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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
   1) Il bambino sopravvissuto (90 citazioni)
   2) Vetri che scompaiono (80 citazioni)
   3) Lettere da nessuno (90 citazioni)
   4) Il custode delle chiavi (91 citazioni)
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   6) Il binario nove e tre quarti (222 citazioni)
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   11) Il Quidditch (105 citazioni)
   12) Lo specchio delle brame (133 citazioni)
   13) Nicolas Flamel (82 citazioni)
   14) Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (93 citazioni)
   15) La Foresta proibita (169 citazioni)
   16) La botola (217 citazioni)
   17) L'uomo dai due volti (228 citazioni)
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La Foresta proibita


   Gazza li portò giù al primo piano, nello studio della professoressa Mcgranitt, dove si sedettero in attesa senza scambiarsi una parola. Hermione tremava. Nel cervello di Harry si accavallavano scuse, alibi e racconti di una fantasia sfrenata, ma uno più debole dell'altro. Stavolta, non vedeva proprio come avrebbero potuto fare per tirarsi fuori dei pasticci. Erano in trappola. Come avevano potuto essere così stupidi da dimenticarsi il mantello? La professoressa Mcgranitt non avrebbe mai accettato nessuna delle scuse che potevano addurre per essere scesi dal letto ed essersi messi a girare per la scuola a notte fonda, per non parlare poi di quando erano saliti sulla torretta più alta, che serviva da osservatorio astronomico, l'accesso alla quale era proibito salvo che in orario di lezione. Se a ciò si aggiungeva Norberto e il mantello che rende invisibili, si capiva che potevano anche cominciare a fare i bagagli.
   Harry aveva creduto che le cose non potessero andar peggio? Ebbene, si era sbagliato. Quando la Mcgranitt apparve, Neville era con lei.
   ‘Harry!’ esclamò questi nell'istante in cui vide gli altri due, ‘ti stavo cercando per avvertirti! Ho sentito Malfoy dire che ti avrebbe beccato, e ha detto che hai un dra...’
Harry scosse violentemente il capo per far segno a Neville di tacere, ma la professoressa Mcgranitt l'aveva visto. A vederla lì, torreggiante sopra le teste di tutti e tre, non ci si sarebbe stupiti se le fossero uscite fiamme dal naso, come a Norberto.
   ‘Non me lo sarei mai aspettato da nessuno di voi. Gazza dice che eravate su all'osservatorio. l'una del mattino! Esigo una spiegazione’.
   Era la prima volta che Hermione non riusciva a rispondere alla domanda di un insegnante. Stava lì in piedi a fissarsi le pantofole, immobile come una statua.
   ‘Credo di sapere che cosa è successo’ disse a un certo punto la Mcgranitt. ‘Non ci vuole certo un genio per capirlo. Avete raccontato a Malfoy chissà quali balle a proposito di un drago, nel tentativo di attirarlo fuori del letto e di combinare qualche pasticcio. Comunque, l'ho già pescato. Presumo vi sembri divertente che Paciock, qui, abbia sentito le vostre storie e ci abbia anche creduto!’
   Harry incrociò lo sguardo di Neville e tentò di dirgli, sempre senza parlare, che non era vero, perché Neville aveva un'espressione attonita e ferita. Povero Neville, sempre così maldestro! Harry sapeva bene quanto doveva essergli costato cercare di raggiungerli al buio per avvertirli.
   ‘Sono indignata’ disse la Mcgranitt. ‘Quattro studenti che si alzano e vanno in giro nella stessa nottata! Non si è mai sentito niente del genere! Quanto a te, signorina Granger, credevo che avessi più senno. E tu, Potter: credevo che Grifondoro significasse qualcosa di più per te. Adesso, andrete in castigo tutti e tre... sì, anche tu, Paciock, perché nulla ti autorizza ad andartene a zonzo per la scuola di notte, specie di questi tempi! troppo pericoloso! E in più, toglierò cinquanta punti a Grifondoro’.
   ‘Cinquanta?’ esclamò Harry con voce strozzata: avrebbero perso il vantaggio, quel vantaggio che avevano conquistato con l'ultima partita a Quidditch.
‘Cinquanta punti a testa’ precisò la Mcgranitt, respirando pesantemente con quel suo naso a punta.
   ‘Ma professoressa... la prego...’
‘Non può...’
‘Non sarai tu a dirmi quello che posso e non posso fare, Potter! E adesso, tornatevene a letto tutti quanti. Mai e poi mai ho provato tanta vergogna per degli studenti di Grifondoro’.
   Centocinquanta punti in meno! Grifondoro sarebbe finito all'ultimo posto della classifica. Nel giro di una sola notte, avevano mandato a monte la possibilità che il loro dormitorio vincesse la coppa. Harry aveva l'impressione che il mondo gli fosse crollato addosso. Come avrebbe potuto rimediare a una cosa del genere?
   Non riuscì a chiudere occhio. Stette ad ascoltare Neville che singhiozzava nel suo cuscino per ore e ore, gli parve. Non gli veniva in mente niente da dirgli per consolarlo. Sapeva bene che Neville, come lui, attendeva l'alba con terrore. Che cosa sarebbe successo quando i loro compagni di dormitorio avessero saputo quel che avevano combinato?
   Il mattino seguente, passando accanto alle gigantesche clessidre che segnavano il punteggio di Grifondoro, gli studenti in un primo momento pensarono che si trattasse di un errore. Com'era possibile che il dormitorio avesse improvvisamente centocinquanta punti meno del giorno prima? Poi cominciò a spargersi la voce: Harry Potter, il famoso Harry Potter, l'eroe di ben due partite a Quidditch, aveva fatto perdere loro tutti quei punti. Lui e un altro paio di imbecilli del primo anno.
   Di colpo, dopo essere stato uno dei ragazzi più amati e ammirati dell'intera scuola, Harry divenne il più odiato. Persino quelli di Pecoranera e di Tassorosso gli si rivoltarono contro, perché tutti
   quanti avevano sperato che il Serpeverde perdesse il campionato dei dormitori. Dovunque Harry andasse, veniva segnato a dito, e i compagni non si davano neanche la pena di abbassare la voce quando lo insultavano. Quelli del Serpeverde, invece, applaudivano al suo passaggio, fischiavano e dicevano in tono entusiasta: ‘Grazie, Potter, ti siamo debitori!’
   L'unico che gli rimase vicino fu Ron.
‘Di qui a poche settimane si saranno scordati tutto. Fred e George gli hanno fatto perdere tanti di quei punti, da quando sono qui... eppure i compagni gli vogliono ancora bene’.
   ‘Però non hanno mai fatto perdere a Grifondoro centocinquanta punti in un colpo solo! O no?’ rispose Harry affranto.
‘Be'... effettivamente no’ ammise Ron.
   Era un po' tardi per rimediare al danno, ma Harry giurò a se stesso che da allora in poi non si sarebbe più immischiato in cose che non lo riguardavano. Doveva piantarla di andarsene in giro di nascosto a cacciare il naso qua e là. Provava tanta vergogna che andò da Baston a offrirgli le sue dimissioni dalla squadra di Quidditch.
   ‘Dimissioni?’ tuonò Baston. ‘E a che cosa servirebbero? Come facciamo a riacquistare punti, se non vinciamo a Quidditch?’
   Ma anche il Quidditch non lo divertiva più. Durante gli allenamenti i compagni di squadra non gli rivolgevano la parola, e se dovevano parlare di lui, lo chiamavano ‘il Cercatore’.
   Anche Hermione e Neville se la passavano male. Non quanto Harry, perché non avevano neanche lontanamente la sua notorietà; ma nemmeno a loro nessuno rivolgeva più la parola. In classe, durante le lezioni, Hermione aveva smesso di attirare l'attenzione degli altri: stava a testa china e studiava in silenzio.
   Harry era quasi contento che non mancasse molto agli esami. Aveva da ripassare un sacco di lezioni e questo distoglieva la sua mente dai guai. Lui, Ron e Hermione se ne stavano fra loro, studiavano fino a notte alta, cercando di mandare a memoria gli ingredienti di complicate pozioni, gli incantesimi e gli scongiuri di ogni genere, le date di grandi scoperte magiche e di rivolte di folletti...
   Poi, a circa una settimana dall'inizio degli esami, la risoluzione che Harry aveva preso - cioè di non immischiarsi in cose che non lo riguardavano - fu messa alla prova in maniera inattesa. Un pomeriggio, mentre, da solo, tornava dalla biblioteca, udì una voce lamentosa provenire da una delle aule. Quando si avvicinò, capì che si trattava di Raptor.
   ‘No, no, un'altra volta no, ti prego...’
A sentire quelle parole, sembrava che qualcuno lo stesse minacciando. Harry si avvicinò ancora.
‘E va bene... va bene’ sentì Raptor singhiozzare.
   Passò appena un secondo, e dall'aula uscì in gran fretta Raptor, tutto intento a rimettersi il turbante per il verso giusto. Era pallido e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Si allontanò fino a sparire alla vista, e Harry ebbe l'impressione che non lo avesse neanche notato. Attese che l'eco dei suoi passi si spegnesse, poi fece capolino nell'aula per dare un'occhiata. Era vuota, ma all'estremità opposta c'era una porta spalancata. A metà strada, Harry ricordò che aveva promesso a se stesso di non immischiarsi in faccende che non lo riguardavano.
   Eppure, avrebbe scommesso dodici Pietre Filosofali che da quell'aula era appena uscito Piton. E da quanto aveva appena sentito, Piton doveva essere tutto ringalluzzito: sembrava che finalmente Raptor avesse ceduto.
   Harry tornò in biblioteca, dove Hermione stava interrogando Ron in astronomia, e raccontò quello che aveva sentito.
‘Dunque, Piton ce l'ha fatta!’ esclamò Ron. ‘Se Raptor gli ha insegnato a spezzare il suo incantesimo anti-Magia nera...’
   ‘Però, c'è sempre Fuffi’ obiettò Hermione.
‘Forse Piton ha scoperto come eludere la sua sorveglianza senza chiedere niente a Hagrid’ disse Ron alzando gli occhi sulle migliaia di volumi che li circondavano. ‘Scommetto che qua dentro, da qualche parte, c'è un libro che spiega come fare per mettere fuori combattimento un gigantesco cane a tre teste. E allora, che cosa facciamo, Harry?’
   Negli occhi di Ron era tornata a brillare la luce dell'avventura; ma prima che potesse rispondere, lo fece Hermione al posto suo.
   ‘Va' da Silente. E' quello che dovremmo aver fatto già da un sacco di tempo. Se tentiamo qualcosa noi, ci sbattono fuori di sicuro’.
   ‘Ma non abbiamo prove!’ disse Harry. ‘Raptor ha troppa paura per tenerci bordone. Basta solo che Piton dica di non sapere come ha fatto a entrare quel mostro a Halloween, e che lui al terzo piano non ci è neanche andato vicino... Secondo voi, a chi crederanno, a lui o a noi? Che noi non possiamo soffrire Piton, non è precisamente un segreto. Silente penserà che ci siamo inventati tutto per farlo licenziare. Gazza non ci aiuterebbe per tutto l'oro del mondo: è troppo amico di Piton, e dal suo punto di vista, più studenti vengono rispediti a casa, meglio è. E poi, non dimenticate che noi non ne dovremmo proprio sapere nulla, né della pietra né di Fuffi. Sarà dura spiegare come l'abbiamo saputo’.
   Hermione aveva l'aria convinta, ma Ron no.
‘Ma se cerchiamo di fare una piccola indagine...’
   ‘No’ ribatté secco Harry, ‘abbiamo già indagato abbastanza’.
E ciò detto, tirò a sé una mappa di Giove e incominciò a mandare a memoria i nomi delle sue lune.
   Il mattino seguente, Harry, Hermione e Neville, sedendosi al tavolo della colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano tutti identici, e dicevano:
Per punizione, andrete in cella d'isolamento a partire dalle undici di stasera. Presentatevi al signor Gazza nel salone d'ingresso.
Prof.ssa McGranitt
   Nella gran confusione suscitata dalla retrocessione di Grifondoro, Harry aveva dimenticato che li attendeva il castigo. Temeva quasi che Hermione protestasse perché avrebbero perso un'intera nottata di ripasso. Ma la ragazzina non disse una parola: al pari di Harry, anche lei sentiva che se l'erano meritata.
   Quella sera alle undici, salutarono Ron nella sala di ritrovo e scesero nell'ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì ad attenderli, e con lui c'era Malfoy. Harry aveva dimenticato che anche Malfoy si era beccato la stessa punizione.
‘Seguitemi’ disse Gazza, accendendo un lume e conducendoli fuori.
   ‘Adesso credo proprio che ci penserete due volte, prima di violare di nuovo il regolamento della scuola, eh?’ fece in tono di scherno. ‘Se volete sapere come la penso io, i migliori insegnanti sono il lavoro duro e le punizioni... proprio un peccato che non ne diano più spesso come una volta... Allora ti appendevano al soffitto per i polsi e ti ci lasciavano per qualche giorno! Ho ancora le catene in ufficio: le tengo ben oliate, nel caso che servano... Allora, andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se ci provate, sarà peggio per voi’.
   Si avviarono attraverso il parco immerso nell'oscurità. Neville non la smetteva di tirare su col naso. Intanto, Harry si domandava quale sarebbe stato il loro castigo. Doveva essere qualcosa di veramente orribile, altrimenti Gazza non avrebbe avuto quel tono gongolante.
   La luna splendeva in cielo, ma ogni tanto una nube le passava davanti oscurandola, e sprofondava anche loro nel buio. Davanti a sé, Harry scorse le finestre illuminate della capanna di Hagrid. Poi udirono un grido in lontananza.
   ‘Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio incominciare’.
   Harry si sentì sollevato: non sarebbe stato poi tanto male, se gli toccava ripassare con Hagrid. Quel sollievo dovette riflettersi nell'espressione del suo volto, perché Gazza disse: ‘Non penserai mica che siete venuti a divertirvi insieme con quello zoticone? Be', levatelo dalla testa, ragazzo: è nella foresta che vi sto portando, e non so neanche se tornerete tutti interi’.
   A quelle parole, Neville diede un flebile lamento, e Malfoy si fermò, incapace di proseguire.
   ‘Nella foresta?’ ripeté, e non col suo solito tono sicuro. ‘Ma non si può mica andarci di notte... ci sono in giro un sacco di bestie strane... lupi mannari, dicono’.
   Neville strinse la manica del mantello di Harry ed emise un suono strozzato.
   ‘quello che ti fa paura, eh?’ fece Gazza con la voce che tradiva la sua gioia maligna. ‘Ai lupi mannari dovevi pensarci prima di combinare tutti quei pasticci, non credi?’
   Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a ruota da Thor. Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a tracolla.
   ‘Era ora’ disse. ‘già mezz'ora che vi aspetto. Tutto bene? Harry, Hermione?’
   ‘Io non li tratterei con tanta confidenza, Hagrid’ disse Gazza freddamente, ‘in fin dei conti sono qui per essere puniti’.
   ‘Forse è per questo che siete in ritardo, signore?’ chiese Hagrid a Gazza aggrottando le sopracciglia. ‘Perché ha perso tempo a fargli la lezione? Ma non è compito suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da
    qui in avanti me ne occupo io’.
   ‘Allora io torno all'alba’ disse Gazza, ‘...a riprendere quello che ne resta’ aggiunse poi malignamente. Dopodiché si voltò e riprese la strada del castello, con il lume che ballonzolava nel buio.
   A quel punto, Malfoy si voltò verso Hagrid.
   ‘Io in quella foresta non ci metto piede’ disse, e Harry fu contento di sentire che nella sua voce c'era una nota di panico.
   ‘Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!’ ribatté Hagrid in tono feroce. ‘Avete combinato un guaio, e adesso dovete pagare’.
   ‘Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere... Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui...’
   ‘...ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così’ lo rimbeccò Hagrid. ‘Figuriamoci: esercizi! E a che cosa servirebbero? No: farete qualcosa di utile, oppure vi sbatteranno fuori. Se credi che tuo
   padre preferisce vederti espulso, tornatene al castello e fa' le
   valigie. Avanti, adesso!’
   Ma Malfoy non si muoveva. Guardò Hagrid con aria infuriata, ma poi abbassò gli occhi.
   ‘Allora’ disse Hagrid, ‘adesso statemi a sentire bene, perché quel che faremo stanotte è molto pericoloso e non voglio che correte rischi. Venite un momento con me’.
   Li condusse fino al margine della foresta. Tenendo alto il lume, additò uno stretto sentiero serpeggiante, che scompariva fra il fitto degli alberi, immerso nell'oscurità. Una brezza leggera scompigliò loro i capelli, mentre si sporgevano a sbirciare fra la folta vegetazione.
   ‘Guardate lì’ fece Hagrid, ‘vedete quella roba che luccica per terra? Quella roba argentata? sangue di unicorno. Là dentro c'è un unicorno ferito. la seconda volta che succede, questa settimana. Mercoledì scorso ne ho trovato uno morto. Noi cercheremo di andare a salvarlo, povera bestia. Ma forse dovremo abbatterlo, per non farlo più soffrire’.
   ‘E se chi ha ferito l'unicorno ci trova prima lui?’ fece Malfoy, incapace di non lasciar trasparire la paura dalla sua voce.
   ‘Niente che vive nella foresta può farvi del male, se siete con me o con Thor’ rispose Hagrid. ‘E poi, non lasciate mai il sentiero.
   Bene: adesso ci divideremo in due gruppi e seguiremo le tracce ognuno da una parte. C'è sangue dappertutto: l'unicorno ferito deve vagare almeno dalla notte scorsa’.
   ‘Io voglio Thor’ disse rapidamente Malfoy, adocchiando i lunghi denti del cane.
   ‘D'accordo, ma ti avverto che è un gran vigliacco’ disse Hagrid. ‘Allora io, Harry e Hermione andremo da una parte, e Draco, Neville e Thor dall'altra. Se uno dei due gruppi trova l'unicorno, sprizza subito delle scintille verdi. Va bene? Adesso tirate fuori le bacchette magiche e fate un po' di esercizio... bene così... e se qualcuno si trova in difficoltà, mandi delle scintille rosse, e tutti verremo ad aiutarlo. Allora, fate molta attenzione. Andiamo’.
   La foresta era nera e silenziosa. Dopo aver fatto un po' di strada, giunsero a un bivio nel sentiero di terra battuta: Harry, Hermione e Hagrid presero a sinistra, mentre Malfoy, Neville e Thor andarono a destra.
   Avanzavano in silenzio, occhi a terra. Di tanto in tanto, un raggio di luna, filtrando attraverso i rami alti degli alberi, illuminava una macchia di sangue blu-argenteo sulle foglie secche.
   Harry si accorse che Hagrid aveva un'aria molto preoccupata.
   ‘Può essere stato un lupo mannaro a uccidere gli unicorni?’ gli chiese.
   ‘Macché, i lupi mannari non sono così veloci’ rispose Hagrid. ‘Acchiappare un unicorno non è mica facile. Sono creature con grandi poteri magici. Prima d'adesso non avevo mai sentito dire che un unicorno è rimasto ferito’.
   Passarono accanto a un tronco d'albero ricoperto di muschio. Harry udì uno scrosciare d'acqua: là vicino doveva esserci un torrente. Lungo il sentiero serpeggiante, continuarono a trovare macchie sparse di sangue di unicorno.
   ‘Tutto bene, Hermione?’ sussurrò a un certo punto Hagrid. ‘Non ti preoccupare, se sta davvero male non può essere andato lontano, e noi riusciremo a... PRESTO, nascondetevi dietro quell'albero!’
   Hagrid afferrò Harry e Hermione e li trascinò via dal sentiero, perché si riparassero dietro un'altissima quercia. Poi estrasse una freccia dalla faretra, la infilò nella balestra e sollevò l'arma, pronto a colpire. Rimasero tutti e tre in ascolto. Là vicino c'era qualcosa che strisciava sulle foglie secche: dal suono sembrava un mantello che toccasse per terra. Hagrid cercò di aguzzare lo sguardo per vedere più in là, lungo il sentiero buio, ma dopo qualche secondo il rumore svanì.
   ‘Lo sapevo’ mormorò. ‘Qua c'è in giro qualcosa che non ci dovrebbe essere’.
   ‘Un lupo mannaro?’ suggerì Harry.
   ‘Macché, quello non era un lupo mannaro, e non era neppure un unicorno’ rispose Hagrid cupamente. ‘Va bene, seguitemi, ma state attenti’.
   Ripresero ad avanzare ma più lentamente, tendendo l'orecchio al minimo rumore. All'improvviso, in una radura poco più avanti, qualcosa senza dubbio si mosse.
   ‘Chi è là?’ gridò Hagrid. ‘Fatti vedere... sono armato!’
   In quella, avanzò nella radura... ma era un uomo o un cavallo? Fino alla cintola era un uomo, con barba e capelli rossi, ma dalla vita in giù aveva un corpo di cavallo di un bel marrone castagna, con una lunga coda rossastra. Harry e Hermione restarono a bocca aperta.
   ‘Ah, sei tu, Conan’ disse Hagrid in tono sollevato. ‘Come va?’ Fece un passo avanti e strinse la mano al centauro.
   ‘Buona sera a te, Hagrid’ disse Conan. Aveva una voce profonda e malinconica. ‘Non è che volevi colpirmi?’
   ‘Non si è mai troppo cauti, Conan’ rispose Hagrid dando un colpetto alla sua balestra. ‘In giro per questa foresta c'è qualcosa che non mi torna. Oh, a proposito, ti presento Harry Potter e Hermione Granger. Studiano su alla scuola. E questo è Conan, ragazzi. un centauro’.
   ‘L'avevamo notato’ disse Hermione con un filo di voce.
    ‘Buona sera’ fece Conan. ‘Allora, voi due siete studenti? E dite un po': in quella scuola si studia molto?’
   ‘Ehm...’
   ‘Un po'‘ disse Hermione timidamente.
   ‘Un po'. Be', è già qualcosa’ sospirò Conan. Poi rovesciò il capo all'indietro e guardò il cielo. ‘Marte è molto luminoso, stasera’. ‘Già’ fece Hagrid guardando anche lui in alto. ‘Senti un po', Conan, sono proprio contento che ti abbiamo incontrato, perché c'è in giro un unicorno ferito. Tu hai visto niente?’
   Conan non rispose subito. Continuò a fissare il cielo, poi tornò a sospirare.
   ‘Le prime vittime sono sempre gli innocenti’ disse. ‘Così fu nei secoli dei secoli, così è adesso’.
   ‘Già’ fece Hagrid, ‘ma tu hai visto niente, Conan? Niente di strano?’
   ‘Marte è molto luminoso stanotte’ ripeté Conan mentre Hagrid gli lanciava un'occhiata impaziente. ‘Non capita spesso’.
   ‘Va bene, ma io intendevo niente di strano un po' più terra terra’ riprese Hagrid. ‘Insomma, non hai notato niente?’
   Ancora una volta, Conan ci mise un po' prima di rispondere. Alla fine disse: ‘La foresta nasconde molti segreti’.
   Dietro Conan, fra gli alberi, si udì un fruscio che indusse Hagrid ad alzare di nuovo la balestra; ma era soltanto un altro centauro, stavolta con i capelli e il corpo nero, e con un aspetto più feroce di Conan.
   ‘Ehilà, Cassandro’ disse Hagrid. ‘Come ti va?’
   ‘Buona sera, Hagrid, spero tu stia bene’.
   ‘Non c'è malaccio. Senti un po', ho appena fatto la stessa domanda a Conan: hai mica visto qualcosa di strano da queste parti, ultimamente? Pare che in giro c'è un unicorno ferito: tu ne sai niente?’
   Cassandro si avvicinò a Conan. Poi volse lo sguardo verso il cielo. ‘Marte è molto luminoso stasera’ disse in tono piano.
   ‘Questa solfa l'avevamo già sentita’ rispose Hagrid seccato. ‘Be', se uno di voi due vede qualcosa, me lo faccia sapere, d'accordo? Noi ora andiamo’.
   E così dicendo uscì dalla radura, seguito da Harry e Hermione, che si voltarono per guardare Conan e Cassandro fino a quando la visuale fu ostruita dagli alberi.
   ‘E' davvero impossibile’ stava dicendo Hagrid in tono irritato, ‘avere una risposta chiara da un centauro. Sono sempre lì che guardano le stelle. Di quel che succede quaggiù, non gliene importa un fico secco’.
   ‘Ma qui nella foresta, ce ne sono molti di quelli?’ chiese Hermione.
   ‘Oh, be', parecchi... Per lo più se ne stanno per i fatti loro, ma per fortuna si fanno vivi, quando ho voglia di scambiare una parola con qualcuno. Badate bene, i centauri sono dei gran cervelloni... sanno un sacco di cose. Solo che non sono tanto chiacchieroni’.
   ‘E quello che abbiamo sentito prima, credi che fosse un centauro?’ chiese Harry.
    ‘A te è sembrato rumore di zoccoli? Macché. Secondo me era quello che va in giro ammazzando unicorni... Non si è mai sentito niente del genere prima d'ora’.
   Avanzarono nella foresta fitta e buia. Harry, nervoso, non la smetteva di guardarsi indietro. Aveva la sgradevole sensazione che qualcuno li stesse osservando. Era contento che con loro ci fosse Hagrid con la sua balestra. Avevano appena oltrepassato una curva del sentiero, quando Hermione afferrò il braccio di Hagrid.
   ‘Hagrid, guarda! Scintille rosse! Gli altri sono in difficoltà!’
   ‘Voi due aspettatemi qui!’ gridò Hagrid. ‘Non vi allontanate dal sentiero, torno subito a prendervi!’
   I due ragazzi lo sentirono correre via, facendo scricchiolare il sottobosco al suo passaggio, e rimasero a guardarsi terrorizzati, fino a quando non udirono più niente attorno a loro, salvo il frusciare delle foglie.
   ‘Non pensi che gli sia successo qualcosa, vero?’ sussurrò Hermione.
   ‘Se si tratta di Malfoy non me ne importa proprio niente, ma se capita qualcosa di brutto a Neville... In fin dei conti, se lui è finito qui, la colpa è nostra’.
   I minuti passavano con lentezza esasperante. Sembrava che il loro udito si fosse fatto più acuto del solito: le orecchie di Harry coglievano ogni sospiro del vento, ogni scricchiolio di rametti. Ma che cosa stava succedendo? E dov'erano gli altri?
   Alla fine, un gran rumore di rami spezzati annunciò il ritorno di Hagrid, seguito da Malfoy, Neville e Thor. Hagrid era furioso. A quanto pareva, Malfoy, per fare uno scherzo, si era avvicinato a Neville da dietro e l'aveva afferrato. Dalla paura, Neville aveva perso la testa e aveva fatto scoccare le scintille.
   ‘Ormai, dopo tutto il baccano che avete fatto voi due, saremo fortunati se riusciremo a trovare qualcosa. D'accordo, adesso i due gruppi si scambiano. Neville, tu stai con me e con Hermione, e tu Harry, vai con Thor e con questo cretino. Scusami’ aggiunse poi bisbigliando rivolto a Harry, ‘ma spaventare te è un po' più difficile, e noi questa missione la dobbiamo concludere’.
   E così, Harry si incamminò verso il folto della foresta insieme a Malfoy e a Thor. Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre di più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi impossibile, tanto erano fitti gli alberi. A Harry sembrò che le macchie di sangue si facessero più frequenti. C'erano schizzi sulle radici di un albero, come se quella povera creatura ferita si aggirasse là attorno. Davanti a sé, attraverso i rami intricati di un'antica quercia, Harry scorse di nuovo una radura.
   ‘Guarda...’ mormorò, tendendo il braccio per fermare Malfoy.
   Per terra c'era qualcosa di bianco che scintillava. Si avvicinarono con grande circospezione.
   Era proprio l'unicorno, ed era morto. Harry non aveva mai visto nulla di così bello e così triste. Cadendo, le lunghe zampe affusolate si erano divaricate formando angoli strani, e la criniera bianco perla era sparsa sulle foglie scure.
   Harry aveva già fatto un passo verso l'unicorno, quando un fruscio lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette... Poi, dall'ombra, uscì una figura incappucciata che avanzò strisciando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero impietriti. La figura incappucciata si avvicinò all'unicorno, chinò il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e si mise a berne il sangue.
   ‘AAAAAARGH!’
Malfoy si lasciò sfuggire un grido agghiacciante e schizzò via, e con lui Thor. L'incappucciato alzò il capo e puntò lo sguardo su Harry, con il sangue dell'unicorno che gli colava sul petto. Poi si alzò in piedi e gli si avvicinò a rapidi passi. Harry non riusciva a muoversi per il terrore.
   In quella, gli trapassò la testa una fitta di dolore come non ne aveva mai provate: era come se la sua cicatrice avesse preso fuoco. Mezzo accecato, arretrò barcollando. Dietro di sé udì un rumore di zoccoli al galoppo, e qualche cosa lo superò d'un balzo, piombando addosso all'incappucciato.
   Il dolore alla testa era talmente forte che Harry cadde in ginocchio, e ci vollero un paio di minuti prima che passasse. Quando il ragazzo levò lo sguardo, la figura era scomparsa. Davanti a lui c'era un centauro, ma non Conan, né Cassandro; dall'aspetto era più giovane, e aveva chiome biondo chiarissimo e un corpo da sauro.
   ‘Tutto bene?’ disse il centauro aiutando Harry a rimettersi in piedi.
   ‘S-sì, grazie... ma che cos'era quello?’
   Il centauro non rispose. Aveva occhi di un blu stupefacente, come pallidi zaffiri. Guardò Harry con attenzione, soffermandosi a osservare la cicatrice che gli spiccava livida sulla fronte.
   ‘Ma tu sei il giovane Potter!’ esclamò. ‘Faresti bene a tornare da Hagrid. A quest'ora la foresta è un posto pericoloso, specie per te. Sai andare a cavallo? In questo modo farai più in fretta.
   ‘Mi chiamo Fiorenzo’ aggiunse poi mentre piegava le zampe anteriori perché Harry potesse salirgli in groppa.
   Improvvisamente, si udì di nuovo un rumore di zoccoli al galoppo, che proveniva dall'estremità opposta della radura. Dal folto degli alberi uscirono di gran carriera Conan e Cassandro, con i fianchi ansimanti e coperti di sudore.
   ‘Fiorenzo!’ tuonò Cassandro. ‘Che cosa stai facendo? Hai in groppa un essere umano! Ma non ti vergogni? Sei forse un mulo qualunque?’
   ‘Ma tu lo sai chi è questo?’ disse Fiorenzo. ‘il giovane Potter. Prima se ne va da questa foresta e meglio è’.
   ‘Che cosa gli hai detto?’ chiese Cassandro a denti stretti. ‘Ricordati bene, Fiorenzo, noi abbiamo giurato di non ribellarci al cielo. Non abbiamo forse letto quel che accadrà nel movimento dei pianeti?’
Conan scalpitava nervosamente.
   ‘Sono certo che Fiorenzo era convinto di agire per il meglio’ disse con quella sua voce malinconica.
   Cassandro, adirato, scalciò con le zampe posteriori.
   ‘Per il meglio! E questo che cosa c'entra con noi? I centauri si occupano di ciò che è stato predetto! Non è compito nostro correre qua e là come asini, inseguendo esseri umani che si sono smarriti nella nostra foresta!’
   All'improvviso, Fiorenzo si impennò sulle zampe posteriori per l'ira, e Harry dovette aggrapparsi alle sue spalle per restare in sella.
   ‘Ma non vedete quell'unicorno?’ esclamò Fiorenzo rivolto a Cassandro. ‘Non capite perché è stato ucciso? Forse i pianeti non vi hanno rivelato quel segreto? Io mi ribello contro ciò che si aggira per questa foresta, Cassandro, proprio così, e al fianco degli esseri umani, se è necessario’.
   Fiorenzo si voltò di scatto e, mentre Harry si reggeva come meglio poteva per non cadere, partì al galoppo tuffandosi nella foresta e lasciandosi alle spalle Conan e Cassandro.
   Harry non aveva la minima idea di quel che stava succedendo.
   ‘Ma perché Cassandro è tanto arrabbiato?’ chiese. ‘E poi, da che cos'è che mi avresti salvato?’
   Fiorenzo rallentò l'andatura e si mise ad andare al passo, consigliò Harry di tenere giù la testa per schivare gli eventuali rami bassi, ma non dette risposta alla sua domanda. Avanzarono in silenzio attraverso gli alberi, e Harry pensò che il centauro non volesse più parlargli. Ma mentre attraversavano un punto dove il bosco era particolarmente fitto, il centauro si fermò di colpo.
   ‘Harry Potter, ma tu lo sai che cosa ci si fa con il sangue di unicorno?’
   ‘No’ rispose Harry, stupito da quella strana domanda. ‘Noi abbiamo usato soltanto il corno e i peli della coda, a lezione di Pozioni’.
   ‘Questo perché uccidere un unicorno è una cosa mostruosa’ ribatté Fiorenzo. ‘Soltanto uno che non ha niente da perdere e tutto da guadagnare commetterebbe un delitto del genere. Il sangue dell'unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte; ma il costo da pagare è tremendo. Poiché hai ucciso una cosa pura e indifesa per salvarti, dall'istante che il sangue tocca le tue labbra non vivrai che una mezza vita, una vita dannata’.
   Harry fissava la nuca di Fiorenzo, che la luce lunare chiazzava d'argento.
   ‘Ma chi potrebbe essere così disperato?’ si domandò ad alta voce. ‘Se uno finisce dannato per sempre, meglio morire, no?’
   ‘vero’ concordò Fiorenzo, ‘a meno che non ti basti restare vivo per il tempo necessario a bere qualcos'altro... qualcosa che ti restituisca tutta la tua forza e il tuo potere, qualcosa che fa sì che tu non possa morire mai. Signor Potter, tu lo sai che cosa è nascosto dentro la scuola, in questo preciso momento?’
   ‘La Pietra Filosofale! Ma certo... L'Elisir di Lunga Vita! Però non capisco chi...’
   ‘Non ti viene in mente nessuno che abbia atteso molti anni per tornare al potere, che si sia aggrappato alla vita aspettando la sua grande occasione?’
   Era come se un pugno di ferro si fosse improvvisamente serrato attorno al cuore di Harry. Oltre il fruscio delle fronde, gli sembrava di udire di nuovo quel che gli aveva detto Hagrid la sera che si erano conosciuti: ‘Alcuni dicono che è morto. Balle, secondo me. Non so se dentro avesse ancora qualcosa di abbastanza umano da morire’.
   ‘Vuoi dire’ fece Harry con voce strozzata ‘che era Vol...’
   ‘Harry! Harry, tutto a posto?’
Hermione correva verso di loro lungo il sentiero, seguita da Hagrid tutto ansimante.
   ‘Ma io sto benissimo’ rispose Harry quasi senza sapere quel che diceva. ‘L'unicorno è morto, Hagrid, e sta nella radura lì dietro’. ‘A questo punto, io ti lascio’ mormorò Fiorenzo, mentre Hagrid si affrettava nella direzione indicata per vedere l'unicorno. ‘Adesso sei al sicuro’.
   Harry scivolò giù dalla sua groppa.
   ‘Buona fortuna, Harry Potter’ disse Fiorenzo. ‘È già successo che i pianeti venissero letti in modo errato, anche dai centauri. Spero che questa sia una di quelle volte’.
   Così dicendo, si voltò e caracollando si addentrò nel folto della foresta, lasciandosi alle spalle Harry scosso dai brividi.
   Mentre aspettava il loro ritorno, Ron si era addormentato nella sala di ritrovo immersa nell'oscurità. Quando Harry lo svegliò bruscamente, scuotendolo, gridò alcune parole sconnesse a proposito di un fallo a Quidditch. Ma nel giro di pochi secondi era perfettamente sveglio, e ascoltava Harry spiegare a lui e a Hermione che cosa era successo nella foresta.
   Harry non riusciva a sedersi. Andava su e giù a gran passi davanti al fuoco. Tremava ancora.
   ‘Piton vuol rubare la Pietra per conto di Voldemort... e Voldemort aspetta nella foresta... e pensare che per tutto questo tempo abbiamo creduto che Piton volesse soltanto arricchirsi...’
   ‘Piantala di pronunciare quel nome!’ sussurrò Ron terrorizzato, come se credesse che Voldemort potesse udirli.
Ma Harry non lo ascoltava.
   ‘Fiorenzo mi ha salvato, ma non avrebbe dovuto farlo... Cassandro era arrabbiatissimo... parlava di interferenze con quello che predicono i pianeti... Probabilmente, secondo i pianeti Voldemort sta per tornare... Secondo Cassandro, Fiorenzo avrebbe dovuto lasciare che Voldemort mi uccidesse... Credo proprio che anche questo fosse scritto nelle stelle’.
   ‘Ma la pianti di pronunciare quel nome?’ sibilò Ron.
   ‘Quindi, adesso non mi resta che aspettare che Piton rubi la Pietra’ proseguì Harry febbrilmente, ‘e a quel punto Voldemort potrà venire a farmi fuori... Be', immagino che Cassandro sarà soddisfatto’.
   Hermione aveva un'aria molto spaventata, ma gli offrì una parola di conforto.
   ‘Harry, tutti dicono che Silente è l'unica persona di cui
   Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura. Se c'è in giro Silente, Tu-Sai-Chi non ti torcerà un capello. Ma comunque, chi ha detto che i centauri hanno ragione? A me sembra roba da chiromanti, e anche la professoressa Mcgranitt ha detto che quella è una branca della magia molto imprecisa’.
   Prima che avessero finito di parlare, il cielo si era rischiarato. Andarono a letto esausti, con la gola che doleva. Ma le sorprese di quella nottata non erano finite.
   Quando Harry scostò le lenzuola, vi trovò sotto, piegato con cura, il mantello che rende invisibili. A esso era attaccato un biglietto che diceva: ‘In caso ti serva’.
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