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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Harry si fece largo tra la folla finché non trovò uno scompartimento vuoto verso la coda del treno. Prima di tutto sistemò Edvige e poi cominciò a spingere e a tentare di sollevare il baule per caricarlo sul treno. Cercò di fargli superare i gradini, ma riuscì a malapena a sollevarne un'estremità, e due volte se lo fece cadere dolorosamente su un piede.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Rimaneva chiuso nella sua stanza, in compagnia della sua nuova civetta. Aveva deciso di chiamarla Edvige: il nome l'aveva trovato in una Storia della magia. I libri di testo erano interessantissimi.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Steso sul letto, leggeva fino a notte fonda, con Edvige che andava e veniva, libera, dalla finestra aperta. Fortuna che zia Petunia non veniva più a passare l'aspirapolvere, perché Edvige non faceva che portare dentro topi morti. Ogni sera, prima di andare a dormire, Harry spuntava un altro giorno sul foglio di carta che aveva appeso alla parete, facendo il conto alla rovescia fino al primo di settembre.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il mattino dopo, Harry si svegliò alle cinque, ma era troppo eccitato e nervoso per riaddormentarsi. Si alzò e si infilò i jeans, perché non voleva arrivare alla stazione con gli abiti da mago: si sarebbe poi cambiato in treno. Controllò ancora una volta l'elenco di Hogwarts per accertarsi di avere tutto quel che gli serviva, verificò che Edvige fosse ben chiusa nella sua gabbia, e cominciò a passeggiare per la stanza, in attesa che i Dursley si alzassero. Due ore dopo, il suo voluminoso e pesante baule era stato caricato sulla macchina dei Dursley, zia Petunia era riuscita a convincere Dudley a sedersi accanto a Harry, ed erano partiti.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Buon anno scolastico’ disse zio Vernon con un sorriso ancor più maligno. Si allontanò senza aggiungere altro. Harry si voltò e vide i Dursley ripartire in macchina. Ridevano tutti e tre. Gli si seccò la bocca. Che cosa diavolo avrebbe fatto? Intanto, stava cominciando ad attirare molti sguardi incuriositi per via di Edvige. Avrebbe dovuto chiedere a qualcuno.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)


   Harry si fece prestare la penna d'oca da Ron e buttò giù la risposta sul retro del biglietto: ‘Sì, grazie, ci vediamo più tardi’. E la consegnò a Edvige perché la recapitasse.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   A Harry, Edvige non aveva ancora portato niente. Ogni tanto, veniva per mordicchiargli l'orecchio e farsi dare un pezzetto di toast prima di tornare a dormire nella grande voliera insieme agli altri pennuti della scuola. Ma quella mattina si posò fra la zuccheriera e la coppetta della marmellata d'arancia, lasciando cadere un biglietto sul piatto di Harry. Il ragazzo lacerò immediatamente la busta. arry (c'era scritto con una calligrafia tutta scarabocchi), so che il venerdì pomeriggio sei libero: ti va di venire a prendere una tazza di tè con me intorno alle tre? Voglio sapere tutto della tua prima settimana. Mandami la risposta con Edvige.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Edvige!’ esclamò Harry, affrettandosi ad aprirle. ‘Deve avere la risposta di Charlie!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Poi un mattino a colazione Edvige portò a Harry un altro messaggio di Hagrid. Dentro c'erano soltanto tre parole: ‘Si sta schiudendo’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Allora si calò attraverso l'imboccatura, fino a quando non rimase appeso solo per le punte delle dita. Poi, rivolgendosi a Ron che era rimasto di sopra, disse: ‘Se mi succede qualcosa, non venitemi dietro. Andate dritti filati alla voliera dei gufi e mandate Edvige da Silente. Siamo intesi?’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Bevi tu da quella’ disse Harry. ‘No, sta' a sentire... torna indietro e va' a prendere Ron... acchiappate le scope nella stanza delle chiavi volanti. Con quelle riuscirete a uscire dalla botola e a evitare Fuffi... Poi, andate dritti filati alla voliera dei gufi, e mandate Edvige da Silente: abbiamo bisogno di lui. Io posso forse riuscire a tenere a bada Piton per un po', ma non sono certo un avversario alla sua altezza’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    «Si annoia» disse. «Edvige è abituata a volare all’aperto. Se solo potessi lasciarla libera di notte…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Tutti i libri di magia, la bacchetta magica, gli abiti, il calderone e il suo superbo manico di scopa Nimbus Duemila erano stati chiusi a doppia mandata da zio Vernon in un armadio nel sottoscala nel momento stesso in cui Harry era arrivato a casa. Che gliene importava ai Dursley se lui perdeva il ruolo nella squadra di Quidditch perché non si era allenato per tutta l’estate? Era forse affar loro se tornava a scuola senza aver fatto i compiti delle vacanze? I Dursley erano quello che i maghi chiamavano Babbani (senza neanche una goccia di sangue di mago nelle vene) e per loro un mago in famiglia rappresentava la vergogna più nera. Zio Vernon aveva addirittura messo un lucchetto alla gabbia di Edvige, la civetta di Harry, per impedirle di portare messaggi a chiunque facesse parte del mondo dei maghi.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Migliaia di volte Harry era stato sul punto di aprire con la magia la gabbia di Edvige e di mandarla da Ron e da Hermione con una lettera, ma non valeva la pena rischiare. Ai maghi minorenni non era permesso di fare incantesimi fuori della scuola. Questo ai Dursley non lo aveva detto; sapeva che solo il terrore di venire trasformati in scarafaggi li aveva trattenuti dal chiudere anche lui nell’armadio del sottoscala insieme alla bacchetta magica e al manico di scopa. Durante le ultime due settimane Harry si era divertito a farfugliare tra sé parole senza senso e guardare Dudley catapultarsi fuori dalla stanza a tutta la velocità permessa dalle sue gambe grasse. Ma il lungo silenzio di Ron e di Hermione aveva fatto sentire Harry così tagliato fuori dal mondo della magia che anche tormentare Dudley aveva perso il suo fascino… e ora Ron e Hermione avevano dimenticato il suo compleanno.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «G-grazie» disse Harry sgattaiolando lungo la parete e sprofondando nella sedia davanti alla scrivania, vicino alla gabbia di Edvige. Avrebbe voluto chiedere: ‘Che cosa sei?’, ma pensando che suonasse poco gentile disse invece: «Chi sei?»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)


    «No… che cosa stai facendo?» sibilò Harry balzando in piedi e risospingendolo sul letto. Intanto Edvige si era svegliata con un grido particolarmente acuto e aveva iniziato a sbattere furiosamente le ali contro le sbarre della gabbia.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    La gattaiola cigolò e apparve la mano di zia Petunia, che introdusse nella stanza una ciotola di minestra in scatola. Harry, che aveva mal di stomaco per la fame, saltò dal letto e l’afferrò. La zuppa era gelata, ma lui ne trangugiò la metà in un sol sorso. Poi si avvicinò alla gabbia di Edvige e versò nella sua mangiatoia vuota le verdure mollicce che galleggiavano sul fondo della ciotola. Lei arruffò tutte le penne e gli lanciò un’occhiata di profondo disgusto.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry indietreggiò nell’ombra accanto a Edvige, che sembrava essersi resa conto dell’importanza di quel che stava accadendo e rimaneva immobile e silenziosa. Il motore girava sempre più forte e d’un tratto, con uno schianto, le sbarre si staccarono e l’automobile schizzò in avanti. Harry corse di nuovo alla finestra: l’inferriata penzolava a qualche metro da terra. Ansimando, Ron la caricò in macchina. Harry tendeva l’orecchio, ma dalla stanza da letto dei Dursley non giungeva alcun rumore.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Ho dimenticato Edvige
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry attraversò di corsa la stanza mentre si accendeva la luce sul pianerottolo; afferrò la gabbia di Edvige, si precipitò alla finestra e la consegnò a Ron. Si stava arrampicando di nuovo sul cassettone, quando zio Vernon mollò un pugno sulla porta che, non essendo chiusa a chiave, si spalancò.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Libera Edvige» disse a Ron. «Può seguirci in volo. Sono mesi che non ha modo di sgranchirsi le ali».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    George passò la forcina da capelli a Ron e un attimo dopo Edvige si librava felice in aria, seguendoli come un fantasma.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry si assicurò che la gabbia di Edvige fosse ben fissata sopra al baule e portò il suo carrello di fronte alla barriera. Si sentiva perfettamente sicuro di sé; questo non era difficile come usare la Polvere Volante. Tutti e due i ragazzi si chinarono sull’impugnatura dei loro carrelli e si incamminarono verso la barriera, acquistando velocità. A pochi metri di distanza spiccarono una corsa e…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Entrambi i carrelli urtarono contro la barriera e rimbalzarono all’indietro. Il baule di Ron ruzzolò con un gran tonfo. Harry fu scaraventato a terra, la gabbia di Edvige rimbalzò sul pavimento consumato e l’uccello rotolò via, gridando tutto indignato. La gente lì vicino li guardava con tanto d’occhi e una guardia li apostrofò: «Ma cosa diavolo vi salta in mente?»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Abbiamo perso il controllo del carrello» ansimò Harry tastandosi le costole mentre si rimetteva in piedi. Ron fece una corsa a riprendere Edvige, a causa della quale il capannello di curiosi riuniti lì intorno aveva cominciato a inveire contro le crudeltà verso gli animali.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)


    Si guardarono intorno. La gente li stava ancora osservando, soprattutto per via di Edvige che continuava a starnazzare.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ron aprì il capiente portabagagli con qualche leggero colpetto di bacchetta magica. Caricarono di nuovo i bauli, misero Edvige sul sedile posteriore e salirono davanti.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Qualche minuto dopo, quando scesero nuovamente sotto le nuvole, dovettero aguzzare la vista per intravedere nelle tenebre un punto di riferimento noto. «Là!» gridò Harry facendo sobbalzare Ron e Edvige. «Davanti a te!»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Con un tonfo assordante di metallo che si schiantava contro il legno colpirono il grosso tronco e piombarono a terra con un gran sobbalzo. Dal cofano accartocciato usciva vapore a fiotti; Edvige gridava di terrore; nel punto in cui Harry aveva battuto la testa si era formato un bernoccolo grosso quanto una palla da golf e, alla sua destra, Ron emise un gemito soffocato e lamentoso.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ma l’auto era giunta ormai allo stremo. Con due schiocchi le portiere si spalancarono e Harry sentì che il suo sedile veniva sbalzato di lato. Poi non seppe più niente fino a quando si ritrovò sdraiato sul terreno umido. Alcuni tonfi sordi gli fecero capire che l’automobile stava sputando dal bagagliaio le loro cose; la gabbia di Edvige volò in aria e si spalancò; l’uccello ne uscì emettendo un grido stridulo e arrabbiato e volò via verso il castello senza voltarsi indietro. Poi, tutta ammaccata, scorticata e fumante, l’automobile si immerse rombando nell’oscurità, con le luci posteriori che lampeggiavano di collera.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Edvige ce l’aveva sempre con Harry per il disastroso viaggio in macchina e la bacchetta magica di Ron era ancora in avaria: aveva superato se stessa il venerdì mattina, quando era sfuggita dalle mani di Ron durante la lezione di Incantesimi e aveva colpito il piccolo professor Vitious dritto in mezzo agli occhi, procurandogli un grosso e doloroso foruncolo verde.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    In quel momento, Edvige entrò in volo nella stanza portando nel becco un pacchettino.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Edvige gli mordicchiò l’orecchio in segno di affetto e per Harry fu un regalo molto più bello di quello che lei gli aveva recapitato, e che risultò provenire dai Dursley. Gli avevano mandato uno stuzzicadenti, insieme a un biglietto in cui gli dicevano di vedere se avrebbe potuto restare a Hogwarts anche per le vacanze estive.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

   Edvige ed Errol osservarono con interesse Harry che afferrava il libro e lo stringeva saldamente fra le braccia, correva verso il cassettone e ne estraeva una cintura, che strinse attorno al curioso oggetto. Il Libro Mostro fu scosso dalla rabbia, ma non poteva più aprirsi e chiudersi di scatto. Così Harry lo gettò sul letto e prese il biglietto di Hagrid.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Sono in vacanza in Francia al momento e non sapevo come fare a spedirti questo pacco: e se per caso lo aprivano alla frontiera? Ma poi è spuntata Edvige! Credo che volesse essere sicura che tu ricevessi qualcosa per il tuo compleanno, tanto per cambiare. Ti ho comprato questo regalo via gufo, c'era la pubblicità sulla Gazzetta del Profeta (me la faccio recapitare qui, è bello tenersi aggiornati sulle novità del mondo della magia). Hai visto la foto di Ron e della sua famiglia una settimana fa? Scommetto che sta imparando un sacco di cose, sono davvero invidiosa: i maghi dell'antico Egitto erano affascinanti.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)


   Harry posò lo Spioscopio Tascabile sul comodino, dove rimase fermo, in equilibrio sulla punta, a riflettere le lancette luminose della sveglia. Lo guardò con gioia per qualche secondo, poi prese il pacco portato da Edvige.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry si voltò verso gli altri uccelli. Uno dei due, una grossa civetta candida, era la sua Edvige. Anche lei portava un grosso pacco, e sembrava estremamente soddisfatta di sé. Diede a Harry un colpetto affettuoso col becco mentre lui la liberava del fardello, poi volò attraverso la stanza per raggiungere Errol.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry riconobbe subito il gufo privo di sensi: si chiamava Errol, e apparteneva alla famiglia Weasley. Harry balzò subito sul letto, slegò le corde attorno alle zampe di Errol, prese il pacco e portò l'uccello nella gabbia di Edvige. Errol aprì un occhio appannato, fece un debole verso di ringraziamento e tuffò il becco nella vaschetta dell'acqua.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Scrutò il cielo stellato alla ricerca di un segno di Edvige, magari di ritorno con un topo morto penzolante dal becco, in attesa di lodi. Il suo sguardo vagava assente sui tetti, così ci mise qualche secondo a capire cosa fosse ciò che gli si parò davanti agli occhi.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry attraversò la stanza buia, oltrepassò la grande gabbia vuota di Edvige e andò verso la finestra aperta. Si sporse sul davanzale: l'aria fresca della notte era piacevole sulla faccia dopo tutto quel tempo passato sotto le coperte. Edvige era via da due notti ormai. Harry non era preoccupato, era stata lontana da casa altrettanto a lungo prima di allora, ma sperava che tornasse presto: era l'unica creatura vivente in quella casa che non si scomponesse alla sua vista.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Così Harry non aveva notizie dei suoi amici da cinque lunghe settimane, e quell'estate si stava rivelando brutta quasi come quella precedente. Ci fu solo un piccolissimo miglioramento: dopo aver giurato che non l'avrebbe usata per spedire lettere a nessuno dei suoi amici, Harry aveva avuto il permesso di lasciare libera almeno di notte la sua civetta, Edvige. Zio Vernon aveva ceduto per via del fracasso che Edvige faceva se restava sempre chiusa in gabbia.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry non tornò in cucina. Invece andò di sopra, nella sua camera. Se doveva comportarsi come un vero Babbano, era meglio cominciare subito. Lentamente, malinconicamente, raccolse i regali e i biglietti di auguri e li nascose sotto il letto insieme ai compiti. Poi andò alla gabbia di Edvige. Errol si era ripreso; lui ed Edvige erano addormentati, il capo sotto l'ala. Harry sospirò, poi li svegliò.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Edvige» disse in tono sconsolato, «devi sparire per una settimana. Vai con Errol, Ron si prenderà cura di te. Gli scriverò un biglietto per spiegargli. E non guardarmi cosi» gli occhi ambrati di Edvige erano colmi di rimprovero «non è colpa mia. E l'unico modo per avere il permesso di andare a Hogsmeade con Ron e Hermione».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Dieci minuti dopo, Errol ed Edvige (che aveva un messaggio per Ron legato a una zampa) volarono fuori dalla finestra e sparirono. Harry, decisamente triste, ripose la gabbia vuota nell'armadio.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry scattò prima che qualcuno potesse fermarlo, diretto al ripostiglio del sottoscala. La porta si spalancò da sola per magia. In un attimo, trascinò il suo baule verso la porta. Filò su per le scale e si gettò sotto il letto, strappò l'asse mobile e afferrò la federa che conteneva i libri e i regali di compleanno. Strisciò fuori, prese la gabbia vuota di Edvige e si precipitò di nuovo dabbasso, proprio mentre zio Vernon usciva dalla sala da pranzo, la gamba del pantalone ridotta a brandelli sanguinolenti.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   E un attimo dopo era fuori, lungo la strada buia e tranquilla, trascinando il baule, con la gabbia di Edvige sottobraccio.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry rabbrividì e guardò Magnolia Crescent da una parte e dall'altra. Che cosa gli sarebbe successo? Sarebbe stato arrestato, o semplicemente bandito dal mondo della magia? Pensò a Ron e a Hermione, e il suo cuore sprofondò ancora un po'. Harry era certo che, criminale o no, Ron e Hermione sarebbero stati pronti ad aiutarlo, ma erano tutti e due all'estero, e senza Edvige non aveva modo di comunicare con loro.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry frugò ancora una volta nel baule, estrasse un sacchetto e porse a Stan alcune monete d'argento. Poi insieme caricarono il baule sul pullman, con la gabbia di Edvige sopra, in bilico.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Scese i gradini con un balzo e aiutò Stan a scaricare il baule e la gabbia di Edvige.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Alle loro spalle si sentì un rumore di cose trascinate e una serie di sbuffi, e apparvero Ern e Stan con il baule di Harry e la gabbia di Edvige. I due si guardarono intorno eccitati.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Edvige!» esclamò Harry.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry rimase seduto a lungo sul letto, accarezzando Edvige con aria assente. Il cielo oltre il vetro mutò rapidamente da un blu intenso e vellutato a un freddo grigio acciaio e poi, piano piano, si fece rosa e oro. Harry non riusciva a credere di aver lasciato Privet Drive solo poche ore prima, di non essere stato espulso e di avere davanti a sé due intere settimane lonta-no dai Dursley.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «È stata una strana notte, Edvige» disse sbadigliando.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «No, non credo» rispose Hermione seria. «Vorrei proprio un gufo. Voglio dire, Harry ha Edvige e tu hai Errol...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   La mattina dopo, Tom svegliò Harry, con il suo solito sorriso sdentato e una tazza di tè. Harry si vestì e stava convincendo una riottosa Edvige a tornare dentro la gabbia quando Ron entrò nella sua camera sbattendo la porta, con una felpa infilata a metà e l'aria irritabile.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry non riuscì a parlare con Ron né con Hermione nel caos della partenza: furono troppo occupati a trascinare tutti i loro bauli giù per la stretta scala del Paiolo magico e accatastarli vicino alla porta, con Edvige e Hermes, il gufo di Percy, in cima al tutto nelle loro gabbie. Un cestino di vimini vicino al mucchio di bauli sputacchiava rumorosamente.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Quando gli altri Weasley e Hermione li ebbero raggiunti, Harry e il signor Weasley aprirono la strada verso la coda del treno, oltre una serie di scompartimenti affollati, fino a una carrozza che sembrava vuota. I ragazzi caricarono i bauli, sistemarono Edvige e Grattastinchi sulla reticella, poi tornarono sulla banchina per salutare i signori Weasley.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Ma Harry non tornò nella sala comune; salì una scala, pensando vagamente di andare alla Gufaia a trovare Edvige, e stava percorrendo un altro corridoio quando una voce proveniente da una delle stanze disse: «Harry?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Harry era troppo occupato a compiangere Neville per notare che c'era una lettera anche per lui. Edvige attirò la sua attenzione beccandolo forte sul polso.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Ahia... Oh... grazie, Edvige...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry strappò la busta mentre Edvige trangugiava i cornflakes di Neville. Il biglietto diceva:
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Oh, sì, l'ho presa io per leggere qualcosa prima di dormire» disse Ron, molto piano. Hermione prese a sparpagliare fogli di pergamena sul tavolo, in cerca del libro. In quel momento alla finestra si udì un fruscio ed Edvige entrò volando, con un biglietto stretto nel becco.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Harry si voltò e guardò fuori. Qualcosa di grigio e molto piccolo appariva e spariva oltre il vetro. Si alzò per vedere meglio e si accorse che era un piccolo gufo che trasportava una lettera decisamente troppo grande per lui. Il gufo, in effetti, era così piccolo che continuava a rovesciarsi a mezz'aria, sbatacchiato di qua e di là dalla corrente del treno. Harry aprì rapido il finestrino, tese il braccio e lo afferrò. Sotto le dita sembrava un Boccino molto soffice. Lo tirò dentro cautamente. Il gufo lasciò cadere la lettera sul sedile di Harry e prese a svolazzare nello scompartimento, evidentemente molto soddisfatto di aver portato a termine la sua missione. Edvige fece schioccare il becco in tono di dignitosa disapprovazione. Grattastinchi si mise seduto e prese a seguire il volo del gufo con i suoi grandi occhi gialli. Ron, che se n'era accorto, afferrò il gufo e lo mise al sicuro, fuori dalla portata del gatto.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Ti chiamo per la Coppa del Mondo!» gridò Ron a Harry, che salutò lui e Hermione e poi diresse il carrello con il suo baule e la gabbia di Edvige verso zio Vernon, che lo accolse nel solito modo.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   E sorridendo all'espressione di terrore apparsa sulla faccia di zio Vernon, Harry puntò all'uscita della stazione, con Edvige che volava davanti a lui, verso quella che prometteva essere un'estate molto migliore delle precedenti.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    Harry sollevò il viso dalle mani, aprì gli occhi e si guardò intorno come se si aspettasse di vedere qualcosa d’insolito. A dire il vero c’era una quantità straordinaria di cose insolite in quella stanza: un grosso baule di legno, spalancato ai piedi del letto, mostrava un calderone, un manico di scopa, abiti neri e svariati libri d’incantesimi. Rotoli di pergamena ingombravano quella parte della sua scrivania che non era occupata dalla grande gabbia vuota in cui di solito era appollaiata Edvige, la sua civetta candida. Sul pavimento accanto al letto c’era un libro aperto; lo stava leggendo prima di addormentarsi la sera prima. Le figure del libro si muovevano: uomini in abiti arancioni sfrecciavano avanti e indietro cavalcando scope e lanciandosi una palla rossa.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Decisamente, quello sarebbe stato il consiglio di Hermione: andar dritto dal Preside di Hogwarts, e nel frattempo consultare un libro. Harry guardò fuori dalla finestra, verso il cielo nero d’inchiostro. Dubitava alquanto che un libro lo potesse aiutare. Per quanto ne sapeva, era l’unico essere vivente sopravvissuto a una maledizione come quella di Voldemort; era altamente improbabile, quindi, trovare i suoi sintomi elencati in Comuni Disturbi e Malanni Magici. Quanto a informare il direttore, Harry non aveva idea di dove andasse Silente durante le vacanze estive. Si divertì per un attimo a immaginarlo, la lunga barba argentea, il mantello lungo da mago e il cappello a punta, disteso su una spiaggia, a spalmarsi l’abbronzante sul lungo naso adunco. Ovunque si trovasse Silente, Harry era certo che Edvige sarebbe stata in grado di trovarlo; la civetta di Harry fino ad allora non aveva mai mancato di consegnare una lettera a chicchessia, anche senza indirizzo. Ma che cosa avrebbe scritto?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Da quando era tornato a Privet Drive, Harry aveva ricevuto due lettere da Sirius. Entrambe erano state recapitate non via gufo (com’era consuetudine tra maghi) ma da grandi, coloratissimi uccelli tropicali. Edvige non aveva approvato la presenza di questi vistosi intrusi; aveva accettato con estrema riluttanza che bevessero dalla sua ciotola dell’acqua prima di ripartire. A Harry invece erano piaciuti molto; gli facevano pensare a palme e spiagge candide, e sperava che ovunque Sirius si trovasse (Sirius non lo disse mai, nel caso che le sue lettere venissero intercettate) se la stesse spassando. Per qualche ragione, Harry faceva fatica a immaginare che i Dissennatori potessero sopravvivere a lungo alla luce diretta del sole; forse per questo Sirius era andato a sud. Le lettere di Sirius, al momento nascoste sotto la provvidenziale asse mobile sotto il letto di Harry, erano allegre, e in entrambe aveva ricordato a Harry di rivolgersi a lui se mai ne avesse avuto bisogno. Be’, ora ne aveva bisogno, e subito…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Ti spedirò questa lettera non appena torna Edvige: al momento è fuori a caccia. Salutami Fierobecco.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Si, pensò Harry, andava bene. Non c’era motivo di parlare del sogno, non voleva sembrare troppo preoccupato. Arrotolò la pergamena e la mise sulla scrivania, da una parte, pronta per il ritorno di Edvige. Poi si alzò, si stiracchiò e aprì di nuovo l’armadio. Senza guardare il proprio riflesso, cominciò a vestirsi prima di scendere a fare colazione.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Ma zia Petunia non aveva idea di cosa era nascosto sotto l’asse mobile al piano di sopra. Non sospettava minimamente che Harry non stesse affatto seguendo la dieta. Nel momento in cui aveva capito che ci si aspettava che sopravvivesse all’estate sgranocchiando carote, Harry aveva spedito Edvige dai suoi amici con richieste d’aiuto, e loro avevano risposto munificamente all’appello. Edvige era tornata da casa di Hermione con una grossa scatola piena zeppa di merendine senza zucchero (i genitori di Hermione facevano i dentisti). Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts, aveva offerto un sacco pieno dei suoi dolcetti rocciosi fatti in casa (Harry non ne aveva toccato uno: aveva già sperimentato abbastanza la cucina di Hagrid). E la signora Weasley aveva mandato il gufo di famiglia, Errol, con un’enorme torta alla frutta e pasticcini assortiti. Al povero Errol, che era vecchio e debole, ci erano voluti cinque giorni interi per riprendersi dal viaggio. E poi per il suo compleanno (che i Dursley avevano completamente ignorato) aveva ricevuto quattro splendide torte di compleanno, da Ron, da Hermione, da Hagrid e da Sirius. Harry ne aveva ancora due, e così, pregustando una vera colazione una volta tornato di sopra, prese a mangiare il suo pompelmo senza fiatare.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    La prima cosa che vide fu che Edvige era tornata. Appollaiata nella sua gabbia, fissava Harry con gli enormi occhi d’ambra e faceva scattare il becco come faceva sempre quando era irritata per qualcosa. Il motivo della sua irritazione divenne evidente quasi subito.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Il gufo scese svolazzando sulla gabbia di Edvige, che lo guardò gelida, come per sfidarlo ad avvicinarsi.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry si voltò verso Edvige.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Edvige tubò in tono dignitoso.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Poi legò la lettera alla zampa di Edvige, che rimase insolitamente immobile, come decisa a dimostrargli come dovrebbe comportarsi un vero gufo postino.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Signora Weasley» disse Harry all’improvviso, incapace di trattenersi, «non è che per caso è arrivata Edvige con una lettera per me?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Edvige, caro?» disse la signora Weasley distrattamente. «No… no, non è arrivata posta per nessuno».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Perché hai chiesto se era arrivata Edvige, Harry?» gli domandò Hermione. «Stai aspettando una lettera?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Ma non sappiamo dove si trova… potrebbe essere in Africa, o qualcosa del genere, no?» disse Hermione con molto buonsenso. «Edvige non riuscirà a coprire una distanza del genere in pochi giorni».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sì, lo so» disse Harry, ma una morsa gli serrava lo stomaco mentre scrutava fuori dalla finestra il cielo del tutto privo di Edvige.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Harry infilò alcuni Biscottini Gufici tra le sbarre della gabbia di Leo, poi si voltò verso il suo baule. La gabbia di Edvige era li accanto, ancora vuota.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «È passata più di una settimana» disse Harry, guardando il posatoio vuoto di Edvige. «Ron, non pensi che Sirius sia stato catturato, vero?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Sopra di loro si udì un improvviso fruscio, e un centinaio di gufi planarono dalle finestre aperte, carichi della posta del mattino. D’istinto Harry guardò in su, ma non c’era traccia di qualcosa di bianco nella massa di bruno e grigio. I gufi volteggiarono sui tavoli, cercando i destinatari delle lettere e dei pacchi. Un grosso allocco calò su Neville Paciock e gli depositò in grembo un pacchetto: Neville si dimenticava quasi sempre di mettere in valigia qualcosa. All’altro capo della Sala, il barbagianni di Draco Malfoy era atterrato sulla sua spalla, portando da casa quella che sembrava la consueta scorta di caramelle e dolci. Cercando di nascondere la delusione che gli attanagliava lo stomaco, Harry tornò al suo porridge. Possibile che fosse successo qualcosa a Edvige, e che Sirius non avesse nemmeno ricevuto la sua lettera?
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Edvige!» gridò, poi scattò in piedi e attraversò di corsa la stanza per aprire la finestra.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Edvige volò dentro, planò nella stanza e atterrò sul tavolo, sopra le predizioni di Harry.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ha la risposta!» disse Ron eccitato, indicando il pezzetto di pergamena accartocciata legato alla zampa di Edvige.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Harry lo slegò in fretta e si sedette a leggerlo, mentre Edvige svolazzava fino al suo ginocchio tubando piano.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Harry si era appena colpito la fronte col pugno, facendo sobbalzare Edvige appollaiata nel suo grembo.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Lo ha convinto a tornare!» ribatté Harry, e questa volta colpì il tavolo col pugno. Edvige si rifugiò sullo schienale della poltrona di Ron, tubando indignata. «Torna perché è convinto che io sia nei guai! E non c’è niente che non va in me! Non ho niente per te» sbottò rivolto a Edvige, che schioccava il becco in attesa, «dovrai andare su alla Guferia, se vuoi da mangiare».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Edvige gli lanciò un’occhiata profondamente offesa e decollò attraverso la finestra aperta, schiaffeggiandolo sulla testa con l’ala tesa mentre partiva.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    La Guferia era una stanza di pietra circolare, piuttosto fredda e piena di spifferi, perché nessuna delle finestre era chiusa da vetri. Il pavimento era completamente coperto di paglia, cacche di gufo e scheletri rigurgitati di topi e ratti. Centinaia e centinaia di gufi di tutte le razze immaginabili erano appollaiati lassù su trespoli che s’innalzavano fino alla cima della torre, quasi tutti addormentati, anche se qua e là un tondo occhio d’ambra scrutò torvo Harry. Lui individuò Edvige rannicchiata tra un barbagianni e un allocco, e le si avvicinò rapido, scivolando un po’ sul pavimento ricoperto di escrementi.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «È perché non sono istruiti e gli hanno fatto il lavaggio del cervello!» sbottò Hermione in tono acceso, ma il resto della frase fu inghiottito dall’improvviso fruscio che annunciava l’arrivo dei gufi postali. Harry guardò subito in alto e vide Edvige planare verso di lui. Hermione tacque all’istante; lei e Ron fissarono ansiosi Edvige che si posava sulla spalla di Harry, ripiegava le ali e tendeva stancamente la zampa.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry sfilò la risposta di Sirius e offrì le sue striscioline di bacon a Edvige, che le divorò soddisfatta. Poi, assicuratosi che Fred e George fossero immersi in un altro dibattito sul Torneo Tremaghi, Harry lesse in un sussurro a Ron e Hermione la lettera di Sirius.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Sono tornato e sono al sicuro. Voglio che tu mi tenga informato su tutto ciò che accade a Hogwarts. Non usare Edvige, continua a cambiare gufi, e non preoccuparti per me, pensa solo a guardarti le spalle. Non dimenticare quello che ho detto a proposito della cicatrice.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Edvige attira troppo l’attenzione» rispose subito Hermione. «È vistosa. Una civetta bianca che continua a tornare nel posto dove lui si nasconde, ovunque sia… Voglio dire, non sono uccelli che si trovano dappertutto, no?»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Grazie, Edvige» disse, accarezzandola. Lei emise un verso assonnato, tuffò rapida il becco nel suo calice di succo d’arancia, poi decollò di nuovo. Era chiaro che non vedeva l’ora di farsi una bella dormita su alla Guferia.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Che gufo devo usare?» disse Harry mentre salivano le scale. «Mi ha scritto di non usare più Edvige».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Finito» disse a Hennione, alzandosi e spazzolando via la paglia dall’abito. A quell’atto, Edvige scese svolazzando sulla sua spalla, e tese la zampa.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Edvige ululò molto forte, e decollò così all’improvviso che i suoi artigli gli penetrarono nella spalla. Si tenne lontana da Harry mentre lui legava la lettera alla zampa di un grosso barbagianni. Quando il barbagianni fu volato via, Harry tese la mano per accarezzare Edvige, ma lei fece scattare il becco con rabbia e volò verso le travi, fuori tiro.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Nel frattempo non c’era risposta da Sirius, Edvige si rifiutava di avvicinarsi a lui, la professoressa Cooman prediceva la sua morte con ancor più sicurezza del solito, e Harry andò cosi male in Incantesimi di Appello alla lezione del professor Vitious che gli toccarono dei compiti in più: fu l’unico ad averli, oltre Neville.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Era vero che scendere fino alla capanna di Hagrid a mezzanotte voleva dire lasciare un margine molto stretto all’appuntamento con Sirius; Hermione suggerì di spedire Edvige da Hagrid per dirgli che non poteva — sempre che accettasse di portare il biglietto, naturalmente — ma Harry ridletté che era meglio andare e sbrigarsi, qualunque cosa volesse Hagrid. Era molto curioso di scoprirlo; Hagrid non gli aveva mai chiesto di andarlo a trovare così a notte fonda.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

   Domenica dopo colazione Harry, Ron e Hermione salirono alla Guferia per spedire una lettera a Percy e chiedergli, come aveva suggerito Sirius, se avesse visto il signor Crouch ultimamente. Usarono Edvige, perché era tantissimo tempo che non le affidavano un incarico. Quando l’ebbero vista sparire dalla finestra della Guferia, scesero nelle cucine per portare a Dobby i suoi calzini nuovi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Percy non avrà avuto ancora tempo di rispondere» disse Ron. «Abbiamo spedito Edvige solo ieri».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Edvige non fece ritorno fino alla fine delle vacanze di Pasqua. La lettera di Percy era infilata in un pacco di uova di Pasqua spedite dalla signora Weasley. Quella di Harry e quella di Ron erano grandi come uova di drago, e ripiene di mou fatto in casa. Invece quello di Hermione era più piccolo di un uovo di gallina. Quando lo vide, rimase a bocca aperta.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    I bagagli di Harry erano pronti; Edvige era di nuovo rinchiusa nella sua gabbia, in cima al baule. Nella Sala d’Ingresso affollata, Harry, Ron e Hermione, insieme agli altri del quarto anno, aspettavano l’arrivo delle carrozze che li avrebbero portati alla stazione di Hosgmeade. Era un’altra bella giornata estiva. Harry suppose che quella sera al suo arrivo Privet Drive sarebbe stata calda e fronzuta, le aiuole un tripudio di colori. Ma il pensiero non gli suscitò alcuna gioia.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Durante il viaggio di ritorno a King’s Cross, il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello del viaggio di andata. Non c’era nemmeno una nuvola in cielo. Harry, Ron e Hermione erano riusciti a trovare uno scompartimento tutto per loro. Leo era stato di nuovo nascosto sotto l’abito da sera di Ron, per impedirgli di continuare a ululare. Edvige dormicchiava, la testa sotto l’ala, e Grattastinchi era acciambellato su un sedile vuoto come un grosso, peloso cuscino rossiccio. Harry. Ron e Hermione parlarono più a lungo e più liberamente del resto della settimana, mentre il treno li portava sfrecciando verso sud. Era come se il discorso di Silente alla festa di fine anno avesse sbloccato Harry. Era meno doloroso, ora, discutere dell’accaduto. Solo all’arrivo del carrello del pranzo interruppero le loro congetture sui provvedimenti che forse in quello stesso momento Silente stava prendendo per fermare Voldemort.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Harry ricopiò queste parole su tre diversi fogli di pergamena non appena fu alla sua scrivania nella camera da letto buia. Indirizzò il primo a Sirius, il secondo a Ron e il terzo a Hermione. La sua civetta, Edvige, era fuori a caccia; la gabbia era sulla scrivania, vuota. Harry fece su e giù per la stanza in attesa del suo ritorno, la testa che gli rimbombava, la mente troppo agitata per dormire, anche se gli occhi gli bruciavano e gli dolevano per la stanchezza. Gli faceva male la schiena per aver trascinato Dudley fino a casa, e i due bernoccoli sulla testa dove la finestra e Dudley lo avevano colpito pulsavano dolorosamente.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Proprio mentre zoppicava davanti alla finestra, Edvige entrò planando con un morbido fruscio di piume, come un piccolo fantasma.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    I grandi occhi d’ambra di Edvige lo scrutarono con aria di rimprovero al di sopra della rana morta che reggeva nel becco.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Edvige emise un fischio soffocato, il becco ancora pieno di rana.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La civetta decollò all’istante. Non appena fu partita, Harry si gettò completamente vestito sul letto e fissò il soffitto buio. In aggiunta a tutte le altre sensazioni deprimenti, si sentiva in colpa per aver trattato male Edvige; era l’unica amica che avesse al numero quattro di Privet Drive. Ma con lei avrebbe fatto la pace quando fosse tornata con le risposte di Sirius, Ron e Hermione.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Ma Edvige non tornò la mattina dopo. Harry passò la giornata in camera sua e ne uscì solo per andare in bagno. Tre volte quel giorno zia Petunia gli spinse del cibo nella stanza, attraverso la gattaiola che zio Vernon aveva installato tre estati prima. Tutte le volte che Harry la sentiva avvicinarsi cercava di interrogarla sulla Strillettera, ma avrebbe potuto interrogare la maniglia, per le risposte che ottenne. Per il resto, i Dursley si tennero alla larga. Harry non vedeva l’utilità di obbligarli a subire la sua compagnia; un’altra lite non avrebbe sortito nulla, se non forse il risultato di farlo arrabbiare tanto da costringerlo a compiere altre magie illegali.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La quarta sera dopo la partenza di Edvige, Harry era in una delle sue fasi apatiche, disteso a fissare il soffitto, la mente esausta quasi vuota, quando suo zio entrò nella stanza. Harry levò lentamente lo sguardo su di lui. Zio Vernon sfoggiava il suo completo migliore e un’espressione di enorme compiacimento.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Non ebbe particolari reazioni all’idea che i Dursley uscissero. Che fossero o non fossero in casa, per lui non faceva alcuna differenza. Non riusciva nemmeno a raccogliere l’energia necessaria per alzarsi e accendere la luce. La stanza divenne via via più buia attorno a lui. Giaceva ascoltando i rumori della notte entrare dalla finestra sempre aperta, in attesa del momento benedetto del ritorno di Edvige.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La sua stanza era decisamente molto più caotica del resto della casa. Confinato lì per quattro giorni, e in più di pessimo umore, Harry non si era curato di mettere in ordine. Gran parte dei libri che possedeva erano sparsi a terra: aveva cercato di distrarsi con ciascuno di essi e poi l’aveva gettato via; la gabbia di Edvige aveva bisogno di essere pulita e cominciava a puzzare; e il suo baule era aperto, rivelando un guazzabuglio confuso di abiti Babbani e vesti da mago che si era riversato per terra tutto attorno.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Ah, be’» concluse Tonks, chiudendo il coperchio con un tonfo, «almeno è tutto dentro. Anche quella ci guadagnerebbe con una bella pulita». Puntò la bacchetta verso la gabbia di Edvige. «Gratta e netta». Un po’ di piume e di cacche svanirono. «Be’, è un po’ meglio… non sono mai riuscita a padroneggiare questo genere di incantesimi casalinghi. Bene… hai tutto? Il calderone? La scopa? Wow! Una Firebolt!»
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il baule di Harry si alzò in aria di qualche centimetro. Tenendo la bacchetta come quella di un direttore d’orchestra, Tonks lo sollevò a mezz’aria e lo fece uscire dalla porta davanti a loro, reggendo la gabbia di Edvige nella mano sinistra. Harry la seguì giù per le scale portando il manico di scopa.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Smettila di essere così allegro, Malocchio, o penserà che non prendiamo la faccenda sul serio» lo rimproverò Tonks, legando il baule di Harry e la gabbia di Edvige a una briglia che pendeva dalla sua scopa.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry varcò la soglia per ritrovarsi nell’oscurità quasi totale dell’ingresso. Fiutò umidità, polvere e un odore dolciastro di marcio; il luogo dava la sensazione di un edificio abbandonato. Si guardò alle spalle e vide gli altri entrare dietro di lui, con Lupin e Tonks che trasportavano il suo baule e la gabbia di Edvige. Moody era sul gradino più alto, intento a liberare le sfere di luce che lo Spegnino aveva rubato ai lampioni; volarono al loro posto dentro i bulbi e la piazza brillò per un istante di luce arancione prima che Moody entrasse zoppicando e chiudesse la porta, così che l’oscurità fu completa.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Edvige
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Calò un silenzio teso; Harry accarezzava Edvige meccanicamente, senza guardare nessuno dei due.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Già» commentò Harry. Notò che anche le mani di lei recavano i segni del becco di Edvige e scoprì di non essere affatto dispiaciuto.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «No» mentì Harry in tono di sfida. Si allontanò da loro e si guardò intorno, con Edvige rannicchiata sulla spalla, tutta soddisfatta, ma la stanza non aveva niente che potesse risollevare il suo umore. Era umida e buia. Una tela vuota in una cornice elaborata era l’unico arredo alla nudità delle pareti scollate, e mentre Harry le passava davanti gli parve di sentir ridacchiare qualcosa che non riusciva a vedere.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ogni pensiero amaro e rancoroso che Harry aveva formulato nell’ultimo mese si riversò fuori: la frustrazione per la mancanza di notizie, il dolore che loro fossero insieme senza di lui, la rabbia per essere stato seguito senza saperlo… tutti i sentimenti di cui un po’ si vergognava infine esplosero. Edvige si spaventò per il fracasso e volò di nuovo in cima all’armadio. Leotordo cinguettò allarmato e sfrecciò ancora più rapido attorno alle loro teste.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry la scrutò irato, ancora ansante, poi si voltò di nuovo e prese a misurare la stanza a grandi passi. Edvige stridette cupa dalla cima dell’armadio. Ci fu una lunga pausa, interrotta solo dal funereo scricchiolio delle assi del pavimento sotto i piedi di Harry.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Con due schiocchi sonori i gemelli Fred e George, i fratelli maggiori di Ron, erano comparsi dal nulla nel centro della stanza. Leotordo cinguettò più selvaggiamente che mai e sfrecciò a raggiungere Edvige in cima all’armadio.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    La signora Weasley chiuse la porta dietro a Harry con un colpo secco. La stanza sembrava, se possibile, ancora più umida e squallida che al primo sguardo. Il quadro vuoto alla parete respirava lento e profondo, come se il suo invisibile abitante fosse addormentato. Harry si infilò il pigiama, si tolse gli occhiali e salì nel letto gelato mentre Ron gettava dei Biscottini Gufici in cima all’armadio per placare Edvige e Leotordo, che facevano ticchettare le unghie e scuotevano le ali irrequieti.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Edvige e Leotordo tubarono dolorosamente. Il pavimento scricchiolò di nuovo e sentirono la signora Weasley salire a controllare Fred e George.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    L’ultimo giorno delle vacanze Harry stava spazzando le cacche di Edvige dalla cima dell’armadio quando Ron entrò con un paio di buste.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Grazie» disse Hermione. «Ehm… Harry… mi presti Edvige, così lo dico alla mamma e a papà? Saranno contenti… insomma, prefetto è una cosa che possono capire».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Si chinò sul baule, posò i vestiti sul fondo e finse di cercare qualcosa mentre Hermione andava all’armadio e chiamava Edvige. Passarono alcuni istanti; Harry udì la porta chiudersi ma rimase piegato, in ascolto; gli unici rumori venivano dal quadro vuoto sulla parete, che ridacchiava di nuovo, e dal cestino della carta straccia nell’angolo, che tossiva soffocato dalle cacche di civetta.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Si rialzò e si guardò alle spalle. Hermione era uscita, Edvige era sparita. Tornò a passi lenti al suo letto e vi sprofondò, guardando la base dell’armadio senza vederla.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry si stava infilando le scarpe da ginnastica quando Hermione entrò correndo nella stanza, tutta agitata. Edvige si dondolava sulla sua spalla, e lei reggeva tra le braccia Grattastinchi che si divincolava.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Mamma e papà hanno appena rimandato Edvige». La civetta sbatté piano le ali e si appollaiò in cima alla propria gabbia. «Sei pronto?»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «VOLETE SCENDERE TUTTI QUANTI, PER FAVORE?» urlò furiosa la signora Weasley; Hermione fece un balzo come se si fosse scottata e corse fuori dalla stanza. Harry afferrò Edvige, la ficcò senza tante cerimonie nella gabbia e scese dietro a Hermione, trascinando il baule.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Giusto» fece Harry. Prese con una mano la gabbia di Edvige e con l’altra la maniglia del baule. Avanzarono a fatica lungo il corridoio, sbirciando oltre i vetri delle porte degli scompartimenti, già pieni. Harry non poté fare a meno di notare che un sacco di ragazzi rispondevano ai suoi sguardi con enorme interesse e che parecchi davano gomitate ai loro vicini e lo indicavano. Dopo aver osservato questo comportamento in cinque carrozze di fila, ricordò che La Gazzetta del Profeta aveva raccontato per tutta l’estate ai suoi lettori che razza di bugiardo esibizionista era. Rabbuiato, si chiese se i ragazzi che lo fissavano e mormoravano credessero a quegli articoli.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry e Neville sistemarono i tre bauli e la gabbia di Edvige sulla rastrelliera e si sedettero. Luna li osservò da sopra la rivista rovesciata, intitolata Il Cavillo. Non sembrava che avesse bisogno di sbattere le palpebre quanto un normale essere umano. Fissò a lungo Harry, che si era seduto di fronte a lei e se n’era già pentito.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Muoio di fame» annunciò Ron. Stipò Leotordo vicino a Edvige, afferrò una Cioccorana di Harry e si gettò nel sedile vicino al suo. Strappò la busta, staccò con un morso la testa della rana e ricadde all’indietro con gli occhi chiusi, come se avesse appena passato una mattinata estenuante.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Tutti risero, ma nessuno forte come Luna Lovegood. Le sue urla sguaiate svegliarono Edvige che sbatté le ali indignata; Grattastinchi balzò sulla rastrelliera dei bagagli, soffiando. Luna rideva così forte che la rivista le sfuggì di mano e scivolò a terra.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Oh… ehm… grazie» rispose Harry, passandole la gabbia e reggendo più salda tra le braccia quella di Edvige.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Tra fruscii e sbatter d’ali, centinaia di gufi planarono dalle finestre in alto, portando lettere e pacchetti ai destinatari e spruzzando i ragazzi seduti a far colazione con una pioggia di goccioline d’acqua; evidentemente fuori pioveva forte. Edvige non c’era, ma Harry non ne fu sorpreso; il suo unico corrispondente era Sirius e dubitava che avesse qualcosa di nuovo da dirgli dopo solo ventiquattr’ore. Hermione, invece, dovette spostare in fretta il suo succo d’arancia per fare spazio a un grosso umido gufo che reggeva nel becco una copia zuppa della Gazzetta del Profeta.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Il sole ormai era alto nel cielo e quando Harry entrò nella Guferia le finestre prive di vetri lo abbagliarono; spessi raggi dorati s’incrociavano nella stanza circolare in cui centinaia di gufi erano appollaiati sulle travi, un po’ irrequieti nella luce del mattino; alcuni erano appena tornati dalla caccia. Il pavimento coperto di paglia scricchiolò un po’ mentre Harry calpestava ossicini di animali, tendendo il collo per cercare Edvige.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Con un fischio sommesso, Edvige aprì le ampie ali bianche e planò sulla sua spalla.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Buon volo, allora» disse, e la portò sino a una finestra; con una breve pressione sul suo braccio, Edvige decollò nel cielo accecante. Lui la guardò finché non divenne un puntino nero e sparì, poi spostò lo sguardo sulla capanna di Hagrid, che dalla finestra si vedeva chiaramente ed era altrettanto chiaramente disabitata, il camino senza fumo, le tende tirate.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Lei indicò la finestra. Harry si voltò. Edvige era appollaiata sullo stretto davanzale e lo fissava attraverso il vetro spesso, con una lettera legata alla zampa. Harry non capiva: avevano appena fatto colazione, come mai non l’aveva consegnata allora, come al solito? Anche molti altri compagni indicavano Edvige.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Si aspettava che Edvige tendesse la zampa per fargli prendere la lettera e poi volasse di nuovo nella Guferia, ma non appena la finestra fu aperta abbastanza saltò dentro, stridendo afflitta. Harry richiuse i vetri con un’occhiata nervosa al professor Rüf, si chinò di nuovo e tornò al suo banco con Edvige sulla spalla. Se la posò in grembo e fece per toglierle la lettera dalla zampa.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Edvige tremava; quando Harry fece per toccarle l’ala sussultò, gonfiò le piume e gli lanciò un’occhiata di rimprovero.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Per niente» rispose Harry deciso, e si alzò tenendo Edvige nascosta dietro la schiena. «Credo di dover andare in infermeria».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Una volta fuori dall’aula, Harry si posò di nuovo Edvige sulla spalla e corse via. Si fermò a riflettere solo quando la porta di Rüf non fu più in vista. Se avesse potuto scegliere a chi far curare Edvige, il primo sarebbe stato Hagrid, ma visto che non aveva la minima idea di dove fosse, la sola possibilità era trovare la professoressa Caporal e sperare che potesse aiutarlo.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Guardò fuori dalla finestra il paesaggio grigio e tempestoso. Non c’era traccia di lei attorno alla capanna di Hagrid; se non stava facendo lezione, probabilmente era in sala professori. Si avviò giù per le scale, con Edvige che fischiava debolmente ondeggiando sulla sua spalla.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Sì» disse Harry, sollevando con cautela Edvige dalla spalla, «è arrivata dopo gli altri gufi e ha l’ala strana, guardi…»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    La professoressa Caporal si ficcò la pipa tra i denti e prese Edvige, sotto gli occhi della McGranitt.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva che cosa fossero i Thestral e non gli importava; voleva solo sentirsi dire che Edvige sarebbe guarita. La McGranitt, però, gli rivolse uno sguardo tagliente e chiese: «Sai che percorso ha fatto questa civetta, Potter?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    La professoressa Caporal tirò fuori dalla tasca un monocolo e se lo sistemò sull’occhio per esaminare da vicino l’ala di Edvige. «Dovrei essere in grado di curarla se me la lasci, Potter» disse. «Per qualche giorno non dovrà volare per lunghe distanze, comunque».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Oh, sì!» esclamò Harry, che aveva quasi dimenticato la pergamena legata alla zampa di Edvige. La professoressa Caporal gliela porse e sparì in sala professori portandosi via Edvige, che fissava Harry come se non riuscisse a credere che lui potesse abbandonarla così. Sentendosi vagamente in colpa, Harry fece per andarsene, ma la McGranitt lo richiamò.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Edvige sta bene?» domandò Hermione preoccupata, quando Harry fu a portata d’orecchio.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Be’, stavo dicendo a Ron… e se qualcuno avesse cercato di intercettare Edvige? Insomma, non si è mai fatta male in volo prima, giusto?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Credi che sia stata lei ad aggredire Edvige?» chiese lui, furente.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Dobby l’elfo domestico era in piedi accanto al tavolo sul quale Hermione aveva lasciato una dozzina di berretti di maglia. Le sue grandi orecchie a punta sporgevano da sotto quello che sembrava un insieme di tutti i berretti sferruzzati da Hermione; li portava uno sull’altro, così che la sua testa sembrava più lunga di un metro, e sulla cima sedeva Edvige, che tubava serena, evidentemente guarita.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby si è offerto volontario per riportare il gufo di Harry Potter» squittì l’elfo, con espressione adorante. «La professoressa Caporal dice che ora sta benissimo, signore». Fece un inchino così profondo che il suo naso a matita sfiorò la superficie lisa del tappeto. Edvige, con uno stridio indignato, volò sul bracciolo della poltrona di Harry.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Grazie, Dobby!» disse Harry, accarezzando la testa di Edvige e cercando di liberarsi dell’immagine della porta nel sogno… era stata molto vivida. Tornò a guardare Dobby e si accorse che l’elfo portava anche molte sciarpe e innumerevoli calzini, così che i piedi sembravano troppo grossi per il corpo.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Be’, se era così, si disse, non aveva senso aspettare. Cercando con tutte le forze di non pensare a come avrebbero reagito i Dursley trovandolo sulla soglia di casa sei mesi prima del previsto, andò verso il suo baule, chiuse il coperchio, poi si guardò meccanicamente intorno in cerca di Edvige prima di ricordare che era ancora a Hogwarts… be’, una cosa in meno da portare… Afferrò una maniglia del baule ed era già a metà strada verso la porta quando una voce sprezzante disse: «Ce la battiamo, eh?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La mattina del quattordici si vestì con cura particolare. Lui e Ron scesero a colazione appena in tempo per l’arrivo dei gufi postali. Edvige non c’era (non che Harry la stesse aspettando), ma mentre si sedevano al tavolo Hermione sfilò una lettera dal becco di un gufo marrone sconosciuto.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «CHE COSA?» strillò Ron, rovesciando la scacchiera; Grattastinchi si lanciò all’inseguimento dei pezzi, mentre Edvige e Leo cinguettavano e tubavano, irritati.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il treno rallentò avvicinandosi a King’s Cross, e Harry si disse che non aveva mai desiderato meno di tornare a Privet Drive. Si chiese fuggevolmente che cosa sarebbe successo se si fosse rifiutato di scendere, se fosse rimasto seduto lì fino al primo settembre, quando il treno lo avrebbe riportato a Hogwarts. Ma quando infine il treno si fermò sbuffando, prese la gabbia di Edvige e si preparò a trascinare giù il baule, come al solito.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Ma Harry non aveva fatto i bagagli. Sembrava troppo bello per essere vero, venire sottratto dai Dursley dopo soli quindici giorni. Non riusciva a liberarsi dalla sensazione che qualcosa sarebbe andato storto: la sua risposta a Silente poteva essersi smarrita; Silente poteva avere qualche impedimento e non riuscire a venire; la lettera poteva rivelarsi non opera di Silente, ma un trucco o uno scherzo o una trappola. Harry non era riuscito ad affrontare l’idea di fare i bagagli, per poi restare deluso e dover disfare il baule. L’unica cosa che aveva fatto nell’eventualità di un viaggio era stata chiudere in gabbia la sua civetta, Edvige.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Gli ci vollero poco più di dieci minuti per recuperare tutto ciò di cui aveva bisogno; infine riuscì a estrarre il Mantello dell’Invisibilità da sotto il letto, a riavvitare il tappo sulla boccetta di Inchiostro Cambiacolore e a costringere il coperchio del baule a chiudersi sopra il suo calderone. Poi, trascinando il bagaglio con una mano e reggendo la gabbia di Edvige nell’altra, tornò di sotto.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Addio» mormorò Harry in fretta ai Dursley, e seguì Silente, che si fermò accanto al baule, sul quale era in bilico la gabbia di Edvige.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry sfilò il Mantello dal baule con qualche difficoltà, cercando di evitare che Silente notasse il caos che c’era dentro. Quando lo ebbe ficcato in una tasca interna del giubbotto, Silente agitò la bacchetta e baule, gabbia e Edvige svanirono. Allora il mago agitò di nuovo la bacchetta e la porta si aprì sulla fresca, nebbiosa oscurità.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Edvige tubò allegra dalla sua postazione in cima a un grande armadio, poi spiccò il volo e uscì dalla finestra; Harry capì che aveva aspettato di vederlo prima di andare a caccia. Diede la buonanotte alla signora Weasley, si mise il pigiama e s’infilò in uno dei letti. C’era qualcosa di duro nella federa. Frugò dentro ed estrasse una caramella appiccicosa arancione e viola, che riconobbe per una Pasticca Vomitosa. Sorridendo tra sé, rotolò su un fianco e si addormentò all’istante.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Né Harry né Ron comprarono niente in farmacia, visto che non avrebbero più studiato Pozioni, ma entrambi acquistarono grosse confezioni di noci per Edvige e Leotordo all’Emporio del Gufo. Poi, con la signora Weasley che controllava l’orologio ogni minuto, fecero un altro tratto di strada in cerca di Tiri Vispi Weasley, il negozio di scherzi di Fred e George.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    E in effetti la partenza la mattina dopo filò più liscia del solito. Le auto del Ministero li trovarono già in attesa davanti alla Tana con i bauli pronti, il gatto di Hermione Grattastinchi rinchiuso al sicuro nel suo cestino da viaggio; e Edvige, Leotordo e Arnold, la nuova Puffola Pigmea viola di Ginny, nelle loro gabbie.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    I gufi postali planarono attraverso le finestre punteggiate dalla pioggia, spruzzando tutti di goccioline. Un sacco di ragazzi ricevevano più posta del solito; i genitori, preoccupati, volevano avere notizie dei figli e rassicurarli a loro volta che a casa andava tutto bene. Harry non riceveva posta dall’inizio della scuola: l’unico che gli scriveva con una certa regolarità era morto e Harry, anche se aveva sperato che Lupin gli mandasse una lettera ogni tanto, finora era rimasto deluso. Fu molto sorpreso dunque di vedere la candida Edvige volteggiare tra tutti i gufi marroni e grigi. Atterrò davanti a lui con un grosso pacco quadrato. Un attimo dopo arrivò un pacco identico per Ron, schiacciando il suo minuscolo, sfinito portatore, Leotordo.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

   Restava un bel cumulo di giornali sulla scrivania accanto a Edvige, la civetta bianca: uno per ogni giorno trascorso in Privet Drive quell'estate.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Si alzò da terra, si stiracchiò e si spostò alla scrivania. Edvige non si mosse mentre lui sfogliava i giornali e li lanciava uno a uno nel mucchio delle cose da buttare; la civetta era addormentata, o fingeva di esserlo; era molto arrabbiata con Harry per il poco tempo fuori dalla gabbia che le era stato concesso.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

    In camera, Harry giocherellò con lo zaino, poi infilò un paio di noci tra le sbarre della gabbia di Edvige. Caddero con tonfi sordi sul fondo e lei le ignorò.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry prese la gabbia di Edvige, la Firebolt e lo zaino, passò in rassegna per l'ultima volta la stanza nel suo ordine innaturale e scese con qualche difficoltà nell'ingresso, dove posò gabbia, scopa e borsa ai piedi delle scale. La luce stava ormai rapidamente calando, l'atrio era denso di ombre nel crepuscolo. Era molto strano trovarsi in quel silenzio e sapere che stava per uscire da quella casa per l'ultima volta. Molto tempo prima, quando i Dursley andavano a divertirsi e lo lasciavano lì, le ore di solitudine erano una festa rara: interrompendosi solo per rubare qualcosa di buono dal frigo, stava di sopra a giocare col computer di Dudley, o accendeva la televisione e faceva zapping quanto e come voleva. Ricordare quei tempi gli diede una strana sensazione di vuoto: era come ricordare un fratello minore perduto.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Non vuoi dare un'ultima occhiata?» chiese a Edvige, ancora di malumore, la testa sotto l'ala. «Non ci torneremo più, qui. Non vuoi ricordare i bei tempi? Insomma, guarda il tappetino. Quanti ricordi... Dudley ci ha vomitato sopra dopo che l'avevo salvato dai Dissennatori... Alla fine mi è stato grato, incredibile, no?... E l'estate scorsa Silente è entrato proprio da quella porta...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «E qui, Edvige...» Harry aprì una porta sotto le scale «È dove dormivo io! Non mi conoscevi allora... accidenti, mi ero dimenticato che era così stretto...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry corse nell'ingresso a prendere lo zaino, la Firebolt e la gabbia di Edvige prima di unirsi agli altri nel buio giardino. I manici saltarono in mano ai proprietari; Kingsley aveva già aiutato Hermione a salire su un enorme Thestral nero; Bill aveva issato Fleur sull'altro. Hagrid era pronto accanto alla moto, gli occhialoni sul naso.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry non poté non sentirsi un po' umiliato quando montò nel sidecar. Era molto più in basso di chiunque altro: Ron ridacchiò vedendolo lì seduto come un bimbo in una macchinina dell'autoscontro. Harry si ficcò zaino e manico di scopa tra i piedi e incastrò la gabbia di Edvige in mezzo alle ginocchia. Stava scomodissimo.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   La moto mandò un enorme barrito e Harry sentì uno strattone: saliva rapidamente, gli occhi che gli lacrimavano, i capelli spazzati via dal volto. Attorno a lui anche le scope prendevano quota; la lunga coda nera di un Thestral passò fluttuando. Le gambe, compresse nel sidecar dalla gabbia di Edvige e dallo zaino, gli facevano già male e si stavano addormentando. Era così scomodo che quasi si scordò di dare un'ultima occhiata al numero quattro di Privet Drive: quando guardò oltre il bordo del sidecar, era già impossibile distinguere la casa dalle altre. Sempre più in alto nel cielo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Urla, lampi di luce verde da ogni dove: Hagrid ululò e la moto si ribaltò. Harry non sapeva più dov'erano: lampioni sopra di lui, grida intorno; si tenne aggrappato forte al sidecar. La gabbia di Edvige, la Firebolt e lo zaino gli scivolarono via tra le ginocchia...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «No... Edvige
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Edvige... Edvige...»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Hagrid, dobbiamo tornare, dobbiamo tornare!» urlò sopra il rombo del motore. Estrasse la bacchetta, incastrando la gabbia di Edvige in fondo al sidecar, rifiutandosi di credere alla sua morte. «Hagrid, GIRA!»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Provò una tremenda fitta allo stomaco per Edvige quando lo vide esplodere; il Mangiamorte più vicino fu scaraventato giù dalla scopa e scomparve; l'altro rimase indietro e sparì alla vista.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Un momento» fece Hagrid, guardandosi intorno. «Harry, dov'È Edvige
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Si sentiva accerchiato e ricattato: credevano che non sapesse che cosa avevano fatto per lui, non capivano che era proprio quella la ragione per cui voleva andarsene, perché non soffrissero ancora per colpa sua? Calò un lungo, imbarazzante silenzio. La cicatrice continuava a prudere e pulsare. Infine la signora Weasley chiese, per cambiare argomento: «Dov'È Edvige, Harry? Possiamo metterla di sopra con Leotordo e darle qualcosa da mangiare».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Un gufo stridette e lui pensò con una stretta al cuore a Edvige. Tremava, i denti gli battevano orribilmente, eppure continuò a togliersi gli abiti finché non rimase in maglietta e mutande, scalzo nella neve. Posò in cima ai vestiti la saccoccia che conteneva la sua bacchetta, la lettera di sua madre, il frammento di specchio di Sirius e il vecchio Boccino; poi puntò la bacchetta di Hermione contro il ghiaccio.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Se solo fosse successo quella notte d'estate che era uscito per l'ultima volta dal numero quattro di Privet Drive, quando invece la nobile bacchetta di piuma di fenice l'aveva salvato! Se avesse potuto morire come Edvige, così in fretta da non rendersene conto! Se si fosse potuto gettare davanti a una bacchetta per salvare una persona amata... invidiava perfino la morte dei suoi genitori. Quella passeggiata a sangue freddo verso la propria fine avrebbe richiesto un altro genere di coraggio. Sentì le dita tremare e fece uno sforzo per controllarle, anche se nessuno poteva vederlo; i ritratti alle pareti erano vuoti.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)