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Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
   1) L’ascesa del Signore Oscuro (113 citazioni)
   2) In memoriam (70 citazioni)
   3) La partenza dei Dursley (126 citazioni)
   4) I sette Potter (179 citazioni)
   5) Il Guerriero caduto (255 citazioni)
   6) Il demone in pigiama (231 citazioni)
   7) Il testamento i Albus Silente (272 citazioni)
   8) Il matrimonio (213 citazioni)
   9) Un nascondiglio (151 citazioni)
   10) Il racconto di Kreacher (197 citazioni)
   11) La mazzetta (211 citazioni)
   12) La Magia è Potere (220 citazioni)
   13) La Commissione per il Censimento dei nati babbani (184 citazioni)
   14) Il ladro (141 citazioni)
   15) La vendetta del folletto (285 citazioni)
   16) Godric’s Hollow (138 citazioni)
   17) Il Segreto di Bathilda (212 citazioni)
   18) Vita e Menzogne di Albus Silente (82 citazioni)
   19) La cerva d’argento (227 citazioni)
   20) Xenophilius Lovegood (152 citazioni)
   21) La storia dei tre fratelli (182 citazioni)
   22) I Doni della Morte (186 citazioni)
   23) Villa Malfoy (351 citazioni)
   24) Il fabbricante di bacchette (257 citazioni)
   25) Villa Conchiglia (160 citazioni)
   26) La Gringott (188 citazioni)
   27) Il nascondiglio finale (73 citazioni)
   28) Lo specchio mancante (146 citazioni)
   29) Il diadema perduto (169 citazioni)
   30) Il congedo di Severus Piton (197 citazioni)
   31) La battaglia di Hogwarts (288 citazioni)
   32) La bacchetta di Sambuco (182 citazioni)
   33) La storia del Principe (345 citazioni)
   34) Ancora la foresta (119 citazioni)
   35) King’s Cross (170 citazioni)
   36) La falla nel piano (286 citazioni)
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Il congedo di Severus Piton


   Non appena il dito della strega toccò il Marchio, la cicatrice di Harry arse selvaggiamente, la stanza stellata svanì, e lui si ritrovò su una roccia ai
    piedi di una scogliera lambita dal mare e il suo cuore traboccava di trionfo: hanno preso il ragazzo.
   Una forte esplosione lo riportò dov'era: disorientato, alzò la bacchetta, ma la strega stava già cadendo in avanti; colpì il suolo così pesantemente che le vetrate delle librerie tintinnarono.
   «Non avevo mai Schiantato nessuno, tranne alle lezioni dell'ES» osservò Luna, con vago interesse. «È più rumoroso di quanto pensassi».
   E infatti il soffitto cominciò a tremare. Passi affrettati rimbombavano sempre più forti dietro la porta che conduceva ai dormitori: l'incantesimo di Luna aveva svegliato i Corvonero di sopra.
   «Luna, dove sei? Devo nascondermi sotto il Mantello!»
   I piedi di Luna apparvero dal nulla; Harry corse al suo fianco e lei fece ricadere il Mantello su di loro. La porta si aprì e una fiumana di Corvonero, tutti in pigiama o in camicia da notte, si riversò nella sala comune. Ci furono strilli di sorpresa quando videro Alecto a terra priva di sensi. Lentamente si avvicinarono alla strega, come fosse una bestia feroce che avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro e aggredirli. Poi un coraggioso bambino del primo anno le si avvicinò di corsa e le premette l'alluce sulla schiena.
   «Forse è morta!» gridò raggiante.
   «Oh, guarda» sussurrò Luna lieta, vedendo i Corvonero stringersi attorno ad Alecto. «Sono contenti!»
   «Sì... splendido...»
   Harry chiuse gli occhi, la cicatrice pulsava e lui decise di immergersi di nuovo nella mente di Voldemort... era nella galleria che portava alla prima caverna... voleva controllare che il medaglione fosse al suo posto prima di andarsene... ma non gli ci sarebbe voluto molto...
   Qualcuno bussò alla porta della sala comune e tutti i Corvonero s'immobilizzarono. Dall'altra parte, Harry udì la dolce voce musicale levarsi dal battente a forma di corvo: «Dove vanno a finire gli oggetti che spariscono?»
   «Non lo so! Zitta!» ringhiò una voce rozza che Harry riconobbe come quella dell'altro Carrow, Amycus. «Alecto! Alecto! Sei lì? L'hai preso? Apri!»
   I Corvonero bisbigliavano tra loro, terrorizzati. Poi all'improvviso si scatenò una serie di esplosioni, come se qualcuno stesse scaricando una pistola sulla porta.
   «ALECTO! Se arriva e non abbiamo Potter... vuoi fare la fine dei Mal foy? RISPONDIMI!» urlò Amycus, scuotendo la porta più forte che poteva, ma quella non si aprì. I Corvonero indietreggiarono e i più spaventati si arrampicarono di nuovo su per la scala dei dormitori. Poi, proprio quando Harry si stava chiedendo se non fosse il caso di far saltare la porta e Schiantare Amycus, una seconda voce, più familiare, risuonò dall'altra parte.
   «Posso chiederle che cosa sta facendo, professor Carrow?»
   «Sto... cercando... di aprire... questa maledetta... porta!» gridò Amycus. «Vada a chiamare Vitious! Gli dica di aprirla subito!»
   «Ma non c'È sua sorella là dentro?» chiese la professoressa McGranitt. «Il professor Vitious non l'ha fatta entrare, su sua insistente richiesta, poco tempo fa? Forse può aprirle lei. Così non avrà bisogno di svegliare mezzo castello».
   «Non risponde, vecchia carampana! La apra lei! Andiamo! Adesso!»
   «Certo, se è questo che desidera» replicò la professoressa McGranitt con spaventoso distacco. Un garbato tonfo del battente e la voce musicale chiese di nuovo: «Dove vanno a finire gli oggetti che spariscono?»
   «Nel non-essere, ovvero nel tutto» rispose la McGranitt.
   «Ben detto» commentò il corvo di bronzo, e la porta si aprì.
   I pochi Corvonero rimasti si precipitarono su per le scale quando Amycus irruppe, brandendo la bacchetta. Gobbo come la sorella, aveva un viso flaccido e pallido e occhietti piccoli che si abbassarono subito su Alecto, distesa a terra, immobile, a braccia e gambe larghe. Cacciò un urlo di rabbia e terrore.
   «Cos'hanno fatto quei mocciosi?» gridò. «Li Crucerò tutti finché non mi dicono chi è stato... e cosa dirà il Signore Oscuro?» strillò, in piedi accanto alla sorella, picchiandosi la fronte col pugno. «Non l'abbiamo preso, e lei c'È rimasta secca!»
   «È solo Schiantata» osservò la professoressa McGranitt spazientita, china su Alecto per esaminarla. «Si rimetterà perfettamente».
   «Col cavolo!» mugghiò Amycus. «Non dopo che la prende il Signore Oscuro! L'ha chiamato, ho sentito il Marchio che bruciava, lui pensa che ci abbiamo Potter!»
   «'Ci abbiamo Potter'?» ripeté la professoressa McGranitt in tono aspro. «Come sarebbe, 'ci abbiamo Potter'?»
   «Ha detto che forse Potter cercava di entrare nella Torre di Corvonero e di chiamarlo se lo prendevamo!»
   «Perché Harry Potter dovrebbe entrare nella Torre di Corvonero? Potter
    appartiene alla mia Casa!»
   Sotto l'incredulità e la rabbia, Harry udì una piccola nota d'orgoglio nella voce della professoressa, e l'affetto per Minerva McGranitt zampillò dentro di lui.
   «Ci hanno detto che forse veniva qui!» insisté Carrow. «Che ne so io perché!»
   La professoressa McGranitt si rialzò e i suoi occhi lucenti perlustrarono la stanza. Due volte passarono proprio dov'erano Harry e Luna.
   «Possiamo dare la colpa ai ragazzi» riprese Amycus, la faccia porcina improvvisamente scaltra. «Sì, ecco come facciamo. Ci diciamo che Alecto l'hanno aggredita i ragazzi, quelli là» e guardò il soffitto stellato, verso i dormitori, «poi ci diciamo che l'hanno obbligata a schiacciare il Marchio e il falso allarme è partito... così punisce loro. Un paio di ragazzi in più o in meno, che differenza fa?»
   «Solo la differenza tra la verità e la menzogna, tra il coraggio e la vigliaccheria» replicò la professoressa McGranitt, impallidita, «una differenza, in breve, che lei e sua sorella sembrate incapaci di comprendere. Ma mi lasci mettere in chiaro una cosa. Lei non scaricherà le sue molte inettitudini sugli studenti di Hogwarts. Non glielo permetterò».
   «Come come?»
   Amycus avanzò fino a trovarsi oltraggiosamente vicino alla professoressa McGranitt, il volto a pochi centimetri dal suo. Lei non indietreggiò e lo guardò dall'alto come se fosse qualcosa di disgustoso appiccicato sul sedile di un water.
   «Non me ne frega niente di cosa permette lei, Minerva McGranitt. Il suo tempo è finito. I capi adesso siamo noi e se non mi appoggia la pagherà cara».
   E le sputò in faccia.
   Harry uscì da sotto il Mantello, alzò la bacchetta e disse: «Questo non dovevi farlo».
   Mentre Amycus si voltava, Harry gridò: «Crucio!»
   Il Mangiamorte fu sollevato da terra. Si contorse in aria come un uomo che annega, ululando per il dolore, e poi, in un frastuono di vetri rotti, crollò sulle ante di una libreria e si afflosciò a terra, privo di sensi.
   «Adesso ho capito cosa voleva dire Bellatrix» commentò Harry, col sangue che gli pulsava nelle tempie, «bisogna proprio volerlo».
   «Potter!» sussurrò la professoressa McGranitt, premendosi una mano sul cuore. «Potter... tu qui! Cosa...? Come...?» Cercò di ricomporsi. «Potter,
    questa è una follia!»
   «Le ha sputato addosso».
   «Potter, io... be', è molto... molto cavalleresco da parte tua... ma non ti rendi conto?»
   «Sì, mi rendo conto» la rassicurò Harry. In qualche modo il panico di lei lo rendeva più sicuro. «Professoressa McGranitt, Voldemort sta arrivando».
   «Oh, adesso possiamo pronunciare il suo nome?» chiese Luna con interesse, togliendosi il Mantello dell'Invisibilità. La comparsa di una seconda fuorilegge fu troppo per la professoressa McGranitt, che barcollò all'indietro e cadde su una sedia, stringendosi al collo la vecchia vestaglia scozzese.
   «Non credo che faccia differenza come lo chiamiamo» rispose Harry. «Sa già dove sono».
   In una parte remota della mente, quella connessa con la cicatrice ardente, vide Voldemort attraversare rapido il lago scuro sulla spettrale barca verde... era quasi sull'isola del bacile di pietra...
   «Devi fuggire» mormorò la professoressa McGranitt. «Adesso, Potter, più in fretta che puoi!»
   «Non posso. Devo fare una cosa. Professoressa, lei sa dove si trova il diadema di Corvonero?»
   «Il d-diadema di Corvonero? Certo che no... non è perduto da secoli?» Si mise a sedere un po' più dritta. «Potter, è stata follia, pura follia, entrare in questo castello...»
   «Dovevo. Professoressa, qui dentro è nascosta una cosa che devo trovare, e potrebbe essere il diadema... se solo potessi parlare col professor Vitious...»
   Un fruscio, un tintinnio di vetri: Amycus si stava riprendendo. Prima che Harry o Luna potessero intervenire, la professoressa McGranitt si alzò, puntò la bacchetta contro il Mangiamorte stordito e disse: «Imperio».
   Amycus si mise in piedi, si avvicinò alla sorella, prese la sua bacchetta, si diresse obbediente verso la professoressa McGranitt e gliela consegnò assieme alla propria. Poi si distese a terra accanto ad Alecto. La professoressa agitò ancora la bacchetta e una splendente corda d'argento comparve dal nulla e si avvolse attorno ai Carrow, legandoli stretti l'uno all'altra.
   «Potter» riprese la McGranitt, voltandosi di nuovo a guardarlo con superba indifferenza alla condizione dei Carrow, «se Colui-Che-Non-DeveEssere-Nominato sa davvero che sei qui...»
    A queste parole, un'ira simile a dolore fisico attraversò Harry da parte a parte, incendiando la cicatrice, e per un attimo lui guardò dentro un bacile colmo di una pozione che era diventata trasparente e vide che sotto la superficie non c'era alcun medaglione d'oro...
   «Potter, stai bene?» chiese una voce. Harry tornò in sé e si aggrappò alla spalla di Luna per reggersi in piedi.
   «C'È pochissimo tempo, Voldemort si avvicina. Professoressa, agisco per ordine di Silente, devo trovare quello che mi ha chiesto di trovare! Ma dobbiamo far uscire gli studenti mentre io perquisisco il castello... è me che Voldemort vuole, ma non gli importerà di uccidere altre persone, adesso...» Adesso che sa che sto cercando gli Horcrux, concluse tra sé e sé.
   «Agisci per ordine di Silente?» ripeté lei, con improvvisa meraviglia. Poi si erse in tutta la sua statura.
   «Proteggeremo la scuola da Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato mentre tu cerchi questo... questo oggetto».
   «È possibile?»
   «Credo di sì» rispose la professoressa McGranitt asciutta, «noi insegnanti siamo piuttosto versati nelle arti magiche, sai. Sono certa che riusciremo a tenerlo a bada per un po', se ci impegniamo tutti. Naturalmente bisognerà pensare al professor Piton...»
   «Mi lasci...»
   «... se Hogwarts sta per essere presa d'assedio, con il Signore Oscuro ai cancelli, sarebbe opportuno allontanare più innocenti possibile. Con la Metropolvere sotto sorveglianza e il divieto di Materializzarsi entro i confini...»
   «Un modo c'È» ribatté Harry, e le spiegò del passaggio che portava alla Testa di Porco.
   «Potter, stiamo parlando di centinaia di studenti...»
   «Lo so, professoressa, ma se Voldemort e i Mangiamorte si concentreranno sui confini della scuola, non si occuperanno di chi si Smaterializza dalla Testa di Porco».
   «Non hai torto» convenne lei. Puntò la bacchetta contro i Carrow e una rete d'argento cadde sui loro corpi legati, li avvolse e li sollevò per aria, dove rimasero penzoloni sotto il soffitto azzurro e oro, come due grosse, brutte creature marine. «Vieni. Dobbiamo avvertire gli altri Direttori delle Case. è meglio se ti rimetti quel Mantello».
   Marciò verso la porta, alzando la bacchetta. Dalla punta sbucarono tre gatti d'argento con i segni degli occhiali attorno agli occhi. I Patroni si lan ciarono agili in avanti, illuminando d'argento la scala a chiocciola, mentre la professoressa McGranitt, Harry e Luna scendevano di corsa.
   Sfrecciarono lungo i corridoi, e uno dopo l'altro i Patroni si allontanarono; la vestaglia scozzese della professoressa McGranitt frusciava sul pavimento e Harry e Luna trottavano dietro di lei sotto il Mantello.
   Erano scesi di ancora due piani quando altri passi felpati si unirono ai loro. Harry, che sentiva ancora la cicatrice pizzicare, fu il primo a udirli: cercò la Mappa del Malandrino nella saccoccia attorno al collo, ma prima che riuscisse a sfilarla, anche la McGranitt si accorse che avevano compagnia. Si bloccò, la bacchetta in pugno, pronta al duello, e intimò: «Chi è là?»
   «Sono io» rispose una voce bassa.
   Da dietro un'armatura spuntò Severus Piton.
   A quella vista Harry si sentì ribollire d'odio: di fronte all'enormità dei suoi crimini, aveva dimenticato i particolari dell'aspetto di Piton, quegli unti capelli neri che pendevano come due tende ai lati del volto e l'espressione morta, gelida dei suoi occhi. Non era in pigiama, ma indossava il solito mantello nero e aveva anche lui la bacchetta sfoderata, pronto a combattere.
   «Dove sono i Carrow?» domandò piano.
   «Dove hai ordinato loro di andare, immagino, Severus» rispose la professoressa McGranitt.
   Piton si avvicinò e il suo sguardo dardeggiò dalla McGranitt all'aria attorno a lei, come se percepisse la presenza di Harry. Che a sua volta alzò la bacchetta, pronto ad attaccare.
   «Mi era sembrato che Alecto avesse catturato un intruso».
   «Sul serio?» chiese la professoressa McGranitt. «E che cosa te l'ha fatto pensare?»
   Piton fletté appena il braccio sinistro, dove il Marchio Nero era impresso nella pelle.
   «Oh, certo» commentò la professoressa McGranitt. «Dimenticavo che voi Mangiamorte avete i vostri mezzi di comunicazione privati».
   Piton finse di non aver sentito. Sondava ancora con lo sguardo l'aria attorno a lei e si avvicinava sempre più, poco alla volta, come se nemmeno se ne accorgesse.
   «Non sapevo che fosse la tua notte di pattuglia nei corridoi, Minerva». «Hai qualcosa in contrario?»
   «Mi chiedo solo che cosa ti ha tirato fuori dal letto a questa tarda ora». «Mi pareva di aver sentito un rumore» rispose la professoressa McGra nitt.
   «Davvero? Ma è tutto tranquillo».
   Piton la guardò negli occhi.
   «Hai visto Harry Potter, Minerva? Perché se l'hai visto, devo insistere...» La professoressa McGranitt si mosse con una rapidità incredibile: la sua bacchetta sferzò l'aria e per un attimo Harry pensò di vedere Piton afflosciarsi privo di sensi, ma la velocità del suo Sortilegio Scudo fu tale da far perdere l'equilibrio alla McGranitt. Lei puntò la bacchetta verso una torcia sulla parete, che volò fuori dal sostegno; Harry, pronto a scagliare una maledizione contro Piton, fu costretto a spostare Luna dalla pioggia di fiamme, che divenne un cerchio di fuoco, riempì il corridoio e volò come un lazo verso Piton...
   Poi al posto del fuoco comparve un enorme serpente nero che la McGranitt ridusse in fumo, che si riformò e si solidificò nel giro di pochi istanti per diventare uno sciame di pugnali volanti: Piton riuscì a evitarli solo spingendo davanti a sé l'armatura, e i pugnali affondarono uno dopo l'altro nel petto di metallo, in un frastuono echeggiante...
   «Minerva!» urlò una voce stridula. Harry, che ancora riparava Luna dagli incantesimi volanti, si voltò e vide i professori Vitious e Sprite correre verso di loro, vestiti da notte, lungo il corridoio, e dietro, ansimante, l'enorme professor Lumacorno.
   «No!» squittì Vitious, alzando la bacchetta. «Non commetterai altri omicidi a Hogwarts!»
   Il suo incantesimo colpì l'armatura dietro la quale Piton si era rifugiato, che prese vita con un gran baccano. Piton si liberò dalle braccia che lo stringevano e la spedì in volo contro i suoi avversari: Harry e Luna dovettero tuffarsi di lato per evitarla e quella si fracassò contro il muro. Quando Harry alzò di nuovo lo sguardo, vide Piton in fuga, con la McGranitt, Vitious e la Sprite alle calcagna: lo rincorsero oltre la porta di un'aula e qualche attimo dopo Harry udì la McGranitt gridare: «Vigliacco! VIGLIACCO!»
   «Cos'È successo, cos'È successo?» chiese Luna.
   Harry la aiutò a rialzarsi e corsero lungo il corridoio, trascinandosi dietro il Mantello dell'Invisibilità, per entrare nell'aula deserta. La McGranitt, Vitious e la Sprite stavano davanti a una finestra in frantumi.
   «È saltato» disse la professoressa McGranitt al loro ingresso.
   «Vuol dire che è morto?» Harry sfrecciò alla finestra, ignorando le urla di stupore di Vitious e della Sprite alla sua improvvisa apparizione.
    «No, non è morto» rispose la McGranitt amareggiata. «A differenza di Silente, aveva ancora la bacchetta... e a quanto pare ha imparato qualche trucchetto dal suo signore».
   Con un fremito di orrore, Harry vide in lontananza un'enorme sagoma simile a un pipistrello che volava nel buio verso il muro di cinta.
   Sentirono un rumore di passi pesanti dietro di loro e un respiro affannoso: Lumacorno li aveva raggiunti.
   «Harry!» esclamò ansimante, massaggiandosi il petto immenso sotto il pigiama di seta verde smeraldo. «Mio caro ragazzo... che sorpresa... Minerva, ti prego, spiegami... Severus... cosa...?»
   «Il nostro Preside si è preso una breve vacanza» rispose la professoressa McGranitt indicando il buco a forma di Piton nel vetro della finestra.
   «Professoressa!» gridò Harry, le mani alla fronte. Vide il lago pullulante di Inferi scivolare sotto di sé e sentì la barca verde urtare contro la riva sotterranea; Voldemort balzò fuori affamato di morte...
   «Professoressa, dobbiamo barricarci nella scuola, sta arrivando!»
   «Molto bene. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sta arrivando» annunciò la McGranitt agli altri insegnanti. La Sprite e Vitious trattennero il fiato; Lumacorno emise un gemito profondo. «Potter ha da fare nel castello per ordine di Silente. Dobbiamo imporre tutte le protezioni di cui siamo capaci, mentre Potter fa quello che deve».
   «Naturalmente sai che niente di ciò che faremo riuscirà a fermare TuSai-Chi, vero?» squittì Vitious.
   «Ma possiamo rallentarlo» intervenne la professoressa Sprite.
   «Grazie, «Pomona» rispose la professoressa McGranitt, e tra le due streghe passò uno sguardo risoluto di intesa. «Suggerisco di distribuire le protezioni di base dappertutto, poi di radunare i nostri studenti e incontrarci in Sala Grande. La scuola dev'essere evacuata, ma se alcuni dei maggiorenni desiderano restare a combattere, credo che dobbiamo dar loro questa possibilità».
   «Intesi». La professoressa Sprite stava già correndo verso la porta. «Ci vediamo in Sala Grande tra venti minuti con la mia Casa».
   E mentre se ne andava, la sentirono borbottare: «Tentacula. Tranello del Diavolo. E baccelli di Pugnacio... sì, voglio proprio vederli, i Mangiamorte, contro quelli».
   «Io posso agire da qui» propose Vitious, e anche se quasi non arrivava al davanzale, puntò la bacchetta oltre la finestra rotta e cominciò a mormorare incantesimi enormemente complicati. Harry udì uno strano fruscio, co me se Vitious avesse scatenato il potere del vento sui terreni attorno. «Professore» cominciò Harry, avvicinandosi al minuscolo maestro di Incantesimi, «professore, mi spiace interromperla, ma è importante. Ha idea di dove si trovi il diadema di Corvonero?»
   «... Protego horribilis... il diadema di Corvonero?» ripeté Vitious. «Un po' di saggezza in più non fa mai male, Potter, ma non credo che sarebbe di grande utilità in questa situazione!»
   «Volevo dire soltanto... lei sa dov'È? L'ha mai visto?»
   «Visto? Nessuno l'ha mai visto a memoria d'uomo! è perduto da molto tempo, ragazzo!»
   Harry provò un misto di disperata delusione e panico. Allora qual era l'Horcrux?
   «Ci vediamo con i tuoi Corvonero in Sala Grande, Filius!» esclamò la professoressa McGranitt, e fece cenno a Harry e Luna di seguirla.
   Erano appena alla porta quando Lumacorno cominciò a mugugnare.
   «Parola mia» ansimò, pallido e sudato, i baffi da tricheco vibranti. «Che confusione! Non sono affatto sicuro che sia saggio, Minerva. Troverà un modo per entrare, lo sai, e chiunque abbia cercato di ostacolarlo sarà in gravissimo periglio...»
   «Aspetto anche te e i Serpeverde in Sala Grande tra venti minuti» lo interruppe la professoressa McGranitt. «Se desideri andartene con i tuoi studenti, non ti fermeremo. Ma se qualcuno di voi tenta di sabotare la nostra resistenza o prende le armi contro di noi dentro le mura di questo castello, allora, Horace, combatteremo per uccidere».
   «Minerva!» esclamò lui, atterrito.
   «È venuto il momento che la Casa di Serpeverde decida da che parte stare» tagliò corto la professoressa McGranitt. «Vai a svegliare i tuoi studenti, Horace».
   Harry non rimase a guardare Lumacorno che boccheggiava: lui e Luna rincorsero la McGranitt, che si piantò in mezzo al corridoio e alzò la bacchetta.
   «Piertotum... oh, per l'amor del cielo, Gazza, non ora...»
   L'anziano custode era appena spuntato davanti a loro. Gridava: «Studenti fuori dal letto! Studenti in corridoio!»
   «È lì che devono essere, pezzo di deficiente!» urlò la McGranitt. «Adesso vada a fare qualcosa di costruttivo! Trovi Pix!»
   «P-Pix?» balbettò Gazza, come se non avesse mai sentito prima quel nome.
    «Sì, Pix, idiota, Pix! è un quarto di secolo che si lagna di lui! Vada a prenderlo, subito!»
   Gazza evidentemente era convinto che la professoressa McGranitt fosse uscita di senno, ma si allontanò zoppicando, gobbo, borbottando a mezza voce.
   «E adesso... Piertotum Locomotor!» gridò la McGranitt.
   Lungo tutto il corridoio statue e armature balzarono giù dai piedistalli, e dai tonfi che echeggiavano dai piani di sopra e di sotto Harry capì che le altre in tutto il castello avevano fatto lo stesso.
   «Hogwarts è in pericolo!» urlò la professoressa McGranitt. «Presidiate i confini, proteggeteci, fate il vostro dovere per la nostra scuola!»
   Tra urla e clangori, l'orda di statue superò Harry: alcune più piccole, altre gigantesche. C'erano anche degli animali, e le fragorose armature brandivano spade e mazzafrusti.
   «Ora, Potter» riprese la McGranitt, «È meglio che tu e la signorina Lovegood torniate dai vostri amici e li portiate in Sala Grande... io sveglierò gli altri Grifondoro».
   Si separarono sul pianerottolo successivo: Harry e Luna tornarono di corsa all'ingresso nascosto della Stanza delle Necessità. Incrociarono gruppi di studenti, molti avvolti in mantelli da viaggio sopra il pigiama. Insegnanti e prefetti li guidavano verso la Sala Grande.
   «Quello è Potter!»
   «Harry Potter!»
   «È lui, giuro, l'ho visto!»
   Ma Harry non si voltò, e finalmente raggiunsero l'ingresso della Stanza delle Necessità. Harry si appoggiò alla parete incantata, che si aprì per lasciarli entrare, e lui e Luna si precipitarono giù per la stretta rampa di scale.
   «Co...?»
   Harry mancò alcuni scalini per la sorpresa: la stanza era stipata, molto più affollata di poco prima. Kingsley e Lupin lo guardavano dal basso, insieme a Oliver Baston, Katie Bell, Angelina Johnson e Alicia Spinnet, Bill e Fleur, e i signori Weasley.
   «Harry, cosa succede?» chiese Lupin, andandogli incontro ai piedi delle scale.
   «Voldemort sta arrivando, stanno barricando la scuola... Piton è fuggito... cosa ci fate qui? Come avete fatto a saperlo?»
   «Abbiamo mandato dei messaggi al resto dell'Esercito di Silente» spiegò
    Fred. «Non potevano perdersi il divertimento, Harry, e l'ES l'ha fatto sapere all'Ordine della Fenice, e c'È stato un po' di effetto valanga».
   «Che si fa, Harry?» gridò George. «Cosa succede?»
   «Stanno facendo evacuare i ragazzi più piccoli, l'appuntamento è in Sala Grande per organizzarsi» rispose Harry. «Si combatte».
   Con un boato, un'ondata di persone si lanciò ai piedi delle scale; Harry si ritrovò schiacciato contro la parete mentre i membri dell'Ordine della Fenice, dell'Esercito di Silente e della sua vecchia squadra di Quidditch lo oltrepassavano di corsa, tutti con le bacchette sfoderate, pronti a riversarsi nel castello.
   «Andiamo, Luna». Dean, passando, le tese la mano; lei la prese e lo seguì.
   La folla si assottigliò: solo un piccolo gruppo di persone rimase nella Stanza delle Necessità e Harry andò da loro. La signora Weasley stava litigando con Ginny. Attorno a loro c'erano Lupin, Fred, George, Bill e Fleur.
   «Sei minorenne!» stava urlando la signora Weasley quando Harry si avvicinò. «Non lo permetterò! I ragazzi sì, ma tu, tu devi tornare a casa!»
   «No!»
   Ginny liberò il braccio dalla stretta della madre con uno strattone che le sventagliò i capelli.
   «Sono nell'Esercito di Silente...»
   «... una banda di ragazzini!»
   «Una banda di ragazzini che sta per sfidarlo, cosa che nessun altro ha osato fare!» intervenne Fred.
   «Ha sedici anni!» urlò la signora Weasley. «Non è abbastanza grande!
   Cosa v'È saltato in mente a voi due, di portarvela dietro...»
   Fred e George parvero vergognarsi un po'.
   «La mamma ha ragione, Ginny» osservò Bill con dolcezza. «Non puoi.
   Tutti i minorenni devono andarsene, è giusto così».
   «Non posso tornare a casa!» Gli occhi le scintillavano di lacrime di rabbia. «Tutta la mia famiglia è qui, non posso star là da sola ad aspettare, senza sapere, e...»
   Per la prima volta il suo sguardo incontrò quello di Harry. Lo guardò supplichevole, ma lui scosse il capo e lei si voltò, amareggiata.
   «Bene» si arrese, fissando l'ingresso del passaggio che tornava alla Testa di Porco. «Allora vi saluto, e...»
   Uno scalpiccio e un gran tonfo: qualcuno uscì dal tunnel, perse l'equilibrio e cadde. Si rimise in piedi aggrappandosi alla sedia più vicina, si
    guardò intorno attraverso gli occhiali storti cerchiati di corno e disse: «Sono in ritardo? è già cominciato? L'ho saputo solo ora e...»
   Percy tacque. Era chiaro che non si aspettava di imbattersi in quasi tutta la sua famiglia. Seguì un lungo silenzio meravigliato, rotto da Fleur che si rivolse a Lupin e chiese, in un vistoso tentativo di allentare la tensione: «Alors... come va il picolo Teddì?»
   Lupin batté le palpebre, esterrefatto. Il silenzio tra i Weasley parve solidificarsi come ghiaccio.
   «Io... oh... sì... sta bene!» rispose Lupin a voce alta. «Sì, Tonks è con lui... a casa di sua madre».
   Percy e gli altri Weasley continuavano a studiarsi, immobili.
   «Ecco, ho una foto!» gridò Lupin. La tirò fuori dalla giacca e la mostrò a Fleur e a Harry: un neonato minuscolo con un ciuffo di capelli turchesi agitava i pugnetti paffuti davanti all'obiettivo.
   «Sono stato uno scemo!» ruggì Percy, così forte che per poco la foto non cadde di mano a Lupin. «Un idiota, un imbecille tronfio, sono stato un... un...»
   «Un deficiente schiavo del Ministero, rinnegato e avido di potere» concluse Fred.
   Percy deglutì.
   «Sì!»
   «Be', non potevi dirlo meglio di così» dichiarò Fred, e gli tese la mano. La signora Weasley scoppiò in lacrime. Corse avanti, spinse via Fred e strinse Percy in un abbraccio soffocante, mentre lui le dava pacche sulle spalle, lo sguardo puntato sul padre.
   «Mi spiace, papà» mormorò.
   Il signor Weasley batté le palpebre in fretta, poi anche lui corse ad abbracciare il figlio.
   «Che cos'È che ti ha fatto tornare in te, Perce?» chiese George.
   «Era un po' che ci pensavo» rispose Percy, asciugandosi gli occhi sotto le lenti con un angolo del mantello da viaggio. «Ma dovevo trovare un modo di venir via e non è facile al Ministero, sbattono in prigione traditori uno dopo l'altro. Sono riuscito a mettermi in contatto con Aberforth e dieci minuti fa mi ha fatto sapere che Hogwarts stava per dare battaglia, e così sono tornato».
   «Be', ci aspettiamo che i nostri prefetti prendano il comando in simili circostanze» declamò George, in una buona imitazione dei modi più pomposi di Percy. «Adesso andiamo di sopra a combattere, o ci perderemo tutti
    i Mangiamorte migliori».
   «Quindi adesso sei mia cognata?» chiese Percy, stringendo la mano a
   Fleur mentre correvano verso la scala con Bill, Fred e George.
   «Ginny!» abbaiò la signora Weasley.
   Ginny stava tentando di sgattaiolare di sopra, approfittando della riconciliazione.
   «Molly, facciamo così» propose Lupin. «Perché Ginny non resta qui?
   Almeno sarà presente e saprà cosa succede, ma non starà nel mezzo della battaglia».
   «Io...»
   «È una buona idea» decise il signor Weasley. «Ginny, tu non ti muovi da questa Stanza, mi hai sentito?»
   Ginny non parve apprezzare molto l'idea, ma allo sguardo insolitamente fermo del padre annuì. I signori Weasley e Lupin si avviarono a loro volta verso le scale.
   «Dov'È Ron?» chiese Harry. «Dov'È Hermione?»
   «Devono essere già in Sala Grande» gli gridò il signor Weasley voltandosi.
   «Non li ho visti passare».
   «Parlavano di un bagno» s'inserì Ginny, «poco dopo che te n'eri andato». «Un bagno?»
   Harry si diresse a grandi passi fino a una porta aperta che conduceva fuori dalla Stanza delle Necessità e controllò il bagno. Non c'era nessuno. «Sei sicura che abbiano detto ba...?»
   Ma in quel momento la cicatrice esplose e la Stanza delle Necessità sparì: stava guardando attraverso l'alto cancello di ferro con i cinghiali alati sui pilastri, oltre la distesa buia di prati e boschi, verso il castello illuminato. Nagini era avvolta intorno alle sue spalle. Era posseduto dal gelido, feroce senso di determinazione che precede un assassinio.
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