dell’alba, uscì dal dormitorio senza svegliare Ron e scese nella sala comune deserta. Qui prese un foglio di pergamena dal tavolo sul quale si trovava ancora il suo compito di Divinazione, e scrisse la lettera che segue:
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Quando scesero per colazione la mattina del 30 ottobre, scoprirono che la Sala Grande era stata addobbata durante la Notte. Enormi stendardi di seta pendevano dai muri. Ciascuno rappresentava una Casa di Hogwarts: rosso con un leone d’oro per Grifondoro, blu con un’aquila di bronzo per Corvonero, giallo con un tasso nero per Tassorosso, e verde con un serpente d’argento per Serpeverde. Dietro il tavolo degli insegnanti, lo stendardo più grande di tutti portava il blasone di Hogwarts: leone, aquila, tasso e serpente uniti sotto una grande H.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Infine, vorrei ricordare a tutti coloro che desiderano partecipare che il Torneo non va affrontato con leggerezza. Una volta che un campione sarà stato scelto dal Calice di Fuoco, lui o lei sarà tenuto a partecipare al Torneo fino alla fine. Inserire il vostro nome nel Calice costituisce un contratto magico vincolante. Non è concesso di cambiare idea una volta diventati campioni. Vi prego dunque di essere molto sicuri di voler prendere parte alla gara, prima di mettere il vostro nome nel Calice. Ora, credo che sia il momento di andare a dormire. BuonaNotte a voi tutti».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Mentre si avvicinavano alla capanna di Hagrid al limitare della Foresta Proibita, fu svelato il mistero della sistemazione Notturna di Beauxbatons: gli studenti stavano risalendo a bordo della gigantesca carrozza blu polvere, ora parcheggiata a un centinaio di metri dalla porta di casa di Hagrid. I pachidermici cavalli volanti pascolavano in un recinto improvvisato lì accanto.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Credo di sì» rispose Silente, guardando Crouch con aria preoccupata. «Sei sicuro che non vuoi fermarti a dormire a Hogwarts staNotte, Barty?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Sì, sì, va bene» disse Ron, con lo stesso tono scettico di Cedric. «Solo che stamattina hai detto che se fossi stato tu, l’avresti messo ieri Notte, e nessuno ti avrebbe visto… non sono stupido, sai».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

   Quando Harry si svegliò la domenica mattina, gli ci volle un po’ per capire perché si sentisse così infelice e preoccupato; poi il ricordo della Notte precedente gli precipitò addosso. Si alzò a sedere e scostò bruscamente le tende del suo letto, deciso a parlare con Ron, a costringerlo a credergli — solo per scoprire che il letto di Ron era vuoto; evidentemente era già sceso a colazione.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Non posso dire tutto quello che vorrei per lettera, è troppo rischioso nel caso che il gufo venga intercettato: dobbiamo parlare, faccia a faccia. Puoi fare in modo di trovarti da solo vicino al fuoco nella Torre di Grifondoro il 22 novembre all’una di Notte?
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    A dire il vero, non sapeva come Sirius avrebbe potuto migliorare il suo stato d’animo. Doveva affrontare una prova sconosciuta di difficile, pericolosa magia davanti a centinaia di persone, ma la sola vista di un volto amichevole sarebbe stata preziosa, al momento. Harry rispose a Sirius: scrisse che si sarebbe trovato davanti al fuoco della sala comune all’ora concordata, e lui e Hermione passarono molto tempo a studiare piani per costringere eventuali intrusi a uscire dalla sala comune la Notte in questione. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbero lanciato un sacchetto di Caccabombe, ma speravano di no: Gazza li avrebbe scuoiati vivi.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Credo di aver ereditato la mia forza dai miei genitori. So che sarebbero molto fieri di me se potessero vedermi… sì, qualche volte la Notte piango ancora per loro, non mi vergogno di ammetterlo… so che nulla mi potrà ferire durante il Torneo, perché loro vegliano su di me…»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry pensò a Sirius. e il nodo che gli stringeva forte il petto parve allentarsi un po’. Avrebbe parlato con lui esattamente di lì a dodici ore, perché quella era la Notte in cui si sarebbero incontrati davanti al camino della sala comune — ammesso che nulla andasse storto, come viceversa era successo ultimamente…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Hagrid si chinò con la scusa di leggere sul quaderno di CREPA e disse, in un sussurro cosi sommesso che solo Harry riuscì a sentirlo: «Harry, ci vediamo staNotte a mezzaNotte alla mia capanna. Mettiti il mantello».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Perché vuole vedermi a mezzaNotte?» chiese Harry, molto sorpreso.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Era vero che scendere fino alla capanna di Hagrid a mezzaNotte voleva dire lasciare un margine molto stretto all’appuntamento con Sirius; Hermione suggerì di spedire Edvige da Hagrid per dirgli che non poteva — sempre che accettasse di portare il biglietto, naturalmente — ma Harry ridletté che era meglio andare e sbrigarsi, qualunque cosa volesse Hagrid. Era molto curioso di scoprirlo; Hagrid non gli aveva mai chiesto di andarlo a trovare così a Notte fonda.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma Hagrid non ascoltava; stava aprendo la porta della capanna e si addentrava nella Notte. Harry si affrettò a seguirlo e con sua grande sorpresa scoprì che Hagrid lo guidava verso la carrozza di Beauxbatons.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Che te ne frega?» ringhiò Harry. «Che cosa fai quaggiù a quest’ora della Notte?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Quella Notte Harry dormì appena. Quando si svegliò il lunedì mattina, per la prima volta in assoluto prese seriamente in considerazione l’idea di fuggire da Hogwarts. Ma mentre si guardava intorno nella Sala Grande a colazione, pensò a ciò che avrebbe significato lasciare il castello, e seppe che non poteva. Era l’unico posto in cui fosse stato mai felice… be’. doveva esserlo stato anche con i suoi genitori, ma non se lo ricordava.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Cedric lo fissò sbalordito. Harry vide un po’ del panico che provava da sabato Notte balenare negli occhi grigi di Cedric.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Cercò di buttar giù qualcosa per cena dopo Divinazione, poi tornò nell’aula vuota con Hermione, usando il Mantello dell’Invisibilità per evitare gli insegnanti. Continuarono ad allenarsi fino a mezzaNotte passata. Sarebbero rimasti anche più a lungo, ma comparve Pix, che fingendo di credere che Harry volesse farsi tirare addosso le cose, cominciò a scaraventare sedie per la stanza. Harry e Hermione se ne andarono di corsa prima che il frastuono attirasse Gazza, e tornarono nella sala comune di Grifondoro, che ora era misericordiosamente vuota.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Alle due di Notte, Harry era in piedi vicino al camino, circondato da cataste di oggetti — libri, penne, parecchie sedie rovesciate, un vecchio kit di Gobbiglie e il rospo di Neville, Oscar. Solo nel corso dell’ultima ora era riuscito davvero a padroneggiare l’Incantesimo di Appello.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Sarei indotta a credere» disse, in un sussurro mistico che non nascondeva la sua evidente irritazione, «che alcuni di noi» — e scoccò uno sguardo molto eloquente a Harry — «sarebbero un po’ meno frivoli se avessero visto ciò che ho visto io durante il mio esame della sfera la scorsa Notte. Mentre ero là seduta, assorta nel mio ricamo, la necessità di consultare l’Occhio mi ha sopraffatta. Mi sono alzata, ho preso posto davanti a esso e ho scrutato nelle sue profondità cristalline… e cosa credete che abbia visto là dentro?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Ai piedi delle scale voltò a sinistra e corse verso la porta che Cedric Diggory aveva varcato la Notte dopo che il Calice di Fuoco aveva sputato il suo nome e quello di Harry. Harry non l’aveva mai oltrepassata prima. Lui e Ron seguirono Hermione giù per una rampa di scalini di pietra, ma invece di finire in un cupo passaggio sotterraneo come quello che portava alla cantina di Piton, si ritrovarono in un ampio corridoio di pietra, ben illuminato da torce, e decorato da allegri quadri che raffiguravano soprattutto cibo.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Grazie mille!» disse Harry agli elfi, tutti radunati attorno alla porta per dar loro la buonaNotte. «Ci vediamo, Dobby!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «È di rigore l’abito da cerimonia» riprese la professoressa McGranitt. «Il ballo comincerà alle otto della sera di Natale, e finirà a mezzaNotte, nella Sala Grande. Ora…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Harry non aveva mai visto tanta gente decidere di rimanere a Hogwarts per Natale; lui lo faceva sempre, naturalmente, perché l’alternativa era tornare a Privet Drive, e fino ad allora aveva sempre fatto parte della minoranza che restava. Quell’anno, invece, sembrava che tutti i ragazzi dal quarto anno in su avessero deciso di rimanere, e a Harry pareva che fossero tutti ossessionati dal ballo imminente — almeno le ragazze lo erano, ed era straordinario quante ragazze all’improvviso c’erano a Hogwarts; non l’aveva quasi notato prima. Ragazze che bisbigliavano nei corridoi, ragazze che scoppiavano a ridere al passaggio dei maschi, ragazze eccitate che si scambiavano mucchi di bigliettini su quello che avrebbero indossato la Notte di Natale…
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Oh, non mi sognerei mai di pretendere di conoscere tutti i segreti di Hogwarts, Igor» disse Silente in tono amabile. «Solo stamattina, per esempio, ho preso la direzione sbagliata mentre andavo in bagno e mi sono ritrovato in una stanza di magnifiche proporzioni che non avevo mai visto prima, che ospitava una collezione di vasi da Notte davvero notevole. Quando sono tornato indietro per guardare meglio, ho scoperto che la stanza era sparita. Ma devo tenerla d’occhio. È probabile che sia accessibile solo alle cinque e mezza del mattino. O che compaia solo quando la luna è a un quarto… o quando colui che la cerca ha la vescica straordinariamente gonfia».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Come osi!» strillò Madame Maxime. La sua voce rimbombò come una sirena nella quieta aria Notturna; alle spalle di Harry, Fleur e Roger furono sbalzati via dal loro cespuglio di rose. «Nessuno mai ha insultato me in tutta la vita! Mezzagigonte? Moi? Ho solo le ossa grondi!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Quando a mezzaNotte le Sorelle Stravagarie smisero di suonare, tutti rivolsero loro un ultimo, sonoro scroscio di applausi, e cominciarono ad avviarsi verso la Sala d’Ingresso. Molti ragazzi dicevano che avrebbero voluto che il ballo durasse di più, ma Harry fu assolutamente felice di andare a dormire; per quello che lo riguardava, la serata non era stata granché divertente.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Fuori nella Sala d’Ingresso, Harry e Ron videro Hermione augurare la buonaNotte a Krum prima che lui facesse ritorno alla nave di Durmstrang. Lei rivolse a Ron un’occhiata gelida, e lo superò di corsa su per la scalinata di marmo, senza dire una parola. Harry e Ron la seguirono, ma a metà della scalinata Harry si sentì chiamare.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «E te ne dico un’altra» aggiunse Cedric. «Usa il bagno dei Prefetti. Quarta porta a sinistra della statua di Boris il Basito al quinto piano. La parola d’ordine è Frescopino. Devo andare… volevo dare la buonaNotte…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Era davvero strano, pensò Harry, che Bagman si trovasse lì ai Tre Manici di Scopa in un fine settimana privo di eventi legati al Torneo Tremaghi, e quindi senza obblighi di giurato. Osservò Bagman nello specchio. Sembrava di nuovo teso, quasi come la Notte nella foresta prima della comparsa del Marchio Oscuro. Ma proprio in quell’istante Bagman guardò verso il bancone, vide Harry e si alzò.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

   Visto che Harry non aveva idea di quanto dovesse durare il bagno per scoprire il segreto dell’uovo d’oro, decise di farlo di Notte, quando avrebbe potuto prendersi tutto il tempo che voleva. Pur riluttante all’idea di accettare altri favori da Cedric, decise anche di usare il bagno dei Prefetti; erano pochissime le persone ammesse là dentro, quindi era molto meno probabile che qualcuno lo disturbasse.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry preparò accuratamente il suo piano, perché era già stato sorpreso una volta da Gazza il custode fuori dal letto e nel posto sbagliato nel cuore della Notte, e non desiderava ripetere l’esperienza. Il Mantello dell’Invisibilità, naturalmente, sarebbe stato fondamentale, e come ulteriore precauzione Harry pensò di portare con sé la Mappa del Malandrino, che, insieme al Mantello, era il mezzo più efficace che possedesse per infrangere le regole. Sulla mappa era riportata l’intera Hogwarts, comprese le sue molte scorciatoie e i passaggi segreti, e, cosa più importante di tutte, mostrava le persone all’interno del castello, ferme o in movimento, come minuscoli puntini con tanto di nome, così che Harry avrebbe potuto individuare in tempo chiunque si fosse avvicinato al bagno.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Quella Notte era strano muoversi sotto il Mantello, perché Harry teneva il pesante uovo sotto un braccio, e reggeva la mappa davanti al naso con l’altro. Comunque, i corridoi illuminati dalla luna erano deserti e silenziosi, e controllando la mappa a intervalli strategici, Harry si assicurò di non incontrare nessuno che voleva evitare. Quando raggiunse la statua di Boris il Basito, un mago dall’aria smarrita con i guanti infilati sulle mani sbagliate, individuò la porta giusta, le si avvicinò e borbottò la parola d’ordine, Frescopino, proprio come gli aveva detto Cedric.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Scese le scale più piano che poteva, anche se i volti in alcuni ritratti si girarono incuriositi allo scricchiolio di un’asse, al fruscio del suo pigiama. Sgattaiolò lungo il corridoio, spinse di lato un arazzo a metà strada e imboccò una scala più stretta, una scorciatoia che lo avrebbe portato due piani più in basso. Continuava a scrutare la mappa, perplesso… non era in carattere con il corretto, rigoroso signor Crouch intrufolarsi nell’ufficio di un’altra persona a quell’ora della Notte…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Gazza si fermò qualche gradino più in basso di Harry e si voltò. Ai piedi delle scale c’era l’unica persona in grado di peggiorare la situazione: Piton. Indossava una lunga camicia da Notte grigia e sembrava cadaverico.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Piton zittì all’improvviso. Lui e Gazza guardarono giù, verso i piedi della scala. Harry vide Malocchio Moody avanzare zoppicando nello stretto spazio tra le loro teste. Moody indossava il vecchio mantello da viaggio sulla camicia da Notte, e si appoggiava al bastone come al solito.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Il cuore di Harry ebbe un tuffo. Moody riusciva a vedere attraverso i Mantelli dell’Invisibilità… soltanto lui poteva cogliere la bizzarria della situazione… Piton in camicia da Notte, Gazza con l’uovo stretto tra le mani, e lui, Harry, imprigionato nella scala sopra di loro. La fessura obliqua che Moody aveva per bocca si spalancò dalla sorpresa. Per qualche secondo, lui e Harry si guardarono negli occhi. Poi Moody chiuse la bocca e rivolse di nuovo l’occhio azzurro su Piton.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Tu non hai l’autorità di mandarmi da nessuna parte!» sibilò Piton, lasciando andare il braccio di botto, come se fosse arrabbiato con se stesso. «Ho diritto quanto te di aggirarmi in questa scuola di Notte!»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Pensavo solo» disse, la voce forzatamente calma, «che se Potter fosse di nuovo in giro di Notte… è un’abitudine sbagliata… bisognerebbe impedirglielo. Per… per la sua incolumità».
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «È l’idea migliore che ti sia venuta in tutta la Notte» ribatté Moody. «Ora, Gazza, se vuole darmi quell’uovo…»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «È il caso che tu ci pensi su» disse Moody annuendo, e guardando Harry, pensieroso. «Si, davvero… e tra parentesi… suppongo che tu non stessi portando quell’uovo a passeggio staNotte, eh?»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Moody gli strizzò l’occhio, mentre quello magico impazziva di nuovo. «Non c’è niente di meglio di un giretto Notturno per farti venir delle idee, Potter… ci vediamo domani…» Entrò nel suo ufficio, gli occhi di nuovo incollati alla Mappa del Malandrino, e chiuse la porta.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Quella lezione era la copertura ideale per una conversazione riservata, dal momento che tutti quanti si divertivano troppo per prestar loro attenzione. Ormai da una mezz’ora Harry ripercorreva le sue avventure della Notte prima sussurrando a spizzichi e bocconi.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Perché il signor Crouch finge di essere ammalato?» disse Hermione, ignorando Ron. «È un po’ strano, no, che non ce la faccia a venire al Ballo del Ceppo ma riesca a venire quassù nel cuore della Notte quando gli va?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La sera prima della seconda prova, Harry si sentiva prigioniero di un incubo. Era pienamente consapevole che se anche per miracolo fosse riuscito a scoprire un incantesimo adatto, imparare a padroneggiarlo nel giro di una Notte era un’impresa disperata.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Grattastinchi si arrampicò in grembo a Harry e si acciambellò, facendo le fusa. La sala comune si svuotò lentamente attorno a Harry. Tutti continuavano a fargli gli auguri per la mattina dopo con voci allegre e fiduciose come quella di Hagrid, tutti evidentemente convinti che stesse per mettere a segno un’altra stupefacente esibizione come quella che era riuscito a compiere nella prima prova. Harry non riusciva a rispondere, si limitava ad annuire, con la sensazione che gli si fosse incastrata in gola una pallina da golf. Dalle dieci a mezzaNotte rimase solo nella stanza con Grattastinchi. Aveva sfogliato tutti i libri che restavano, e Ron e Hermione non erano tornati.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Dimenticando di avere in grembo Grattastinchi, Harry si alzò di botto; Grattastinchi soffiò irato mentre piombava a terra, rivolse a Harry uno sguardo di disgusto e se ne andò con la coda a scovolo per aria, ma Harry stava già correndo su per la scala a chiocciola che portava al dormitorio… voleva prendere il Mantello dell’Invisibilità e tornare in biblioteca, sarebbe rimasto là tutta la Notte, se ce n’era bisogno…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Non eri nel tuo letto la Notte che il mio ufficio è stato violato!» sibilò Piton. «Lo so, Potter! Ora, Malocchio Moody può anche essersi unito al tuo fan club, ma io non ho intenzione di tollerare il tuo comportamento! Un’altra passeggiatina Notturna nel mio ufficio, Potter, e la pagherai!»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    La mattina dopo i tre amici uscirono dal castello a mezzogiorno. Un debole sole argenteo brillava sul parco. Il clima non era mai stato così mite dall’inizio dell’anno: il tempo di arrivare a Hogsmeade, e tutti e tre avevano dovuto togliersi i mantelli. Il cibo che Sirius aveva chiesto loro di portare era nella borsa di Harry; avevano rubato una dozzina di cosce di pollo, una pagNotta grande e un fiasco di succo di zucca dalla tavola del pranzo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Sirius si rabbuiò. All’improvviso apparve pericoloso come la Notte del suo primo incontro con Harry, la Notte in cui Harry era ancora convinto che fosse un assassino.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Già» fece Sirius. Poi lanciò l’osso di pollo a Fierobecco, si chinò a prendere la pagNotta e la spezzò in due. «Un bel colpo per il vecchio Barty, direi. Avrebbe dovuto passare un po’ più di tempo a casa con la sua famiglia, no? Doveva uscire presto dall’ufficio una volta ogni tanto… imparare a conoscere suo figlio».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry non aveva voglia di tornare nella Torre di Grifondoro ad ascoltare Ron e Hermione che si insultavano. Così guardò Hagrid scavare finché l’oscurità non lo inghiottì, e i gufi attorno a lui presero a risvegliarsi e si tuffarono nella Notte a gran colpi d’ala.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Di che cosa credi che si tratterà?» chiese a Harry mentre scendevano insieme la scala di pietra e si addentravano nella Notte nuvolosa. «Fleur continua a parlare di tunnel sotterranei, pensa che dobbiamo trovare dei tesori».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ma senti» disse Silente, e affrettò il passo mentre uscivano nella Notte nera come la pece.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Harry si allontanò dalla finestra e prese a scrutare le travi. Metà dei molti trespoli erano vuoti; ogni tanto, un altro gufo piombava giù da una delle finestre, di ritorno dalla caccia Notturna con un topo nel becco.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Sirius rispedì indietro il loro gufo la mattina dopo. Planò davanti a Harry mentre un allocco atterrava di fronte a Hermione, con una copia della Gazzetta del Profeta stretta nel becco. Lei prese il giornale, scorse le prime pagine, disse «Ha! Non ha saputo di Crouch!», poi si unì a Ron e Harry nella lettura dei commenti di Sirius sui fatti misteriosi di due Notti prima.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry, che cosa ti viene in mente di andare nella Foresta con Viktor Krum? Voglio che tu mi giuri a stretto giro di gufo che non uscirai di Notte con nessuno. C’è qualcuno estremamente pericoloso a Hogwarts. E evidente che questo qualcuno voleva impedire a Crouch di incontrare Silente ed è probabile che tu ti sia trovato nell’oscurità a pochi metri da costui. Potevi rimanere ucciso.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Stavamo parlando della Notte in cui il signor Crouch è apparso nel parco» disse Caramell. «Sei stato tu a trovarlo, vero’?»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Era già qui ai miei tempi» disse la signora Weasley. «Mi ha fatto la predica una Notte che ero tornata in dormitorio alle quattro del mattino…»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Io e tuo padre eravamo andati a fare una passeggiatina Notturna» disse. «Lui fu sorpreso da Apollon Pringle — a quel tempo era lui il custode: ha ancora i segni».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Un sibilo, e una seconda voce urlò le parole nella Notte: «Avada Kedavra!»
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Codaliscia parlò. La sua voce tremava, sembrava spaventato più di quanto non potesse tollerare. Levò la bacchetta, chiuse gli occhi e parlò alla Notte. «Osso del padre, donato a sua insaputa, rinnoverai il figlio!»
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Harry capì ciò che Codaliscia stava per fare un secondo prima che accadesse: serrò disperatamente gli occhi, ma non poté fermare l’urlo che squarciò la Notte, che lo attraversò come se anche lui fosse stato trafitto dal pugnale. Udì qualcosa cadere a terra, udì gli ansiti angosciati di Codaliscia, poi un tonfo rivoltante, mentre qualcosa veniva gettato nel calderone. Harry non osava guardare… ma la pozione era diventata di un rosso bruciante, la luce splendeva attraverso le sue palpebre serrate…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «Lo stesso vale per te, Nott» continuò piano Voldemort oltrepassando una figura curva all’ombra di Goyle.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Sapete, naturalmente, che hanno definito questo ragazzo la mia caduta?» disse dolcemente Voldemort, gli occhi rossi fissi su Harry. La cicatrice prese a fargli così male che quasi urlò dal dolore. «Sapete tutti che la Notte in cui persi i miei poteri e il mio corpo avevo cercato di ucciderlo. Sua madre morì nel tentativo di salvarlo… e senza volerlo gli fornì una protezione che, lo ammetto, non avevo previsto… non riuscii a toccare il bambino».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ma il suo viaggio per tornare da me non fu facile, vero, Codaliscia? Perché una Notte, affamato, proprio sul limitare della foresta in cui aveva sperato di trovarmi, stupidamente si fermò in una locanda per mangiare… e chi incontrò, se non una certa Bertha Jorkins, una strega del Ministero della Magia?
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ora vedete bene come la sorte favorisce il Signore Voldemort. Quella avrebbe potuto essere la fine di Codaliscia, e della mia ultima speranza di rinascere. Ma Codaliscia — dando prova di una presenza di spirito che da lui non mi sarei mai aspettata — convinse Bertha Jorkins ad accompagnarlo in una passeggiata Notturna. La assalì… la portò da me. E Bertha Jorkins, che avrebbe potuto rovinare tutto, si rivelò invece un dono superiore ai miei più folli sogni… perché — certo, fu necessario esercitare un po’ di persuasione — divenne un’autentica miniera di informazioni.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Sapevo che per ottenere ciò — è un vecchio ritrovato della Magia Oscura, la pozione che mi ha fatto tornare in vita staNotte — avrei avuto bisogno di tre potenti ingredienti. Be’, uno era già a portata di mano, vero, Codaliscia? Carne donata da un servo…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    E poi tutto passò. Si ritrovò abbandonato contro le funi che lo legavano alla pietra tombale del padre di Voldemort, a guardare quegli occhi rosso vivo attraverso una specie di nebbiolina. La Notte echeggiava delle risate dei Mangiamorte.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Ed ecco che un’altra testa spuntava dalla punta della bacchetta di Voldemort… e Harry nel vederla seppe di chi si trattava… lo seppe, come se non avesse atteso altro fin dal momento in cui Cedric era apparso dalla bacchetta… lo seppe, perché la donna che comparve era colei alla quale aveva pensato più spesso quella Notte…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Le parole furono ripetute, le sagome in ombra che premevano attorno le mormorarono senza fiato ai loro vicini… e poi altri le urlarono — le strillarono — nella Notte: «È morto!» «È morto!» «Cedric Diggory! Morto!»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Silente, dovrebbe proprio… guardalo… ne ha passate abbastanza staNotte…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Rimarrà, Minerva, perché deve capire» ribatté Silente asciutto. «Capire è il primo passo per accettare, e solo accettando si può guarire. Deve sapere chi lo ha condotto alle sofferenze di questa Notte, e perché».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Questo non è Alastor Moody» rispose piano Silente. «Tu non hai mai conosciuto Alastor Moody. Il vero Moody non ti avrebbe allontanato da me dopo ciò che è successo staNotte. Nel momento in cui ti ha portato via, ho capito… e vi ho seguiti».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Pozione Polisucco, Harry» disse Silente. «Vedi com’è tutto semplice e geniale. Perché Moody non beve mai se non dalla sua fiaschetta, lo sanno tutti. L’impostore, naturalmente, aveva bisogno di tenere a portata di mano il vero Moody, in modo da poter continuare a prepararsi la Pozione. Hai visto i suoi capelli…» Silente gettò uno sguardo al Moody in fondo al baule. «L’impostore glieli ha continuati a tagliare per tutto l’anno, vedi dove sono irregolari? Ma credo che nell’agitazione di questa Notte il nostro falso Moody si sia dimenticato di prenderla tanto spesso quanto avrebbe dovuto… allo scoccare dell’ora… ogni ora… vedremo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Con l’Incantesimo Imperius» disse Crouch. «Ero in potere di mio padre. Ero costretto a indossare un Mantello dell’Invisibilità giorno e Notte. Ero sempre con l’elfa domestica. Era la mia governante e custode. Le facevo pena. Convinse mio padre a farmi qualche regalino. Come ricompensa della mia buona condotta».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Arrivò a casa nostra nel cuore della Notte, tra le braccia del suo servo Codaliscia. Il mio signore aveva scoperto che ero ancora vivo. Aveva catturato Bertha Jorkins in Albania. L’aveva torturata. E lei gli aveva detto molte cose. Gli aveva detto del Torneo Tremaghi. Gli aveva detto che Moody, l’anziano Auror, avrebbe insegnato a Hogwarts. La torturò finché non spezzò l’Incantesimo della Memoria che mio padre aveva scagliato su di lei. Gli disse che ero fuggito da Azkaban. Gli disse che mio padre mi teneva prigioniero per impedire che andassi a cercare il mio signore. E così il mio signore seppe che ero ancora il suo fedele servitore: forse il più fedele di tutti. Concepì un piano sulla base delle informazioni che Bertha gli aveva fornito. Aveva bisogno di me. Giunse a casa nostra verso mezzaNotte. Mio padre aprì la porta».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Se pensassi di poterti aiutare» disse Silente con dolcezza, «facendo scendere su di te un sonno incantato, e permettendoti di posticipare il momento di ripensare a ciò che è accaduto staNotte, lo farei. Ma so quello che faccio. Attenuare il dolore per un po’ lo renderà più acuto quando alla fine lo sentirai. Ti sei dimostrato coraggioso ben al di là di quanto mi sarei aspettato da te. Ti chiedo di dimostrare il tuo coraggio ancora una volta. Ti chiedo di raccontarci cos’è successo».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Respirò profondamente e cominciò a raccontare. Mentre parlava, le immagini di tutto ciò che era accaduto quella Notte parvero levarsi davanti ai suoi occhi: vide la superficie scintillante della pozione che aveva fatto risorgere Voldemort, vide i Mangiamorte Materializzarsi tra le tombe, vide il corpo di Cedric disteso a terra accanto alla Coppa.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Lo dirò ancora» disse Silente, mentre la fenice spiccava il volo e si posava di nuovo sul trespolo vicino alla porta. «Questa Notte hai dato prova di un coraggio ben superiore a quanto mi sarei aspettato da te, Harry. Hai dimostrato un coraggio pari a quello di coloro che sono morti combattendo Voldemort al massimo del suo potere. Ti sei fatto carico della responsabilità di un mago adulto e ti sei scoperto pari a lui — e ora ci hai dato ciò che abbiamo il diritto di aspettarci. Vieni con me in infermeria. Non voglio che torni in dormitorio staNotte. Una Pozione Sonnifera, e un po’ di pace… Sirius, ti andrebbe di restare con lui?»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Molly» disse, con una mano alzata, «ti prego, ascoltami un attimo. Harry questa Notte ha vissuto esperienze terribili. Ha appena dovuto riviverle per me. Ora ha solo bisogno di sonno, pace e tranquillità. Se desidera che tutti voi restiate con lui» aggiunse, guardando Ron, Hermione e anche Bill, «potete farlo. Ma non voglio che gli facciate domande finché non sarà pronto a rispondere, e certo non stasera».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry si svegliò così caldo e sonnolento che non aprì gli occhi: voleva riaddormentarsi subito. La stanza era ancora illuminata fiocamente. Doveva essere ancora Notte, e aveva l’impressione di non aver dormito molto.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Poi cercò Harry con lo sguardo e vide che era sveglio, ma scosse il capo e disse: «Temo di non poterti permettere di interrogare Harry staNotte».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Avery… Nott… Tiger… Goyle…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ecco» disse Piton con voce roca. «Ecco. Il Marchio Nero. Non è netto come un’ora fa, quando è diventato scuro, ma si vede ancora. Ogni Mangiamorte è stato marchiato a fuoco così dal Signore Oscuro. Era un modo per riconoscerci, e per convocarci a lui. Quando lui toccava il Marchio di qualunque Mangiamorte, dovevamo Smaterializzarci, e Materializzarci immediatamente al suo fianco. È dall’inizio dell’anno che questo Marchio ha cominciato a diventare più evidente. Anche quello di Karkaroff. Perché crede che Karkaroff sia fuggito staNotte? Abbiamo sentito entrambi il marchio bruciare. Abbiamo capito entrambi che era tornato. Karkaroff teme la vendetta del Signore Oscuro. Ha tradito troppi dei suoi vecchi compagni per essere certo di essere il benvenuto».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    La signora Weasley posò la pozione sul comodino, si chinò e circondò Harry con le braccia. Lui non ricordava di essere mai stato abbracciato così, come da una mamma. Il pieno significato di tutto ciò che aveva visto quella Notte sembrò precipitargli addosso mentre la signora Weasley lo stringeva a sé. Il viso di sua madre, la voce di suo padre, la vista di Cedric a terra, morto, tutto prese a vorticare nella sua testa, finché non contrasse il viso per cercare di opporsi al grido di dolore che lottava per uscire dalla sua gola.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Che cosa ti ha chiesto di fare Silente, Hagrid?» gli chiese. «Ha mandato la professoressa McGranitt a chiedere a te e a Madame Maxime di incontrarlo… quella Notte».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Che cos’era che Piton aveva fatto su ordine di Silente, la Notte del ritorno di Voldemort? E perché… perché… Silente era così convinto che Piton fosse davvero dalla loro parte? Era la loro spia, l’aveva detto Silente nel Pensatoio. Piton era diventato una spia contro Voldemort, “a suo rischio e pericolo”. Era quello il compito che si era assunto di nuovo? Aveva preso contatto con i Mangiamorte, forse? Aveva finto di non essere mai davvero passato dalla parte di Silente, di aver semplicemente, come Voldemort stesso, aspettato l’occasione propizia?
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Harry guardò bene, e vide che aveva ragione. Gli venne in mente qualcosa. «C’era uno scarabeo sulla statua la Notte che abbiamo sentito Hagrid raccontare di sua madre a Madame Maxime!»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Harry scavalcò con un salto il cancello chiuso del parco e s’incamminò nell’erba rinsecchita. Il parco era vuoto come le strade attorno. Quando fu alle altalene, si lasciò cadere sull’unica che Dudley e i suoi amici non erano ancora riusciti a distruggere, attorcigliò un braccio attorno alla catena e rimase lì a fissare ingrugnito il terreno. Non poteva più nascondersi nell’aiuola dei Dursley. L’indomani avrebbe dovuto pensare a un nuovo modo per ascoltare il telegiornale. Nel frattempo, l’unica sua prospettiva era un’altra Notte di sonno disturbato, perché anche quando sfuggiva agli incubi su Cedric faceva sogni sconvolgenti di lunghi corridoi ciechi o che finivano contro porte chiuse a chiave, cosa che attribuiva alla sensazione di prigionia che provava da sveglio. Spesso la vecchia cicatrice sulla fronte prudeva fastidiosa, ma Harry non s’illudeva più che Ron o Hermione o Sirius l’avrebbero trovato interessante. In passato, il dolore alla cicatrice era stato il segnale d’avvertimento che Voldemort stava ridiventando forte, ma adesso che lui era tornato probabilmente gli avrebbero detto che era ovvio che fosse sempre irritata… niente di cui preoccuparsi… roba vecchia…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    L’ingiustizia di tutto questo gli fece montare una rabbia quasi da urlare. Se non fosse stato per lui, nessuno avrebbe nemmeno saputo che Voldemort era tornato! E la sua ricompensa era restare prigioniero a Little Whinging per ben quattro settimane, completamente isolato dal mondo magico, ridotto ad accucciarsi tra le begonie moribonde per sentir parlare di pappagallini che facevano sci d’acqua! Com’era possibile che Silente l’avesse dimenticato così facilmente? Perché Ron e Hermione erano in vacanza insieme e non avevano invitato anche lui? Quanto ancora doveva sopportare che Sirius gli dicesse di star calmo e fare il bravo, o resistere alla tentazione di scrivere a quella stupida Gazzetta del Profeta per far notare che Voldemort era tornato? Questi pensieri furibondi vorticavano nella testa di Harry, e le sue viscere si contorcevano per la rabbia nell’afosa Notte di velluto che calava attorno a lui, l’aria carica dell’odore di erba calda e secca, unico rumore il sordo brontolio del traffico sulla strada oltre le inferriate del parco.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Magnolia Road, come Privet Drive, era piena di grandi case quadrate con prati perfettamente curati, tutte appartenenti a grandi proprietari quadrati che guidavano auto molto pulite simili a quella di zio Vernon. Harry preferiva Little Whinging di Notte, quando le tende abbassate disegnavano macchie di colore come gioielli nell’oscurità e lui non correva il rischio di sentire borbottii di disapprovazione per il suo aspetto da “delinquente”. Camminava in fretta, tanto che a metà di Magnolia Road la banda di Dudley fu di nuovo in vista; si stavano congedando all’imbocco di Magnolia Crescent. Harry entrò nell’ombra di un grande albero di lillà e attese.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non sei così coraggioso di Notte, vero?» sogghignò Dudley.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Adesso è Notte, Diddy. Si chiama così quando diventa tutto buio».
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ti ho sentito ieri Notte» disse Dudley. «Che parlavi nel sonno. Che piagnucolavi».
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Che cosa intendi dire?» chiese di nuovo Harry, ma c’era una sensazione di gelo e di vuoto nel suo stomaco. La Notte prima aveva rivisitato il cimitero in sogno.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Qualcosa era successo alla Notte. Il cielo indaco cosparso di stelle all’improvviso era diventato nero come la pece e privo di luci: le stelle, la luna, i lampioni nebulosi ai due capi del vicolo erano scomparsi. Il rombo lontano delle auto e il sussurro degli alberi erano spariti. La serata fragrante all’improvviso era fredda e pungente. Erano circondati da un’oscurità totale, impenetrabile, silenziosa, come se una mano gigante avesse gettato uno spesso mantello ghiacciato sull’intero vicolo, accecandoli.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Una sagoma incappucciata e torreggiante scivolava quieta verso di lui, incombente sul suolo, senza piedi o volto visibili sotto la veste, succhiando la Notte.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ordini di Silente. Io dovevo tenerti d’occhio senza dire niente, eri troppo giovane. Mi dispiace di averti offerto uno svago così deprimente, Harry, ma i Dursley non ti avrebbero mai permesso di venire se avessero creduto che ti divertivi. Non è stato facile, sai… ma oh, parola mia» disse in tono tragico, torcendosi le mani un’altra volta, «quando lo saprà Silente… come ha potuto andarsene, quel Mundungus, era di guardia fino a mezzaNotte… dov’è? Come farò a dire a Silente che cosa è successo? Io non sono capace di Materializzarmi».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Vado dritto a casa» rispose la signora Figg, scrutando la via buia con un brivido. «Devo aspettare altre istruzioni. Tu rimani dentro e basta. BuonaNotte».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Un tonfo rimbombante riempì la cucina. Zia Petunia urlò, zio Vernon gridò e si chinò, ma per la terza volta quella Notte Harry cercò la fonte di un rumore che non aveva provocato lui. La individuò subito: un gufo stordito e arruffato era posato sul davanzale della cucina e aveva appena cozzato contro la finestra chiusa.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zio Vernon spostò lo sguardo da lei a Dudley a Harry, come nella speranza che qualcuno stesse per urlare “Pesce d’aprile!” Poiché nessuno lo fece, aprì di nuovo la bocca, ma la fatica di trovare altre parole gli fu risparmiata dall’arrivo del terzo gufo della serata. Filò attraverso la finestra ancora aperta come una palla di cannone piumata e atterrò con un acciottolio sul tavolo di cucina, facendo sobbalzare dallo spavento tutti e tre i Dursley. Harry gli sfilò dal becco una seconda busta dall’aria ufficiale e la strappò mentre il gufo tornava a volteggiare nella Notte.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry la trovò una risposta così inadeguata a tutto ciò che era accaduto quella Notte che voltò la pergamena, cercando il resto della lettera. Ma non c’era altro.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Voglio la verità su quello che è successo staNotte!» abbaiò zio Vernon. «Se sono stati i Disserratori a far del male a Dudley, come mai sei stato espulso? Hai fatto una tu-sai-che-cosa, l’hai ammesso!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Non ebbe particolari reazioni all’idea che i Dursley uscissero. Che fossero o non fossero in casa, per lui non faceva alcuna differenza. Non riusciva nemmeno a raccogliere l’energia necessaria per alzarsi e accendere la luce. La stanza divenne via via più buia attorno a lui. Giaceva ascoltando i rumori della Notte entrare dalla finestra sempre aperta, in attesa del momento benedetto del ritorno di Edvige.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Notte serena» borbottò Moody, mentre il suo occhio magico scrutava i cieli. «Un po’ di nuvole ci sarebbero state più utili per coprirci. Ehi, tu» abbaiò a Harry, «voleremo in formazione compatta. Tonks starà davanti a te, stalle attaccato alla coda. Lupin ti coprirà da sotto. Io starò dietro di te. Tutti gli altri si disporranno attorno a noi. Non romperemo le righe per nessun motivo, capito? Se uno di noi viene ucciso…»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry decollò con un robusto slancio. La fresca aria Notturna gli sfrecciò tra i capelli mentre gli ordinati giardini quadrati di Privet Drive si allontanavano, rimpicciolendo in fretta in un patchwork di verde scuro e di nero, e ogni pensiero dell’udienza del Ministero fu spazzato via quasi che il fiotto d’aria gliel’avesse soffiato fuori dalla testa. Era come se il cuore gli stesse per esplodere di piacere; volava di nuovo, volava via da Privet Drive come aveva fantasticato per tutta l’estate, stava tornando a casa… per qualche glorioso istante, tutti i suoi problemi parvero ritirarsi nel nulla, insignificanti nel vasto cielo stellato.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «E se volete cenare prima di mezzaNotte avrò bisogno di una mano» disse la signora Weasley, rivolta a tutti quanti. «No, tu resta dove sei, Harry caro, hai fatto un lungo viaggio».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Sono sicuro che non si unirebbero mai a Voi-Sapete-Chi» commentò il signor Weasley, scuotendo il capo. «Anche loro hanno subito delle perdite; ricordate quella famiglia di goblin che ha assassinato l’ultima volta dalle parti di Nottingham?»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Addormentata, sì, sicuro» mormorò Fred, dopo che Hermione ebbe augurato loro la buonaNotte, mentre salivano al piano di sopra. «Se Ginny non è sveglia ad aspettare che Hermione le racconti tutto, io sono un Vermicolo…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «’Notte» dissero Harry e Ron ai gemelli.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Non possiamo lasciarli uscire a caccia tutte le Notti» spiegò Ron infilandosi il pigiama marrone. «Silente non vuole troppi gufi che planano nella piazza, sarebbe sospetto. Oh, sì… dimenticavo…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Kreacher» spiegò Ron spegnendo la luce. «La prima Notte che ero qui è entrato alle tre del mattino. Fidati, non è bello svegliarsi e trovarlo che si aggira per la stanza». S’infilò nel letto, si sistemò sotto le coperte, poi si voltò a guardare l’amico nell’oscurità; Harry ne distinse la sagoma alla luce della luna che filtrava attraverso la finestra incrostata. «Comunque… che cosa ne pensi?»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Probabilmente sta cercando un posto sicuro dove nasconderli» rispose Harry. «Non è quello che stava facendo la Notte che avrebbe dovuto seguire me? Recuperare dei calderoni sospetti?»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Come Quartier Generale è l’ideale, naturalmente» disse Sirius. «Mio padre l’ha dotata di ogni misura di sicurezza nota al mondo magico, quando abitava qui. È irrilevabile, quindi i Babbani non potrebbero mai venire a suonare alla porta — come se potessero mai desiderarlo — e ora che Silente ha aggiunto la sua protezione, sarebbe difficile trovare una casa più sicura. Silente è il Custode Segreto dell’Ordine, sai. Nessuno può trovare il Quartier Generale a meno che lui non gli dica personalmente dove si trova. Quel biglietto che Moody ti ha mostrato ieri Notte era di Silente…» Sirius scoppiò in una breve risata simile a un latrato. «Se i miei genitori potessero vedere a che uso è adibita la loro casa adesso… be’, il ritratto di mia madre dovrebbe darti una vaga idea…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Sono sta-sta-stata su tutta la Notte» disse, con un altro sbadiglio che la scosse tutta. «Vieni a sederti…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «…e dovrò dire a Silente che domani non posso fare il turno di Notte. Sono t-t-troppo stanca» concluse Tonks, con un nuovo enorme sbadiglio.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Silente avanzava con serenità nell’aula, sfoggiando una lunga veste blu mezzaNotte e un’espressione di calma perfetta. La lunga barba e i capelli d’argento scintillavano alla luce delle torce mentre si avvicinava a Harry e guardava in su verso Caramell attraverso gli occhiali a mezzaluna posati a metà del naso adunco.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Il fatto era che vivere al Quartier Generale del movimento anti-Voldemort non era neanche da lontano così eccitante quanto Harry si sarebbe aspettato. Anche se i membri dell’Ordine della Fenice andavano e venivano regolarmente, e a volte si fermavano per i pasti o per scambiare informazioni sottovoce, la signora Weasley faceva in modo che Harry e gli altri fossero tenuti accuratamente fuori tiro d’orecchio (Oblungo o normale) e nessuno, nemmeno Sirius, pareva credere che Harry avesse bisogno di sapere qualcosa di più di quello che aveva sentito la Notte del suo arrivo.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Non sempre, però, Harry ribatté a se stesso. Non hanno lottato contro Raptor. Non hanno sfidato Riddle e il Basilisco. Non si sono sbarazzati di tutti quei Dissennatori la Notte della fuga di Sirius. Non erano nel cimitero con me, quando Voldemort è tornato…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    E la stessa sensazione di ingiustizia che l’aveva sopraffatto la Notte del suo arrivo si destò di nuovo. Ho decisamente fatto di più, pensò Harry indignato. Ho fatto più di tutti e due!
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Be’, credo che sistemerò quel Molliccio prima di andare a dormire… Arthur, non farli andare a letto troppo tardi, d’accordo? BuonaNotte, Harry caro».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

   Harry passò una Notte inquieta. I suoi genitori continuavano a entrare e uscire dai suoi sogni, senza mai parlare; la signora Weasley singhiozzava sul cadavere di Kreacher, vegliato da Ron e Hermione che portavano fiori, e ancora una volta Harry si ritrovò a camminare lungo un corridoio che finiva su una porta chiusa a chiave. Si svegliò all’improvviso con la cicatrice che gli prudeva. Ron era già vestito e gli stava parlando.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry era seduto con la fronte premuta contro il finestrino e cercava di avvistare un primo scorcio di Hogwarts, ma era una Notte senza luna e il vetro rigato di pioggia era sudicio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Uscirono a fatica dallo scompartimento e avvertirono il primo pizzicore dell’aria Notturna già mentre si univano alla folla nel corridoio. Lentamente avanzarono verso gli sportelli. Harry annusò l’odore dei pini che fiancheggiavano il sentiero per il lago. Scese sul marciapiede e si guardò intorno, in attesa del familiare richiamo «Primo anno da questa parte… primo anno…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry era sconcertato. Il cavallo era lì davanti a lui, scintillante e concreto nella luce tenue che emanava dalle finestre della stazione, col vapore che gli usciva dalle narici nella fredda aria Notturna. Eppure, a meno che non facesse apposta — ed era uno scherzo molto stupido, se lo era — Ron non riusciva proprio a vederlo.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Le carrozze si fermarono sferragliando accanto ai gradini di pietra che salivano al portone di quercia. Harry scese per primo e si voltò di nuovo in cerca di finestre illuminate giù vicino alla foresta, ma non c’era alcun segno di vita nella capanna di Hagrid. Riluttante, perché aveva quasi sperato che sarebbero scomparse, rivolse invece lo sguardo alle strane creature scheletriche immobili e tranquille nella gelida aria Notturna, i vacui occhi bianchi che brillavano.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Non male» borbottò Harry, poiché una cronaca veritiera della sua vacanza avrebbe occupato gran parte della Notte e non se la sentiva. «E tu?»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    S’infilò nel letto e fece per tirare le tende attorno a sé, ma Seamus disse: «Senti… cos’è successo veramente quella Notte quando… sì, insomma, quando… con Cedric Diggory?»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Be’, l’altra Notte ho sognato che giocavo a Quidditch» disse Ron, contraendo il viso nello sforzo di ricordare. «Che cosa credi che voglia dire?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Trattennero tutti il respiro, perché nessuno di loro, tranne Ron e Hermione, aveva mai sentito Harry parlare di ciò che era successo la Notte della morte di Cedric. Spostarono gli sguardi curiosi da Harry alla professoressa Umbridge, che aveva alzato gli occhi e lo guardava senza alcuna traccia del suo sorriso posticcio.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry pensò ai sinistri cavalli alati che aveva visto la Notte del suo arrivo e che anche Luna aveva detto di vedere. Ebbe un attimo di sgomento. Aveva mentito? Ma, prima che potesse dedicare altri pensieri all’argomento, Ernie Macmillan gli si avvicinò.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry uscì dal suo ufficio senza una parola. La scuola era praticamente deserta; era di sicuro mezzaNotte passata. Risalì lentamente il corridoio, poi, quando ebbe voltato l’angolo e fu sicuro che lei non lo sentisse, prese a correre.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Il secondo castigo fu orrendo come il precedente. La pelle sul dorso della mano di Harry si irritò più in fretta e ben presto fu rossa e infiammata. Harry pensò che non sarebbe riuscita a rimarginarsi del tutto ancora a lungo. Ben presto la ferita sarebbe rimasta incisa sulla sua mano e la Umbridge forse sarebbe stata soddisfatta. Non si lasciò sfuggire nemmeno un gemito di dolore, tuttavia, e dal momento in cui entrò nella stanza a quando fu congedato, di nuovo dopo mezzaNotte, non disse altro che «buonasera» e «buonaNotte».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Be’, secondo me dovresti» insisté Ron, ma fu interrotto dalla Signora Grassa, che li aveva osservati sonnacchiosa e ora sbottò: «Volete dirmi la parola d’ordine o devo stare sveglia tutta la Notte ad aspettare che finiate di cianciare?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La pergamena luccicava di gocce di sangue e il dorso della mano gli bruciava di dolore. Quando Harry alzò di nuovo lo sguardo, era calata la Notte e il campo di Quidditch non si distingueva più.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Sturgis Podmore, 38 anni, residente al numero due di Laburnum Gardens, Clapham, è apparso davanti al Wizengamot con l’accusa di effrazione e tentata rapina al Ministero della Magia il 31 agosto. Podmore è stato arrestato da Eric Munck, guardiamago del Ministero della Magia, che l’ha sorpreso nel tentativo di forzare una porta di massima sicurezza all’una di Notte. Podmore, che si è rifiutato di parlare in propria difesa, è stato condannato per entrambe le accuse e dovrà scontare sei mesi ad Azkaban.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Non fare lo sciocco, non è solo perché ha tentato di aprire una porta. Che cosa accidenti ci faceva al Ministero della Magia all’una di Notte?» bisbigliò Hermione.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ma voglio offrirti qualcosa di più delle mie congratulazioni, Ron: voglio darti qualche consiglio, per questo ti mando la lettera di Notte invece che con la solita posta del mattino. Spero che riuscirai a leggerla lontano da sguardi indiscreti e a evitare domande imbarazzanti.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Era mezzaNotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro tre e Grattastinchi. Gli unici rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro temi, e il fruscio delle pagine mentre controllava varie informazioni nei libri sparsi sul tavolo. Harry era sfinito. Provava anche uno strano senso di nausea e di vuoto allo stomaco, che niente aveva a che vedere con la stanchezza e tutto con la lettera che ormai si arricciava nera nel cuore del fuoco.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Oggi continueremo a studiare i sogni profetici» disse, nel coraggioso tentativo di mantenere l’abituale tono mistico nonostante l’incertezza nella voce. «Dividetevi a coppie e interpretate le visioni Notturne del compagno con l’aiuto dell’Oracolo».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Ma non lo so, ieri Notte, fai tu» disse Harry, cercando di ascoltare quello che la Umbridge diceva alla Cooman. Erano solo a un tavolino di distanza da lui e Ron. La Umbridge stava aggiungendo un appunto sulla sua tavoletta e la Cooman sembrava profondamente offesa.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Era quasi mezzaNotte quando Harry uscì dall’ufficio della Umbridge quella sera; la sua mano sanguinava così copiosamente che macchiò la sciarpa in cui l’aveva avvolta. Era convinto di trovare la sala comune vuota al suo ritorno, ma Ron e Hermione erano rimasti alzati ad aspettarlo. Fu contento di vederli, soprattutto perché Hermione sembrava più disposta alla solidarietà che alla critica.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Ci fu un momento di silenzio. Una lieve brezza Notturna scosse appena il vetro della finestra alle spalle di Ron, e il fuoco tremolò.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Be’, io vado a letto» disse, con voce che si sforzava di essere naturale. «Ehm… ’Notte».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    All’improvviso Harry si sentì così stanco che fu tentato di sprofondare di nuovo nella poltrona e dormire lì, ma si costrinse ad alzarsi e seguire Ron di sopra. La sua Notte inquieta fu costellata di sogni di lunghi corridoi e porte chiuse a chiave, e il mattino dopo si svegliò con la cicatrice che bruciava di nuovo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry furente. Piton aveva già assegnato dei compiti e quella sera c’era l’allenamento di Quidditch; questo significava un altro paio di Notti insonni. Non gli sembrava possibile di essersi svegliato tanto felice, quella mattina. Ora provava solo il fervente desiderio che quella giornata finisse al più presto.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Forse salto Divinazione» annunciò tetro dopo pranzo, in cortile, con il vento che agitava gli orli delle vesti e le tese dei cappelli. «Fingerò di star male e farò il tema per Piton, così non dovrò stare sveglio staNotte».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Ci volle ancora un bel po’ prima che la folla attorno ai gemelli Weasley si disperdesse, poi Fred, Lee e George rimasero a contare gli incassi. Perciò fu solo a mezzaNotte passata che Harry, Ron e Hermione ebbero la sala comune tutta per loro. Alla fine Fred si chiuse alle spalle la porta che conduceva ai dormitori maschili, facendo tintinnare le sue monete con tanta ostentazione che Hermione gli scoccò un’occhiataccia. Harry non era andato molto avanti con il suo tema e decise di lasciar perdere. Mentre metteva via i libri, Ron, che si stava appisolando in poltrona, si svegliò con un grugnito soffocato e guardò confusamente nel fuoco.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Dice che per nessuna ragione al mondo devi partecipare a gruppi segreti di Difesa contro le Arti Oscure. Dice che saresti espulso di sicuro e il tuo futuro sarebbe rovinato. Dice che avrai un sacco di tempo per imparare come difenderti e che sei troppo giovane per preoccupartene adesso. In più, consiglia» e gli occhi di Sirius si rivolsero agli altri due, «a Harry e Hermione di non andare avanti con il gruppo, anche se si rende conto di non avere autorità su di voi, e vi prega solo di ricordare che ha a cuore il vostro bene. Vi avrebbe scritto tutto questo, ma se il gufo fosse stato intercettato voi sareste finiti in un guaio serio, e non può dirvelo di persona perché staNotte è di turno».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Ci è mancato davvero poco, staNotte» continuò Hermione. «Mi domando solo se la Umbridge sa quanto ci è andata vicina. Silencio».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «L’ultima volta è stato perché era contento» disse. «Molto contento. Credeva… che stesse per succedere qualcosa di buono. E la Notte prima che tornassimo a Hogwarts…» Ripensò al momento in cui la cicatrice gli aveva fatto male da morire, nella stanza che occupava con Ron a Grimmauld Place «…era furioso…»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    La mezzaNotte arrivò e passò mentre Harry leggeva e rileggeva un paragrafo sugli usi della coclearia, del levistico e della starnutaria senza capire nemmeno una parola.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Winky beve ancora tanto, signore» disse malinconico, abbassando gli enormi occhi verdi, grandi come palle da tennis. «Ancora non vuole vestiti, Harry Potter. E nemmeno gli altri elfi domestici. Nessuno di loro pulirà più la Torre di Grifondoro, con tutti i berretti e calzini nascosti ovunque, per loro è un insulto, signore. Dobby fa tutto da solo, signore, ma a Dobby non importa, perché lui spera sempre di incontrare Harry Potter e staNotte è successo!» Dobby fece un altro profondo inchino. «Ma Harry Potter non sembra felice» proseguì, raddrizzandosi e guardandolo timidamente. «Dobby lo ha sentito mormorare nel sonno. Harry Potter stava facendo un brutto sogno?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «E se avessi davvero bisogno di un bagno» lo interruppe Harry, ricordando all’improvviso una cosa detta da Silente al Ballo del Ceppo, il Natale prima, «si riempirebbe di vasi da Notte?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Non staNotte, Dobby» disse riluttante, abbandonandosi di nuovo nella poltrona. «È una cosa molto importante… non voglio rovinare tutto, bisogna prepararla con cura. Senti, puoi dirmi dov’è di preciso questa Stanza delle Necessità, e come si fa a entrare?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Sì, signor Potter, ritengo che una squalifica a vita sia l’ideale» disse la Umbridge, con un sorriso che si allargava sempre più mentre Harry si sforzava di capire quello che aveva appena sentito. «Lei e il signor Weasley qui presente. E per essere sicuri, credo che anche il gemello di questo giovaNotto vada fermato… se le sue compagne di squadra non gliel’avessero impedito, sono certa che avrebbe attaccato anche lui il giovane Malfoy. Naturalmente le loro scope sono confiscate; le terrò al sicuro nel mio ufficio, per essere certa che la squalifica non venga violata. Ma non sono irragionevole, professoressa McGranitt» proseguì, rivolgendosi alla McGranitt, che la fissava, immobile come una statua di ghiaccio. «Il resto della squadra può continuare a giocare, non ho visto segni di violenza da parte loro. Bene… buon pomeriggio».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Trovati!» disse Hagrid con fierezza. «Ci siamo affacciati su un burrone una Notte ed eccoli là, sotto di noi. Piccoli fuochi e ombre enormi… era come guardare pezzi di montagne che si muovono…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Silente aveva detto di andarci molto piano» rispose Hagrid, «di farci vedere che mantenevamo le promesse. Torneremo domani con un altro regalo, e poi torniamo davvero con un altro regalo… fa una buona impressione, no? E a loro ci dà il tempo di provare il primo regalo e vedere che è buono, e ci fa venire voglia di un altro. In ogni caso, i giganti come Karkus, se ci dici troppe cose quelli ti ammazzano solo per farla più facile. Perciò ci siamo levati di torno e abbiamo trovato una bella caverna dove passare la Notte, e il giorno dopo siamo tornati. Stavolta Karkus ci aspettava tutto contento».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non tanto» disse Hagrid. «Stava molto a sentire. Ma c’era qualche segno buono. Aveva sentito parlare di Silente, che era contrario a uccidere i giganti rimasti in Inghilterra. Insomma, sembrava interessato. E qualcuno degli altri, soprattutto quelli che ci capivano, si sono messi intorno e ascoltavano. Siamo andati via tutti speranzosi, quel giorno, e abbiamo promesso che tornavamo il giorno dopo con un altro regalo. Ma quella Notte è andato tutto storto».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Quella Notte è scoppiata una lite giù nella valle, l’abbiamo visto dalla nostra caverna. È andata avanti per ore, un rumore da non crederci. E quando il sole è sorto la mattina dopo la neve era rossa e la sua testa era in fondo al lago».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, erano quelli che avevano preso le mazzate, no?» spiegò Hagrid, paziente. «Quelli con un po’ di sale in zucca si tenevano alla larga da Golgomath, stavano nascosti nelle caverne intorno al burrone, come noi. Così abbiamo deciso di fare un giro di Notte nelle caverne per vedere se riuscivamo a convincere qualcuno».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, non erano i giganti che ci preoccupavano» rispose Hagrid, «ma i Mangiamorte. Silente ci aveva detto di non mischiarci con loro se potevamo evitarlo, e il problema era che lo sapevano che noi eravamo lì… figurati se Golgomath non gliel’aveva detto. Di Notte, quando i giganti dormivano e noi volevamo strisciare nelle caverne, Macnair e quell’altro giravano per le montagne a cercarci. È stata dura impedire a Olympe di saltarci addosso» disse Hagrid, con gli angoli della bocca che gli sollevavano la barba incolta, «aveva una gran voglia di attaccarli… è forte, quando si arrabbia, Olympe… una tosta, sapete… dev’essere perché è francese…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Cosa? Ah… Ah, sì, certo. La terza Notte dopo la morte di Karkus siamo usciti dalla nostra caverna e siamo tornati giù nella valle, con gli occhi bene aperti per i Mangiamorte. Abbiamo girato un paio di caverne, niente… e poi, tipo alla sesta, abbiamo trovato tre giganti nascosti».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh sì» disse mielosa la Umbridge, voltandosi verso di lui con la mano già posata sulla maniglia. «Il Ministro è deciso a liberarsi degli insegnanti insoddisfacenti, signor Hagrid. BuonaNotte».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Invece non videro l’Inquisitore Supremo da nessuna parte mentre marciavano a fatica nella neve. Hagrid li aspettava sul limitare della foresta. Non aveva un aspetto rassicurante: i lividi che sabato Notte erano stati violacei ora si erano tinti di un giallo verdastro e alcuni dei tagli sembravano sanguinare ancora. Harry non capiva: forse era stato attaccato da qualche creatura dotata di un veleno che impediva alle ferite di guarire? Tanto per completare l’infausto quadretto, Hagrid portava in spalla qualcosa che assomigliava a mezza mucca morta.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Be’, ’Notte» disse Hermione con un gran sbadiglio, e si avviò al dormitorio femminile.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Si spogliarono e si misero i pigiami in silenzio; Dean, Seamus e Neville erano già addormentati. Harry posò gli occhiali sul comodino e s’infilò nel letto, ma non chiuse le tende; rimase a guardare la striscia di cielo stellato visibile dalla finestra vicina al letto di Neville. Se ieri Notte a quell’ora avesse saputo che entro ventiquattr’ore avrebbe baciato Cho Chang…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «’Notte» grugnì Ron da un punto imprecisato alla sua destra.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «’Notte» rispose Harry.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Benché fosse mezzaNotte passata, si udivano voci nella stanza, un gran parlare. Sembrava che Silente stesse intrattenendo almeno una decina di persone.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Silente era seduto alla sua scrivania, su una sedia dallo schienale alto; si chinò in avanti nel cerchio di luce della candela che illuminava le carte sparse davanti a lui. Indossava una vestaglia viola e oro, sontuosamente ricamata, sopra una camicia da Notte candida, ma era perfettamente sveglio, e i suoi penetranti occhi azzurri fissavano la professoressa McGranitt.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Se Harry aveva mai passato una Notte più lunga di quella, non lo ricordava. Sirius a un certo punto suggerì, senza la minima convinzione, che andassero tutti a letto, ma gli sguardi disgustati dei Weasley furono una risposta sufficiente. Rimasero seduti attorno al tavolo in silenzio, a guardare lo stoppino della candela affondare sempre più nella cera liquida, avvicinando di tanto in tanto le bottiglie alle labbra, parlando solo per chiedere l’ora, per chiedersi ad alta voce che cosa stava succedendo, e per rassicurarsi a vicenda che se ci fossero state brutte notizie le avrebbero sapute, perché la signora Weasley doveva essere già arrivata al San Mungo da un pezzo.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Harry riusciva a stento a sopportare la sua riconoscenza, ma per fortuna lei lo lasciò andare subito per ringraziare Sirius di essersi occupato dei suoi figli durante la Notte. Sirius disse che era stato un piacere, e che sperava che sarebbero rimasti tutti da lui mentre il signor Weasley era all’ospedale.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Harry, non avevi detto che Tu-Sai-Chi possiede un serpente?» chiese Fred, guardando se suo padre reagiva. «Uno grosso? L’hai visto la Notte in cui è tornato, non è vero?»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Io sono l’arma, pensò Harry, e fu come se nelle vene gli scorresse un veleno che lo raggelava, facendolo sudare mentre assecondava il dondolio del treno nella galleria buia. È me che Voldemort sta cercando di usare, ecco perché mi sorvegliano ovunque vada, non è per proteggere me, ma gli altri, solo che non funziona, non possono seguirmi dappertutto a Hogwarts… ho attaccato io il signor Weasley la Notte scorsa, sono stato io. Voldemort mi ha costretto a farlo e ora potrebbe essere dentro di me, e ascoltare i miei pensieri…
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    E poi, con un terribile senso di panico, pensò: questa è una follia… se sono posseduto da Voldemort, in questo momento gli sto dando una visione perfetta del Quartier Generale dell’Ordine della Fenice! Saprà chi fa parte dell’Ordine e dove si trova Sirius… e da quando sono qui ho sentito un mucchio di cose che non avrei dovuto sapere, tutto quello che Sirius mi ha detto la prima Notte, quando sono arrivato…
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sono venuta con il Nottetempo» riprese Hermione in tono leggero, sfilandosi la giacca prima che Harry avesse il tempo di parlare. «Ieri mattina Silente mi ha raccontato quello che è successo, ma ho dovuto per forza aspettare la fine ufficiale delle lezioni per partire. La Umbridge è già livida perché voi le siete scomparsi sotto il naso, anche se Silente le ha detto che il signor Weasley era al San Mungo e che vi aveva dato il permesso di andare a trovarlo. Allora…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Oh, piantala di fare l’incompreso» disse Hermione tagliente. «Ascolta, mi hanno raccontato quello che hai sentito la Notte scorsa con le Orecchie Oblunghe…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry sbirciò dentro. L’armadio era occupato da un grosso e antiquato scaldabagno, ma nello spazio sotto i tubi Kreacher si era creato una specie di nido. Un groviglio di stracci e vecchie coperte puzzolenti era ammucchiato sul pavimento e un piccolo incavo mostrava il punto in cui Kreacher si acciambellava ogni Notte. Qua e là c’erano croste di pane raffermo e vecchi pezzi ammuffiti di formaggio. In un angolo brillavano piccoli oggetti e monete che Kreacher, immaginò Harry, aveva salvato, come fanno le gazze, dalla gran pulizia di Sirius; era anche riuscito a recuperare le foto di famiglia incorniciate d’argento che Sirius aveva gettato via in estate. I vetri erano rotti, ma le piccole figure in bianco e nero lo guardavano ancora con arroganza, compresa (Harry sentì una piccola fitta allo stomaco) la donna scura dalle palpebre pesanti che aveva visto processare nel Pensatoio di Silente: Bellatrix Lestrange. A quanto pareva, la sua era la foto preferita di Kreacher; l’aveva messa davanti alle altre e aveva aggiustato alla meglio il vetro con il Magiscotch.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non lo vedo dalla Notte in cui siamo tornati qui» rispose Harry. «Gli avevi ordinato di uscire dalla cucina».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La signora Weasley non era soddisfatta della risposta del marito. Quando lui si sporse in avanti per stringere la mano a Harry, lei sbirciò le bende sotto la camicia da Notte.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «…l’unico rimedio è prendere il fegato di un rospo, legartelo stretto attorno alla gola e stare nudo in un barile di occhi di anguilla durante una Notte di luna…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Dovevano tornare a Hogwarts con il Nottetempo l’indomani, scortati ancora una volta da Tonks e Lupin; erano entrambi in cucina quando Harry, Ron e Hermione scesero, la mattina dopo. Gli adulti sembravano immersi in una conversazione sussurrata; ma non appena Harry aprì la porta, tutti si voltarono e tacquero di colpo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    L’ultima volta che Harry aveva viaggiato sul Nottetempo era di sera, e i tre piani erano stipati di letti d’ottone. Ora, di prima mattina, era zeppo di sedie scompagnate, ammucchiate a caso attorno ai finestrini. Molte dovevano essere cadute quando l’autobus aveva frenato di colpo in Grimmauld Place; alcuni maghi e streghe si stavano ancora rialzando tra i brontolii, e un sacchetto della spesa si era rovesciato distribuendo per tutta la lunghezza dell’autobus uno sgradevole miscuglio di uova di rana, scarafaggi e budini.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Porse loro i biglietti e continuò a fissare incantato Harry. A quanto pareva, a Stan non importava quanto uno era matto, se era abbastanza famoso da finire sui giornali. Il Nottetempo oscillò in modo allarmante, sorpassando una fila di macchine sulla corsia interna. Harry vide Hermione coprirsi gli occhi con le mani, mentre Leotordo dondolava felice sulla sua spalla.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Le sedie scivolarono di nuovo all’indietro quando il Nottetempo balzò dall’autostrada di Birmingham a una tranquilla strada di campagna tutta curve. Le siepi si scansavano con un salto ogni volta che il bus montava sul ciglio della strada. Da lì passarono alla via principale di una città piena di traffico, poi a un viadotto circondato da alte colline, poi a una strada battuta dal vento tra due altipiani, ogni volta con un fragoroso BANG.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Pochi minuti dopo il Nottetempo frenò stridendo davanti a un piccolo pub, che si ritrasse per evitare la collisione. Sentirono che Stan aiutava la povera Madama Palude a scendere, e i mormorii sollevati degli altri passeggeri al secondo piano. Il bus ripartì e prese velocità, finché…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    I sei ragazzi risalirono il viale scivoloso verso il castello, trascinando i bauli. Hermione parlava già di sferruzzare altri berretti da elfo prima di andare a dormire. Quando furono davanti alle porte di quercia, Harry si guardò indietro: il Nottetempo se n’era andato, ma quasi quasi, visto che cosa lo aspettava la sera dopo, avrebbe preferito trovarsi ancora a bordo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Per mesi aveva sognato un corridoio senza finestre che terminava con una porta chiusa a chiave, senza mai capire che si trattava di un luogo vero. Ora, rivedendo quel ricordo, capiva di aver sempre sognato il corridoio percorso insieme al signor Weasley il dodici agosto, mentre correvano verso la sala udienze del Ministero; era quello che portava all’Ufficio Misteri, ed era lì che il signor Weasley si trovava la Notte in cui era stato attaccato dal serpente.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Devi sgombrare la tua mente da ogni emozione tutte le Notti prima di dormire; svuotala, rendila piatta e calma. Hai capito?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Attraversò la sala comune, evitò George che cercava di ficcargli in testa un Cappello Decapitato e raggiunse la quiete e l’aria fresca della scala di pietra che portava ai dormitori dei ragazzi. Aveva di nuovo la nausea, come la Notte in cui aveva avuto la visione del serpente, ma pensò che se si fosse disteso per un po’ sarebbe stato meglio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Eccoti servito, Harry» disse Ron sgomento. «Ecco perché era felice ieri Notte».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    L’Ospedale San Mungo si è impegnato ad avviare un’approfondita inchiesta, dopo che ieri Notte Broderick Bode, 49 anni, dipendente del Ministero della Magia, è stato trovato morto nel suo letto, strangolato da una pianta in vaso. I Guaritori accorsi sulla scena non hanno potuto rianimare il signor Bode, che era rimasto vittima di un infortunio sul lavoro qualche settimana fa.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Prima di cominciare a studiare Occlumanzia, la sua cicatrice pizzicava ogni tanto, di solito di Notte, o durante uno di quegli strani picchi dell’umore di Voldemort. Invece ora non smetteva mai di bruciare, e spesso Harry avvertiva un senso improvviso di fastidio o allegria che non aveva alcun legame con ciò che gli stava succedendo, accompagnato da una fitta particolarmente dolorosa alla fronte. Aveva l’orribile sensazione di essersi trasformato in una sorta di antenna sintonizzata sulle minime fluttuazioni d’umore di Voldemort, ed era certo di poter fare risalire l’inizio di questa sensibilità esasperata alla prima lezione di Occlumanzia con Piton. In più, sognava quasi ogni Notte di camminare lungo il corridoio che portava all’Ufficio Misteri, e finiva sempre con lui che si fermava a guardare con desiderio la semplice porta nera.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sono le lezioni di Piton che la fanno peggiorare» rispose Harry. «Non ne posso più di questo dolore alla cicatrice, e mi sono stufato di camminare lungo quel corridoio tutte le Notti». Si strofinò la fronte con rabbia. «Vorrei solo che quella porta si aprisse, mi sono stufato di stare lì a guardarla…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Con tali preoccupazioni e tante cose da fare (una sconcertante quantità di compiti che spesso tenevano in piedi gli allievi del quinto oltre la mezzaNotte, le riunioni segrete dell’ES e le lezioni con Piton) gennaio parve passare a una velocità allarmante. Prima che Harry se ne rendesse conto, arrivò febbraio, portando con sé un clima più umido e mite e l’attesa della seconda visita a Hogsmeade. Harry aveva avuto pochissimo tempo per parlare con Cho da quando avevano deciso di andare al villaggio insieme, ma ecco che all’improvviso si ritrovò davanti la prospettiva di trascorrere tutto il giorno di San Valentino con lei.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Per Harry non fu semplice parlare della Notte in cui Voldemort era tornato. Rita lo incalzò perché raccontasse ogni dettaglio e lui le disse tutto quello che ricordava, conscio che era un’opportunità enorme per far sapere al mondo la verità. Si chiedeva come avrebbe reagito la gente. Immaginava che per molti sarebbe stata la conferma che lui era del tutto fuori di senno, anche perché la sua intervista sarebbe apparsa di seguito a pure idiozie sugli Snorticoli Cornuti. Ma la fuga di Bellatrix Lestrange e dei suoi amici Mangiamorte gli aveva messo addosso il desiderio ardente di fare qualcosa, che funzionasse o no…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    George sbadigliò sonoramente e guardò sconsolato il nuvoloso cielo Notturno.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    LA VERITÀ SU COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO E LA NottE IN CUI IO LO VIDI TORNARE
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Se c’era bisogno di qualcos’altro per completare la felicità di Harry, fu la reazione di Malfoy, Tiger e Goyle. Li vide confabulare in biblioteca più tardi quel pomeriggio: erano in compagnia di un ragazzo allampanato che, sussurrò Hermione, si chiamava Theodore Nott. Si voltarono verso Harry mentre lui cercava dei libri sullo Svanimento Parziale. Goyle fece scrocchiare minaccioso le nocche e Malfoy bisbigliò qualcosa di indubbiamente malevolo a Tiger. Harry sapeva benissimo perché si comportavano così: aveva citato tutti i loro padri tra i Mangiamorte.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Il portone di quercia si era aperto. Gli studenti si fecero da parte quando Silente apparve sulla soglia. Harry non immaginava proprio che cosa stesse facendo fuori, ma c’era qualcosa di impressionante nella sua figura immobile sulla porta, stagliata contro una Notte stranamente nebbiosa. Lasciandosi le porte aperte alle spalle, avanzò sorridendo all’interno del cerchio degli spettatori verso la professoressa Cooman, in lacrime e tremante sul suo baule, con la McGranitt accanto.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Si voltò verso le porte aperte, dalle quali stava entrando la foschia della Notte. Harry sentì un rumore di zoccoli. Nella Sala si diffuse un mormorio attonito e quelli accanto all’ingresso si spostarono precipitosamente ancora più indietro; alcuni inciamparono per la fretta di fare strada al nuovo venuto.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Dalla nebbia emerse un volto che Harry aveva già visto in una buia, pericolosa Notte nella foresta proibita: i capelli di un biondo chiarissimo e gli occhi di un azzurro sorprendente; la testa e il torso di un uomo uniti al corpo di un cavallo palomino.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ma staNotte c’era!» sbottò furiosa la Umbridge. «Me l’ha detto lei, signorina Edgecombe! C’era una riunione nella Stanza delle Necessità! E il capo era Potter, giusto? È stato Potter a organizzarla! Potter… Perché scuote il capo, ragazza?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Gli avvisi erano comparsi in tutta la scuola durante la Notte, ma non spiegavano come mai ogni singolo abitante del castello fosse al corrente del fatto che Silente aveva sconfitto due Auror, l’Inquisitore Supremo, il Ministro della Magia e il suo Assistente per poi svanire nel nulla. Ovunque Harry andasse, il solo argomento di conversazione era la fuga di Silente, e anche se nel passare di bocca in bocca alcuni particolari erano stati travisati (sentì una ragazza del secondo anno assicurare a un’altra che Caramell era stato ricoverato al San Mungo con una zucca al posto della testa), l’accuratezza delle informazioni era incredibile. Per esempio, tutti sapevano che Harry e Marietta erano stati gli unici ragazzi presenti nell’ufficio del Preside e, dato che Marietta era tenuta sotto chiave in infermeria, Harry si ritrovò assediato dalle richieste di un resoconto di prima mano.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Era già alla porta quando la vide: una chiazza di luce tremolante che danzava sullo stipite. Si fermò a guardarla perplesso, e poi ricordò: somigliava alle luci viste in sogno la Notte prima nella seconda stanza dell’Ufficio Misteri.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Potter» annunciò in tono squillante, «ti aiuterò a diventare Auror, fosse l’ultima cosa che faccio! Dovessi addestrarti di Notte, mi assicurerò che tu raggiunga i voti richiesti!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «E non dirmi che hai smesso di fare sogni strani» disse, «perché Ron mi ha detto che ieri Notte borbottavi di nuovo nel sonno».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    La Notte prima aveva percorso ancora una volta il corridoio dell’Ufficio Misteri. Aveva attraversato la stanza circolare, poi quella piena di ticchettii e luci danzanti, fino a trovarsi di nuovo dentro lo stanzone zeppo di scaffali ricolmi di polverose sfere di vetro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ma a un mese dagli esami, con ogni momento libero dedicato al ripasso, aveva la mente così satura di informazioni che quando andava a letto faceva molta fatica a prendere sonno; e quando ci riusciva, quasi tutte le Notti il suo cervello sovraccarico gli rifilava stupidi sogni sugli esami. In più, sospettava che quando percorreva il corridoio verso la porta nera, una parte della sua mente — quella che ogni tanto parlava con la voce di Hermione — si sentisse in colpa e cercasse perciò di svegliarlo prima della conclusione.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «È per questo che ci ho messo tanto, capisci. Potevo viaggiare solo di Notte, e dove non c’era gente. Quando vuole cammina svelto, ma lui cercava di tornare indietro».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Gli alberi dietro Magorian frusciarono, e ne emersero altri quattro o cinque centauri. Harry riconobbe il bruno, barbuto Cassandro: lo aveva incontrato quasi quattro anni prima, la stessa Notte che aveva conosciuto Fiorenzo, però il centauro non diede cenno d’averlo mai visto.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Come potete vedere» disse la professoressa McGranitt mentre copiavano diligenti dalla lavagna le date e gli orari degli esami, «i vostri G.U.F.O. dureranno due settimane di seguito. La mattina sosterrete il compito scritto relativo alla teoria della materia in questione, il pomeriggio quello pratico. E naturalmente l’esame pratico di Astronomia si svolgerà di Notte.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Quella sera a cena nessuno aveva molta voglia di chiacchierare. Harry e Ron, che avevano studiato sodo tutto il giorno, mangiarono in silenzio ma affamati. Hermione invece continuava a lasciare le posate e a tuffarsi sotto il tavolo per ripescare qualche libro dalla borsa e controllare qualche dato. Ron le stava proprio dicendo che avrebbe fatto meglio a mangiare tranquilla o quella Notte non sarebbe riuscita a chiudere occhio, quando la forchetta le sfuggì di mano e atterrò fragorosamente sul piatto.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Arrivarono in cima alla Torre di Astronomia alle undici in punto di una Notte perfetta per osservare le stelle: senza un filo di vento e senza una nuvola. I prati erano inondati dalla luce argentea della luna e l’aria era frizzante. Ognuno di loro prese posto dietro un telescopio, e all’ordine della professoressa Marchbanks cominciarono a completare la mappa muta che avevano davanti.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Non riusciva a capire come mai la Umbridge avesse deciso di fare una passeggiata dopo mezzaNotte, per giunta accompagnata da altre quattro persone. Un colpetto di tosse alle sue spalle gli ricordò che era a metà di un esame. E si era completamente scordato la posizione di Venere. Tornò a incollare l’occhio al telescopio, la ritrovò e di nuovo stava per riportarla sulla mappa quando le sue orecchie, ormai pronte a cogliere ogni suono insolito, sentirono echeggiare per i prati deserti un colpo battuto a una porta lontana, subito seguito dai latrati soffocati di un grosso cane.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Quella vigliacca!» ansimò Hermione, soffocata dalla rabbia. «Tentare di prendere Hagrid alla sprovvista, nel cuore della Notte!»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Spaventoso» concordò Ernie, scuotendo teatralmente la testa. «Be’, io me ne vado a letto. BuonaNotte a tutti».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Calò il crepuscolo: il cielo aveva assunto uno sfumato colore violetto trapunto di piccole stelle d’argento, e ormai solo le luci delle città Babbane davano il senso dell’altezza e della velocità a cui viaggiavano. Le braccia strette attorno al collo del Thestral, Harry avrebbe voluto fare ancora più presto. Quanto tempo era passato da quando aveva visto Sirius nell’Ufficio Misteri? Quanto ancora sarebbe riuscito a resistere? Sapeva soltanto che il suo padrino non aveva ancora obbedito a Voldemort e non era morto, perché di sicuro entrambi questi eventi gli avrebbero trasmesso in corpo l’esultanza o la furia di Voldemort, facendo bruciare di dolore la cicatrice come la Notte dell’attacco al signor Weasley.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Continuarono a volare nell’oscurità sempre più fitta; Harry aveva il volto congelato e stringeva così forte i fianchi del Thestral da avere le gambe intorpidite, ma non osava allentare la presa per paura di scivolare… il rombo dell’aria lo assordava e il freddo vento Notturno gli aveva seccato e ghiacciato la bocca. Non sapeva quanta strada avessero percorso; poteva solo affidarsi alla sua cavalcatura, che continuava a sfrecciare a folle velocità nella Notte muovendo appena le ali.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Passi e grida risuonavano dietro la porta che avevano appena sigillato; Harry vi accostò l’orecchio e sentì Lucius Malfoy ruggire: «Lascialo, Nott, lascialo, ho detto… Le sue ferite sono nulla per l’Oscuro Signore; nulla, in confronto a perdere quella profezia. Jugson, vieni qui, dobbiamo organizzarci! Ci divideremo in coppie e frugheremo questo posto da cima a fondo, e non dimenticate: siate gentili con Potter fino a che ha in mano la profezia; potete uccidere gli altri, se necessario… Bellatrix, Rodolphus, a sinistra; Tiger, Rabastan, a destra… Jugson, Dolohov, la porta davanti a voi… Macnair e Avery, da questa parte… Rookwood, laggiù… Mulciber, con me!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Sei stato uno sciocco a venire qui staNotte, Tom» disse calmo Silente. «Gli Auror stanno per arrivare…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Tu darai ordine di allontanare Dolores Umbridge da Hogwarts» disse Silente. «E dirai ai tuoi Auror di smetterla di dare la caccia al mio insegnante di Cura delle Creature Magiche, così potrà tornare al lavoro. StaNotte ti concederò…» tirò fuori di tasca un orologio con dodici lancette e lo studiò un momento «…mezz’ora del mio tempo: sarà più che sufficiente per informarti su quanto è successo qui. Dopo di che dovrò tornare alla mia scuola. Naturalmente, se ti servisse ancora aiuto, potrai entrare in contatto con me a Hogwarts. Mi raggiungerà qualunque lettera indirizzata al Preside».
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Bene, Harry» disse infine, voltando le spalle alla neonata fenice, «sarai lieto di sapere che nessuno dei tuoi compagni soffrirà danni permanenti in seguito agli eventi di questa Notte».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «È tutta colpa mia se Sirius è morto. O meglio: quasi tutta… non sarò così arrogante da assumerne l’intera responsabilità. Sirius era un uomo coraggioso, intelligente ed energico, e di solito a uomini simili non piace starsene chiusi in casa se credono che le persone a loro care siano in pericolo. In ogni caso, non avresti mai dovuto pensare — mai, nemmeno per un secondo — di dover scendere nell’Ufficio Misteri staNotte. Se io fossi stato sincero con te come avrei dovuto, avresti saputo da un pezzo che Voldemort avrebbe cercato di attirarti laggiù e non saresti mai caduto nella trappola. E Sirius non sarebbe stato costretto ad accorrere in tuo aiuto. Questa colpa è mia, e mia soltanto».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Negli ultimi tempi» proseguì Silente, «ho cominciato a temere che Voldemort potesse rendersi conto di questo legame. Infatti, com’era inevitabile, a un certo punto sei entrato così a fondo nei suoi pensieri che lui ha avvertito la tua presenza. Mi riferisco, è ovvio, alla Notte dell’attacco contro il signor Weasley».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «E come ha dimostrato staNotte, lo scopo di Voldemort non era la mia distruzione, ma la tua. Quando ti ha posseduto per un attimo, poco fa, sperava che ti avrei sacrificato nella speranza di ucciderlo. Per questo, vedi, ho tentato di tenerti a distanza: per proteggerti. L’errore di un vecchio…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sirius mi ha detto che la Notte dell’attacco ad Arthur Weasley avevi sentito Voldemort risvegliarsi dentro di te, e ho capito subito che i miei peggiori timori erano giustificati: Voldemort si era reso conto di poterti usare. Così, nel tentativo di armarti contro i suoi assalti mentali, ho chiesto al professor Piton di darti lezioni di Occlumanzia».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Kreacher mi ha confessato tutto la Notte scorsa» disse Silente. «Vedi, quando gli hai gridato quell’avvertimento criptico, il professor Piton ha intuito che dovevi aver visto Sirius prigioniero nei meandri dell’Ufficio Misteri. E, come te, ha subito tentato di mettersi in contatto con lui. Naturalmente i membri dell’Ordine della Fenice possono contare su mezzi di comunicazione più affidabili del camino di Dolores Umbridge. E così il professor Piton ha scoperto che Sirius era vivo e al sicuro in Grimmauld Place.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sirius non odiava Kreacher» disse Silente. «Lo riteneva un servo indegno di qualunque interesse o attenzione. E spesso l’indifferenza e il disprezzo fanno più danni dell’odio… la fontana che è andata distrutta questa Notte mentiva. Per troppo tempo noi maghi abbiamo maltrattato e sfruttato i nostri compagni, e ora ne paghiamo le conseguenze».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «La odiava, sì!» esclamò Harry con voce spezzata. Di scatto gli diede le spalle e si allontanò dalla scrivania. Il sole ormai illuminava la stanza; sotto gli occhi dei ritratti, Harry andava avanti e indietro nell’ufficio senza vederlo, senza sapere che cosa faceva. «E lei lo ha costretto a starsene rinchiuso là dentro, e lui non lo sopportava, ecco perché ieri Notte è voluto uscire…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Mi dicevo che dodici anni non erano molto più di undici: troppo pochi per ricevere un simile fardello. Così ti ho lasciato andare, insanguinato, esausto ma euforico, e se ho provato una fitta di inquietudine, se mi ha colto il dubbio che avrei fatto meglio a parlare, l’ho messo in fretta a tacere. Eri ancora così giovane, non avevo il coraggio di sciuparti quella Notte di trionfo…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «E poi, l’anno scorso, sei sbucato dal labirinto dopo aver visto morire Cedric Diggory ed essere sfuggito alla morte per un soffio… e ancora non ho parlato, pur sapendo quanto il ritorno di Voldemort lo rendesse urgente. E ora so che eri pronto da un pezzo a sapere quello che ti ho così a lungo nascosto… staNotte ho avuto la prova che già da tempo avrei dovuto deporti sulle spalle questo peso. La mia unica scusa è che ho visto calare sulle tue spalle più fardelli di quanti ne abbia mai sopportati qualunque altro studente nella storia di questa scuola, e non sono riuscito a convincermi ad aggiungerne un altro… il più gravoso di tutti».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ma non è vero!» protestò Harry con voce strozzata. «Non ho alcun potere che lui non abbia, non potrei mai lottare come ha fatto lui staNotte, non sono in grado di possedere altre persone, né… né di ucciderle…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Nell’Ufficio Misteri» lo interruppe Silente, «c’è una stanza che viene tenuta sempre chiusa. Contiene una forza al tempo stesso più meravigliosa e più terribile della morte, dell’intelligenza umana e della natura. È forse il più misterioso fra i molti soggetti che vengono studiati laggiù. È la forza contenuta in quella stanza che tu possiedi in grande quantità, e che Voldemort non possiede affatto. È stata quella a spingerti laggiù staNotte per salvare Sirius. E ti ha salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può risiedere in un corpo tanto pieno della forza che lui detesta. Alla resa dei conti, non ha avuto importanza che tu non riuscissi a chiudere la tua mente. È stato il tuo cuore a salvarti».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Venerdì Notte, una breve dichiarazione del Ministro della Magia Cornelius Caramell ha confermato che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è tornato ed è di nuovo in azione.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

   Era quasi mezzaNotte e il Primo Ministro stava seduto da solo nel suo ufficio, a leggere una lunga relazione che gli scivolava via dalla mente senza lasciare la minima traccia. Aspettava una chiamata dal presidente di un paese remoto e, tra il chiedersi quando quel disgraziato avrebbe telefonato e il cercare di allontanare gli spiacevoli ricordi di una settimana lunghissima, faticosa e complicata, nella sua testa non c’era molto spazio per altro. Più cercava di concentrarsi sui caratteri stampati della pagina, più chiara vedeva la faccia maligna del suo avversario politico. Questi era apparso al telegiornale quel giorno stesso non solo per elencare tutte le cose terribili successe nell’ultima settimana (come se ci fosse bisogno di ricordarle), ma anche per spiegare perché fossero, dalla prima all’ultima, colpa del Governo.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Poi, tre anni prima, in una Notte molto simile a quella, il ritratto aveva di nuovo annunciato l’arrivo imminente di Caramell, il quale era sbucato dal camino, fradicio e in un evidente stato di panico. Prima che lui riuscisse a chiedergli perché stesse gocciolando sul suo Axminster, Caramell aveva cominciato a farneticare di una prigione di cui il Primo Ministro non aveva mai sentito parlare, di un uomo chiamato ‘Serius’ Black, di una roba che si chiamava Hogwarts o giù di lì e di un ragazzo di nome Harry Potter, tutte cose che per lui non avevano il minimo senso.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Be’, Silente dice di sì» aveva risposto Caramell, allacciandosi il mantello gessato sotto il mento, «ma non l’abbiamo mai trovato. Secondo me non è pericoloso a meno che non abbia degli alleati, quindi è di Black che dovremmo preoccuparci. Diramerà quel comunicato di allerta, allora? Eccellente. Be’, spero che non ci vedremo mai più, Primo Ministro! BuonaNotte».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Abbiamo le stesse preoccupazioni» lo interruppe Caramell. «Il ponte di Brockdale non si è deteriorato. L’uragano non era un vero uragano. Quegli omicidi non sono opera di Babbani. E la famiglia di Herbert Chorley sarebbe più al sicuro senza di lui. Stiamo predisponendo il suo trasferimento all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche. Dovrebbe avvenire questa Notte».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «È molto gentile da parte sua, Primo Ministro, ma non può fare niente. Sono stato inviato qui staNotte per aggiornarla sugli ultimi avvenimenti e presentarla al mio successore. Pensavo che fosse già arrivato, ma sarà molto occupato al momento, con tutto quello che sta succedendo».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Bussò alla porta prima che Bella, imprecando sottovoce, la raggiungesse. Insieme rimasero in attesa, ansanti, inalando l’odore del fiume sporco portato dalla brezza Notturna. Pochi secondi dopo, avvertirono un movimento dietro la porta, che si aprì di uno spiraglio. Lo spicchio di un uomo le guardò, un uomo con lunghi capelli corvini spartiti in due bande attorno al volto olivastro dagli occhi neri.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Nonostante i portavoce del Ministero si siano finora rifiutati persino di confermare l’esistenza di un luogo simile, un crescente numero di appartenenti alla comunità magica crede che i Mangiamorte, ora detenuti ad Azkaban per irruzione in edificio pubblico e tentato furto, stessero cercando di rubare una profezia. La natura di tale profezia è ignota, anche se è opinione diffusa che essa riguardi Harry Potter, l’unico che sia sopravvissuto all’Anatema che Uccide, e presente al Ministero nella Notte in questione. Alcuni arrivano a definire Potter il ‘Prescelto’, convinti che la profezia lo indichi come il solo che riuscirà a liberarci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    2. Osservate la massima cautela durante le ore di buio. Se possibile, effettuate eventuali spostamenti prima del cadere della Notte.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Giù in salotto zio Vernon urlò: «Chi diavolo è a quest’ora di Notte?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    La porta della cucina si era aperta, ed ecco la zia di Harry, con i guanti di gomma e un grembiule sopra la camicia da Notte, evidentemente intenta all’abituale ripassata serale di tutte le superfici della cucina. La sua faccia cavallina non mostrava altro che paura.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «E ora, Harry, usciamo nella Notte e seguiamo la fugace tentatrice, l’avventura».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «In caso di attacco» rispose Silente, «ti do il permesso di usare qualunque controincantesimo o controfattura ti venga in mente. Ma non credo che dovresti preoccuparti di essere attaccato staNotte».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Inghiottì enormi sorsate di fredda aria Notturna e aprì gli occhi lacrimanti: si sentiva come se fosse stato infilato a forza in un tubo di gomma molto stretto. Passarono alcuni secondi prima che si rendesse conto che Privet Drive era sparita. Lui e Silente si trovavano in quella che sembrava la piazza deserta di un villaggio, al centro della quale c’erano un vecchio monumento ai caduti e alcune panchine. Quando la mente si ricongiunse con i sensi, Harry capì che si era Materializzato per la prima volta nella sua vita.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Si avviò a passo rapido, superando una locanda vuota e alcune case. Secondo l’orologio della chiesa vicina, era quasi mezzaNotte.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    L’orologio della chiesa dietro di loro batté la mezzaNotte. Harry si chiese come mai Silente non considerava scortese far visita al suo collega così tardi, ma ora che la conversazione era stata avviata aveva domande più urgenti.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «No, no, devo proprio andare» replicò Tonks senza incrociare il suo sguardo. «’Notte…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «No, davvero, Molly… Grazie comunque… BuonaNotte a tutti».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Lei agitò la bacchetta alle sue spalle: una pagNotta e un coltello planarono con dolcezza sul tavolo. Mentre la pagNotta si affettava e la pentola di zuppa atterrava di nuovo sul fornello, la signora Weasley prese posto di fronte a lui.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Sì. In effetti è un po’ in ritardo… Ha detto che sarebbe tornato verso mezzaNotte…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Grazie, Molly. È stata una Nottataccia. C’è un idiota che vende Mutamedaglie. Mettile al collo e potrai modificare il tuo aspetto a piacere. Centomila travestimenti, per soli dieci galeoni!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «’Notte, signor Weasley» disse Harry spingendo indietro la sedia. Grattastinchi balzò leggero dal suo grembo e uscì dalla stanza.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «BuonaNotte, Harry» rispose il signor Weasley.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Edvige tubò allegra dalla sua postazione in cima a un grande armadio, poi spiccò il volo e uscì dalla finestra; Harry capì che aveva aspettato di vederlo prima di andare a caccia. Diede la buonaNotte alla signora Weasley, si mise il pigiama e s’infilò in uno dei letti. C’era qualcosa di duro nella federa. Frugò dentro ed estrasse una caramella appiccicosa arancione e viola, che riconobbe per una Pasticca Vomitosa. Sorridendo tra sé, rotolò su un fianco e si addormentò all’istante.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «All’una di staNotte».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Mi è venuto in mente solo adesso» si giustificò Harry. «Me l’ha comunicato ieri Notte nel vostro capanno delle scope».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Un momento» fece Harry, perché gli era tornata in mente un’altra parte della conversazione della Notte prima. «Credo che Silente abbia detto che i risultati dei nostri G.U.F.O. arriveranno oggi!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Malfoy si era guardato intorno, poi si era infilato in Nottum Alley.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ma Nottum Alley, la strada laterale dedicata alle Arti Oscure, era completamente deserta. Scrutarono nei negozi, ma nessuno sembrava avere dei clienti. Probabilmente, pensò Harry, comprare manufatti Oscuri in quei tempi di pericolo e sospetto, o almeno farsi vedere nell’atto di comprarli, era troppo compromettente.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Erano all’altezza dell’unico negozio di Notturn Alley che Harry avesse mai visitato: Magie Sinister, che vendeva un’ampia gamma di oggetti inquietanti. Lì, tra le casse piene di teschi e vecchie bottiglie, c’era Draco: dava loro le spalle ed era appena visibile dietro lo stesso armadio nero nel quale una volta Harry si era nascosto per evitare i Malfoy, padre e figlio. A giudicare dai gesti, stava parlando animatamente. Il proprietario del negozio, il signor Sinister, un uomo curvo dai capelli unti, stava di fronte a lui con una curiosa espressione, un misto di rancore e paura.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

   Harry passò gran parte dell’ultima settimana di vacanze rimuginando sul comportamento di Malfoy in Nottum Alley. Ciò che più lo turbava era la sua espressione soddisfatta all’uscita dal negozio: niente che rendesse Malfoy così felice poteva essere buono. Con sua vaga irritazione, tuttavia, né Ron né Hermione sembravano incuriositi quanto lui dalle attività di Malfoy; o almeno, dopo qualche giorno si stufarono di parlarne.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Naturalmente» continuò Lumacorno, osservando il ragazzo con attenzione, «sono anni che circolano voci… Mi ricordo quando… be’, dopo quella terribile Notte… Lily… James… e tu sei sopravvissuto… e si diceva che tu avessi poteri straordinari…»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Io non conterei su un invito» intervenne Zabini. «Appena sono arrivato mi ha chiesto del padre di Nott. Erano vecchi amici, a quanto pare, ma quando ha sentito che era stato arrestato al Ministero non è parso contento, e Nott non è stato invitato. Non credo che Lumacorno sia interessato ai Mangiamorte».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    La fredda aria Notturna era come un balsamo sul suo naso pulsante. Tonks lo osservò; Harry era furioso e imbarazzato per essere stato scoperto in una posizione così ridicola. Senza parlare lei gli restituì il Mantello dell’Invisibilità.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Si trascinarono su per il viale buio e deserto, seguendo le tracce fresche lasciate dalle carrozze. Harry guardò Tonks in tralice da sotto il Mantello. L’anno prima era curiosa (fin troppo, in certi momenti), pronta alle risate, e con la battuta facile. Ora sembrava più vecchia e molto più seria e determinata. Era a causa degli eventi al Ministero? Un po’ imbarazzato, pensò che Hermione gli avrebbe suggerito di dirle qualcosa di consolatorio su Sirius, che non era stata affatto colpa sua, ma non ci riuscì. Non l’accusava minimamente della morte di Sirius; non era colpa sua più che di chiunque altro (e molto meno che di Harry), ma non gli andava di parlare di Sirius se poteva farne a meno. E così continuarono a marciare in silenzio nella Notte fredda, col lungo mantello di Tonks che frusciava sul terreno.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «BuonaNotte» le gridò voltandosi indietro, mentre saliva con Piton verso il castello. «Grazie di… tutto».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Piton non parlò per qualche minuto. Harry sentiva l’odio emanare a ondate dal proprio corpo, ondate così potenti che sembrava impossibile che Piton non se ne sentisse avvolto; non solo Harry lo detestava dal loro primo incontro, ma per di più, con il suo atteggiamento verso Sirius, Piton si era posto per sempre e irrevocabilmente al di là di ogni possibile perdono. Harry aveva avuto tutto il tempo di riflettere durante l’estate: qualunque cosa dicesse Silente, era convinto che le insinuazioni di Piton sul fatto che Sirius restasse nascosto, mentre il resto dell’Ordine della Fenice combatteva Voldemort, probabilmente erano state decisive nello spingere Sirius a correre al Ministero la Notte della sua morte. Harry si aggrappava a questa idea perché gli dava modo di incolpare Piton, cosa che lo consolava, e poi perché sapeva che, se qualcuno al mondo non era per nulla dispiaciuto per la morte di Sirius, questi era l’uomo che ora camminava davanti a lui nel buio.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto siano pericolose le attuali circostanze, e quanta attenzione ciascuno di noi a Hogwarts debba prestare per garantire la nostra sicurezza. Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l’estate, siamo protetti con mezzi nuovi e potenti, ma dobbiamo mantenere alto il livello di guardia contro le eventuali negligenze di studenti o di personale della scuola. Vi raccomando dunque di attenervi a tutte le restrizioni che i vostri insegnanti potrebbero imporvi, per quanto fastidiose vi appaiano: in particolare, il divieto di trovarvi fuori dai vostri letti di Notte. Vi supplico, se doveste notare qualcosa di strano o sospetto dentro o fuori il castello, di riferirlo subito a un insegnante. Confido che vi comporterete sempre con il massimo rispetto per la sicurezza vostra e di tutti gli altri».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ma ora i vostri letti vi attendono, caldi e comodi, e so che il vostro più grande desiderio è di essere ben riposati per le lezioni di domani. Vi auguro dunque la buonaNotte. Hasta la vista!»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry vide Malfoy chinarsi verso Nott e mormorare qualcosa; entrambi sogghignarono, ma Lumacorno non mostrò disappunto; al contrario, fece un gran sorriso e spostò lo sguardo da Hermione a Harry, che era seduto accanto a lei.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «L’Amortentia non crea veramente l’amore, è ovvio. È impossibile confezionare o imitare l’amore. No, si limita a provocare una potente infatuazione od ossessione. Probabilmente è la pozione più pericolosa e potente in tutta questa stanza… oh, sì» ribadì, annuendo grave verso Malfoy e Nott che ostentavano una smorfia scettica. «Quando avrete vissuto a lungo quanto me, non sottovaluterete la potenza di un amore ossessivo… E adesso è ora di metterci al lavoro».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Ogden aveva preso un’andatura di trotto, imposta dalla china ripida. Silente allungò il passo e Harry si affrettò a seguirlo; pensava che fossero diretti a Litde Hangleton e si chiese, come la Notte in cui aveva conosciuto Lumacorno, perché dovessero fare tanta strada. Ma ben presto scoprì che si sbagliava: non erano diretti al villaggio. Il viottolo svoltava a destra e, quando girarono l’angolo, videro l’orlo della redingote di Ogden sparire dentro un buco nella siepe.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Bene, signor Gaunt» cominciò Ogden, «per arrivare subito al punto, abbiamo ragione di credere che suo figlio Orfin abbia eseguito una magia davanti a un Babbano ieri Notte».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signor Gaunt»insistette Ogden. «Temo che né i suoi antenati né i miei abbiano nulla a che fare con la questione. Sono qui a causa di Orfin. Di Orfin e del Babbano che ha avvicinato ieri Notte. Siamo a conoscenza» e diede un’occhiata alla pergamena, «del fatto che Orfin ha eseguito una fattura o una stregoneria sul detto Babbano, provocandogli un’eruzione di assai dolorosa orticaria».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «No, signore, farò in modo che siano solo Ron e Hermione. BuonaNotte».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Lo indossava quando abbiamo fatto visita al professor Lumacorno quella Notte».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Troppo tardi, Harry! Sentirai questa storia un’altra volta. BuonaNotte».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «BuonaNotte, signore».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «’Stanley Picchetto, bigliettaio del popolare mezzo di trasporto magico, il Nottetempo, è sospettato di attività da Mangiamorte. Il signor Picchetto, 21 anni, è stato tratto in arresto la Notte scorsa dopo un’irruzione nella sua casa di Glapham…’»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Che cos’hai fatto, ci sei tornato la Notte che è morto e hai saccheggiato la casa?» ringhiò Harry.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Esatto» rispose la signora Cole, versandosi altro gin. «Me lo ricordo benissimo, perché avevo appena cominciato a lavorare qui. Era l’ultimo giorno dell’anno e faceva un freddo terribile, nevicava. Una gran brutta Notte. E questa ragazza, non molto più vecchia di me a quel tempo, arrivò barcollando su per i gradini. Be’, non era la prima. L’abbiamo accolta e un’ora dopo è nato il bambino. E dopo un’altra ora era morta».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Il giorno dopo si svegliò un po’ intontito e confuso da una serie di sogni nei quali Ron l’aveva inseguito con una mazza da Battitore; ma verso mezzogiorno avrebbe scambiato volentieri il Ron del sogno con quello vero, che non solo trattava con freddezza Ginny e Dean, ma ostentava verso Hermione, ferita e stupefatta, una glaciale, sprezzante indifferenza. Inoltre, nell’arco di una Notte sembrava diventato suscettibile e pronto a scattare come uno Schiopodo Sparacoda. Harry passò la giornata tentando senza successo di mantenere la pace tra Ron e Hermione; infine lei andò a dormire indignatissima e Ron si avviò rigido verso il dormitorio dei maschi, dopo aver imprecato contro parecchi atterriti ragazzini del primo anno che avevano commesso l’errore di guardarlo.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

   Ancora una volta la neve vorticava contro le finestre ghiacciate; il Natale si avvicinava in fretta. Hagrid, da solo, aveva già portato al castello i consueti dodici alberi per la Sala Grande; ghirlande di agrifoglio e lamé erano state avvolte attorno alle balaustre delle scale; candele perpetue brillavano dentro gli elmi delle armature ed enormi mazzi di vischio erano stati appesi a intervalli regolari lungo i corridoi. Ampi gruppi di ragazze tendevano a convergere sotto i rami di vischio tutte le volte che passava Harry, creando ingorghi nei corridoi; ma per fortuna i frequenti vagabondaggi Notturni di Harry gli avevano conferito una conoscenza non comune dei passaggi segreti del castello, tanto che riusciva a navigare senza troppe difficoltà lungo rotte prive di vischio tra una lezione e l’altra.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Be’, buonaNotte, Harry» lo salutò, anche se erano solo le sette, e si avviò verso il dormitorio delle ragazze senza dire altro.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «È una messinscena cruciale per ottenere il successo, Draco!» ribatté Piton. «Dove credi che sarei stato in tutti questi anni, se non avessi saputo fingere? Adesso ascoltami! Sei imprudente, a vagare così di Notte, a farti sorprendere, e se pensi di poterti fidare di assistenti come Tiger e Goyle…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Vieni, mescola il mio calderone e, se con passione ti riuscirà, il mio forte amor bollente questa Notte ti scalderà.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Tutti indossavano pullover nuovi al pranzo di Natale, tranne Fleur (per la quale, a quanto pareva, la signora Weasley non aveva voluto sprecarne uno) e la signora Weasley, che esibiva un cappello da strega nuovo di zecca, blu Notte, coperto da minuscoli diamanti a forma di stella, e una spettacolare collana d’oro.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «No, no, non a Storia della Magia… Malfoy lo ha nominato per minacciare Sinister! A Notturn Alley, non ti ricordi? Ha detto a Sinister che Greyback era un vecchio amico di famiglia e che avrebbe controllato il suo lavoro!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Il nuovo quadrimestre cominciò la mattina dopo con una piacevole sorpresa per i ragazzi del sesto anno: durante la Notte, nella bacheca della sala comune era stato appeso un grosso cartello.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «No, credo che sarebbe sciocco cercare di estrarre con la forza la verità al professor Lumacorno, e potrebbe rivelarsi più dannoso che utile; io non desidero che se ne vada da Hogwarts. Tuttavia ha le sue debolezze come tutti noi e credo che tu sia la sola persona in grado di penetrare le sue difese. È importantissimo che ci impossessiamo del vero ricordo, Harry… Quanto importante, lo sapremo solo quando l’avremo visto. Quindi buona fortuna… e buonaNotte».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «BuonaNotte, signore».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Gli lanciò sul letto un pacco, che andò ad aggiungersi a una piccola catasta probabilmente consegnata dagli elfi domestici durante la Notte.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry era un po’ preoccupato che Lumacorno non ci fosse, invece aprì la porta del suo ufficio non appena sentì bussare. Indossava una vestaglia di velluto e un berretto da Notte verdi, e aveva gli occhi cisposi.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Io non ho mai detto questo» rispose Hagrid, ampiamente tradito dal panico. «Ma guarda un po’ l’ora, è quasi mezzaNotte, e io devo proprio…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    La Signora Grassa russava e non fu contenta di essere svegliata, ma si spalancò controvoglia sulla sala comune, che grazie al cielo era tranquilla e vuota. A quanto pareva, nessuno aveva ancora saputo di Ron; Harry ne fu molto sollevato, quel giorno era già stato interrogato abbastanza. Hermione gli augurò la buonaNotte e si avviò verso il dormitorio delle ragazze. Lui però indugiò, sedette vicino al fuoco e contemplò le braci morenti.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Frattura cranica» rispose Madama Chips, arrivando in fretta e sospingendolo di nuovo contro i cuscini. «Niente di grave, l’ho sistemata subito, ma ti tengo qui staNotte. Non dovresti fare sforzi eccessivi per qualche ora».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Non voglio restare qui per la Notte» sbottò Harry, alzandosi a sedere e gettando indietro le coperte, «voglio trovare McLaggen e ucciderlo».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Al buio, Harry pensò che era la terza volta che finiva in infermeria per una ferita da Quidditch. Al terzo anno era caduto dalla scopa per la presenza dei Dissennatori attorno al campo, e prima ancora tutte le ossa gli erano state rimosse dal braccio da quella frana del professor Allock… quello era stato l’infortunio più doloroso, finora… Ricordava il tormento di far ricrescere una manciata di ossa in una sola Notte, un disagio non alleviato da una visita inaspettata nel cuore della…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Allora se dovessi andare alla Testa di Porco adesso, non ne troverei un gruppo — Nott, Rosier, Mulciber, Dolohov — in attesa del tuo ritorno? Amici fedeli davvero, per viaggiare fin qui con te in una Notte di neve solo per augurarti buona fortuna, mentre tu cerchi un posto da insegnante».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «… parliamoci francamente. Perché sei venuto qui staNotte, circondato dai tuoi accoliti, per chiedere un lavoro che entrambi sappiamo che non vuoi?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Giorno e Notte» gracchiò Kreacher.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì, vedremo» ripeté Hermione. Si alzò e si stiracchiò. «Però, Harry, prima di agitarti troppo, non credo che riuscirai a entrare nella Stanza delle Necessità se non sai che cosa c’è dentro. E non dimenticare» e mettendosi la borsa in spalla gli lanciò uno sguardo molto severo, «che quello su cui dovresti concentrarti è come ottenere il ricordo da Lumacorno. BuonaNotte».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Tutta la classe si voltò a guardare Harry, che cercò in fretta di ricordare quello che gli aveva detto Silente la Notte in cui erano andati a trovare Lumacorno.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Aragog è morto staNotte. Harry e Ron, voi l’avete conosciuto, e sapete com’era speciale. Hermione, sono sicuro che ti poteva piacere pure a te. Ci tengo tanto se riuscite a fare un salto giù per il funerale stasera. Lo faccio verso il crepuscolo, era il suo momento preferito. So che non dovete stare fuori col buio, ma potete usare il Mantello. Non ve lo volevo chiedere ma da solo non ce la faccio.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non è solo quello» rincarò Hermione. «Ci chiede di uscire dal castello di Notte, e sa che la vigilanza è un milione di volte più stretta, e che finiremmo in guai seri se ci prendessero».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Siamo già andati a trovarlo di Notte» le ricordò Harry.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì, mi sa che dovrò» rispose Harry. «Non credo che mi servirà tutta, copre dodici ore, e non mi ci può volere la Notte intera… Ne berrò solo un sorso. Due o tre ore dovrebbero bastare».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Harry. «Ma questo, Aragog, il primo che Hagrid abbia mai avuto, è morto ieri Notte. Lui è distrutto. Vuole compagnia per seppellirlo e io ho promesso che sarei andato».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non me lo sarei mai sognato» ribatté Lumacorno. «Triste Notte, triste Notte… dov’è la povera creatura?»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Be’, la parola d’ordine è cambiata a mezzaNotte, quindi ti toccherà dormire in corridoio, sai?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sta scherzando!» esclamò Harry. «Perché è cambiata a mezzaNotte?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Poi, due anni dopo, tu mi dicesti che la Notte in cui Voldemort era tornato nel suo corpo aveva fatto una dichiarazione illuminante e terribile ai suoi Mangiamorte: ‘Io, che mi sono spinto più in là di ogni altro sul sentiero che conduce all’immortalità’. Questo mi riferisti. ‘Più in là di ogni altro’. E io pensai di aver capito che cosa intendeva, anche se i Mangiamorte no: si riferiva ai suoi Horcrux, al plurale, Harry, che non credo alcun altro mago abbia mai posseduto. Eppure tutto tornava: Lord Voldemort sembrava essere diventato meno umano col passare degli anni, e la trasformazione che aveva subito mi sembrava comprensibile solo se la sua anima fosse stata mutilata oltre i confini di quello che potremmo definire il male corrente…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

   La mattina dopo, sfinito ma esaltato dall’opera compiuta nella Notte, durante Incantesimi (dopo aver scagliato un Muffliato sui compagni più vicini), Harry raccontò a Ron e Hermione quello che era successo. Furono entrambi ammirati da come aveva preso il ricordo a Lumacorno e decisamente sgomenti sentendo degli Horcrux e della promessa di Silente di portarlo con sé quando ne avesse trovato un altro.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Ma una volta arrivato giugno la tolleranza di Ron non dovette essere messa molto alla prova, perché il tempo che Harry e Ginny passavano insieme diventò sempre più limitato. I G.U.F.O. di Ginny si avvicinavano e lei era costretta a ripassare per ore, fino a Notte fonda. Una sera si ritirò in biblioteca e Harry si sistemò accanto alla finestra nella sala comune, in teoria per finire il compito di Erbologia ma in realtà a rivivere un’ora particolarmente felice passata con Ginny sulla riva del lago. Hermione si lasciò cadere nel posto vicino a lui e a Ron con un’espressione sgradevolmente risoluta.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «… capite che cosa vuol dire?» concluse Harry, concitato. «Silente non sarà qui staNotte, quindi Malfoy avrà un’ottima possibilità di tentare qualunque cosa abbia in mente. No, ascoltatemi!»sibilò rabbioso quando sia Ron che Hermione diedero segno di volerlo interrompere. «So che era Malfoy quello che festeggiava nella Stanza delle Necessità. Ecco…» Ficcò in mano a Hermione la Mappa del Malandrino. «Dovete sorvegliarlo, lui e anche Piton. Usate chiunque altro riusciate a mettere insieme dell’ES. Hermione, quei galeoni a contatto funzionano ancora, giusto? Silente dice che ha imposto alla scuola una protezione supplementare, ma se Piton è coinvolto saprà di quale protezione si tratta, e come evitarla… però non si aspetterà che tutti voi stiate in guardia, no?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Uscirono dai cancelli e imboccarono il viottolo per Hogsmeade, deserto e semibuio. L’oscurità calò in fretta e quando ebbero raggiunto High Street era quasi Notte. Le luci baluginavano dalle finestre sopra i negozi; dai Tre Manici di Scopa provenivano rauche grida.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry si sfilò di tasca il Mantello e se lo gettò addosso prima di inforcare la sua scopa; Madama Rosmerta stava già caracollando verso il pub quando Harry e Silente decollarono. Durante il volo verso il castello, Harry tenne d’occhio Silente, pronto ad afferrarlo nel caso cadesse, ma la vista del Marchio Nero pareva averlo rinvigorito; era chino sulla scopa, lo sguardo puntato avanti, i lunghi capelli e la barba argentei fluttuanti nell’aria della Notte. Anche Harry guardò: vide il teschio, e la paura si gonfiò dentro di lui come una bolla velenosa, premendogli i polmoni, scacciandogli dalla mente ogni altra pena…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Mentre volavano sopra il buio viottolo serpeggiante che avevano percorso prima, Harry udì, oltre il sibilo dell’aria Notturna nelle orecchie, Silente che borbottava di nuovo in una lingua sconosciuta. Capì il perché quando, varcando i muri di cinta per entrare nel parco, sentì fremere la propria scopa: Silente stava sciogliendo gli incantesimi da lui stesso posti a difesa della scuola. Il Marchio Nero scintillava proprio sopra la Torre di Astronomia, la più alta del castello. Significava che lassù era giunta la morte?
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «No» rispose. «Ho dei rinforzi. Ci sono i Mangiamorte nella sua scuola, staNotte».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ma certo!» ribatté Malfoy con veemenza. «È tutto l’anno che ci lavoro, e staNotte…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Forse ti conviene continuare la tua missione da solo» suggerì Silente. «E se i tuoi rinforzi sono stati fermati dalla mia guardia? Come avrai capito, staNotte ci sono anche membri dell’Ordine della Fenice. E del resto non hai veramente bisogno di aiuto… Non ho la bacchetta, al momento… Non posso difendermi».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ora, per tornare a staNotte» continuò Silente, «non capisco bene com’è andata… Sapevi che avevo lasciato la scuola? Ma certo» si rispose da solo, «Rosmerta mi ha visto andar via e ti ha informato con le tue ingegnose monete…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell’Ordine da tua madre staNotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban… Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui… Passa dalla parte giusta, Draco… tu non sei un assassino…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    La fredda aria Notturna lacerò i polmoni di Harry che si slanciò verso i tre. In lontananza un lampo di luce delineò per un attimo la sagoma della sua preda; non sapeva che cosa l’avesse provocato ma continuò a correre, non era ancora abbastanza vicino da poter prendere bene la mira per una maledizione…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Le porte di quercia erano aperte, la luce inondava il viale e il prato. Lenti, incerti, ragazzi in vestaglia scendevano cauti i gradini, guardandosi intorno nervosi, in cerca di tracce dei Mangiamorte che erano fuggiti nella Notte. Gli occhi di Harry erano fissi sul terreno ai piedi della torre più alta: credette di scorgere una sagoma scura raggomitolata nell’erba, anche se era davvero troppo lontano. Mentre fissava muto il punto in cui pensava che si trovasse il corpo di Silente, vide un gruppo di persone avanzare da quella parte.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Una mano molto più piccola e calda aveva stretto la sua e la tirava verso l’alto. Obbedì senza pensarci. Solo attraversando la folla, senza guardare, capì da un leggero profumo di fiori nell’aria che era Ginny a guidarlo verso il castello. Voci incomprensibili lo circondavano, singhiozzi e urla e gemiti trafiggevano la Notte, ma Harry e Ginny andarono avanti, salirono i gradini fino alla Sala d’Ingresso: facce galleggiavano ai margini del campo visivo di Harry, ragazzi lo guardavano furtivi, interrogativi, e i rubini di Grifondoro scintillavano sul pavimento come gocce di sangue mentre i due si facevano strada verso la scalinata di marmo.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Madama Chips deglutì, si premette le dita sulla bocca, gli occhi dilatati. Da qualche parte, fuori, nella Notte, una fenice cantava in un modo che Harry non aveva mai sentito prima: un doloroso lamento di terribile bellezza. E Harry capì, come aveva capito altre volte ascoltando una fenice cantare, che la musica era dentro di lui, non fuori: era il suo stesso strazio mutato per magia in canto che echeggiava nel parco e attraverso le finestre del castello.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «È tutta colpa mia» proruppe all’improvviso la professoressa McGranitt. Era disorientata e tormentava il fazzoletto umido. «Colpa mia. Io ho mandato Filius a cercare Piton staNotte, l’ho fatto chiamare perché venisse ad aiutarci! Se non l’avessi avvertito di quanto stava succedendo, forse non si sarebbe mai alleato con i Mangiamorte. Non credo che sapesse che erano qui prima che glielo dicesse Filius».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Ero fuori dall’ufficio di Piton. Sì» mormorò Hermione, gli occhi scintillanti di lacrime, «con Luna. Siamo rimaste lì per un secolo e non è successo niente… Non sapevamo come stava andando di sopra, Ron aveva preso la Mappa del Malandrino… Era quasi mezzaNotte quando il professor Vitious è sceso di corsa nei sotterranei. Gridava qualcosa sui Mangiamorte nel castello, non credo che si sia nemmeno accorto che io e Luna eravamo lì. È corso nell’ufficio di Piton e abbiamo sentito che gli diceva di seguirlo e aiutare gli altri, e poi c’è stato un tonfo sordo e Piton è uscito di corsa dalla sua stanza e ci ha visto e… e…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Non aveva alcuna voglia di vedere Rufus Scrimgeour o di essere interrogato da lui quella Notte.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Senza parlare, Harry estrasse dalla tasca il medaglione falso, lo aprì e lo diede a Ron. Il resto della storia poteva aspettare… non importava, quella Notte… niente importava, eccetto la fine, la fine della loro inutile avventura, la fine della vita di Silente…
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Uno straordinario assortimento di persone aveva già preso posto: sciatti ed eleganti, vecchi e giovani. Harry non ne riconobbe la gran parte, ma alcuni sì, compresi i membri dell’Ordine della Fenice: Kingsley Shacklebolt, Malocchio Moody, Tonks dai capelli tornati miracolosamente di un accesissimo rosa, Remus Lupin, mano nella mano con lei, i signori Weasley, Bill sorretto da Fleur e seguito da Fred e George, che indossavano giacche di pelle di drago nera. Poi c’erano Madame Maxime, che occupava da sola due sedie e mezzo, Tom, il padrone del Paiolo Magico, Arabella Figg, la vicina Maganò di Harry, la villosa bassista del gruppo magico le Sorelle Stravagarie, Ernie Urto, autista del Nottetempo, Madama McClan del negozio di vestiti di Diagon Alley, e alcune persone che Harry conosceva solo di vista, come il barista della Testa di Porco e la strega che spingeva il carrello dell’Espresso per Hogwarts. C’erano anche i fantasmi del castello, appena visibili alla splendente luce del sole, riconoscibili solo quando si muovevano, tremando evanescenti nell’aria luminosa.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry, Ron, Hermione e Ginny si sedettero all’estremità di una fila accanto al lago. La gente sussurrava; era come una brezza nell’erba, ma il canto degli uccelli era più sonoro. La folla continuava a crescere; con un enorme impeto di affetto per entrambi, Harry vide Neville, e Luna che lo aiutava a sedersi. Soltanto loro di tutto l’ES avevano risposto all’appello di Hermione la Notte in cui Silente era morto, e Harry sapeva perché: erano quelli a cui l’ES mancava di più… probabilmente quelli che controllavano regolarmente la loro moneta nella speranza che ci fosse un’altra riunione…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Si dice che eri con lui la Notte che morì».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Pensavo di tornare a Godric’s Hollow» borbottò Harry. Aveva in testa quell’idea dalla Notte della morte di Silente. «Per me è cominciato lì, tutto quanto. Ho come la sensazione di doverci andare. E posso far visita alle tombe dei miei genitori, mi piacerebbe».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   Yaxley attese, ma Voldemort non disse nulla, quindi continuò: «Dawlish, l'Auror, si è lasciato sfuggire che Potter non verrà trasferito fino al trenta, la Notte prima che compia diciassette anni».
Piton sorrise.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Mio Signore, l'Ordine della Fenice intende trasferire Potter dal suo attuale rifugio sabato prossimo al calare della Notte».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Sabato... al calare della Notte» ripeté Voldemort. I suoi occhi rossi si allacciarono a quelli neri di Piton con tanta intensità che alcuni dei presenti guardarono altrove, come se temessero di finire ustionati dalla ferocia di quello sguardo. Piton, tuttavia, sostenne tranquillamente l'esame e dopo qualche istante la bocca senza labbra di Voldemort si curvò in qualcosa di simile a un sorriso.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Gli ci volle un'altra ora per vuotarlo, gettar via le cose inutili e dividere il resto in pile, a seconda di quanto gli sarebbero servite da quel momento in poi. Le vesti di scuola e da Quidditch, il calderone, la pergamena, le piume e gran parte dei libri di testo finirono ammucchiati in un angolo. Chissà che cosa ne avrebbero fatto gli zii; li avrebbero bruciati nel cuore della Notte, probabilmente, come prove di un crimine orrendo. Gli abiti Babbani, il Mantello dell'Invisibilità, il kit per le pozioni, alcuni libri, l'album di foto che gli aveva regalato Hagrid, un pacco di lettere e la bacchetta andarono a riempire un vecchio zaino. In una tasca sul davanti c'erano la Mappa del Malandrino e il medaglione col messaggio firmato 'R.A.B.' Il medaglione meritava il posto d'onore non perché fosse prezioso in sé era privo di valore ma per quello che era costato impossessarsene.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

    «Be', non ci credo» ripeté zio Vernon, fermandosi di nuovo davanti a Harry. «Sono stato sveglio quasi tutta la Notte a ripensarci e credo che sia un piano per prenderti la casa».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Per una Notte può arrangiarsi» rispose Kingsley. «Tu sei più importante».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «L'unico vantaggio che abbiamo è che Tu-Sai-Chi non sa che ti trasferiamo staNotte. Abbiamo lasciato trapelare una falsa traccia al Ministero: sono convinti che resterai qui fino al trenta. Ma abbiamo a che fare con Tu-Sai-Chi, quindi non possiamo contare sul fatto che sbagli data; deve aver messo un paio di Mangiamorte a pattugliare i cieli in questa zona, tanto per stare sul sicuro. Così abbiamo attribuito a una dozzina di case diverse ogni protezione possibile. Potrebbero tutte essere il tuo nascondiglio designato, ognuna ha qualche legame con l'Ordine: la mia, quella di Kingsley, quella della zia di Molly, Muriel... chiaro, no?»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ah» rispose Moody, «ho dimenticato il punto saliente. Non saremo in quattordici a volare dai genitori di Tonks. Ci saranno sette Harry Potter in volo staNotte, ciascuno con un compagno, e ciascuna coppia sarà diretta a una casa sicura diversa».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Hagrid emise un ruggito di terrore e sterzando si buttò con la moto in un tuffo verticale. Aggrappandosi stretto, Harry spedì Schiantesimi a caso nel vortice della Notte. Vide un corpo cadere in volo e seppe di aver colpito un Mangiamorte, ma poi udì uno schianto e vide scintille volare dal motore; la moto girava in una spirale, senza più controllo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Mangiamorte? Come sarebbe, Mangiamorte? Credevo che non sapessero che ti trasferivano staNotte, credevo...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «I Mangiamorte ci stavano aspettando» le raccontò Harry. «Ci hanno circondato appena dopo il decollo... sapevano che era per staNotte... non so cosa è successo agli altri. Ci hanno inseguito in quattro, siamo riusciti a scappare e poi ci ha raggiunto Voldemort...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Qualcuno ci ha tradito. Voldemort sapeva che saresti stato trasferito staNotte e i soli che possono averglielo riferito erano direttamente coinvolti nel piano. Potevi anche essere un impostore».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Nessuno dell'Ordine avrebbe mai detto a Voldemort che ci muovevamo staNotte» disse Harry; l'idea era rivoltante, non poteva credere che fosse stato uno di loro. «Voldemort mi ha raggiunto solo verso la fine, all'inizio non sapeva quale ero. Se fosse stato informato del piano, avrebbe saputo dall'inizio che io ero quello con Hagrid».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Io...» Harry cercò di ricordare; tutto quanto il viaggio era una macchia confusa di panico. «Ho visto Stan Picchetto... sai, il tipo che faceva il controllore sul Nottetempo? E ho cercato di Disarmarlo invece di... be', non sa quello che fa, no? Dev'essere sotto la Maledizione Imperius!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Sì, Harry» ribatté Lupin con doloroso ritegno, «e davanti a un gran numero di Mangiamorte! Perdonami, ma è stata una mossa molto insolita già allora, in pericolo di vita. Ripeterla staNotte davanti ai Mangiamorte che ti hanno visto in quella prima occasione o ne hanno sentito parlare è stato quasi un suicidio!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «D'accordo, d'accordo!» disse Kingsley, riponendo la bacchetta sotto il mantello. «Ma qualcuno ci ha tradito! Lo sapevano, sapevano che era staNotte!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Sì, tutto justo» sbottò Fleur, «ma non spiega come fascevano a sapere che spostavàm Arrì questa Notte, no? Qualcuno si è fatto sfujìr qualche cosa. Qualcuno ha rivelato la data a un estraneo. è la sola spiegasiòn: conoscevano la data, ma non il piano completo».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Ma non fare lo stupido!» strillò la signora Weasley. «Lo scopo di staNotte era portarti alla Tana sano e salvo, e grazie al cielo ha funzionato. Fleur ha accettato di sposarsi qui invece che in Francia, abbiamo organizzato tutto in modo da poter restare insieme e prenderci cura di te...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Lo sappiamo» rispose sottovoce il signor Weasley, «ma se te ne andassi, i nostri sforzi di staNotte sarebbero stati inutili».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Da quel momento, la signora Weasley tenne Harry, Ron e Hermione così occupati con i preparativi che non ebbero quasi tempo per pensare. La spiegazione più generosa di quel comportamento era che voleva distrarli dal ricordo di Malocchio e dagli orrori del recente viaggio. Dopo due giorni ininterrotti di posate lucidate, consulenze sull'accostamento di colori, nastri e fiori, degnomizzazione del giardino e collaborazione nel cuocere enormi infornate di canapÈ, tuttavia, Harry cominciò a sospettare che il movente fosse un altro. Tutti quei compiti tenevano lui, Ron e Hermione a debita distanza; non era più riuscito a parlare da solo con i due amici dalla prima Notte, quando aveva raccontato loro delle torture inflitte da Voldemort a Olivander.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Fra pochi giorni qui ci sarà il matrimonio di tuo fratello, giovaNotto...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «È il vostro demone, vero?» chiese Harry. Non aveva mai incontrato la creatura che ogni tanto disturbava il silenzio Notturno.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    rifletteva. Quindi Voldemort stava cercando un famoso fabbricante di bacchette e Harry non dovette chiedersi a lungo come mai: per quello che la sua bacchetta aveva fatto la Notte dell'inseguimento. L'agrifoglio e la piuma di fenice avevano battuto la bacchetta presa in prestito, cosa che Olivander non aveva previsto né compreso. Gregorovich ne sapeva di più? Era davvero più abile di Olivander, a conoscenza di segreti che Olivander ignorava?
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Harry obbedì. Un po' camminarono un po' corsero lungo l'ampia via buia affollata di Nottambuli festaioli e fiancheggiata da negozi chiusi. Le stelle brillavano sopra di loro. Un bus a due piani avanzò rombando e un gruppo di allegri bevitori li guardò ammiccando; Harry e Ron erano ancora in abito da cerimonia.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Avrei dovuto riconoscerlo, c'era anche lui la Notte che è morto Silente» osservò. Rivoltò con un piede il Mangiamorte più scuro di capelli; gli occhi dell'uomo scattarono da Harry a Ron a Hermione.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Il dolore raggiunse l'apice; bruciava come poche sere prima nel giardino della Tana. Senti debolmente Hermione dire: «Non voglio stare da sola. Possiamo dormire qui, staNotte? Ho portato i sacchi a pelo».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Padron Regulus era molto preoccupato, molto preoccupato» gracchiò Kreacher. «Padron Regulus ha detto a Kreacher di stare nascosto, di non uscire di casa. E poi... un po' di tempo dopo... Padron Regulus è venuto a trovare Kreacher nel suo armadio di Notte, e padron Regulus era strano, non era normale, non era sano di mente, Kreacher l'aveva capito... ha chiesto a Kreacher di portarlo alla caverna, la caverna dove Kreacher era andato insieme al Signore Oscuro...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Sul secondo pianerottolo si apriva la camera in cui lui e Ron avevano dormito l'ultima volta; entrò a dare un'occhiata. Le ante dell'armadio erano aperte e le lenzuola erano state rivoltate. Ricordò la zampa di troll rovesciata di sotto. Qualcuno aveva perquisito la casa da quando l'Ordine se n'era andato. Piton? O forse Mundungus, che aveva rubacchiato in lungo e in largo sia prima che dopo la morte di Sirius? Lo sguardo di Harry indugiò sul ritratto che qualche volta ospitava Phineas Nigellus Black, il bis bisnonno di Sirius, ma era vuoto; si vedeva solo una striscia di sfondo fangoso. Evidentemente Phineas Nigellus passava la Notte nello studio del Preside a Hogwarts.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una striscia di cielo era visibile tra le tende pesanti; aveva il colore azzurro fresco e limpido d'inchiostro annacquato, era tra la Notte e l'alba e tutto taceva, tranne i respiri profondi e tranquilli di Ron e Hermione. Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui. Ron, in uno slancio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini tolti dal divano, quindi lei era più in alto. Il braccio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano. L'idea lo fece sentire stranamente solo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Kreacher non tornò il giorno dopo né quello dopo ancora. In compenso due uomini col mantello erano comparsi nella piazza, di fronte al numero dodici, e vi rimasero fino a Notte, gli occhi fissi in direzione della casa che non potevano vedere.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «I Mangiamorte sono passati attraverso tutti quegli incantesimi di protezione?» chiese Harry, ricordando la loro efficacia la Notte che era precipitato nel giardino dei Tonks.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Quando andai a darle il benvenuto con un vassoio di Calderotti fatti in casa, mi chiuse la porta in faccia» racconta Bathilda Bath. «Il primo anno che vissero qui io vidi solo i due ragazzi. Non avrei scoperto che c'era anche una figlia se una Notte non fossi andata a raccogliere Plangentine al chiaro di luna, l'inverno dopo il loro trasloco: fu allora che vidi Kendra con Ariana nel giardino sul retro. Le fece fare un giro del prato, tenendola ben stretta, e poi la riportò dentro. Non seppi cosa pensare».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Harry trovò la bevanda calda piacevole quanto il Whisky Incendiario la Notte della morte di Malocchio; sciacquò via con il suo calore un po' della paura che gli palpitava nel petto. Dopo qualche minuto, Ron ruppe il silenzio.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Aveva fame ed era un po' stordito. Hermione non aveva infilato scorte di cibo nella borsa magica, convinta che sarebbero tornati a Grimmauld Place quella Notte. Quindi non avevano mangiato altro che qualche fungo selvatico raccolto da Hermione tra gli alberi vicini e cotto in una gavetta. Dopo pochi bocconi, Ron aveva spinto da parte il suo piatto, nauseato; Harry si era impegnato a finire solo per non ferire i sentimenti di Hermione.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Alla fine si sistemarono per la Notte in un grande campo vicino a una fattoria solitaria, dove riuscirono a procurarsi uova e pane.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Be', buonaNotte a voi» concluse, un po' stizzito, e si avviò. Solo l'orlo della tesa del suo cappello era ancora in vista quando Harry urlò.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non è che non mi stia divertendo da pazzi, qui» continuò Ron, «sai, tra il braccio maciullato, niente da mangiare, e il sedere gelato tutte le Notti. Speravo solo, ecco, che dopo settimane che giriamo in tondo magari avremmo ottenuto qualche risultato».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Ron era già corso via nella Notte. Harry rimase immobile, in silenzio, ad ascoltarla singhiozzare e chiamare Ron tra gli alberi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Non parlarono di Ron nei giorni che seguirono. Harry era deciso a non nominarlo mai più e Hermione evidentemente capiva che era inutile insistere, anche se a volte, di Notte, quando era convinta che lui dormisse, Harry la sentiva piangere. Intanto lui aveva preso l'abitudine di aprire la Mappa del Malandrino e di esaminarla alla luce della bacchetta. Aspettava il momento in cui il puntino con il cartiglio che diceva 'Ron' fosse ricomparso nei corridoi di Hogwarts, dimostrando che era tornato al sicuro nel castello, protetto dal suo Stato di Purosangue. Ma Ron non apparve, e dopo un po' Harry si ritrovò ad aprire la Mappa solo per guardare il nome di
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Faceva sempre più freddo. Non osavano restare a lungo nello stesso posto, quindi invece di fermarsi nel Sud dell'Inghilterra, dove una bella gelata era il peggiore dei mali, continuarono a vagare su e giù per il paese, affrontando una montagna dove la tenda fu sferzata dal nevischio, una vasta palude in cui fu inondata da acqua gelida, e un'isoletta al centro di un lago scozzese, dove durante la Notte fu mezza seppellita dalla neve.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    Con il cuore in gola, Harry aprì gli occhi. Erano mano nella mano in un vicolo innevato sotto un cielo blu scuro in cui le prime stelle della Notte stavano già debolmente luccicando. Da una parte e dall'altra della stradina, c'erano villette con le finestre illuminate dalle decorazioni natalizie. Poco più avanti, un bagliore di lampioni dorati indicava il centro del villaggio.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Hermione gli aveva preso di nuovo la mano e la stringeva forte. Harry non riusciva a guardarla, ma restituì la stretta, e inspirò profondamente l'aria della Notte, cercando di calmarsi, di riprendere il controllo. Avrebbe dovuto portare qualcosa da offrire ai suoi genitori, non ci aveva pensato, e ogni pianta nel cimitero era gelata e senza foglie. Ma Hermione alzò la bacchetta, disegnò un cerchio nell'aria e una corona di elleboro sbocciò davanti a loro. Harry la prese e la posò sulla tomba.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Qui, la Notte del 31 ottobre 1981, persero la vita Lily e James Potter.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Non c'era bisogno che Hermione gli pizzicasse il braccio. Era praticamente impossibile che quella donna fosse una Babbana: stava fissando una casa che avrebbe dovuto esserle del tutto invisibile. Anche per una strega, tuttavia, era strano uscire in una Notte così fredda solo per contemplare una vecchia rovina. Secondo tutte le leggi della magia ordinaria, inoltre, non avrebbe dovuto vedere Harry e Hermione. Eppure a lui sembrava proprio che sapesse che erano lì, e anche chi erano. Aveva appena raggiunto questa inquietante conclusione quando lei alzò una mano guantata e fece loro cenno di avvicinarsi.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Era buio pesto e l'odore era terribile: Harry aveva appena scorto un vaso da Notte che spuntava da sotto il letto quando Bathilda chiuse la porta e anche quello fu inghiottito dall'oscurità.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Corse via, trascinando Hermione con sé, e il serpente si gettò di nuovo su di loro; quando colpì, Hermione gridò «Confringo!» e il suo incantesimo volò per la stanza, facendo esplodere lo specchio dell'armadio e rimbalzando indietro, dal soffitto al pavimento; Harry sentì il calore scottargli il dorso della mano. Un vetro gli tagliò la guancia quando, sempre avvinghiato a Hermione, saltò dal letto al tavolino infranto e poi fuori dalla finestra, nel nulla; l'urlo di Hermione echeggiò nella Notte, mentre roteavano a mezz'aria...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La Notte umida e ventosa, due bambini vestiti da zucche che caracollavano nella piazza, e le vetrine dei negozi decorate con ragni di carta, tutte le pacchiane imitazioni Babbane di un mondo al quale non credevano... e lui avanzava, con quel senso di decisione e potere e giustizia che provava sempre in queste circostanze... niente rabbia... quella era per anime più deboli della sua... trionfo, quello sì... aveva atteso quel momento, l'aveva desiderato...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   E questo è poco ma sicuro. Bathilda mi ha mostrato una lettera, da lei conservata, che Albus Silente spedi a Gellert Grindelwald nel cuore della Notte.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Nevicava quando Hermione cominciò il suo turno di veglia, a mezzaNotte. I sogni di Harry furono confusi e tormentati: Nagini vi scivolava dentro e fuori, prima attraverso un gigantesco anello spezzato, poi attraverso una corona di elleboro. Si svegliò più volte, nel panico, convinto che qualcuno l'avesse chiamato in lontananza, scambiando il vento che frustava la tenda per il suono di passi o di voci.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Dopo due Notti di poco sonno, i sensi di Harry erano più all'erta del solito. A Godric's Hollow se l'erano cavata veramente per un soffio e forse per questo Voldemort sembrava più vicino di prima, più minaccioso. Al calare
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Ogni minimo movimento sembrava amplificato dalla vastità della foresta. Harry sapeva che doveva pullulare di creature, ma avrebbe voluto che restassero tutte silenziose e immobili in modo da poter distinguere i loro innocui tramestii da eventuali altri rumori, forieri di sinistri movimenti. Ricordava il fruscio di un mantello sulle foglie secche, anni prima, e subito si convinse di averlo udito di nuovo, prima di riscuotersi. I loro incantesimi di protezione funzionavano da settimane, perché avrebbero dovuto rompersi proprio adesso? Eppure non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che quella Notte ci fosse qualcosa di diverso.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Si rizzò a sedere parecchie volte, il collo dolorante perché si era addormentato in una strana posizione contro la parete della tenda. La Notte raggiunse una profondità così nera e vellutata che avrebbe anche potuto trovarsi nel limbo tra la Smaterializzazione e la Materializzazione. Aveva appena sollevato una mano davanti agli occhi per vedere se riusciva a distinguere le dita quando accadde.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Dopo che te ne sei andato» mormorò, grato del fatto che il volto di Ron fosse nascosto, «ha pianto per una settimana. Forse anche di più, ma non voleva farsi vedere. Per molte Notti non ci siamo nemmeno rivolti la parola. Senza di te...»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Direi che questa Notte ti sei fatto perdonare» ribatté Harry. «Hai preso la spada. Hai distrutto l'Horcrux. Mi hai salvato la vita».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Una cosa vorrei sapere, però» riprese, fissando un punto a una trentina di centimetri sopra la testa di Ron. «Come hai fatto di preciso a trovarci staNotte? è importante. Se lo sappiamo, saremo sicuri di non ricevere altre visite indesiderate».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Eravamo là» confermò Harry. «Ci abbiamo passato due Notti, e la seconda mi sembrava di aver sentito qualcuno che si muoveva nel buio e
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry non si aspettava che l'ira di Hermione si placasse in una Notte, quindi non si stupì che la mattina dopo comunicasse con sguardi torvi e silenzi ostinati. Ron reagì mantenendo un contegno innaturalmente grave in sua presenza, in segno evidente di costante rimorso. A dire il vero, quando si ritrovavano insieme tutti e tre Harry si sentiva come l'unica persona non in lutto a un funerale con pochi presenti. Ma nei rari momenti che passò da solo con Harry (a prendere l'acqua o a cercare funghi nel sottobosco), Ron fece mostra di uno sfrontato buonumore.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Dopo neanche una decina di secondi la porta si spalancò e apparve Xenophilius Lovegood, scalzo, con addosso una specie di camicia da Notte tutta macchiata. I lunghi capelli bianchi simili a zucchero filato erano sporchi e spettinati. Al matrimonio di Bill e Fleur Xenophilius era elegante come un damerino, al confronto.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «MezzaNotte, diceva sempre la mamma» osservò Ron, che si era messo comodo, le braccia dietro la testa, per ascoltare. Hermione gli rivolse uno sguardo irritato.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Scusa, è solo che se dici mezzaNotte fa più paura» aggiunse lui.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «'Quella stessa Notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Una di quelle superstizioni, sai. 'Le streghe di maggio sposano Babba ni'. 'Sortilegio al tramonto, a mezzaNotte è infranto'. 'Bacchetta di sambuco, non cavi un ragno dal buco'. Le avrete sentite, queste cose. Mia mamma ne sa un milione».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Harry rise: la strana idea che gli era venuta in mente era assurda. La sua bacchetta, ricordò a se stesso, era di agrifoglio, non di sambuco, ed era stata fabbricata da Olivander, qualunque cosa avesse compiuto la Notte che Voldemort l'aveva inseguito. E se fosse stata invincibile, come avrebbe potuto spezzarsi?
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Silente aveva il mio Mantello la Notte che morirono i miei genitori!» Gli tremava la voce e si sentì arrossire; ma non ci badò. «Mia madre ha scritto a Sirius che Silente aveva preso in prestito il Mantello! Ecco perché! Voleva esaminarlo, pensava che fosse il terzo Dono! Ignotus Peverell è sepolto a Godric's Hollow...» Harry marciava alla cieca nella tenda, con la sensazione che nuovi, immensi scorci di verità gli si spalancassero davanti. «È il mio antenato! Io discendo dal terzo fratello! Torna tutto!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Voldemort non cercava una bacchetta nuova; cercava una bacchetta vecchia, una bacchetta davvero molto vecchia. Harry andò all'ingresso della tenda, dimentico di Ron e Hermione, e scrutò nella Notte, pensieroso...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Harry quella Notte non riuscì a dormire. L'idea dei Doni della Morte si era impossessata di lui, e non poteva riposare quando pensieri inquietanti gli vorticavano nella mente: la Bacchetta, la Pietra e il Mantello, se solo li avesse avuti tutti e tre...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   La mattina dopo, disfarono la tenda e partirono sotto un terribile acquazzone. La pioggia li seguì fino alla costa, dove si accamparono quella Notte, e non cessò per tutta la settimana, attraverso paesaggi fradici che Harry trovava squallidi e deprimenti. Riusciva a pensare solo ai Doni della Morte. Era come se dentro di lui si fosse accesa una fiamma che nulla, né l'aperto scetticismo di Hermione né i dubbi insistenti di Ron, poteva estinguere. Eppure più il desiderio dei Doni ardeva dentro di lui, meno gioia gli dava. Lui ne attribuiva la colpa a Ron e Hermione: la loro risoluta indifferenza smorzava il suo morale quanto la pioggia incessante, ma nessuna delle due poteva erodere la sua sicurezza, che restava assoluta. La fiducia nei Doni e il desiderio di trovarli lo consumavano al punto da farlo sentire isolato dagli altri due e dalla loro ossessione per gli Horcrux.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Grazie infinite per queste sagge parole, Mordente» concluse Lee. «Gentili ascoltatori, con questo siamo giunti alla fine di un'altra puntata di Radio Potter. Non sappiamo quando potremo essere di nuovo in onda; ma state certi che torneremo. Continuate a girare quelle manopole: la prossima parola d'ordine sarà 'Malocchio'. Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. BuonaNotte».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Un bottino niente male per una sola Notte» commentò Greyback, men tre un paio di stivali chiodati marciava accanto a Harry. Udirono altri rumori da dentro la tenda. «Una Mezzosangue, un folletto fuggiasco e tre ragazzi che marinano la scuola. Hai controllato la lista, Scabior?» ruggì.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   ... e si sollevò nella Notte e volò fino alla finestra in cima alla torre...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Ora, Cissy» disse Bellatrix dolcemente, quando Draco tornò di corsa con le bacchette, «credo che dovremmo legare di nuovo questi piccoli eroi, mentre Greyback si occupa della signorina Mezzosangue. Sono sicura che il Signore Oscuro non ti negherà la ragazza, Greyback, dopo quello che hai fatto staNotte».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Se c'È un mago di cui posso credere che non è interessato al proprio tornaconto» rispose infine Unci-unci, «quello sei tu, Harry Potter. Folletti ed elfi non sono abituati alla protezione e al rispetto che hai mostrato questa Notte. Non da parte dei portatori di bacchette».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Secondo me invidiava chiunque possedesse la chiave di una camera blindata alla Gringott. Credo che la considerasse un vero simbolo di appartenenza al mondo magico. E si fidava di Bellatrix e di suo marito. Erano i suoi servitori più devoti prima che cadesse, quelli che andarono a cercarlo quando sparì. L'ha detto la Notte che è tornato, l'ho sentito io».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Io non... avevo mai sentito una cosa del genere. La tua bacchetta ha compiuto qualcosa di unico quella Notte. La connessione tra i nuclei gemelli è incredibilmente rara, ma perché la tua bacchetta abbia spezzato quella presa in prestito non lo so...»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Si allacciò il mantello e salutò tutti, abbracciando le donne e stringendo la mano agli uomini; poi, senza smettere di sorridere, sparì nella Notte tempestosa.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Harry dormì male quella Notte. Sveglio già alle prime ore del mattino, ripensò a quello che aveva provato la Notte prima di infiltrarsi nel Ministero della Magia e ricordò un senso di determinazione, quasi di eccitazione.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Ho del cibo» ribatté Aberforth, e uscì dalla stanza. Riapparve qualche minuto dopo con una grossa pagNotta, del formaggio e una caraffa di peltro colma di idromele, che posò su un tavolino davanti al fuoco. Affamati, mangiarono e bevvero, e per un po' gli unici rumori furono lo scoppiettio del fuoco, il tintinnio dei bicchieri e il rumore delle mascelle.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Bene» cominciò Aberforth quando si furono saziati; Harry e Ron si erano abbandonati sonnolenti nelle poltrone. «Dobbiamo pensare al modo migliore per tirarvi fuori di qui. Di Notte non si può, avete sentito cosa succede se si esce di casa con il buio: parte l'Incanto Gnaulante e vi saltano addosso come Asticelli sulle uova di Doxy. Non credo di poter far passare un cervo per una capra un'altra volta. All'alba, quando cesserà il coprifuoco, potrete rimettervi il Mantello e andarvene a piedi. Uscite subito da Hogsmeade, andate sulle montagne: là potrete Smaterializzarvi. Magari incontrate Hagrid. Si nasconde lassù in una grotta con Grop da quando hanno cercato di arrestarlo».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Mai» ripeté Harry. «La Notte che morì, suo fratello aveva bevuto una pozione che lo fece uscire di senno. Urlava, supplicava qualcuno che non c'era. 'Non far del male a loro, ti prego... fai male a me, invece'».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Estrasse dalla tasca una moneta d'oro e Harry la riconobbe: era uno dei galeoni falsi che l'Esercito di Silente aveva usato per scambiarsi messaggi. «Sono eccezionali» disse Neville, con un gran sorriso a Hermione. «I Carrow non hanno mai scoperto come facevamo a comunicare, sono diventati pazzi. Uscivamo di soppiatto la Notte e scrivevamo sui muri: 'Esercito di Silente, il reclutamento è ancora aperto', cose così. Piton le detestava».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    quando usciamo. Fai attenzione, Harry, pattugliano sempre i corridoi di Notte».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry aveva vagato molte volte per il castello di Notte, ma mai con il cuore che gli martellava così forte, né mai era stato così importante non farsi intercettare. Oltrepassarono quadrati di luce lunare sul pavimento, armature i cui elmi cigolarono al rumore dei loro passi felpati, angoli dietro i quali si nascondeva chissà che cosa. Controllavano la Mappa del Malandrino non appena la luce lo consentiva e si fermarono due volte per lasciar passare un fantasma senza attirare la sua attenzione. Harry si aspettava di incontrare un ostacolo da un momento all'altro; temeva soprattutto Pix e tendeva l'orecchio a ogni passo per sentire in anticipo i segnali della sua presenza.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   La sala comune di Corvonero, deserta, era ampia, circolare e più ariosa delle altre che Harry aveva visto. Armoniose finestre ad arco si aprivano sulle pareti, a cui erano appesi drappi di seta blu e bronzo: di giorno, i Corvonero godevano di una vista spettacolare sulle montagne circostanti. Il soffitto era una cupola trapunta di stelle dipinte, ripetute nella moquette blu Notte. C'erano tavoli, sedie e librerie, e una nicchia di fronte alla porta ospitava un'alta statua di marmo bianco.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   I piedi di Luna apparvero dal nulla; Harry corse al suo fianco e lei fece ricadere il Mantello su di loro. La porta si aprì e una fiumana di Corvonero, tutti in pigiama o in camicia da Notte, si riversò nella sala comune. Ci furono strilli di sorpresa quando videro Alecto a terra priva di sensi. Lentamente si avvicinarono alla strega, come fosse una bestia feroce che avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro e aggredirli. Poi un coraggioso bambino del primo anno le si avvicinò di corsa e le premette l'alluce sulla schiena.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Non sapevo che fosse la tua Notte di pattuglia nei corridoi, Minerva». «Hai qualcosa in contrario?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Minerva!» urlò una voce stridula. Harry, che ancora riparava Luna dagli incantesimi volanti, si voltò e vide i professori Vitious e Sprite correre verso di loro, vestiti da Notte, lungo il corridoio, e dietro, ansimante, l'enorme professor Lumacorno.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Avete tempo fino a mezzaNotte».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Manca solo mezz'ora a mezzaNotte, dobbiamo agire in fretta! Gli insegnanti di Hogwarts e l'Ordine della Fenice hanno concordato un piano. I professori Vitious, Sprite e McGranitt condurranno gruppi di combattenti in cima alle tre torri più alte quella di Corvonero, di Astronomia e di Grifondoro dove avranno una buona visuale e posizioni ottime per scagliare
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Non voleva gridare, ma rabbia e panico minacciavano di avere la meglio. Guardò l'orologio: mancava un quarto d'ora a mezzaNotte.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «... la Notte che venne per cercare lavoro!» esclamò Harry, concludendo il pensiero ad alta voce.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ha nascosto il diadema nel castello la Notte che chiese a Silente un posto di insegnante!» Dirlo ad alta voce gli diede modo di rimettere ogni cosa al suo posto. «Deve averlo nascosto quando è salito nello studio di Silente, o quando è sceso! Ma valeva comunque la pena di cercare di ottenere quel posto... così avrebbe potuto rubare anche la spada di Grifondoro... grazie, grazie mille!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry la lasciò lì a fluttuare esterrefatta. Voltò l'angolo per tornare nella Sala d'Ingresso e guardò l'orologio. Mancavano cinque minuti a mezzaNotte, e anche se adesso sapeva che cos'era l'ultimo Horcrux, non era più vicino a scoprire dov'era...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Oltre la finestra, nel buio della Notte, Harry vide scoppi di luce in lontananza e udì uno strano urlo lamentoso. Guardò l'orologio: era mezzaNotte. La battaglia era cominciata.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ho sentito Tu-Sai-Chi dalla nostra caverna lassù» rispose Hagrid, cupo. «Si sentiva bene, eh? 'Ci avete tempo fino a mezzaNotte per darmi Potter'. Ho capito che eri qui, ho capito cosa stava succedendo. A cuccia, Thor. Così siamo venuti giù, io e Groppino e Thor, per dare una mano. Abbiamo spaccato il muro vicino alla foresta, Grappino ci portava, a me e a Thor. Gli ho detto di mettermi giù al castello e lui mi ha lanciato dentro la finestra, benedetto ragazzo. Non volevo dire proprio quello, ma insomma... dove sono Ron e Hermione?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

    «Giù!» urlò Harry, mentre altre fatture schizzavano nella Notte: lui e Ron afferrarono Hermione e la gettarono a terra, ma Percy era disteso sul corpo di Fred, a proteggerlo, e quando Harry chiamò «Percy, su, dobbiamo muoverci!» scosse il capo.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ron e Harry gridarono all'unisono; i loro incantesimi colpirono insieme e il mostro fu scaraventato all'indietro, sparendo nella Notte con le zampe che si contorcevano orrendamente.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Non fingere, Lucius. Tu desideri che la battaglia abbia fine solo per poter scoprire che cos'È successo a tuo figlio. Non ho bisogno di andare a cercare Potter. Prima che la Notte sia finita, Potter verrà da me».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «È la seconda volta che ti salviamo la vita staNotte, bastardo doppiogiochista!» urlò Ron.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «VIA!» urlò Harry; la Notte si riempì delle urla tremende e dei colpi dei giganti che combattevano. Harry afferrò la mano di Hermione e si precipitò giù per gli scalini, con Ron alle calcagna. Non aveva perso la speranza di trovare Hagrid e salvarlo; corsero così veloci che erano già a metà strada verso la Foresta quando si bloccarono di nuovo.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ron e Hermione si strinsero contro Harry, mentre il fragore della battaglia alle loro spalle si attutiva all'improvviso, si spegneva, perché un silenzio che solo i Dissennatori potevano portare cadeva denso nella Notte...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    Una scintilla d'argento, una luce guizzante e poi, con lo sforzo più grande che gli fosse mai costato, il cervo sbucò dalla punta della sua bacchetta. Trottò in avanti, i Dissennatori si dispersero rapidi e subito la Notte tornò mite, ma il frastuono della battaglia riprese a echeggiare nelle sue orecchie.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Scattò, pensando quasi che così sarebbe riuscito a distanziare la morte stessa, ignorando i fiotti di luce che volavano nel buio, il rumore del lago che ruggiva come il mare, e il fruscio della Foresta Proibita anche se la Notte era senza vento; attraverso una terra che sembrava anch'essa ribellarsi, corse più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua, e fu lui ad avvistare per primo l'enorme albero, il Platano che proteggeva il segreto sotto le proprie radici con i rami pronti a schioccare come fruste.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Per tutta questa lunga Notte, vicino ormai alla vittoria, sono rimasto qui» proseguì Voldemort, la voce poco più di un sussurro, «a riflettere, a chiedermi perché la Bacchetta di Sambuco si rifiuta di essere ciò che dovrebbe, di comportarsi come la leggenda dice che deve fare nelle mani del suo legittimo proprietario... e credo di avere la risposta».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Escono di nascosto, di Notte. Ha qualcosa di strano, quel Lupin. Dov'È che va sempre?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Conosco la tua teoria» replicò Lily, gelida. «Ma perché sei così fissato con loro? Che t'importa dove vanno di Notte?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Ma non usano Magia Oscura». Lily abbassò la voce. «E tu sei un ingrato. Ho sentito cos'È successo l'altra Notte. Ti sei infilato in quel tunnel vicino al Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da quello che c'È là sotto, qualunque cosa sia...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Era Notte. Lily, in vestaglia, era davanti al ritratto della Signora Grassa, a braccia incrociate, all'ingresso della Torre di Grifondoro.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Io... io vengo con un avvertimento... no, una richiesta... la prego...» Silente agitò la bacchetta. Foglie e rami continuarono ad agitarsi nella Notte attorno a loro, ma dove loro due si fronteggiavano calò il silenzio. «Quale richiesta potrebbe farmi un Mangiamorte?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E Harry si ritrovò di nuovo nello studio del Preside. Era Notte e Silente
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    rivelerà a tempo debito. Considerando quanto è successo staNotte» e indicò la propria mano raggrinzita, «possiamo essere certi che accadrà entro un anno».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Vieni nel mio studio staNotte, Severus, alle undici, e non ti lamenterai più che non ho fiducia in te...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Dirgli che la Notte che Lord Voldemort cercò di ucciderlo e Lily interpose la propria vita tra di loro come uno scudo, l'Anatema che Uccide gli rimbalzò addosso: un frammento dell'anima di Voldemort fu violentemente separato e si agganciò alla sola anima vivente rimasta nella casa che crollava. Parte di Lord Voldemort vive dentro Harry, ed è questa che gli dà il potere di parlare con i serpenti e un legame con la mente di Voldemort che non ha mai compreso. E finché quel frammento di anima, di cui Voldemort non sente la mancanza, resta aggrappato a Harry e da lui protetto, Lord Voldemort non può morire».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E poi Harry volava accanto a Piton su un manico di scopa in una Notte limpida: era accompagnato da altri Mangiamorte incappucciati e davanti a loro c'erano Lupin e un Harry che in verità era George... un Mangiamorte alzò la bacchetta e la puntò sulla schiena di Lupin...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Se solo fosse successo quella Notte d'estate che era uscito per l'ultima volta dal numero quattro di Privet Drive, quando invece la nobile bacchetta di piuma di fenice l'aveva salvato! Se avesse potuto morire come Edvige, così in fretta da non rendersene conto! Se si fosse potuto gettare davanti a una bacchetta per salvare una persona amata... invidiava perfino la morte dei suoi genitori. Quella passeggiata a sangue freddo verso la propria fine avrebbe richiesto un altro genere di coraggio. Sentì le dita tremare e fece uno sforzo per controllarle, anche se nessuno poteva vederlo; i ritratti alle pareti erano vuoti.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Rivoli di freddo gelarono la pelle di Harry. Voleva urlare alla Notte, voleva che Ginny sapesse che era lì, che sapesse dove stava andando. Voleva essere fermato, portato indietro, a casa...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Si voltò di scatto. Albus Silente gli veniva incontro, svelto e diritto, con una veste fluttuante blu Notte.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Quella Notte si spaventò più di te, Harry. Tu avevi accettato, addirittura abbracciato la possibilità della morte, cosa che Lord Voldemort non è mai stato in grado di fare. Il tuo coraggio vinse, la tua bacchetta sconfisse la sua. E in quel momento, accadde qualcosa tra quelle bacchette, qualcosa che rifletteva la relazione tra i loro padroni.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Tu. Hai capito, immagino, perché avevo il Mantello la Notte che i tuoi genitori sono morti. James me l'aveva mostrato solo qualche giorno prima. Spiegava molte delle sue malefatte mai scoperte a scuola! Quasi non ci credevo. Gli chiesi di prestarmelo. Avevo ormai rinunciato da tempo al sogno di riunire i Doni, ma non resistetti, non potei fare a meno di esaminarlo... era un mantello del quale non ho mai visto l'uguale, antichissimo, perfetto in ogni senso... poi tuo padre morì e finalmente io avevo due Doni tutti per me!»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «È stato un caso quando mia madre morì per salvarmi?» chiese Harry. Continuavano a spostarsi di lato, tutti e due, disegnando un cerchio perfetto, mantenendo la stessa distanza l'uno dall'altro. Per Harry esisteva solo il volto di Voldemort. «Un caso che io abbia deciso di combattere in quel cimitero? Un caso che io non mi sia difeso questa Notte, eppure sia sopravvissuto, e tornato per combattere di nuovo?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non ucciderai nessun altro questa Notte» ribatté Harry. Ancora si muovevano in cerchio e si fissavano, occhi verdi dentro occhi rossi. «Non potrai uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a queste persone...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    Quella stessa Notte una contadina bussò alla porta.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il mago non riuscì a dormire tutta la Notte per il rumore della vecchia pentola verrucosa accanto al letto, e la mattina dopo quella riprese a saltellare dietro di lui fino al tavolo della colazione. Clang, clang, clang, faceva la pentola col piede di ottone, e il mago non aveva neanche assaggiato il porridge quando si udì bussare di nuovo alla porta.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Portatemi tutti i vostri problemi, tutti i vostri guai e le vostre disgrazie!» urlò, correndo nella Notte con la pentola che gli saltellava dietro lungo la strada per il villaggio. «Venite! Lasciate che io vi curi, vi sistemi e vi consoli! Ho la pentola di mio padre e vi guarirò!»
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    In quel giorno, centinaia di persone giungevano da ogni parte del regno per essere davanti alle mura del giardino prima dell'alba. Maschi e femmine, ricchi e poveri, giovani e vecchi, con poteri magici e senza, si ammassavano nella Notte, ognuno con la speranza di essere l'eletto a entrare nel giardino.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Naturalmente, nel tentativo di diventare superumano, questo imprudente giovaNotto si rende disumano. Il cuore che ha imprigionato lentamente si restringe e diventa peloso, simboleggiando la propria discesa nella bestialità. Alla fine si è ridotto a un animale violento che prende ciò che vuole con la forza e muore nel futile tentativo di riconquistare ciò che ormai è per sempre al di fuori della sua portata: un cuore umano.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Che sia esistita una lavandaia capace di trasformarsi in un coniglio è dubbio; tuttavia, alcuni storici della magia hanno avanzato l'ipotesi che Beda si sia ispirato alla famosa fattucchiera francese Lisette de Lapin, condannata per stregoneria a Parigi nel 1422. Con grande meraviglia dei suoi carcerieri Babbani, che furono accusati di averla aiutata a scappare, Lisette sparì dalla propria cella la Notte prima dell'esecuzione. Non è mai stato provato che Lisette fosse un Animagus e che sia riuscita a passare attraverso le sbarre della finestra della cella, ma poco tempo dopo un grosso coniglio bianco fu visto attraversare la Manica a bordo di un calderone sul quale era issata una vela, e in seguito un simile coniglio divenne un fidato consigliere alla corte di Enrico VI.[15]
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Quella stessa Notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    [8] Come racconta nel suo diario, Beatrix Bloxam non si riebbe mai dall'aver origliato questa storia raccontata da sua zia a una cuginetta più grande. «Per puro caso, la mia piccola orecchia finì proprio sulla serratura. Posso solo immaginare di essere rimasta paralizzata dall'orrore, perché inavvertitamente ascoltai l'intera orribile storia, oltre ad alcuni spaventosi particolari che riguardavano una scabrosissima faccenda occorsa tra mio zio Nobby, una strega del posto e un sacco di Bulbi Balzellanti. Lo shock per poco non mi fu fatale; rimasi a letto per una settimana ed ero tanto traumatizzata che sviluppai l'abitudine di tornare, nel sonno, ogni sera alla stessa serratura, finché mio padre, per il mio bene, non decise di imporre un Incantesimo di Adesione alla mia porta durante la Notte». Evidentemente Beatrix non trovò mai modo di adattare Lo Stregone dal Cuore Peloso alle sensibili orecchie dei bambini, perché nelle sue Fiabe del funghetto non ce n'è traccia.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)