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Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
   1) Posta via gufo (109 citazioni)
   2) Il grosso errore di zia Marge (132 citazioni)
   3) Il Nottetempo (170 citazioni)
   4) Il Paiolo Magico (188 citazioni)
   5) Il Dissennatore (282 citazioni)
   6) Artigli e foglie di tè (265 citazioni)
   7) Il Molliccio nell'armadio (197 citazioni)
   8) La fuga della Signora Grassa (225 citazioni)
   9) Una Grama sconfitta (226 citazioni)
   10) La Mappa del Malandrino (258 citazioni)
   11) La Firebolt (226 citazioni)
   12) Il Patronus (200 citazioni)
   13) Grifondoro contro Corvonero (159 citazioni)
   14) L'ira di Piton (221 citazioni)
   15) La finale di Quidditch (204 citazioni)
   16) La profezia della professoressa Cooman (192 citazioni)
   17) Gatto, topo e cane (197 citazioni)
   18) Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (67 citazioni)
   19) Il servo di Voldemort (203 citazioni)
   20) Il bacio dei Dissennatori (78 citazioni)
   21) Il segreto di Hermione (348 citazioni)
   22) Ancora posta via gufo (182 citazioni)
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La Mappa del Malandrino


   Madama Chips insistette per trattenere Harry in infermeria per tutto il finesettimana. Lui non discusse e non si lamentò, ma non le permise di buttare via i miseri resti della sua Nimbus Duemila. Sapeva che era stupido, sapeva che la Nimbus non poteva essere riparata, ma era più forte di lui; era come se avesse perduto uno dei suoi migliori amici.
   Harry ebbe fiumi di visitatori, tutti decisi a tenerlo di buonumore. Hagrid gli mandò un mazzo di fiori imparruccati che sembravano cavoli gialli e Ginny Weasley, arrossendo furiosamente, sì presentò con un biglietto d'auguri che aveva fatto lei e che cantava a squarciagola a meno che Harry non lo tenesse chiuso sotto la ciotola della frutta. La squadra dei Grifondoro tornò a fargli visita domenica mattina, questa volta accompagnata da Baston, che con voce cupa e desolata assicurò a Harry che non lo riteneva assolutamente responsabile della sconfitta. Ron e Hermione si allontanavano dal letto di Harry solo la sera. Ma nulla e nessuno poteva far stare meglio Harry, perché nessuno sapeva nemmeno la metà di ciò che lo turbava.
   Non aveva raccontato a nessuno del Gramo, nemmeno a Ron e Hermione, perché sapeva che Ron si sarebbe spaventato e Hermione lo avrebbe preso in giro. Comunque, restava il fatto che ormai era apparso due volte, e che entrambe le sue apparizioni erano state seguite da incidenti quasi mortali; la prima volta aveva rischiato di essere travolto dal Nottetempo, la seconda era volato giù dal manico di scopa, e da una grande altezza. Il Gramo aveva intenzione di perseguitarlo fino a ottenere la sua morte? Doveva passare il resto dei suoi giorni a guardarsi le spalle dalla bestia?
   E poi c'erano i Dissennatori. Harry si sentiva umiliato tutte le volte che ci pensava. Tutti dicevano che i Dissennatori erano orribili, ma nessun altro sveniva tutte le volte che gli si avvicinavano... nessun altro udiva risuonare nella testa l'eco della voce dei propri genitori in punto di morte.
   Perché Harry ormai sapeva di chi erano quelle grida. Aveva sentito quelle parole, le aveva sentite e risentite durante le ore della notte in infermeria, mentre giaceva sveglio a guardare le strisce di luce lunare sul soffitto. Quando i Dissenatori gli si avvicinavano, riascoltava gli ultimi istanti di vita di sua madre, i suoi tentativi di proteggere lui, Harry, da Voldemort, e la risata di Voldemort appena prima che la uccidesse... Harry dormiva sonni agitati, sprofondava in sogni affollati di mani marce e appiccicose e di suppliche impietrite, e si svegliava di soprassalto cercando di fissare nella mente la voce di sua madre, cercando di ricordarla.
   Per Harry fu un sollievo tornare al caos della scuola il lunedì, essere costretto a pensare ad altro, anche se dovette sopportare la persecuzione di Draco Malfoy. Malfoy era quasi fuori di sé per la gioia dopo la sconfitta dei Grifondoro. Finalmente si era tolto le bende, e festeggiava il recuperato uso di entrambe le mani producendosi in ispirate imitazioni di Harry che precipitava dal manico di scopa. Malfoy trascorse gran parte della lezione di Pozioni imitando i Dissennatori per tutto il sotterraneo; Ron alla fine non ne poté più e gli lanciò contro un grosso, viscido cuore di coccodrillo che gli si spiaccicò sulla faccia e diede a Piton l'opportunità di togliere cinquanta punti ai Grifondoro.
   «Se Piton insegna ancora Difesa contro le Arti Oscure, mi do malato» disse Ron, mentre si dirigevano verso l'aula di Lupin dopo colazione. «Guarda chi c'è dentro, Hermione».
   Hermione spiò dentro la classe.
   «Tutto bene!»
   Il professor Lupin era tornato. Aveva proprio l'aria di chi è stato malato. Il suo vecchio mantello penzolava più largo e c'erano ombre scure sotto i suoi occhi; però sorrise ai ragazzi mentre prendevano posto, e tutti esplosero in un fiume di lamentele sul comportamento di Piton durante la sua assenza.
   «Non è giusto, era solo una supplenza, perché ci ha dato dei compiti?»
   «Non sappiamo niente dei Lupi Mannari...»
   «...due rotoli di pergamena!»
   «Avete detto al professor Piton che non c'eravamo ancora arrivati?» chiese Lupin un po' accigliato.
   «Sì, ma lui ha detto che eravamo indietro...»
   «...non ha ascoltato...»
   «...due rotoli di pergamena!»
   Il professor Lupin sorrise all'indignazione sulle loro facce. «Non preoccupatevi. Parlerò io col professor Piton. Non dovete fare il tema».
   «Oh, no» esclamò Hermione delusa, «io l'ho già finito!» La lezione fu molto piacevole. Il professor Lupin aveva portato con sé un barattolo di vetro con dentro un Marciotto, una piccola creatura con una zampa sola, dall'aria fragile e innocua, che sembrava fatta di fili di fumo.
   «Attira i viaggiatori nelle paludi» spiegò il professor Lupin, e tutti presero appunti. «Vedete la lanterna appesa alla mano? Lui avanza a saltelli, la gente segue la luce, e poi...»
   Il Marciotto emise un rumore orrendo e si scagliò contro il vetro.
   Quando suonò la campana, tutti raccolsero i libri e si diressero alla porta, compreso Harry, ma...
   «Aspetta un momento, Harry» disse Lupin, «vorrei parlarti».
   Harry tornò indietro e osservò il professor Lupin che ricopriva il barattolo del Marciotto con un telo.
   «Mi hanno detto della partita» disse Lupin, tornando verso la cattedra e cominciando a stipare la valigetta di libri, «e mi dispiace per il tuo manico di scopa. C'è qualche speranza di ripararlo?»
   «No» disse Harry. «L'albero l'ha fatto a pezzi».
   Lupin sospirò.
   «Hanno piantato il Platano Picchiatore l'anno che sono arrivato a Hogwarts. Allora facevamo un gioco, bisognava cercare di avvicinarsi e toccare il tronco. Alla fine un ragazzo, David Gudgeon, ha quasi perso un occhio, e ci è stato proibito di avvicinarci. Sarebbe ora di sradicarlo... Ne parlerò con il professor Silente...»
   «Le hanno detto anche dei Dissennatori?» chiese Harry a fatica.
   Lupin gli scoccò un rapido sguardo.
   «Sì. Credo che nessuno abbia mai visto il professor Silente così infuriato. Sono irrequieti da un po' di tempo... sono arrabbiati perché si rifiuta di farli entrare nell'area della scuola... È per quello che sei caduto, immagino...»
   «Sì» disse Harry. Esitò, e poi la domanda gli salì spontanea alle labbra. «Perché? Perché mi tormentano così? Sono solo...?»
   «Non ha niente a che vedere con la debolezza» disse il professor Lupin seccamente, come se gli avesse letto nel pensiero. «I Dissennatori tormentano te più degli altri perché nel tuo passato ci sono cose terribili che gli altri non hanno vissuto».
   Un raggio di sole invernale attraversò la classe, illuminando i capelli grigi di Lupin e i segni sul suo giovane volto.
   «I Dissennatori sono le creature più disgustose della terra. Infestano i luoghi più cupi e sporchi, esultano nella decadenza e nella disperazione, svuotano di pace, speranza e felicità l'aria che li circonda. Perfino i Babbani avvertono la loro presenza, anche se non li vedono. Se ti avvicini troppo a un Dissennatore, ogni sensazione piacevole, ogni bel ricordo ti verrà succhiato via. Se appena può, il Dissennatore si nutrirà di te abbastanza a lungo da farti diventare simile a lui... malvagio e senz'anima. Non ti rimarranno altro che le peggiori esperienze della tua vita. E le cose peggiori che sono successe a te, Harry, bastano a far precipitare chiunque da un manico di scopa. Non hai niente di cui vergognarti».
   «Quando mi si avvicinano...» Harry fissò la cattedra di Lupin, con la gola stretta, «sento Voldemort che uccide mia madre».
   Lupin fece un gesto improvviso, come se volesse mettere una mano sulla spalla di Harry, ma poi ci ripensò. Ci fu un attimo di silenzio; e poi...
   «Perché sono venuti alla partita?» disse Harry amaramente.
   «Cominciano ad aver fame» rispose Lupin tranquillo, chiudendo la valigetta con un colpo secco. «Silente non li lascia entrare a scuola, quindi la loro provvista di prede umane si è esaurita... credo che non abbiano resistito al pensiero della folla attorno al campo da Quidditch. Tutta quell'eccita
   zione... le emozioni al massimo... per loro è come un banchetto».
   «Azkaban dev'essere un posto tremendo» mormorò Harry. Lupin annuì cupo.
   «La fortezza si trova su un'isoletta in mezzo al mare, ma non servono mura e acqua per trattenere i prigionieri, non quando sono tutti intrappolati nelle proprie teste, incapaci di formulare un solo pensiero allegro. Quasi tutti impazziscono entro qualche settimana».
   «Ma Sirius Black è fuggito» disse Harry lentamente. «Ce l'ha fatta...»
   La valigetta di Lupin scivolò dalla cattedra; lui l'afferrò di scatto prima che cadesse.
   «Sì» disse, rialzandosi. «Black deve aver trovato il modo di combatterli. Non l'avrei creduto possibile... i Dissennatori sono in grado di prosciugare un mago dei suoi poteri se rimane nelle loro mani troppo a lungo...»
   «Ma lei è riuscito a mandar via quel Dissennatore sul treno» disse Harry all'improvviso.
   «Ci sono... delle difese a cui si può ricorrere» disse Lupin. «Ma c'era un solo Dissennatore sul treno. Più sono, più è difficile resistergli».
   «Quali difese?» chiese subito Harry. «Me le può insegnare?»
   «Non ho la pretesa di essere un esperto nella lotta ai Dissennatori, Harry, tutt'altro...»
   «Ma se i Dissennatori vengono a un'altra partita di Quidditch... io devo saperli combattere...»
   Lupin guardò il volto determinato di Harry, esitò, poi disse: «Be'... d'accordo. Cercherò di aiutarti. Ma temo che dovremo aspettare il prossimo trimestre. Ho molto da fare prima delle vacanze. Ho scelto un momento molto poco opportuno per ammalarmi».
   Un po' per la promessa di Lupin di dargli qualche lezione AntiDissennatore, un po' per il pensiero che forse non avrebbe mai più dovuto riascoltare la morte di sua madre, un po' per il fatto che Corvonero aveva schiacciato Tassorosso nell'incontro alla fine di novembre, l'umore di Harry migliorò decisamente. Grifondoro dopotutto non era fuori gara, anche se non poteva permettersi di perdere un'altra partita. Baston tornò in possesso della sua energia frenetica, e fece lavorare la squadra come sempre nei turbini di pioggia gelida che continuarono anche in dicembre. Harry non vide traccia di Dissenatori nel territorio della scuola. La furia di Silente sembrava trattenerli nelle loro postazioni agli ingressi.
   Due settimane prima della fine del trimestre, il cielo si illuminò all'im
   provviso di un candore opalino e abbagliante e una mattina i prati fangosi si ricoprirono di gelo lucente. Nel castello c'era aria di Natale. Il professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi, aveva già decorato le classi con luci scintillanti che si rivelarono essere autentiche fate svolazzanti. Gli studenti discutevano allegramente dei loro progetti per le vacanze. Sia Ron che Hermione avevano deciso di rimanere a Hogwarts, e anche se Ron disse che era perché non poteva sopportare l'idea di due settimane con Percy, e Hermione insistette che aveva bisogno di andare in biblioteca, Harry sapeva benissimo che lo facevano per tenergli compagnia, e gliene fu molto grato.
   Con gran gioia di tutti tranne Harry, l'ultimo finesettimana del trimestre fu programmata un'altra gita a Hogsmeade.
   «Possiamo comprare lì i regali di Natale!» disse Hermione. «I miei andranno matti per i Fildimenta Interdentali di Mielandia!»
   Rassegnato al fatto che sarebbe stato l'unico studente del terzo anno a rimanere al castello, Harry prese in prestito da Baston una copia di Guida ai Manici di Scopa e decise di passare la giornata a informarsi sulla fabbricazione delle scope. Agli allenamenti cavalcava una scopa in dotazione alla scuola, una vecchia Stellasfreccia. che era molto lenta e instabile; decisamente, aveva bisogno di una scopa nuova.
   Il sabato mattina della gita a Hogsmeade, Harry salutò Ron e Hermione, imbacuccati in mantelli e sciarpe, poi sali da solo la scalinata di marmo e si diresse verso la Torre dei Grifondoro. Fuori aveva cominciato a nevicare, e il castello era molto tranquillo.
   «Psst... Harry!»
   A metà del corridoio del terzo piano si voltò e vide George e Fred che lo guardavano sporgendosi da dietro la statua di una strega gobba con un occhio solo.
   «Che cosa fate?» chiese Harry incuriosito. «Perché non siete andati a Hogsmeade?»
   «Era per fare un po' di festa con te prima di partire» disse Fred con una misteriosa strizzatina d'occhi. «Vieni...»
   Indicò una classe vuota sulla sinistra della statua orba. Harry seguì Fred e George. George chiuse piano la porta e si voltò sorridendo.
   «Regalo di Natale in anticipo per te, Harry».
   Con un gesto teatrale, Fred trasse qualcosa da sotto il mantello e la posò su un banco. Era un foglio di pergamena grande, quadrato, molto consunto, assolutamente vuoto. Harry, sospettando uno degli scherzi di Fred e
   George, lo fissò.
   «Che cosa dovrebbe essere?»
   «Questo, Harry, è il segreto del nostro successo» disse George sfiorando il foglio.
   «Darlo a te è una vera sofferenza» disse Fred, «ma ieri sera abbiamo deciso che tu ne hai più bisogno di noi».
   «Comunque lo sappiamo a memoria» disse George. «Lo affidiamo a te. A noi non serve più».
   «E cosa me ne faccio di una vecchia pergamena?» chiese Harry.
   «Una vecchia pergamena!» esclamò Fred, chiudendo gli occhi con una smorfia, come se Harry lo avesse offeso a morte. «Spiega tu. George».
   «Be'... quando eravamo al primo anno, Harry, giovani, spensierati e innocenti...»
   Harry sbuffò. Dubitava che Fred e George fossero mai stati innocenti.
   «...be', più innocenti di adesso, abbiamo avuto qualche guaio con Gazza».
   «Abbiamo buttato una Caccabomba nel corridoio e questo l'ha fatto arrabbiare, chissà perché...»
   «Cosi ci ha trascinato nel suo ufficio e ha cominciato a minacciarci con il solito repertorio...»
   «...di punizioni...»
   «...e squartamenti...»
   «...e noi non abbiamo potuto fare a meno di notare un cassetto, in uno dei suoi armadi, con sopra scritto Cose Requisite Pericolo».
   «Non vorrete dire che...» esordì Harry sorridendo.
   «Be', tu che cosa avresti fatto?» chiese Fred. «George l'ha distratto lanciando un'altra Caccabomba, io ho aperto il cassetto e ho preso... questa».
   «Non è una brutta azione come sembra, sai» disse George. «Sospettiamo che Gazza non abbia mai scoperto come usarla. Probabilmente aveva una vaga idea di che cos'era, altrimenti non l'avrebbe requisita».
   «E voi sapete come usarla?»
   «Ma certo» disse Fred con un ghigno. «Questo tesorino ci ha insegnato più cose di tutti gli insegnanti della scuola messi insieme».
   «Volete prendermi in giro» disse Harry, guardando la vecchia pergamena strappata.
   «Ma davvero?» disse George.
   Estrasse la bacchetta, sfiorò il foglio e disse: «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni».
   E all'improvviso sottili righe d'inchiostro cominciarono a spuntare come una ragnatela dal punto in cui la bacchetta di George aveva toccato il foglio. Si univano, si incrociavano, si allargavano in tutti gli angoli della pergamena. Parole presero a fiorire in testa alla pagina, grosse parole verdi e aggraziate che proclamavano:
   I SIGNORI LUNASTORTA, CODALISCIA, FELPATO E RAMOSO
   CONSIGLIERI E ALLEATI DEI MAGICI MALFATTORI
   SONO FIERI DI PRESENTARVI
   LA MAPPA DEL MALANDRINO
   Era una mappa che mostrava ogni particolare del castello e del parco di Hogwarts. Ma la cosa davvero sorprendente erano le minuscole macchie d'inchiostro che si muovevano sulla carta, ciascuna contrassegnata da un nome scritto molto piccolo su un cartiglio. Stupefatto, Harry si curvò sulla cartina. Una macchiolina con il suo cartiglio nell'angolo superiore sinistro mostrava il professor Silente intento a camminare su e giù per il suo studio; il gatto del custode, Mrs Purr, si aggirava per il secondo piano, e Pix il Poltergeist al momento attraversava a balzi la sala dei trofei. E mentre il suo sguardo percorreva i familiari corridoi, Harry notò qualcos'altro.
   La mappa mostrava una serie di passaggi segreti che non aveva mai esplorato. E molti di essi avevano l'aria di condurre...
   «...dritto a Hogsmeade» disse Fred, indicandone uno col dito. «Ce ne sono sette in tutto. Ora, Gazza conosce questi quattro» e li segnò, «ma siamo certi di essere i soli a conoscenza di questi. Lascia perdere quello dietro lo specchio del quarto piano. L'abbiamo usato fino all'inverno scorso, ma c'è stata una frana e adesso è bloccato. E crediamo che nessuno abbia mai usato questo, perché il Platano Picchiatore si trova proprio sopra l'entrata. Ma questo porta dritto nella cantina di Mielandia. L'abbiamo usato un sacco di volte. E come avrai notato, l'ingresso è fuori da questa stanza. Si passa dalla gobba di quella vecchiaccia orba».
   «Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso» sospirò George, accarezzando la parte superiore del foglio. «Gli dobbiamo così tanto».
   «Nobili signori, che hanno lavorato instancabilmente per aiutare una nuova generazione di fuorilegge» disse Fred solennemente.
   «Giusto» aggiunse George in tono vivace, «e non dimenticare di cancellarla dopo che l'hai usata...»
   «...altrimenti potranno leggerla tutti» disse Fred in tono d'avvertimento.
   «Devi solo darle un altro colpetto e dire Fatto il misfatto! E sparirà tutto».
   «Allora, giovane Harry» disse Fred in un'inquietante imitazione di Percy, «comportati bene».
   «Ci vediamo da Mielandia» disse George, con una strizzatina d'occhi.
   E i due gemelli uscirono con una smorfia soddisfatta.
   Harry rimase lì a fissare la mappa miracolosa. Osservò la minuscola Mrs Purr d'inchiostro girare a sinistra e fermarsi ad annusare qualcosa per terra. Se Gazza davvero non sapeva... non avrebbe dovuto passare davanti ai Dissennatori...
   Ma mentre era lì, invaso dall'eccitazione, gli venne in mente una cosa detta tempo prima dal signor Weasley.
   Non fidarti mai di una cosa che pensa da sé, se non sai dove ha il cervello.
   La mappa era uno di quei pericolosi oggetti magici da cui il signor Weasley li aveva messi in guardia... Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori... ma comunque, ragionò Harry, lui voleva usarla solo per andare a Hogsmeade, non era come se volesse rubare qualcosa o aggredire qualcuno... e Fred e George l'avevano usata per anni e non era successo niente di terribile...
   Harry seguì con la punta del dito il passaggio segreto che portava a Mielandia.
   Poi, all'improvviso, come rispondendo a un ordine, arrotolò la mappa, la infilò sotto gli abiti e corse alla porta della classe. La socchiuse. Non c'era nessuno fuori. Con grande cautela uscì dalla stanza e si infilò dietro la statua della strega con un occhio solo.
   Che cosa doveva fare? Estrasse di nuovo la mappa e vide, con grande stupore, che era comparsa una nuova figurina d'inchiostro, con sotto un cartiglio che diceva 'Harry Potter'. La figurina si trovava esattamente dove si trovava il vero Harry Potter, circa a metà del corridoio del terzo piano. Harry la guardò con attenzione. Il suo minuscolo doppio d'inchiostro stava colpendo la strega con la sua microscopica bacchetta magica; Harry prese rapidamente la sua bacchetta e colpì la statua. Non successe nulla. Guardò di nuovo la mappa. Vicino alla figurina era comparsa una minuscola nuvola, con dentro una parola: Dissendium.
   «Dissendium!» sussurrò Harry, dando di nuovo un colpetto alla strega di pietra.
   Subito la gobba della statua si aprì quel tanto che bastava a far passare
   una persona piuttosto esile. Harry diede una rapida occhiata su e giù per il corridoio, poi ripose la mappa, s'infilò nel buco a testa in giù e si spinse in avanti.
   Sdrucciolò per un bel tratto lungo quello che sembrava uno scivolo di pietra, poi atterrò sul terreno freddo e umido. Si alzò e si guardò intorno. Era buio pesto. Alzò la bacchetta, mormorò «Lumos!» e vide che si trovava in un cunicolo molto stretto, basso, scavato nel terriccio. Prese la mappa, la colpì con la punta della bacchetta e mormorò «Fatto il misfatto!» La mappa si cancellò subito. Harry la piegò con cura, la mise via di nuovo e poi, col cuore che batteva forte, eccitato e preoccupato insieme, partì.
   Il passaggio era tutto curve e zigzag, un po' come la tana di un coniglio gigante. Harry lo percorse in fretta, inciampando spesso sul terreno sconnesso, la bacchetta sfoderata davanti a sé.
   Gli ci volle un secolo, ma il pensiero di Mielandia lo sosteneva. Dopo quella che gli parve almeno un'ora, il passaggio cominciò a salire. Ansante, Harry accelerò, il viso bollente, i piedi gelati.
   Dieci minuti dopo, giunse ai piedi di una gradinata di pietra consunta, che partiva davanti a lui e si perdeva nel buio. Stando attento a non far rumore, Harry prese a salire. Cento gradini, duecento gradini, perse il conto, guardandosi i piedi... poi, a sorpresa, urtò con la testa contro qualcosa di duro.
   Sembrava una botola. Harry rimase lì a massaggiarsi la testa, in ascolto. Sopra di lui non si sentiva nessun rumore. Molto lentamente, spinse la botola, la socchiuse e spiò fuori.
   Si trovava in una cantina piena di casse e scatole di legno. Harry uscì dalla botola e la richiuse: combaciava così perfettamente con il pavimento polveroso che era impossibile individuarla. Harry strisciò lentamente verso la scala di legno che portava di sopra. Ora sentiva delle voci, oltre al tintinnio di un campanello e a una porta che si apriva e si chiudeva.
   Incerto sul da farsi, all'improvviso sentì una porta spalancarsi molto più vicino; qualcuno stava per scendere.
   «E prendi un'altra scatola di Lumache Gelatinose, caro, sono quasi finite...» disse una voce femminile.
   Un paio di piedi scendeva le scale. Harry balzò dietro una cassa enorme e attese che i passi sparissero. Sentì che l'uomo spostava delle scatole contro il muro di fronte. Forse non avrebbe avuto un'altra possibilità...
   Svelto e silenzioso, Harry sbucò dal suo nascondiglio e salì le scale; guardò indietro e vide una schiena immensa e una lucida testa calva spro
   fondate in una scatola. Harry raggiunse la porta in cima alle scale, la superò e si trovò dietro il banco di Mielandia. Si chinò, strisciò di lato e poi si alzò.
   Mielandia era così affollato di studenti di Hogwarts che nessuno notò Harry. Il ragazzo si fece largo tra loro, guardandosi intorno, e soffocò una risatina immaginando lo stupore sulla faccia porcina di Dudley se avesse potuto vederlo in quel momento.
   C'erano scaffali su scaffali di dolci e caramelle, i più deliziosi che sì potessero immaginare. Blocchi di torrone cremoso, quadretti rosa lucenti coperti di glassa al cocco, mou color del miele; centinaia di tipi diversi di cioccolato disposti in pile ordinate: c'era un barile di Gelatine Tuttigusti + 1, e un altro di Api Frizzole. le palline di sorbetto levitante di cui aveva parlato Roti; lungo un'altra parete c'erano le caramelle Effetti Speciali; la SuperPallaGomma di Drooble (che riempiva una stanza di palloni color genziana che si rifiutavano di scoppiare per giorni interi), i curiosi frammenti di Fildimenta Interdentali, le minuscole Piperille nere («sputate fuoco davanti ai vostri amici!»), I Topoghiacci («per far squittire i vostri denti!»), i Rospi alla Menta («saltano nello stomaco come se fossero veri!»), fragili piume di zucchero filato e bonbon esplosivi.
   Harry s'infilò in un crocchio di ragazzi del sesto anno e vide un cartello appeso nell'angolo più lontano del negozio ('Sapori Insoliti'). Sotto c'erano Ron e Hermione, intenti a esaminare un vassoio di leccalecca al gusto di sangue. Harry s'intrufolò alle loro spalle.
   «Bleah, no, a Harry non piaceranno, sono per Vampiri, immagino» stava dicendo Hermione.
   «E questi?» chiese Ron infilando un barattolo di Scarafaggi a Grappolo sotto il naso di Hermione.
   «Direi proprio di no» disse Harry.
   Ron fece quasi cadere il barattolo.
   «Harry!» squittì Hermione. «Che cosa ci fai qui? Come... come hai...»
   «Wow!» disse Ron, impressionato, «hai imparato a Materializzarti!»
   «Certo che no» disse Harry. Abbassò la voce per non farsi sentire da quelli del sesto anno e raccontò loro della Mappa del Malandrino.
   «E come mai Fred e George non l'hanno mai data a me?» esclamò Ron offeso. «Sono loro fratello!»
   «Ma Harry non se la terrà!» disse Hermione, come se l'idea fosse ridicola. «La consegnerà alla professoressa McGranitt, vero, Harry?»
   «Nient'affatto!» disse Harry.
   «Sei impazzita?» disse Ron a Hermione sgranando gli occhi. «Consegnare una cosa cosi utile?»
   «Se la consegno, dovrò dire dove l'ho presa! Gazza scoprirebbe che l'hanno rubata Fred e George!»
   «E Sirius Black?» disse Hermione in un soffio. «Potrebbe usare uno dei passaggi che ci sono su quella mappa per entrare nel castello! Gli insegnanti lo devono sapere!»
   «Non può entrare attraverso un passaggio segreto» disse Harry in fretta. «Ce ne sono sette sulla mappa, giusto? Fred e George suppongono che Gazza ne conosca già quattro. Quanto agli altri tre, uno è bloccato, quindi nessuno può prenderlo. Uno ha il Platano Picchiatore piantato sull'ingresso, quindi di lì non si può uscire. E quello che ho appena usato... be'... è molto difficile vedere l'entrata giù in cantina... quindi, a meno che non sapesse già della sua esistenza...»
   Harry esitò. E se Black sapeva di quel passaggio? Ron, comunque, si schiarì la voce in maniera eloquente e indicò un cartello appeso all'interno della porta del negozio.
   PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA MAGIA
   Si ricorda alla clientela che fino a ulteriore comunicazione,
   i Dissennatori pattuglieranno le strade di Hogsmeade tutte
   le notti dopo il calar del sole. Questa misura è stata presa
   per garantire la sicurezza degli abitanti di Hogsmeade
   e sarà revocata solo dopo la cattura di Sirius Black.
   È quindi consigliabile portare a termine le compere
   ben prima del tramonto.
   Buon Natale!
   «Visto?» disse piano Ron. «Vorrei proprio vederlo, Sirius Black che cerca di entrare da Mielandia con il villaggio che brulica di Dissennatori. Comunque, Hermione, i proprietari di Mielandia lo sentirebbero se ci provasse, non credi? Abitano sopra il negozio!»
   «Sì, ma... ma...» Hermione sembrava decisa a trovare un altro problema. «Insomma, Harry non dovrebbe venire comunque a Hogsmeade, non ha il permesso firmato! Se qualcuno lo scopre, finirà nei guai, e guai seri! E non è ancora il calar del sole... cosa succede se Sirius Black si fa vedere oggi? Adesso, magari?»
   «Farebbe una bella fatica a trovare Harry là in mezzo» disse Ron, indi
   cando con un cenno la neve fitta che vorticava oltre le finestre a pannelli. «Dai, Hermione, è Natale, Harry si merita una tregua».
   Hermione si morse le labbra. Sembrava molto preoccupata.
   «Hai intenzione di denunciarmi?» le chiese Harry con un sorriso.
   «Oh... certo che no... ma davvero, Harry...»
   «Hai visto le Api Frizzole, Harry?» disse Ron, trascinandolo verso un barile. «E le Lumache Gelatinose? E i Pallini Acidi? Fred me ne ha dato uno quando avevo sette anni... mi ha fatto un buco nella lingua. Mi ricordo che mamma gliele ha date con la scopa». Ron fissò la scatola dei Pallini Acidi, soprappensiero. «Chissà se Fred mangerebbe un po' di Scarafaggi a Grappolo, se gli dico che sono noccioline...»
   Quando Ron e Hermione ebbero pagato tutti i dolci, il terzetto uscì da Mielandia e si tuffò nella tormenta.
   Hogsmeade sembrava un biglietto natalizio: i piccoli cottage col tetto spiovente e i negozi erano coperti da uno strato di neve fresca; c'erano ghirlande di agrifoglio sulle porte e candele incantate appese agli alberi.
   Harry tremava; a differenza degli altri due, non aveva il mantello. Risalirono la via, le teste chine contro il vento, Ron e Hermione intenti a urlare attraverso le sciarpe.
   «Quello è l'Ufficio Postale...»
   «Zonko è da quella parte...»
   «Potremmo andare fino alla Stamberga Strillante...»
   «Sapete cosa vi dico?» propose Ron, coi denti che battevano. «Perché non andiamo a prenderci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa?»
   Harry era più che d'accordo: il vento era tagliente e lui aveva le mani gelate, così attraversarono la strada e dopo qualche minuto entravano nella piccola locanda.
   Era molto affollata, rumorosa, calda e fumosa. Una donna ben tornita con un viso grazioso stava servendo una comitiva di chiassosi stregoni al bancone.
   «Quella è Madama Rosmerta» disse Ron. «Vado a prendere da bere, d'accordo?» aggiunse, arrossendo un pochino.
   Harry e Hermione si fecero strada fino in fondo al locale, dove c'era un tavolino libero tra la finestra e un bell'albero di Natale vicino al camino. Ron tornò cinque minuti dopo con tre boccali schiumanti di Burrobirra bollente.
   «Buon Natale!» disse allegramente alzando il suo.
   Harry bevve a lunghi sorsi. Era la cosa più squisita che avesse mai as
   saggiato e gli parve che lo scaldasse tutto da dentro.
   Una corrente improvvisa gli scompigliò i capelli. La porta dei Tre Manici si era riaperta. Harry gettò uno sguardo in quella direzione da sopra l'orlo del boccale e la Burrobirra gli andò di traverso.
   I professori McGranitt e Vitious erano appena entrati nel pub in un vortice di fiocchi di neve, seguiti a poca distanza da Hagrid, immerso in una fitta conversazione con un uomo robusto che indossava una bombetta verde acido e un mantello gessato: Cornelius Caramell, Ministro della Magia.
   In un attimo, Ron e Hermione spinsero la testa di Harry sotto il tavolo. Accoccolandosi al riparo, grondante di Burrobirra, Harry strinse spasmodicamente il boccale vuoto e osservò i piedi degli insegnanti e di Caramell avanzare verso il bancone, fermarsi, poi voltarsi e puntare proprio verso di lui.
   Da qualche parte di sopra, Hermione sussurrò: «Mobiliarbus!»
   L'albero di Natale accanto al tavolo si sollevò di mezzo metro, scivolò di lato e atterrò con un tonfo morbido esattamente davanti al loro tavolo, nascondendoli alla vista degli insegnanti. Attraverso i fitti rami più in basso Harry vide quattro sedie allontanarsi dal tavolo accanto al loro, poi sentì i grugniti e i sospiri degli insegnanti e del Ministro mentre si sedevano.
   Subito dopo vide avvicinarsi un altro paio di piedi, calzati in scintillanti scarpe turchese col tacco alto, e sentì una voce femminile.
   «Un'Acquaviola piccola...»
   «Per me» disse la professoressa McGranitt.
   «Quattro pinte di idromele aromatico...»
   «'azie, Rosmerta» disse Hagrid.
   «Uno sciroppo di ciliegia con seltz, ghiaccio e ombrellino...»
   «Mmm» disse il professor Vitious schioccando le labbra.
   «Quindi il rum di ribes rosso dev'essere suo, Ministro».
   «Grazie, Rosmerta cara» disse Caramell. «È davvero bello rivederti. Prendi qualcosa anche tu... Unisciti a noi».
   «Be', grazie mille, Ministro».
   Harry vide i tacchi scintillanti allontanarsi e poi tornare indietro. Il cuore gli pulsava in gola. Perché non gli era venuto in mente che era l'ultimo finesettimana del trimestre anche per gli insegnanti? E quanto sarebbero rimasti lì seduti? Aveva bisogno di tempo per intrufolarsi di nuovo dentro Mielandia se voleva tornare a scuola prima di notte... La gamba di Hermione scattò nervosa vicino a lui.
   «Allora, che cosa l'ha portata qui in mezzo ai boschi, Ministro?» chiese
   Madama Rosmerta.
   Harry vide la parte inferiore del corpo di Caramell agitarsi sulla sedia come per controllare che nei dintorni nessuno origliasse. Poi disse a voce bassa:
   «Chi altri, mia cara, se non Sirius Black? Credo che tu abbia sentito che cos'è successo su a scuola a Halloween».
   «Mi sono giunte delle voci» ammise Madama Rosmerta.
   «L'hai raccontato a tutto il pub, Hagrid?» chiese la professoressa McGranitt irritata.
   «Crede che Black sia ancora da queste parti, Ministro?» sussurrò Madama Rosmerta.
   «Ne sono certo» disse seccamente Caramell.
   «Lo sapete che i Dissennatori hanno perquisito il mio locale per ben due volte?» disse Madama Rosmerta con la voce un po' incrinata. «Mi hanno fatto scappar via tutti i clienti... è una cosa che danneggia gli affari, Ministro».
   «Rosmerta, cara, a me non piacciono più che a te» disse Caramell imbarazzato. «Una precauzione necessaria... spiacevole, ma insomma... ne ho appena incontrati alcuni. Sono furiosi con Silente... non gli lascia metter piede nel territorio del castello».
   «Direi proprio di no» disse la professoressa McGranitt decisa. «Come faremmo a insegnare con quegli orrori in circolazione?»
   «Infatti, infatti!» squittì il piccolo professor Vitious, con i piedi che penzolavano dalla sedia.
   «Comunque» insistette Caramell «loro sono qui per proteggervi tutti da qualcosa di assai peggiore... sappiamo tutti di che cosa è capace Black...»
   «Lo sa che faccio ancora fatica a crederci?» disse Madama Rosmerta pensierosa. «Di tutti quelli che passano al Lato Oscuro, Sirius Black era l'ultimo che mi sarei immaginata... voglio dire, me lo ricordo da ragazzo a Hogwarts. Se lei mi avesse detto allora che cosa sarebbe diventato, avrei pensato che forse aveva bevuto troppo idromele».
   «Non hai la più pallida idea di quello che ha fatto, Rosmerta» disse Caramell burbero. «Le cose peggiori non sono note ai più».
   «Le cose peggiori?» chiese Madama Rosmerta incuriosita. «Peggio che uccidere tutta quella povera gente, intende dire?»
   «Proprio così» rispose Caramell.
   «Non ci posso credere. Che cosa potrebbe essere peggio di questo?»
   «Dici che te lo ricordi a Hogwarts, Rosmerta» mormorò la professoressa
   McGranitt. «Ti ricordi chi era il suo migliore amico?»
   «Ma certo» rispose Madama Rosmerta con una risatina. «Dove c'era uno c'era anche l'altro, vi ricordate? Quante volte sono stati qui... ooh, mi facevano ridere, eccome. Che coppia, Sirius Black e James Potter!»
   Harry lasciò cadere il boccale che finì a terra con un tonfo. Ron gli sferrò un calcio.
   «Precisamente» disse la professoressa McGranitt. «Black e Potter. I capi della loro piccola banda. Tutti e due molto brillanti, è ovvio straordinariamente brillanti, in effetti ma non credo che a scuola ci siano mai state delle pesti come loro...»
   «Mica lo so» disse Hagrid ridacchiando, «Fred e George Weasley mi sa che gli darebbero del filo da torcere a quelli, sì».
   «Sembrava che Black e Potter fossero fratelli!» intervenne il professor Vitious. «Inseparabili!»
   «Ma certo» disse Caramell. «Potter si fidava di Black più che di ogni altro suo amico. Quando finirono la scuola, nulla cambiò. Black fece da testimone quando James sposò Lily. Poi lo scelsero come padrino di Harry. Harry non lo sa, naturalmente. Potete immaginare come l'idea lo torturerebbe».
   «Perché Black alla fine si è rivelato complice di VoiSapeteChi?» sussurrò Madama Rosmerta.
   «Molto peggio, mia cara...» Caramell abbassò la voce e continuò in una sorta di basso brontolio. «I Potter sapevano che VoiSapeteChi dava loro la caccia. Silente, che naturalmente lavorava senza sosta per fermare VoiSapeteChi, aveva parecchie utili spie. Una di loro lo avvertì, e lui lo disse subito a James e Lily. Consigliò loro di nascondersi. Be', naturalmente non era facile nascondersi da VoiSapeteChi. Silente disse loro che la cosa migliore era usare l'Incanto Fidelius».
   «Come funziona?» chiese Madama Rosmerta col fiato sospeso per la curiosità. Il professor Vitious si schiarì la voce.
   «È un incantesimo incredibilmente complesso» disse stridulo, «che consiste nel nascondere con la magia un segreto dentro una sola persona vivente. L'informazione è nascosta dentro la persona prescelta, o Custode Segreto, e quindi è impossibile da trovare... a meno che, naturalmente, il Custode Segreto non decida di renderla nota. Finché il Custode Segreto si fosse rifiutato di parlare, VoiSapeteChi avrebbe potuto perquisire per anni il paesino dove erano nascosti James e Lily senza trovarli, nemmeno se fosse andato a sbattere il naso contro la finestra del loro salotto!»
   «Allora Black era il Custode Segreto dei Potter?» sussurrò Madama Rosmerta.
   «Ma certo» disse la professoressa McGranitt. «James Potter disse a Silente che Black sarebbe morto piuttosto che rivelare dove si trovavano, che lo stesso Black progettava di nascondersi... eppure Silente rimase preoccupato. Ricordo che si offrì lui stesso come Custode Segreto per i Potter».
   «Sospettava di Black?» chiese Madama Rosmerta sbalordita.
   «Era certo che qualcuno vicino ai Potter stesse tenendo informato VoiSapeteChi sui loro spostamenti» disse cupamente la professoressa McGranitt. «In verità da qualche tempo sospettava che qualcuno dalla nostra parte avesse tradito e stesse passando un sacco di informazioni a VoiSapeteChi».
   «Ma James Potter insistette per affidarsi a Black?»
   «Sì» disse Caramell tetro. «E poi, appena una settimana dopo che l'Incanto Fidelius era stato eseguito...»
   «Black li tradì?» mormorò Madama Rosmerta.
   «Proprio così. Black era stanco di fare il doppio gioco, era pronto a dichiarare apertamente che stava dalla parte di VoiSapeteChi, e pare che avesse progettato di farlo alla morte dei Potter. Ma, come tutti sappiamo, VoiSapeteChi fallì col piccolo Harry Potter. Svaniti i suoi poteri, terribilmente debole, fuggì. E questo lasciò Black in una posizione molto spiacevole. Il suo Signore era caduto proprio nel momento in cui lui, Black, aveva mostrato la sua vera anima di traditore. Non ebbe altra scelta se non fuggire a sua volta...»
   «Sporco schifoso voltagabbana!» disse Hagrid, così forte che metà degli avventori ammutolirono.
   «Sst!» disse la professoressa McGranitt.
   «Io l'ho incontrato!» ringhiò Hagrid. «Devo essere stato l'ultimo che l'ha visto prima che ammazzasse tutte quelle persone! Sono io che ho portato via Harry dalla casa di Lily e James dopo che li ha uccisi! L'ho portato via da quelle rovine, povero piccolino, con una ferita grossa sulla fronte, e i suoi genitori morti... e Sirius Black salta fuori con quella sua moto volante. Non avevo capito che cosa faceva là. Non sapevo che era il Custode Segreto dei Potter. Pensavo che aveva appena sentito la notizia dell'attacco di VoiSapeteChi e che era venuto a vedere cosa poteva fare. Tutto bianco e tremante, era. E sapete che cosa ho fatto? HO CONSOLATO QUEL TRADITORE ASSASSINO!» ruggì Hagrid.
   «Hagrid, ti prego!» disse la professoressa McGranitt. «Parla piano!»
   «Come facevo a sapere che non era disperato per Lily e James? Invece lui pensava a VoiSapeteChi! E poi mi dice 'Dammi Harry, Hagrid, sono il suo padrino, lo curo io...' Ha! Ma io avevo ordini precisi da Silente, e ho detto a Black che no, che Silente ha detto che Harry deve andare da suo zio e sua zia. Black ha insistito ma alla fine si è arreso.
   «Mi ha detto di prendere la sua moto per portare via Harry. 'A me non serve più' dice.
   «Ma io dovevo saperlo che c'era qualcosa che non andava. Lui amava quella moto, perché allora la dava a me? Perché non gli serviva più? Perché era troppo facile da trovare. Silente lo sapeva che lui era il Custode Segreto dei Potter. Black sapeva che doveva scappare quella notte, sapeva che era questione di ore prima che il Ministero gli dava la caccia.
   «E se gli davo Harry, eh? Ci scommetto che lo buttava giù dalla moto dritto in mare. Il figlio del suo migliore amico! Ma quando un mago passa al Lato Oscuro, non c'è niente e nessuno che gli importa più...»
   Un lungo silenzio seguì il racconto di Hagrid. Poi Madama Rosmerta disse, piuttosto soddisfatta:
   «Ma non è riuscito a sparire, eh? Il Ministero della Magia l'ha catturato il giorno dopo!»
   «Ahimé, magari» disse Caramell amaramente. «Non siamo stati noi a trovarlo. È stato il piccolo Peter Minus, un altro amico dei Potter. Impazzito di dolore, senza dubbio, sapendo che Black era il Custode Segreto dei Potter, è andato a cercarlo».
   «Minus... quel ragazzino grasso che gli correva sempre dietro a Hogwarts?» chiese Madama Rosmerta.
   «Venerava Black e Potter, erano i suoi idoli» disse la professoressa McGranitt. «Ma non era dotato come loro. Spesso sono stata dura con lui. Potete immaginare come... come mi dispiace adesso...» Era come se all'improvviso le fosse venuto il raffreddore.
   «Su, su, Minerva» disse Caramell gentilmente, «Minus è morto da eroe. I testimoni Babbani, naturalmente, poi abbiamo cancellato i loro ricordi ci hanno raccontato come Minus ha affrontato Black. Dicono che singhiozzava: 'Lily e James, Sirius! Come hai potuto!' E poi ha preso la bacchetta magica. Be', naturalmente Black è stato più veloce. Ha polverizzato Minus...»
   La professoressa McGranitt si soffiò il naso e disse con voce confusa:
   «Stupido ragazzo... sciocco ragazzo... era sempre un disastro nei duelli... doveva lasciar fare al Ministero...»
   «Parola mia, se ero io a trovare Black prima di Minus, non perdevo tempo con le bacchette, ma lo squartavo pezzo a pezzo...» ringhiò Hagrid.
   «Non sai quello che dici, Hagrid» disse Caramell severo. «Nessuno, a parte i Maghi Tiratori Scelti della Squadra Speciale Magica, sarebbe riuscito a far fronte a Black, una volta in trappola. Io ero viceministro al Dipartimento delle Catastrofi Magiche a quell'epoca, e fui uno dei primi ad arrivare dopo che Black uccise tutta quella gente. Io... io non lo scorderò mai. A volte me lo sogno ancora. Un cratere al centro della strada, cosi profondo che aveva distrutto la fognatura. Corpi dappertutto. Babbani che urlavano. E Black li in piedi che rideva davanti a ciò che era rimasto di Minus... un mucchietto di stoffa macchiata di sangue e qualche... qualche frammento...»
   Caramell si interruppe bruscamente. Cinque nasi furono soffiati.
   «Be', adesso lo sai, Rosmerta» disse Caramell con voce roca. «Black fu portato via da venti uomini della Pattuglia della Squadra Speciale Magica e Minus ricevette l'Ordine di Merlino, Prima Classe, alla memoria, che credo fu di qualche consolazione per la sua povera madre. Da allora Black è sempre rimasto ad Azkaban».
   Madama Rosmerta emise un lungo sospiro.
   «È vero che è pazzo, Ministro?»
   «Vorrei poterlo dire» esclamò Caramell lentamente. «Credo che certamente la sconfitta del suo maestro lo abbia messo fuori gioco per un po'. L'assassinio di Minus e di tutti quei Babbani fu l'atto di un uomo disperato, senza via di scampo: crudele e inutile. Ho incontrato Black nella mia ultima ispezione ad Azkaban. Sapete, gran parte dei prigionieri stanno seduti e borbottano tra sé nel buio, privi di senno... ma vedere come Black sembrava normale mi ha lasciato di stucco. Mi ha parlato come un essere ragionevole. È stato snervante. Sembrava solo annoiato: mi ha chiesto se avevo finito di leggere il giornale, tranquillissimo, ha detto che gli mancavano i cruciverba. Sì, mi ha stupito lo scarso effetto che i Dissennatori sembrano avere su di lui... ed era uno dei prigionieri più sorvegliati, sapete. Dissennatori fuori dalla sua cella giorno e notte».
   «Ma perché crede che sia fuggito?» chiese Madama Rosmerta. «Santo cielo, Ministro, non starà cercando di riunirsi a LeiSaChi, vero?»
   «Oserei dire che questo è il suo piano... finale» disse Caramell evasivo. «Ma speriamo di catturarlo molto prima. Devo ammettere che VoiSapeteChi solo e senza complici è una cosa... ma ridategli il suo servitore più fedele, e tremo al pensiero di come potrebbe risorgere in fretta...»
   Si udi un lieve tintinnio di vetro contro legno. Qualcuno aveva posato il bicchiere.
   «Cornelius, se deve cenare con il Preside sarà meglio che ci avviamo verso il castello» disse la professoressa McGranitt.
   Un paio dopo l'altro, i piedi davanti a Harry si caricarono di nuovo del peso dei loro proprietari; orli di mantelli fluttuarono di fronte ai suoi occhi e i tacchi scintillanti di Madama Rosmerta sparirono dietro il bancone. La porta dei Tre Manici si apri di nuovo, entrò un altro turbine di neve e gli insegnanti scomparvero.
   «Harry?»
   I volti di Ron e di Hermione spuntarono sotto il tavolo. Lo fissarono entrambi, senza parole.
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