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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Nel suo ufficio, al nono piano, Mr Dursley sedeva sempre con la schiena rivolta alla finestra. Se così non fosse stato quella mattina avrebbe avuto ancor più difficoltà a concentrarsi sui suoi trapani. Lui non vide i gufi volare a sciami in pieno giorno, ma la gente per strada sì. E li additavano, guardandoli a bocca aperta, passare a tutta velocità, uno dopo l'altro sopra le loro teste. La maggior parte di quella gente non aveva mai visto un gufo neanche di notte. Ciononostante, Mr Dursley ebbe il privilegio di una mattinata perfettamente normale, del tutto immune dai gufi. Uscì dai gangheri con cinque persone diverse. Fece molte telefonate Importanti e qualche altro urlaccio. Fino all'ora di pranzo, il suo umore si mantenne ottimo. A quel punto decise che, per sgranchirsi le gambe, avrebbe attraversato la strada per andarsi a comperare una ciambella dal fornaio di fronte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Attraversò la strada a precipizio e raggiunse in tutta fretta il suo ufficio; intimò alla segretaria di non disturbarlo per nessuna ragione, afferrò il telefono, e aveva quasi finito di fare il numero di casa quando cambiò idea. Mise giù il ricevitore, si lisciò i baffi, pensando... no, era stato uno stupido. Potter non era poi un nome così insolito. Era certo che esistessero miriadi di persone chiamate Potter che avevano un figlio di nome Harry. E poi, ora che ci pensava, non era neanche tanto sicuro che suo nipote si chiamasse proprio Harry. Del resto, non lo aveva neanche mai visto. Avrebbe potuto chiamarsi Harvey. O Harold. Non c'era ragione di Impensierire Mrs Dursley; se la prendeva tanto ogni volta che le si parlava della sorella! E non poteva darle torto: se l'avesse avuta lui, una sorella così... E tuttavia, quella gente avvolta nei mantelli...
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

    Mr Dursley rimase lì Impalato. Era stato abbracciato da un perfetto sconosciuto. Gli tornò anche in mente che quel tale lo aveva chiamato ‘Babbano’, qualsiasi cosa volesse dire. Era esterrefatto. Si affrettò a raggiungere la macchina e partì alla volta di casa, sperando di aver lavorato di fantasia, cosa che non aveva mai sperato prima perché non approvava le fantasie.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Mrs Dursley aveva avuto una buona giornata, in tutto e per tutto normale. A cena, gli raccontò per filo e per segno i guai che la signora Della-Porta-Accanto aveva con la figlia, e poi che Dudley aveva Imparato una nuova frase: ‘Neanche per sogno!’ Mr Dursley cercò di comportarsi normalmente. Una volta messo a letto Dudley, se ne andò nel soggiorno appena in tempo per sentire l'ultimo telegiornale:
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Un uomo apparve all'angolo della strada che il gatto aveva tenuto d'occhio; ma apparve così all'Improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato da sotto terra. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   Albus Silente non sembrava rendersi conto di essere appena arrivato in una strada dove tutto, dal suo nome ai suoi stivali, risultava sgradito. Si dava un gran da fare a rovistare sotto il mantello, in cerca di qualcosa. Sembrò invece rendersi conto di essere osservato, perché all'Improvviso guardò il gatto, che lo stava ancora fissando dall'estremità opposta della strada. Per qualche ignota ragione, la vista del gatto sembrò divertirlo. Ridacchiò tra sé borbottando: ‘Avrei dovuto immaginarlo’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Eh già, sono proprio tutti lì che festeggiano’ disse con tono Impaziente. ‘Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po' più prudenti, macché... anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali’. E così dicendo si voltò verso la finestra buia del soggiorno dei Dursley. ‘L'ho sentito personalmente. Stormi di gufi... stelle cadenti... Be', non sono mica del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle cadenti nel Kent... Ci scommetto che è stato Dedalus Lux. sempre stato un po' svitato’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Lo so, lo so’ disse la professoressa Mcgranitt in tono irritato. ‘Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo una vera Imprudenza, a girare per la strada in pieno giorno senza neanche vestirsi da Babbano, e scambiandosi indiscrezioni’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘E a lei pare... saggio... affidare a Hagrid un compito tanto Importante?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Un'altra volta, la zia aveva cercato di infilargli a forza un orrendo maglione smesso di Dudley (marrone con dei pompon arancioni). Ma più cercava di infilarglielo dalla testa, più il maglione si rImpiccioliva, fino a che avrebbe potuto andar bene a una marionetta, ma non certo a Harry. Zia Petunia aveva decretato che doveva essersi ritirato in lavatrice, e questa volta Harry, con suo gran sollievo, non venne punito.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Anche in un sogno che ho fatto c'era una moto’ disse Harry ricordando Improvvisamente, ‘e volava’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Guardando Dudley nei nuovi pantaloni alla zuava, zio Vernon disse con tono burbero che non si era mai sentito tanto orgoglioso in vita sua. Zia Petunia scoppiò in lacrime e disse che non le sembrava vero che quello fosse il suo piccolino, da quanto era bello e cresciuto. Harry non si arrischiò a parlare. Aveva l'Impressione di essersi rotto un paio di costole nel tentativo di non ridere.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   L'indomani mattina, a colazione, tutti erano piuttosto taciturni. Dudley era stravolto. Aveva gridato, picchiato suo padre con il bastone, aveva vomitato di proposito, preso a calci sua madre e fatto volare la tartaruga sopra il tetto della serra, e ancora non aveva ottenuto di riavere la sua camera. Harry pensava alla mattina precedente alla stessa ora e rImpiangeva amaramente di non aver aperto la lettera nell'ingresso. Zio Vernon e zia Petunia si scambiavano sguardi cupi.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Mi spiace?’ abbaiò Hagrid voltandosi a guardare i Dursley che si ritrassero in un angolo buio. ‘a loro che deve dispiacere! Sapevo che non ti venivano consegnate le lettere, ma... che non sapessi niente di Hogwarts! Non ti sei mai chiesto dove i tuoi genitori avevano Imparato tutto quel po' po' di roba che sapevano?’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Ma Hagrid fece un gesto Impaziente con la mano e disse: ‘Del nostro mondo, dico. Del tuo mondo. Del mio mondo. Del mondo dei tuoi genitori’.
‘Quale mondo?’
Pareva che Hagrid stesse per esplodere.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)


   ‘Ma perché? Che cosa è successo?’ chiese Harry Impaziente. L'ira svanì dal viso di Hagrid. D'un tratto parve ansioso.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Credo che Silente è il solo di cui Tu-Sai-Chi avesse paura. Non ha osato Impadronirsi della scuola, a ogni modo non allora.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Hagrid’ disse tranquillamente, ‘credo che ti sia sbagliato. Secondo me è Impossibile che io sia un mago’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Se lui vuole andarsene, neanche un grosso Babbano come te riuscirà a fermarlo’ ringhiò Hagrid. ‘Impedire al figlio di Lily e James Potter di andare a Hogwarts! Roba da pazzi! Il suo nome è scritto da quando è nato. Frequenterà la migliore scuola di stregoneria e sortilegio del mondo. Sette anni laggiù e non si riconoscerà più neanche lui. Starà insieme a giovani della sua specie, tanto per cambiare, sotto il più grande direttore che Hogwarts ha mai avuto, Albus Silen...’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Ma che cosa fa il Ministero della Magia?’
‘Be', il compito più Importante è non far sapere ai Babbani che in giro per il paese ci sono ancora streghe e maghi’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Folletti?’
‘Sì... E bisogna essere matti per tentare una rapina, te lo dico io. Con i folletti non si scherza. La Gringott è il posto più sicuro del mondo, se vuoi mettere qualcosa al sicuro... tranne Hogwarts, forse. Ora che ci penso, alla Gringott ci devo andare in tutti i modi. Per Silente. Questioni che riguardano Hogwarts’. Hagrid gonfiò il petto tutto fiero. ‘In genere lui mi manda a fare le sue commissioni Importanti. Venire a prendere te... portargli certe cose dalla Gringott... Sa che di me si può fidare, capisci?
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Sorrise allo stupore di Harry. Attraversarono l'arco. Harry gettò una rapida occhiata alle sue spalle e vide l'arco rImpicciolirsi, ridiventando un muro compatto.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Da un negozio buio la cui insegna diceva: Emporio del Gufo: gufi selvatici, barbagianni, gufi da granaio, gufi bruni e?civette bianche si udiva provenire un richiamo basso e soffocato. Molti ragazzi, più o meno dell'età di Harry, tenevano il naso schiacciato contro la vetrina, dove erano esposti dei manici di scopa. ‘Guarda’ Harry sentì dire uno di loro, ‘il Nimbus Duemila, il più veloce di tutti’. Alcuni negozi vendevano abiti, altri telescopi e bizzarri strumenti d'argento che Harry non aveva mai visto prima; c'erano vetrine stipate di barili Impilati, contenenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi pericolanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di pergamena, bottiglie di pozioni, globi lunari...
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Il folletto la osservò da vicino. ‘Sembra che vada bene’.
‘E qui ho anche una lettera del professor Silente’ disse Hagrid col petto in fuori, ostentando un'aria d'Importanza. ‘Riguarda il Lei-Sa-Cosa della camera blindata settecentotredici’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Da principio percorsero un dedalo di passaggi tortuosi. Harry cercava di tenere a mente: sinistra, destra, sinistra, bivio di mezzo, destra, sinistra, ma era Impossibile. Il carrello sferragliante sembrava conoscere da solo la strada, perché Unci-unci non manovrava.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)


   ‘State indietro’ disse Unci-unci, dandosi un'aria d'Importanza. Colpì leggermente la porta con un dito lunghissimo e quella, semplicemente, scomparve.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘il guardiacaccia!’ ribatté Harry. Ogni attimo che passava, quel ragazzino gli stava sempre meno sImpatico.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Un lieve scampanellio, proveniente dagli anfratti del negozio non meglio identificati, accolse il loro ingresso. Era un luogo molto piccolo, vuoto, tranne che per una sedia dalle zampe esili su cui Hagrid si sedette, nell'attesa. Harry si sentiva strano, come se fosse entrato in una biblioteca privata. Si rimangiò un mucchio di nuove domande che gli erano appena venute in mente, e invece si mise a guardare le migliaia di scatoline strette strette, tutte Impilate in bell'ordine fino al soffitto. Chissà perché, sentiva un pizzicorino alla nuca. Persino la polvere e il silenzio di quel luogo sembravano fremere di una segreta magia.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   All'Improvviso, Harry si accorse che il metro a nastro, che gli stava misurando la distanza fra le narici, stava facendo tutto da solo. Mr Olivander, infatti, volteggiava tra gli scaffali, tirando giù scatole.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Un cliente difficile, eh? No, niente paura, troveremo quella che va a pennello... Ora, mi chiedo... sì, perché no... combinazione insolita... agrifoglio e piume di fenice, undici pollici, bella flessibile’.
Harry la prese in mano. Avvertì un calore Improvviso alle dita. La alzò sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una scia di scintille rosse e d'oro si sprigionò dall'estremità come un fuoco d'artificio, proiettando sulle pareti minuscoli riflessi danzanti di luce. Hagrid gridò d'entusiasmo e batté le mani e Mr Olivander esclamò: ‘Bravo! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene... che strano... ma che cosa davvero strana...’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry rabbrividì. Non era certo di trovare molto sImpatico quel Mr Olivander. Pagò sette galeoni d'oro per la sua bacchetta, e mentre uscivano, Mr Olivander li salutò con un inchino da dentro il negozio.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Non preoccuparti, Harry. Imparerai presto. A Hogwarts tutti i principianti sono uguali. Starai benone. Basta che sei te stesso. Lo so che è dura. Tu sei un prescelto, e questo fa sempre la vita difficile. Ma starai benissimo a Hogwarts... così è stato per me, e lo è ancora, davvero’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry rimase con tanto d'occhi nel vedere Silente che ricompariva sulla figurina e gli rivolgeva un Impercettibile sorriso. A Ron interessava più mangiare le rane che non fare la spunta delle figurine dei Maghi e delle Streghe più famosi; Harry, invece, non riusciva a staccarne gli occhi. Ben presto non ebbe più soltanto Silente e Morgana, ma anche Hengist il folletto dei Boschi, Alberico Grunnion, Circe, Paracelso e Merlino. Finalmente, si decise ad alzare gli occhi da Cliodna la druida, che si stava grattando il naso, per aprire un pacchetto di Tuttigusti+1.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Sei davvero Harry Potter?’ chiese d'Impulso Ron.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Cinque’ precisò Ron. Per qualche ignota ragione, aveva assunto un'espressione depressa. ‘Io sono il sesto della nostra famiglia a frequentare Hogwarts. Puoi ben dire che mi tocca essere all'altezza di un sacco di aspettative. Bill e Charlie hanno già finito... Bill era capoclasse e Charlie capitano della squadra di Quidditch. E adesso Percy è prefetto. Fred e George sono un po' dei perdigiorno, ma hanno ottimi voti e tutti li trovano davvero spiritosi. In famiglia, ci si aspetta che io sia all'altezza degli altri, ma se poi ci riesco, nessuno la considererà una grande Impresa, visto che loro l'hanno fatto prima di me. E poi, con cinque fratelli, non riesci mai a metterti un vestito nuovo. Io mi vesto con gli abiti smessi di Bill, uso la vecchia bacchetta di Charlie e il vecchio topo di Percy’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)


   ‘Non sto cercando di fare il coraggioso o cose del genere, pronunciando quel nome’ rispose Harry. ‘Il fatto è che io, semplicemente, non sapevo che non si dovesse fare. Capisci che cosa intendo? Ho un mucchio di cose da Imparare... Scommetto’ aggiunse esprimendo ad alta voce per la prima volta una preoccupazione che lo aveva assillato negli ultimi tempi, ‘scommetto che sarò l'ultimo della classe’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ma no, vedrai. Ci sono molti ragazzi che vengono da famiglie Babbane e che Imparano abbastanza velocemente’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Fermò un poliziotto di passaggio, ma non osò fare parola del binario nove e tre quarti. L'agente non aveva mai sentito parlare di Hogwarts e quando si rese conto che Harry non era in grado di dirgli neanche in che regione si trovasse, cominciò a infastidirsi, come se Harry facesse apposta a fare lo stupido. Disperato, Harry chiese del treno in partenza alle undici, ma la guardia disse che non ce n'erano. Finì che la guardia si allontanò Imprecando contro i perditempo. A quel punto, Harry lottava per non cadere nel panico. Se il grosso orologio che sovrastava il cartellone degli arrivi funzionava, aveva ancora solo dieci minuti per prendere il treno per Hogwarts, e non aveva la più pallida idea di come fare. Era lì, nel bel mezzo della stazione ferroviaria, con un baule che a stento riusciva a sollevare, le tasche piene di soldi dei maghi e una grossa civetta.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Non ti preoccupare’ disse lei. ‘Devi soltanto camminare dritto in direzione della barriera tra i binari nove e dieci. Non ti fermare e non aver paura di andarci a sbattere contro: questo è molto Importante. Se sei nervoso, meglio andare a passo di corsa. E adesso vai, prima di Ron’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Si schiarì la gola.
‘Per il sole splendente, per il fior di corallo stupido topo, diventa giallo!’
Agitò la bacchetta ma non accadde nulla. Crosta era sempre grigio e continuava Imperterrito a dormire.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?’ chiese la ragazza. ‘Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire... Ho Imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente, spero proprio che basti... E... a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?’
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Tutto questo l'aveva detto quasi senza riprendere fiato.
Harry lanciò un'occhiata a Ron e si sentì molto sollevato nel vedere dal suo viso attonito che neanche lui aveva Imparato a memoria i libri di testo.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Lo stretto sentiero si era spalancato all'Improvviso sul bordo di un grande lago nero. Appollaiato in cima a un'alta montagna sullo sfondo, con le finestre illuminate che brillavano contro il cielo pieno di stelle, si stagliava un grande castello con molte torri e torrette.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Ah!’ esclamò Harry passandosi una mano sulla fronte. ‘Che cosa c'è?’ chiese Percy.
‘N-niente’.
Il dolore era svanito così come era venuto. Più difficile da scuotersi di dosso fu la sensazione che Harry aveva provato per via dello sguardo dell'insegnante... la sensazione di non essergli affatto sImpatico.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry, che cominciava a sentire caldo e sonno, alzò di nuovo lo sguardo verso il tavolo delle autorità. Hagrid era tutto intento a bere dal suo calice. La professoressa Mcgranitt conversava con il professor Silente. Il professor Raptor, con il suo assurdo turbante, parlava con un altro insegnante dai capelli neri e untuosi, il naso adunco e la pelle giallastra.
Accadde all'Improvviso. L'insegnante dal naso adunco guardò dritto negli occhi di Harry, oltre il turbante di Raptor, e un dolore acuto attraversò la cicatrice sulla fronte del ragazzo.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Dall'altro lato di Harry, Percy Weasley e Hermione stavano parlando delle lezioni (‘Spero proprio che comincino subito, c'è tanto da Imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, quando un oggetto viene cambiato in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto difficile... Si comincia dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere...’).
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Quando tutti si furono rImpinzati a più non posso, gli avanzi del cibo scomparvero dai piatti lasciandoli puliti e splendenti come prima. Un attimo dopo apparvero i dolci. Montagne di gelato di tutti i gusti immaginabili, torte alle mele, pasticcini al miele, bignè al cioccolato e ciambelle alla marmellata, zuppa inglese, fragole, gelatina, dolci di riso...
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Preferirei che mi chiamassi Sir Nicholas de Mimsy...’ cominciò a dire tutto Impettito il fantasma, ma Seamus Finnigan dai capelli color sabbia lo interruppe.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se lo tolse di testa e si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei Grifondoro. Il sollievo di essere stato scelto per quel dormitorio e non per Serpeverde era tale che a malapena si accorse di essere stato salutato dall'applauso più fragoroso. Il prefetto Percy si alzò in piedi e gli strinse vigorosamente la mano, mentre i gemelli Weasley si sgolavano: ‘Potter è dei nostri! Potter è dei nostri!’ Harry si sedette davanti al fantasma con la gorgiera che aveva visto prima. Questo gli batté un colpetto sul braccio, dandogli l'Improvvisa, orribile sensazione di averlo appena immerso in un catino di acqua ghiacciata.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Poi fu chiamato il ragazzo che perdeva continuamente il suo rospo, Neville Paciock, il quale, lungo il percorso verso lo sgabello, cadde. Con lui, il cappello Impiegò molto tempo a decidere. Quando finalmente gridò ‘GRIFONDORO!’, Neville corse via senza neanche toglierselo dalla testa, e tra scrosci di risa dovette correre a consegnarlo a ‘Macdougal Morag’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Granger Hermione!’
Hermione arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il cappello in testa con gesto Impaziente.
‘GRIFONDORO!’ gridò il cappello. Ron emise un gemito.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Ora cominciava a sentirsi veramente male. Ricordava quando, nella sua vecchia scuola, era stato scelto per la squadra sportiva. Lui era stato sempre scelto per ultimo, non perché non fosse bravo, ma perché nessuno voleva che Dudley pensasse che era sImpatico a qualcuno.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   A Harry, il cuore sobbalzò nel petto. Una prova? Di fronte a tutta la scuola? Ma lui, di magia, non sapeva niente... cosa avrebbe dovuto fare? Non si era aspettato niente di simile, quando era arrivato. Si guardò intorno ansioso e vide che tutti gli altri erano terrorizzati quanto lui. Nessuno aveva molta voglia di parlare, tranne Hermione Granger che stava spiattellando a bassa voce, con parlantina inarrestabile, tutti gli incantesimi che aveva Imparato, chiedendosi
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Benvenuti a Hogwarts’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nei vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimonia molto Importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, il vostro dormitorio sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo del vostro dormitorio.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Un fascio di bastoni da passeggio fluttuava a mezz'aria davanti a loro e, quando Percy fece per avvicinarsi, quelli cominciarono a menargli colpi all'Impazzata.
‘Pix’ sussurrò Percy a quelli del primo anno. ‘Un Poltergeist’. Poi, alzando la voce: ‘Pix... fatti vedere!’
Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di colpo l'aria da un pallone.
‘Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?’
Ci fu uno schiocco e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve galleggiando nell'aria a gambe incrociate, e afferrò i bastoni.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   La casa era formata da un'unica stanza. Dal soffitto pendevano prosciutti e fagiani; sopra una piccola catasta di legna già accesa c'era un bollitore di rame e, in un angolo, un letto Imponente coperto con una trapunta a patchwork.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Ci fu un Improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene. Sovrastando il rumore, Piton disse: ‘E al dormitorio di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Potter’.
Col procedere della lezione di Pozioni, la situazione dei Grifondoro non migliorò. Piton li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli. Intanto, avvolto nel suo lungo mantello nero, si aggirava di qua e di là per la classe, osservandoli pesare ortiche secche e schiacciare zanne di serpente, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy, che sembrava stargli sImpatico. Aveva appena cominciato a dire agli altri di osservare il modo perfetto in cui Malfoy aveva stufato le sue lumache cornute, quando il sotterraneo fu invaso da una nube di fumo verde e acido e da un sibilo potente. Non si sa come, Neville era riuscito a fondere il calderone di Seamus trasformandolo in un ammasso di metallo contorto, e la loro pozione, colando sul pavimento di pietra, bruciava le scarpe degli astanti facendoci dei buchi. In pochi secondi, tutti i ragazzi erano saltati sugli sgabelli, salvo Neville, che si era bagnato con la pozione quando il calderone si era bucato e adesso piangeva di dolore, mentre sulle braccia e sulle gambe gli spuntavano bolle infiammate.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    ‘Siete qui per Imparare la delicata scienza e l'arte esatta delle Pozioni’ cominciò. Le sue parole erano poco più di un sussurro, ma ai ragazzi non ne sfuggiva una: come la professoressa Mcgranitt, Piton aveva il dono di mantenere senza sforzo il silenzio in classe. ‘Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente, stregando i sensi... Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... sempre che non siate una manica di teste di legno, come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Appena arrivato, durante il banchetto inaugurale, Harry aveva avuto l'Impressione di non stare sImpatico al professor Piton. Alla fine della prima lezione di Pozioni seppe che si era sbagliato. Non è che lo trovasse antipatico... lo odiava.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   In quel momento arrivò la posta. Oramai Harry ci aveva fatto l'abitudine, ma il primo giorno era rimasto alquanto Impressionato quando un centinaio di gufi avevano fatto irruzione all'Improvviso nella Sala Grande, durante la colazione, descrivendo cerchi sopra i tavoli finché, individuato il proprio padrone, non gli avevano lasciato cadere in grembo lettere e pacchetti.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Quanto vorrei che la Mcgranitt favorisse noi’ disse Harry. La professoressa Mcgranitt era la direttrice del dormitorio Grifondoro, ma questo non le aveva Impedito, il giorno prima, di dargli una montagna di compiti.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    Il venerdì successivo fu un giorno Importante per Harry e Ron. Finalmente riuscirono ad arrivare alla Sala Grande per colazione senza perdersi neanche una volta.
‘Cosa abbiamo oggi?’ chiese Harry a Ron versandosi lo zucchero nel tè.
‘Pozioni doppie per i Serpeverde’ disse Ron. ‘Il capo del dormitorio Serpeverde è Piton, e quelli di Serpeverde dicono che lui li favorisce sempre... vedremo se è vero’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Harry fu molto sollevato nel constatare che non era poi così indietro rispetto agli altri. Molti venivano da famiglie di Babbani e, come lui, non sapevano di essere streghe o maghi. C'era così tanto da Imparare che anche persone come Ron non erano poi molto avvantaggiate.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Poi trasformò la sua cattedra in un maiale e viceversa. Tutti rimasero molto Impressionati e non vedevano l'ora di cominciare, ma ben presto si resero conto che ci sarebbe voluto un bel po' di tempo prima che diventassero capaci di trasformare un mobile in un animale. Presero un mucchio di appunti complicati, dopodiché a ciascuno fu dato un fiammifero che dovevano provare a trasformare in un ago. Alla fine della lezione, solo Hermione Granger aveva cambiato qualche cosa nel suo fiammifero; la professoressa Mcgranitt mostrò alla classe che era diventato tutto d'argento e acuminato, e gratificò Hermione con uno dei suoi rari sorrisi.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Ogni mercoledì a mezzanotte bisognava studiare il cielo stellato con i telescopi e Imparare il nome delle stelle e i movimenti dei pianeti. Tre volte alla settimana, ci si doveva recare nella serra dietro al castello per studiare Erbologia con una strega piccola e tarchiata, la professoressa Sprite, con la quale i ragazzi Imparavano a coltivare tutte le piante e i funghi più strani, e a scoprire a cosa servivano.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Gazza possedeva una gatta di nome Mrs Purr, una creatura color polvere, tutta pelle e ossa, con due occhi sporgenti come fari, spiccicata al suo padrone. La gatta pattugliava i corridoi da sola. Bastava infrangere una regola di fronte a lei, mettere appena un piede fuori riga, ed eccola correre in cerca di Gazza, il quale puntualmente appariva due secondi dopo, tutto ansimante. Gazza conosceva i passaggi segreti della scuola meglio di chiunque altro (tranne forse i gemelli Weasley) ed era capace di sbucare fuori all'Improvviso al pari dei fantasmi. Gli studenti lo detestavano, e desideravano con tutto il cuore di riuscire ad assestare un bel calcio a Mrs Purr.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Neanche i fantasmi contribuivano a rendere più semplice la situazione. Era assai sgradevole quando uno di loro, all'Improvviso, scivolava attraverso una porta che un ragazzo stava cercando di aprire. Nick-Quasi-Senza-Testa era sempre felice di indicare ai Grifondoro la giusta direzione, ma Pix il Poltergeist, se lo incontravi quando eri in ritardo per una lezione, era capace di farti trovare due porte sprangate e una scala a trabocchetto. Ti tirava in testa il cestino della carta straccia, ti sfilava il tappeto da sotto i piedi, ti lanciava addosso pezzi di gesso oppure, avvicinatosi di soppiatto, ti afferrava il naso e strillava: ‘PRESO!’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Eppure Harry non poté fare a meno di notare che Hagrid, nel pronunciare quelle parole, evitava il suo sguardo.
‘E tuo fratello Charlie, come sta?’ chiese Hagrid a Ron. ‘Mi stava molto sImpatico... con gli animali era fantastico’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr. Inorridito, Harry agitò all'Impazzata la bacchetta, facendo segno agli altri tre di seguirlo più in fretta possibile. Svelti svelti, senza far rumore si diressero verso la porta opposta al punto da cui proveniva la voce di Gazza. L'ultimo lembo degli abiti di Neville era appena sparito dietro l'angolo, quando udirono Gazza entrare nella sala dei trofei.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Non mi lasciate!’ li scongiurò il ragazzo balzando in piedi. ‘Non voglio rimanere qui da solo, il Barone Sanguinario è già passato due volte’.
Ron guardò l'orologio e poi lanciò un'occhiata furibonda a Hermione e a Neville.
‘Se uno di voi due si fa beccare, non avrò pace finché non avrò Imparato quella Maledizione dei Fantasmi di cui ci ha parlato Raptor, e giuro che la userò contro di voi’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Ron era talmente stupefatto, talmente Impressionato che non riusciva a staccare gli occhi da Harry, e continuava a guardarlo a bocca aperta.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Fuori, Pix!’ gli gridò. Pix lanciò il gessetto in un recipiente, facendolo risuonare rumorosamente, e sparì Imprecando. La Mcgranitt gli sbatté la porta alle spalle e si voltò a guardare i due ragazzi.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry la ignorò. Sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie. Inforcò la scopa, calciò forte il suolo e via, si levò in alto, con il vento che gli scompigliava i capelli e gli sfilava di dosso gli abiti... e in un Impeto di gioia selvaggia si rese conto di aver scoperto una cosa che sapeva fare senza bisogno di studiare... era facile, era meraviglioso. Sollevò leggermente la punta del bastone per salire ancora più in alto, e udì le grida e il respiro ansimante delle ragazze rimaste a terra, e l'urlo di ammirazione di Ron.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!’ disse Pansy Parkinson, una ragazza Serpeverde dai lineamenti duri. ‘Non avrei mai creduto che proprio a te, Calì, stessero sImpatici i piagnucolosi, e per di più ciccioni’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Hermione Granger era nervosa quanto Neville al pensiero di volare. Il volo non era certo una cosa che si potesse Imparare a memoria sui libri. Intendiamoci bene, non che lei non ci avesse mai provato. Giovedì, durante la colazione, li aveva rintontiti a forza di leggere notizie e informazioni sul volo in un libro della biblioteca intitolato Il Quidditch attraverso i secoli. Neville pendeva letteralmente dalle sue labbra, nel disperato tentativo di carpire qualcosa che potesse aiutarlo a reggersi in sella alla scopa, ma gli altri furono più che contenti quando l'arrivo della posta interruppe la conferenza di Hermione.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Ti pareva!’ commentò cupo Harry. ‘Mi mancava solo questa: rendermi ridicolo a cavallo di un manico di scopa sotto gli occhi di Malfoy’.
Aveva desiderato Imparare a volare più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle zanne giallastre.
Era lì, perfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di loro, e Harry capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro Improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo ringhiare sordo non dava adito a equivoci.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Un Improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi obbligarono tutti e tre ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto, qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo dopo, la professoressa Mcgranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e da Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanciò un'occhiata al mostro, emise un flebile gemito e si sedette rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi una mano premuta sul cuore.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   La clava sfuggì Improvvisamente dalle mani del mostro, si sollevò in aria, in alto, sempre più in alto, poi lentamente invertì direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario, con uno schianto assordante. Il mostro vacillò e poi cadde a muso avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Era l'ultima cosa che avrebbero voluto fare, ma quale altra scelta avevano? Fecero dietrofront, ripercorsero all'Impazzata il corridoio fino alla porta e girarono la chiave, annaspando per il panico. Harry la spalancò ed entrambi si precipitarono dentro.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Come furono riusciti a farsi largo a spintoni tra una folla di Tassorosso agitatissimi, all'Improvviso Harry afferrò il braccio di Ron.
‘M'è venuto in mente soltanto ora... Hermione!’ ‘Che cosa le è successo?’
‘Non sa del mostro’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Era molto difficile. Harry e Seamus agitarono e colpirono, ma la piuma che avrebbero dovuto mandare verso l'alto era sempre lì sopra il banco. L'Impazienza di Seamus fu tale che il ragazzo la stuzzicò con la bacchetta magica e le appiccò fuoco... e Harry dovette spegnerlo con il cappello.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Non dimenticate quel grazioso movimento del polso che ci siamo esercitati a ripetere!’ strillò il professor Vitious, arrampicato, come al solito, sopra la sua pila di libri. ‘Agitare e colpire, ricordate, agitare e colpire. Un'altra cosa molto Importante è pronunciare correttamente le parole magiche... Non dimenticate mai il Mago Baruffio che disse "s" invece di "z" e si ritrovò steso a terra con un orso sopra il petto’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Forse per tutte le cose che aveva da fare, con gli allenamenti di Quidditch tre sere a settimana oltre alla gran quantità di compiti, Harry stentava a credere che fossero passati quasi due mesi da quando era arrivato a Hogwarts. Al castello, si sentiva come a casa sua, molto più di quanto non gli fosse mai accaduto a Privet Drive. Anche le lezioni stavano cominciando a diventare sempre più interessanti, ora che avevano Imparato a padroneggiare le nozioni fondamentali.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Questo’ disse Baston, ‘è il Boccino d'Oro, ed è la palla più Importante di tutte. molto difficile prenderla perché è velocissima e non si distingue bene. Compito del Cercatore è acchiapparla. Tu devi muoverti a zigzag tra Cacciatori, Battitori, Bolidi e Pluffa per prendere il Boccino prima del Cercatore dell'altra squadra, perché chi lo prende per primo guadagna alla sua squadra altri centocinquanta punti, e quindi la squadra vince quasi sempre. Ecco perché ai Cercatori vengono fischiati tanti falli. Una partita di Quidditch termina soltanto quando il Boccino viene acchiappato, e quindi può andare avanti per intere settimane... Mi pare che il record sia stato di tre mesi, e hanno dovuto fare continue sostituzioni perché i giocatori potessero riposarsi un po'. Questo è tutto. Domande?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Stai indietro’ Baston avvertì Harry. Si chinò e ne liberò una.
La palla nera schizzò in aria all'istante, altissima, e poi si diresse dritta dritta verso la faccia di Harry. Lui la colpì con la mazza per cercare di Impedirle di rompergli il naso, e la rilanciò zigzagando in aria; la palla vorticò sopra le loro teste e poi si diresse su Baston, che ci si tuffò sopra e riuscì a inchiodarla al suolo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Che cos'è la pallacanestro?’ chiese Baston curioso.
‘Lascia perdere’ si affrettò a dire Harry.
‘Ogni squadra ha un giocatore che si chiama Portiere... Io sono il Portiere del Grifondoro. Il mio compito è volare intorno agli anelli e Impedire agli avversari di segnare’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Quel giorno, Harry ebbe molte difficoltà a rimanere concentrato sulle lezioni. Continuava ad andare con la mente al dormitorio dove si trovava il suo manico di scopa nuovo fiammante, riposto sotto il letto, o a vagare per il campo di Quidditch dove quella sera avrebbe Imparato a giocare. Trangugiò la cena senza neanche far caso a quel che stava mangiando e poi si precipitò su per le scale, seguito da Ron, per andare a scartare finalmente la sua Nimbus Duemila.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Lasciarono la sala velocemente, Impazienti di scartare il pacco in separata sede prima dell'inizio delle lezioni, ma nella sala d'ingresso trovarono l'accesso alle scale sbarrato da Tiger e Goyle. Malfoy afferrò il pacco dalle mani di Harry e cominciò a tastarlo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Né Neville né Hermione mostravano il minimo interesse per l'oggetto misterioso custodito dentro la botola, sotto le zampe del cane. Tutto quel che Importava a Neville era di non trovarglisi più a tiro.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Ma da quel momento, Hermione Granger divenne loro amica. Impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e mettere K.O. un mostro di montagna alto quattro metri è fra quelle.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Ci vollero forse trenta secondi perché Piton si rendesse conto di aver preso fuoco. Un Improvviso grido di dolore fece capire alla ragazza che aveva ottenuto il suo scopo. Richiamò il fuoco e lo rinchiuse in un piccolo barattolo, se lo mise in tasca, e rifece il percorso inverso. Piton non avrebbe mai saputo quel che era successo.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Prima che Ron potesse proferire un'altra sola parola, Hermione era scomparsa. Ron puntò di nuovo il binocolo su Harry. La scopa stava vibrando così forte che sarebbe stato praticamente Impossibile tenercisi attaccato ancora a lungo. Gli spettatori erano tutti in piedi, e guardavano inorriditi, mentre i gemelli Weasley volavano in soccorso dell'amico, cercando di trarlo in salvo su una delle loro scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di Harry faceva un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si disposero in cerchio sotto di lui, sperando di riuscire ad afferrarlo al volo quando fosse caduto. Marcus Flitt, Impossessatosi della Pluffa, segnò cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Ron afferrò il binocolo. Piton stava sulla gradinata dirImpetto alla loro. Teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava qualcosa sottovoce.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Impossibile’ disse Hagrid con voce tremante. ‘Niente può fare ammattire una scopa tranne una potente magia nera... e nessuno dei ragazzi sarebbe capace di fare una cosa simile a una Nimbus Duemila’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry lo vide. In un Impeto di eccitazione, si tuffò in picchiata dietro quella scia d'oro. Anche il Cercatore del Serpeverde, Terence Higgs, lo aveva avvistato. Testa a testa, si lanciarono entrambi alla rincorsa del Boccino, e intanto sembrava che i Cacciatori avessero dimenticato il loro ruolo, sospesi a mezz'aria, tutti intenti a guardare.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Hermione lo ascoltava con gli occhi sbarrati.
‘No... non lo farebbe mai’ disse. ‘Lo so, non è molto sImpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto stretta sorveglianza’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   fine. ‘Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste! Ecco dove stava andando quando lo abbiamo visto... sta cercando di Impadronirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Dannato coso’ stava Imprecando Piton. ‘Come si fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?’
Harry cercò di chiudere la porta senza far rumore, ma... ‘POTTER!’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

    Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio di voci. Harry, Ron e Hermione sedevano insieme vicino a una finestra. Hermione stava correggendo i compiti di Incantesimi di Harry e Ron. Lei non avrebbe mai permesso che copiassero (‘Altrimenti, come Imparate?’) ma chiedendole di correggerglieli, i due ragazzi riuscivano a ottenere comunque le soluzioni esatte.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Da quando Harry e Ron l'avevano salvata dal mostro, Hermione era diventata un po' meno rigida per quanto riguardava l'osservanza delle regole, il che la rendeva molto più sImpatica. La vigilia della prima partita di Harry, si trovavano tutti e tre fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e tre la schiena, quando Piton attraversò il cortile. Harry notò immediatamente che zoppicava. I tre ragazzi si strinsero intorno al fuoco per Impedirne la vista; erano sicuri che fosse proibito. Purtroppo, l'espressione colpevole che portavano dipinta in faccia attirò l'attenzione di Piton. Il professore venne avanti. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rImproverarli.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry Imparò così che esistevano settecento modi di commettere un fallo a Quidditch, e che durante una partita di campionato mondiale, nel 1473, si erano verificati tutti quanti; che in genere i Cercatori erano i giocatori più piccoli e più veloci e che gli incidenti più gravi sembravano capitare proprio a loro; che sebbene i giocatori morissero di rado durante una partita di Quidditch, si aveva notizia di arbitri svaniti nel nulla e ricomparsi nel deserto del Sahara a distanza di mesi.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Era veramente una fortuna, per Harry, essere diventato amico di Hermione. Senza di lei, non avrebbe saputo come fare con i compiti, visto che Baston Imponeva alla squadra allenamenti frequenti con breve preavviso. Lei gli aveva anche prestato il libro Il Quidditch attraverso i secoli, una lettura molto interessante.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   ‘Non l'ha preso, l'ha quasi inghiottito’ strillava Flitt ancora venti minuti dopo, ma tanto non aveva Importanza. Harry non aveva violato nessuna regola e Lee Jordan stava ancora annunciando a squarciagola il risultato: il Grifondoro aveva vinto per centosettanta a sessanta. Ma tutto questo Harry non lo udì. Era nella capanna di Hagrid insieme a Ron e a Hermione, e si stava facendo preparare una tazza di tè.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Ed ecco di nuovo sua madre e suo padre che gli sorridevano, e uno dei nonni che gli faceva cenno col capo, tutto allegro. Harry si lasciò scivolare a terra e finì seduto sul pavimento di fronte allo specchio. Niente gli avrebbe Impedito di restarsene lì tutta la notte con la sua famiglia. Niente di niente.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ehi, non mi spingere!’
Un rumore Improvviso, fuori del corridoio, mise fine a quella discussione. Non si erano resi conto che avevano parlato a voce molto alta.
‘Svelto!’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry aveva lo stomaco chiuso. Aveva conosciuto i suoi genitori e quella notte li avrebbe rivisti. Di Flamel si era quasi dimenticato. Non sembrava più tanto interessante. Che cosa gliene Importava di quel che custodiva il cane? Che cosa gliene Importava, in fondo, se Piton lo rubava?
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Dovette tapparsi la bocca con le mani per Impedirsi di gridare. Si voltò di scatto. Il cuore gli batteva ancor più furiosamente di quando il libro aveva preso a gridare, perché nello specchio aveva visto non solo se stesso, ma tutta una folla di gente, proprio accanto a lui.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Improvvisamente, si fermò davanti a un'alta armatura. Tutto preso dalla fretta di allontanarsi dalla biblioteca, non aveva prestato attenzione a dove andava. Forse perché era buio, non aveva la minima idea di dove si trovava. C'era un'armatura vicino alle cucine, questo lo sapeva, ma lui doveva essere cinque piani più su.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry e i fratelli Weasley trascorsero un pomeriggio felice a giocare a palle di neve all'aperto. Poi, infreddoliti, bagnati e senza fiato, tornarono a scaldarsi davanti al fuoco della sala di ritrovo di Grifondoro, dove Harry inaugurò la sua nuova scacchiera facendosi dare una spettacolare batosta da Ron. Ma ebbe il sospetto che le sue sconfitte non sarebbero state così irrimediabili se Percy non avesse cercato di aiutarlo con tanto Impegno.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Oggi, levati dalla testa di sederti al tavolo dei prefetti!’ disse George. ‘Il Natale si passa in famiglia’.
E lo trascinarono via di peso, in quattro, approfittando che aveva le braccia Imprigionate nel pullover.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Quello di Harry è più bello del nostro, però’ disse Fred tenendolo aperto perché lo vedessero. ‘Naturalmente, mamma ci mette più Impegno se non sei della famiglia’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Madama Pince, la bibliotecaria, brandiva contro di lui un piumino per la polvere.
‘Allora farai meglio ad andartene. Fila... fuori!’
RImpiangendo di non essere stato più veloce a inventare qualche scusa, Harry lasciò la biblioteca. Con Ron e Hermione aveva convenuto che era meglio non chiedere a Madama Pince dove poter trovare notizie su Flamel. Lei sarebbe stata certamente in grado di dirglielo, ma non potevano rischiare che le loro intenzioni giungessero all'orecchio di Piton.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Era vero che, da quando Hagrid se l'era fatto sfuggire di bocca, avevano sfogliato libri su libri in cerca di quel nome perché in quale altro modo avrebbero potuto scoprire che cosa stava cercando di rubare Piton? Il guaio era che non sapevano da dove cominciare, ignorando quel che Flamel poteva aver fatto per essere citato in un libro. Non compariva in Grandi maghi del ventesimo secolo, e neanche in Esponenti di rilievo della magia del nostro tempo; non era citato in Scoperte Importanti della magia moderna, né in Rassegna dei recenti sviluppi della magia. E poi, naturalmente, c'era il problema delle dimensioni della biblioteca; decine di migliaia di volumi; migliaia di scaffali, centinaia di stretti corridoi.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Tutti quanti non vedevano l'ora che cominciassero le vacanze. Mentre nella sala di ritrovo di Grifondoro e nella Sala Grande ardevano fuochi scoppiettanti, i corridoi pieni di spifferi erano gelidi, e un vento sferzante faceva sbattere le Imposte nelle aule. Il peggio erano le lezioni del professor Piton, che si tenevano nei sotterranei, dove il respiro si condensava in nuvolette e tutti cercavano di starsene il più vicino possibile ai calderoni bollenti.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ron! Ron! Ma dove ti sei cacciato? La partita è finita! Harry ha vinto! Abbiamo vinto! Il Grifondoro è in testa alla classifica!’ strillava Hermione, Improvvisando un balletto sul suo sedile e abbracciando Calì Patil, che sedeva nella fila davanti.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Ron!’ esclamò Hermione all'Improvviso. ‘Harry...!’
‘Eh? Che cosa, dove?’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Silente?’ disse, precipitandosi fuori a controllare. Fred aveva proprio ragione: quella barba argentea era inconfondibile.
A Harry venne quasi da ridere per il sollievo. Era salvo. Era semplicemente Impossibile che Piton si azzardasse a cercar di fargli male, se fra il pubblico c'era Silente.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Nel frattempo, Ron e Hermione si erano trovati un posto a sedere sugli spalti vicino a Neville, che non riusciva a capire perché avessero quelle facce da funerale, né perché entrambi si fossero portati alla partita la bacchetta magica. Harry non immaginava nemmeno che Ron e Hermione, in gran segreto, si erano esercitati a fare l'Incantesimo delle Pastoie. L'idea gli era venuta dal fatto che Malfoy se n'era servito contro Neville, ed erano prontissimi a usarlo anche con Piton, se questi avesse dato l'Impressione di voler fare del male a Harry.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Via via che si avvicinava il giorno della partita, però, il nervosismo di Harry non faceva che aumentare, nonostante quel che aveva detto a Ron e a Hermione. Neanche gli altri giocatori della squadra erano tanto tranquilli. L'idea di superare il Serpeverde nel campionato dei dormitori faceva sognare: erano sette anni che non succedeva, ma ci sarebbero riusciti, con un arbitro così poco Imparziale?
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Nicolas Flamel’ mormorò in tono d'Importanza, ‘è l'unico di cui si sappia che ha fabbricato la Pietra Filosofale!’
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Parlando a bassa voce, in modo che nessun altro sentisse, Harry rivelò ai due amici dell'Improvviso, infausto desiderio di Piton di fare l'arbitro di Quidditch.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   A quelle parole, George Weasley cadde per davvero dalla scopa.
‘L'arbitro è Piton?’ esclamò con la bocca ancora Impastata di fango. ‘E da quando in qua fa l'arbitro per le partite di Quidditch? Se per caso superiamo il Serpeverde, sarà tutt'altro che Imparziale’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Mi ha morso!’ disse mostrando loro la mano fasciata in un fazzoletto insanguinato. ‘Non riuscirò a tenere in mano una penna d'oca per una settimana. Ve lo dico io: il drago è l'animale più orribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un tenero coniglietto bianco. Quando Norberto mi ha morso, Hagrid mi ha rImproverato che l'avevo spaventato. E quando sono uscito gli stava cantando la ninnananna’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Harry corse alla porta e guardò fuori. Anche a distanza, era Impossibile non riconoscerlo.
Malfoy aveva visto il drago.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Hagrid stava per rispondere, quando il volto gli si fece Improvvisamente pallido: balzò in piedi e corse alla finestra.
‘Che cosa c'è?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Impossibile, Harry, mi dispiace’ disse Hagrid. Harry notò che lanciava un'occhiata di sbieco al focolare. Lo guardò anche lui.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Oh, quello lo abbiamo scoperto secoli fa’ disse Ron dandosi arie d'Importanza, ‘e sappiamo anche a che cosa fa la guardia il cane, a una Pietra Filos...’
‘Shhhh’ Hagrid si guardò intorno furtivo per vedere se qualcuno fosse in ascolto. ‘Non dovete parlare ad alta voce di questa cosa, si può sapere che cosa vi prende?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘A che cosa mi serve? Ma sei matto? Ti rendi conto che questi esami dobbiamo passarli per andare al secondo anno? Sono molto Importanti, avrei dovuto cominciare a studiare un mese fa, non so proprio che cosa mi ha preso...’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Dieci settimane’ precisò Impaziente Hermione, ‘dieci settimane non sono secoli, e per Nicolas Flamel sono un attimo’.
‘Ma noi non abbiamo seicento anni come Flamel’ le ricordò Ron. ‘E comunque, si può sapere a che cosa ti serve fare il ripasso, visto che sai già tutto?’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Dall'interno della cassa provenivano rumori sinistri: Harry ebbe l'Impressione che all'orsacchiotto venisse strappata la testa.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Davanti a loro qualcosa si mosse così all'Improvviso che gli fece quasi cadere di mano la cassa. Dimenticando di essere quasi invisibili, si ritrassero nell'ombra e rimasero a guardare le sagome scure di due persone Impegnate in una colluttazione a tre metri da loro. A un tratto si accese un lume.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti, Malfoy... riferirò tutto al professor Piton!’
Dopo quel che avevano udito, salire la ripida scala a chiocciola che conduceva in cima alla torre sembrò loro la cosa più facile del mondo. Soltanto quando furono usciti fuori nell'aria fredda della notte si tolsero di dosso il mantello, lieti di poter finalmente tornare a respirare come si deve. Hermione Improvvisò una specie di balletto.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   Gli amici di Charlie erano dei tipi sImpatici. Mostrarono a Harry e a Hermione i finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare con Norberto sospeso fra di loro. Tutti dettero una mano per assicurare la cassa a quei sostegni, e alla fine Harry e Hermione strinsero la mano agli altri ringraziandoli sentitamente.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   La risposta li attendeva in fondo alla scala. Appena misero piede nel corridoio, dalle tenebre sbucò all'Improvviso la faccia di Gazza.
‘Ben, bene, bene’ mormorò, ‘vedo che ci siamo cacciati di nuovo nei pasticci!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   All'Improvviso, Fiorenzo si Impennò sulle zampe posteriori per l'ira, e Harry dovette aggrapparsi alle sue spalle per restare in sella.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Improvvisamente, si udì di nuovo un rumore di zoccoli al galoppo, che proveniva dall'estremità opposta della radura. Dal folto degli alberi uscirono di gran carriera Conan e Cassandro, con i fianchi ansimanti e coperti di sudore.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry aveva già fatto un passo verso l'unicorno, quando un fruscio lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette... Poi, dall'ombra, uscì una figura incappucciata che avanzò strisciando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero Impietriti. La figura incappucciata si avvicinò all'unicorno, chinò il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e si mise a berne il sangue.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   E così, Harry si incamminò verso il folto della foresta insieme a Malfoy e a Thor. Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre di più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi Impossibile, tanto erano fitti gli alberi. A Harry sembrò che le macchie di sangue si facessero più frequenti. C'erano schizzi sulle radici di un albero, come se quella povera creatura ferita si aggirasse là attorno. Davanti a sé, attraverso i rami intricati di un'antica quercia, Harry scorse di nuovo una radura.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Se si tratta di Malfoy non me ne Importa proprio niente, ma se capita qualcosa di brutto a Neville... In fin dei conti, se lui è finito qui, la colpa è nostra’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘E' davvero Impossibile’ stava dicendo Hagrid in tono irritato, ‘avere una risposta chiara da un centauro. Sono sempre lì che guardano le stelle. Di quel che succede quaggiù, non gliene Importa un fico secco’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Marte è molto luminoso stanotte’ ripeté Conan mentre Hagrid gli lanciava un'occhiata Impaziente. ‘Non capita spesso’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Ripresero ad avanzare ma più lentamente, tendendo l'orecchio al minimo rumore. All'Improvviso, in una radura poco più avanti, qualcosa senza dubbio si mosse.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Passò appena un secondo, e dall'aula uscì in gran fretta Raptor, tutto intento a rimettersi il turbante per il verso giusto. Era pallido e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Si allontanò fino a sparire alla vista, e Harry ebbe l'Impressione che non lo avesse neanche notato. Attese che l'eco dei suoi passi si spegnesse, poi fece capolino nell'aula per dare un'occhiata. Era vuota, ma all'estremità opposta c'era una porta spalancata. A metà strada, Harry ricordò che aveva promesso a se stesso di non immischiarsi in faccende che non lo riguardavano.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Il mattino seguente, passando accanto alle gigantesche clessidre che segnavano il punteggio di Grifondoro, gli studenti in un primo momento pensarono che si trattasse di un errore. Com'era possibile che il dormitorio avesse Improvvisamente centocinquanta punti meno del giorno prima? Poi cominciò a spargersi la voce: Harry Potter, il famoso Harry Potter, l'eroe di ben due partite a Quidditch, aveva fatto perdere loro tutti quei punti. Lui e un altro paio di imbecilli del primo anno.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Centocinquanta punti in meno! Grifondoro sarebbe finito all'ultimo posto della classifica. Nel giro di una sola notte, avevano mandato a monte la possibilità che il loro dormitorio vincesse la coppa. Harry aveva l'Impressione che il mondo gli fosse crollato addosso. Come avrebbe potuto rimediare a una cosa del genere?
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Era come se un pugno di ferro si fosse Improvvisamente serrato attorno al cuore di Harry. Oltre il fruscio delle fronde, gli sembrava di udire di nuovo quel che gli aveva detto Hagrid la sera che si erano conosciuti: ‘Alcuni dicono che è morto. Balle, secondo me. Non so se dentro avesse ancora qualcosa di abbastanza umano da morire’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura. Se c'è in giro Silente, Tu-Sai-Chi non ti torcerà un capello. Ma comunque, chi ha detto che i centauri hanno ragione? A me sembra roba da chiromanti, e anche la professoressa Mcgranitt ha detto che quella è una branca della magia molto Imprecisa’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   La camera accanto era talmente buia che non si distingueva un bel niente. Ma mentre vi entravano, fu Improvvisamente invasa da una gran luce, e la scena che si parò loro dinanzi fu stupefacente.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Dobbiamo circondarla!’ disse Harry senza mai distogliere lo sguardo dalla chiave con l'ala rovinata. ‘Ron, tu sorvegliala da sopra... e tu, Hermione, resta sotto e Impediscile di scendere... io cercherò di prenderla. Forza: uno, due, TRE!’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   I tre afferrarono un manico di scopa ciascuno e, balzati in sella, si dettero la spinta e si sollevarono da terra fino a ritrovarsi in mezzo a quella nube di chiavi volanti. Tesero le mani cercando di afferrarne qualcuna, ma quelle erano stregate e gli sfuggivano, alzandosi e abbassandosi così rapidamente che era quasi Impossibile prenderne una.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    Aveva l'Impressione di stare seduto su una specie di pianta. ‘Tutto a posto!’ gridò in direzione della lucina piccola come un francobollo che era l'imboccatura della botola. ‘Si atterra sul morbido, potete saltare!’
Ron lo seguì immediatamente, e atterrò lungo disteso accanto a lui. ‘Che cos'è questa roba?’ furono le prime parole che disse.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Improvvisamente, Harry ebbe un'idea.
‘Pix’ disse piano, con voce roca e contraffatta, ‘il Barone Sanguinario ha le sue buone ragioni per rendersi invisibile’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Non potete uscire’ insisté Neville. ‘Vi pescheranno un'altra volta, e Grifondoro sarà nei guai più di prima’.
‘Non capisci’ disse Harry, ‘è Importante’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘E chi se ne Importa!’ gridò Harry. ‘Ma non capite? Se Piton si porta via la Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è successo quando ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più una Hogwarts da cui essere espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in una scuola di Magia Nera! Ormai, perdere punti non ha più Importanza, non lo capite? O credete forse che, se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui lascerà in pace noi e le nostre famiglie? Se mi pescano prima che io riesca a prendere la Pietra, be', dovrò tornarmene dai Dursley e aspettare che Voldemort mi venga a cercare. Come dire che morirò un po' prima del previsto, visto che io con la Magia Nera non voglio aver niente a che fare! Guardate: io stanotte passo attraverso quella botola, e nulla di quel che direte potrà fermarmi! Ve lo ricordate o no, che Voldemort ha ucciso i miei genitori?’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Ma questo è Importante!’
‘Quel che voi avete da dirgli sarebbe più Importante del Ministero della Magia, Potter?’
‘Senta, professoressa’ fece Harry gettando all'aria ogni prudenza, ‘è a proposito della Pietra Filosofale...’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Harry deglutì. Che dire?
‘Be', sarebbe un segreto...’ disse, ma subito rImpianse di averlo detto, perché le narici dell'insegnante cominciarono a fremere. ‘Il professor Silente è uscito dieci minuti fa’ disse poi in tono gelido. ‘Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è subito partito in volo per Londra’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Basterà che...’ cominciò Harry, ma all'Improvviso una voce risuonò nel salone.
‘Che cosa ci fate qui dentro, voi tre?’
Era la professoressa Mcgranitt, che portava una grossa pila di libri.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Dobbiamo andare da Silente’ disse Harry. ‘Hagrid ha raccontato a quello straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel mantello c'era o Piton o Voldemort... Dev'essere stato facile, dopo aver fatto sbronzare Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diciamo. Fiorenzo potrebbe darci manforte, sempre che Cassandro non glielo Impedisca. Dov'è lo studio di Silente?’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Mi è venuta in mente una cosa’ rispose Harry. Era Impallidito.
‘Dobbiamo immediatamente andare a trovare Hagrid’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Harry annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa sensazione che c'era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di Importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò: ‘l'effetto degli esami. Io la notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘E' stato molto più facile di quanto credessi’ gli disse Hermione mentre si univano alla folla dei compagni che sciamavano fuori, sul prato assolato. ‘Era perfettamente inutile Imparare a memoria il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la rivolta di Elfric l'Avido’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Forse perché non avevano visto quel che aveva visto Harry nella foresta, o perché non avevano cicatrici brucianti in fronte, Ron e Hermione non sembravano altrettanto ossessionati di Harry dalla Pietra Filosofale. Naturalmente, il pensiero di Voldemort li atterriva, ma almeno non turbava i loro sonni, ed erano talmente Impegnati a ripassare le lezioni che non avevano il tempo di scervellarsi a pensare che cosa potesse combinare Piton o chiunque altro.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Faceva un caldo micidiale, specie nella grande aula dove si svolgevano gli scritti. Per l'esame avevano ricevuto penne d'oca speciali, nuove di zecca, che erano state stregate con un incantesimo particolare per Impedire loro di copiare.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    Le labbra di Hermione tremarono, e all'Improvviso si slanciò verso Harry e gli gettò le braccia al collo.
‘Ma Hermione!’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Io!’ disse Hermione. ‘Ma figurati: soltanto libri... e un po' di furbizia! Ma ci sono cose più Importanti di questa: l'amicizia, il coraggio e... Oh, Harry! Ti prego, sta' attento!’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    «Ma certo» disse Raptor, sempre in tono gelido. «Perché credi che volesse arbitrare lui la tua seconda partita? Cercava di evitare che io ci riprovassi. Veramente buffo… Non c’era bisogno che si desse tanta pena. Non avrei potuto fare niente comunque, con Silente che assisteva alla partita. Tutti gli altri insegnanti pensavano che Piton stesse cercando di ostacolare la vittoria del Grifondoro, lui si è reso veramente Impopolare… e che gran perdita di tempo, visto che nonostante tutto, stanotte ti ammazzo».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Tutto quello cui Harry riusciva a pensare era di continuare a Impegnare Raptor nella conversazione, Impedendogli di concentrarsi sullo specchio.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Harry cercò di divincolarsi dalle funi che lo tenevano legato, ma quelle non cedettero. Doveva Impedire a tutti i costi che Raptor dedicasse tutta l’attenzione allo specchio.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Lui è con me ovunque io vada» disse Raptor in tono pacato. «Lo incontrai all’epoca in cui giravo il mondo. Allora ero un giovanotto scervellato, pieno di idee ridicole sul bene e sul male. Il Signore Voldemort mi ha dimostrato quanto avessi torto. Bene e male non esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli per ricercarlo… Da allora l’ho sempre servito fedelmente, benché lo abbia deluso molte volte. Ha dovuto essere molto duro con me». Raptor d’Improvviso rabbrividì. «Non perdona facilmente gli errori.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Raptor Imprecava a bassa voce.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ebbene?» disse Raptor Impaziente. «Che cosa vedi?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Raptor Imprecò di nuovo.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Non fare l’idiota» ringhiò il volto. «È meglio che ti salvi la vita e ti unisci a me… altrimenti farai la stessa fine dei tuoi genitori! Loro sono morti Implorando la mia clemenza…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Prendilo! PRENDILO!» gridò di nuovo Voldemort con voce stridula, e Raptor fece un balzo in avanti mandando Harry lungo disteso per terra e afferrandogli il collo con entrambe le mani. Il dolore della cicatrice quasi lo accecava, ma ciò non gli Impedì di vedere Raptor torcersi in preda agli spasimi.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Raptor gli rotolò via di dosso, e questa volta anche il volto gli si era coperto di vesciche. A quel punto Harry capì: Raptor non poteva toccarlo senza provare un atroce dolore. La sua unica speranza, quindi, era di non mollarlo: quel contatto doloroso gli avrebbe Impedito di fare incantesimi.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Vedo che non è facile distrarti. Molto bene, parliamo della Pietra. Il professor Raptor non è riuscito a portartela via. Io sono arrivato in tempo per Impedirlo, anche se devo ammettere che te la stavi cavando molto bene da solo».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «No, Harry, non se n’è andato per sempre. È ancora là fuori, da qualche parte, forse in cerca di un altro corpo da abitare… Visto che non è veramente vivo, è Impossibile ucciderlo. Ha lasciato morire Raptor: ha tanta poca compassione per i seguaci quanto per i nemici. Comunque, Harry, se tu hai ritardato il suo ritorno al potere, la prossima volta ci vorrà semplicemente qualcun altro che sia in grado di sostenere quella che sembra una battaglia persa… Ma se il suo desiderio di potere continuerà a venire ostacolato, forse non lo riconquisterà mai più».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Bene… Voldemort ha detto di avere ucciso mia madre soltanto perché lei cercava di Impedirgli di uccidere me. Ma lui perché voleva farmi fuori?»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Già…» fece Silente in tono sognante. «Strano come funziona la mente delle persone, non trovi? Il professor Piton non sopportava di dovere qualcosa a tuo padre… Io credo che quest’anno si sia tanto Impegnato a proteggerti solo perché in quel modo credeva di mettersi in pari con tuo padre. Dopodiché, avrebbe potuto tranquillamente tornare a odiarne la memoria…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Madama Chips, la capo-infermiera, era una donna sImpatica ma inflessibile.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Solo cinque minuti» Implorò Harry.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Quando Harry entrò, ci fu un Improvviso silenzio: poi tutti cominciarono a parlare ad alta voce. Lui si infilò in un posto rimasto libero tra Ron e Hermione al tavolo di Grifondoro, facendo finta di non vedere che tutti gli altri erano in piedi e lo guardavano.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Poi, un bel giorno, i loro guardaroba si svuotarono di colpo, i bauli si riempirono, il rospo di Neville fu trovato acquattato in un angolo dei bagni; a tutti gli studenti vennero distribuiti avvisi scritti di non usare la magia durante le vacanze («Spero sempre che si dimentichino di darceli» aveva detto Fred Weasley tutto triste). Hagrid si presentò per accompagnarli giù al porticciolo sul lago, dove li attendeva una flottiglia di barche per traghettarli; tutti salirono a bordo del Hogwarts Express, ridendo e chiacchierando mentre la campagna filava via sempre più verde e ordinata. Si rImpinzarono di caramelle Tuttigusti+1 mentre fuori del finestrino guardavano sfrecciare le città dei Babbani; si tolsero di dosso i mantelli da mago e rimisero giacche e cappotti; poi, finalmente, giunsero al binario nove e tre quarti della stazione di King’s Cross.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma mi hai preso per scemo?» ringhiò zio Vernon con un pezzetto di uovo fritto Impigliato nei baffoni. «So bene cosa succederebbe a lasciar libero quell’animale».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Tutti i libri di magia, la bacchetta magica, gli abiti, il calderone e il suo superbo manico di scopa Nimbus Duemila erano stati chiusi a doppia mandata da zio Vernon in un armadio nel sottoscala nel momento stesso in cui Harry era arrivato a casa. Che gliene Importava ai Dursley se lui perdeva il ruolo nella squadra di Quidditch perché non si era allenato per tutta l’estate? Era forse affar loro se tornava a scuola senza aver fatto i compiti delle vacanze? I Dursley erano quello che i maghi chiamavano Babbani (senza neanche una goccia di sangue di mago nelle vene) e per loro un mago in famiglia rappresentava la vergogna più nera. Zio Vernon aveva addirittura messo un lucchetto alla gabbia di Edvige, la civetta di Harry, per Impedirle di portare messaggi a chiunque facesse parte del mondo dei maghi.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    In quel preciso momento, zio Vernon si schiarì la gola con aria sussiegosa e disse: «Allora, come tutti sappiamo, oggi è un giorno molto Importante».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry tornò a concentrarsi sul suo pane tostato. Ma certo, pensò con amarezza, zio Vernon si riferisce a quella stupida cena. Erano due settimane che non parlava d’altro. Un ricco costruttore sarebbe venuto a cena con la moglie e zio Vernon sperava di ottenere da lui un ordine Importante (la ditta di zio Vernon produceva trapani).
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry riemerse, sforzandosi di rimanere Impassibile.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Ma bravo» disse Harry. «Hai Imparato i giorni della settimana?»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Dobby scosse la testa. Poi, all’Improvviso, saltò su e prese furiosamente a capocciate la finestra gridando: «Cattivo Dobby! Cattivo Dobby!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «C’è un complotto, Harry Potter. Un complotto per far succedere le cose più terribili, quest’anno, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts» sussurrò e prese a tremare all’Improvviso. «Dobby lo sa da mesi, signore. Harry Potter non deve mettersi in pericolo. Lui è troppo Importante, signore!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «Basta così!» gridò Harry afferrando l’elfo per un braccio. «Non puoi dirlo, capisco. Ma perché stai avvertendo proprio me?» Un pensiero Improvviso e spiacevole gli attraversò la mente. «Aspetta un po’… è qualcosa che ha a che fare con Vol… scusa… con Tu-Sai-Chi, è vero? Basta che tu faccia di sì o di no con la testa» aggiunse in fretta, perché la testa di Dobby tornò a lanciarsi pericolosamente contro il muro.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Di sotto si fece un Improvviso silenzio. Un attimo dopo Harry, con il cuore che gli batteva furiosamente in petto, udi zio Vernon andare nell’ingresso dicendo: «Ancora una volta, Dudley deve aver lasciato la televisione accesa, quel monello!»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Si udirono delle grida provenire dalla sala da pranzo. Zio Vernon irruppe in cucina dove trovò Harry, Impalato, coperto da capo a piedi di panna e violette.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Mafalda Hopkirk Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magìche Ministero della Magia
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry indietreggiò nell’ombra accanto a Edvige, che sembrava essersi resa conto dell’Importanza di quel che stava accadendo e rimaneva immobile e silenziosa. Il motore girava sempre più forte e d’un tratto, con uno schianto, le sbarre si staccarono e l’automobile schizzò in avanti. Harry corse di nuovo alla finestra: l’inferriata penzolava a qualche metro da terra. Ansimando, Ron la caricò in macchina. Harry tendeva l’orecchio, ma dalla stanza da letto dei Dursley non giungeva alcun rumore.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Molti maghi pensano che Imparare questo tipo di trucchi da Babbani sia una perdita di tempo» disse Fred, «ma per noi sono cose che vale la pena di Imparare, anche se ci vuole un po’ di tempo».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Ma Harry non aveva fatto in tempo ad arrampicarsi sul davanzale che fu raggiunto da un grido Improvviso e acuto alle sue spalle, seguito immediatamente dalla voce tonante di zio Vernon.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Allora… racconta tutto, Harry!» lo esortò Ron Impaziente. «Che cosa è successo?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Be’» disse Fred, «mettiamola cosi: gli elfi domestici hanno poteri magici propri, ma in genere non possono usarli senza il permesso del loro padrone. Mi sa che il vecchio Dobby è stato mandato per Impedirti di tornare a Hogwarts. Qualcuno ha pensato di farti uno scherzo. Sai di nessuno, a scuola, che ce l’abbia con te?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry taceva. A giudicare dal fatto che Draco Malfoy aveva in genere il meglio del meglio, la sua famiglia doveva nuotare nell’oro, oro di maghi. Non gli riusciva difficile immaginare Malfoy aggirarsi tutto tronfio in un grande maniero. E anche mandare il servo di famiglia per Impedire a Harry di tornare a Hogwarts suonava come il genere di cose di cui Malfoy poteva essere capace. Era forse stato ingenuo, Harry, a prendere sul serio Dobby?
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Lavora nella divisione più noiosa» disse Ron. «L’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Si occupa di oggetti di Babbani, appartenenti a maghi che li hanno stregati per Impedire ai Babbani di usarli di nuovo. L’anno scorso, per esempio, è morta una vecchia strega e il suo servizio da tè è stato venduto a un negozio di antiquariato. Lo ha comprato una Babbana, se lo è portato a casa e ha cercato di servirci il tè a degli amici. E stato un incubo… papà ha dovuto fare straordinari per settimane intere».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «La teiera era Impazzita e schizzava tè bollente dappertutto, e un signore è finito in ospedale con le pinze per lo zucchero appese al naso. Papà ha lavorato come un pazzo, in ufficio ci sono soltanto lui e un vecchio stregone di nome Perkins, e hanno dovuto fare Incantesimi di Memoria e ogni sorta di artifici per mettere a tacere la cosa…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Letti vuoti! Neanche un biglietto… L’auto sparita… Potevate esservi schiantati… Ero fuori di me dall’angoscia… Ma a voi che vi Importava?… Mai in tutta la vita… Ma aspettate che vostro padre torni a casa. Bill, Charlie e Percy non ci hanno mai dato preoccupazioni di questo genere…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry guardò la copertina del libro. In elaborate lettere d’oro c’era scritto: Guida alla disinfestazione domestica, di Gilderoy Allock. Sul frontespizio, c’era una grande foto di un mago molto avvenente, con i capelli biondi ondulati e due luminosi occhi azzurri. Come sempre la foto era animata; il mago, che Harry immaginò essere Gilderoy Allock, ammiccava con aria Impertinente a tutti loro. La signora Weasley gli sorrise.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Hany Imparò ben presto a non provare troppo dispiacere per gli gnomi. Stava per lanciare il primo che prese al di là della siepe, ma lo gnomo, avvertendo la sua indecisione, gli affondò i denti affilati come rasoi nel dito e Harry ebbe molta difficoltà a scrollarselo di dosso fino a che…
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Lo vedi? Non sono molto intelligenti» disse George afferrandone cinque o sei alla volta. «Quando capiscono che si sta facendo la disinfestazione escono tutti fuori per guardare. Ormai dovrebbero avere Imparato a starsene fermi».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Il signor Weasley era crollato su una sedia in cucina, si era tolto gli occhiali e se ne stava a occhi chiusi. Era magro e quasi calvo, ma quei pochi capelli che gli erano rimasti erano dello stesso colore rosso di tutti i suoi figli. Indossava un lungo abito verde, tutto Impolverato e sgualcito dal viaggio.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Tutto quel che sono riuscito a prendere è qualche chiave che si rImpicciolisce e un bollitore che morde» sbadigliò il signor Weasley. «Abbiamo visto anche roba molto sospetta, ma per fortuna non era di mia competenza. Morlake è stato portato via per essere interrogato su alcuni stranissimi furetti, ma questo, grazie al cielo, riguarda il Comitato per gli Incantesimi Sperimentali…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Perché uno si dovrebbe prendere la briga di far rImpicciolire delle chiavi?» chiese George.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «È una trappola per i Babbani» sospirò il signor Weasley. «Vendergli una chiave che si rImpicciolisce, in modo che quando ne hanno bisogno non riescono a trovarla… Naturalmente è molto difficile arrestare qualcuno, perché non esiste Babbano che ammetterebbe che la sua chiave rImpicciolisce… Direbbe di averla persa. Benedetta gente, farebbero qualsiasi cosa per far finta che la magia non esiste, anche quando ce l’hanno sotto il naso… D’altra parte, è da non credersi la roba su cui i nostri fanno gli incantesimi…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

   La vita alla Tana era quanto di più diverso da Privet Drive si potesse immaginare. Ai Dursley piaceva che tutto fosse pulito e in ordine; la casa dei Weasley era tutta stranezze e Imprevisti. Harry rimase scioccato la prima volta che, guardandosi allo specchio sul camino della cucina, quello gli gridò: «Infilati la camicia dentro i pantaloni, sciamannato!». Lo spiritello della soffitta ululava e batteva sui tubi ogni volta che gli pareva regnasse troppa calma, e le piccole esplosioni provenienti dalla camera di Fred e George erano considerate perfettamente normali. Ma quello che Harry trovava estremamente insolito, per quanto riguardava la sua vita a casa di Ron, non erano lo specchio parlante e lo spiritello rumoroso: era la sensazione di essere sImpatico a tutti.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Non credo che gliene Importerebbe molto» la rassicurò Harry. «Se sparissi su per un camino, Dudley lo considererebbe un magnifico scherzo, non vi preoccupate di questo»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Ancora non ho ricevuto nessun avviso. Il nome dei Malfoy Impone ancora un certo rispetto; e tuttavia il Ministero si sta facendo sempre più invadente. Girano voci su una nuova Legge per la Protezione dei Babbani: senza dubbio, dietro ci deve essere quel pidocchioso Babbanofilo di Arthur Weasley…»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «In questo caso, forse possiamo tornare al mio elenco» disse Malfoy tagliando corto. «Ho una certa fretta, Sinister, ho affari Importanti che mi aspettano altrove, oggi».
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Cominciarono a contrattare. Con un certo nervosismo Harry vide Draco avvicinarsi sempre più al suo nascondiglio, esaminando gli oggetti in vendita. Il ragazzo si fermò a guardare un lungo rotolo di corda per Impiccagioni e si soffermò a leggere, con un ghignetto, il cartellino appeso su una stupenda collana di opali: Attenzione: non toccare. Letale. Fino a oggi è costata la vita a diciannove Babbane che l’hanno posseduta.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Il cuore balzò in petto al ragazzo. E anche alla strega; un mucchio di unghie le cascarono ai piedi e lei Imprecò, mentre la sagoma massiccia di Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts, si avvicinava a gran passi, con gli occhi neri come il carbone che lampeggiavano tra la barba irsuta.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Le camere blindate venivano raggiunte utilizzando dei piccoli carrelli guidati da folletti che, lungo rotaie in miniatura, correvano per i sotterranei della banca. A Harry piacque molto la scarrozzata a rotta di collo fino alla camera blindata dei Weasley ma si sentì terribilmente a disagio, molto peggio di come si era sentito a Notturn Alley, quando venne aperta. C’era un esiguo mucchietto di zellini d’argento e soltanto un galeone d’oro. Mamma Weasley ispezionò ben bene gli angoli, prima di raccogliere tutto nella borsa. Harry si sentì ancor peggio quando raggiunsero la sua camera blindata. Cercò di Impedire la vista di quel che conteneva, mentre in fretta e furia infilava alcune manciate di monete in una borsa di cuoio.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry, Ron e Hermione si avviarono lungo l’acciottolato della via tortuosa. Le monete d’oro, d’argento e di bronzo tintinnavano allegramente nella borsa di Harry e reclamavano di essere spese. Fu cosi che comprò tre grossi gelati alla fragola e al burro di noccioline che divorarono tutti felici, gironzolando e guardando le vetrine. Ron si fermò estasiato di fronte a una divisa completa dei Cannoni di Chudley esposta da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, finché Hermione non li trascinò a comprare inchiostro e pergamena al negozio accanto. Nella bottega di Scherzi da maghi incontrarono Fred, George e Lee Jordan che facevano rifornimento di Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e in un piccolo negozio di cianfrusaglie, pieno di bacchette magiche rotte, di traballanti bilance d’ottone e di vecchi mantelli tutti Impataccati trovarono Percy, immerso nella lettura di un noiosissimo libretto dal titolo: Prefetti che hanno conquistato il potere.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    La folla fece largo, bisbigliando tutta eccitata. Allock si tuffò letteralmente in avanti, prese Harry per un braccio e lo trascinò in prima fila. Il pubblico scoppiò in un applauso. Harry era paonazzo, mentre Allock gli stringeva la mano per essere ripreso dal fotografo, che scattava foto all’Impazzata inondando di fumo denso tutti i Weasley.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Sembrò che il commesso volesse Impedire loro di uscire, ma poiché arrivava a stento alla cintola di Hagrid parve ripensarci. Si incamminarono in fretta, i Granger ancora spaventati e la signora Weasley fuori di sé per la rabbia.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Già l’anno prima Harry aveva preso l’Espresso per Hogwarts. Il difficile era arrivare al binario nove e tre quarti, ben nascosto agli occhi dei Babbani. Per riuscirci bisognava passare attraverso la robusta barriera che divideva le banchine nove e dieci. Non faceva male, ma era un’Impresa che richiedeva molta concentrazione perché i Babbani non si accorgessero che uno spariva.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry si assicurò che la gabbia di Edvige fosse ben fissata sopra al baule e portò il suo carrello di fronte alla barriera. Si sentiva perfettamente sicuro di sé; questo non era difficile come usare la Polvere Volante. Tutti e due i ragazzi si chinarono sull’Impugnatura dei loro carrelli e si incamminarono verso la barriera, acquistando velocità. A pochi metri di distanza spiccarono una corsa e…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Portò avanti il suo carrello con cautela finché fu proprio contro la barriera e a quel punto spinse con tutte le sue forze. Il metallo rimase Impenetrabile.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ogni anno quel millenario cappello, tutto rappezzato, consunto e lercio, assegnava i nuovi studenti ai dormitori delle quattro Case di Hogwarts (Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde). Harry ricordava bene quando lo aveva indossato lui, esattamente un anno prima, ed era rimasto Impalato, ad aspettare la sua decisione, mentre quello gli bofonchiava all’orecchio i suoi commenti. Per alcuni, spaventosi secondi aveva temuto che il cappello lo avrebbe assegnato a Serpeverde, la Casa da cui, più di qualsiasi altra, erano usciti streghe e maghi malefici… ma invece era stato assegnato a Grifondoro, insieme a Ron, Hermione e a tutti gli altri fratelli Weasley. Nell’ultimo semestre, Harry e Ron avevano contribuito a far vincere a Grifondoro la Coppa di fine anno, sconfiggendo Serpeverde per la prima volta dopo sette anni.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Il professor Severus Piton era l’insegnante meno sImpatico a Harry. E si dava il caso che Harry fosse lo studente meno sImpatico a Piton. Crudele, sarcastico e sgradito a tutti, tranne agli studenti della sua Casa (Serpeverde), Piton insegnava Pozioni.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ron deglutì. Non era la prima volta che Piton dava a Harry l’Impressione di saper leggere nel pensiero. Ma un attimo dopo, quando Piton aprì l’edizione serale della Gazzetta del Profeta, comprese tutto.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Siete stati visti!» sibilò Piton mostrandogli il titolo di testa: UNA FORD ANGLIA VOLANTE SCONCERTA I BABBANI. Cominciò a leggere ad alta voce: «’Due Babbani, a Londra, affermano di aver visto una vecchia automobile volare sopra la torre dell’ufficio postale… a mezzogiorno, a Norfolk, la signora Hetty Bayliss, mentre stava stendendo il bucato… il signor Angus Fleet, di Peebles, ha riferito alla polizia…’ sei o sette Babbani in tutto. Sbaglio o tuo padre lavora nell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani?» chiese alzando lo sguardo su Ron con un sorriso ancor più maligno. «Per tutti i gargoyle… proprio suo figlio…»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry ebbe come la sensazione di essere stato colpito allo stomaco da uno dei rami più grossi dell’albero Impazzito. Se qualcuno scopriva che il signor Weasley aveva stregato l’automobile… a questo non aveva pensato…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Quell’albero ha fatto più male a noi di quel che…» sbottò Impulsivamente Ron.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Risparmiati la ramanzina» disse Ron Impaziente, «e dicci la nuova parola d’ordine».
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Colibrì» disse Hermione altrettanto Impaziente, «ma non è questo il punto…»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ma le sue parole vennero interrotte da un’Improvvisa raffica di applausi, quando il ritratto della Signora Grassa lasciò aperto il varco. Sembrava che l’intero dormitorio di Grifondoro fosse sveglio: erano tutti pigiati nella sala comune circolare, in piedi sopra i tavoli sbilenchi e sulle molli poltrone, in attesa del loro arrivo. Alcune braccia si tuffarono attraverso l’apertura lasciata dal quadro per tirare dentro Harry e Ron, e a Hermione non rimase che affrettarsi a seguirli.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry si era chiesto quando sarebbe saltato fuori il suo nome. Cercò con tutte le forze di far finta di non udire la voce che gli stava rompendo i tImpani.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    La professoressa Sprite era una strega piccola e tarchiatella, con un cappello tutto rattoppato sui capelli scompigliati; in genere aveva i vestiti tutti sporchi di terra e le sue unghie avrebbero fatto svenire zia Petunia. Gilderoy Allock, invece, era inappuntabile nei suoi svolazzanti abiti color turchese, con le chiome dorate che brillavano sotto un cappello in tinta e bordato d’oro, indossato in modo Impeccabile.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Harry, Harry, Harry» ripeté Allock allungando un braccio e passandoglielo intorno alle spalle. «Io ti capisco. È naturale voler riassaporare una cosa che si è gustata per la prima volta… e io devo rImproverarmi per esserne stato la causa, perché dovevo prevedere che ti avrebbe dato alla testa… Ma vedi, giovanotto, non puoi cominciare a far volare le automobili per cercare di farti notare. Ti devi calmare, d’accordo? Avrai tutto il tempo per farlo quando sarai più grande. Sì, sì, lo so cosa stai pensando! ‘Fa presto a parlare lui che è già un mago famoso in tutto il mondo!’ Ma quando avevo dodici anni non ero proprio nessuno, come te adesso. Anzi, direi che ero ancor meno che nessuno! Voglio dire che qualcuno ha già sentito parlare di te, non è così? Tutte quelle storie a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!» Lanciò un’occhiata alla cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. «Lo so, lo so che non è piacevole come vincere cinque volte di fila il Premio per il Sorriso-Più-Affascinante indetto dal Settimanale delle Streghe, come è successo a me… ma è comunque un modo per iniziare, Harry, è un modo per iniziare».
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Gli strizzò l’occhio con aria complice e si allontanò a grandi passi. Harry rimase lì Impalato per alcuni secondi poi, ricordandosi che avrebbe dovuto essere nella serra, aprì la porta ed entrò senza far rumore.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Le lezioni della professoressa McGranitt erano sempre pesanti, ma quel giorno fu particolarmente difficile. Tutto quel che Harry aveva Imparato l’anno prima sembrava essergli uscito completamente dalla testa durante l’estate. Quel che gli veniva richiesto, quella mattina, era di trasformare uno scarafaggio in un bottone, ma riuscì solo a far fare un bel po’ di ginnastica al suo scarafaggio, che scorrazzava sulla scrivania evitando la sua bacchetta magica.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Nel frattempo Ron era alle prese con problemi assai peggiori. Aveva aggiustato alla meglio la sua bacchetta con del nastro adesivo magico preso in prestito, ma sembrava danneggiata irreparabilmente. Di tanto in tanto scoppiettava, lanciava scintille nei momenti più Impensati e ogni volta che Ron la usava per trasformare il suo scarafaggio, quello gli spruzzava addosso un puzzolente fumo grigio. E dato che questo gli Impediva di vedere quel che faceva, Ron schiacciò inavvertitamente il suo scarafaggio con il gomito, e quindi dovette chiederne un altro. La professoressa McGranitt non fu molto contenta.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Così potrò dimostrare di averti incontrato» disse Colin Canon tutto eccitato avvicinandosi ancora un poco. «Io so tutto di te. Tutti ne parlano. Che sei sopravvissuto quando Tu-Sai-Chi cercò di ucciderti e che lui è scomparso e tutto il resto e che tu hai ancora sulla fronte una cicatrice a forma di saetta» (e qui i suoi occhi scrutarono rapidamente l’attaccatura dei capelli di Harry), «e un ragazzo del mio dormitorio ha detto che se svilupperò la pellicola nella pozione giusta, le foto si muoveranno». Colin tirò un profondo respiro di emozione che lo fece fremere e proseguì: «È meraviglioso qui, non è vero? Io non ho mai saputo che tutte le strane cose che riuscivo a fare erano magiche fino a che non ho ricevuto la lettera da Hogwarts. Mio padre fa il lattaio, e neanche lui voleva crederci. Per questo sto scattando montagne di foto da mandargli. E sarebbe davvero stupendo averne una tua» guardò Harry con aria Implorante, «forse la potrebbe scattare il tuo amico così io mi metto accanto a te? E poi me la potresti firmare?»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Avevano raggiunto la classe di Allock, che finalmente lasciò andare il ragazzo. Harry si riassestò i vestiti e andò a sedersi molto in fondo, dove fu occupatissimo a Impilare tutti e sette i libri di Allock davanti a sé, in modo da risparmiarsi la vista dell’autore in carne e ossa.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    3. Secondo voi, qual è il risultato più Importante conseguito finora da Gilderoy Allock?
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ci fu un pandemonio. I folletti schizzavano in tutte le direzioni come missili. Due di loro afferrarono Neville per le orecchie e lo sollevarono in aria. Molti si fiondarono contro le finestre, innaffiando di vetri rotti quelli dell’ultima fila. Gli altri si Impegnarono a distruggere la classe meglio di un rinoceronte infuriato. Afferrarono i calamai e spruzzarono inchiostro dappertutto, ridussero a brandelli libri e fogli di carta, strapparono i quadri dalle pareti, rovesciarono il cestino della carta, afferrarono borse e libri e li scaraventarono fuori dalle finestre rotte; nel giro di pochi minuti metà della classe si riparava sotto i banchi e Neville oscillava appeso al candelabro sul soffitto.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

   Nei giorni successivi, Harry passò molto tempo a mimetizzarsi ogni volta che intravedeva Gilderoy Allock per un corridoio. Più difficile da evitare era Colin Canon, che sembrava avesse Imparato a memoria i suoi orari. Niente sembrava emozionarlo di più del chiedergli sei o sette volte al giorno: «Tutto bene, Harry?» e del sentirsi rispondere da lui un laconico ed esasperato «Ciao, Colin».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry si voltò a guardare verso le tribune. Colin era andato a sedersi su una delle file più in alto: brandiva la macchina fotografica e scattava foto all’Impazzata, e nello stadio deserto il rumore veniva stranamente amplificato.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry capì subito che Malfoy doveva aver detto una cosa veramente cattiva perché le sue parole suscitarono un’istantanea ribellione. Flitt dovette tuffarsi davanti a Malfoy per Impedire che Fred e George gli saltassero addosso; Alicia strillò: «Ma come osi!» e Ron affondò la mano nelle pieghe del vestito, estrasse la bacchetta magica gridando: «Questa la paghi, Malfoy!» e la puntò furibondo contro di lui.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry attese che Allock fosse sparito, quindi estrasse Ron dal cespuglio e lo trascinò fino alla porta del capanno. Bussarono con Impazienza.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry e Hermione aiutarono Ron a entrare nell’unica stanza della capanna che conteneva un letto enorme in un angolo e un fuoco scoppiettante nell’altro. Hagrid non sembrò affatto Impensierito dal problema delle lumache che Harry si affrettò a spiegargli mentre aiutava l’amico a mettersi seduto.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «È una cosa disgustosa da dire a una persona» disse Ron asciugandosi con mano tremante il sudore che gli Imperlava la fronte. «Sangue misto. Come dire sangue sporco. È roba da matti. Tanto, oggigiorno, quasi tutti i maghi sono mezzosangue. Se non avessimo sposato dei Babbani saremmo tutti estinti».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Oh, Harry» disse Hagrid tutt’a un tratto come colpito da un pensiero Improvviso. «Ora che ci penso… Com’è che mandi in giro le tue foto a tutti tranne che a me?»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry notò l’ombrello rosa a fiori di Hagrid appoggiato alla parete, in fondo alla capanna. Harry aveva già avuto ragione di credere che quell’ombrello non fosse soltanto quel che sembrava; in realtà, aveva la netta Impressione che vi fosse nascosta la bacchetta magica dei tempi in cui Hagrid frequentava la scuola. Hagrid non poteva usare la magia. Era stato espulso da Hogwarts quando faceva il terzo anno, ma Harry non era mai riuscito a scoprire perché: un minimo accenno all’argomento e subito Hagrid cominciava a schiarirsi fragorosamente la gola e diventava stranamente sordo, fino a che non si cambiava discorso.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry e Ron si trascinarono fino alla Sala Grande in uno stato di profonda prostrazione, seguiti da Hermione che aveva inaugurato un’espressione del tipo così-Imparate-a-violare-il-regolamento. Harry non gustò il pasticcio di carne e puré come aveva pensato. Sia lui che Ron ritenevano di essere stati trattati ingiustamente.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

   Arrivò ottobre, che stese una coltre di freddo umido sui campi e nel castello. In infermeria, Madama Chips ebbe il suo daffare a curare un’Improvvisa epidemia di raffreddore che aveva colpito professori e studenti. Il suo decotto Tiramisù aveva un effetto immediato, anche se lasciava con le orecchie fumanti per molte ore. Ginny Weasley, che aveva anche lei un’aria smunta, fu costretta da Percy a berne un po’. E col fumo che le usciva da sotto i capelli rosso fuoco sembrava proprio che avesse la testa in fiamme.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Ah» Nick-Quasi-Senza-Testa agitò una mano con gesto elegante. «Una questione di scarsa Importanza… non è che proprio desiderassi di entrare a far parte… avevo pensato di fare domanda, ma a quanto pare ‘non rispondo ai requisiti’».
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «È meglio che te ne vada di qui, Harry» si affrettò a suggerirgli Nick. «Mastro Gazza non è di buon umore. Prima di tutto ha l’influenza e poi alcuni studenti del terzo anno gli hanno Impiastricciato di cervello di rana tutto il soffitto del sotterraneo numero cinque. Lui ha passato la mattina a pulire e se ti vede schizzare fango dappertutto…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry fece un saluto depresso a Nick-Quasi-Senza-Testa e seguì Gazza giù per le scale, moltiplicando le Impronte fangose sul pavimento.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Prima di allora Harry non era mai stato nell’ufficio di Gazza; la maggior parte degli studenti cercava di tenersene alla larga. Era un locale squallido e privo di finestre, illuminato da un’unica lampada a petrolio che pendeva dal basso soffitto. Su tutto, aleggiava un vago odore di pesce fritto. Lungo le pareti erano appoggiati degli armadi da archivio di legno e dalle etichette Harry capì che contenevano i rapporti su tutti gli alunni puniti da Gazza. Fred e George Weasley avevano un intero cassetto tutto per loro. Appesa sulla parete dietro alla scrivania, faceva mostra di sé una collezione lustra e smagliante di catene e manette. Tutti sapevano che Gazza Implorava continuamente Silente di lasciargli appendere qualche studente al soffitto per le caviglie.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Sterco» Imprecava furioso, «gran caccole sfrigolanti di drago… cervelli di rana… intestini di topo… non ne posso più… tanto per fare un esempio… dov’è il modulo… ecco…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Pix!» tuonò Gazza buttando via la penna in un Impeto di rabbia. «Questa volta ti prendo, vedrai se non ti prendo!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Pix il Poltergeist era il folletto del castello, una minaccia volante dal ghigno malevolo, che viveva per provocare scompiglio e dare il tormento. A Harry, Pix non stava molto sImpatico, ma non poté fare a meno di essergli grato per il suo tempismo. Confidava che qualsiasi danno avesse combinato (questa volta sembrava che l’avesse fatta grossa), avrebbe allontanato da lui l’attenzione di Gazza.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Caro ragazzo! Harry Potter alla mia Festa di Complemorte! E…» esitò, «pensi sia possibile che tu dica a Sir Patrick quanto mi trovi spaventoso e Impressionante?»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry stava per raccontare a Ron e Hermione di Gazza e del corso SpeedyMagic quando d’un tratto la salamandra schizzò in aria con un fischio, scoppiettando e sprigionando botti e scintille, e cominciò a vorticare all’Impazzata per la stanza. La vista di Percy che Imprecava contro Fred e George fino a perdere la voce, lo spettacolo di stelle grosse come mandarini che piovevano dalla bocca della salamandra e la sua fuga nel fuoco, accompagnata da esplosioni, fecero sparire sia Gazza che il corso SpeedyMagic dalla mente di Harry.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Nei giorni che lo separavano da Halloween, Harry ebbe tutto il tempo di rImpiangere la promessa affrettata di partecipare alla Festa di Complemorte. Tutti gli altri stavano felicemente pregustando l’evento organizzato dalla scuola; la Sala Grande era stata decorata con i soliti pipistrelli vivi, le colossali zucche di Hagrid erano state svuotate e trasformate in lanterne tanto grandi da ospitare tre uomini seduti e si vociferava che Silente avesse ingaggiato una compagnia di scheletri danzanti per uno spettacolo.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Ma non avevano fatto in tempo a girarsi che all’Improvviso, da sotto il tavolo, sgusciò fuori un ometto che gli si parò davanti, a mezz’aria.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Oh, no, ti prego, Pix, non riferirle quel che ho detto, ci rimarrà malissimo» bisbigliò Hermione tutta affannata. «Non intendevo… Non mi Importa se lei… Ehm, salve Mirtilla».
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    I cavalli arrivarono al galoppo al centro della pista da ballo e lì si fermarono, Impennandosi e poi ricadendo in avanti. Alla testa della squadra, un fantasma corpulento che teneva sottobraccio la propria testa barbuta e suonava il corno, balzò a terra, sollevò in aria la testa per avere una visione panoramica della folla (risate generali) e, ricacciandosela poi sul collo, si avviò a gran passi verso Nick.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Per qualche secondo rimasero Impietriti. Alla fine Ron disse: «Andiamocene via».
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    La folla ammutolita indietreggiò per lasciarli passare. Allock, infervorato e dandosi arie di grande Importanza, si affrettò dietro a Silente, seguito dalla McGranitt e da Piton.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Intanto Silente mormorava strane parole, colpendo delicatamente Mrs Purr con la bacchetta magica, ma non accadde nulla: la gatta continuava ad avere l’aspetto di un animale appena Impagliato.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Ma insomma, Severus!» disse la professoressa McGranitt con voce tagliente. «Non vedo il motivo di Impedire al ragazzo di giocare a Quidditch. La gatta non è stata colpita alla testa da un manico di scopa. Non ci sono prove che Potter abbia fatto qualcosa di male».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    I tre ragazzi uscirono più in fretta che poterono senza dare l’Impressione di tagliare la corda. Quando ebbero messo un piano di distanza tra loro e l’ufficio di Allock entrarono in una classe vuota e, senza far rumore, si richiusero la porta alle spalle. Harry scrutò i volti accigliati dei due amici.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Be’… veramente non è tanto da ridere… ma pensando a Gazza…» disse. «Un Magonò è uno nato in una famiglia di maghi, ma privo di qualsiasi potere magico. Un po’ il contrario dei maghi nati nelle famiglie dei Babbani, solo che i Maghinò sono rari. Se Gazza sta cercando di Imparare la magia con un corso SpeedyMagic penso che sia perché è un Magonò. Questo spiegherebbe molte cose. Per esempio, perché odia cosi tanto gli studenti». Ron sorrise soddisfatto. «È invidioso».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Per alcuni giorni, a scuola, non si parlò d’altro che dell’attentato a Mrs Purr. Ci pensava Gazza a tenerne desto il ricordo, pattugliando il corridoio dove era avvenuto il misfatto, come se pensasse che il colpevole sarebbe tornato sulla scena del delitto. Harry lo aveva visto darsi da fare con il Solvente Magico di Nonna Acetonella per Ogni Tipo di Sporcizia, per cancellare il messaggio scritto sulla parete, ma invano. Le lettere continuavano a luccicare sulla pietra, Imperterrite. Quando Gazza non montava la guardia al luogo del misfatto si appiattava nei corridoi con gli occhi iniettati di sangue e poi saltava fuori all’Improvviso davanti agli studenti ignari, pretendendo di punirli accusandoli di ‘respirare rumorosamente’, oppure di ‘avere l’aria felice’.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Harry era stato trattenuto alla lezione di Pozioni, dove Piton lo aveva incaricato di ripulire le scrivanie dai vermi. Dopo un pranzo veloce Harry si era avviato di sopra per incontrarsi con Ron in biblioteca, quando si vide venire incontro Justin Finch-Fletchley del Tassorosso, di ritorno dalla lezione di Erbologia. Harry aveva appena aperto bocca per salutarlo, ma Justin, scorgendolo, gli aveva voltato d’Improvviso le spalle ed era scappato nella direzione opposta.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Granger, professore. Mi chiedevo se lei poteva dirci qualcosa sulla Camera dei Segreti» chiese la ragazza con voce lImpida.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Che sono l’erede di Serpeverde, immagino» rispose Harry con lo stomaco che gli si era chiuso ancora di più al ricordo Improvviso di come era scappato Justin Finch-Fletchley quando lo aveva incontrato.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Fuori… di… qui…» disse avvicinandosi a grandi passi, e cominciò a inseguirli battendo le mani. «Non vi Importa proprio niente di quel che si potrebbe pensare di voi? Tornare qui mentre tutti sono a pranzo…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «È a te che non Importa niente di Ginny!» disse Ron con le orecchie rosse dalla rabbia. «L’unica cosa che ti preoccupa è che io possa rovinarti la promozione a Caposcuola!»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Guarda la sua famiglia» disse Harry chiudendo anche lui il libro. «Sono stati sempre tutti Serpeverde, lui non fa che vantarsene in continuazione. Non è Impossibile che discendano da Serpeverde in persona. Il padre di Malfoy è decisamente abbastanza cattivo per esserlo».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Ma è Impossibile!» disse Harry, e Ron scoppiò a ridere.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Dopo un po’ svanisce da sola» disse Hermione con un gesto d’Impazienza. «Resta il fatto che Impadronirsi della ricetta sarà molto difficile. Piton ha detto che si trova in un libro intitolato De Potentissimis Potionibus, che viene custodito nel Reparto Proibito della biblioteca».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Durante l’ultima lezione di Difesa contro le Arti Oscure, Harry fu chiamato alla cattedra, questa volta per Impersonare un lupo mannaro. Se non avesse avuto un’ottima ragione per non voler guastare l’umore di Allock si sarebbe rifiutato di farlo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Questo perché è un imbecille senza cervello» disse Ron. «Ma che ce ne Importa! Abbiamo quel che ci serve».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «I Serpeverde hanno scope migliori delle nostre» cominciò, «inutile negarlo. Ma a cavallo delle nostre scope ci sono giocatori più valenti. Ci siamo allenati più di loro, abbiamo volato col sole e con la pioggia…» («Troppo vero» bofonchiò tra sé George Weasley. «Non ricordo di avere mai indossato vestiti completamente asciutti, da agosto fino a oggi») «…e gli faremo rImpiangere il giorno che hanno permesso a quello schifoso di Malfoy di comperarsi l’ammissione nella squadra».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    La superiorità delle scope dei Serpeverde stava dando i suoi frutti, mentre il Bolide Impazzito faceva di tutto per disarcionare Harry. Fred e George gli volavano talmente vicini che Harry non vedeva altro che un agitarsi di braccia e non riusciva a individuare il Boccino, figuriamoci acchiapparlo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Qui ci serve un intervallo» disse George cercando di fare un segnale a Baston e, al tempo stesso, di Impedire al Bolide di spaccare il naso a Harry.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Baston aveva colto il messaggio. Si udì il fischio di Madama Bumb e Harry, Fred e George si tuffarono verso terra, sempre cercando di evitare il Bolide Impazzito.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Che succede?» chiese Baston quando la squadra del Grifondoro si fu riunita, mentre i Serpeverde facevano partire una bordata di fischi. «Ci stanno facendo a pezzi. Fred, George, dove eravate quando l’altro Bolide ha Impedito ad Angelina di segnare?»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Se ci fermiamo adesso perdiamo la partita!» disse Harry. «E non ci lasceremo certo sconfiggere dai Serpeverde solo per un Bolide Impazzito! Su, Oliver, convincili a lasciarmi in pace!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ti alleni per il balletto, Potter?» gli gridò Malfoy mentre Harry era costretto a fare una stupida piroetta a mezz’aria per evitare il Bolide. Harry volò via sempre con il Bolide alle calcagna, che lo tallonava a breve distanza. Poi, mentre si girava per lanciare uno sguardo carico d’odio a Malfoy, lo vide: eccolo li, il Boccino d’Oro. Era sospeso pochi centimetri sopra l’orecchio sinistro di Malfoy che, troppo Impegnato a farsi beffe di lui, non se n’era accorto.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry avvertì una sensazione sgradevole che partiva dalla spalla e si diffondeva nel braccio, fino alla punta delle dita. Era come se il braccio gli si fosse sgonfiato. Non osò guardare quel che era successo. Aveva chiuso gli occhi e girato il viso dall’altra parte, ma i suoi peggiori timori dovevano essersi avverati perché le persone sopra di lui trattennero il fiato e Colin Canon cominciò a scattare foto all’Impazzata. Il braccio non gli doleva più… ma nemmeno dava segno di essere ancora un braccio.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Ah!» esclamò Allock. «Sì, a volte può succedere. Ma l’Importante è che le ossa non sono più rotte. Questo è quel che bisogna tenere presente. Perciò, Harry, vai su in infermeria — e… signor Weasley, signorina Granger, vorreste accompagnarlo? — e vedrai che Madama Chips sarà in grado di… ehm… rimetterti un po’ in sesto».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Molte ore più tardi, nel cuore della notte, si svegliò all’Improvviso ed emise un lieve gemito di dolore: ora il braccio sembrava come pieno di grosse schegge. Per un attimo pensò fosse stato quello a svegliarlo. Ma poi, con un brivido di orrore, si rese conto che qualcuno, nel buio, gli stava bagnando la fronte con una spugna.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Le labbra di Dobby tremarono e Harry fu colto da un Improvviso sospetto.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Sei stato tu\» disse scandendo le parole. «Tu hai Impedito che la barriera ci lasciasse passare!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Proprio così, signore» disse Dobby annuendo vigorosamente, con le orecchie sbatacchiati. «Dobby si è nascosto e ha aspettato Harry e ha sprangato l’entrata, e dopo Dobby si è dovuto stirare le mani» — mostrò a Harry dieci lunghe dita bendate — «ma a Dobby non Importava niente, signore, perché pensava che Harry Potter era salvo, e Dobby non si è neanche sognato che Harry Potter arrivasse a scuola per un’altra strada!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Chi è, Dobby?» chiese Harry continuando a stringergli il polso per Impedirgli di colpirsi di nuovo con la caraffa. «Chi l’ha aperta l’ultima volta?»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Dobby si Impietrì un’altra volta e le sue orecchie da pipistrello cominciarono a tremare. Anche Harry l’udì. Era il rumore di passi fuori nel corridoio.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «E così è stato Dobby a Impedirci di salire sul treno e a romperti il braccio…» Scosse il capo. «Sai una cosa, Harry? Se non la smette di cercare di salvarti la pelle finisce che ti ammazza».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ginny Weasley, compagna di banco di Colin alla lezione di Incantesimi, aveva l’aria disperata, e Harry riteneva che Fred e George avessero scelto il modo sbagliato per farla ridere: a turno, si coprivano di pelo o di bolle e poi sbucavano all’Improvviso di fronte a lei da dietro le statue. Smisero soltanto quanto Percy, inferocito, li minacciò di scrivere alla madre che Ginny soffriva di incubi notturni.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Nel frattempo, all’insaputa dei professori, fra gli studenti prendeva piede un fiorente commercio di talismani, amuleti e altre protezioni. Neville Paciock acquistò una grossa cipolla verde e maleodorante, un cristallo appuntito color viola e una coda di tritone putrefatta prima che i suoi compagni del Grifondoro gli spiegassero che lui non correva pericolo: essendo un purosangue, era assai Improbabile che venisse aggredito.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    La Soluzione Dilatante di Harry era troppo liquida, ma lui aveva per la testa cose più Importanti. Stava aspettando il segnale di Hermione e quando Piton si fermò per fare commenti sarcastici su quel liquido acquoso lo ascoltò a malapena. Poi Piton si voltò e andò a prendere in giro Neville; a quel punto Hermione incontrò lo sguardo di Harry e fece un cenno d’intesa.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Ma chi se ne Importa?» dissero insieme Harry e Ron.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Mi volete spiegare che cosa c’è di male nell’Impedire che un maledetto serpente gigantesco stacchi la testa a Justin?» chiese. «Che cosa conta in che modo l’ho fatto, visto che a Justin è stato risparmiato l’ingresso nella schiera dei Cavalieri Senzatesta?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ma la mattina dopo la neve che aveva cominciato a cadere di notte si era trasformata in una tormenta così fitta che l’ultima lezione di Erbologia del trimestre fu sospesa. La professoressa Sprite voleva mettere calze e sciarpe alle mandragole, un’operazione delicata che non si sentiva di affidare a nessuno, ora che era diventato così Importante che le mandragole crescessero in fretta per riportare in vita Mrs Purr e Colin Canon.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Per l’amor del cielo, Harry» esclamò Hermione esasperata mentre un alfiere di Ron le faceva fuori un cavallo, trascinandolo via dalla scacchiera. «Vai a cercare Justin, se per te è così Importante!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Il castello, che già normalmente era buio anche di giorno, quella mattina lo era ancor più del solito per via della fitta neve grigia che fioccava, oscurando tutte le finestre. Scosso da un brivido, Harry passò davanti alle classi dove si tenevano le lezioni, cercando di capire che cosa stesse accadendo dentro. La professoressa McGranitt stava rImproverando qualcuno che, a quanto pareva, aveva trasformato il suo amico in un tasso. Resistendo all’Impulso di entrare a dare un’occhiata Harry passò oltre, pensando che forse Justin aveva deciso di sfruttare l’ora libera per portarsi avanti con i compiti per l’indomani, e decise di andare a vedere prima in biblioteca.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Infatti, un gruppetto di ragazzi del Tassorosso che avrebbero dovuto essere alla lezione di Erbologia si trovavano nel retro della biblioteca, ma non sembrava stessero studiando. Tra le lunghe file degli alti scaffali, Harry poteva vederli raccolti in circolo, Impegnati in una conversazione animata. Non riuscì a vedere se tra loro c’era Justin. Mentre si avvicinava colse un brandello di quella conversazione e si fermò ad ascoltare, nascosto nel Reparto Invisibilità.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    I peggiori presentimenti dei Tassorosso venivano chiaramente confermati. Tutti guardarono Ernie Impauriti.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Non mi Importa un accidente del tuo sangue!» disse Harry con fermezza. «Perché mai dovrei voler attentare ai figli dei Babbani?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ma con grande sorpresa di Harry e Ron, la fase numero uno dell’operazione andò liscia come Hermione aveva previsto. Dopo il tè, si attardarono nella Sala d’Ingresso deserta in attesa di Tiger e Goyle che, rimasti soli al tavolo dei Serpeverde, si stavano rImpinzando di una quarta porzione di zuppa inglese. Harry aveva appoggiato i pasticcini al cioccolato sulla balaustra delle scale. Quando videro Tiger e Goyle uscire dalla Sala Grande, Harry e Ron si nascosero in fretta dietro a un’armatura, accanto al portone principale.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Sono sicura di aver fatto tutto a dovere» disse nervosamente Hermione, scorrendo ancora una volta la pagina Impataccata del De Potentissimis Potionibus. «Mi sembra che il libro dica che… dopo averla bevuta, avremo esattamente un’ora prima di riprendere le nostre sembianze».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Questi» disse tutto Impettito, «non sono affari che vi riguardano. Sei Tiger, non è vero?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Ah, eccovi!» disse con voce strascicata guardandoli. «Siete stati tutto questo tempo a rImpinzarvi nella Sala Grande? Vi ho cercato dappertutto. Voglio farvi vedere una cosa veramente buffa».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Arthur Weasley, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, ha ricevuto oggi una multa di cinquanta Galeoni per aver stregato un’automobile dei Babbani.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Be’?» chiese Malfoy con Impazienza quando Harry gli ebbe restituito il foglio. «Non è buffo?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Si agitò sulla sedia e poi aggiunse: «Mio padre mi dice di non immischiarmi e di lasciare che l’erede di Serpeverde prosegua il suo lavoro. Dice che la scuola deve essere liberata da tutti quegli sporchi mezzosangue, ma che io non me ne devo Impicciare. Naturalmente in questo momento lui ha ben altro da fare. Lo sapete che il Ministero della Magia ha perquisito il nostro Castello, la settimana scorsa?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Presto, una medicina per il mal di stomaco!» grugnì Ron, e senza altre storie attraversarono di corsa la sala comune dei Serpeverde, si lanciarono contro la parete di pietra e attraversarono il passaggio segreto, sperando ardentemente che Malfoy non si fosse accorto di nulla. Harry rImpiccioliva e sentiva i piedi sciacquare dentro le enormi scarpe di Goyle e i vestiti ballargli addosso. Fecero di volata le scale verso la sala d’ingresso, che era avvolta nell’oscurità: dall’armadio dove erano rinchiusi Tiger e Goyle provenivano dei colpi soffocati. Lasciarono le scarpe fuori dall’armadio e, con i soli calzini ai piedi, fecero di corsa la scalinata di marmo, dritti al bagno di Mirtilla Malcontenta.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Vide subito che si trattava di un diario e dalla data scolorita sulla copertina capi che risaliva a cinquant’anni prima. Lo aprì con Impazienza. Nella prima pagina riuscì soltanto a decifrare un nome, scritto con un inchiostro sbavato: ‘T.O. Riddle’.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Dài, Ron, svegliati!» sbottò Hermione con Impazienza. «Noi sappiamo che la persona che ha aperto la Camera l’ultima volta è stata espulsa cinquant’anni fa. Sappiamo che cinquant’anni fa T.O. Riddle ha ricevuto un premio per servigi speciali resi alla scuola. Che ne diresti se Riddle avesse ottenuto il premio per aver scoperto chi era l’Erede di Serpeverde? Probabilmente il suo diario potrebbe dirci tutto: dove si trova la Camera, come si fa ad aprirla e che genere di creatura ci vive chiusa dentro. La persona che oggi sta dietro agli attentati non vorrebbe certo che il diario andasse in giro, non trovi?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Potrebbe essere stato scritto con inchiostro sImpatico!» bisbigliò.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry non riuscì a spiegare neanche a se stesso perché non gettasse via il diario di Riddle. Il fatto era che, pur sapendo che le sue pagine erano intonse, continuava a sfogliarle distrattamente, come se ci fosse scritta una storia che voleva finire di leggere. Era sicuro di non a’ver mai sentito prima il nome di T.O. Riddle, e tuttavia gli pareva che significasse qualcosa per lui, come se Riddle fosse un amico d’infanzia, quasi dimenticato. Ma tutto questo era assurdo. Lui non aveva mai avuto amici prima di andare a Hogwarts: Dudley aveva fatto di tutto per Impedirglielo.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ron indicò il tavolo degli insegnanti, troppo disgustato per parlare. Allock, che indossava un abito dello stesso colore rosa acceso delle decorazioni, stava agitando le braccia per chiedere silenzio. Gli insegnanti che sedevano al suo fianco erano Impassibili, come pietrificati. Dal punto dove si trovava, Harry vedeva un muscolo contrarsi sulla guancia della McGranitt. Quanto a Piton, pareva gli avessero propinato un bel bicchierone di Ossofast.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Ti prego, Hermione, dimmi che non sei tra quei quarantasei!» disse Ron quando ebbero lasciato la Sala Grande per la prima ora di lezione. Ma tutt’a un tratto Hermione sentì il bisogno Impellente di cercare l’orario nella borsa e non rispose.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ma a Harry non Importava un accidente: aveva avuto la meglio su Malfoy, e per questo valeva la pena di far perdere anche cinque punti al Grifondoro. Malfoy era furibondo e quando Ginny gli passò accanto per entrare in classe, le gridò dietro con voce dispettosa: «Non credo proprio che a Potter sia piaciuto il tuo San Valentino!»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Con un balzo Improvviso, Riddle svoltò l’angolo. Harry gli andò dietro. Vide la sagoma nera di un ragazzo enorme, accucciato davanti a una porta aperta, con accanto uno scatolone.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    L’incantesimo accese il corridoio di un’Improvvisa luce fiammeggiante. La porta alle spalle del ragazzo corpulento si spalancò con tale forza che lo mandò a sbattere contro la parete opposta. La cosa che uscì fece emettere a Harry un grido lungo e penetrante, che lui solo sembrò udire.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

   Harry, Ron e Hermione avevano sempre saputo dell’incresciosa sImpatia di Hagrid per le creature grandi e mostruose. Durante il primo anno a Hogwarts, Hagrid aveva tentato di allevare un drago nella sua capanna di legno e i tre non avrebbero dimenticato tanto facilmente il gigantesco cane a tre teste da lui battezzato Fuffi. Se poi, da ragazzo, Hagrid avesse sentito dire che da qualche parte, nel castello, si nascondeva un mostro, Harry era certo che avrebbe fatto carte false pur di dargli un’occhiata. Probabilmente aveva pensato che era un peccato tenere il mostro rinchiuso tanto a lungo e che meritava di sgranchirsi le sue innumerevoli zampe. Poteva vederlo, il tredicenne Hagrid, cercare di infilargli guinzaglio e collare. Ma era altrettanto sicuro che non avesse mai voluto uccidere.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ma quella è Importantissima!» disse Hermione scandalizzata.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Non come la insegna Allock» disse Ron. «L’unica cosa che ho Imparato da lui è non lasciare liberi i folletti».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Mentre rifaceva il letto, aiutato da Neville, entrarono Ron, Dean e Seamus. Dean Imprecò ad alta voce.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Il tragitto attraverso i corridoi bui e deserti non fu piacevole. Spesso Harry aveva girovagato per il castello di notte, ma non l’aveva mai visto cosi frequentato, dopo il tramonto. Insegnanti. Prefetti e fantasmi pattugliavano i corridoi a coppie per controllare che non si tenessero attività insolite. Il Mantello dell’invisibilità non Impediva ai due ragazzi di fare rumore e ci fu un momento di particolare tensione quando Ron urtò qualcosa con il piede a pochi metri dal luogo dove Piton montava la guardia. Per fortuna Piton starnutì quasi nello stesso momento in cui Ron si faceva sfuggire un’Imprecazione. Raggiungere e aprire le porte di quercia dell’ingresso principale fu un vero sollievo.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ma io…» disse Hagrid rivolgendo uno sguardo Implorante a Silente. «Lei lo sa, professore; signore, io mai…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Sentimenti ammirevoli» disse Malfoy inchinandosi. «Tutti sentiremo la mancanza… ehm… del suo… modo personalissimo… di fare le cose, Albus, e non ci resterà che sperare che chi prenderà il suo posto riuscirà a Impedire qualsiasi… ehm… eventuale… assassinio».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Ora ci penso io» ringhiava mentre Harry e Dean lo trattenevano per le braccia. «Non me ne Importa niente! Non mi serve la bacchetta magica, lo ammazzo a mani nude…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Attraversare il castello evitando gli insegnanti di ronda, fu ancora una volta un’Impresa ardua. Ma alla fine raggiunsero la Sala d’Ingresso, tirarono il chiavistello del portone di quercia, lo socchiusero e, cercando di evitare il minimo scricchiolio, sgattaiolarono fuori, sui campi illuminati dalla luna.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Naturalmente» disse all’Improvviso Ron mentre attraversavano i prati, «può anche darsi che arriviamo fino alla foresta e scopriamo che non c’è niente da seguire. Può darsi che quei ragni andassero da tutt’altra parte. Lo so che parevano avviati in quella direzione, ma sai com’è…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Così, con Thor che gli saltellava intorno annusando radici e foglie, si addentrarono nella selva. Alla tenue luce della bacchetta di Harry, seguirono la fila ininterrotta dei ragni che si spostavano lungo il sentiero. Camminarono per circa venti minuti, senza parlare, ma tendendo spasmodicamente l’orecchio ai rumori che non fossero lo scricchiolio di un ramo o il fruscio delle foglie. Poi, quando gli alberi si fecero talmente fitti da Impedire la vista del cielo stellato, e l’unica luce a brillare in quel mare di tenebre fu la bacchetta di Harry, videro i ragni abbandonare il sentiero.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Gli parve di aver camminato almeno una mezz’ora, con gli abiti che si Impigliavano sui rami più bassi e sui rovi. Poi gli sembrò che il terreno degradasse in un pendio, anche se gli alberi rimanevano fitti.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi, da destra, furono investiti da un Improvviso fascio di luce così intenso, dopo tutto quel buio, che entrambi alzarono le braccia per ripararsi gli occhi. Thor guaì e cercò mettersi a correre, ma rimase Impigliato in un groviglio di spine e ricominciò a guaire ancora più forte.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry lo seguì brancolando verso la luce, Impigliandosi e incespicando, e un attimo dopo sbucarono in una radura.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Ma allora tu… tu non venivi dalla Camera dei Segreti?» chiese Harry, mentre la fronte gli si Imperlava di sudore freddo.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi la macchina inchiodò così all’Improvviso che per poco i ragazzi non furono scaraventati contro il parabrezza. Erano arrivati al limitare della foresta. Thor, che non vedeva l’ora di scendere, si lanciava contro il finestrino e quando Harry aprì la portiera schizzò via attraverso gli alberi, verso la casa di Hagrid, con la coda tra le zampe. Uscì anche Harry e Ron, che sembrava aver recuperato l’uso degli arti, dopo un paio di minuti lo seguì con il collo ancora rigido e lo sguardo fisso. Harry diede un colpetto di gratitudine all’automobile mentre questa ingranava la marcia indietro e tornava a immergersi nella foresta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Era già stata un’ardua Impresa seguire i ragni. Ma sfuggire alla sorveglianza degli insegnanti per intrufolarsi nel bagno delle ragazze, che per giunta era vicino al luogo della prima aggressione, sarebbe stato quasi Impossibile.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «L’unica ragione per tenere aperta la scuola, in questo momento è che voi riceviate un’istruzione» disse inflessibile. «Gli esami si terranno quindi come di consueto, e confido che tutti vi stiate Impegnando nello studio».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Impegnare nello studio! A Harry non era mai passato neanche per la testa che in quelle condizioni ci potessero essere gli esami. La classe insorse, cosa che rese ancora più inflessibile la professoressa McGranitt.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry abbassò lo sguardo sui due conigli bianchi che avrebbe dovuto trasformare in pantofole. Che cosa aveva Imparato, quell’anno? Non gli venne in mente niente che gli potesse tornare utile a un esame.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Allora non Importa se non abbiamo mai interrogato Mirtilla!» disse a Harry. «Quando la risveglieranno, Hermione avrà probabilmente tutte le risposte. Tieni presente che quando scoprirà che fra tre giorni ci sono gli esami le prenderà una crisi di nervi. Non ha fatto il ripasso. Forse sarebbe più gentile lasciarla dov’è fino a che non finiscono».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Tutt’a un tratto Harry si ricordò a chi assomigliava Ginny. Si stava dondolando Impercettibilmente avanti e indietro sulla sedia, proprio come faceva Dobby quando era lì lì per rivelare un segreto.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Percy!» disse Ron arrabbiato. «Stava per dirci qualcosa di Importante!»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Allock, che tanto spesso li aveva rassicurati che ogni pericolo era svanito per essere smentito sempre un attimo dopo, ora era fermamente convinto che non valesse la pena di accompagnarli lungo i corridoi per proteggerli. I suoi capelli non erano Impeccabili come al solito; sembrava fosse rimasto in piedi tutta la notte a fare la ronda al quarto piano.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Tubazioni» disse. «Tubazioni… Ron, ha usato l’Impianto idraulico. La sua voce io l’ho sentita dentro i muri…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Allock Impallidì.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Quando Harry bussò, all’interno cadde un Improvviso silenzio. Poi la porta venne socchiusa di pochi millimetri e i due ragazzi videro uno degli occhi di Allock che sbirciava attraverso la fessura.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ehm… be’… sì» disse Allock staccando da dietro la porta un poster che lo raffigurava a grandezza naturale e cominciando ad arrotolarlo. «Una chiamata urgente… Improrogabile… devo andare…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Mio caro ragazzo» disse Allock raddrizzandosi e fissandolo con la fronte aggrottata. «Un po’ di buon senso. I miei libri non avrebbero venduto neanche la metà se la gente non avesse pensato che a fare tutte quelle cose ero stato io. A nessuno piace leggere le Imprese di un mago armeno brutto e vecchio, anche se ha salvato un intero paese dai lupi mannari. La sua immagine in copertina avrebbe veramente sfigurato! Non aveva nessun gusto nel vestirsi. Quanto poi alla maga che ha messo in fuga l’anima in pena della strega Bandon, aveva il labbro leporino. Insomma, cerca di capire…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Harry, Harry» disse Allock scuotendo la testa con Impazienza. «Non è così semplice. Non ho mica lavorato poco, sai? Ho dovuto andare a scovare queste persone. Chiedergli come erano riuscite a compiere le loro Imprese. Poi ho dovuto fargli un Incantesimo di Memoria perché non ricordassero più quel che avevano fatto. Se c’è una cosa di cui vado fiero è proprio il mio Incantesimo di Memoria. No, davvero, il lavoro da fare è stato tanto, Harry. Non basta firmare autografi sui libri e distribuire foto pubblicitarie, sai? Se vuoi la fama devi essere pronto a faticare, con costanza».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Ooooh, è stato orribile!» esclamò deliziata. «È successo proprio qui dentro. Sono morta in questo cubicolo. Me lo ricordo così bene! Mi ero nascosta perché Olive Hornby mi stava prendendo in giro per via degli occhiali. La porta era chiusa a chiave e io stavo piangendo, quando ho sentito qualcuno entrare. Diceva cose strane. Credo che parlasse un’altra lingua. Era la voce di un ragazzo… e questo mi ha tratto in inganno. E cosi ho aperto la porta per dirgli di andare nel bagno dei maschi e subito dopo…» e qui la voce di Mirtilla assunse un’aria d’Importanza e il suo volto divenne raggiante, «…sono morta».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry tornò a fissare il serpente, Imponendosi di credere che fosse vivo. Alla luce della candela sembrava quasi che si muovesse.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Dietro di loro qualcuno si mosse all’Improvviso: a Gilderoy Allock si erano piegate le ginocchia.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «E invece sì» riprese Riddle con calma. «Naturalmente all’inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi potuto leggere le annotazioni che scriveva via via sul diario… Col tempo, sono diventate sempre più interessanti… ‘Caro Tom’ recitò fissando il volto inorridito di Harry ‘credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me… Oggi c’è stata un’altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto Impazzendo… Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Perché ti Importa tanto di sapere come ho fatto a cavarmela?» chiese Harry lentamente. «Voldemort è vissuto dopo di te».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Nessuno sa perché hai perso i tuoi poteri quando mi hai aggredito» disse a un tratto. «Non lo so neanche io. Ma so perché non sei riuscito a uccidermi. Perché mia madre è morta per salvarmi. Mia madre, nata dalla volgare stirpe dei Babbani» aggiunse, tremando d’ira repressa. «È stata lei a Impedire che tu mi uccidessi. E io ho visto chi tu sei veramente. Ti ho visto l’anno scorso. Sei un relitto. Più morto che vivo. Ecco dove ti ha portato tutto il tuo potere. Vivi nascosto. Sei brutto, sei un vigliacco!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Dentro al cappello era apparsa una spada d’argento lucente, con l’Impugnatura tempestata di rubini grossi come un uovo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Fanny?» Aveva la lingua Impastata. «Sei stata bravissima, Fanny…» Sentì l’uccello posare la sua splendida testa nel punto in cui era stato ferito dalla zanna del serpente.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Lucius Malfoy rimase Impietrito, fissando l’elfo. Poi si scagliò contro Harry.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Peccato!» disse Ron servendosi un bombolone alla marmellata. «Cominciava a starmi sImpatico».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Il giorno del rientro a casa con l’Espresso di Hogwarts giunse fin troppo presto. Harry, Ron, Hermione, Fred, George e Ginny occuparono uno scompartimento tutto per loro. Sfruttarono al massimo le ultime ore che gli restavano per sparare magie all’Impazzata prima delle vacanze. Giocarono a Spara Schiocco, fecero scoppiare gli ultimi fuochi d’artificio Filibuster di Fred e George e si esercitarono a disarmarsi a vicenda con incantesimi vari. Harry stava diventando un campione in questa specialità.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Sono in vacanza in Francia al momento e non sapevo come fare a spedirti questo pacco: e se per caso lo aprivano alla frontiera? Ma poi è spuntata Edvige! Credo che volesse essere sicura che tu ricevessi qualcosa per il tuo compleanno, tanto per cambiare. Ti ho comprato questo regalo via gufo, c'era la pubblicità sulla Gazzetta del Profeta (me la faccio recapitare qui, è bello tenersi aggiornati sulle novità del mondo della magia). Hai visto la foto di Ron e della sua famiglia una settimana fa? Scommetto che sta Imparando un sacco di cose, sono davvero invidiosa: i maghi dell'antico Egitto erano affascinanti.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry non riconobbe il terzo gufo, un bell'animale fulvo, ma capì all'istante da dove veniva perché, oltre a un terzo grosso pacco, portava una lettera con il sigillo di Hogwarts. Quando Harry gli prese il pacco, il gufo arruffò le piume con aria d'Importanza, spalancò le ali e spiccò il volo nella notte attraverso la finestra.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Arthur Weasley, Direttore dell'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani al Ministero della Magia, ha vinto il primo premio della lotteria annuale Super Galeone d'Oro della Gazzetta del Profeta.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Per Harry nessuno meritava di vincere un bel mucchio d'oro più dei Weasley, che erano molto sImpatici ed estremamente poveri. Prese la lettera di Ron e la aprì.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   «Quando Impareranno che la pena di morte è il solo modo di trattare con gente del genere?» disse zio Vernon picchiando il grosso pugno violaceo sul tavolo.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zia Marge era la sorella di zio Vernon. Anche se per lui era solo una parente acquisita (la madre di Harry era la sorella di zia Petunia), era costretto a chiamarla zia. Zia Marge viveva in campagna, in una casa con un grande giardino, e allevava bulldog. Non veniva spesso a Privet Drive, perché non riusciva a separarsi dai suoi amatissimi cani, ma tutte le sue visite erano vividamente, orribilmente Impresse nella memoria di Harry.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry, che era rimasto immobile come Impietrito dall'orrore, all'Improvviso ebbe un'idea. Lasciò perdere il pane tostato, scattò in piedi e seguì zio Vernon nell'ingresso.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Edvige» disse in tono sconsolato, «devi sparire per una settimana. Vai con Errol, Ron si prenderà cura di te. Gli scriverò un biglietto per spiegargli. E non guardarmi cosi» gli occhi ambrati di Edvige erano colmi di rImprovero «non è colpa mia. E l'unico modo per avere il permesso di andare a Hogsmeade con Ron e Hermione».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Quando tornò in cucina, a zia Marge erano stati serviti tè e torta alla frutta e Squarta, in un angolo, leccava rumorosamente il piattino. Harry vide zia Petunia rabbrividire Impercettibilmente notando le gocce di tè e bava che macchiavano il pavimento pulito. Zia Petunia odiava gli animali.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Non devi rImproverarti per come è venuto su il ragazzo, Vernon» disse a pranzo il terzo giorno. «Se c'è qualcosa di marcio dentro, uno non può farci niente».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Non è vero» disse Harry all'Improvviso. Tutti tacquero. Harry tremava. Non era mai stato così arrabbiato.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «ANCORA UN PO' DI BRANDY!» strillò zio Vernon, che era Impallidito. Svuotò la bottiglia nel bicchiere di zia Marge. «Tu, ragazzo» sibilò rivolto a Harry. «Vai a dormire, vai...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma zia Marge all'Improvviso tacque. Per un attimo, fu come se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia inesprimibile, una rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo faccione rosso cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere e la sua bocca si stirò a tal punto da Impedirle di parlare. Un attimo dopo, parecchi bottoni saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava gonfiando come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di tweed e le dita simili a salsicce.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry riaprì il baule e spinse da una parte il contenuto per cercare il Mantello dell'Invisibilità, ma prima ancora di averlo trovato si alzò all'Improvviso e si guardò intorno un'altra volta.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Lumos» mormorò Harry, e una luce abbagliante apparve sulla punta della bacchetta. La tenne alta sopra la testa, e l'intonaco incrostato di ghiaino del numero 2 all'Improvviso prese a brillare; la porta del garage scintillò e Harry scorse distintamente il vasto profilo di qualcosa di molto grosso, dagli enormi occhi lucenti...
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Si udì un BANG assordante e Harry alzò le mani per ripararsi da un'Improvvisa luce accecante...
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Non l'ho fatto apposta» rispose Harry seccato. Aveva i jeans strappati al ginocchio, e la mano che aveva gettato indietro per frenare la caduta sanguinava. All'Improvviso gli venne in mente perché era caduto, e si voltò rapido a guardare il passaggio tra il garage e la staccionata. I fari del Nottetempo lo inondavano di luce, ed era vuoto.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Stan Impallidì, brufoli compresi; Ern sterzò così bruscamente che un'intera fattoria dovette fare un balzo indietro per evitare l'autobus.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Ma sei Impazzito?» strillò Stan. «Che ti viene in mente di dire quel nome, eh?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ernie all'Improvviso rabbrividì.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Ed eccoli sfrecciare lungo Charing Cross Road. Harry si rizzò a sedere e osservò gli edifici e le panchine che si ritraevano dal percorso del Nottetempo. Il cielo Impallidiva lentamente. Harry rifletté sul da farsi: stare
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Bene, Harry» disse Caramell versando il tè, «ci hai fatto prendere un bello spavento, lo ammetto. Scappare così da casa dei tuoi zii! Cominciavo a pensare... ma sei sano e salvo, e questa è la cosa Importante».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Oh, caro ragazzo, non vogliamo certo punirti per una cosetta del genere!» esclamò Caramell, agitando Impaziente la tartina. «È stato un incidente! Nessuno finisce ad Azkaban solo per aver gonfiato una zia!»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   A meno che i suoi occhi non lo ingannassero, Harry notò che Caramell assumeva all'Improvviso un'aria circospetta.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Caramell rabbrividì Impercettibilmente.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Tese la mano e Harry, stringendola, ebbe un'idea Improvvisa.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Ma lei è il Ministro della Magia» disse Harry Impaziente. «Se mi desse il permesso...»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Spostati» disse il libraio Impaziente, spingendo Harry di lato. S'infilò un paio di guanti molto spessi, prese un grosso, nodoso bastone da passeggio e avanzò verso la porta della gabbia dei Libri Mostri.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Ah, quest'anno cominci Divinazione, eh?» disse il libraio, sfilandosi i guanti e guidando Harry nel retrobottega, dove c'era un angolo dedicato alla lettura del futuro. Un tavolino era carico di libri come Prevedere l'Imprevedibile: Proteggetevi dai Traumi e Sfere Infrante: Quando le Sorti si rovesciano.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Impiegarono quasi dieci minuti per riprendere Crosta, che si era rifugiato sotto un cestino della carta straccia davanti ad Accessori di Prima Qualità per il Quidditch. Ron si ficcò in tasca il topo tremante e si alzò massaggiandosi la testa.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Non ne dubito» disse la signora Weasley, Improvvisamente accigliata. «Voi due non siete diventati Prefetti, a quanto ne so».
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Molly, dicono che Sirius Black è pazzo, e forse lo è, ma è stato abbastanza furbo da fuggire da Azkaban, e questo dovrebbe essere Impossibile. Sono passate tre settimane e nessuno ne ha visto l'ombra, e non mi Importa quello che Caramell continua a ripetere alla Gazzetta del Profeta, non siamo più vicini alla cattura di Black che all'invenzione delle bacchette autoincantanti. La sola cosa che sappiamo per certo è ciò che Black sta cercando...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   E poi c'erano le guardie di Azkaban, di cui tutti parlavano. Pareva potessero far Impazzire la gente di paura, e se si piazzavano attorno alla scuola, le probabilità che Black riuscisse a entrare sembravano molto remote.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Percy e Ginny apparvero all'Improvviso dietro a Harry. Ansimavano, e sembrava che avessero corso.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Che cos'è questo rumore?» chiese Ron all'Improvviso.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Sì... ma da due soldi» disse Ron. «È praticamente Impazzito quando ho cercato di legarlo alla zampa di Errol per spedirlo a Harry».
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   La porta dello scompartimento si aprì all'Improvviso e qualcuno inciampò nelle gambe di Harry.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Silenzio!» disse all'Improvviso una voce roca.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Ma fu visibile solo per un attimo. Come se la creatura sotto il mantello avesse avvertito lo sguardo di Harry, la mano si ritrasse all'Improvviso nelle pieghe nere della stoffa.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Bene, credo di avervi detto tutte le cose Importanti» concluse Silente. «Che la festa cominci!»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Quando Harry, Ron e Hermione entrarono nella Sala Grande per la colazione, la mattina dopo, la prima cosa che videro fu Draco Malfoy Impegnato a intrattenere un folto gruppo di Serpeverde con una storia molto divertente. Mentre passavano, Malfoy si esibì in una ridicola imitazione di uno svenimento che fece scoppiare tutti a ridere.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Lascia perdere, Harry» lo esortò George. «Papà è dovuto andare ad Azkaban una volta, ti ricordi, Fred? E ha detto che è il posto peggiore in cui sia mai stato. È tornato che era tutto un tremito... è come se portassero via la felicità, i Dissennatori. Quasi tutti i prigionieri Impazziscono là dentro».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Oh, Ron, che cosa t'Importa se il mio orario è un po' affollato?» scattò Hermione. «Te l'ho detto, ho deciso tutto con la McGranitt».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Il viaggio fino alla Torre Nord fu lungo. In due anni a Hogwarts non avevano ancora Imparato tutto sul castello, e non erano mai stati nella Torre Nord prima d'allora.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Una missione!» L'ira del cavaliere svanì in un istante. L'ometto si rialzò in un clangore metallico ed esclamò: «Seguitemi, cari amici, e troveremo la nostra meta, o periremo eroicamente nell'Impresa!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Come in risposta alla sua domanda, la botola si aprì all'Improvviso, e una scala argentata calò fino ai piedi di Harry. Tutti tacquero.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Una voce uscì all'Improvviso dall'ombra, una voce dolce e misteriosa.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   La prima Impressione che Harry ne ebbe fu quella di un grosso insetto luccicante. La professoressa Cooman avanzò nel cerchio di luce del fuoco, e videro che era molto magra; gli spessi occhiali le rendevano gli occhi molto più grandi del normale, ed era avvolta in uno scialle leggero, tutto ricamato di perline. Innumerevoli catene e collane le pendevano dal collo esile, e le mani e le braccia erano cariche di braccialetti e anelli.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Molte streghe e molti maghi, per quanto talento possano avere nel campo delle esplosioni e degli odori e delle sparizioni Improvvise, non sono tuttavia in grado di penetrare i misteri velati del futuro» riprese la professoressa Cooman, con gli enormi occhi scintillanti che si spostavano da un volto all'altro. «È un Dono concesso a pochi. Tu, ragazzo» disse Improvvisamente rivolta a Neville, che quasi cadde dallo sgabello, «sta bene tua nonna?»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Fammi vedere, caro» disse a Ron in tono di rImprovero, curvandosi per prendergli la tazza di Harry. Tutti tacquero, in attesa.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Che cosa c'è, professoressa?» chiese Dean Thomas all'Improvviso. Si erano alzati tutti e lentamente avevano circondato il tavolo di Harry e Ron, avvicinandosi alla professoressa Cooman per guardare nella tazza di Harry.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Ma insomma, che cos'avete oggi?» domandò la professoressa McGranitt, tornando se stessa con un debole pop e guardandoli tutti quanti uno a uno. «Non che sia Importante, ma è la prima volta che la mia trasformazione non viene accolta da un applauso».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «La Divinazione è uno dei settori più Imprecisi della magia. Non vi nasconderò che faccio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman...»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Ron guardò Hermione come se fosse Impazzita.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Hagrid aspettava gli allievi sulla soglia della sua capanna. Era in piedi, imbacuccato nel cappotto di talpa, con Thor il cane da caccia accanto a sé, e sembrava Impaziente di cominciare.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Ma in quel momento, con grande sorpresa di Harry, l'Ippogrifo piegò all'Improvviso le ginocchia squamose, e si abbassò in quello che era un inconfondibile inchino.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Senza preavviso, le ali lunghe più di tre metri si spalancarono; Harry ebbe appena il tempo di afferrare il collo dell'Ippogrifo e già quello si librava nell'aria. Non era affatto come un manico di scopa, e Harry sapeva quale dei due preferiva; le ali dell'Ippogrifo battevano scomodamente, urtandogli le gambe e dandogli l'Impressione di stare per cadere da un momento all'altro; le piume lucenti scivolavano sotto le sue dita e Harry d'altra parte non osava aggrapparsi più forte; abituato ai movimenti fluidi della sua Nimbus Duemila, ora beccheggiava avanti e indietro mentre i fianchi dell'Ippogrifo si alzavano e si abbassavano insieme alle ali.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Incoraggiati dal successo di Harry, gli altri ragazzi si arrampicarono cautamente sulla staccionata. Hagrid slegò gli Ippogrifi uno a uno, e ben presto tutti furono Impegnati in una serie di nervosi inchini. Neville si ritrasse dal suo Ippogrifo, che sembrava non avere nessuna intenzione di inchinarsi. Ron e Hermione fecero qualche prova con quello color castagna, mentre Harry li guardava.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «C'è una luce accesa in casa di Hagrid» disse Harry all'Improvviso.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «CHE COSA CREDI DI FARE, EH?» ruggì, così all'Improvviso che fecero un salto tutti e tre. «TU NON DEVI ANDARE IN GIRO QUANDO C'È BUIO, HARRY! E VOI DUE CHE GLIELO LASCIATE FARE!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   cosa succede. Forse così Imparerai a fare le cose per bene».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Con la forza di un proiettile, la pallottola di gomma da masticare schizzò fuori dalla toppa e s'infilò su per la narice sinistra di Pix, che sobbalzò e filò via Imprecando.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Allora» disse il professor Lupin radunando la classe verso l'altro capo della stanza, occupato solo da un vecchio armadio in cui gli insegnanti tenevano i mantelli di ricambio. Mentre il professor Lupin si avvicinava, l'armadio ondeggiò all'Improvviso, sbattendo contro il muro. Alcuni ragazzi balzarono indietro, spaventati.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Quasi tutti risero. Anche Neville sorrise a mo' di scusa. Il professor Lupin, invece, parve Impensierito.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Impagliato in cima. E un vestito lungo... quasi sempre verde... e a volte un collo di volpe»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Di qua!» esclamò il professor Lupin all'Improvviso, correndo in avanti.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Chiacchierando eccitati, i ragazzi uscirono dalla sala professori. Harry però non si sentiva soddisfatto. Il professor Lupin gli aveva deliberatamente Impedito di affrontare il Molliccio. Perché? Era perché aveva visto Harry svenire sul treno, e credeva che non fosse in grado di farcela? Credeva forse che Harry avrebbe perso conoscenza un'altra volta?
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   A nessuno piaceva davvero Cura delle Creature Magiche, che, dopo la prima lezione tutta emozioni e colpi di scena, era diventata estremamente tediosa. Hagrid sembrava aver perso la fiducia in se stesso. Ora passavano lezioni intere a Imparare come badare ai Vermicoli, che probabilmente erano tra le creature più noiose del mondo.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Oh, che sciocchezza» disse Hermione Impaziente. «Grattastinchi ha sentito l'odore, Ron, altrimenti come avrebbe fatto a...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Attento, Weasley, attento!» esclamò la professoressa Sprite mentre i fagioli sbocciavano all'Improvviso davanti ai loro occhi.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Non badare a Hermione, Lavanda» disse Ron ad alta voce. «A lei non Importa niente degli animali degli altri».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Non vai a Hogsmeade, Harry? Come mai? Ehi...» Colin guardò i suoi amici con Impazienza, «perché non vieni a sederti qui con noi, Harry?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «No» mentì lui. Bevve un sorso di tè, osservando l'Avvincino che brandiva un pugno minaccioso contro di lui. «Sì» disse all'Improvviso, posando la tazza sulla scrivania di Lupin. «Si ricorda il giorno che abbiamo sfidato il Molliccio?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Be'... sì» disse Harry. All'Improvviso si sentiva molto meglio. «Professor Lupin, lei sa che i Dissenatori...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Fatemi passare, per favore» disse Percy, facendosi largo nella calca con aria d'Importanza. «Che cos'è questo ingorgo? Non è possibile che abbiate dimenticato la parola d'ordine tutti quanti... scusate, sono il Caposcuola...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   E poi il silenzio cadde sulla folla, a partire da chi era davanti, così che una corrente gelata parve dilagare per il corridoio. Percy disse, con voce Improvvisamente aspra: «Qualcuno vada a chiamare il professor Silente. Subito».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Perché il castello è protetto da qualcosa di più che dalle mura» disse Hermione. «Ci sono incantesimi di ogni sorta per Impedire alla gente di entrare di soppiatto. Non ci si può Materializzare e basta, qui. Mi piacerebbe vedere il travestimento in grado di ingannare i Dissennatori. Sorvegliano ogni singolo ingresso. Se fosse venuto in volo, lo avrebbero visto. E Gazza conosce tutti i passaggi segreti, immagino che siano sorvegliati anche quelli...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Sembra... quasi Impossibile... che Black sia potuto entrare nella scuola senza un aiuto dall'interno. Avevo espresso la mia preoccupazione quando lei ha assegnato...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Nei giorni seguenti, a scuola non si parlò d'altro che di Sirius Black. Le teorie su come era riuscito a penetrare nel castello diventarono sempre più Improbabili; Hannah Abbott di Tassorosso trascorse gran parte della lezione di Erbologia dicendo a tutti che Black era in grado di trasformarsi in un cespuglio fiorito.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Il tempo peggiorò costantemente mentre si avvicinava la prima partita di Quidditch. Imperterrita, la squadra dei Grifondoro si allenava più decisa che mai sotto gli occhi di Madama Bumb. Poi, agli ultimi allenamenti prima della partita del sabato, Oliver Baston comunicò alla sua squadra alcune spiacevoli novità.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «È silenzioso solo perché è troppo tonto per mettere due parole in fila» disse Fred Impaziente. «Non so perché ti preoccupi, Oliver, i Tassorosso sono una facile preda. L'ultima volta che abbiamo giocato contro di loro, Harry ha preso il Boccino d'Oro dopo cinque minuti, ti ricordi?»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry non aveva altro in mente se non la partita. Oliver Baston continuava a correre da lui tra una lezione e l'altra per dargli dei suggerimenti. La terza volta, Baston lo trattenne così a lungo che Harry all'Improvviso si rese conto di essere in ritardo di dieci minuti per Difesa contro le Arti Oscure, e si allontanò correndo, con Baston che gli urlava alle spalle:
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry trascorse davanti al fuoco le ore che lo separavano dall'alba, alzandosi ogni tanto per Impedire a Grattastinchi di sgattaiolare di nuovo su per la scala dei ragazzi. Alla fine, pensando che fosse ora di colazione, si diresse da solo verso il buco del ritratto.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   con la sua bacchetta magica esclamando: «Impervius!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Ma stava succedendo qualcosa di strano. Un silenzio lugubre cadde sullo stadio. Il vento, benché più forte che mai, non ruggiva più. Era come se qualcuno avesse spento l'audio, come se Harry fosse diventato sordo all'Improvviso... che cos'era?
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Dov'è Baston?» chiese Harry, notando all'Improvviso la sua assenza.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Impossibile, i Corvonero sono troppo bravi. Ma se Serpeverde perde contro Tassorosso...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry ebbe fiumi di visitatori, tutti decisi a tenerlo di buonumore. Hagrid gli mandò un mazzo di fiori Imparruccati che sembravano cavoli gialli e Ginny Weasley, arrossendo furiosamente, sì presentò con un biglietto d'auguri che aveva fatto lei e che cantava a squarciagola a meno che Harry non lo tenesse chiuso sotto la ciotola della frutta. La squadra dei Grifondoro tornò a fargli visita domenica mattina, questa volta accompagnata da Baston, che con voce cupa e desolata assicurò a Harry che non lo riteneva assolutamente responsabile della sconfitta. Ron e Hermione si allontanavano dal letto di Harry solo la sera. Ma nulla e nessuno poteva far stare meglio Harry, perché nessuno sapeva nemmeno la metà di ciò che lo turbava.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Perché Harry ormai sapeva di chi erano quelle grida. Aveva sentito quelle parole, le aveva sentite e risentite durante le ore della notte in infermeria, mentre giaceva sveglio a guardare le strisce di luce lunare sul soffitto. Quando i Dissenatori gli si avvicinavano, riascoltava gli ultimi istanti di vita di sua madre, i suoi tentativi di proteggere lui, Harry, da Voldemort, e la risata di Voldemort appena prima che la uccidesse... Harry dormiva sonni agitati, sprofondava in sogni affollati di mani marce e appiccicose e di suppliche Impietrite, e si svegliava di soprassalto cercando di fissare nella mente la voce di sua madre, cercando di ricordarla.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Lupin fece un gesto Improvviso, come se volesse mettere una mano sulla spalla di Harry, ma poi ci ripensò. Ci fu un attimo di silenzio; e poi...
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «La fortezza si trova su un'isoletta in mezzo al mare, ma non servono mura e acqua per trattenere i prigionieri, non quando sono tutti intrappolati nelle proprie teste, incapaci di formulare un solo pensiero allegro. Quasi tutti Impazziscono entro qualche settimana».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ma lei è riuscito a mandar via quel Dissennatore sul treno» disse Harry all'Improvviso.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   E all'Improvviso sottili righe d'inchiostro cominciarono a spuntare come una ragnatela dal punto in cui la bacchetta di George aveva toccato il foglio. Si univano, si incrociavano, si allargavano in tutti gli angoli della pergamena. Parole presero a fiorire in testa alla pagina, grosse parole verdi e aggraziate che proclamavano:
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Poi, all'Improvviso, come rispondendo a un ordine, arrotolò la mappa, la infilò sotto gli abiti e corse alla porta della classe. La socchiuse. Non c'era nessuno fuori. Con grande cautela uscì dalla stanza e si infilò dietro la statua della strega con un occhio solo.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Si trovava in una cantina piena di casse e scatole di legno. Harry uscì dalla botola e la richiuse: combaciava così perfettamente con il pavimento polveroso che era Impossibile individuarla. Harry strisciò lentamente verso la scala di legno che portava di sopra. Ora sentiva delle voci, oltre al tintinnio di un campanello e a una porta che si apriva e si chiudeva.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Incerto sul da farsi, all'Improvviso sentì una porta spalancarsi molto più vicino; qualcuno stava per scendere.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Wow!» disse Ron, Impressionato, «hai Imparato a Materializzarti!»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Sei Impazzita?» disse Ron a Hermione sgranando gli occhi. «Consegnare una cosa cosi utile?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Una corrente Improvvisa gli scompigliò i capelli. La porta dei Tre Manici si era riaperta. Harry gettò uno sguardo in quella direzione da sopra l'orlo del boccale e la Burrobirra gli andò di traverso.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «È un incantesimo incredibilmente complesso» disse stridulo, «che consiste nel nascondere con la magia un segreto dentro una sola persona vivente. L'informazione è nascosta dentro la persona prescelta, o Custode Segreto, e quindi è Impossibile da trovare... a meno che, naturalmente, il Custode Segreto non decida di renderla nota. Finché il Custode Segreto si fosse rifiutato di parlare, VoiSapeteChi avrebbe potuto perquisire per anni il paesino dove erano nascosti James e Lily senza trovarli, nemmeno se fosse andato a sbattere il naso contro la finestra del loro salotto!»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «E se gli davo Harry, eh? Ci scommetto che lo buttava giù dalla moto dritto in mare. Il figlio del suo migliore amico! Ma quando un mago passa al Lato Oscuro, non c'è niente e nessuno che gli Importa più...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Ahimé, magari» disse Caramell amaramente. «Non siamo stati noi a trovarlo. È stato il piccolo Peter Minus, un altro amico dei Potter. Impazzito di dolore, senza dubbio, sapendo che Black era il Custode Segreto dei Potter, è andato a cercarlo».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Venerava Black e Potter, erano i suoi idoli» disse la professoressa McGranitt. «Ma non era dotato come loro. Spesso sono stata dura con lui. Potete immaginare come... come mi dispiace adesso...» Era come se all'Improvviso le fosse venuto il raffreddore.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Un rumore Improvviso fece voltare Harry, Ron e Hermione. Fierobecco l'Ippogrifo giaceva in un angolo della capanna, masticando qualcosa che colava sangue sul pavimento.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Ron e Hermione alzarono lo sguardo verso Harry, aspettandosi che cominciasse a rImproverare Hagrid di non avergli detto la verità su Black. Ma Harry non ci riuscì, non con un Hagrid così depresso e spaventato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «E quei Dissennatori mi fanno sentire tutto strano» disse Hagrid, con un brivido Improvviso. «Ci devo passare davanti tutte le volte che vado ai Tre Manici di Scopa per un goccetto. È come essere ancora ad Azkaban...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Credi che a quelli gli Importa? No che non gli Importa. Basta che hanno cento o duecento umani chiusi là con loro e gli possono succhiare via tutta la felicità, e non gli Importa mica chi ha la colpa e chi non ha la colpa».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Che cosa Importa?» disse Ron Impaziente. «Senti, Harry, posso farci un giro? Posso?»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Il pelo di Grattastinchi si rizzò all'Improvviso. Un acuto fischio metallico riempi la stanza. Lo Spioscopio Tascabile era scivolato fuori dai vecchi calzini di zio Vernon e ora vorticava e riluceva sul pavimento.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry infilò di nuovo lo Spioscopio dentro i calzini e li gettò nel baule. Ora si sentivano solo i gemiti e le Imprecazioni di Ron. Crosta era rannicchiato tra le mani del suo padrone. Harry, che non lo vedeva da parecchio,
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «I cracker!» disse Silente entusiasta, offrendo l'estremità di un involto d'argento a Piton, che lo prese con riluttanza e tirò. Con uno schiocco simile a un colpo di fucile, il cracker si spezzò rivelando un grosso cappello da strega, a punta, sormontato da un avvoltoio Impagliato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   E in effetti con un cenno della bacchetta sollevò a mezz'aria una sedia che roteò su se stessa per qualche secondo prima di cadere con un tonfo tra il professor Piton e la professoressa McGranitt. La professoressa Cooman comunque non si sedette; i suoi occhi enormi passarono in rassegna il tavolo, e all'Improvviso lei emise una specie di strillo soffocato.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Correremo questo rischio, Sibilla» disse la professoressa McGranitt Impaziente. «Siediti, il tacchino si raffredda».
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   La voce della Cooman si fece all'Improvviso molto meno velata.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry sapeva che Hermione aveva agito con le migliori intenzioni, ma questo non gli Impedì di arrabbiarsi con lei. Per poche, brevi ore era stato il proprietario di uno dei migliori manici di scopa del mondo, e ora, grazie alla sua intromissione, non sapeva se l'avrebbe mai più rivisto. Era certo che al momento non ci fosse niente che non andava nella Firebolt, ma in che condizioni sarebbe stata dopo aver subito ogni genere di test antimalocchio?
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Alle loro spalle si udì un 'mmm' forte e Impaziente. Era Hermione, seduta ai piedi di un'armatura, intenta a sistemare la borsa, così gonfia di libri che non si chiudeva.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «D'accordo» disse Harry, cercando di dare l'Impressione di non essere preoccupato, ma anzi assolutamente felice che Lupin avesse trovato un così valido sostituto di un vero Dissennatore.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry ebbe un'Improvvisa visione di se stesso rannicchiato dietro una figura formato Hagrid armata di una grossa mazza. Il professor Lupin riprese: «Il Patronus è una forza positiva, una proiezione delle cose di cui si alimenta il Dissennatore: la speranza, la felicità, il desiderio di sopravvivere. Ma non può provare la disperazione come i veri esseri umani, quindi i Dissennatori non sono in grado di fargli del male. Devo però avvertirti, Harry, che l'incantesimo potrebbe essere troppo avanzato per te. Molti maghi qualificati incontrano serie difficoltà».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Qualcosa schizzò fuori all'Improvviso dalla punta della sua bacchetta; sembrava un filo di gas argenteo.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry all'Improvviso si accorse che aveva il viso bagnato di lacrime. Chinò il capo più che poteva e si asciugò le guance con un lembo del vestito, fingendo di allacciarsi la scarpa, per non farsi vedere da Lupin.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry non aveva tempo di lambiccarsi sul mistero dell'orario Impossibile di Hermione; doveva finire il tema per Piton. Due secondi dopo, comunque, fu interrotto di nuovo, questa volta da Baston.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Brutte notizie, Harry. Sono appena stato dalla professoressa McGranitt a parlare della Firebolt. Lei... ehm... si è un po' arrabbiata con me. Mi ha detto che non capivo che cos'è più Importante. Ha detto che m'Importava di più di vincere la Coppa che della tua vita. Solo perché le ho detto che non era un problema se la scopa ti disarcionava, purché prima tu fossi riuscito a prendere il Boccino». Baston scosse la testa incredulo. «Davvero, dovevi sentire come urlava... neanche avessi detto una cosa terribile... poi le ho chiesto quanto tempo pensava di tenersela...» Fece una smorfia e imitò la voce severa della professoressa McGranitt: «'Per tutto il tempo necessario, Baston'... credo che sia ora di ordinarti una scopa nuova, Harry. C'è un modulo in fondo a Guida ai Manici di Scopa... potresti prendere una Nimbus Duemilauno, come quella di Malfoy».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Se lo merita» disse all'Improvviso.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Harry quasi rImpianse di aver chiesto che cosa c'era sotto il cappuccio di un Dissennatore. La risposta era così orribile, e lui era così assorto a chiedersi che cosa si dovesse provare a farsi succhiar via l'anima, che a metà delle scale andò a sbattere dritto contro la professoressa McGranitt.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Stiletto!» disse Harry a Sir Cadogan, che fu molto deluso e si spostò malvolentieri per lasciarli entrare nella sala comune. Un Improvviso mormorio d'eccitazione si propagò tra i ragazzi, e in un attimo Harry si ritrovò circondato da una piccola folla eccitata.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Che equilibrio! Se la serie Nimbus ha un difetto, è un piccolo solco nella coda: spesso dopo qualche anno comincia a fare attrito. Hanno anche modernizzato il manico, è un po' più sottile delle Scopalinda, mi ricorda le vecchie Frecce d'Argento, peccato che abbiano smesso di produrle, io ci ho Imparato a volare, ed era una gran bella vecchia scopa anche quella...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Alle undici meno un quarto, la squadra di Grifondoro si avviò agli spogliatoi. Il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello della partita contro Tassorosso. Era una giornata lImpida e fresca, con un venticello leggero; questa volta non ci sarebbero stati problemi di visibilità, e Harry, seppur nervoso, cominciava ad avvertire l'eccitazione che solo una partita di Quidditch poteva portare con sé. Udirono il resto della scuola che prendeva posto nello stadio. Harry si tolse la divisa scolastica nera, estrasse la bacchetta dalla tasca e la infilò nella maglietta che avrebbe indossato sotto la divisa da Quidditch. Sperava solo di non averne bisogno. All'Improvviso si chiese se il professor Lupin sarebbe stato tra la folla a guardare.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Fu il miglior suggello alla vittoria dei Grifondoro. Ron, che si era fatto largo tra la folla al fianco di Harry, era piegato in due dalle risate mentre Malfoy cercava di districarsi dal mantello in cui era ancora Impigliata la testa di Goyle.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Perché il suo gatto ha fatto come fanno tutti i gatti» continuò Hagrid ostinato. «Ha pianto tante volte, sapete. È un brutto momento per lei. Troppi Impegni, se volete saperlo, con tutto il lavoro che sta cercando di fare. Ma ha trovato lo stesso il tempo di aiutarmi con il caso di Fierobecco, sapete... ha trovato della roba davvero buona... credo che lui ha qualche possibilità adesso...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Non ti rImprovero mica!» disse Hagrid, respingendo le scuse di Harry. «Con tutto quello che c'hai avuto per la testa, ti ho visto che ti allenavi a Quidditch a tutte le ore del giorno e della notte... ma ve lo devo dire, credevo che a voi due vi Importava di più della vostra amica che di una scopa o di un topo. Ecco».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Malfoy all'Improvviso scorse Ron. Il suo volto pallido fu attraversato da un ghigno malvagio.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry trattenne Ron afferrandolo per gli abiti, per Impedirgli di saltare addosso a Malfoy.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Tiger scattò, le lunghe braccia tese come uno zombie. Harry balzò via, prese un bastone e picchiò Tiger sulla schiena. Poi rimase lì, piegato in due da una risata silenziosa, mentre Tiger faceva una specie di piroetta a mezz'aria per cercare di vedere chi era stato. Siccome Ron era l'unica persona in vista, fu verso di lui che puntò, ma Harry tese la gamba, Tiger inciampò e il suo piedone piatto s'Impigliò nell'orlo del Mantello di Harry, che sentì uno strattone mentre il cappuccio gli scivolava via dal volto.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Sapessi quanto assomigli a tuo padre, Potter» disse Piton all'Improvviso, con un bagliore negli occhi. «Anche lui era straordinariamente arrogante. Quel suo po' di talento a Quidditch gli dava la certezza di essere superiore agli altri. Come te. Andava in giro a pavoneggiarsi con i suoi amici e ammiratori... la somiglianza fra voi due è straordinaria».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Vuota le tasche, Potter!» esclamò il professore all'Improvviso.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Piton aveva preso la mappa. Harry cercò con tutte le sue forze di restare Impassibile.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Lupin continuò a fissare la mappa. Harry ebbe l'Impressione che stesse riflettendo rapidamente.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Le misure di sicurezza Imposte agli studenti dopo la seconda incursione di Black Impedivano a Harry, Ron e Hermione di andare a trovare Hagrid la sera. L'unica occasione per parlare con lui era la lezione di Cura delle Creature Magiche.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Schiaffeggiò Malfoy con tutte le sue forze. Malfoy barcollò. Harry, Ron, Tiger e Goyle rimasero Impietriti mentre Hermione rialzava la mano.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Ci fu un attimo di silenzio. E poi...
«Bene!» disse Hermione all'Improvviso, alzandosi e infilando Svelare il Futuro nella borsa. «Bene!» ripeté, mettendosi in spalla la borsa e facendo quasi cadere Ron dalla sedia. «Ci rinuncio! Me ne vado!»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Oooooh!» esclamò Lavanda all'Improvviso, facendo sobbalzare tutti. «Oooooh, professoressa Cooman, mi è appena venuto in mente! L'aveva visto, che se ne sarebbe andata, vero? Vero, professoressa? 'Verso Pasqua, uno di noi ci lascerà per sempre!' L'ha detto secoli fa, professoressa!»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Per Harry fu un gran brutto periodo. Non poteva andare a lezione senza che qualche Serpeverde non cercasse di fargli lo sgambetto; Tiger e Goyle sbucavano da tutte le parti, e strisciavano via delusi quando lo vedevano circondato da altri ragazzi. Baston aveva dato istruzioni perché Harry venisse scortato ovunque, nel caso che i Serpeverde tentassero di metterlo fuori gioco. Tutta la Casa di Grifondoro raccolse la sfida con entusiasmo, così che per Harry era Impossibile arrivare alle lezioni in orario perché era sempre circondato da un'enorme folla rumorosa. Era più preoccupato per la sicurezza della sua Firebolt che per la propria. Quando non la cavalcava, la chiudeva al sicuro nel suo baule, e spesso durante gli intervalli sfrecciava su nella Torre di Grifondoro a controllare che ci fosse ancora.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Fu un sollievo quando Baston all'Improvviso si alzò e disse: «Squadra! A letto!»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Jordan, se non riesci a commentare in modo Imparziale...»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Fingendo un'Improvvisa concentrazione, Harry voltò la Firebolt e filò verso il campo di Serpeverde. Funzionò. Malfoy si affrettò a inseguirlo, convinto che Harry avesse visto il Boccino laggiù...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Harry accelerò bruscamente; il vento gli fischiava nelle orecchie; tese la mano, ma all'Improvviso la Firebolt rallentò...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «TU, CANAGLIA, IMBROGLIONE!» ululava Jordan nel megafono, saltellando fuori dalla portata della professoressa McGranitt, «TU, SUDICIO ImpOSTORE BAST...»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Ondate di tifosi scarlatti si riversarono in campo scavalcando le barriere. Mani festanti battevano sulle schiene dei giocatori. Harry ebbe una confusa Impressione di rumore e di corpi che premevano contro il suo. Poi lui e il resto della squadra furono issati sulle spalle della folla. Spinto verso la luce, vide Hagrid tappezzato di coccarde scarlatte. «Li hai battuti, Harry, li hai battuti! Aspetta solo che lo dico a Fierobecco!» C'era Percy che, dimenticata ogni dignità, saltava su e giù come un pazzo. La professoressa McGranitt singhiozzava più forte di Baston, asciugandosi gli occhi in un'enorme bandiera di Grifondoro; e laggiù c'erano Ron e Hermione che si facevano largo a fatica verso Harry. Non trovarono le parole. Sorrisero e basta, mentre Harry veniva trasportato verso le tribune, dove Silente attendeva in piedi con l'enorme Coppa del Quidditch tra le mani.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Ma non potevano permetterselo: gli esami erano vicini, e invece di Impigrire in giro, gli studenti erano costretti a rimanere al castello, cercando di obbligare i cervelli a concentrarsi mentre seducenti sbuffi di aria estiva penetravano dalle finestre. Anche Fred e George Weasley furono visti studiare: dovevano ottenere il G.U.F.O. (Giudizio Unico per i Fattucchieri Ordinari). Percy invece si preparava per il M.A.G.O. (Magia Avanzata Grado Ottimale), il diploma più alto che si potesse prendere a Hogwarts. Dal momento che sperava di entrare al Ministero della Magia, doveva ottenere il massimo dei voti. Diventava sempre più irritabile, e assegnava punizioni molto severe a chiunque disturbasse la pace serale della sala comune. In effetti, l'unica persona più tesa di lui era Hermione.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   L'ultimo esame di Harry e Ron era Divinazione; quello di Hermione, Babbanologia. Salirono insieme la scalinata di marmo. Hermione li salutò al primo piano e Harry e Ron salirono fino al settimo, dove molti della loro classe erano seduti sulla scala a chiocciola che portava all'aula della professoressa Cooman, Impegnati in un ripasso affannoso dell'ultimo minuto.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «È probabile» disse Ron sprezzante. «Sai, sto cominciando a pensare che Hermione avesse ragione a proposito di quella» e puntò il pollice verso la botola in alto. «E davvero una vecchia Impostora».
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   La testa le ricadde sul petto. L'insegnante emise una sorta di grugnito. Poi, all'Improvviso, la sua testa si rialzò.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Harry ridiscese la scaletta e la scala a chiocciola, stupefatto... aveva appena ascoltato la professoressa Cooman formulare una vera profezia? O forse aveva solo pensato di concludere l'esame con una scena Impressionante?
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Troppo tardi. Il topo scivolò tra le dita di Ron che cercava di trattenerlo, cadde a terra e fuggì. In un balzo, Grattastinchi scattò alle sue calcagna, e prima che Harry o Hermione potessero Impedirglielo, Ron si tolse il Mantello dell'Invisibilità e sparì nell'oscurità.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Lei e Harry si scambiarono un'occhiata. Era Impossibile correre sotto il Mantello, così uscirono allo scoperto e si gettarono all'inseguimento di Ron: sentivano i suoi passi risuonare davanti a loro, e le sue grida contro Grattastinchi.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   La luce della bacchetta magica illuminò il tronco di un grosso albero; l'inseguimento di Crosta li aveva portati all'ombra del Platano Picchiatore e i suoi rami scricchiolavano, come scossi da un forte vento, menando frustate avanti e indietro per Impedire loro di avvicinarsi.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Tutto quello che si vedeva ormai era una gamba di Ron, agganciata a una radice nel tentativo di Impedire al cane di trascinarlo più giù. Ma un terribile scricchiolio spezzò l'aria come un colpo di pistola: la gamba di Ron si era rotta, e un attimo dopo il suo piede spariva nel buco.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   All'Improvviso l'albero cessò di muoversi, come se fosse stato trasformato in marmo. Non si mosse più una foglia.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry si spinse fuori dall'apertura e si guardò attorno. La stanza era deserta, ma c'era una porta aperta alla loro destra, che conduceva in un'anticamera buia. All'Improvviso Hermione afferrò di nuovo il braccio di Harry. Osservava le finestre sbarrate con gli occhi sgranati.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   L'allusione a suo padre risuonò nelle orecchie di Harry come se Black l'avesse urlata. Un odio ribollente gli esplose nel petto e prese il posto della paura. Per la prima volta nella vita, voleva riavere la bacchetta in mano non per difendersi, ma per attaccare... per uccidere. Senza sapere che cosa stava facendo, avanzò, ma ci fu un Improvviso movimento ai suoi lati e due paia di mani lo afferrarono trattenendolo.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Perché?» esplose Harry, cercando di liberarsi dalla presa di Ron e Hermione. «L'ultima volta non ci hai badato, vero? Non ti è Importato niente di uccidere tutti quei Babbani per arrivare a Minus... che cosa succede, Azkaban ti ha rammollito?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   non gli Importava se veniva a sua volta ferito...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Devi ascoltarmi» disse Black, con una nota di urgenza nella voce. «Altrimenti lo rImpiangerai... non capisci...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Capisco molte più cose di quello che credi tu» esclamò Harry, con voce più tremante che mai. «Non l'hai mai sentita, vero? Mia madre... che cerca di Impedire a Voldemort di uccidermi... e sei stato tu... sei stato tu...»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry guardò Black e Grattastinchi, la presa sempre più salda sulla bacchetta. E allora, che cosa gli Importava di dover uccidere anche il gatto? Era alleato di Black... se era pronto a morire per cercare di proteggerlo, non erano affari di Harry... se Black voleva salvarlo, era solo la prova che gli Importava più di Grattastinchi che dei genitori di Harry...
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «SIAMO QUASSÙ!» urlò Hermione all'Improvviso. «SIAMO QUASSÙ... C'È SIRIUS BLACK... PRESTO!»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Harry si sentì all'Improvviso svuotato. Non l'aveva fatto. I nervi avevano ceduto. Black sarebbe stato riconsegnato ai Dissennatori.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ma allora...» mormorò Lupin, guardando Black così intensamente che sembrava volesse leggergli nella mente... «perché non si è mai rivelato finora? A meno che...» Gli occhi di Lupin si allargarono all'Improvviso, come se vedesse qualcosa al di là di Black, qualcosa che nessun altro poteva vedere... «A meno che non fosse lui... a meno che non vi siate scambiati... senza dirmelo?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «E SI SBAGLIAVA! LEI LO HA SEMPRE AIUTATO!» urlò Harry indicando Black, che all'Improvviso andò verso il letto e vi sprofondò, il volto nascosto da una mano tremante. Grattastinchi gli balzò accanto e gli si piazzò in grembo, facendo le fusa. Ron si ritrasse da entrambi, trascinando la gamba.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ma certo che so come farla funzionare» disse Lupin, agitando la mano con Impazienza. «Ho dato una mano a disegnarla. Io sono Lunastorta: i miei amici mi chiamavano cosi, a scuola».
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «La cosa Importante è che stasera la stavo guardando attentamente, perché sospettavo che tu, Ron e Hermione avreste cercato di sgattaiolare fuori dal castello per andare da Hagrid prima dell'esecuzione del suo Ippogrifo. E avevo ragione, vero?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Non sai quante volte ho visto James sparire lì sotto...» disse Lupin agitando di nuovo la mano, Impaziente. «Il fatto è che sulla Mappa del Malandrino ti si vede anche se indossi un Mantello dell'Invisibilità. Vi ho visto attraversare il parco ed entrare nella capanna di Hagrid. Venti minuti dopo, vi siete congedati da Hagrid e siete tornati al castello. Ma con voi
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Ron esitò, poi s'infilò una mano sotto gli abiti. Ne emerse Crosta, che si divincolava disperatamente; Ron dovette afferrarlo per la lunga coda pelata per Impedirgli di fuggire. Grattastinchi alzò la testa e soffiò.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Quello non è un topo» sbottò Sirius Black all'Improvviso.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Prima che la Pozione Antilupo venisse scoperta, comunque, una volta al mese diventavo un mostro a tutti gli effetti. Sembrava Impossibile che riuscissi a frequentare Hogwarts. Gli altri genitori non avrebbero voluto che i loro figli entrassero in contatto con me.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ma poi Silente diventò Preside, e trovò la soluzione. Disse che se prendevamo alcune precauzioni non c'era motivo per cui io non potessi venire a scuola...» Lupin sospirò e guardò apertamente Harry. «Qualche mese fa ti ho detto che il Platano Picchiatore fu piantato l'anno che sono arrivato a Hogwarts. La verità è che fu piantato perché sono arrivato a Hogwarts. Questa casa...» e Lupin si guardò intorno desolato, «...e il tunnel che porta qui... furono costruiti per me. Una volta al mese mi facevano uscire di nascosto dal castello e venivo qui a trasformarmi. L'albero fu messo all'entrata del tunnel per Impedire a chiunque di incrociarmi quando ero pericoloso».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   Black si fermò. Impossibile dire quale dei due volti esprimeva più odio.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «STAI ZITTA, STUPIDA RAGAZZINA!» urlò Piton, perdendo il controllo all'Improvviso. «NON PARLARE DI COSE CHE NON CAPISCI!» Qualche scintilla sprizzò dalla punta della sua bacchetta, che era ancora puntata verso il volto di Black. Hermione tacque.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Ma non era vero, Harry rifletté all'Improvviso... Crosta aveva cominciato a non star bene prima di incontrare Grattastinchi... fin dal ritorno di Ron dall'Egitto... da quando Black era fuggito...
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Indicò Black, che scosse la testa lentamente; gli occhi infossati all'Improvviso divennero molto lucidi.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Black aveva già preso la bacchetta di Piton dal letto. Si avvicinò a Lupin e all'agitatissimo topo, e i suoi occhi umidi all'Improvviso parvero bruciare.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Remus» ansimò Minus, e Harry vide il sudore che gli Imperlava la faccia pallida, «non credergli, ti prego... ha cercato di uccidermi, Remus...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «È venuto a cercare di uccidermi un'altra volta!» squittì Minus all'Improvviso, indicando Black, e Harry vide che usava il dito medio, perché non aveva più l'indice. «Ha ucciso Lily e James e ora ucciderà anche me... devi aiutarmi, Remus...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Il viso di Black era più che mai simile a un teschio mentre fissava Minus con quegli occhi Impenetrabili.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Come osi?» ringhiò, Improvvisamente simile all'enorme cane che era stato. «Io, la spia di Voldemort? Quando mai ho strisciato attorno a persone più forti e potenti di me? Ma tu, Peter... non capirò mai come ho fatto a non vedere che la spia fin dall'inizio eri tu. Ti è sempre piaciuto avere dei grandi amici che ti proteggessero, vero? Eravamo noi... io e Remus... e James...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Io, una spia... devi essere Impazzito... mai... non so come fai a dire una cosa...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Non so come ho fatto» disse lentamente. «Immagino che l'unico motivo per cui non sono Impazzito è che sapevo di essere innocente. Non era un bel pensiero, quindi i Dissennatori non sono riusciti a portarmelo via... ma mi ha conservato il senno, e non ho perso me stesso... mi ha aiutato a mantenere i miei poteri... così quando tutto è diventato... troppo... sono riuscito a trasformarmi nella mia cella... sono diventato un cane. I Dissennatori, sapete, non ci vedono...» Deglutì. «Vanno a tentoni verso le persone captando le loro emozioni... capivano che le mie emozioni erano meno... meno umane, meno complesse quando ero un cane... ma naturalmente hanno pensato che stessi perdendo la testa come tutti gli altri là dentro, e non si sono preoccupati. Ma ero debole, molto debole, e non avevo alcuna speranza di allontanarli da me senza una bacchetta magica...
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   E infine Harry gli credette. Un nodo alla gola gli Impediva di parlare. Così annuì.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Bene» disse Lupin assumendo all'Improvviso un'aria efficiente. «Ron, io non so aggiustare le ossa bene come Madama Chips, quindi è meglio se per adesso ci limitiamo a immobilizzarti la gamba finché non potremo accompagnarti in infermeria».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Tornare nel tunnel fu complicato. Lupin, Minus e Ron dovettero mettersi di lato per riuscirci; Lupin aveva sempre Minus a tiro di bacchetta. Harry li vide avanzare goffamente nel tunnel uno a uno. Grattastinchi era ancora il primo della fila. Harry entrò subito dopo Black, che faceva galleggiare Piton davanti a loro; il professore continuava a picchiare la testa ciondolante contro il soffitto basso. Harry aveva l'Impressione che Black non facesse nessuno sforzo per evitarlo.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Sai che cosa significa?» chiese Improvvisamente Black a Harry, mentre procedevano lentamente lungo il tunnel. «Consegnare Minus?»
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Una nuvola passò. All'Improvviso sul suolo si allungarono tenui ombre. Il gruppo fu bagnato dalla luce della luna.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Ma due mani robuste e appiccicose all'Improvviso si strinsero attorno al collo di Harry. Costrinsero il suo viso a voltarsi verso l'alto... avvertì l'alito dell'essere... per prima cosa si sarebbe sbarazzato di lui.... ne fiutò l'alito putrido... sua madre urlava nella sua testa... sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe sentito...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Ci resteranno non più di sessanta secondi» disse Harry. L'Impresa sembrava Impossibile.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Hermione» disse Harry all'Improvviso, «e se... se corriamo là dentro, prendiamo Minus...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «No!» rispose Hermione in un sussurro terrorizzato. «Non capisci? Stiamo infrangendo una delle leggi magiche più Importanti! Nessuno dovrebbe cambiare il tempo, nessuno! Hai sentito Silente, se ci vedono...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Credo... che penserei di essere Impazzito» disse Harry, «o che è in atto una Magia Oscura...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Presto! Presto!» gemette Hermione scattando da dietro l'albero, afferrando a sua volta la corda e tirando con Harry per costringere Fierobecco a muoversi più in fretta. Il ragazzo guardò indietro: ora era Impossibile vederli da casa di Hagrid; il giardino del guardiacaccia non si vedeva più.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry e Hermione ascoltarono attentamente. Sentirono dei passi, le Imprecazioni del boia, lo scattare della porta, e poi di nuovo silenzio.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ecco Ron!» disse Harry all'Improvviso.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Se corressi a prenderlo adesso, Piton non potrebbe mai Impadronirsene e...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Stava pensando a suo padre, e ai suoi più vecchi amici... Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso... Quella notte erano tutti nel parco? Codaliscia era ricomparso proprio quella sera, quando tutti pensavano che fosse morto... era così Impossibile che suo padre avesse fatto lo stesso? Era una visione, quella al di là del lago? La sagoma era troppo lontana per vedere distintamente... eppure si era sentito sicuro, per un attimo, prima di perdere i sensi...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Hermione!» esclamò all'Improvviso Harry. «Dobbiamo muoverci!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   C'era un cespuglio vicinissimo all'acqua. Harry vi si nascose e spiò con ansia tra le foglie. Sull'altra riva i barlumi d'argento si spensero all'Improvviso. Paura ed eccitazione lo invasero... da un momento all'altro...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «È meraviglioso!» esclamò Hermione lanciando a Ron un'occhiata di rImprovero, visto che pareva lì lì per scoppiare a ridere.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Non m'Importa. Voglio vederlo lo stesso. Ci troviamo qui».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Da quello che mi ha detto il Preside questa mattina, ieri notte hai salvato un sacco di persone, Harry. Se c'è una cosa di cui sono fiero, è quanto hai Imparato. Raccontami del tuo Patronus».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry ebbe l'Impressione che Lupin volesse partire il più in fretta possibile.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Ma...» Harry lo guardò sbalordito. Come faceva Silente a prenderla con tanta flemma? «Ma... io ho Impedito a Sirius e al professor Lupin di uccidere Minus! Allora è colpa mia se Voldemort ritorna!»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Questa è magia della più profonda e Impenetrabile, Harry. Ma credimi... forse verrà un giorno in cui sarai molto felice di aver salvato la vita a Minus».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Benché il tempo fosse perfetto, benché l'atmosfera fosse così allegra, benché sapesse che avevano fatto l'Impossibile per aiutare Sirius a restare libero, Harry non aveva mai affrontato la fine della scuola con il morale così basso.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Non era solo la partenza del professor Lupin a opprimere Harry. Non riusciva a fare a meno di pensare alla profezia della professoressa Cooman. Continuava a chiedersi dove fosse Minus, se aveva già trovato rifugio da Voldemort. Ma la cosa che lo abbatteva di più era la prospettiva di tornare dai Dursley. Per forse mezz'ora, una gloriosa mezz'ora, aveva creduto che sarebbe andato a vivere con Sirius... il migliore amico dei suoi genitori... sarebbe stata la cosa più bella del mondo, a parte riaverli. E se nessuna nuova voleva decisamente dire buona nuova, perché significava che Sirius era riuscito a nascondersi, Harry non poteva non sentirsi depresso quando pensava alla casa che avrebbe potuto avere, un desiderio ormai Impossibile da realizzare.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   stupito di essersela cavata in Pozioni. Aveva il fondato sospetto che Silente fosse intervenuto per Impedire a Piton di bocciarlo. Il comportamento di Piton verso Harry durante l'ultima settimana era stato piuttosto preoccupante: Harry non riteneva possibile che l'avversione dell'insegnante nei suoi confronti potesse aumentare, ma di sicuro era così. Un muscolo si contraeva in maniera sgradevole a un angolo della bocca sottile di Piton tutte le volte che guardava Harry, e l'insegnante fletteva di continuo le dita, come se morisse dalla voglia di stringergliele attorno al collo.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Lo so» sospirò Hermione, «ma non posso reggere un altro anno come questo. Quella GiraTempo mi stava facendo Impazzire. L'ho restituita. Senza Babbanologia e Divinazione, riuscirò a riavere un orario normale».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Harry» disse Hermione all'Improvviso, lanciando un'occhiata al di sopra della sua spalla. «Che cos'è quella cosa lì fuori dal finestrino?»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Caro Harry,
Spero che questa lettera ti venga recapitata prima che tu arrivi dai tuoi zii. Non so se sono abituati alla posta via gufo.
Io e Fierobecco siamo in clandestinità. Non ti dirò dove, nel caso che questo messaggio finisca nelle mani sbagliate. Ho qualche dubbio sull'affidabilità del gufo, ma è il migliore che ho trovato, e sembrava Impaziente di affrontare la missione.
Credo che i Dissennatori mi stiano ancora cercando, ma non hanno alcuna speranza di trovarmi qui dove sono. Sto progettando di farmi vedere al più presto da alcuni Babbani, molto lontano da Hogwarts, di modo che venga tolta la sorveglianza al castello.
C'è una cosa che non sono riuscito a dirti nel nostro unico breve incontro. Sono stato io a mandarti la Firebolt...

Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Harry guardò con ansia dentro la busta. C'era un altro foglio di pergamena. Lo lesse in fretta e all'Improvviso si sentì caldo e soddisfatto come se avesse inghiottito una bottiglia di Burrobirra bollente in un sol sorso.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    Gli hangletoniani convenivano tutti che la vecchia casa era “sinistra”. Mezzo secolo prima, qualcosa di strano e terribile era successo là dentro, qualcosa di cui gli abitanti più anziani del villaggio amavano ancora discutere quando erano a corto di pettegolezzi. La storia era stata ripetuta così tante volte, e vi erano stati aggiunti cosi tanti fronzoli che nessuno era più certo di quale fosse la verità. Ogni versione del racconto, comunque, cominciava allo stesso modo: cinquant’anni prima, all’alba di una bella giornata d’estate, quando Casa Riddle era ancora ben tenuta e Imponente, una cameriera era entrata in salotto e aveva trovato morti tutti e tre i Riddle.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Fu chiamata la polizia, e tutta quanta Little Hangleton si crogiolò in una curiosità atterrita e in una malcelata eccitazione. Nessuno si sforzò di fingersi addolorato per i Riddle, che erano stati assolutamente Impopolari. Gli anziani signori Riddle, marito e moglie, erano ricchi, snob e sgarbati, e il loro figlio ormai adulto, Tom, era anche peggio. Tutto quello che Importava agli abitanti era l’identità dell’assassino: chiaramente, tre persone in apparenza sane non morivano di colpo per cause naturali nella stessa notte.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    L’Impiccato, il pub locale, fece affari d’oro quella sera: il villaggio al completo accorse per discutere gli omicidi. E la ricompensa per quell’uscita serale arrivò quando la cuoca dei Riddle fece un ingresso teatrale e annunciò al pub Improvvisamente silenzioso che un uomo chiamato Frank Bryce era stato appena arrestato.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Frank!» gridarono in molti. «Impossibile!»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Per quello che ne so, li ha uccisi lui, e non m’Importa di quel che dice la polizia» dichiarò Dot all’Impiccato. «E se avesse un po’ di decenza, se ne andrebbe: lo sa che sappiamo che è stato lui».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Di sopra, Frank voltò a destra, e vide subito dov’erano gli intrusi: proprio alla fine del corridoio c’era una porta socchiusa, e una luce intermittente brillava attraverso la fessura, disegnando una lunga lama d’oro sul pavimento nero. Frank si avvicinò, Impugnando con forza il bastone. Da quella distanza, riusciva già a vedere uno spicchio della camera.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Nel camino il fuoco era acceso. La cosa lo stupì. Smise di avanzare e ascoltò con attenzione, perché dall’interno proveniva una voce d’uomo; suonava esitante e Impaurita.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Dopo» disse una seconda voce. Anche questa apparteneva a un uomo: ma era stranamente acuta, e fredda come un soffio Improvviso di vento gelido. Qualcosa di quella voce fece drizzare i radi peli sulla nuca di Frank. «Avvicinami al fuoco, Codaliscia».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Codaliscia, che aveva farfugliato in maniera incoerente, tacque all’Improvviso. Per qualche istante, Frank non sentì altro che lo scoppiettio del fuoco. Poi il secondo uomo parlò di nuovo, in un sussurro che era quasi un sibilo.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Voi… voi…» la voce di Codaliscia si fece all’Improvviso roca, come se gli si fosse seccata la gola. «Voi… volete… uccidere anche me?»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Nel corridoio, Frank si accorse all’Improvviso che la mano che stringeva il bastone era madida di sudore. L’uomo con la voce fredda aveva ucciso una donna. Ne parlava senza nessun rimorso: sembrava divertito. Era pericoloso; era un pazzo. E progettava altri omicidi: quel ragazzo, Harry Potter, chiunque fosse, era in pericolo…
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Ora la fronte di Frank era Imperlata di sudore, e la mano sul bastone da passeggio tremava. Dentro la stanza, la voce fredda continuava a sibilare, e Frank fu colpito da una strana idea, un’idea Impossibile… Quell’uomo sa parlare con i serpenti.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Non so cosa vuoi dire con questo» disse Frank, con voce sempre più ferma. «Io so solo che stasera ho sentito parecchie cose che interesseranno la polizia, ecco. Avete già ucciso e state per farlo ancora! E vi dirò un’altra cosa» aggiunse, preso da un’Improvvisa ispirazione. «Mia moglie sa che sono qui, e se non torno a casa…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Lentamente, storcendo la faccia, come uno che avrebbe preferito fare qualunque cosa piuttosto che avvicinarsi al suo padrone e al tappeto dove si trovava il serpente, l’ometto avanzò e prese a voltare la poltrona. Il serpente sollevò la brutta testa triangolare e sibilò lievemente mentre le gambe della poltrona s’Impigliavano nel tappeto.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Ed ecco che la poltrona fu di fronte a lui, e Frank vide che cosa vi era seduto. Il bastone da passeggio cadde a terra con un tonfo. Frank apri la bocca e urlò. Urlò cosi forte che non udi mai le parole che la cosa nella poltrona pronunciò levando una bacchetta. Ci fu un lampo di luce verde, un rumore Improvviso, e Frank Bryce si afflosciò. Era morto prima ancora di toccare il pavimento.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Chiuse gli occhi con forza e cercò di ricordare l’aspetto di Voldemort, ma fu Impossibile… tutto quello che Harry sapeva era che nel momento in cui la poltrona di Voldemort era stata girata, e lui, Harry, aveva visto che cosa vi era seduto, uno spasmo di terrore lo aveva svegliato… o era stato il dolore della cicatrice?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    No, la cosa che turbava Harry era che l’ultima volta la cicatrice gli aveva fatto male perché Voldemort era vicino… ma Voldemort non poteva essere lì in quel momento… l’idea di Voldemort appostato in Privet Drive era assurda, Impossibile…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry ascoltò spasmodicamente il silenzio attorno a lui, quasi aspettandosi di sentire lo scricchiolio di una scala, o il fruscio di un mantello… E all’Improvviso sussultò, colto alla sprovvista da un fragoroso grugnito di suo cugino Dudley che dormiva nella stanza accanto.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Decisamente, quello sarebbe stato il consiglio di Hermione: andar dritto dal Preside di Hogwarts, e nel frattempo consultare un libro. Harry guardò fuori dalla finestra, verso il cielo nero d’inchiostro. Dubitava alquanto che un libro lo potesse aiutare. Per quanto ne sapeva, era l’unico essere vivente sopravvissuto a una maledizione come quella di Voldemort; era altamente Improbabile, quindi, trovare i suoi sintomi elencati in Comuni Disturbi e Malanni Magici. Quanto a informare il direttore, Harry non aveva idea di dove andasse Silente durante le vacanze estive. Si divertì per un attimo a immaginarlo, la lunga barba argentea, il mantello lungo da mago e il cappello a punta, disteso su una spiaggia, a spalmarsi l’abbronzante sul lungo naso adunco. Ovunque si trovasse Silente, Harry era certo che Edvige sarebbe stata in grado di trovarlo; la civetta di Harry fino ad allora non aveva mai mancato di consegnare una lettera a chicchessia, anche senza indirizzo. Ma che cosa avrebbe scritto?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley era il mago Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani al Ministero della Magia, ma per quanto ne sapeva Harry non aveva particolari conoscenze in materia di incantesimi. E in ogni caso, a Harry non andava l’idea che tutta quanta la famiglia Weasley sapesse che lui, Harry, diventava isterico al primo doloretto. La signora Weasley si sarebbe agitata più di Hermione, e Fred e George, i fratelli gemelli sedicenni di Ron, avrebbero pensato che Harry s’era rammollito. I Weasley erano in assoluto la famiglia preferita di Harry; sperava che lo invitassero da loro da un momento all’altro (Ron aveva detto qualcosa a proposito della Coppa del Mondo di Quidditch) e non voleva che il suo soggiorno fosse costellato di ansiose indagini sulla sua cicatrice.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Harry si strofinò la fronte con le nocche. Quello che desiderava veramente (e quasi si vergognava ad ammetterlo) era qualcuno come… qualcuno come un genitore: un mago adulto a cui poter chiedere consiglio senza sentirsi uno stupido, qualcuno a cui Importasse di lui, che avesse esperienza in fatto di Magia Oscura…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    lo sto bene, soprattutto perché i Dursley sono terrorizzati all’idea che tu possa spuntare all’Improvviso e trasformarli tutti in pipistrelli se solo te lo chiedo.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Zio Vernon continuava a scrutare Harry, che cercò di restare Impassibile. Se non avesse detto o fatto qualcosa di stupido, forse poteva riuscire a levarsi la soddisfazione di tutta una vita. Attese che zio Vernon dicesse qualcosa, ma quello si limitò a fissarlo. Così Harry decise di rompere il silenzio.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry si accigliò. Era convinto che fosse un po’ eccessivo da parte di zio Vernon definire qualcuno “tarchiato” quando suo figlio Dudley era riuscito nell’Impresa in cui prometteva sin dall’età di tre anni, diventando più largo che alto.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Ma Harry non aveva intenzione di sopportarlo. Erano finiti i giorni in cui era costretto ad accettare ogni stupida singola regola dei Dursley. Non seguiva la dieta di Dudley, e non aveva intenzione di lasciare che zio Vernon gli Impedisse di andare alla Coppa del Mondo di Quidditch, non se poteva evitarlo.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Tu… tu gli scriverai?» disse zio Vernon, cercando di controllare la voce. Ma Harry aveva visto i suoi occhietti contrarsi per la paura Improvvisa.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    A quel punto s’interruppe per godersi l’effetto delle parole. Poteva quasi vedere gli ingranaggi al lavoro sotto i capelli fitti e ben pettinati di zio Vernon. Se avesse Impedito a Harry di scrivere a Sirius, questi avrebbe potuto pensare che Harry veniva maltrattato. Ma se gli avesse Impedito di andare alla Coppa del Mondo di Quidditch, Harry lo avrebbe scritto a Sirius, che così avrebbe saputo che veniva maltrattato. C’era una sola cosa che zio Vernon potesse fare e Harry la vide delinearsi nella mente dello zio come se il faccione baffuto fosse trasparente. Cercò di non sorridere, di mantenersi più Impassibile che poteva. E poi…
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon si era messo il suo vestito migliore. Ad alcuni questo sarebbe potuto sembrare un gesto di benvenuto, ma Harry sapeva che in realtà zio Vernon voleva apparire Impressionante e minaccioso. Dudley, d’altro canto, pareva come rImpicciolito. Non per gli effetti della dieta, ma per il terrore: l’ultima volta che si era imbattuto in un mago adulto ne era uscito con una coda di maiale a cavatappi che gli spuntava dal fondo dei pantaloni, e zia Petunia e zio Vernon avevano dovuto farlo operare in una clinica privata di Londra. Non c’era affatto da stupirsi, quindi, se Dudley continuava a strofinarsi nervosamente la mano sul sedere e si spostava da una stanza all’altra camminando di lato, come per non offrire lo stesso bersaglio al nemico.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Potevamo anche avere un Impegno».
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Dudley spuntò all’Improvviso, inseguito dai tonfi che provenivano dalle scale; strisciò lungo il muro, fissando il signor Weasley con occhi terrorizzati, e tentò di nascondersi dietro sua madre e suo padre. Purtroppo la stazza di zio Vernon, pur in grado di coprire l’ossuta zia Petunia, non era nemmeno lontanamente sufficiente a nascondere Dudley.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Non fa niente» sussurrò Harry al signor Weasley. «Davvero, non Importa».
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Non è che non abbiano cervello» riprese seccata, mettendo la padella sul fornello e accendendolo con un altro colpo di bacchetta, «ma lo sprecano, e se non si rimettono in riga in fretta, finiranno nei guai, guai seri. Ho ricevuto più gufi da Hogwarts per loro che per tutti gli altri messi insieme. Se continuano così, finiranno davanti all’Ufficio per l’Uso Improprio della Magia».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sì, e questo non è un nome stupido, vero?» disse Ron sarcastico. «Gliel’ha dato Ginny» spiegò a Harry. «Secondo lei è sImpatico. E io ho cercato di cambiarglielo, ma era troppo tardi, ormai non risponde se lo chiamo in un altro modo. Così adesso è Leo. Devo tenerlo quassù perché dà fastidio a Errol e a Hermes. Dà fastidio anche a me, se è per quello».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Ridi pure, Ron» disse riscaldandosi, «ma se non viene Imposta una qualche legge internazionale ci ritroveremo il mercato invaso da prodotti scadenti, col fondo sottile che mettono seriamente in pericolo…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Un rapporto per l’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale» disse Percy compiaciuto. «Stiamo cercando di uniformare lo spessore dei calderoni. Alcuni dei prodotti d’Importazione sono un po’ troppo sottili… le perdite stanno crescendo quasi del tre per cento l’anno…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Ha superato il metro prima che i suoi genitori mi permettessero di rImpicciolirla!»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Oh, Bertha è un caso disperato, è vero» disse Percy. «Ho sentito dire che è stata trasferita da un Ufficio all’altro per anni, insomma, dà molti più guai di quanto non valga… ma comunque Bagman dovrebbe cercarla. Il signor Crouch si è interessato personalmente al caso — lei una volta lavorava da noi, sapete, e credo che al signor Crouch piacesse molto — ma Bagman non fa che ridere e dire che probabilmente teneva la cartina a rovescio ed è finita in Australia invece che in Albania. Comunque» Percy fece un gran sospiro e bevve un bel sorso di vino di fior di sambuco, «abbiamo abbastanza da fare all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale senza metterci a cercare anche i membri degli altri Uffici. Come sapete, dobbiamo organizzare un altro evento Importante dopo la Coppa del Mondo». Si schiarì la gola in tono eloquente e guardò verso l’estremità del tavolo, dov’erano seduti Harry, Ron e Hermione. «Tu sai di cosa parlo, papà». Alzò appena la voce. «La cosa top-secret».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Mamma, alla banca non Importa niente a nessuno di come mi vesto fintantoché gli porto tanti tesori» disse Bill in tono paziente.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Che cosa è successo?» chiese Harry avido, rImpiangendo più che mai l’isolamento dal mondo della magia che subiva a Privet Drive. Harry era un grande appassionato di Quidditch. Giocava come Cercatore nella squadra di Quidditch della Casa di Grifondoro fin dal suo primo anno a Hogwarts e possedeva una Firebolt, una delle migliori scope da corsa del mondo.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Ron si guardò attentamente intorno per controllare che il resto della famiglia fosse Impegnato nelle chiacchiere, poi chiese molto piano a Harry: «Allora… hai ricevuto notizie da Sirius?»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    All’Improvviso gli venne in mente la ragione per cui aveva scritto a Sirius e per un attimo fu lì lì per raccontare a Ron e Hermione della cicatrice bruciante e del sogno che lo aveva svegliato… Ma non voleva proprio metterli in agitazione in quel momento, non quando lui stesso si sentiva così felice e tranquillo.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Guardate un po’ l’ora» disse la signora Weasley all’Improvviso, dando un’occhiata all’orologio da polso. «Dovreste proprio essere a letto, tutti quanti: dovrete alzarvi all’alba per andare alla Coppa. Harry, se mi lasci la tua lista delle cose di scuola, te le prendo io domani a Diagon Alley, insieme a quelle dei ragazzi. Può darsi che non resti tempo dopo la Coppa del Mondo: l’ultima volta la partita è durata cinque giorni».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Harry ebbe l’Improvvisa visione di due gambe e un occhio abbandonati sul marciapiede di Privet Drive.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «No, no, è lontanissimo» spiegò il signor Weasley sorridendo. «Dobbiamo camminare solo un po’. Ma è molto difficile per un gran numero di maghi riunirsi senza attirare l’attenzione dei Babbani. Dobbiamo fare molta attenzione a come viaggiamo in qualunque circostanza, e per un evento Importante come la Coppa del Mondo di Quidditch…»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Accio! Accio! Accio!» gridò, e frotte di mou sfrecciarono fuori dai posti più Improbabili, compresi l’orlo della giacca di George e i risvolti dei jeans di Fred.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Stavano tutti li in cerchio, mentre una brezza fredda accarezzava la cima della collina. Nessuno parlò. All’Improvviso a Harry venne in mente come sarebbe parsa strana la scena se un Babbano fosse salito lassù in quel momento… nove persone, due adulti, aggrappati a quel vecchio, logoro stivale nella semioscurità, in attesa…
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Mai stato così pieno» disse all’Improvviso, guardando di nuovo verso il campo nebbioso. «Centinaia di prenotazioni. Di solito la gente arriva e basta…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Faccia antipatica?» Ron alzò gli occhi al cielo. «E chi se ne Importa di che faccia ha? E incredibile. E poi è giovanissimo. Ha solo diciott’anni o giù di lì. È un genio, stasera vedrete».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    C’era già una piccola coda davanti al rubinetto nell’angolo del campo. Harry, Ron e Hermione si misero in fila, dietro a due uomini Impegnati in un’accesa discussione. Uno era un mago molto anziano che indossava una lunga camicia da notte a fiori. L’altro era chiaramente un mago del Ministero; sventolava un paio di pantaloni gessati e quasi urlava, esasperato:
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Quello era Cuthbert Mockridge, Direttore dell’Ufficio Relazioni coi Goblin… ecco che arriva Gilbert WImple, fa parte del Comitato di Incantesimi Sperimentali, è da un po’ che ha quelle corna… ciao, Arnie… Arnold Peasegood, è un Obliviatore… un membro della Squadra Cancellazione Magia Accidentale… e quelli sono Bode e Croaker… sono Indicibili…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Percy corse avanti con la mano tesa. A quanto pareva, la sua disapprovazione del modo in cui Ludo Bagman gestiva il suo Ufficio non gli Impediva di voler fare una buona Impressione su di lui.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Non fare il guastafeste, Arthur!» tuonò Ludo Bagman, facendo risuonare le tasche eccitato. «Sono abbastanza grandi da sapere quello che vogliono! Dite che vince l’Irlanda ma Krum prende il Boccino? Impossibile, ragazzi, Impossibile… Vi darò delle buone quote per questa scommessa… aggiungeremo cinque galeoni per quella buffa bacchetta, allora, d’accordo…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley rimase a guardare Impotente mentre Ludo Bagman estraeva un quadernino e una penna e cominciava a scrivere i nomi dei gemelli.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Un mago si era appena Materializzato accanto al loro falò, e non avrebbe potuto fare un contrasto maggiore con Ludo Bagman, sdraiato nell’erba con i suoi vecchi vestiti da Vespa. Barty Crouch era un uomo anziano, rigido e Impettito, Impeccabilmente vestito in completo e cravatta. La scriminatura nei suoi corti capelli grigi era diritta in maniera quasi innaturale e i baffetti a spazzolino avevano l’aria di essere stati spuntati con l’aiuto della riga millimetrata. Le sue scarpe erano lucidate con estrema accuratezza. Harry capì subito perché Percy lo idolatrava: lui era un convinto assertore delle regole e della necessità di seguirle a puntino, e il signor Crouch aveva osservato la regola sull’abbigliamento babbano così coscienziosamente che avrebbe potuto passare per un direttore di banca; Harry dubitava che perfino zio Vernon sarebbe riuscito a riconoscerlo per quello che era.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «No, grazie, Ludo» disse Crouch, e c’era una vena d’Impazienza nella sua voce. «Ti ho cercato dappertutto. I Bulgari insistono che aggiungiamo altri dodici posti alla Tribuna d’onore».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Ha centomila posti» disse il signor Weasley, intercettando l’aria sbalordita di Harry. «Una task force del Ministero, cinquecento persone, ci ha lavorato per un anno. Incantesimi Respingi-Babbani dappertutto. Tutte le volte che i Babbani ci si avvicinavano, gli venivano in mente certi appuntamenti Importanti a cui non potevano mancare e filavano via, benedetti loro» aggiunse con calore, guidandoli verso l’ingresso più vicino, che era già circondato da uno sciame di streghe e maghi urlanti.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    La tribuna si riempì lentamente nella mezz’ora successiva. Il signor Weasley continuava a stringere la mano a maghi chiaramente molto Importanti. Percy scattava in piedi così spesso che sembrava fosse seduto su un porcospino. Quando arrivò Cornelius Caramell, il Ministro della Magia in persona, Percy fece un inchino così profondo che gli occhiali gli caddero e si ruppero. Decisamente imbarazzato, li riparò con un colpo di bacchetta, e da quel momento rimase seduto, lanciando sguardi gelosi a Harry, che Cornelius Caramell aveva salutato come un grande amico: gli strinse la mano con fare paterno, gli chiese come stava e lo presentò ai maghi che sedevano al suo fianco.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Il mago bulgaro all’Improvviso notò la cicatrice di Harry e cominciò a blaterare ad alta voce, tutto agitato, indicandola.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Piacere, piacere» disse Caramell, sorridendo e facendo l’inchino alla signora Malfoy. «E mi permetta di presentarle il signor Oblansk… Obalonsk… Il signor… be’, è il Ministro della Magia bulgaro, e non capisce una parola di quello che dico, comunque, quindi non Importa. E poi, vediamo un po’… credo che conosca Arthur Weasley»,
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Chissà che cos’avranno portato» disse il signor Weasley, curvandosi in avanti. «Aaah!» All’Improvviso si tolse gli occhiali e li pulì in fretta nell’abito. «Veela!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Le Veela avevano cominciato a ballare, e la testa di Harry si era completamente, beatamente svuotata. Tutto ciò che Importava al mondo era continuare a guardare le Veela, perché se avessero smesso di ballare, sarebbero successe cose terribili…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    E mentre le Veela danzavano sempre più in fretta, brandelli di pensieri selvaggi presero a rincorrersi nella mente confusa di Harry. Voleva compiere qualcosa di molto Impressionante, e proprio in quel momento. Buttarsi giù dalla tribuna nello stadio sembrava una buona idea… ma era abbastanza buona?
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Un attimo dopo, quella che pareva una gran cometa verde e oro entrò saettando nello stadio. Fece un giro completo, poi si divise in due comete più piccole che si scagliarono verso gli anelli dorati e all’Improvviso un arcobaleno s’inarcò sul campo, unendo le due sfere di luce. La folla fece “oooh” e “aaah” come davanti a uno spettacolo di fuochi d’artificio. Poi l’arcobaleno sbiadì e le sfere di luce si riunirono e si fusero; avevano formato un enorme trifoglio splendente, che si alzò in cielo e prese a fluttuare sulle tribune. Qualcosa di simile a una pioggia dorata parve cadere giù…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Era Quidditch come Harry non l’aveva mai visto giocare prima. Teneva l’Omniocolo cosi appiccicato agli occhi che gli occhiali si conficcavano nelle orbite. La velocità dei giocatori era incredibile: i Cacciatori si passavano la Pluffa così in fretta che Bagman aveva appena il tempo di dire i loro nomi. Harry girò una rotellina sulla destra dell’Omniocolo, premette il pulsante “azione per azione” e seguì la partita al rallentatore, mentre luccicanti lettere viola lampeggiavano sulle lenti, e il fragore della folla gli martellava i tImpani.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Lynch finalmente si rialzò, salutato da alte grida dei tifosi verdi, risalì sulla Firebolt e si levò di nuovo in aria. Il suo ritorno parve dare nuova forza all’Irlanda. Quando Mustafà fischiò di nuovo, i Cacciatori si misero in moto con un’abilità Impareggiabile, che Harry mai aveva visto prima.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Tutti insieme, i ragazzi Weasley e Harry si tapparono le orecchie, ma Hermione, che non ci aveva badato, cominciò a tirare Harry per il braccio. Lui si voltò a guardarla, e lei gli sfilò Impaziente le dita dalle orecchie.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    E fu così: i Battitori bulgari, Volkov e Vulchanov, erano atterrati ai lati di Mustafà, e presero a litigare furiosamente con lui, gesticolando verso i Lepricani, che in segno di scherno avevano formato le parole “HEE HEE HEE”. Mustafà non si lasciò Impressionare dagli argomenti dei Bulgari; agitava il dito in aria, e chiaramente diceva loro di riprendere il volo, e quando si rifiutarono, emise due fischi brevi col suo fischietto.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Perché il Cercatore irlandese si era all’Improvviso lanciato in picchiata, e Harry era quasi certo che non si trattasse di una Finta Wronsky; questa volta era per davvero…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «VINCE L’IRLANDA!» gridò Bagman, che, come gli Irlandesi, sembrava essere stato preso alla sprovvista dalla fine Improvvisa della partita. «KRUM PRENDE IL BOCCINO — MA VINCE L’IRLANDA — santo cielo, credo che nessuno di noi se lo aspettasse!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Gli occhi di Harry furono Improvvisamente abbagliati da un’accecante luce bianca, mentre la Tribuna d’onore s’illuminava per magia così che dagli spalti tutti potessero vederne l’interno. Strizzando gli occhi verso l’ingresso vide due maghi affannati che trasportavano in tribuna un’enorme coppa d’oro; la consegnarono a Cornelius Caramell, ancora molto irritato al pensiero di aver parlato a gesti tutto il giorno per niente.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Uno per uno, i Bulgari sfilarono tra gli ordini di posti della tribuna, e Bagman gridò il nome di ciascuno mentre stringevano la mano al loro Ministro e poi a Caramell. Krum, che era l’ultimo, era davvero in condizioni disastrose. Sul viso insanguinato gli si stavano gonfiando due occhi neri a velocità spettacolare. Teneva ancora il Boccino. Harry notò che a terra sembrava molto meno coordinato: aveva un principio di piedi piatti e le spalle piuttosto cascanti. Ma quando venne pronunciato il suo nome, tutto quanto lo stadio rispose con un boato spaccatImpani.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

   «Non dite a vostra madre che avete scommesso» Implorò il signor Weasley rivolto a Fred e George, mentre tutti quanti scendevano lentamente le scale.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Harry non seppe mai se si fosse veramente addormentato o no — le sue fantasticherie sul volare come Krum potevano anche essersi trasformate in sogni veri e propri — seppe solo che, all’Improvviso, il signor Weasley stava urlando.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Il rogo di una tenda illuminò all’Improvviso le persone in aria, e Harry riconobbe una di loro: era il signor Roberts, il direttore del campeggio. Gli altri tre dovevano essere sua moglie e i suoi figli. A un tocco di bacchetta di uno dei maghi in marcia la signora Roberts si ribaltò a testa in giù, e la camicia da notte ricadde rivelando ampi mutandoni; lei cercò di coprirsi mentre la folla al di sotto strillava e fischiava sguaiatamente.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Andiamo» disse Fred, prendendo per mano Ginny e trascinandola verso il bosco. Harry, Ron, Hermione e George li seguirono. Una volta raggiunti gli alberi si voltarono: videro i maghi del Ministero cercare di attraversare la calca per raggiungere i maghi incappucciati al centro, ma era un’Impresa difficile. Parevano non voler scagliare incantesimi che rischiassero di far precipitare i Roberts.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Bagman Imprecò ad alta voce. «Dannazione!» esclamò sconvolto, e senza aggiungere altro si Smaterializzò con un piccolo pop.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Estrasse dalla tasca il modellino di Krum, lo posò a terra e lo guardò camminare per un po’. Come il vero Krum, il pupazzo aveva i piedi un po’ piatti e le spalle spioventi, e faceva molta meno Impressione con quei piedi in fuori che a cavallo del suo manico di scopa. Harry tese l’orecchio per cogliere i rumori provenienti dal campeggio. Tutto sembrava ancora tranquillo; forse la rivolta era finita.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Ma si interruppe di colpo e si guardò alle spalle. Anche Harry e Ron si guardarono rapidamente attorno. Era come se qualcuno avanzasse barcollando verso la radura. Attesero, ascoltando i suoni dei passi irregolari dietro gli alberi scuri. Ma i passi si fermarono all’Improvviso.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    All’Improvviso, nel bosco tutto attorno a loro esplosero le grida. Harry non capiva perché, ma l’unica causa possibile era l’Improvvisa comparsa del teschio, ora abbastanza alto da illuminare il bosco intero, come un sinistro cartellone al neon. Scrutò l’oscurità in cerca della persona che aveva evocato il teschio, ma non vide nessuno.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    All’Improvviso un barlume di comprensione balenò sul faccione tondo e lucente di Bagman; guardò in su il teschio, giù verso Winky e poi Crouch.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Sei stata trovata con una bacchetta in mano!» abbaiò Diggory, Impugnandola davanti a lei. E mentre la bacchetta rifletteva la luce verde che emanava dal teschio in alto riempiendo la radura, Harry la riconobbe.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Amos» intervenne il signor Weasley ad alta voce, «pensaci… pochissimi maghi sanno come fare quell’incantesimo… dove l’avrebbe Imparato?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Se accusa la mia elfa, accusa me, Diggory!» gridò Crouch. «Altrimenti dove avrebbe Imparato a evocarlo?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Lei… lei potrebbe averlo Imparato ovunque…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Precisamente, Amos» disse il signor Weasley. «Potrebbe averlo Imparato ovunque… Winky?» disse all’elfa in tono gentile, ma lei si ritrasse come se anche lui le stesse urlando contro. «Dove hai trovato esattamente la bacchetta di Harry?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Ma allora vuol dire che si è trovata vicinissima al colpevole!» disse Diggory con Impazienza. «Elfa? Hai visto qualcuno?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Sembrò che a Diggory quell’idea non andasse affatto a genio, ma dato che il signor Crouch era chiaramente un membro molto Importante del Ministero, non osò controbattere.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Come l’hanno trattata!» disse Hermione infuriata. «Diggory che continuava a chiamarla “elfa”… e Crouch! Sa che non è stata lei e ha lo stesso intenzione di licenziarla! Non gli Importava di quanto era spaventata o sconvolta… era come se non fosse nemmeno umana!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Certo che non è lui» disse il signor Weasley con Impazienza. «Non so chi sia stato, sembra che si siano Smaterializzati. Ora scusatemi, vi prego, voglio andare a dormire».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Sentite, qualcuno potrebbe spiegarci almeno che cos’era quel teschio?» intervenne Ron Impaziente. «Non ha fatto male a nessuno… perché tutta quell’agitazione?»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Sì, ci scommetto che erano loro!» disse Ron all’Improvviso. «Papà, c’era Draco Malfoy nel bosco, e praticamente ci ha detto che suo padre era uno di quei pazzi mascherati! E sappiamo tutti che i Malfoy erano in combutta con Tu-Sai-Chi!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «A che scopo?» disse il signor Weasley con una risata cupa. «Harry, è così che si divertono quelli. Metà degli omicidi di Babbani al tempo in cui Tu-Sai-Chi era al potere furono commessi per divertimento. Suppongo che questa sera abbiano bevuto un po’ e non siano riusciti a resistere alla tentazione di ricordare a tutti noi che molti di loro sono ancora in circolazione. Per loro è stata una sImpatica rImpatriata» concluse disgustato.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Signora Weasley» disse Harry all’Improvviso, incapace di trattenersi, «non è che per caso è arrivata Edvige con una lettera per me?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Lo sguardo terrorizzato di Hermione scomparve e lei emise uno sbuffo sprezzante. «Oh, Harry, non vorrai mica dare retta a quella vecchia Impostora?»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sì, mi va di giocare a Quidditch» disse Harry all’Improvviso. «Aspetta, vado a prendere la Firebolt».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Oh, sta arrivando papà!» disse lei all’Improvviso, guardando di nuovo l’orologio.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Li portano tutti, Ron!» disse la signora Weasley contrariata. «Sono tutti così! Anche tuo padre ne ha alcuni per le feste Importanti!»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Perché tutte le cose che ho sono schifezze?» esclamò Ron furibondo, attraversando la stanza per disImpastare il becco di Leo.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «… un vero colpo di fortuna averlo sentito» disse la testa di Diggory. «Dovevo andare in ufficio presto per spedire un paio di gufi, e ho trovato tutti quelli dell’Uso Improprio della Magia che uscivano… se Rita Skeeter viene a sapere di questa cosa, Arthur…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Arthur, lo sai com’è fatto Malocchio» disse la testa di Diggory alzando di nuovo gli occhi al cielo. «Qualcuno che striscia nel suo giardino nel cuore della notte? È più probabile che da qualche parte ci sia un gatto molto traumatizzato coperto di bucce di patata. Ma se quelli dell’Uso Improprio della Magia mettono le mani su Malocchio, è finito: pensa ai suoi precedenti. Dobbiamo farlo uscire con un’accusa minore, qualcosa del tuo Ufficio… quanto valgono i Bidoni Esplosivi?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Non Importa, Amos» disse la signora Weasley. «Sei sicuro che non vuoi un po’ di pane tostato o qualcos’altro prima di andare?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Sì, e la sai una cosa, Percy?» disse George serio. «Scommetto che presto Imparerà il tuo nome».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry preferì non dire alla signora Weasley che i tassisti babbani trasportano di rado gufi sovreccitati, e Leo stava facendo un fracasso spaccatImpani. Certo non contribuì il fatto che un certo numero di Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua partirono a sorpresa quando il baule di Fred si aprì di scatto, strappando al tassista ululati di paura e dolore mentre Grattastinchi si arrampicava ad artigli sguainati su per la gamba del poveretto.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Perché?» chiese George Impaziente.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Ssst!» Hermione sussurrò all’Improvviso, premendosi un dito sulle labbra e indicando lo scompartimento accanto. Harry e Ron tesero le orecchie, e dalla porta aperta udirono una familiare voce melliflua.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «… Mio padre ha seriamente preso in considerazione l’idea di mandarmi a Durmstrang invece che a Hogwarts, sapete. Conosce il Preside, vedete. Be’, lo sapete che cosa pensa di Silente — quello ama i Mezzosangue — e Durmstrang non ammette quel genere di plebaglia. Ma a mia madre non piaceva l’idea che andassi a scuola così lontano. Mio padre dice che Durmstrang ha una posizione molto più ragionevole di Hogwarts sulle Arti Oscure. Gli studenti di Durmstrang le Imparano, non fanno solo quelle sciocchezze di difesa come noi…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Sì» rispose Hermione sprezzante, «e ha una pessima fama. Secondo Compendio sull’Istruzione Magica in Europa, dà una grande Importanza alle Arti Oscure».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Be’, si può stregare un edificio in modo che sia Impossibile riprodurlo su una cartina, no?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Parecchi dei loro amici vennero a salutarli mentre il pomeriggio avanzava, compresi Seamus Finnigan, Dean Thomas e Neville Paciock, un ragazzo molto distratto dalla faccia tonda che era stato cresciuto da una formidabile nonna strega. Seamus portava ancora la coccarda dell’lrlanda. Un po’ della magia sembrava essersi consumata; strillava ancora «Troy! Mullet! Moran!» ma in tono molto debole e sfinito. Dopo una mezz’oretta, Hermione, stanca delle interminabili chiacchiere sul Quidditch, si seppellì di nuovo nel Manuale di Incantesimi, volume quarto, e cominciò a cercare di Imparare un Incantesimo di Appello.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Non dirmi che non lo sai» disse, deliziato. «Hai il padre e un fratello al Ministero e non lo sai nemmeno? Santo cielo, mio padre me l’ha detto secoli fa… l’ha sentito dire da Cornelius Caramell. Ma certo, mio padre ha sempre contatti di alto livello al Ministero… forse tuo padre è troppo in basso per saperlo. Weasley… sì… probabilmente non parlano di cose Importanti in sua presenza…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Il cattivo umore di Ron durò per tutto il viaggio. Non parlò molto mentre indossavano la divisa della scuola, ed era ancora incupito quando l’Espresso di Hogwarts finalmente rallentò e si fermò nel buio Impenetrabile della stazione di Hogsmeade.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

   Le carrozze avanzarono pesantemente attraverso i cancelli, fiancheggiati da statue di cinghiali alati, e su per il ripido viale, oscillando pericolosamente in quella che stava diventando in fretta una tempesta. La fronte contro il finestrino, Harry vide Hogwarts avvicinarsi, le molte finestre illuminate confuse e tremolanti al di là della fitta cortina di pioggia. Un fulmine dardeggiò nel cielo mentre la loro carrozza si fermava davanti ai grandi portoni di quercia in cima alla rampa di gradini di pietra. Chi era a bordo delle carrozze davanti a loro già si affrettava a salire e a entrare nel castello; anche Harry, Ron, Hermione e Neville balzarono giù e sfrecciarono per gli scalini, alzando lo sguardo solo quando si trovarono al riparo nell’Imponente Sala d’Ingresso illuminata dalle torce con la sua grandiosa scalinata di marmo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Or son mille anni, o forse anche più, che l’ultimo punto cucito mi fu: vivevano allor quattro maghi di fama, che ancora oggi celebri ognuno qui chiama. Il fier Grifondoro, di cupa brughiera, e Corvonero, beltà di scogliera, e poi Tassorosso, signor di vallata, e ancor Serpeverde, di tana infossata. Un solo gran sogno li accomunava, un solo progetto quei quattro animava: creare una scuola, stregoni educare. E Hogwarts insieme poteron fondare. Ciascuno dei quattro una casa guidava, ciascuno valori diversi insegnava: ognuno stimava diverse virtù e quelle cercava di accrescer vieppiù. E se Grifondoro il coraggio cercava e il giovane mago più audace premiava, per Corvonero una mente brillante fu tosto la cosa davvero Importante. Chi poi nell’Impegno trovava diletto del buon Tassorosso vinceva il rispetto, e per Serpeverde la pura ambizione contava assai più di ogni nobile azione. I quattro, concordi, gli allievi diletti sceglievan secondo criteri corretti. Ma un giorno si dissero: chi li spartirà quando ognuno di noi defunto sarà? Così Grifondoro un modo trovava e me dal suo capo veloce sfilava: poi con i tre maghi una mente mi fece capace di scegliere in loro vece. E se sulle orecchie mi avrete calato, voi state pur certi, non ho mai sbagliato: nelle vostre teste un occhiata darò e alla Casa giusta vi assegnerò!
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Stewart Ackerley se lo tolse e corse al tavolo di Corvonero, dove tutti lo applaudirono. Harry colse di sfuggita Cho, la Cercatrice di Corvonero, che festeggiava il nuovo arrivato. Per un attimo fuggente, Harry provò lo strano Impulso di unirsi al tavolo di Corvonero.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Il piccolo Dennis Canon barcollò in avanti, inciampando nella pelliccia di talpa di Hagrid, proprio mentre quest’ultimo scivolava nella Sala attraverso una porta dietro il tavolo degli insegnanti. Alto due volte un uomo normale, e largo almeno tre, Hagrid, con la sua lunga barba nera aggrovigliata e incolta, aveva un aspetto vagamente inquietante — una falsa Impressione, perché Harry, Ron e Hermione sapevano che Hagrid era di natura assai gentile. Il gigante fece loro l’occhiolino mentre sedeva all’estremità del tavolo degli insegnanti e guardava Dennis Canon infilarsi il Cappello Parlante. Lo squarcio vicino all’orlo si spalancò…
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Insomma, Ron, lo Smistamento è più Importante del cibo» disse Nick-Quasi-Senza-Testa, mentre “Madley, Laura!” entrava a far parte di Tassorosso.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Silente riprese: «Ciò è dovuto a un evento che prenderà il via in ottobre e continuerà per tutto l’anno scolastico, Impegnando molto del tempo e delle energie degli insegnanti: ma sono certo che vi divertirete tutti enormemente. Ho l’immenso piacere di annunciare che quest’anno a Hogwarts…»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Sulla soglia c’era un uomo appoggiato a un lungo bastone, avvolto in un mantello nero da viaggio. Un lampo Improvviso lo illuminò: tutte le teste dei ragazzi si volsero di scatto a guardarlo. L’uomo abbassò il cappuccio, scosse una folta chioma di lunghi capelli brizzolati, poi prese ad avanzare verso il tavolo degli insegnanti.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La tensione che aveva riempito la Sala dall’arrivo di Moody si ruppe all’Improvviso. Quasi tutti scoppiarono a ridere, e Silente ridacchiò in tono soddisfatto.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Il Torneo Tremaghi fu indetto per la prima volta settecento anni fa, come competizione amichevole tra le tre maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione per rappresentare ciascuna scuola, e i tre campioni gareggiarono in tre Imprese magiche. Le scuole si alternavano nell’ospitare il Torneo ogni cinque anni, e tutti convennero che fosse un modo eccellente per stabilire legami tra giovani streghe e maghi di diverse nazionalità… almeno fino a quando il tributo di morti non divenne così elevato che fu deciso di sospendere il Torneo».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno in ottobre con la loro squadra scelta di campioni, e la selezione dei tre sfidanti avverrà a Halloween. Un giudice Imparziale deciderà quali studenti saranno più degni di gareggiare per la Coppa Tremaghi, la gloria della loro scuola e un premio personale in denaro pari a mille galeoni».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la Coppa Tremaghi» disse, «i Presidi delle scuole partecipanti, assieme al Ministero della Magia, hanno convenuto di Imporre un limite d’età per gli sfidanti di quest’anno. Solo gli studenti dell’età giusta — cioè da diciassette anni in su — potranno proporsi per la selezione. Questa» — Silente alzò un po’ la voce, perché una rumorosa protesta si scatenò a quelle parole, e i gemelli Weasley all’Improvviso divennero furibondi — «è una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno pur sempre difficili e pericolose, quali che siano le precauzioni che prenderemo, ed è altamente Improbabile che gli studenti al di sotto del sesto e del settimo anno siano in grado di affrontarle. Mi assicurerò personalmente che nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice Imparziale e lo induca a nominarlo campione di Hogwarts». I suoi occhi azzurro chiaro scintillarono indugiando sulle facce ribelli di Fred e George. «Pertanto vi prego di non perdere tempo a iscrivervi se avete meno di diciassette anni.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno in ottobre e resteranno con noi per la maggior parte dell’anno. So che tutti voi tratterete con la massima gentilezza i nostri ospiti stranieri durante il loro soggiorno, e darete il vostro sincero sostegno al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata. E ora è tardi e so quanto è Importante che ciascuno di voi sia ben sveglio e riposato quando comincerete le lezioni domani mattina. Ora di andare a letto! Forza, veloci!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Non riusciranno a Impedirmi di partecipare» disse Fred cocciuto, scrutando accigliato il tavolo degli insegnanti. «I campioni faranno un sacco di cose che normalmente uno non ha il permesso di fare. E il premio di mille galeoni!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry, Ron, Hermione, Fred e George si avviarono verso l’Ingresso, gli ultimi due Impegnati a discutere come Silente avrebbe potuto Impedire ai minori di diciassette anni di prendere parte alle selezioni del Torneo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Chi è il giudice Imparziale che deciderà i campioni?» chiese Harry.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Sì, ma non è lui a scegliere il campione, no?» disse Fred astuto. «Mi pare che una volta che questo giudice saprà chi vuole partecipare, sceglierà il migliore di ogni scuola senza badare affatto all’età. Silente sta cercando di Impedirci di partecipare».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Che cosa ne dici?» Ron chiese a Harry. «Sarebbe forte esserci, no? Ma temo che vorrebbero qualcuno più grande… non so se abbiamo Imparato abbastanza…»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Penso di sì…» Harry si rigirò, mentre una serie di nuove immagini sfolgoranti si formava nella sua testa… eccolo indurre il giudice Imparziale a credere che aveva diciassette anni… eccolo diventare il campione di Hogwarts… eccolo in campo, le braccia alzate in segno di trionfo davanti a tutta la scuola Impegnata ad applaudire e a urlare… aveva appena vinto il Torneo Tremaghi… il viso di Cho spiccava nitido nella folla confusa, raggiante di ammirazione…
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Avreste dovuto mollarla come ho fatto io» disse Hermione Impaziente, imburrandosi una fetta di pane tostato. «Così fareste qualcosa di sensato come Aritmanzia».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Sopra di loro si udì un Improvviso fruscio, e un centinaio di gufi planarono dalle finestre aperte, carichi della posta del mattino. D’istinto Harry guardò in su, ma non c’era traccia di qualcosa di bianco nella massa di bruno e grigio. I gufi volteggiarono sui tavoli, cercando i destinatari delle lettere e dei pacchi. Un grosso allocco calò su Neville Paciock e gli depositò in grembo un pacchetto: Neville si dimenticava quasi sempre di mettere in valigia qualcosa. All’altro capo della Sala, il barbagianni di Draco Malfoy era atterrato sulla sua spalla, portando da casa quella che sembrava la consueta scorta di caramelle e dolci. Cercando di nascondere la delusione che gli attanagliava lo stomaco, Harry tornò al suo porridge. Possibile che fosse successo qualcosa a Edvige, e che Sirius non avesse nemmeno ricevuto la sua lettera?
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Questo farà felice Madama Chips» disse la professoressa Sprite, chiudendo l’ultima bottiglia con un tappo. «È un ottimo rimedio per le forme più ostinate di acne, il pus di Bubotubero. Dovrebbe Impedire agli studenti di ricorrere a misure disperate per liberarsi dei foruncoli».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hagrid li aspettava fuori, la mano sul collare del suo enorme cane nero, Thor. Per terra ai suoi piedi c’erano parecchie casse di legno, e Thor uggiolava e tirava il collare, chiaramente Impaziente di indagare più da vicino sul contenuto. Mentre si avvicinavano, udirono uno strano rumore di sonagli, punteggiato da quelle che sembravano piccole esplosioni.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Be’, non Importa, se vien fuori che servono a curare il mal di mare, no?» disse Ron, con un sorriso malizioso.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    La sua voce si fece quasi un sussurro. Ron si voltò verso Harry con gli occhi al cielo, e Harry gli rispose con uno sguardo Impassibile. La professoressa Cooman li oltrepassò e sedette in una gran poltrona coi braccioli davanti al camino, di fronte alla classe. Lavanda Brown e Calì Patil, che nutrivano una profonda ammirazione per la professoressa Cooman, sedevano su pouf, molto vicino a lei.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Ma Hermione aveva ragione, si disse Harry irritato. La professoressa Cooman era davvero una vecchia Impostora. Al momento non aveva paura proprio di niente… be’, a parte i suoi timori che Sirius fosse stato catturato… ma cosa ne sapeva la professoressa Cooman? Da molto tempo era giunto alla conclusione che le sue predizioni in realtà non fossero altro che risposte casualmente azzeccate e modi spettrali.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Pare che i guai del Ministero della Magia non siano ancora finiti, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Recentemente sotto accusa per lo scarso controllo alla Coppa del Mondo di Quidditch, e ancora incapace di giustificare la sparizione di una delle sue streghe, il Ministero è sprofondato di nuovo nell’imbarazzo ieri a opera di Arnold Weasley, dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Hai presente tua madre, Malfoy?» disse Harry che con Hermione tratteneva Ron per i vestiti, per Impedirgli di scagliarsi su Malfoy. «Quella faccia che fa, come se avesse la cacca sotto il naso? Ce l’ha sempre avuta o è solo perché era con te?»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hermione sbuffò d’Impazienza e prese di nuovo a mangiare a tutta velocità.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Era noto a tutti che Piton desiderava ardentemente il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, e non era riuscito a ottenerlo per il quarto anno di fila. Piton aveva preso in antipatia tutti gli insegnanti precedenti, e l’aveva dimostrato, ma sembrava stranamente cauto nel manifestare aperta ostilità nei confronti di Malocchio Moody. A dire il vero, tutte le volte che Harry li vedeva insieme — ai pasti, o quando passavano nei corridoi — aveva la netta Impressione che Piton evitasse l’occhio di Moody, sia quello magico che quello normale.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Come, non rimarrà?» disse Ron d’Impulso.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ehm» esordì Ron esitante, «papà me ne ha spiegato una… si chiama la Maledizione Imperius, mi pare?»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ah, sì» disse Moody in tono di lode. «Tuo padre dovrebbe conoscerla. Ha procurato al Ministero un sacco di guai tutti insieme, la Maledizione Imperius».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Poi puntò la bacchetta contro di lui e borbottò: «Imperio!»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Anni fa, c’erano un sacco di maghi e streghe controllati dalla Maledizione Imperius» disse Moody, e Harry seppe che alludeva ai giorni di massima potenza di Voldemort. «Un bel lavoretto per il Ministero, cercare di stabilire chi era costretto a fare certe cose e chi le faceva di sua spontanea volontà.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «La Maledizione Imperius può essere contrastata, e io vi insegnerò come, ma ciò richiede una gran forza di carattere, e non tutti ce l’hanno. Meglio evitare di esserne vittime, se potete. VIGILANZA COSTANTE!» abbaiò, e tutti sussultarono.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Reducio» mormorò Moody, e il ragno rImpicciolì fino a tornare della sua misura normale. Moody lo rimise nel barattolo.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Ci furono un lampo di luce verde accecante e un rumore Improvviso, come se un’entità enorme e invisibile galleggiasse nell’aria: il ragno si rovesciò sulla schiena all’istante, intatto ma inequivocabilmente morto. Parecchie ragazze lanciarono grida soffocate; Ron si era gettato all’indietro e quasi cadde dalla sedia quando il ragno scivolò verso di lui.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Tutto questo Harry lo sapeva dalla voce dei suoi stessi genitori, evocata dal tremendo potere dei Dissennatori, da lui affrontati l’anno prima: perché i demoni inducevano le loro vittime a rivivere i ricordi peggiori della loro vita, e ad annegare, Impotenti, nella loro disperazione…
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Avada Kedavra è una maledizione che ha bisogno di essere sostenuta da un grande potere magico: potreste estrarre tutti le vostre bacchette adesso, puntarle contro di me, e pronunciare le parole, e dubito che mi fareste uscire anche solo il sangue dal naso. Ma questo non ha Importanza. Non sono qui per insegnarvi come si fa.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ora… questi tre anatemi — Avada Kedavra, Imperius e Cruciatus — sono noti come le Maledizioni Senza Perdono. L’uso su un essere umano basta a meritare una condanna a vita ad Azkaban. È questo che dovete combattere. È questo che devo insegnarvi a contrastare. Avete bisogno di preparazione. Avete bisogno di essere attrezzati. Ma soprattutto, avete bisogno di esercitare una costante, incessante vigilanza. Fuori le penne… ricopiate…»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Ron colse l’espressione di Harry e tacque all’Improvviso, né disse altro finché non furono giunti nella Sala Grande. Qui borbottò che secondo lui era meglio cominciare subito con le predizioni della professoressa Cooman, perché ci sarebbero volute ore.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Continuarono a inventare predizioni (che divennero sempre più tragiche) per un’altra ora, mentre la sala comune attorno a loro si svuotava lentamente e i ragazzi salivano a dormire. Grattastinchi li raggiunse, balzò agilmente in una poltrona vuota e fissò Harry con aria Imperscrutabile, come avrebbe potuto fare Hermione se avesse saputo che non stavano facendo i compiti come si deve.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Non “Crepa”» fece Hermione Impaziente. «È C-R-E-P-A. Sta per Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Nelle due settimane che seguirono, Harry fece del suo meglio per non stare in pensiero per Sirius. A dire il vero, non poteva fare a meno di guardarsi attorno ansiosamente tutte le mattine quando arrivavano i gufi postini, e la sera prima di addormentarsi non riusciva a scacciare le orribili visioni di Sirius circondato dai Dissennatori in qualche buia strada di Londra, ma durante il giorno cercava di non pensare al suo padrino. Desiderò di avere ancora il Quidditch a distrarlo; nulla funzionava meglio di un bell’allenamento intenso su una mente turbata. D’altra parte, le lezioni diventavano più difficili e Impegnative di quanto non fossero mai state, in particolare Difesa contro le Arti Oscure.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Con loro sorpresa, il professor Moody aveva annunciato che avrebbe scagliato la Maledizione Imperius su ciascuno di loro a turno, per dimostrare il suo potere e per vedere se riuscivano a resistere ai suoi effetti.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Silente vuole che voi Impariate che cosa si prova» disse Moody, mentre l’occhio magico roteava su Hermione e la fissava con uno sguardo immobile e inquietante. «Se preferisci Imparare nell’altro modo, quello più duro, quando qualcuno te la scaglia addosso per assumere il totale controllo di te, mi sta bene. Sei esonerata. Vattene».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Puntò un dito contorto verso la porta. Hermione diventò molto rossa e mormorò qualcosa sul fatto che non voleva dire che desiderava andarsene. Harry e Ron si scambiarono un ghigno: sapevano che Hermione avrebbe mangiato pus di Bubotubero piuttosto che perdersi una lezione così Importante.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Moody chiamò gli studenti uno alla volta e scagliò contro ciascuno la Maledizione Imperius. Harry rimase a guardare i suoi compagni mentre, uno dopo l’altro, venivano obbligati a fare le cose più straordinarie: Dean Thomas fece per tre volte il giro della stanza a balzi, cantando l’inno nazionale; Lavanda Brown imitò uno scoiattolo; Neville si esibì in una serie di esercizi ginnici piuttosto stupefacenti che certo non sarebbe stato in grado di eseguire in condizioni normali. Nessuno di loro parve in grado di opporsi, e ciascuno di loro si riprese solo quando Moody ebbe sciolto l’incantesimo.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry avanzò fino al centro della classe, nello spazio che Moody aveva sgombrato dei banchi. Il professore levò la bacchetta, la puntò su Harry e disse: «Imperio».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry provò una sensazione davvero straordinaria. Aveva l’Impressione di galleggiare, come se tutti i pensieri e le preoccupazioni dentro la sua testa venissero dolcemente cancellati, lasciando nient’altro che una vaga, indefinibile felicità. Rimase lì, infinitamente rilassato, solo vagamente conscio che tutti lo stavano osservando.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Oh, così sì che va bene!» ringhiò la voce di Moody, e all’Improvviso Harry sentì sparire la sensazione di vuoto e di eco dentro la testa. Si ricordò esattamente che cosa stava succedendo, e il dolore alle ginocchia parve raddoppiare.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Sì, lo so» disse Ron, che saltellava un passo sì e uno no. Aveva fatto molta più fatica di Harry a opporsi all’anatema, anche se Moody gli aveva assicurato che gli effetti sarebbero svaniti per l’ora di pranzo. «Quando si dice un paranoico…» Ron si guardò nervosamente alle spalle per controllare che Moody fosse fuori tiro, e riprese: «Non mi stupisco che siano stati contenti di farlo fuori al Ministero, hai sentito che cos’ha raccontato a Seamus, cos’ha fatto a quella strega che gli ha gridato “Buuu” alle spalle il primo aprile? E secondo lui quando dovremmo documentarci su come resistere alla Maledizione Imperius con tutto quello che dobbiamo fare?»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    I Grifondoro si rotolarono dalle risate. Malfoy divenne rosso di rabbia, ma evidentemente il ricordo della punizione di Moody era ancora abbastanza doloroso da Impedirgli di ribattere. Harry, Ron e Hermione tornarono al castello alla fine della lezione col morale alle stelle: vedere Hagrid che metteva sotto Malfoy era particolarmente appagante, soprattutto perché Malfoy aveva fatto davvero del suo meglio per far licenziare Hagrid l’anno prima.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry notò anche che il castello fu ripulito da cima a fondo. Parecchi ritratti sudici furono scrostati, con gran disappunto dei loro soggetti, che sedevano rannicchiati nelle cornici, borbottavano cupi e trasalivano tastandosi i volti di un rosa acceso. Le armature all’Improvviso diventavano scintillanti e si muovevano senza cigolare. E Argus Gazza, il custode, divenne talmente feroce con gli studenti che dimenticavano di pulirsi le scarpe che provocò una crisi isterica in un paio di ragazzine del primo anno.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Notò che tutti la fissavano e disse, con il solito tono d’Impazienza nel constatare che nessun altro aveva letto i libri che lei invece conosceva: «È tutto scritto in Storia di Hogwarts. Anche se, naturalmente quel libro non è del tutto affidabile. Storia RIVEDUTA E CORRETTA di Hogwarts sarebbe un titolo più calzante. O anche Storia DECISAMENTE PREVENUTA E SELETTIVA di Hogwarts, CHE GLISSA SUGLI ASPETTI PIÙ SPREGEVOLI DELLA SCUOLA».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «È perché non sono istruiti e gli hanno fatto il lavaggio del cervello!» sbottò Hermione in tono acceso, ma il resto della frase fu inghiottito dall’Improvviso fruscio che annunciava l’arrivo dei gufi postali. Harry guardò subito in alto e vide Edvige planare verso di lui. Hermione tacque all’istante; lei e Ron fissarono ansiosi Edvige che si posava sulla spalla di Harry, ripiegava le ali e tendeva stancamente la zampa.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Dove?» esclamarono parecchi studenti con Impazienza, guardando tutti da una parte diversa.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Venite» disse Madame Maxime Imperiosa ai suoi studenti, e la folla di Hogwarts si dischiuse per lasciarli salire le scale di pietra.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Sentite qualcosa?» disse Ron all’Improvviso.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Dalla loro postazione in cima ai prati che sovrastavano il parco, potevano vedere chiaramente la liscia superficie nera dell’acqua, solo che all’Improvviso non fu più affatto liscia. Al centro, in profondità, c’era una strana turbolenza; grandi bolle si formavano in superficie, ondate si abbattevano sulle rive fangose… e poi, proprio al centro del lago, apparve un vortice, come se un tappo gigante fosse appena stato tirato via dal fondo…
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Gli studenti di Durmstrang si stavano togliendo le pesanti pellicce e guardavano in su verso il soffitto nero stellato con aria interessata; un paio presero i piatti e le coppe d’oro e li osservarono da vicino, apparentemente Impressionati.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Forse Silente aveva notato la loro Improvvisa immobilità, perché sorrise dicendo: «Ora il forziere, prego. Mastro Gazza».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Come sapete, tre campioni gareggiano nel Torneo» riprese tranquillo Silente, «uno per ogni scuola. Essi otterranno un punteggio in base all’abilità dimostrata in ciascuna delle prove del Torneo e il campione che avrà totalizzato il punteggio più alto dopo la terza prova vincerà la Coppa Tremaghi. I campioni verranno designati da un selezionatore Imparziale… il Calice di Fuoco».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Qualcuno ci ha già messo dentro il suo nome?» chiese Ron Impaziente a una del terzo anno.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ascoltate!» esclamò Hermione all’Improvviso.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    All’Improvviso Hermione s’illuminò di entusiasmo.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ehi, Ron» disse Harry all’Improvviso. «È la tua amica…»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Mentre si avvicinavano alla capanna di Hagrid al limitare della Foresta Proibita, fu svelato il mistero della sistemazione notturna di Beauxbatons: gli studenti stavano risalendo a bordo della gigantesca carrozza blu polvere, ora parcheggiata a un centinaio di metri dalla porta di casa di Hagrid. I pachidermici cavalli volanti pascolavano in un recinto Improvvisato lì accanto.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Alle cinque e mezza stava calando l’oscurità, e Ron, Harry e Hermione decisero che era ora di tornare al castello per il banchetto di Halloween e, cosa più Importante, per assistere alla proclamazione dei campioni delle tre scuole.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Guardate!» esclamò Ron all’Improvviso, indicando fuori.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Dopo aver degnato la capanna solo di una vaga occhiata, Hagrid marciò su per il prato con Madame Maxime, gli studenti di Beauxbatons al seguito, Impegnati a correre per tener dietro alle loro enormi falcate.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Il banchetto di Halloween parve protrarsi più del solito. Forse perché era il secondo banchetto in due giorni, Harry non gustò le pietanze straordinarie come avrebbe fatto in circostanze normali. Come chiunque altro nella Sala, a giudicare dai colli perennemente tesi, dall’espressione di Impazienza dipinta su ogni volto, dal continuo su e giù per vedere se Silente aveva già finito di mangiare, Harry voleva soltanto che venisse sparecchiato e scoprire chi erano i campioni designati.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Le fiamme ridiventarono rosse all’Improvviso. Dall’interno del Calice si sprigionarono scintille. Un attimo dopo, una lingua di fuoco dardeggiò nell’aria, un pezzetto di pergamena bruciato ne volò fuori… tutta la sala trattenne il respiro.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Ma Silente s’interruppe all’Improvviso, e tutti capirono che cosa lo aveva distratto.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Viktor Krum, Cedric Diggory e Fleur Delacour erano riuniti attorno al fuoco. Erano stranamente Impressionanti, stagliati contro le fiamme. Krum, ingobbito e imbronciato, era appoggiato al camino, un po’ discosto dagli altri due; Cedric stava in piedi con le mani dietro la schiena e fissava il fuoco; Fleur Delacour si voltò quando Harry entrò, e gettò indietro il manto di lunghi capelli argentei.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Be’… è sconcertante» disse Bagman, strofinandosi il mento liscio e sorridendo a Harry. «Ma come sapete, il limite di età è stato Imposto solo quest’anno come ulteriore misura di sicurezza. E visto che il suo nome è uscito dal Calice… voglio dire, non credo che ci si possa tirare indietro a questo punto… è scritto nelle regole, siete obbligati… Harry dovrà fare del suo meglio…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Che cosa vuole dire tutto questo, Silonte?» chiese Imperiosa.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «C’est Impossible» disse Madame Maxime, con la mano enorme coperta di splendidi opali posata sulla spalla di Fleur. «Hogvàrts non può avere due campioni. È assolutamonte ingiusto».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «No» rispose Harry. Sentiva che tutti lo osservavano con grande attenzione. Nell’ombra, Piton emise un piccolo sbuffo di Impaziente incredulità.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Signor Crouch… Signor Bagman» disse Karkaroff, la voce untuosa, «voi siete i nostri — ehm — giudici Imparziali. Certo converrete che tutto ciò è decisamente irregolare…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «La prima prova è studiata perché voi dimostriate la vostra audacia» disse a Harry, Cedric, Fleur e Krum, «quindi non vi diremo di che cosa si tratta. Il coraggio di fronte all’ignoto è una qualità Importante in un mago… molto Importante…
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ai campioni non è permesso di chiedere o accettare aiuti di nessun genere dai loro insegnanti per portare a termine le prove del Torneo. I campioni affronteranno la prima sfida armati solo di bacchetta magica. Riceveranno istruzioni sulla seconda prova al termine della prima. A causa della natura Impegnativa del Torneo e del tempo che esso richiede, i campioni sono esentati dagli esami di fine anno».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Non credo, Ludo» disse Crouch, con un tocco dell’antica Impazienza.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Sorrideva, ma il suo era un sorriso molto strano, forzato. Harry si rese conto all’Improvviso che indossava ancora lo stendardo scarlatto di Grifondoro che Lee gli aveva legato al collo. Si affrettò a toglierselo, ma era annodato molto stretto. Ron rimase sul letto senza muoversi, a guardare Harry che cercava di levarselo di dosso.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Edvige ululò molto forte, e decollò così all’Improvviso che i suoi artigli gli penetrarono nella spalla. Si tenne lontana da Harry mentre lui legava la lettera alla zampa di un grosso barbagianni. Quando il barbagianni fu volato via, Harry tese la mano per accarezzare Edvige, ma lei fece scattare il becco con rabbia e volò verso le travi, fuori tiro.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ah, io non so, Harry» disse Hagrid all’Improvviso con un gran sospiro, tornando a guardarlo preoccupato. «Campione della scuola… sembra che capita tutto a te, vero?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Poteva capire l’atteggiamento dei Tassorosso, anche se non gli piaceva; avevano il loro campione da sostenere. Non si aspettava altro che biechi insulti dai Serpeverde — era estremamente Impopolare tra loro e lo era sempre stato, perché con i colori di Grifondoro li aveva battuti un’infinità di volte, sia a Quidditch che nella Coppa delle Case. Ma aveva sperato che i Corvonero sarebbero stati disposti a tifare per lui come per Cedric. Invece no: i Corvonero parevano convinti in gran parte che avesse imbrogliato il Calice solo perché era avido di celebrità.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Piton fissò dall’alto del naso ricurvo il piccolo Colin, e il sorriso svanì dal suo viso Impaziente.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry avrebbe dato tutto ciò che possedeva per Impedire a Colin di pronunciare quelle ultime parole. Azzardò una mezza occhiata a Ron, ma Ron stava fissando con determinazione il soffitto.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Bagman all’Improvviso intercettò Harry, si alzò in fretta e avanzò saltellando. «Ah, eccolo qui! Il campione numero quattro! Entra, Harry, entra… non c’è niente di cui preoccuparsi, è solo la cerimonia della Pesa delle Bacchette, gli altri giudici saranno qui a momenti…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo controllare che le vostre bacchette siano perfettamente efficienti, senza problemi, sai, visto che sono i vostri strumenti più Importanti nelle prove che vi aspettano» disse Bagman. «L’esperto adesso è di sopra con Silente. E poi ci sarà il tempo per qualche scatto. Questa è Rita Skeeter» aggiunse, indicando la strega con il vestito cremisi, «scriverà un piccolo articolo sul Torneo per La Gazzetta del Profeta…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Silente!» strillò Rita Skeeter, apparentemente deliziata: ma Harry notò che penna e pergamena erano spariti all’Improvviso da sopra la scatola di Solvente Magico, e le dita artigliate di Rita facevano scattare in gran fretta il fermaglio della sua borsa di coccodrillo. «Come sta?» disse, alzandosi e tendendo una delle sue manone mascoline a Silente. «Spero che durante l’estate abbia letto il mio articolo sulla Conferenza della Confederazione Internazionale dei Maghi…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry guardò la sua bacchetta e vide che era coperta di Impronte. Afferrò un lembo della veste e cercò di lucidarla di nascosto. Parecchie scintille d’oro sprizzarono dalla sua punta. Fleur Delacour gli scoccò uno sguardo molto condiscendente, e lui lasciò perdere.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Aaaah, sì» disse quest’ultimo, gli occhi pallidi Improvvisamente accesi. «Sì, sì, sì. Ricordo benissimo».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    … Quattro estati prima, il giorno del suo undicesimo compleanno, Harry entrò con Hagrid nel negozio del signor Olivander. Questi gli prese le misure e cominciò a fargli provare le bacchette. Harry Impugnò probabilmente tutte le bacchette del negozio, finché finalmente non trovò quella adatta a lui: fatta di agrifoglio, lunga undici pollici e con un’unica piuma dalla coda di una fenice. Il signor Olivander rimase molto sorpreso dal fatto che Harry fosse compatibile con quella bacchetta. «Curioso» disse, «… curioso», ma solo dopo che Harry glielo ebbe chiesto spiegò cosa c’era di tanto curioso: la piuma di quella bacchetta proveniva dalla stessa fenice che aveva fornito il nucleo di quella di Voldemort.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry non aveva mai confidato questa cosa a nessuno. Era molto affezionato alla sua bacchetta, e per quello che lo riguardava, la sua parentela con la bacchetta di Voldemort era una cosa che non poteva evitare: un po’ come non poteva evitare di essere Imparentato con zia Petunia. Comunque, sperava davvero che il signor Olivander non avesse intenzione di raccontarlo ai presenti: aveva la strana sensazione che in tal caso la Penna Prendiappunti di Rita Skeeter sarebbe semplicemente scoppiata di gioia.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Il signor Olivander Impiegò molto più tempo per osservare la bacchetta di Harry. Alla fine ne fece sprizzare una fontana di vino e la riconsegnò a Harry, sentenziando che era ancora in perfette condizioni.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ma lui ti manca!» esclamava Hermione Impaziente. «E io so che tu manchi a lui…»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Era molto difficile spostarsi tra la folla con addosso il Mantello dell’Invisibilità, perché potevi pestare per sbaglio i piedi a qualcuno, cosa che tendeva ad attirare domande inopportune. Harry avanzò lentamente verso un tavolo libero nell’angolo mentre Hermione andava a prendere le bibite. Attraversando il pub, Harry notò Ron seduto con Fred, George e Lee Jordan. Resistendo all’Impulso di dargli una bella manata sulla nuca, finalmente raggiunse il tavolo e si sedette.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Che cosa non avrebbe dato per essere uno di loro, seduto a ridere e parlare, senza niente di cui preoccuparsi tranne i compiti. Immaginò come sarebbe stato essere lì se il suo nome non fosse uscito dal Calice di Fuoco. Non avrebbe indossato il Mantello dell’lnvisibilità, prima di tutto. Ron sarebbe stato seduto accanto a lui. Loro tre probabilmente si sarebbero divertiti a immaginare quale pericolo mortale avrebbero affrontato i campioni nella prova di martedì. Avrebbe aspettato con Impazienza il momento di vederli in azione, di qualunque cosa si trattasse… di tenere per Cedric assieme a tutti gli altri, al sicuro in un posto in fondo agli spalti…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Si chiese che cosa dovevano provare gli altri campioni. Le ultime volte che aveva incrociato Cedric, era circondato da ammiratori e sembrava nervoso ma eccitato. Harry scorgeva Fleur Delacour di tanto in tanto nei corridoi; aveva la stessa aria di sempre, altezzosa e Impeccabile. E Krum si limitava a star seduto in biblioteca, chino sui libri.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Quella sera alle undici e mezzo Harry, che aveva finto di andare a dormire presto, indossò di nuovo il Mantello dell’Invisibilità e sgattaiolò giù per le scale e attraverso la sala comune. Erano rimasti in pochi. I fratelli Canon erano riusciti a Impossessarsi di un bel mucchio di spille TIFA PER CEDRIC DIGGORY e stavano cercando di stregarle in modo da trasformare gli slogati in SOSTIENI HARRY POTTER. Fino a quel momento, comunque, tutto quello che erano riusciti a fare era bloccarle su POTTER FA SCHIFO. Harry li superò, raggiunse il buco del ritratto e attese per un minuto circa, con un occhio all’orologio. Poi Hermione aprì la Signora Grassa dall’esterno come avevano stabilito. Le scivolò accanto sussurrando «Grazie!» e attraversò il castello.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Era terribilmente agitato. All’occhiello esibiva un fiore che assomigliava a un enorme carciofo. Sembrava che avesse smesso di usare la morchia, ma evidentemente aveva cercato di pettinarsi: Harry distinse i denti spezzati del pettine Impigliati nella sua chioma.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma poi — dopo essersi allontanati lungo i confini della Foresta al punto che il castello e il lago non erano più visibili — Harry sentì qualcosa. C’erano degli uomini che gridavano laggiù… poi si udì un ruggito assordante, da spaccare i tImpani…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Quattro enormi draghi completamente sviluppati, dall’aria malvagia, si Impennavano in uno spazio recintato da spesse assi di legno, ruggendo e sbuffando: torrenti di fuoco sprizzavano nel cielo buio dalle loro bocche spalancate e zannute, sorrette dai colli tesi a quindici metri di altezza. Ce n’era uno di un blu argenteo con lunghe corna appuntite, che ringhiava e tentava di mordere i maghi a terra; uno verde ricoperto di scaglie lisce, che si contorceva e pestava i piedi con tutte le sue forze; uno rosso con una strana frangia d’oro lucente attorno al muso, che sparava nuvole di fuoco a forma di fungo nell’aria; e uno nero gigantesco, più simile a un lucertolone degli altri, il più vicino a loro.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry vide il drago più vicino barcollare pericolosamente sulle zampe dietro; la mascella si aprì in un gemito Improvvisamente muto; le narici d’un tratto furono prive di fiamme, pur continuando a fumare; poi, molto lentamente, cadde: parecchie tonnellate di nerboruto drago nero squamato si schiantarono a terra con un tonfo che, Harry lo avrebbe giurato, fece tremare gli alberi dietro di lui.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Sirius lo scrutò ansiosamente, con occhi che non avevano ancora perso lo sguardo fosco e spiritato che Azkaban gli aveva Impresso. Aveva lasciato parlare Harry tino allo sfinimento senza interromperlo, ma ora disse: «Coi draghi possiamo vedercela. Harry, ma ci arriveremo tra un minuto: non posso restare molto… sono penetrato in una casa di maghi per usare il fuoco, ma potrebbero tornare da un momento all’altro. Devo metterti in guardia da alcune cose».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Ok» disse Harry lentamente. «Ma… stai dicendo che è stato Karkaroff a mettere il mio nome nel Calice? Perché se è stato lui, è davvero un bravo attore. Sembrava furibondo. Voleva Impedirmi di gareggiare».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «… e leggendo tra le righe del pezzo di quella Skeeter il mese scorso, be’, Moody è stato aggredito la sera prima di cominciare a lavorare a Hogwarts. Si, lo so che lei sostiene che si è trattato di un altro falso allarme» aggiunse Sirius in fretta, vedendo che Harry stava per parlare, «ma io non credo che sia così. Credo che qualcuno abbia tentato di Impedirgli di venire a Hogwarts. Credo che qualcuno sapesse che il suo compito sarebbe stato molto più difficile con lui nei paraggi. E nessuno ha intenzione di indagare a fondo, Malocchio denuncia intrusi un po’ troppo spesso. Ma questo non significa che non sia più in grado di riconoscere i pericoli. Moody era l’Auror migliore che il Ministero abbia mai avuto».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma a un tratto Harry alzò una mano per zittirlo, con il cuore che batteva all’Impazzata, come se stesse per esplodere. Dei passi scendevano la scala a chiocciola alle sue spalle.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry udì un piccolo pop nel fuoco alle sue spalle, e seppe che Sirius se n’era andato. Fissò la parte più bassa della scala a chiocciola: chi aveva deciso di fare una passeggiatina all’una del mattino e aveva Impedito a Sirius di dirgli come fare a superare un drago?
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Hai pensato che dovevi venire a ficcare il naso, eh?» gridò Harry. Sapeva che Ron non aveva idea di ciò che aveva interrotto, sapeva che non l’aveva fatto apposta, ma non gì’Importava: in quel momento odiava tutto di Ron, perfino i parecchi centimetri di caviglie nude che spuntavano dai pantaloni del suo pigiama a disegni marrone.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Non Importa» disse Cedric seccato, mentre i suoi amici si chinavano per aiutarlo, «dite a Vitious che sto arrivando, andate…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Non è Importante» disse Harry in fretta: sapeva che Hagrid sarebbe finito nei guai se avesse detto la verità. «Ma non sono solo io a saperlo. Maxime e Karkaroff hanno visto i draghi, ormai lo sapranno anche Fleur e Krum…».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Harry lo guardò incredulo. Era sicuro che Cedric non glielo avrebbe chiesto se avesse visto i draghi con i suoi occhi. Harry non avrebbe lasciato nemmeno il suo peggior nemico ad affrontare quei mostri Impreparato — be’, forse Malfoy o Piton…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Hermione, devo Imparare a fare un Incantesimo di Appello come si deve entro domani pomeriggio».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Voleva saltare Divinazione per continuare ad allenarsi, ma Hermione si rifiutò decisamente di bigiare Aritmanzia, e non aveva senso restare senza di lei. Così dovette sopportare più di un’ora di professoressa Cooman, che passò metà della lezione a dire a tutti che, in base alla posizione di Marte rispetto a Saturno in quel momento, le persone nate in luglio correvano seri pericoli di morte Improvvisa e violenta.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Be’, adesso sappiamo cosa fare la prossima volta che non riesco a Imparare un incantesimo» esclamò Harry, lanciando a Hermione il Dizionario delle Rune per riprovare, «basta che mi minacci con un drago. Pronti…» Levò ancora una volta la bacchetta. «Accio Dizionario!»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Harry, l’hai Imparato davvero!» disse Hermione incantata.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Non ha Importanza» disse Hermione decisa. «Basta che tu sia molto, molto concentrato, e verrà. Harry, sarà meglio che dormiamo un po’… ne avrai bisogno».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Quella sera Harry si era concentrato così tanto per Imparare l’Incantesimo di Appello che un po’ della sua paura cieca lo aveva abbandonato. La mattina dopo, comunque, tornò tutta intera. L’atmosfera nella scuola era di grande tensione ed eccitazione. Le lezioni sarebbero terminate a mezzogiorno, dando modo a tutti gli studenti di scendere al recinto dei draghi, anche se naturalmente non sapevano ancora che cosa avrebbero trovato laggiù.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Ora, non farti prendere dal panico» disse, «cerca di restare distaccato… abbiamo maghi a disposizione per controllare la situazione se sfugge di mano… la cosa più Importante è che tu faccia meglio che puoi, e nessuno penserà male di te… ti senti bene?»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Be’, ora che ci siamo tutti è giunto il momento di informarvi!» disse Bagman in tono vivace. «Quando il pubblico avrà preso posto, vi consegnerò questa borsa» — mostrò un sacchetto di seta viola e lo scosse — «da cui estrarrete a turno un modellino della cosa che state per affrontare! Ce ne sono diversi — ehm — tipi, sapete. E devo dirvi anche qualcos’altro… ah, sì… il vostro compito e Impadronirvi dell’uovo d’oro!»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    E poi la sentì sfrecciare nell’aria alle sue spalle; si voltò e vide la sua Firebolt che si scagliava verso di lui costeggiando il bosco, galleggiava nel recinto, e s’immobilizzava a mezz’aria accanto a lui, in attesa che la cavalcasse. La folla faceva ancora più rumore… Bagman urlava qualcosa… ma le orecchie di Harry non funzionavano più a dovere… ascoltare non era Importante…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Mentre si alzava in volo, mentre il vento gli soffiava nei capelli, mentre là sotto i volti del pubblico diventavano semplici punte di spillo color carne e lo Spinato rImpiccioliva diventando delle dimensioni di un cane, capi che non si era lasciato indietro solo il suolo, ma anche la sua paura… era tornato nel suo elemento…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Lo Spinato non sembrava intenzionato a prendere il volo, era troppo Impegnato a proteggere le uova. Anche se si contorceva e si agitava, spalancando e ripiegando le ali e tenendo i temibili occhi gialli fissi su Harry, aveva paura di allontanarsi troppo… lui doveva riuscire a indurlo a spostarsi, o non si sarebbe mai avvicinato alle uova… il trucco era farlo con cautela, un po’ alla volta…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Hermione stava in mezzo a loro, tesa, guardando dall’uno all’altro. Ron aprì la bocca, incerto. Harry capì che stava per scusarsi e all’Improvviso sentì che non aveva bisogno di ascoltarlo.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Ma a Harry non Importava, non gli sarebbe Importato nemmeno se Karkaroff gli avesse dato zero; l’indignazione di Ron valeva almeno cento punti per lui. Non lo disse a Ron, naturalmente, ma il suo cuore era più leggero dell’aria quando si voltò per uscire dallo steccato. E non era solo Ron… non erano solo i Grifondoro quelli che applaudivano nella folla. Quando si era arrivati al dunque, quando avevano visto che cosa doveva affrontare, gran parte dei ragazzi della scuola si erano schierati dalla sua parte, come da quella di Cedric… non gli Importava dei Serpeverde, ora poteva sopportare qualunque insulto da parte loro.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Harry uscì dalla tenda, raggiunse Ron e insieme camminarono lungo il limitare della Foresta, parlando fitto; Harry voleva sapere nel dettaglio che cos’avevano fatto gli altri campioni. Poi, mentre aggiravano il ciuffo di alberi dietro il quale Harry aveva visto i draghi ruggire per la prima volta, una strega gli si parò davanti all’Improvviso.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Era qualcuno che stavano torturando!» esclamò Neville, che era Impallidito bruscamente rovesciando panini alla salsiccia su tutto il pavimento. «Dovrai vedertela con la Maledizione Cruciatus!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry aveva un brutto presentimento, ma non ci fu modo di comunicarlo a Hagrid senza che Rita Skeeter se ne accorgesse, così dovette rimanere lì Impalato in silenzio mentre Hagrid e Rita si accordavano per incontrarsi ai Tre Manici di Scopa per una lunga intervista. Poi su al castello suonò la campana, il segnale della fine delle lezioni.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Purché non li abbia Importati illegalmente, quegli Schiopodi» disse Hermione sconfortata. Si scambiarono uno sguardo: era esattamente il genere di cosa che Hagrid avrebbe potuto fare.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Non ti sto chiedendo questo!» ribatté Hermione con Impazienza. «Sono appena scesa a parlare con loro, e ho scoperto… oh, andiamo, Harry, voglio che tu veda!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Lo afferrò di nuovo per il braccio, lo trascinò davanti al quadro della ciotola gigante, tese l’indice e fece il solletico alla grossa pera verde, che prese a contorcersi, ridacchiando, e all’Improvviso si trasformò in una grossa maniglia verde. Hermione la afferrò, spalancò la porta e spinse con decisione Harry all’interno.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sì, è proprio Dobby, signore, sì!» disse la vocina acuta da un punto Imprecisato nei dintorni del suo ombelico. «Dobby sperava tanto di vedere Harry Potter, signore, e Harry Potter è venuto a trovarlo, signore!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Il servizio è ottimo!» commentò Harry Impressionato. Hermione lo guardò cupa, ma tutti gli elfi sembravano felicissimi; fecero un profondo inchino e arretrarono.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Il professor Silente ha offerto a Dobby dieci galeoni la settimana, e i finesettimana di riposo» disse Dobby, con un Improvviso piccolo brivido, come se la prospettiva di tanti agi e ricchezze fosse spaventosa, «ma Dobby gli ha fatto abbassare il prezzo, signorina… A Dobby piace la libertà, signorina, ma lui non pretende troppo, signorina, preferisce il lavoro».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Oh no, signore, no» disse Dobby, Improvvisamente serio. «Fa parte della schiavitù dell’elfo domestico, signore. Noi tiene i loro segreti e sta zitti, signore, noi tiene alto l’onore della famiglia, e non parla mai male di loro… anche se il professor Silente ha detto a Dobby che non è severo su questa cosa. Il professor Silente ha detto che noi è liberi di… di…» parve Improvvisamente nervoso, e fece cenno a Harry di avvicinarsi. Harry si curvò in avanti e Dobby sussurrò: «Ha detto che noi è liberi di chiamarlo… vecchio rimbambito se ci va, signore!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Loro non è più i miei padroni, Winky!» esclamò Dobby in tono di sfida. «A Dobby non Importa più di quello che loro pensa!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Sai che cosa ti dico, Dobby?» disse Ron, che sembrava aver preso in gran sImpatia l’elfo. «Ti regalerò quello che la mia mamma mi farà per Natale. Me ne regala sempre uno. Ti piace il marrone, vero?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Forse dovremo rImpicciolirlo un po’ per fartelo andar bene» gli disse Ron, «ma starà a meraviglia con il tuo copriteiera».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Lavanda Brown fece una risatina acuta. Calì Patil le diede una gomitata forte nelle costole, il viso contratto mentre cercava di non scoppiare a ridere a sua volta. Entrambe si voltarono verso Harry. La professoressa McGranitt le ignorò, cosa che Harry giudicò profondamente ingiusta, dal momento che aveva appena rImproverato lui e Ron.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Harry ebbe un’Improvvisa visione di se stesso in frac e tuba, accompagnato da una ragazza addobbata di pizzi e volant come zia Petunia quando andava alle feste di lavoro di zio Vernon.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Una settimana prima, Harry avrebbe dichiarato che trovare una dama per il ballo era una bazzecola rispetto all’idea di sfidare un Ungaro Spinato. Ma ora che aveva compiuto quest’ultima Impresa, e doveva affrontare la prospettiva di invitare una ragazza al ballo, sentì che avrebbe preferito fare un altro giro con lo Spinato.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Harry non aveva mai visto tanta gente decidere di rimanere a Hogwarts per Natale; lui lo faceva sempre, naturalmente, perché l’alternativa era tornare a Privet Drive, e fino ad allora aveva sempre fatto parte della minoranza che restava. Quell’anno, invece, sembrava che tutti i ragazzi dal quarto anno in su avessero deciso di rimanere, e a Harry pareva che fossero tutti ossessionati dal ballo imminente — almeno le ragazze lo erano, ed era straordinario quante ragazze all’Improvviso c’erano a Hogwarts; non l’aveva quasi notato prima. Ragazze che bisbigliavano nei corridoi, ragazze che scoppiavano a ridere al passaggio dei maschi, ragazze eccitate che si scambiavano mucchi di bigliettini su quello che avrebbero indossato la notte di Natale…
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Le parole di Hermione a proposito di Krum continuavano a tornargli in mente: «Lo adorano solo perché è famoso!» E infatti Harry dubitava che le ragazze che gli avevano chiesto di accompagnarle avrebbero voluto andare al ballo con lui se non fosse stato un campione della scuola. Però, se fosse stata Cho a invitarlo, non gliene sarebbe Importato niente del perché lo faceva, purché lo facesse…
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Voleva solo che ci parlavo di te, Harry» continuò Hagrid a voce più bassa. «Be’, io ci dico che siamo amici da quando ti ero venuto a prendere dai Dursley. “Non ha mai dovuto rImproverarlo in quattro anni?” mi fa. “Non le ha mai dato fastidio a lezione?” Io ci dico di no, e lei non sembra per niente contenta. Mi sa che preferiva se ci dicevo che eri terribile, Harry».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ma certo» disse Harry, gettando brani di fegato di drago in una grossa ciotola di metallo e Impugnando il coltello per tagliarne degli altri. «Non può continuare con la storia del piccolo eroe tragico, alla lunga è noioso».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Alcuni dei professori rinunciarono a insegnar loro granché quando le loro menti erano cosi evidentemente altrove; il minuscolo professor Vitious li lasciò giocare durante la sua lezione del mercoledì, e lui stesso rimase a lungo a parlare con Harry del perfetto Incantesimo di Appello che aveva usato nella prima prova del Torneo Tremaghi. Altri insegnanti non furono così generosi. Nulla avrebbe mai distolto il professor Rüf, per esempio, dall’arrancare tra i suoi appunti sulle rivolte dei goblin: visto che Rüf non aveva permesso nemmeno alla propria morte di Impedirgli di continuare a insegnare, sospettavano che una cosetta come il Natale non lo avrebbe dissuaso. Era incredibile come riuscisse a far sembrare le più turpi e sanguinarie rivolte dei goblin noiose come la relazione di Percy sui fondi di calderone. Anche i professori McGranitt e Moody li fecero lavorare fino all’ultimo, e Piton, naturalmente, li avrebbe lasciati giocare in classe tanto quanto avrebbe nominato Harry suo erede universale. Fissandoli con aria cattiva, li informò che li avrebbe messi alla prova sugli antidoti ai veleni nel corso dell’ultima lezione del trimestre.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Hermione guardò severa anche lui. «Credevo che facessi qualcosa di costruttivo, Harry, anche se non vuoi Imparare gli antidoti!»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «La sua acne è migliorata moltissimo ultimamente… ed è molto sImpatica!»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Il corpo insegnante di Hogwarts, nello sforzo continuo di Impressionare i visitatori di Beauxbatons e Durmstrang, sembrava deciso a mostrare il castello al suo meglio per Natale. Quando le decorazioni furono tutte al loro posto, Harry notò che erano le più straordinarie che avesse mai visto a scuola. Ghiaccioli Sempiterni erano stati appesi ai corrimani della scalinata di marmo; i soliti dodici alberi di Natale della Sala Grande erano coperti di qualunque cosa, dalle bacche luminose di agrifoglio ad autentici gufi d’oro ululanti, e le armature erano state tutte stregate in modo da intonare canti di Natale quando qualcuno gli passava davanti. Era davvero una cosa straordinaria sentire Venite, fedeli cantato da un elmo vuoto che sapeva solo metà delle parole. Gazza il custode dovette estrarre parecchie volte Pix dalle armature, dove aveva preso l’abitudine di nascondersi, colmando le lacune nelle canzoni con rime di sua invenzione, tutte decisamente maleducate.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Trovò difficile concentrarsi per il test di antidoti di Piton, e di conseguenza si scordò di aggiungere l’ingrediente-chiave — un bezoar — cosi prese un voto bassissimo. Ma non gli Importava; era troppo occupato a mettere insieme tutto il suo coraggio per ciò che stava per fare. Quando suonò la campana, afferrò la borsa e corse verso la porta della cantina.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Del tutto dimentico della cena, risalì lentamente fino alla Torre di Grifondoro, con la voce di Cho che gli risuonava nelle orecchie a ogni gradino. “Cedric… Cedric Diggory”. Cedric aveva cominciato quasi a piacergli: era disposto a sorvolare sul fatto che una volta lo aveva battuto a Quidditch, e che era bello, e famoso, e che era il campione preferito praticamente da tutti. Ora all’Improvviso realizzò che Cedric in effetti era un inutile bamboccio che non aveva abbastanza cervello da riempirci un portauovo.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Non so che cosa mi è preso!» ripeté Ron senza fiato. «Che cosa avevo in testa? C’era un sacco di gente… tutto intorno… sono Impazzito… tutti lì a guardare! Le stavo passando davanti nell’Ingresso… era lì che parlava con Diggory… ed è stato più forte di me… e gliel’ho chiesto!»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Ginny all’Improvviso aveva smesso di sorridere.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Ma Ron stava fissando Hermione come se all’Improvviso la vedesse in una nuova luce. «Hermione, Neville ha ragione… tu sei una ragazza…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Oh, andiamo» disse lui Impaziente, «abbiamo bisogno di una compagna, faremo la figura degli stupidi se non troviamo nessuno, tutti gli altri hanno…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

   Nonostante l’enorme mole di compiti per le vacanze, Harry non era dell’umore giusto per stare chino sui libri alfa fine del trimestre, e trascorse la settimana che precedeva il Natale divertendosi più che poteva insieme a tutti gli altri. La Torre di Grifondoro era di poco meno affollata che durante l’anno scolastico; sembrava anche che si fosse rImpicciolita, dal momento che i suoi occupanti erano molto più scalmanati del solito. Fred e George avevano avuto un gran successo con le loro Crostatine Canarine, e nei primi due giorni delle vacanze c’era dappertutto gente che si riempiva di piume all’Improvviso. In breve, tutti i Grifondoro Impararono a trattare con estrema cautela il cibo che veniva loro offerto, nel caso che avesse una Crostatina Canarina nascosta al centro, e George rivelò a Harry che lui e Fred al momento stavano lavorando alla creazione di qualcosa di nuovo. Harry prese mentalmente nota di non accettare nemmeno una patatina da Fred e George in futuro: non aveva ancora dimenticato Dudley e la Mou Mollelingua.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Malfoy Impallidì e fece un balzo all’indietro, guardandosi intorno terrorizzato, ma Moody era ancora al tavolo degli insegnanti a finire lo stufato.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Hermione» disse Ron guardandola di sottecchi, Improvvisamente accigliato, «i tuoi denti…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    All’Improvviso Hermione fece un sorriso molto malizioso e allora se ne accorse anche Harry: era un sorriso molto diverso da quello che ricordava.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’… quando sono andata da Madama Chips a farmeli rImpicciolire, lei ha preso uno specchio e mi ha detto di fermarla quando fossero tornati alla loro misura» disse. «E io l’ho solo… lasciata andare avanti un po’». Il sorriso divenne ancora più largo. «Mamma e papà non saranno tanto contenti. Sono secoli che cerco di convincerli a farmeli rImpicciolire, ma loro volevano che continuassi con l’apparecchio. Sapete, sono dentisti, pensano che denti e magia non dovrebbero… guardate! È tornato Leo!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Il gufetto di Ron ululava all’Impazzata in cima al corrimano coperto di ghiaccioli, un rotolo di pergamena legato alla zampa. I ragazzi che gli passavano davanti lo additavano e ridevano, e un gruppo di ragazzine del terzo anno si fermò e disse: «Oh, guardate quel gufetto! Non è carino?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Tutti quanti in sala comune erano troppo Impegnati a sfogare le loro energie vacanziere per notare che cosa facevano gli altri. Harry, Ron e Hermione presero posto lontano dagli altri vicino a un’oscura finestra che si stava lentamente coprendo di neve, e Harry lesse:
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Era una bugia; non aveva comprato proprio niente per Dobby, ma aprì in fretta il baule ed estrasse un paio di calzini appallottolati particolarmente sformati. Erano i più vecchi e i più orrendi che avesse, giallo senape, ed erano appartenuti a zio Vernon. Erano superbitorzoluti perché Harry da un anno li usava per avvolgerci il suo Spioscopio. Estrasse lo Spioscopio e diede i calzini a Dobby, dicendo: «Scusa, mi sono dimenticato di Impacchettarli…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry, Ron, Seamus, Dean e Neville indossarono gli abiti da cerimonia su nel dormitorio, tutti molto Impacciati anche se mai quanto Ron, che si guardava atterrito nel lungo specchio nell’angolo. Non c’era niente da fare: quel coso assomigliava tremendamente a un vestito da donna. In un disperato tentativo di farlo sembrare più maschile, scagliò un Incantesimo Tagliuzzante sui pizzi al collo e ai polsi. Funzionò a meraviglia: i pizzi erano spariti, anche se non aveva fatto un lavoro molto preciso, e gli orli erano ancora spaventosamente sfilacciati mentre si apprestavano a scendere.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Ma non somigliava affatto a Hermione. Si era fatta qualcosa ai capelli; non erano più cespugliosi, ma lisci e lucenti, e legati in un nodo elegante dietro la testa. Indossava un abito di un morbido tessuto blu pervinca, e aveva un portamento in qualche modo diverso — o forse era solo l’assenza della solita ventina di libri che di solito portava appesi alla schiena. Sorrideva, anche — piuttosto nervosamente, a dire il vero — e si notava moltissimo che i denti davanti erano rImpiccioliti. Harry non riusciva a capire come aveva fatto a non accorgersene prima.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Calì fissava Hermione con uno sguardo incredulo assai poco lusinghiero. Non era la sola, comunque: quando si aprirono le porte della Sala Grande, il fan club di Krum in biblioteca entrò tutto Impettito, scoccando a Hermione occhiate di profondo disgusto. Pansy Parkinson la guardò a occhi sbarrati entrando con Malfoy, e anche lui parve non riuscire a trovare un insulto da rivolgerle. Ron le passò davanti senza guardarla.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Silente sorrise allegramente mentre i campioni si avvicinavano al suo tavolo, ma Karkaroff ostentava un’espressione molto simile a quella di Ron mentre guardava Krum e Hermione avvicinarsi. Ludo Bagman, che per l’occasione indossava una veste di un viola acceso a grandi stelle gialle, batteva le mani con l’entusiasmo degli studenti; e Madame Maxime, che aveva sostituito la sua solita uniforme di satin nero con un abito dall’ampia gonna di seta color lavanda, applaudiva educatamente. Ma il signor Crouch, Harry notò all’Improvviso, non c’era. Il quinto posto del tavolo era occupato da Percy Weasley.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Roger Davies la guardava parlare ipnotizzato, e non riusciva a centrare la bocca con la forchetta. Harry aveva l’Impressione che Davies fosse troppo occupato a contemplare Fleur per capire anche solo una parola di quello che stava dicendo.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Le Sorelle Stravagarie salirono sul palcoscenico salutate da applausi entusiasti; erano tutte eccezionalmente irsute e vestite in lunghi abiti neri che erano stati accuratamente strappati e lacerati. Presero gli strumenti, e Harry, che era così Impegnato a guardarle da aver quasi dimenticato che cosa stava per succedere, all’Improvviso si accorse che le lanterne su tutti gli altri tavoli si erano spente, e che gli altri campioni e i loro accompagnatori erano in piedi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Non era poi così male, pensò Harry, girando lentamente sul posto (era Calì a portare). Tenne gli occhi fissi sulle teste degli spettatori, e ben presto anche molti di loro li raggiunsero sulla pista da ballo, così che i campioni non furono più al centro dell’attenzione. Neville e Ginny ballavano lì vicino — vide Ginny strizzare gli occhi mentre Neville le pestava i piedi — e Silente volteggiava con Madame Maxime. La sproporzione tra i due era tale che la punta del cappello di Silente solleticava appena il mento di lei; comunque, Madame Maxime si muoveva con molta grazia per essere così robusta. Malocchio Moody era Impegnato in un goffo two-step con la professoressa Sinistra, che evitava nervosamente la sua gamba di legno.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Oh, non Importa» sbottò Calì, e se ne andò con il ragazzo di Beauxbatons. Alla fine della canzone, non fece ritorno.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Ma Madame Maxime si era Improvvisamente alzata in piedi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’, sono… sono…» Ron si sforzò di trovare le parole. «Ehm… poco sImpatici» concluse debolmente.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Ma chi se ne Importa se sua madre era una gigantessa?»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Be’… a nessuno di quelli che lo conoscono Importerà niente, perché sanno che non è pericoloso» disse Ron lentamente. «Ma… Harry, sono malvagi, i giganti. È come ha detto Hagrid, è nella loro natura, sono come i troll… gli piace uccidere, lo sanno tutti. Comunque in Gran Bretagna non ce ne sono più».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

   Il 26 dicembre tutti si svegliarono tardi. La sala comune di Grifondoro era molto più tranquilla di quanto non fosse stata ultimamente, e frequenti sbadigli punteggiavano le pigre conversazioni. I capelli di Hermione erano di nuovo crespi; confessò a Harry di aver usato una gran quantità della Tricopozione Lisciariccio per il ballo, «ma è troppo complicato farlo tutti i giorni» concluse in tono pratico, grattando dietro le orecchie un Grattastinchi Impegnato a fare le fusa.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Perché ci evita?» disse Hermione, quando finalmente si furono arresi e s’incamminarono di nuovo verso la scuola. «Non crederà che c’Importi che è un Mezzogigante?»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Ma evidentemente a Hagrid Importava. Per tutta la settimana non si fece vivo. Non comparve al tavolo degli insegnanti alle ore dei pasti, non lo videro svolgere i suoi compiti di guardiacaccia nel parco, e la professoressa Caporal continuò a insegnare Cura delle Creature Magiche. Malfoy gongolava a più non posso.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «È davvero sImpatico, sai» disse. «Non è affatto come uno potrebbe immaginare, visto che è di Durmstrang. Mi ha detto che gli piace molto di più qui da noi».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Ma non ci va mai in ufficio?» sussurrò Hermione all’Improvviso. «Guardate!»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Ehm… be’…» disse Bagman, Improvvisamente molto nervoso. «Loro… ehm… stanno cercando Barty Crouch».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Ehm… in effetti, non ho idea di dove sia» disse Bagman. «È che ha… smesso di venire a lavorare. Ormai manca da un paio di settimane. Il giovane Percy, il suo assistente, dice che è ammalato. A quanto pare manda istruzioni via gufo. Ma ti dispiace non farne parola con nessuno, Harry? Perché Rita Skeeter è ancora lì che s’Impiccia dove può, e io ci scommetto che trasformerebbe la malattia di Barty in qualcosa di sinistro. Probabilmente scriverebbe che è scomparso come Bertha Jorkins».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo risolvere gli indovinelli da soli, no?» disse, ben attento a mantenere un tono di voce leggero, per non dare l’Impressione di star accusando il Capo dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici di violare le regole.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Be’… be’, sì» disse Bagman Impaziente, «ma… andiamo, Harry… vogliamo tutti che vinca Hogwarts, no?»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Un’Impercettibile ruga solcò il volto liscio di Bagman.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «No» rispose, «lo… be’, come ho detto, ti ho preso in sImpatia. Ho pensato che potevo offrirti…»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «E chi se ne Importa se qualcuno aiuta Diggory?» ribatté Ron. Dentro di sé Harry si disse perfettamente d’accordo.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Chi se ne Importa se è un Mezzogigante?» urlò Harry. «Lui è a posto!»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Il sorriso di Rita Skeeter s’incrinò appena, ma un attimo dopo tornò smagliante; aprì con uno scatto la borsa di coccodrillo, estrasse la Penna Prendiappunti e disse: «Cosa ne dici di un’intervista sull’Hagrid che conosci tu, Harry? L’uomo dietro i muscoli? La tua Improbabile amicizia e le ragioni che la sostengono? Lo definiresti un surrogato della figura paterna?»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Siediti, stupida ragazzina, e non parlare di cose che non capisci» disse freddamente Rita Skeeter, guardando Hermione con occhi Improvvisamente duri. «So delle cose di Ludo Bagman che ti farebbero arricciare i capelli… non che ne abbiano bisogno…» aggiunse, con un’occhiata alla chioma crespa di Hermione.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Hagrid!» urlò Hermione, picchiando sulla porta. «Hagrid, adesso basta! Lo sappiamo che sei lì dentro! Non Importa a nessuno se tua madre era una gigantessa, Hagrid! Non puoi permettere a quella viscida Skeeter di farti questo! Hagrid, vieni fuori, ti stai comportando…»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Harry preparò accuratamente il suo piano, perché era già stato sorpreso una volta da Gazza il custode fuori dal letto e nel posto sbagliato nel cuore della notte, e non desiderava ripetere l’esperienza. Il Mantello dell’Invisibilità, naturalmente, sarebbe stato fondamentale, e come ulteriore precauzione Harry pensò di portare con sé la Mappa del Malandrino, che, insieme al Mantello, era il mezzo più efficace che possedesse per infrangere le regole. Sulla mappa era riportata l’intera Hogwarts, comprese le sue molte scorciatoie e i passaggi segreti, e, cosa più Importante di tutte, mostrava le persone all’interno del castello, ferme o in movimento, come minuscoli puntini con tanto di nome, così che Harry avrebbe potuto individuare in tempo chiunque si fosse avvicinato al bagno.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Era così profonda che toccava appena, e fece un paio di vasche prima di tornare accanto al bordo e tenersi a galla fissando l’uovo. Per quanto piacevole fosse nuotare nell’acqua calda e schiumosa con nuvole di vapore colorato che gli danzavano intorno, non gli venne alcun lampo di genio né ebbe un’Improvvisa rivelazione.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Ci vollero altri tre ascolti subacquei prima che Harry Imparasse la canzone a memoria; poi rimase a galla per un po’, lambiccandosi il cervello, mentre Mirtilla stava lì seduta a guardarlo.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Ma all’Improvviso capì quello che stava dicendo, e sentì l’entusiasmo svanire come se qualcuno avesse appena tirato via un tappo dal suo stomaco. Non nuotava molto bene; non aveva mai avuto occasioni per farlo. Dudley aveva preso lezioni quando era piccolo, ma zia Petunia e zio Vernon, senza dubbio nella speranza che prima o poi annegasse, non si erano preoccupati che Harry Imparasse a sua volta. Un paio di vasche di quella piscina andavano benissimo, ma il lago era molto grande, e molto profondo… e le sirene di sicuro non vivevano in superficie…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry si ricordò che Mirtilla era sempre stata permalosa sul fatto di essere morta, mentre nessun altro fantasma a lui noto faceva tante storie. «Scusa» disse, Impaziente. «Non volevo… È solo che mi sono dimenticato…»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Gazza prese a salire le scale, l’ossuta gatta color polvere alle caviglie. Gli occhi a lampadina di Mrs Purr, così simili a quelli del suo padrone, erano fissi proprio addosso a Harry. Lui s’era già chiesto prima d’allora se il Mantello dell’Invisibilità funzionasse con i gatti… sopraffatto dall’ansia, osservò Gazza avvicinarsi sempre di più avvolto nella vecchia vestaglia di flanella. Cercò disperatamente di liberare la gamba Imprigionata, ma riuscì solo a sprofondare ancora di qualche centimetro. A momenti, Gazza avrebbe visto la mappa o gli sarebbe venuto addosso…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Gazza guardò con desiderio su per le scale, passando da parte a parte Harry, che capì che esitava a rinunciare all’opportunità di incastrare Pix. Vai, lo supplicò in silenzio, vai con Piton… vai… Mrs Purr spiava da dietro le gambe di Gazza… Harry ebbe la netta Impressione che riuscisse a fiutarlo… perché aveva riempito la vasca con tutta quella schiuma profumata?
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Gazza, non m’Importa un accidente di quel maledetto poltergeist, è il mio ufficio che è…»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Piton zittì all’Improvviso. Lui e Gazza guardarono giù, verso i piedi della scala. Harry vide Malocchio Moody avanzare zoppicando nello stretto spazio tra le loro teste. Moody indossava il vecchio mantello da viaggio sulla camicia da notte, e si appoggiava al bastone come al solito.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Il cuore di Harry ebbe un tuffo. Moody riusciva a vedere attraverso i Mantelli dell’Invisibilità… soltanto lui poteva cogliere la bizzarria della situazione… Piton in camicia da notte, Gazza con l’uovo stretto tra le mani, e lui, Harry, Imprigionato nella scala sopra di loro. La fessura obliqua che Moody aveva per bocca si spalancò dalla sorpresa. Per qualche secondo, lui e Harry si guardarono negli occhi. Poi Moody chiuse la bocca e rivolse di nuovo l’occhio azzurro su Piton.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Non è Importante» disse Piton freddamente.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Al contrario» ringhiò Moody, «è molto Importante. Chi potrebbe voler penetrare nel tuo ufficio?»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Piton all’Improvviso fece una cosa molto strana. Si afferrò convulsamente il braccio sinistro con la mano destra, come se gli facesse male.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Piton si era proteso per prenderla, con una terribile espressione di Improvvisa consapevolezza…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Potter!» ringhiò Piton, poi voltò la testa e fissò esattamente il punto in cui si trovava Harry, come se all’Improvviso riuscisse a vederlo. «Quell’uovo è l’uovo di Potter. Quel foglio di pergamena appartiene a Potter. L’ho visto prima, lo riconosco! Potter è qui! Potter, col suo Mantello dell’Invisibilità!»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Pensavo solo» disse, la voce forzatamente calma, «che se Potter fosse di nuovo in giro di notte… è un’abitudine sbagliata… bisognerebbe Impedirglielo. Per… per la sua incolumità».
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Piton scese le scale e oltrepassò Moody senza aggiungere una parola. Gazza richiamò Mrs Purr, che fissò Harry con sguardo vacuo per qualche altro istante prima di voltarsi e seguire il suo padrone. Col respiro ancora affannoso, Harry sentì Piton allontanarsi lungo il corridoio; Gazza tese a Moody l’uovo, e sparì a sua volta, borbottando rivolto a Mrs Purr: «Non Importa, carina… domattina andremo da Silente… gli diremo che cos’ha combinato Pix…»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Per la barba di Merlino» sussurrò Moody, fissando la mappa, l’occhio magico che roteava Impazzito. «Questa… questa sì che è una mappa, Potter!»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    L’occhio magico di Moody scorse roteando l’intera mappa. All’Improvviso Moody parve preoccupato.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Moody distolse l’occhio magico dalla mappa e lo fissò ancora vibrante su Harry. L’occhio sembrava passare Harry da parte a parte, e lui ebbe l’Impressione che Moody stesse valutando se rispondergli o no e quanto rivelargli.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Moody gli strizzò l’occhio, mentre quello magico Impazziva di nuovo. «Non c’è niente di meglio di un giretto notturno per farti venir delle idee, Potter… ci vediamo domani…» Entrò nel suo ufficio, gli occhi di nuovo incollati alla Mappa del Malandrino, e chiuse la porta.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Non m’Importa che cosa dice Moody» riprese Hermione, «Silente non è uno stupido. Ha avuto ragione a fidarsi di Hagrid e del professor Lupin, anche se un mucchio di gente non gli avrebbe dato un lavoro, e allora perché non dovrebbe aver ragione a proposito di Piton, anche se Piton è un po’…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    A Ron piaceva l’idea di usare ancora l’Incantesimo di Appello: Harry aveva parlato di respiratori da sub, e Ron non capiva perché Harry non avrebbe dovuto farne arrivare uno dalla più vicina città babbana. Hermione demolì il piano sottolineando che, nell’Improbabile eventualità che Harry riuscisse a Imparare come si usa un respiratore entro il tempo massimo di un’ora, sarebbe stato di certo squalificato per infrazione al Codice Internazionale di Segretezza Magica: era troppo sperare che nessun Babbano avrebbe visto un respiratore filare per la campagna in direzione di Hogwarts.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La sera prima della seconda prova, Harry si sentiva prigioniero di un incubo. Era pienamente consapevole che se anche per miracolo fosse riuscito a scoprire un incantesimo adatto, Imparare a padroneggiarlo nel giro di una notte era un’Impresa disperata.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Lo so che cosa dovevo fare» disse Harry, giacendo a faccia in giù su Trucchi Sfiziosi per Tipi Scherzosi. «Avrei dovuto Imparare a diventare un Animagus come Sirius».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Ci vogliono anni per diventare Animagus, e poi devi iscriverti al registro» disse Hermione in tono vago, strizzando gli occhi per scrutare l’indice di Curiosi Dilemmi Magici e Loro Soluzioni. «Ce l’ha detto la professoressa McGranitt, vi ricordate… bisogna iscriversi all’Ufficio per l’Uso Improprio della Magia… dichiarare in che tipo di animale sei in grado di trasformarti, e le tue caratteristiche, perché non puoi farlo quando ne hai voglia…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Poi, all’Improvviso, Harry si sentì come se qualcuno gli stesse premendo un cuscino invisibile sul naso e sulla bocca. Cercò di inspirare, ma gli girava la testa; aveva i polmoni vuoti, e d’un tratto provò un dolore acuto da entrambi i lati del collo…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Il silenzio premeva contro le orecchie mentre sprofondava in uno strano, tetro, nebuloso paesaggio. Vedeva solo nel raggio di tre metri, e mentre filava nell’acqua nuove immagini affioravano all’Improvviso dall’oscurità sempre più fitta; foreste di alghe nere aggrovigliate che oscillavano, vaste piane di fango coperto di scure pietre luccicanti. Nuotò sempre più giù, verso il centro del lago, gli occhi bene aperti, fissando l’acqua pervasa di un misterioso lucore grigiastro attorno a lui fino alle ombre più giù, dove diventava opaca.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry rallentò un po’, nascose la bacchetta sotto la veste e si guardò intorno, tendendo di nuovo l’orecchio. Si voltò del tutto, il silenzio che premeva più forte che mai contro i tImpani. Sapeva di trovarsi ancora più in basso, ora, ma nulla si muoveva, a parte le alghe oscillanti.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Un mucchio di edifici di pietra viva macchiati di alghe apparvero all’Improvviso dall’oscurità, da tutti i lati. Qua e là alle scure finestre Harry vide dei volti… volti che non avevano alcuna somiglianza con il dipinto della sirena nel bagno dei Prefetti… Il popolo delle sirene aveva la pelle grigiastra e lunghe, arruffate chiome verde scuro. Gli occhi erano gialli, come i denti spezzati, e portavano spesse collane di ciottoli attorno al collo. Sguardi maligni seguirono Harry al suo passaggio; un paio di tritoni affiorarono dalle caverne per osservarlo meglio, le potenti code pinnate d’argento che battevano l’acqua, le lance strette in mano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    All’Improvviso, parecchie robuste mani grigie lo afferrarono. Una mezza dozzina di tritoni lo stavano allontanando da Hermione: agitavano le teste verdecrinite e ridevano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Dalla sua bocca uscirono solo bolle, ma ebbe la chiara Impressione che i tritoni lo avessero capito, perché all’Improvviso cessarono di ridere. I loro occhi giallastri erano puntati sulla bacchetta di Harry, e sembravano spaventati. Potevano anche essere in netta maggioranza, ma Harry capì dalle loro espressioni che di magia ne sapevano quanto la piovra gigante.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry agitò le gambe così forte e così veloce che fu come se i suoi muscoli urlassero per protestare; era come se il cervello gli si fosse Impregnato d’acqua, non riusciva a respirare, aveva bisogno di ossigeno, doveva continuare a muoversi, non poteva fermarsi…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    I giudici presero a confabulare. Madama Chips era andata a salvare Ron dagli abbracci convulsi di Percy; lo condusse da Harry e dagli altri, gli diede una coperta e un po’ di Pozione Pepata, poi andò a recuperare Fleur e la sorellina. Fleur aveva parecchi tagli sul viso e sulle braccia, e la veste strappata, ma non gliene Importava, e non voleva che Madama Chips glieli disinfettasse.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Può anche darsi che tu continui a coltivare l’illusione di aver catturato l’interesse di tutto quanto il mondo della magia» continuò Piton, così piano che nessun altro poteva sentirlo (Harry continuò a pestare i suoi scarabei, anche se li aveva già ridotti a una polverina finissima), «ma a me non Importa quante volte la tua foto compare sui giornali. Per me, Potter, non sei altro che un ragazzino odioso che si considera al di sopra delle regole».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non mentire» sibilò Piton, gli Impenetrabili occhi neri che perforavano quelli di Harry. «La pelle di Girilacco. L’Algabranchia. Vengono tutte e due dalle mie scorte personali, e io so chi le ha rubate».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo parlare» disse Karkaroff all’Improvviso, raggiunto Piton. Pareva così deciso a non far sentire a nessuno quello che diceva che aprì a stento le labbra; era come un ventriloquo piuttosto scadente. Harry tenne gli occhi sulle radici di zenzero e tese le orecchie.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Karkaroff rimase a incombere dietro la cattedra di Piton per quel che restava delle due ore. Sembrava intenzionato a Impedire a Piton di sgattaiolare via alla fine della lezione. Deciso a sentire quello che Karkaroff aveva da dire, Harry rovesciò di proposito la bottiglia di bile di armadillo due minuti prima della campana, cosa che gli diede il pretesto di chinarsi dietro il proprio calderone ad asciugare il danno mentre gli altri si accalcavano rumorosamente verso la porta.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ha quel che si meritava per aver licenziato Winky, no?» disse Hermione freddamente. Accarezzava Fierobecco, Impegnato a sgranocchiare le ossa di pollo avanzate da Sirius. «Scommetto che adesso gli dispiace… scommetto che sente la differenza adesso che lei non è là a prendersi cura di lui». Ron le scoccò un’occhiata cupa.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «I Malfoy!» esclamò Ron all’Improvviso, cosi forte che la sua voce rimbombò nella caverna, e Fierobecco scrollò la testa, innervosito. «Ci scommetto che è stato Lucius Malfoy!»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Sirius si rabbuiò. All’Improvviso apparve pericoloso come la notte del suo primo incontro con Harry, la notte in cui Harry era ancora convinto che fosse un assassino.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Be’, tempi come quelli fanno tirar fuori il meglio a certe persone, e il peggio ad altre. I principi di Crouch potevano anche essere sani all’inizio; non saprei. Fece una rapida carriera al Ministero, e prese a Impartire misure molto severe contro i sostenitori di Voldemort. Gli Auror furono investiti di nuovi poteri: il potere di uccidere invece di catturare, per esempio. E io non fui l’unico a essere consegnato ai Dissennatori senza processo. Crouch combatteva la violenza con la violenza, e autorizzava l’uso delle Maledizioni Senza Perdono contro i sospetti. Oserei dire che divenne spietato e crudele quanto molti del Lato Oscuro. Aveva i suoi sostenitori, badate: moltissima gente era convinta che stesse affrontando le cose nella maniera giusta, e c’erano un sacco di maghi e streghe che premevano perché diventasse Ministro della Magia. Quando Voldemort scomparve, parve che fosse solo questione di tempo prima che Crouch ottenesse la massima carica. Ma poi accadde una vera disgrazia…» Sirius fece un sorriso cupo. «Il figlio di Crouch fu sorpreso con un gruppo di Mangiamorte che erano riusciti a farsi rilasciare da Azkaban. A quanto pareva volevano trovare Voldemort e innalzarlo di nuovo al potere».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Già» fece Sirius. Poi lanciò l’osso di pollo a Fierobecco, si chinò a prendere la pagnotta e la spezzò in due. «Un bel colpo per il vecchio Barty, direi. Avrebbe dovuto passare un po’ più di tempo a casa con la sua famiglia, no? Doveva uscire presto dall’ufficio una volta ogni tanto… Imparare a conoscere suo figlio».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non è stato l’unico» disse Sirius con amarezza. «Là dentro Impazziscono quasi tutti, e molti alla fine smettono di mangiare. Perdono la voglia di vivere. Si capiva sempre quando qualcuno stava per morire, perché i Dissennatori lo sentivano, diventavano eccitati. Quel ragazzo aveva già un’aria malata quando è arrivato. Visto che Crouch era un membro Importante del Ministero, a lui e sua moglie fu concessa una visita in punto di morte. È stata l’ultima volta che ho visto Barty Crouch: è passato davanti alla mia cella sorreggendo sua moglie. È morta anche lei, a quanto pare, poco dopo. Di dolore. Si è consumata come il ragazzo. Crouch non è mai venuto a prendere il corpo di suo figlio. I Dissennatori l’hanno seppellito fuori dalla fortezza, li ho visti io».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Così il vecchio Crouch ha perso tutto, proprio quando credeva di avercela fatta» riprese, asciugandosi col dorso della mano. «Un attimo prima era un eroe, pronto a diventare Ministro della Magia… e un attimo dopo suo figlio è morto, sua moglie è morta, il buon nome della famiglia è disonorato e, così almeno ho sentito dire da quando sono fuggito, la sua popolarità è calata bruscamente. Morto il ragazzo, tutti hanno cominciato a sentirsi più comprensivi verso di lui e a chiedersi com’era possibile che un ragazzo sImpatico di buona famiglia si fosse rovinato così. Hanno concluso che suo padre non gli aveva mai voluto veramente bene. Così Cornelius Caramell si è preso il posto migliore, Crouch è stato messo da parte ed è finito all’Ufficio della Cooperazione Magica Internazionale».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Sentite, non m’Importa di quello che dite, Silente si fida di Piton…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Oh, andiamo, Hermione» la interruppe Ron Impaziente, «lo so che Silente è fantastico e tutto, ma questo non vuol dire che un Mago Oscuro davvero abile non riuscirebbe a ingannarlo…»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Sirius alzò le mani e prese a elencare i nomi. «Rosier e Wilkes: furono entrambi uccisi dagli Auror l’anno prima della caduta di Voldemort. I Lestrange, marito e moglie: si trovano ad Azkaban. Avery: ho sentito dire che è riuscito a togliersi dai guai sostenendo che aveva agito sotto la Maledizione Imperius, è ancora in libertà. Ma per quel che ne so, Piton non è mai nemmeno stato accusato di essere un Mangiamorte. Non che questo conti molto. Molti di loro non furono mai catturati. E Piton è certo abbastanza abile e astuto da tenersi fuori dai guai».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Be’» rispose Sirius lentamente, «non escludo che Malocchio abbia perquisito gli uffici di ogni singolo insegnante quando è arrivato a Hogwarts. Prende sul serio la sua Difesa contro le Arti Oscure, Moody. Non so se esiste qualcuno di cui si fida, e con le cose che ha visto non mi sorprende. Ma c’è da dire una cosa a favore di Moody, che non ha mai ucciso se poteva evitarlo. Ha sempre consegnato prigionieri vivi, per quanto era possibile. Era duro, ma non è mai sceso al livello dei Mangiamorte. Crouch, però… è di un’altra pasta… sarà davvero malato? E se sì, perché ha fatto la fatica di trascinarsi fino all’ufficio di Piton? E se no… che cos’ha in mente? Che cosa doveva fare di tanto Importante alla Coppa del Mondo da non mettere piede in Tribuna d’Onore? Che cosa faceva mentre avrebbe dovuto prendere parte al Torneo come giudice?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Ma Sirius lo guardò severamente. «Non m’Importa… Tirerò un sospiro di sollievo quando questo Torneo sarà finito, e cioè non prima di giugno. E non dimenticate: se parlate di me tra di voi, chiamatemi Tartufo, d’accordo?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Chissà se Percy sa tutte queste cose di Crouch» disse Ron mentre risalivano il viale che conduceva al castello. «Ma forse non gl’Importa… probabilmente non farebbe che aumentare la sua ammirazione per Crouch. Percy adora le regole. Direbbe solo che Crouch si è rifiutato di violarle per suo figlio».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Non è che ci sono ancora quei bigné, eh’?» disse Ron, guardando gli elfi domestici Impegnati a sorridere radiosi e inchinarsi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ehi, Winky» disse Harry, colto da un’Improvvisa ispirazione, avvicinandosi e chinandosi per parlarle, «non sai che cos’ha in mente il signor Crouch, per caso? Perché ha smesso di venire a fare il giudice al Torneo Tremaghi».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Winky — hic — non fa solo — hic — i lavori di casa per il signor Crouch!» strillò l’elfa indignata, dondolandosi più forte che mai e versando la Burrobirra sulla camicia già coperta di macchie. «Padrone affida — hic — a Winky — hic — il più Importante — hic — il più segreto…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Winky non deve parlare così a Harry Potter!» disse Dobby adirato. «Harry Potter è coraggioso e nobile e Harry Potter non è un Impiccione!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Lui ficca il naso — hic — nelle cose segrete e private — hic — del mio padrone — hic — Winky è una brava elfa domestica — Winky tiene la bocca chiusa — hic — la gente cerca di — hic — Impicciarsi — hic…» Le palpebre di Winky si abbassarono e all’Improvviso, senza preavviso, l’elfa scivolò giù dallo sgabello nel focolare, russando forte. La bottiglia vuota di Burrobirra rotolò via sul pavimento di pietra.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Signorina, per favore, tiene Dobby fuori da questa faccenda» borbottò Dobby, con aria spaventata. I sorrisi allegri erano scomparsi dai volti degli elfi domestici. All’Improvviso occhieggiarono Hermione come se fosse una pazza pericolosa.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Oh, come se te ne Importasse!» sbottò Hermione sprezzante. «A te piace venire quaggiù solo per il cibo!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Uno degli Snasi all’Improvviso balzò in alto nel tentativo di strappare con un morso l’orologio da polso di Pansy Parkinson, che strillò e fece un salto indietro.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Sì» disse Hagrid, Impilando le casse degli Snasi accanto alla parete della capanna. «Sono solo matti, Hermione. Se te ne arrivano delle altre non aprirle. Buttale dritte nel fuoco».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Dev’essere bello» disse Ron all’Improvviso, mentre si servivano di roast-beef e contorni vari. «Avere così tanti soldi da non accorgerti se ti sparisce una manciata di galeoni».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Tutti i surrogati della magia che usano i Babbani — l’elettricità, e i computer e i radar e quelle cose là — Impazziscono attorno a Hogwarts, c’è troppa magia nell’aria. No, Rita usa la magia per origliare, dev’essere così… se solo riuscissi a scoprire che cos’è… ooh, se è illegale, l’avrò in pugno…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Come continuo a ripetere alla Gazzetta del Profeta, il signor Crouch si è preso una meritata vacanza. Spedisce gufi regolari con le istruzioni. No, non l’ho visto di persona, ma credo di poter dire con tutta sicurezza di conoscere la scrittura del mio superiore. Ho già parecchio da fare al momento senza dover mettere a lacere queste ridicole voci. Per favore non seccarmi più a meno che non si tratti di una cosa Importante. Buona Pasqua.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Harry, che conosceva fin troppo bene il genere di creature che Hagrid avrebbe sfoderato per un’occasione del genere, pensò che era alquanto Improbabile che la cosa si rivelasse divertente. Comunque, annuì educatamente come gli altri campioni.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Grazie» disse Harry con un gran sorriso, e all’Improvviso si sentì anche lui molto più alto. «Ti ho visto alla Coppa del Mondo di Quidditch. Quella Finta Wronsky, sei stato davvero…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ho fatto… una cosa… stupida…» esalò il signor Crouch. Sembrava decisamente Impazzito. I suoi occhi roteavano sporgenti, e un rivolo di saliva gli scivolava giù per il mento. Ogni parola che pronunciava pareva costargli un sforzo tremendo. «Devo… dire… a Silente…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Fai in fretta, sì?» gli gridò dietro Krum mentre Harry filava via dalla Foresta e correva su per il parco immerso nell’oscurità. Erano completamente soli; Bagman, Cedric e Fleur erano scomparsi. Harry corse all’Impazzata su per i gradini di pietra, varcò il portone di quercia e schizzò su per la scalinata di marmo, diretto al secondo piano. Cinque minuti dopo correva verso un gargoyle di pietra eretto a metà di un corridoio vuoto.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Tradimento!» ululò, puntando il dito contro Silente. «È una congiura! Tu e il Ministero della Magia mi avete attirato qui con l’inganno, Silente! Questa non è una gara corretta! Prima tramate per ammettere Potter al Torneo, anche se è troppo giovane! Ora uno dei tuoi amici del Ministero cerca di mettere fuori gioco il mio campione! Io subodoro doppiezza e corruzione in tutta quanta la faccenda, e tu, Silente, tu, con tutti i tuoi discorsi sui rapporti magici internazionali più stretti, sull’Importanza di ricreare vecchi legami, di dimenticare vecchie divergenze… ecco che cosa penso di te!»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Come osa» ringhiò Hagrid mentre passavano accanto al lago. «Come osa accusare Silente. Silente non fa ’ste cose. Silente non ti voleva al Torneo. Preoccupato! Non so quando ho mai visto Silente più preoccupato di adesso. E tu!» esclamò Hagrid all’Improvviso rivolto a Harry, che guardò in su, sorpreso. «Che cos’è che facevi, cosa andavi in giro a fare con quel tipaccio di Krum? È di Durmstrang, Harry! Poteva farti il malocchio! Moody non ti ha insegnato niente? Ma pensa a te, lui che ti attira là fuori da solo…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ssst!» fece Hermione all’Improvviso.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Tu dici?» le fece eco Ron con aria scettica. «Non so… non è che gli Importi granché di infrangere le regole, no?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Ma di sua volontà?» disse Hermione Impaziente. «O perché qualcuno lo ha costretto?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry, che cosa ti viene in mente di andare nella Foresta con Viktor Krum? Voglio che tu mi giuri a stretto giro di gufo che non uscirai di notte con nessuno. C’è qualcuno estremamente pericoloso a Hogwarts. E evidente che questo qualcuno voleva Impedire a Crouch di incontrare Silente ed è probabile che tu ti sia trovato nell’oscurità a pochi metri da costui. Potevi rimanere ucciso.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Senti» disse Harry, Impaziente, «diciamo che Tartufo ha ragione, e che qualcuno ha Schiantato Krum per rapire Crouch. Be’, doveva essere li tra gli alberi vicino a noi, no? Ma ha aspettato che io fossi lontano prima di agire, no? Quindi non pare proprio che sia io il suo obiettivo, no?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Be’, certo, se continui a mancare i cuscini!» esclamò Hermione Impaziente, risistemando la pila di cuscini che avevano usato per l’Incantesimo di Esilio e che Vitious aveva lasciato in un armadio.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Be’, credo che Harry l’abbia Imparato, ormai» disse Hermione in fretta. «E non dobbiamo darci pensiero per l’Incantesimo di Disarmo, perché sono secoli che lo sa fare… Credo che stasera dovremmo cominciare con qualche stregoneria».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Nulla» mentì Harry. Si alzò a sedere. Si accorse di tremare violentemente. Non riuscì a Impedirsi di guardare attorno, nel fitto delle ombre alle sue spalle; la voce di Voldemort era sembrata così vicina…
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Sì, sì, andiamo giù nel parco, allora» disse Caramell Impaziente.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    E all’Improvviso si ritrovò seduto su una panca in fondo alla sala dentro il bacile, una panca più in alto delle altre. Guardò verso l’alto soffitto di pietra, aspettandosi di vedere la finestra circolare dalla quale aveva appena osservato la scena, ma lassù non c’era altro che scura, solida pietra.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    A differenza di Silente, sembrava molto più giovane; i capelli e il pizzetto erano neri. Non indossava soffici pellicce, ma un abito leggero e strappato. Era scosso dai brividi. Sotto gli occhi di Harry, le catene sui braccioli della sedia scintillarono d’oro all’Improvviso e strisciarono lungo le sue braccia, avviluppandolo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Igor Karkaroff» disse una voce asciutta alla sinistra di Harry. Lui si voltò, e vide il signor Crouch in piedi al centro della panca al suo fianco. Aveva i capelli scuri, il volto molto meno segnato e sembrava sano e vigile. «Sei stato portato da Azkaban per deporre davanti al Ministero della Magia. Ci hai lasciato capire di avere delle informazioni Importanti per noi».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Saggia mossa davvero, visto che ha Impedito a uno come te, Karkaroff, di denunciarli tutti» borbottò Moody.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Io… io sì» disse Karkaroff senza fiato. «Ed erano sostenitori Importanti, badate. Li ho visti eseguire i suoi ordini con i miei occhi. Vi fornisco queste informazioni come prova della mia totale e piena rinuncia a lui, e sono pervaso da un rimorso così profondo che riesco a stento…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Si!» esclamò Karkaroff. «C’era Travers… è stato complice dell’assassinio dei McKinnon! Mulciber… si era specializzato nella Maledizione Imperius, ha costretto tantissime persone a fare cose orribili! Rookwood, che era una spia, e passava a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato informazioni utili dall’interno del Ministero!»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Proprio lui» disse Karkaroff con Impazienza. «Credo che usasse una rete di maghi in posizioni strategiche, sia dentro il Ministero che fuori, per raccogliere informazioni…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Tu non sei affatto mio figlio!» tuonò Crouch, gli occhi all’Improvviso fuori dalle orbite. «Io non ho figli!»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Vieni» disse il Silente alla sua sinistra, e lo prese per il gomito. Harry si sentì sollevare a mezz’aria; la segreta si dissolse attorno a lui; per un attimo tutto fu scuro, e poi gli parve di aver fatto una capriola al rallentatore; d’Improvviso atterrò in piedi, in quella che sembrava la luce accecante dell’ufficio di Silente inondato di sole. Il bacile di pietra scintillava nell’armadio accanto a lui, e Albus Silente era in piedi al suo fianco.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Questo? Si chiama Pensatoio» rispose Silente. «A volte, e sono certo che conosci questa sensazione, ho l’Impressione di avere semplicemente troppi pensieri e troppi ricordi stipati nella mente».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Un collegamento che avrei potuto fare anche da solo» sospirò Silente, «ma non Importa». Sbirciò Harry al di sopra degli occhiali a mezzaluna; il ragazzo guardava a bocca aperta il viso di Piton, che continuava a roteare. «Stavo usando il Pensatoio quando Caramell è venuto all’appuntamento, e l’ho riposto in gran fretta. È indubbio che non ho chiuso bene lo sportello dell’armadio. Era naturale che attirasse la tua attenzione».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    La luce che emanava dal Pensatoio riverberò sul viso di Silente, e all’Improvviso Harry fu colpito da quanto fosse vecchio. Sapeva, ovvio, che Silente era avanti con gli anni, ma per qualche ragione non pensava mai a lui come a un vecchio.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    A quel punto esitò, incerto se aspettarsi un rImprovero, ma Silente si limitò a dire: «Comprensibile, direi. Continua».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Voldemort?» chiese Silente, guardando Harry al di sopra del Pensatoio. Era il tipico sguardo penetrante che Silente gli aveva rivolto in altre occasioni, e che faceva sempre provare a Harry la sensazione che il Preside vedesse attraverso di lui, in un modo Impossibile perfino per l’occhio magico di Moody. «Ancora una volta, Harry, posso solo rivelarti i miei sospetti».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Gli anni dell’ascesa al potere di Voldemort» disse. «furono segnati dalle sparizioni. Bertha Jorkins è scomparsa senza lasciar traccia nell’ultimo luogo in cui si è avuta notizia di Voldemort. Anche Crouch è scomparso… e proprio qui al castello. E c’è stata una terza sparizione, che il Ministero, mi rammarica dirlo, non considera di alcuna Importanza, perché riguarda un Babbano. Si chiamava Frank Bryce, viveva nel villaggio in cui è cresciuto il padre di Voldemort, e non è più stato visto dallo scorso agosto. Vedi, io leggo i giornali Babbani, a differenza di gran parte dei miei amici al Ministero».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry rimase lì seduto, Impietrito dall’orrore. Non aveva mai saputo… mai, in quattro anni, si era dato la pena di scoprire…
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Non abbiamo fatto esercizio!» esclamò, agitata. «Dovevamo fare l’Incantesimo di Ostacolo! Dovremo metterci d’Impegno domani! Andiamo, Harry, devi dormire un po’».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Però vai molto bene, davvero» disse Hermione in tono incoraggiante, scorrendo la lista e cancellando gli incantesimi che avevano già Imparato. «Alcuni di questi si riveleranno utili».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La mattina della terza prova la colazione al tavolo di Grifondoro fu molto rumorosa. Comparvero i gufi postini e consegnarono a Harry una cartolina di auguri da parte di Sirius. Era solo un foglio di pergamena piegato in due con stampata davanti un’Impronta fangosa, ma Harry la gradì comunque. A Hermione arrivò un barbagianni con l’edizione del mattino della Gazzetta del Profeta, come al solito. Lei aprì il giornale, diede un’occhiata alla prima pagina e sputacchiò una sorsata di succo di zucca.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Ma prima che Harry potesse Impuntarsi per vedere il giornale, Draco Malfoy gridò dal tavolo di Serpeverde:
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e potenzialmente pericoloso, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Sono venute alla luce testimonianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che insinuano seri dubbi sull’opportunità che partecipi a una gara Impegnativa come il Torneo Tremaghi, e perfino che frequenti la scuola di Hogwarts.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Una strana espressione rapita pervase all’Improvviso il volto di Hermione. Alzò lentamente una mano e si fece scorrere le dita tra i capelli.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Sto bene» rispose Harry. Era quasi vero; era nervoso, ma lungo il tragitto continuava a ripetersi le fatture e gli incantesimi che aveva Imparato, e scoprire che se li ricordava tutti lo fece sentire meglio.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Cinque minuti dopo, l’aria si riempì di voci eccitate e dello scalpiccio di innumerevoli piedi mentre centinaia di studenti riempivano le tribune. Il cielo era di un intenso, lImpido azzurro, e cominciavano a spuntare le prime stelle. Hagrid, il professor Moody, la professoressa McGranitt e il professor Vitious si avvicinarono a Bagman e ai campioni. Portavano grosse stelle rosse lucenti sul cappello, tutti tranne Hagrid, che aveva fissato la sua sulla schiena del cappotto di talpa.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Un cervo d’argento sbucò dalla punta della bacchetta di Harry e avanzò al galoppo verso il Dissennatore, che cadde indietro e s’Impigliò nell’orlo della veste… Harry non aveva mai visto un Dissennatore inciampare.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Ma nessuno degli incantesimi che aveva provato era progettato per opporsi a un Improvviso scambio tra cielo e terra. Avrebbe osato spostare il piede? Sentiva il sangue pulsare nelle orecchie. Aveva due possibilità: o cercare di muoversi, o sparare in alto scintille rosse, farsi tirar fuori dal Labirinto ed essere squalificato.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    All’Improvviso il mondo si raddrizzò. Harry cadde sulle ginocchia, sul terreno meravigliosamente solido. Per un attimo si senti molle dallo spavento. Respirò profondamente per calmarsi, poi si rialzò e corse avanti, guardandosi indietro mentre usciva dalla nebbiolina dorata, che scintillava innocente al chiaro di luna.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Impedimenta!» strillò Harry. L’incantesimo colpì di nuovo la corazza dello Schiopodo e rimbalzò indietro; Harry arretrò barcollando di qualche passo e inciampò. «ImpEDIMENTA!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    L’aria si riempì all’Improvviso delle urla di Cedric. Atterrito, Harry scattò in avanti, cercando di trovare un passaggio per raggiungere Cedric. Quando capì che non ce n’erano, ritentò con l’Incantesimo Reductor. Non fu molto efficace, ma bruciò un buchetto nella siepe, in cui Harry fece passare a forza la gamba, prendendo a calci i fitti rovi e i rami finché non si spezzarono; s’infilò a fatica nel varco, strappandosi la veste, e guardando a destra vide Krum incombere su Cedric, che sussultava e si contorceva al suolo.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    L’incantesimo colpì Krum alla schiena; si bloccò all’Improvviso, cadde in avanti e giacque immobile a faccia in giù nell’erba. Harry raggiunse di corsa Cedric, che aveva smesso di contorcersi, ed era disteso, col respiro affannato e le mani sul viso.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Un albero… nobile ramo… quercia? No, Impossibile… tasso? S-tasso? Non vuol dire niente… E com’era la fine?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Stupeficium! Impedimenta! Stupeficium!»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Immediatamente Harry avvertì uno strappo in un punto Imprecisato dietro l’ombelico. I suoi piedi si erano staccati da terra. Non riuscì ad aprire la mano che stringeva la Coppa Tremaghi; il trofeo lo trascinava in alto, in un ululato di vento e in un vortice di colori, con Cedric al suo fianco.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Arriva qualcuno» disse all’Improvviso.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Il corpo di Cedric era disteso a sei metri di distanza. Un po’ più in là, lucente nell’oscurità, giaceva la Coppa Tremaghi. La bacchetta di Harry era a terra, ai suoi piedi. Il fagotto di stoffe che Harry aveva scambiato per un neonato era poco più in là, vicino alla tomba. Sembrava che si agitasse furiosamente. Harry lo osservò, e la cicatrice gli bruciò di nuovo… e all’Improvviso seppe che non voleva vedere che cosa c’era lì dentro… non voleva che il fagotto venisse aperto…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    La cosa dentro il fagotto si agitava sempre di più, come se cercasse di liberarsi. Codaliscia stava trafficando con una bacchetta alla base del calderone. All’Improvviso sotto di esso scoppiettò un fuoco. Il grosso serpente scomparve strisciando nell’oscurità.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Ed ecco che Codaliscia si mise a piagnucolare. Estrasse un lungo, sottile pugnale d’argento dall’interno della veste. La sua voce si spezzò in singhiozzi Impietriti. «Carne… del servo… donata con l’assenso… rinnoverai… il tuo signore».
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    E poi, all’Improvviso, le scintille che emanavano dal calderone si spensero. Al loro posto si levò un’ondata densa che cancellò tutto davanti a Harry, nascondendo Codaliscia, Cedric o altro che non fosse il vapore che fluttuava a mezz’aria… è andata male, pensò… è annegato… per favore… per favore, fa’ che sia morto…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    L’aria si riempì all’Improvviso del fruscio di mantelli. Tra le tombe, dietro il tasso, in ogni angolo in ombra, si Materializzavano maghi. Erano tutti incappucciati e mascherati. E uno a uno si fecero avanti… lenti, cauti, come se non credessero ai loro occhi. Voldemort rimase in silenzio, in attesa. Poi uno dei Mangiamorte cadde in ginocchio, arrancò verso Voldemort, e baciò l’orlo della sua nera veste.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    I Mangiamorte alle sue spalle fecero lo stesso: ciascuno si avvicinò a Voldemort avanzando sulle ginocchia e gli baciò la veste, prima di alzarsi e ritrarsi in un cerchio silenzioso con al centro la tomba di Tom Riddle, Harry, Voldemort, e il fagotto singhiozzante e fremente che era Codaliscia. Però lasciarono dei vuoti nel cerchio, come in attesa di altre persone. Voldemort, invece, aveva l’aria di non aspettarsi l’arrivo di altri. Guardò i volti incappucciati, e anche se non c’era vento, un fruscio parve diffondersi nel cerchio, scosso da un tremito Improvviso.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Uno degli uomini all’Improvviso si gettò in avanti, spezzando il cerchio. Tremando da capo a piedi, si accasciò ai piedi di Voldemort.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort levò di nuovo la bacchetta e la fece ruotare in aria. Una striscia di ciò che pareva argento fuso aleggiò lucente nella scia della bacchetta. Per un istante rimase informe, si contorse e poi si addensò nella copia di una mano umana, splendente come la luce della luna, che discese e si innestò sul polso sanguinante di Codaliscia. I singhiozzi cessarono all’Improvviso: con il respiro aspro e irregolare, Codaliscia alzò la testa e fissò incredulo la mano d’argento, ora invisibilmente saldata al braccio, come fosse un guanto. Piegò le dita lucenti, poi, tremando, raccolse un rametto dal suolo e lo ridusse in polvere.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Lucius, mio viscido amico» mormorò, fermandosi di fronte a lui. «Mi dicono che non hai ripudiato le vecchie abitudini, anche se davanti al mondo presenti un volto rispettabile. Sei ancora pronto a prendere il comando in una battuta di caccia al Babbano, suppongo. Eppure non hai mai cercato di trovarmi, Lucius… le tue Imprese alla Coppa del Mondo di Quidditch sono state divertenti, oserei dire… ma le tue energie non sarebbero state meglio indirizzate nel trovare e nel sostenere il tuo padrone?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Mio signore, sono stato costantemente all’erta» disse pronta la voce di Lucius Malfoy da sotto il cappuccio. «Se vi fosse stato un segnale da parte vostra, una qualche voce su dove vi trovavate, sarei stato immediatamente al vostro fianco, nulla mi avrebbe potuto Impedire…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Eppure sei fuggito davanti al mio Marchio, quando un Mangiamorte fedele l’ha inviato in cielo la scorsa estate» rispose Voldemort con voce melliflua, e Malfoy tacque all’Improvviso. «Si, so tutto, Lucius… mi hai deluso… mi aspetto un servizio più leale in futuro».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort alzò una delle lunghe dita bianche e la avvicinò alla guancia di Harry. «Sua madre lasciò su di lui le tracce del suo sacrificio… è magia antica, avrei dovuto ricordarmela, fui uno sciocco a non pensarci… ma non Importa. Ora posso toccarlo».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Ricordo solo di aver costretto infinitamente me stesso, istante dopo istante, senza mai dormire, a esistere… Presi dimora in un luogo remoto, in una foresta, e aspettai… certo uno dei miei fedeli Mangiamorte avrebbe cercato di ritrovarmi… uno di loro sarebbe venuto a compiere la magia a me Impossibile, a restituirmi un corpo… ma attesi invano…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Il brivido percorse di nuovo il circolo di Mangiamorte in ascolto. Voldemort lasciò che il silenzio incombesse spaventoso su di loro prima di riprendere. «Mi era rimasto solo un potere. Potevo Impossessarmi dei corpi altrui. Ma non osavo andare dove altri umani erano numerosi, perché sapevo che gli Auror erano ancora all’estero, Impegnati a cercarmi. A volte abitavo gli animali — i serpenti, naturalmente, erano i miei preferiti — ma non stavo molto meglio dentro di loro che in forma di puro spirito, perché i loro corpi erano poco adatti a compiere magie… e quando li possedevo ciò abbreviava loro la vita; nessuno è durato a lungo…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «E poi, nemmeno un anno fa, quando avevo ormai abbandonato ogni speranza, finalmente è successo… un servo è tornato a me: Codaliscia, qui, che aveva finto di essere morto per sfuggire alla giustizia, fu tratto dal suo nascondiglio da coloro che un tempo aveva considerato amici, e decise di tornare dal suo padrone. Mi cercò nel paese in cui da tempo si diceva che mi celassi… aiutato, naturalmente, dai topi che incontrò sul suo cammino. Codaliscia ha una strana affinità con i topi, vero, Codaliscia? I suoi sudici piccoli amici gli dissero che c’era un posto, nel cuore di una foresta albanese, che evitavano con cura, dove piccoli animali come loro avevano trovato la morte a opera di un’ombra oscura che s’Impossessava di loro…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Voldemort sorrise il suo orribile sorriso, gli occhi rossi vacui e Implacabili.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    A quelle parole Harry ricordò, come se appartenesse a una vita precedente, il Club dei Duellanti a Hogwarts che aveva frequentato per poco tempo due anni prima… tutto ciò che aveva Imparato era l’Incantesimo di Disarmo, Expelliarmus… e a cosa sarebbe servito, anche se vi fosse riuscito, privare Voldemort della sua bacchetta, quando era circondato da Mangiamorte in una proporzione di almeno trenta a uno? Non aveva mai Imparato nulla che potesse rivelarglisi utile in quella circostanza. Sapeva di trovarsi di fronte alla cosa contro la quale Moody lo aveva sempre messo in guardia… l’inesorabile Maledizione Avada Kedavra — e Voldemort aveva ragione — sua madre questa volta non era lì a morire per lui… era decisamente inerme…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Ti ho chiesto: vuoi che lo rifaccia?» ripeté Voldemort con voce dolce. «Rispondimi! Imperio!»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E queste parole esplosero sulle labbra di Harry; echeggiarono nel cimitero, e la dimensione di sogno si dissolse all’Improvviso, come se gli fosse stata gettata addosso dell’acqua fredda — rapidi fecero ritorno i dolori che l’Incantesimo Cruciatus gli aveva lasciato in tutto il corpo — rapida fece ritorno la coscienza di dov’era, e che cosa stava affrontando…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Un fiotto di luce verde sgorgò dalla bacchetta di Voldemort mentre un fiotto di luce rossa esplodeva da quella di Harry: s’incontrarono a mezz’aria, e all’Improvviso la bacchetta di Harry prese a vibrare come percorsa da una corrente elettrica; la mano gli si serrò attorno; nemmeno volendo l’avrebbe potuta lasciare… e un sottile raggio di luce ora univa le due bacchette, né rosso né verde, ma di un luminoso oro intenso. E Harry, seguendo il raggio con sguardo attonito, vide che anche le lunghe dita bianche di Voldemort stringevano una bacchetta che tremava e vibrava.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Mentre la perla di luce si avvicinava alla punta della bacchetta di Harry, il legno tra le sue dita divenne così caldo che temette di vederlo prendere fuoco. Più la perla si avvicinava, più forte vibrava la bacchetta; era certo che non sarebbe sopravvissuta al contatto; aveva l’Impressione che stesse per andare in pezzi tra le sue dita…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Concentrò ogni minima particella della mente sullo sforzo di ricacciare la perla indietro, verso Voldemort, le orecchie invase dal canto della fenice, gli occhi ardenti, fissi… e lentamente, molto lentamente le perle si arrestarono tremando, e poi, altrettanto lentamente, presero a muoversi nella direzione opposta… ora era la bacchetta di Voldemort a vibrare foltissimo… era Voldemort ad apparire stupefatto, e quasi Impaurito…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Impedimento!» urlò, puntando furiosamente la bacchetta indietro, contro i Mangiamorte che gli stavano alle calcagna.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Voleva che lo portassi indietro» sussurrò Harry… gli parve Importante spiegarlo. «Voleva che lo riportassi ai suoi genitori…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Ma Harry all’Improvviso ricordò. Avrebbe dovuto dirlo a Silente, avrebbe dovuto dirlo subito… «C’è un Mangiamorte a Hogwarts! C’è un Mangiamorte qui… è stato lui a mettere il mio nome nel Calice di Fuoco, è stato lui a fare in modo che arrivassi fino alla fine…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Chi ha messo il tuo nome nel Calice di Fuoco, sotto il nome di una scuola diversa? Io. Chi ha terrorizzato qualunque persona che pensavo potesse farti del male o Impedirti di vincere il Torneo? Io. Chi ha convinto Hagrid a mostrarti i draghi? Io. Chi ti ha aiutato a capire qual era il solo modo per superare il drago? Io».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Naturalmente questa sera nel labirinto per te è stato più facile di quanto non avrebbe dovuto» disse Moody. «E questo perché ero di pattuglia attorno al perimetro, potevo vedere attraverso le siepi esterne e sono riuscito a eliminare parecchi ostacoli dal tuo percorso. Ho Schiantato Fleur Delacour quando è passata. Ho scagliato l’Incantesimo Imperius su Krum, in modo che eliminasse Diggory, e ti lasciasse libero il cammino verso la Coppa».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Schiantato… controllato dalla Maledizione Imperius… molto debole» sentenziò. «Naturalmente avevano bisogno di tenerlo in vita. Harry, buttami giù il mantello di quell’Impostore, Alastor è gelato. Madama Chips dovrà occuparsi di lui, ma non sembra in pericolo immediato».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Pozione Polisucco, Harry» disse Silente. «Vedi com’è tutto semplice e geniale. Perché Moody non beve mai se non dalla sua fiaschetta, lo sanno tutti. L’Impostore, naturalmente, aveva bisogno di tenere a portata di mano il vero Moody, in modo da poter continuare a prepararsi la Pozione. Hai visto i suoi capelli…» Silente gettò uno sguardo al Moody in fondo al baule. «L’Impostore glieli ha continuati a tagliare per tutto l’anno, vedi dove sono irregolari? Ma credo che nell’agitazione di questa notte il nostro falso Moody si sia dimenticato di prenderla tanto spesso quanto avrebbe dovuto… allo scoccare dell’ora… ogni ora… vedremo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Poi, sotto gli occhi di Harry, il volto dell’uomo disteso a terra prese a cambiare. Le cicatrici sparivano, la pelle diventava liscia; il naso mozzato tornò intero, e rImpicciolì. La lunga criniera di capelli grigi brizzolati si ritirava nella cute, e diventava color paglia. All’Improvviso, con un sordo clunk, la gamba di legno cadde mentre una gamba normale ricresceva al suo posto; un attimo dopo, la pupilla magica schizzò fuori dall’occhio dell’uomo, sostituita da un occhio vero; rotolò sul pavimento e continuò a roteare da una parte all’altra.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Con l’Incantesimo Imperius» disse Crouch. «Ero in potere di mio padre. Ero costretto a indossare un Mantello dell’Invisibilità giorno e notte. Ero sempre con l’elfa domestica. Era la mia governante e custode. Le facevo pena. Convinse mio padre a farmi qualche regalino. Come ricompensa della mia buona condotta».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ma Winky non sapeva che stavo diventando più forte. Cominciavo a contrastare l’Incantesimo Imperius di mio padre. A volte ero di nuovo me stesso, quasi. C’erano brevi periodi in cui mi pareva di sfuggire al suo controllo. Accadde lassù, in Tribuna d’Onore. Fu come svegliarsi da un sonno profondo. Mi ritrovai in pubblico, nel bel mezzo della partita, e vidi una bacchetta spuntare dalla tasca di un ragazzo davanti a me. Non avevo il permesso di tenere una bacchetta da prima di Azkaban. La rubai. Winky non se ne accorse. Winky ha paura delle alte quote. Aveva il viso nascosto».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Tornammo alla tenda» disse Crouch. «Poi li sentimmo. Sentimmo i Mangiamorte. Quelli che non erano mai stati ad Azkaban. Quelli che non avevano mai sofferto per il mio padrone. Gli avevano voltato le spalle. Non erano finiti in schiavitù come me. Erano liberi di andare a cercarlo, ma non lo fecero. Si limitavano a prendersi gioco dei Babbani. Il rumore delle loro voci mi svegliò. La mia mente non era cosi lImpida da anni. Ero furioso. Avevo la bacchetta. Volevo aggredirli per la loro infedeltà al mio padrone. Mio padre era uscito dalla tenda, era andato a liberare i Babbani. Winky ebbe paura, vedendomi così arrabbiato. Usò la magia in suo potere per tenermi legato a lei. Mi fece uscire dalla tenda, mi spinse nella foresta, lontano dai Mangiamorte. Io cercai di trattenerla. Volevo tornare al campeggio. Volevo mostrare a quei Mangiamorte che cos’era la vera fedeltà al Signore Oscuro, e punirli per il loro tradimento. Usai la bacchetta rubata per scagliare in cielo il Marchio Nero.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Quando Winky venne scoperta, mio padre capì che dovevo essere nei dintorni. Frugò nei cespugli attorno a dove era stata ritrovata, e sentì che giacevo li. Attese che gli altri membri del Ministero si allontanassero dalla foresta. Mi pose di nuovo sotto l’Incantesimo Imperius, e mi portò a casa. Licenziò Winky. Lo aveva deluso. Aveva permesso che mi Impossessassi di una bacchetta. Mi aveva quasi lasciato fuggire».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Arrivò a casa nostra nel cuore della notte, tra le braccia del suo servo Codaliscia. Il mio signore aveva scoperto che ero ancora vivo. Aveva catturato Bertha Jorkins in Albania. L’aveva torturata. E lei gli aveva detto molte cose. Gli aveva detto del Torneo Tremaghi. Gli aveva detto che Moody, l’anziano Auror, avrebbe insegnato a Hogwarts. La torturò finché non spezzò l’Incantesimo della Memoria che mio padre aveva scagliato su di lei. Gli disse che ero fuggito da Azkaban. Gli disse che mio padre mi teneva prigioniero per Impedire che andassi a cercare il mio signore. E così il mio signore seppe che ero ancora il suo fedele servitore: forse il più fedele di tutti. Concepì un piano sulla base delle informazioni che Bertha gli aveva fornito. Aveva bisogno di me. Giunse a casa nostra verso mezzanotte. Mio padre aprì la porta».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Il sorriso si diffuse sul volto di Crouch, come se stesse rievocando il ricordo più bello della sua vita. Attraverso le dita di Winky si vedevano i suoi occhi marroni Impietriti. Sembrava troppo sconvolta per parlare.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fu tutto molto rapido. Mio padre fu sottoposto alla Maledizione Imperius dal mio signore. Ora era mio padre a essere Imprigionato, sotto controllo. Il mio signore lo costrinse a continuare il suo lavoro come al solito, a comportarsi come se non ci fosse niente che non andava. E io fui liberato. Mi ridestai. Fui di nuovo me stesso, vivo come non lo ero da anni».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fummo io e Codaliscia. Avevamo preparato in anticipo la Pozione Polisucco. Raggiungemmo la sua casa. Moody reagì lottando. Ci fu un’esplosione. Riuscimmo a soggiogarlo appena in tempo. Lo infilammo a forza in un comparto del suo baule magico. Gli prendemmo dei capelli e li aggiungemmo alla Pozione. Io la bevvi e divenni il sosia di Moody. Gli presi la gamba e l’occhio. Fui pronto ad affrontare Arthur Weasley quando venne a sistemare i Babbani che avevano sentito dei rumori. Feci muovere i bidoni della spazzatura nel cortile. Gli dissi che avevo sentito aggirarsi degli estranei, che avevano fatto saltare i bidoni. Poi raccolsi gli abiti di Moody e i Detector Oscuri, li misi nel baule con Moody e partii per Hogwarts. Lo tenni in vita, sotto l’effetto della Maledizione Imperius. Volevo riuscire a interrogarlo. Per sapere del suo passato, Imparare le sue abitudini, in modo da poter ingannare anche Silente. Mi servivano anche i suoi capelli per preparare la Pozione Polisucco. Gli altri ingredienti erano facili da trovare. Rubai la pelle di Girilacco dalle cantine. Quando il responsabile delle Pozioni mi trovò nel suo ufficio, dissi che avevo avuto l’ordine di perquisirlo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Sì. Dopo un po’ cominciò a contrastare la Maledizione Imperius proprio come avevo fatto io. C’erano momenti in cui capiva ciò che stava succedendo. Il mio signore decise che non era più prudente lasciarlo uscire di casa. Lo costrinse a inviare lettere al Ministero. Gli fece scrivere che era malato. Ma Codaliscia trascurò i suoi doveri. Non lo sorvegliò abbastanza. Mio padre fuggì. Il mio signore suppose che fosse diretto a Hogwarts. Mio padre avrebbe detto tutto a Silente, avrebbe confessato. Avrebbe ammesso di avermi fatto uscire di nascosto da Azkaban.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Harry annuì. Si sentiva oppresso da una sorta di stordimento e da un senso di totale irrealtà, ma non gl’Importava; ne era perfino contento. Non voleva dover pensare a nulla di ciò che era successo da quando aveva toccato la Coppa Tremaghi per la prima volta. Non voleva dover passare in rassegna i ricordi, freschi e nitidi come fotografie, che continuavano a lampeggiare nella sua mente. Malocchio Moody dentro il baule. Codaliscia, accasciato a terra, che si reggeva il moncherino. Voldemort che sorgeva tra i vapori del calderone. Cedric… morto… Cedric, che gli chiedeva di riportarlo dai suoi genitori…
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Una o due volte, sembrò che Sirius fosse sul punto di parlare, stringendo la spalla di Harry, ma Silente glielo Impedì con un cenno. Harry ne fu felice, perché era più facile andare avanti ora che aveva cominciato. Fu perfino un sollievo, come se qualcosa di velenoso gli venisse sottratto. Continuare a parlare gli costò ogni briciola di determinazione che possedeva, ma capiva che una volta finito si sarebbe sentito meglio.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Mi ha parlato» rispose Harry. Che all’Improvviso tremava di nuovo. «Il… il fantasma di Cedric, o quello che era, ha parlato».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Si accorse all’Improvviso che Fanny non era più sul suo ginocchio. La fenice si era posata a terra. La bella testa indugiò contro la gamba di Harry, e grosse lacrime simili a perle stillarono dagli occhi sulla ferita inflitta dal ragno. Il dolore svanì. La pelle guarì. La gamba tornò sana.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry si svegliò così caldo e sonnolento che non aprì gli occhi: voleva riaddormentarsi subito. La stanza era ancora illuminata fiocamente. Doveva essere ancora notte, e aveva l’Impressione di non aver dormito molto.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Caramell guardò ancora Harry che all’Improvviso capì.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Suppongo che tu ti riferisca al dolore che Harry prova alla cicatrice» disse Silente Imperturbabile.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Piton fece un movimento Improvviso, ma mentre Harry lo guardava, i suoi occhi tornarono su Caramell.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Voldemort è tornato» ripeté Silente, «Se accetti immediatamente questo fatto, Caramell, e prendi i provvedimenti necessari, può darsi che siamo ancora in tempo a salvare la situazione. Il primo passo, il più Importante, è sottrarre Azkaban al controllo dei Dissennatori…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Tutti gli altri dormono sonni meno tranquilli, Cornelius, sapendo che hai affidato i più pericolosi seguaci di Voldemort alla sorveglianza di creature che si uniranno a lui nell’istante in cui lui glielo chiederà!» disse Silente. «Non rimarranno fedeli a te, Caramell! Voldemort può offrire loro molte più opportunità di te, la possibilità di esercitare il loro potere e di divertirsi! Con i Dissennatori dalla sua, e l’appoggio dei suoi vecchi sostenitori, farai molta fatica a Impedirgli di riconquistare il potere che aveva tredici anni fa!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Sei accecato» disse Silente alzando la voce, l’aura di potere palpabile attorno a lui, gli occhi dardeggianti, «dall’amore per la poltrona che occupi, Cornelius! Dai troppa Importanza, come hai sempre fatto, alla cosiddetta purezza di sangue! Non riesci a vedere che non è Importante ciò che si è alla nascita, ma ciò che si diventa! Il tuo Dissennatore ha appena distrutto l’ultimo membro di una famiglia di sangue purissimo e quanto mai antica — e guarda che cos’ha scelto di fare quell’uomo della sua vita! Te lo dico ora: prendi i provvedimenti che ti ho suggerito, e verrai ricordato come uno dei più grandi e coraggiosi Ministri della Magia che abbiamo mai avuto. Scegli di non agire, e la storia ti ricorderà come l’uomo che si è fatto da parte, quello che ha concesso a Voldemort una seconda possibilità di distruggere il mondo che abbiamo cercato di ricostruire!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    E poi calò il silenzio. Madama Chips era immobile ai piedi del letto, le mani sulla bocca. La signora Weasley era ancora accanto a Harry, la mano posata sulla sua spalla per Impedirgli di alzarsi. Bill, Ron e Hermione fissavano Caramell, sbalorditi.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Per il momento, mi basterà» disse Silente con un filo d’Impazienza «che evitiate ogni aperta ostilità. Stringetevi la mano. Ora state dalla stessa parte. Abbiamo poco tempo, e se i pochi che sanno la verità non restano uniti, non c’è speranza per nessuno di noi».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    La sera seguente Harry tornò alla Torre di Grifondoro. Da quanto gli avevano raccontato Ron e Hermione, Silente aveva parlato a tutta la scuola quella mattina a colazione. Aveva semplicemente chiesto che lasciassero in pace Harry, che nessuno gli facesse domande o insistesse per farsi raccontare ciò che era successo nel labirinto. Moltissimi, osservò Harry, lo scansavano nei corridoi evitando il suo sguardo. Alcuni sussurravano al suo passaggio, nascondendo la bocca con la mano. Immaginò che molti di loro avessero creduto all’articolo di Rita Skeeter su quanto fosse disturbato e potenzialmente pericoloso. Forse stavano elaborando le loro teorie sulla morte di Cedric. Scoprì che non gliene Importava granché. La cosa migliore era stare con Ron e Hermione mentre loro parlavano di altre cose, oppure lo lasciavano star lì in silenzio mentre giocavano a scacchi. Era come se tutti e tre avessero stretto un patto che non aveva bisogno di parole. Ciascuno di loro era in attesa di un segnale, una parola su quanto stava succedendo al di fuori di Hogwarts, ed era inutile fare congetture finché non avessero saputo qualcosa di certo. L’unica volta che affrontarono l’argomento fu quando Ron disse a Harry dell’incontro che la signora Weasley aveva avuto con Silente appena prima di tornare a casa.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    A parte Ron e Hermione, l’unica persona con cui Harry riusciva a parlare era Hagrid. Dal momento che non c’era più un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, quelle ore di lezione erano rimaste vuote. Usarono quella del giovedì pomeriggio per andare a trovarlo alla sua capanna. Era una giornata lImpida e soleggiata; Thor scattò fuori dalla porta aperta sentendoli avvicinarsi, abbaiando e scodinzolando come un matto.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Quando tutti si furono rimessi a sedere, Silente riprese: «Lo scopo del Torneo Tremaghi era di approfondire e promuovere l’intesa tra maghi. Alla luce di quanto è accaduto — il ritorno di Voldemort — questi legami sono più Importanti che mai».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Ma lasciò che fosse Harry a sorvegliare l’arrivo delle carrozze, e passò i minuti seguenti allungando il collo al di sopra della folla per cercare di vedere che cosa facevano Krum e Hermione. I due tornarono molto presto. Ron scoccò a Hermione uno sguardo penetrante, ma lei rimase Impassibile.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Mi piacefa Diggory» disse all’Improvviso Krum a Harry. «È stato sempre gentile con me. Sempre. Anche se ero di Durmstrang — con Karkaroff» aggiunse, accigliato.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Durante il viaggio di ritorno a King’s Cross, il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello del viaggio di andata. Non c’era nemmeno una nuvola in cielo. Harry, Ron e Hermione erano riusciti a trovare uno scompartimento tutto per loro. Leo era stato di nuovo nascosto sotto l’abito da sera di Ron, per Impedirgli di continuare a ululare. Edvige dormicchiava, la testa sotto l’ala, e Grattastinchi era acciambellato su un sedile vuoto come un grosso, peloso cuscino rossiccio. Harry. Ron e Hermione parlarono più a lungo e più liberamente del resto della settimana, mentre il treno li portava sfrecciando verso sud. Era come se il discorso di Silente alla festa di fine anno avesse sbloccato Harry. Era meno doloroso, ora, discutere dell’accaduto. Solo all’arrivo del carrello del pranzo interruppero le loro congetture sui provvedimenti che forse in quello stesso momento Silente stava prendendo per fermare Voldemort.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Harry ebbe l’Impressione che Hermione morisse dalla voglia di raccontarlo da giorni, ma che si fosse trattenuta per via dell’accaduto.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Stava parlando con lei, e la teneva in mano» spiegò Hermione. «Lui sapeva, naturalmente. È così che lei ha ottenuto tutte quelle belle intervistine con i Serpeverde. A loro non Importava che lei facesse qualcosa di illegale, pur di raccontarle cose orribili su di noi e su Hagrid».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Le ho detto che la lascerò uscire quando saremo tornati a Londra» disse Hermione. «Ho Imposto un Incantesimo Infrangibile sul barattolo, sapete, così non può trasformarsi. E le ho detto che deve tenere la piuma chiusa in borsetta per un anno intero. Vediamo se riesce a perdere l’abitudine di scrivere tremende bugie sulla gente».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Non ha Importanza» disse Fred, scuotendo il capo, spazientito. «Non era niente di Importante. Ora non lo è, comunque».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Il resto del viaggio fu abbastanza piacevole. Harry si scoprì a desiderare che continuasse per tutta l’estate, in modo da non arrivare mai a King’s Cross… ma come aveva Imparato quell’anno nel modo più duro, il tempo non rallenta quando ti aspetta qualcosa di sgradevole, e ben presto — troppo presto — l’Espresso di Hogwarts rallentò e si fermò sul binario nove e tre quarti. Il rumore e la confusione consueti riempirono i corridoi mentre gli studenti cominciavano a scendere. Ron e Hermione scavalcarono con difficoltà Malfoy, Tiger e Goyle, trascinando i bauli.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

   Il giorno più caldo dell’estate — almeno fino a quel momento — volgeva al termine e un silenzio sonnacchioso gravava sulle grandi case quadrate di Privet Drive. Le automobili di solito scintillanti sostavano Impolverate nei vialetti e i prati un tempo verde smeraldo si stendevano incartapecoriti e giallognoli, perché l’irrigazione era stata proibita a causa della siccità. In mancanza delle loro consuete occupazioni — lavare l’auto e falciare il prato — gli abitanti di Privet Drive si erano rintanati nella penombra delle loro case fresche, con le finestre spalancate nella speranza di indurre una brezza inesistente a entrare. La sola persona rimasta all’aperto era un adolescente che giaceva lungo disteso sulla schiena in un’aiuola fuori dal numero quattro.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Nel complesso, Harry era convinto di aver avuto un’ottima idea a nascondersi lì. Forse non stava molto comodo, disteso sulla dura terra calda, ma d’altra parte nessuno lo guardava storto, né digrigliava i denti così forte da Impedirgli di ascoltare il notiziario, né gli sparava domande perfide, com’era successo tutte le volte che aveva tentato di sedersi in salotto a guardare la televisione con gli zii.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Come se questo pensiero fosse entrato fluttuando dalla finestra aperta, Vernon Dursley, lo zio di Harry, parlò all’Improvviso.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Guardare il telegiornale…» disse, sprezzante. «Vorrei sapere che cos’ha davvero in testa. Come se a un ragazzo normale potesse Importare di quello che dicono al telegiornale… Dudley non ha idea di quello che succede; credo che non sappia nemmeno chi è il Primo Ministro! Comunque, non ci può essere qualcosa che riguarda i suoi simili nel nostro telegiornale…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Gli affibbierei una bella siesta eterna, io, a quelli là» ringhiò zio Vernon in coda alla frase del giornalista, ma fuori, dentro l’aiuola, lo stomaco di Harry si rilassò. Se fosse successo qualcosa, certo sarebbe stata la prima notizia; morte e distruzione erano più Importanti dei vacanzieri bloccati.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry chiuse di nuovo gli occhi contro il cielo ormai fiammeggiante mentre il giornalista leggeva: «… e infine, Bungy il pappagallino ha trovato un nuovo modo per passare una fresca estate. Bungy, che vive alle Cinque Piume di Barnsley, ha Imparato a fare lo sci d’acqua! Mary Dorkins ci è andata per noi».
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un forte, echeggiante crac infranse il silenzio sonnacchioso come un colpo di fucile; un gatto sgattaiolò fuori da sotto un’auto parcheggiata e filò via; uno strillo, un’Imprecazione sorda e un rumore di porcellana infranta uscirono dal salotto dei Dursley e, quasi fosse il segnale che aspettava, Harry balzò in piedi sfilando dalla vita dei pantaloni una sottile bacchetta di legno come se sfoderasse una spada… ma prima che potesse raddrizzarsi del tutto, la sua testa urtò contro la finestra aperta dei Dursley. Il frastuono che seguì fece strillare zia Petunia ancora più forte.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Lasciami… andare!» boccheggiò Harry. Per qualche istante lottarono: Harry tirava le dita a salsiccia dello zio con la mano sinistra, e con la destra manteneva una salda presa sulla bacchetta alzata; poi Harry sentì una fitta acuta alla sommità della testa: zio Vernon guaì e lo lasciò andare come se avesse ricevuto una scarica elettrica. Una forza invisibile sembrava aver attraversato suo nipote, rendendo Impossibile trattenerlo.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Era nei guai, e lo sapeva. Avrebbe dovuto affrontare gli zii più tardi e pagare il prezzo della sua insolenza, ma al momento non gl’Importava granché; aveva questioni molto più gravi per la testa.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Non possiamo dire molto di Tu-Sai-Chi, ovviamente… Ci è stato raccomandato di non scrivere niente d’Importante nel caso che le lettere vadano perse… Abbiamo parecchio da fare ma non posso spiegarti i dettagli… Stanno succedendo un sacco di cose, ti diremo tutto quando ci vedremo…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Svoltò l’angolo in Magnolia Crescent; a metà della via passò davanti allo stretto vicolo sul lato di un garage dove per la prima volta aveva scorto il suo padrino. Sirius, almeno, sembrava capire quello che Harry provava. Bisognava ammetterlo, le sue lettere erano prive di vere notizie quanto quelle di Ron e Hermione, ma se non altro, invece di tormentarlo con vaghe allusioni, cercavano di metterlo in guardia e di consolarlo: So che dev’essere frustrante per te… Sta’ alla larga dai pasticci e andrà tutto bene… Sta’ attento e non agire d’Impulso…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Be’, pensò Harry mentre attraversava Magnolia Crescent, svoltava in Magnolia Road e puntava verso il parco giochi sempre più buio, si era comportato (più o meno) secondo i consigli di Sirius. Almeno aveva resistito alla tentazione di legare il baule alla scopa e partire da solo per la Tana. In fondo si era comportato anche troppo bene, considerato come si sentiva deluso e arrabbiato per essere bloccato in Privet Drive da tanto tempo, ridotto a nascondersi tra le aiuole nella speranza di scoprire qualcosa su Lord Voldemort. Tuttavia era piuttosto irritante sentirsi dire di non agire d’Impulso da uno che aveva trascorso dodici anni ad Azkaban, la prigione dei maghi, era evaso, aveva cercato di commettere l’omicidio per il quale era stato condannato in origine e poi era fuggito con un Ippogrifo rubato.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Dudley era enorme come sempre, ma un anno di dieta ferrea e la scoperta di un nuovo talento avevano sortito un certo cambiamento nel suo fisico. Come zio Vernon raccontava deliziato a chiunque lo ascoltasse, Dudley di recente era diventato il Campione di Pesi Medi Juniores Scolastici del Sud-est. La “nobile arte”, come la definiva zio Vernon, aveva reso Dudley ancora più temibile di quanto non fosse apparso a Harry ai tempi della scuola elementare, quando lo aveva usato come primo punching-ball. Harry non era più neanche lontanamente intimorito dal cugino, ma non pensava che il fatto che Dudley Imparasse a prendere a pugni gli altri con crescente precisione fosse da osannare. I bambini del vicinato erano terrorizzati da lui ancora più che da “quel Potter” che, li avevano avvertiti, era un teppista incallito e frequentava il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ma non si voltarono, non lo videro, erano quasi al cancello. Harry dominò l’Impulso di chiamarli… cercare lo scontro non era una mossa astuta… non doveva usare la magia… avrebbe rischiato di nuovo l’espulsione.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ecco fatto, Sirius, pensò Harry debolmente. Niente d’Impulsivo. Sono stato alla larga dai guai. Proprio il contrario di quello che avresti fatto tu.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Qualcosa era successo alla notte. Il cielo indaco cosparso di stelle all’Improvviso era diventato nero come la pece e privo di luci: le stelle, la luna, i lampioni nebulosi ai due capi del vicolo erano scomparsi. Il rombo lontano delle auto e il sussurro degli alberi erano spariti. La serata fragrante all’Improvviso era fredda e pungente. Erano circondati da un’oscurità totale, Impenetrabile, silenziosa, come se una mano gigante avesse gettato uno spesso mantello ghiacciato sull’intero vicolo, accecandoli.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Era Impossibile… non potevano essere lì… non a Little Whinging… Tese le orecchie… li avrebbe sentiti prima di vederli…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ma all’Improvviso tacque. Aveva sentito proprio quello che temeva.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Ci penso io». Harry prese il braccio di Dudley e tirò. Con uno sforzo enorme riuscì a sollevarlo. Dudley sembrava lì lì per svenire. I suoi occhietti roteavano nelle orbite e il sudore gli Imperlava il viso; non appena Harry lo lasciò andare, oscillò pericolosamente.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Tieni fuori la bacchetta» disse a Harry mentre entravano in Wisteria Walk. «Non badare allo Statuto di Segretezza adesso, scoppierà un pandemonio comunque, tanto vale farsi Impiccare per un drago che per un uovo. Altroché Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni… questo era precisamente ciò che temeva Silente… Che cosa c’è là in fondo alla via? Oh, è solo il signor Prentice… non mettere via la bacchetta, ragazzo, devo continuare a ripeterti che io sono inutile?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Non era facile tenere ferma la bacchetta e trasportare Dudley allo stesso tempo. Harry inflisse al cugino un’Impaziente gomitata nelle costole, ma Dudley sembrava aver perso ogni desiderio di muoversi in modo autonomo. Era afflosciato sulla spalla di Harry, e i suoi piedoni si trascinavano.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ti accompagno fino alla porta» disse la signora Figg mentre svoltavano in Privet Drive, «nel caso che ce ne fossero in giro degli altri… oh, parola mia, che catastrofe… e hai dovuto combatterli tu… e Silente aveva detto che dovevamo Impedirti a tutti i costi di fare magie… be’, non serve piangere sulla pozione versata, immagino… e adesso… si Smaterializzi chi può!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ma naturale» rispose la signora Figg Impaziente. «Ti aspettavi che ti lasciasse andare in giro da solo dopo quello che è successo in giugno? Buon Dio, ragazzo, mi avevano detto che eri intelligente… bene… vai dentro e restaci» disse quando raggiunsero il numero quattro. «Immagino che qualcuno si metterà in contatto con te al più presto».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ma Harry stava già strappando la busta e sfilando la lettera, col cuore che batteva in un punto Imprecisato dalle parti del pomo d’Adamo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Si sedette bruscamente al tavolo di cucina, di fronte a Dudley e a zia Petunia. I Dursley parvero spiazzati dal suo Improvviso cambiamento. Zia Petunia gettò un’occhiata disperata a zio Vernon. La vena nella tempia violacea di quest’ultimo pulsava più forte che mai.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Non posso Impedire ai gufi di arrivare» sbottò Harry, appallottolando la lettera di Sirius.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Ma è sparito» disse zio Vernon Impaziente, senza minimamente pensare che l’assassinio dei genitori di Harry potesse essere un argomento penoso. «L’ha detto quel tipo gigante. È sparito».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Stava guardando Harry come non lo aveva mai guardato prima. E all’Improvviso, per la primissima volta nella sua vita, Harry apprezzò a fondo il fatto che zia Petunia fosse la sorella di sua madre. Non avrebbe saputo dire perché questo lo colpisse con tanta forza in quel momento. Sapeva solo di non essere l’unica persona nella stanza ad avere una vaga idea di ciò che poteva significare il ritorno di Lord Voldemort. Zia Petunia non l’aveva mai guardato così in tutta la sua vita. I suoi grandi occhi sbiaditi (così diversi da quelli della sorella) non erano serrati per il disgusto o la rabbia: erano spalancati e colmi di paura. La furibonda finzione che zia Petunia aveva sostenuto per tutta la vita di Harry — che non esisteva la magia e non esisteva mondo al di fuori di quello che abitava con zio Vernon — sembrava essere crollata.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    I grandi occhi d’ambra di Edvige lo scrutarono con aria di rImprovero al di sopra della rana morta che reggeva nel becco.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry abbassò appena la bacchetta ma non allentò la presa e non si mosse. Aveva ottime ragioni per essere sospettoso. Aveva appena trascorso nove mesi in compagnia di colui che credeva essere Malocchio Moody solo per scoprire che non era affatto Moody, ma un Impostore; di più, un Impostore che aveva cercato di ucciderlo prima di essere smascherato. Non fece in tempo a decidere sul da farsi, che una seconda voce un po’ roca salì fluttuando per le scale.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry non riusciva quasi a crederci. Quattro settimane di niente, nemmeno il più vago sentore di un piano per portarlo via da Privet Drive, e all’Improvviso una squadra intera di maghi era lì in casa, in carne e ossa, come per un accordo preso da tempo. Guardò le persone che circondavano Lupin; continuavano a fissarlo avidamente. Non si pettinava da quattro giorni, e lo sapeva bene.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry chinò il capo goffamente verso ciascuno di loro via via che venivano presentati. Avrebbe tanto voluto che guardassero qualcos’altro che non fosse lui; era come se all’Improvviso fosse stato spinto su un palcoscenico. Si chiese anche come mai erano così tanti.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Si può Imparare a essere un Metamorfomagus?» le chiese Harry rialzandosi, del tutto dimentico dei bagagli.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Be’, ti toccherà Imparare nel modo più difficile, temo» disse Tonks. «I Metamorfomagi sono davvero rari, sono così dalla nascita, non lo diventano. Quasi tutti i maghi hanno bisogno di usare una bacchetta o delle pozioni per cambiare il proprio aspetto. Ma dobbiamo muoverci, Harry, dovremmo essere qui a fare le valigie» aggiunse in tono colpevole, guardando il caos sul pavimento.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Smettila di essere così allegro, Malocchio, o penserà che non prendiamo la faccenda sul serio» lo rImproverò Tonks, legando il baule di Harry e la gabbia di Edvige a una briglia che pendeva dalla sua scopa.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry decollò con un robusto slancio. La fresca aria notturna gli sfrecciò tra i capelli mentre gli ordinati giardini quadrati di Privet Drive si allontanavano, rImpicciolendo in fretta in un patchwork di verde scuro e di nero, e ogni pensiero dell’udienza del Ministero fu spazzato via quasi che il fiotto d’aria gliel’avesse soffiato fuori dalla testa. Era come se il cuore gli stesse per esplodere di piacere; volava di nuovo, volava via da Privet Drive come aveva fantasticato per tutta l’estate, stava tornando a casa… per qualche glorioso istante, tutti i suoi problemi parvero ritirarsi nel nulla, insignificanti nel vasto cielo stellato.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Qui» borbottò Moody, porgendo un pezzo di pergamena alla mano Disillusa di Harry e reggendo la bacchetta accesa vicino al foglio, in modo da illuminare ciò che c’era scritto. «Leggi in fretta e Impara a memoria».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il bagliore tiepido che gli si era acceso dentro alla vista dei suoi due migliori amici si spense e qualcosa di ghiacciato gli invase la bocca dello stomaco. All’Improvviso — dopo aver desiderato di vederli per un mese intero — avrebbe preferito che Ron e Hermione lo lasciassero in pace.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Abbiamo detto a Silente che volevamo raccontarti che cosa stava succedendo» disse Ron. «Gliel’abbiamo detto, Harry. Ma al momento è davvero molto Impegnato, l’abbiamo visto solo due volte da quando siamo qui e non aveva molto tempo, ci ha fatto solo giurare di non dirti cose Importanti nelle lettere, ha detto che i gufi potevano essere intercettati».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Oh, già, certo» disse Ron con l’aria di chi capisce qualcosa all’Improvviso.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Vale la pena di rischiare, è una riunione Importante» rispose Fred.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Rivolta a Fred e George, aggiunse: «Niente da fare con le Orecchie Oblunghe, ha gettato un Incantesimo Imperturbabile sulla porta della cucina».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Tonks mi ha spiegato come scoprirli» rispose Ginny. «Basta buttare qualcosa contro la porta, e se non riesce a fare contatto vuol dire che la porta è stata Imperturbata. Ho provato a gettare delle Caccabombe dalla cima delle scale e non fanno che rimbalzare indietro, quindi non è possibile che le Orecchie Oblunghe riescano a passarci sotto».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «È dalla nostra parte, adesso» osservò Hermione in tono di rImprovero.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ron sbuffò. «Questo non gli Impedisce di essere un idiota. Come ci guarda, quando ci vede…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Anche se sapeva benissimo che Percy era profondamente ambizioso, Harry aveva l’Impressione che non avesse avuto un gran successo col suo primo incarico al Ministero della Magia. Aveva commesso l’incredibile leggerezza di non accorgersi che il suo capo era controllato da Lord Voldemort (non che il Ministero ci avesse creduto: avevano pensato tutti che il signor Crouch fosse Impazzito).
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Be’, a quanto pare Caramell continua a Impazzare per il Ministero controllando che nessuno abbia contatti con Silente» spiegò George.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry Imprecò sottovoce. Percy era sempre stato il fratello di Ron che gli piaceva di meno, ma non aveva mai pensato che potesse dire cose del genere al signor Weasley.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «E cioè che cosa?» chiese Harry, Impaziente.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ma il resto delle sue parole fu soffocato da un terribile stridio, da spaccare i tImpani e inacidire il sangue.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    La vecchia Impallidì.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Eh?» fece Mundungus, scrutando cupo Harry attraverso i capelli rossicci Impastati. «Accidenti, allora è arrivato. Sicuro… stai bene, Harry?»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Qualcosa nel tono piatto con cui Sirius pronunciò il nome di Silente disse a Harry che anche lui non era molto soddisfatto del Preside. Harry provò un Improvviso trasporto verso il padrino.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Harry e Sirius ridevano; Mundungus, che si era rovesciato all’indietro ed era caduto dalla sedia, si rialzò Imprecando; Grattastinchi con un sibilo rabbioso se l’era battuta sotto la credenza, da dove ora i suoi grandi occhi gialli brillavano nel buio.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Si bloccò di colpo, e trattenne il respiro rivolgendo uno sguardo spaventato al marito, la cui espressione all’Improvviso si pietrificò.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Di fronte a Harry, Tonks divertiva Hermione e Ginny trasformando il proprio naso tra un boccone e l’altro. Strizzava gli occhi ogni volta con la stessa espressione sofferente che aveva assunto nella stanza di Harry, e il suo naso prima si dilatò in una protuberanza simile a un becco che ricordava molto quello di Piton, poi rImpicciolì alle dimensioni di un fungo immaturo e infine germogliò parecchi peli da ciascuna narice. A quanto pareva era uno spettacolo consueto durante i pasti, perché ben presto Hermione e Ginny cominciarono a chiedere i loro nasi preferiti.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Tonks eseguì, e Harry ebbe la fugace Impressione che un Dudley femmina gli sorridesse dall’altra parte del tavolo.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Il signor Weasley, Bill e Lupin erano Impegnati in un’accesa discussione sui goblin.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non so dove hai Imparato che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, Mundungus, ma a quanto pare hai perso alcune lezioni fondamentali» disse la signora Weasley gelida.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non è un bambino!» sbottò Sirius Impaziente.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Vorrei dire che sei noto per agire d’Impulso, Sirius, ed è per questo che Silente continua a ricordarti di restare in casa e…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Molly, non puoi Impedirlo a Fred e George» osservò il signor Weasley stancamente. «Loro sono maggiorenni».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Per un istante, Harry contemplò l’ipotesi di dire a Ron che non gli avrebbe riferito una sola parola, così poteva provare come ci si sente a essere tenuti all’oscuro. Ma il malvagio Impulso svanì mentre si guardavano.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Ginny non partì rassegnata. La sentirono protestare con rabbia contro la madre per tutte le scale, e quando raggiunse l’ingresso gli strilli spaccatImpani della signora Black si sommarono al frastuono. Lupin corse verso il ritratto per riportare la calma. Fu solo al suo ritorno, quando si fu chiuso alle spalle la porta della cucina ed ebbe ripreso posto al tavolo, che Sirius parlò.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Be’, prima di tutto che Voldemort voglia ricostruire il suo esercito» disse Sirius. «In passato aveva grossi numeri ai suoi ordini: maghi e streghe che aveva costretto a seguirlo con la prepotenza o con incantesimi, i suoi fedeli Mangiamorte, un’enorme varietà di creature Oscure. Hai sentito che progettava di reclutare i giganti; be’, sono solo uno dei gruppi a cui fa la corte. Certamente non cercherà di Impossessarsi del Ministero della Magia solo con una decina di Mangiamorte».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Quindi state cercando di Impedirgli di conquistare nuovi seguaci?»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Capisci il problema» disse Lupin. «Finché il Ministero insiste che non c’è nulla da temere da parte di Voldemort, è difficile convincere la gente del suo ritorno, soprattutto perché nessuno ci vuole credere. In più, il Ministero conta molto sul fatto che La Gazzetta del Profeta non riporta nessuno di quelli che definiscono i pettegolezzi di Silente, così gran parte della comunità magica è completamente ignara di tutto ciò che è successo, e questo la rende facile preda dei Mangiamorte, se usano la Maledizione Imperius».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Tonks e Arthur perderebbero il loro lavoro al Ministero se cominciassero a parlare a destra e a manca» proseguì Sirius, «ed è molto Importante per noi avere delle spie all’interno del Ministero, perché ci puoi scommettere che Voldemort le avrà».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Ma Silente dice che non gl’Importa di quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane» disse Bill con un gran sorriso.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Sirius scrollò le spalle senza ribattere. La signora Weasley fece un cenno Imperioso ai suoi figli e a Hermione. Uno per uno si alzarono e Harry, accettando la sconfitta, li imitò.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Be’, non ci hanno detto niente che non avremmo potuto indovinare, vero?» disse, riflettendo. «Insomma, hanno detto solo che l’Ordine sta cercando di Impedire alla gente di unirsi a Vol…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Allora, ci siete già arrivati?» disse George Impaziente.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Il volto di Hermione era seminascosto da uno strofinaccio, ma Harry la vide chiaramente rivolgere uno sguardo di rImprovero alla signora Weasley.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «…puzza come una fogna e in più è un criminale, ma lei non è meglio, brutta vecchia traditrice del suo sangue con i suoi mocciosi che Impiastrano la casa della mia padrona, oh, la mia povera padrona, se sapesse, se sapesse la feccia che hanno lasciato entrare in casa sua, che cosa direbbe al vecchio Kreacher, oh, vergogna, Mezzosangue e lupi marinari e traditori e ladri, povero vecchio Kreacher, che cosa può farci…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Non Importa» sussurrò Hermione, «non è del tutto in sé, non sa che cosa…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Tirati su» disse Sirius Impaziente. «Allora, che cos’hai in mente?»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Ti ho chiesto che cos’hai in mente» insisté Sirius gelido. «Tutte le volte che sbuchi con la scusa di pulire, fai sparire qualcosa e la porti in camera tua per Impedirci di buttarla via».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Oh, no» rispose Sirius. «No, è stato assassinato da Voldemort. O per ordine di Voldemort, più probabilmente; dubito che Regulus sia mai stato così Importante da scomodare Voldemort in persona. Da quanto ho scoperto dopo la sua morte, si era fatto coinvolgere fino a un certo punto, poi è stato preso dal panico per quello che gli era stato richiesto e ha cercato di fare marcia indietro. Be’, non si consegnano le dimissioni a Voldemort. È servizio a vita, o morte».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Sei Imparentato con i Malfoy!»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Le famiglie purosangue sono tutte Imparentate» disse Sirius. «Se hai deciso che i tuoi figli e le tue figlie sposino solo dei purosangue la scelta è molto limitata; siamo rimasti pochissimi. Io e Molly siamo cugini acquisiti e Arthur dev’essere mio cugino di secondo grado. Ma non serve cercarli qua: se c’è una famiglia di rinnegati, sono i Weasley».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «È Importante che sia mia cugina?» sbottò Sirius. «Per quanto mi riguarda, non è la mia famiglia. Lei di sicuro non fa parte della mia famiglia. Non la vedo da quando avevo la tua età, tranne che di sfuggita quando è arrivata ad Azkaban. Credi che sia orgoglioso di avere una parente come lei?»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Non Importa, non scusarti» borbottò Sirius. Si voltò, le mani affondate nelle tasche. «Non mi va di essere di nuovo qui» aggiunse, fissando un punto dall’altra parte del salotto. «Non pensavo che mi sarei trovato di nuovo prigioniero di questa casa».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Si spostarono dal salotto a una sala da pranzo al piano terreno, dove trovarono ragni grandi come piattini appostati nella credenza (Ron uscì di corsa dalla stanza per farsi una tazza di tè e non tornò per un’ora e mezza). Sirius gettò in un sacco, senza alcun riguardo, tutte le porcellane che recavano Impressi lo stemma e il motto dei Black, e la stessa sorte toccò a un gruppo di vecchie fotografie in ossidate comici d’argento: tutti i ritratti emisero urla perforanti quando il vetro che li ricopriva s’infranse.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Nonostante dormisse ancora male e sognasse ancora corridoi e porte chiuse che gli facevano prudere la cicatrice, Harry riuscì a divertirsi per la prima volta in tutta l’estate. Finché era indaffarato, era sereno; ma quando sospendevano il lavoro e abbassava la guardia, o giaceva sfinito a letto osservando ombre sfocate muoversi sul soffitto, lo riprendeva l’ansia per l’udienza imminente. La paura gli perforava le viscere al pensiero di che cosa gli sarebbe successo se fosse stato espulso. L’idea era così terribile che non osava esprimerla, nemmeno a Ron e Hermione, i quali, anche se lui li vedeva spesso sussurrare tra loro e gettargli sguardi ansiosi, seguivano il suo esempio e non ne parlavano mai. A volte non poteva Impedire alla sua fantasia di mostrargli un funzionario senza volto del Ministero che spezzava in due la sua bacchetta e gli ordinava di tornare dai Dursley… ma non ci sarebbe andato. Su questo era fermissimo. Sarebbe tornato in Grimmauld Place a vivere con Sirius.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Fu come se un mattone gli fosse cascato nello stomaco quando mercoledì sera, durante la cena, la signora Weasley gli disse piano: «Ho stirato i tuoi vestiti migliori per domani mattina, Harry, e voglio anche che stasera ti lavi i capelli. Una buona prima Impressione può fare meraviglie».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Non perdere il controllo» intervenne Sirius all’Improvviso. «Sii educato e attieniti ai fatti».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «No, di solito mi Materializzo» disse il signor Weasley, «ma naturalmente tu non puoi, e credo che sia meglio arrivare in un modo assolutamente non magico… darà un’Impressione migliore, visto il motivo per cui sei indagato…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Scesero in una stazione nel cuore di Londra, e vennero trascinati fuori dal treno da una marea di uomini in giacca e cravatta e donne armate di valigette. Salirono la scala mobile, attraversarono la barriera (il signor Weasley fu deliziato dalla colonnina che inghiottì il suo biglietto) ed emersero in una larga strada fiancheggiata da edifici Imponenti e già piena di traffico.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Più camminavano, più piccoli e meno Imponenti diventavano gli edifici, finché si trovarono in una via che ospitava uffici dall’aria trascurata, un pub e un cassone traboccante di macerie. Harry si aspettava una sede un po’ più maestosa per il Ministero della Magia.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Ehm…» fece il signor Weasley, evidentemente incerto se parlare o no nel ricevitore. Scelse un compromesso e avvicinò la cornetta all’orecchio: «Arthur Weasley, Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani; sono qui per accompagnare Harry Potter, che deve presentarsi a un’udienza disciplinare…»
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Il pavimento della cabina tremò. Stavano sprofondando lentamente nel suolo. Harry guardò preoccupato il marciapiede che sembrava alzarsi oltre i vetri della cabina finché l’oscurità non si chiuse sopra di loro. Poi non vide nulla; sentiva solo il sordo cigolio della cabina che scendeva attraverso la terra. Dopo circa un minuto, anche se a lui parve molto di più, una luce dorata illuminò i suoi piedi e salì lungo il suo corpo, fino a illuminarlo in viso. Dovette strizzare le palpebre per Impedire agli occhi di lacrimare.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Per di qua, Harry» disse il signor Weasley, e uscirono dal flusso di Impiegati del Ministero per dirigersi verso i cancelli dorati. Seduto a una scrivania sulla sinistra, sotto un cartello che diceva Sorveglianza, un mago con la barba malfatta e un abito blu pavone li guardò avvicinarsi e posò La Gazzetta del Profeta.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Fece un cenno a Harry e lo guidò fuori dal cubicolo di Kingsley, attraverso una seconda porta di quercia, in un altro passaggio, voltò a sinistra, avanzò lungo un altro corridoio, voltò a destra in un corridoio fiocamente illuminato e decisamente squallido, e alla fine raggiunse un vicolo cieco, dove una porta sulla sinistra era socchiusa, rivelando un armadio per scope, e un’altra sulla destra recava un’ossidata targa di ottone: Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Il signor Weasley si bloccò davanti agli ascensori e sferrò un pugno Impaziente al pulsante “giù”.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    L’ascensore arrivò sferragliando e loro corsero dentro. Tutte le volte che si fermava, il signor Weasley Imprecava con furia e colpiva più volte il pulsante del Nono Livello.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Affari urgenti, Bode» rispose il signor Weasley, che saltellava per l’Impazienza e scoccava sguardi ansiosi a Harry.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Che consapevolmente, deliberatamente e in piena conoscenza dell’illegalità delle sue azioni, avendo ricevuto un precedente avvertimento scritto dal Ministero della Magia per un’accusa analoga, l’Imputato ha prodotto un Incanto Patronus in una zona abitata da Babbani, in presenza di un Babbano, il due agosto alle ventuno e ventitré, ciò che costituisce violazione al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni, 1875, Comma C, nonché all’articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Intemazionale dei Maghi.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sì» disse Harry, che si sentiva Impaziente e vagamente disperato, «è un cervo, è sempre un cervo».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «L’hai Imparato a scuola?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «La questione non è quanto notevole sia stata la magia» disse Caramell con voce stizzita. «In effetti, più è Impressionante peggio è, direi, dal momento che il ragazzo l’ha compiuta davanti agli occhi di un Babbano!»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ero uscita a comprare del cibo per gatti al negozio all’angolo in fondo a Wisteria Walk, erano circa le nove, la sera del due agosto» borbottò la signora Figg subito, come se avesse Imparato a memoria quello che stava dicendo, «quando ho sentito un rumore nel vicolo che unisce Magnolia Crescent a Wisteria Walk. Mi sono avvicinata all’imbocco del vicolo e ho visto dei Dissennatori che correvano…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «No, no» disse Madama Bones Impaziente. «I Dissennatori… li descriva».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ma naturalmente non t’Importerà quante volte interroghi un testimone, pur di evitare un grave errore giudiziario» disse Silente.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ma certo» convenne Silente, chinando il capo. «E sembra proprio che tu sia Impegnato a compiere molti cambiamenti, Cornelius. Insomma, nelle poche settimane da quando mi è stato chiesto di lasciare il Wizengamot, è già diventato uso corrente tenere un vero e proprio processo criminale per un semplice caso di magia minorile!»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Harry si guardò i piedi. Il suo cuore, che sembrava essersi dilatato fino a dimensioni innaturali, batteva forte sotto le costole. Si sarebbe aspettato che l’udienza durasse di più. Non era per niente sicuro di aver fatto una buona Impressione. Non aveva detto molto, in verità. Avrebbe dovuto spiegare meglio la storia dei Dissennatori, che era caduto, che sia lui sia Dudley erano quasi stati baciati…
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Quanti sono per l’assoluzione dell’Imputato da tutte le accuse?» chiese la voce tonante di Madama Bones.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «E che cosa farà per il bagno?» chiese Harry con un ghigno. All’Improvviso tutto sembrava cinque volte più buffo del solito. Cominciava a rendersene conto: era stato scagionato, sarebbe tornato a Hogwarts.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Signor Weasley» disse Harry lentamente, «se Caramell incontra dei Mangiamorte come Malfoy, e li incontra da solo, come facciamo a sapere che non gli hanno scagliato una Maledizione Imperius?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Guardò in su il bel volto del mago, ma da vicino lo trovò scialbo e un po’ insulso. La strega aveva un sorriso svaporato da concorso di bellezza e, per quello che Harry sapeva di goblin e centauri, era alquanto Improbabile che li si potesse sorprendere a guardare in modo così svenevole qualunque genere di umani. Solo l’atteggiamento di strisciante servilismo dell’elfo domestico era convincente. Con un sorriso al pensiero di quello che avrebbe detto Hermione se avesse visto la statua dell’elfo, Harry rovesciò la borsa vuotando nella vasca non solo dieci galeoni, ma tutto il suo contenuto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ron e Hermione si sedettero davanti a lui, felici come mai da quando era arrivato in Grimmauld Place, e la sensazione di vertiginoso sollievo di Harry, che in qualche modo era stata intaccata dall’incontro con Lucius Malfoy, si dilatò di nuovo. La tetra casa sembrava all’Improvviso più calda e più accogliente; perfino Kreacher parve meno brutto quando infilò il naso a gnigno in cucina per indagare sulla fonte di tutto quel fracasso.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Perché non voleva illudersi» disse Hermione, saggia. «E probabilmente si sentiva anche lui un po’ in colpa, perché ho l’Impressione che una parte di lui si augurasse davvero che tu venissi espulso. Così sareste stati dei reietti tutti e due».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Cosa succede?» chiese Fred Impaziente, e si avvicinò a Ron per guardare la pergamena da sopra la sua spalla.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Impossibile» mormorò George con voce soffocata.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Sì» convenne Fred dopo un po’. «Sì, ti sei cacciato in troppi guai, amico. Be’, almeno uno di voi sa quali sono le cose Importanti nella vita».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Glieli abbiamo già comprati noi» intervenne Fred in tono acido, quasi rImpiangendo quell’atto di generosità.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Era strano vedere a che raggio di distanza le loro cose si erano sparpagliate dal loro arrivo. Impiegarono gran parte del pomeriggio a recuperare libri e oggetti da tutta la casa e riporli di nuovo nei bauli di scuola. Harry notò che Ron continuava a spostare la spilla da prefetto: prima la mise sul comodino, poi la infilò nella tasca dei jeans, poi la prese e la posò sui vestiti piegati, come per vedere l’effetto del rosso contro il nero. Solo quando Fred e George entrarono e si offrirono di appiccicargliela alla fronte con un Incantesimo di Adesione Permanente, la avvolse con tenerezza nei suoi calzini marroni e la chiuse nel baule.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ron rimase stupito da questo aspetto della questione, ma la pena di replicare gli fu risparmiata dall’arrivo di suo padre e del fratello maggiore. La signora Weasley era così di buonumore che non brontolò nemmeno per il fatto che avevano portato con sé Mundungus; costui indossava un lungo cappotto stranamente rigonfio in punti Improbabili e declinò l’offerta di toglierlo e riporlo con il mantello da viaggio di Moody.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    L’umore di Harry migliorò di colpo. Nemmeno suo padre era stato prefetto. All’Improvviso la festa fu molto più divertente; si riempì il piatto, sentendosi ancora più affezionato a tutti quanti nella stanza.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Sgattaiolò su per le scale dell’ingresso, oltre le teste Impagliate degli elfi, felice di essere di nuovo solo, ma quando si avvicinò al primo pianerottolo sentì dei rumori. Qualcuno singhiozzava in salotto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

   Harry passò una notte inquieta. I suoi genitori continuavano a entrare e uscire dai suoi sogni, senza mai parlare; la signora Weasley singhiozzava sul cadavere di Kreacher, vegliato da Ron e Hermione che portavano fiori, e ancora una volta Harry si ritrovò a camminare lungo un corridoio che finiva su una porta chiusa a chiave. Si svegliò all’Improvviso con la cicatrice che gli prudeva. Ron era già vestito e gli stava parlando.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Impiegarono venti minuti per raggiungere King’s Cross a piedi, e l’unico avvenimento significativo fu quando Sirius spaventò un paio di gatti per divertire Harry. Una volta dentro la stazione, indugiarono con aria disinvolta vicino alla barriera tra i binari nove e dieci finché non ci fu via libera, poi ciascuno di loro vi si appoggiò a turno e passò tranquillamente sul binario nove e tre quarti, dove l’Espresso per Hogwarts eruttava vapore fuligginoso lungo un marciapiede affollato di studenti in partenza e delle loro famiglie. Harry inspirò l’odore ben noto e sentì il morale decollare… tornava davvero a Hogwarts.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo!» gridò Harry dal finestrino aperto mentre il treno cominciava a muoversi; Ron, Hermione e Ginny salutavano con la mano accanto a lui. Le sagome di Tonks, Lupin, Moody e dei signori Weasley rImpicciolirono in fretta, ma il cane nero corse accanto al finestrino, scodinzolando; le persone sfocate sul marciapiede risero nel vederlo inseguire il treno, poi questo fece una curva, e Sirius sparì.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non Importa» disse Ginny incoraggiante. «Possiamo liberarci in fretta di questa roba». Estrasse la bacchetta. «Gratta e netta!»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Posso dare un’occhiata?» chiese Harry a Luna, Impaziente.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Scusa» disse Luna; all’Improvviso aveva perso il tono sognante. «Mio padre è il direttore».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    L’idea di Sirius di accompagnarlo alla stazione gli era sembrata subito un po’ sciocca, ma ora all’Improvviso gli parve avventata, se non addirittura pericolosa… Hermione non sbagliava… Sirius non sarebbe dovuto venire. E se il signor Malfoy avesse notato il cane nero e l’aveva detto a Draco? E se avesse dedotto che i Weasley, Lupin, Tonks e Moody sapevano dove si nascondeva Sirius? O l’uso della parola “segugio” da parte di Malfoy era una coincidenza?
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Stai tranquillo» disse una voce sognante accanto a Harry, mentre Ron spariva nel buio interno della carrozza. «Non stai Impazzendo. Li vedo anch’io».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Be’, noi di Corvonero pensiamo che sia un po’ ridicolo» insisté Luna, Imperterrita.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Sbatacchiando e ondeggiando, le carrozze avanzarono in fila lungo la strada. Quando passarono dal cancello che portava nel territorio della scuola, fra gli alti pilastri di pietra sovrastati da cinghiali alati, Harry si sporse in avanti per cercare di vedere se c’erano luci accese nella capanna di Hagrid vicino alla foresta proibita, ma i prati erano immersi in una completa oscurità. Il Castello di Hogwarts, tuttavia, incombeva sempre più vicino: una massa Imponente di torrette, nero giaietto contro il cielo scuro, e qua e là una finestra diffondeva una luce vibrante sopra di loro.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry aveva fatto già una volta l’esperienza di vedere qualcosa che Ron non vedeva, ma quello era un riflesso in uno specchio, molto più inconsistente di un centinaio di bestie dall’aspetto assai concreto, tanto forti da tirare un convoglio di carrozze. Se bisognava credere a Luna, le bestie erano sempre state lì, invisibili. Allora perché Harry all’Improvviso riusciva a vederle, e Ron no?
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Nella Sala Grande, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo sotto il cielo nero privo di stelle, identico a quello che si scorgeva dalle alte finestre. Candele galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversazioni, intenti a scambiarsi notizie dell’estate, a gridare saluti agli amici delle altre Case, a osservare i loro nuovi abiti e tagli di capelli. Harry notò ancora una volta che alcuni sussurravano al suo passaggio; strinse i denti e cercò di comportarsi come se non se ne accorgesse o non gli Importasse.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Luna si allontanò da loro per raggiungere il tavolo di Corvonero. Quando furono a quello di Grifondoro, Ginny fu chiamata da alcuni compagni del quarto anno e andò con loro. Harry, Ron, Hermione e Neville si sedettero vicini a metà del tavolo tra Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, e Calì Patil e Lavanda Brown; queste ultime rivolsero a Harry saluti fin troppo amichevoli, dai quali capì che avevano smesso di parlare di lui un attimo prima. Ma Harry aveva preoccupazioni più Importanti: guardò oltre le teste degli studenti il tavolo degli insegnanti, lungo la parete in fondo alla Sala.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «No» borbottò, «no, Impossibile…»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Un tempo, quand’ero assai nuovo berretto e Hogwarts neonata acquistava rispetto, i gran fondatori del nobil maniero sortivan tra loro un patto sincero: divisi giammai, uniti in eterno per crescere in spirito sano e fraterno la scuola di maghi migliore del mondo, per dare ad ognuno un sapere profondo. ’Insieme insegnare, vicini restare!’ Il motto riuscì i quattro amici a legare: perché mai vi fu sodalizio più vero che tra Tassorosso e il fier Corvonero, e tra Serpeverde e messer Grifondoro l’unione era salda, l’affetto un ristoro. Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto per rendere a tale amicizia gran torto? Io c’ero e ahimè qui vi posso narrare com’è che il legame finì per errare. Fu che Serpeverde così proclamò: «Di antico lignaggio studenti vorrò». E il fier Corvonero si disse sicuro: «Io stimerò sol l’intelletto più puro». E poi Grifondoro: «Darò gran vantaggio a chi compie Imprese di vero coraggio». E ancor Tassorosso: «Sarà l’uguaglianza del mio insegnamento la sana sostanza». Fu scarso il conflitto all’inizio, perché ciascuno dei quattro aveva per sé un luogo in cui solo i pupilli ospitare, e a loro soltanto la scienza insegnare. Così Serpeverde prescelse diletti di nobile sangue, in astuzia provetti, e chi mente acuta e sensibile aveva dal fier Corvonero ricetto otteneva, e i più coraggiosi, i più audaci, i più fieri con ser Grifondoro marciavano alteri, e poi Tassorosso i restanti accettava, sì, Tosca la buona a sé li chiamava. Allora le Case vivevano in pace, il patto era saldo, il ricordo a noi piace. E Hogwarts cresceva in intatta armonia, e a lungo, per anni, regnò l’allegria. Ma poi la discordia tra noi s’insinuò e i nostri difetti maligna sfruttò. Le Case che con profondissimo ardore reggevano alto di Hogwarts l’onore mutarono in fiere nemiche giurate, e si fronteggiaron, d’orgoglio malate. Sembrò che la scuola dovesse crollare, amico ed amico volevan lottare. E infine quel tetro mattino si alzò che Sal Serpeverde di qui se ne andò. La disputa ardente tra gli altri cessava ma le Case divise purtroppo lasciava, né furon mai più solidali da che i lor fondatori rimasero in tre. E adesso il Cappello Parlante vi appella e certo sapete qual è la novella che a voi tutti quanti annunciare dovrò: ma sì, nelle Case io vi smisterò. Però questa volta è un anno speciale, vi dico qualcosa ch’è senza l’uguale: e dunque, vi prego, attenti ascoltate e del mio messaggio tesoro ora fate. Mi spiace dividervi, ma è mio dovere: eppure una cosa pavento sapere. Non so se sia utile voi separare: la fine che temo potrà avvicinare. Scrutate i pericoli, i segni leggete, la storia v’insegna, su, non ripetete l’errore commesso nel nostro passato. Adesso su Hogwarts sinistro è calato un grande pericolo, un cupo nemico l’assedia da fuori, pericolo antico. Uniti, e compatti resister dobbiamo se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo. Io qui ve l’ho detto, avvertiti vi ho… e lo Smistamento or comincerò.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Come fafpeve cafcuoa Impvico feanpello?» chiese Ron.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Be’, ecco, non dovresti assumere questo atteggiamento» lo rImproverò Nick. «Cooperazione pacifica, questa è la chiave. Noi fantasmi, anche se apparteniamo a Case distinte, manteniamo legami di amicizia. Nonostante la competitività tra Grifondoro e Serpeverde, non mi sognerei mai di scatenare una disputa con il Barone Sanguinario».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge si schiarì la voce di nuovo («Hem hem»), ma quando riprese, un po’ del timbro di gola era sparito. Suonava molto più pratica e le sue parole avevano il tono piatto di un discorso Imparato a memoria.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Il Ministero della Magia ha sempre considerato l’istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale Importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e perfezionati da un’educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev’essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell’insegnamento».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge non parve notare l’irrequietezza della platea. Harry aveva l’Impressione che avrebbe potuto scoppiarle sotto il naso una rissa in piena regola e lei avrebbe tirato dritto col suo discorso. Gli insegnanti, tuttavia, ascoltavano ancora con molta attenzione, e Hermione sembrava bersi ogni singola parola, anche se, a giudicare dalla sua espressione, non erano affatto di suo gusto.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «C’erano cose Importanti nascoste tra le ciance» rispose Hermione cupa.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Be’, che cosa vuol dire?» chiese Ron, Impaziente.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Seamus non rispose subito; era molto Impegnato ad assicurarsi che il poster della squadra di Quidditch dei Kenmare Kestrels fosse ben diritto. Poi disse, dando ancora la schiena a Harry: «La mamma non voleva che tornassi qui».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Che cosa?» disse Ron. «Harry non lo farebbe mai… abbiamo conosciuto tua madre, ci è sImpatica…»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry ricadde sui cuscini mentre Ron si affaccendava attorno al letto vicino, mettendo via le sue cose. Era scosso dalla lite con Seamus, che gli era sempre stato molto sImpatico. Quanta altra gente avrebbe insinuato che lui mentiva o era Impazzito?
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Silente aveva sofferto così tutta l’estate, quando prima il Wizengamot poi la Confederazione Internazionale dei Maghi l’avevano radiato? Era la rabbia verso Harry, forse, che gli aveva Impedito di mettersi in contatto con lui per mesi? Erano nella stessa barca, dopotutto; Silente aveva creduto a Harry, aveva annunciato la sua versione degli eventi a tutta la scuola e poi alla più vasta comunità magica. Chiunque pensasse che Harry era un bugiardo doveva pensare che lo era anche Silente, oppure che era stato ingannato…
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Vi piacerebbe guadagnare un po’? Contattate Fred e George Weasley, sala comune di Grifondoro, per un Impiego semplice, part-time, virtualmente indolore. (purtroppo il lavoro è a rischio e pencolo dei candidati.)
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Ron non rispose; Harry capì dalla sua espressione accigliata che la prospettiva di Impedire a Fred e George di fare esattamente quello che volevano non gli sembrava allettante.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Metà di quelli del nostro anno hanno avuto un esaurimento nervoso in zona G.U.F.O.» raccontò George allegramente. «Lacrime e scenate… Patricia StImpson continuava a svenire…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Comunque è un anno da incubo, il quinto» proseguì George. «Se a uno Importano i risultati degli esami, almeno. Io e Fred siamo riusciti a tenerci su».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oh, sì» disse Ron. «Deve esserlo, no? I G.U.F.O. sono proprio Importanti, il lavoro che puoi cercare dipende da loro, e tutto il resto. Quest’anno, più avanti, ci sono anche gli incontri di orientamento professionale, me l’ha detto Bill. Così uno può scegliere i M.A.G.O. che vuole affrontare l’anno prossimo».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Quel giorno sopportarono tre quarti d’ora di borbottii sulle guerre dei giganti. Harry sentì abbastanza nei primi dieci minuti da intuire che, affidata a un altro insegnante, la materia avrebbe potuto essere vagamente interessante, ma a quel punto il suo cervello si scollegò, e lui trascorse la restante ora e venti a giocare con Ron all’Impiccato su un angolo della pergamena, sotto gli sguardi torvi di Hermione.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Cadeva una pioggerellina fitta e leggera, e i ragazzi riuniti a gruppetti attorno al cortile sembravano come sfocati. Harry, Ron e Hermione scelsero un angolo appartato sotto un balcone che gocciolava pesantemente, si rialzarono i colletti contro la fredda aria di settembre e parlarono di che cosa avrebbe preparato Piton per la prima lezione dell’anno. Erano arrivati a concordare che probabilmente sarebbe stato qualcosa di molto Impegnativo, per coglierli alla sprovvista dopo due mesi di vacanze, quando qualcuno voltò l’angolo e venne verso di loro.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «È una spilla dei Tornados?» chiese Ron all’Improvviso, indicando la veste di Cho, dove era fissata una spilla azzurro cielo con incisa una doppia “T” d’oro. «Non tieni mica per loro, vero?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «E allora? Poteva farlo, non gliel’ho Impedito…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Chi se ne Importa se tiene ai Tornados?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ma che Importanza ha?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Prima di cominciare la lezione di oggi» disse Piton, raggiungendo la cattedra e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti, «ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame Importante, durante il quale dimostrerete quanto avete Imparato sulla composizione e l’uso delle pozioni magiche. Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio deficienti, mi aspetto che strappiate un “Accettabile” al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio… disappunto».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oh, smettetela, voi due» sbottò Harry con veemenza, mentre Ron apriva la bocca per rispondere a tono. Sia lui che Hermione rimasero lì immobili, arrabbiati e offesi. «Non potete darci un taglio?» continuò Harry. «Non fate altro che beccarvi, è una cosa che mi fa Impazzire». E, abbandonando il suo arrosto, si gettò di nuovo la borsa in spalla e li piantò lì seduti.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Troverete sui tavoli davanti a voi le copie dell’Oracolo dei Sogni di Inigo Imago. L’interpretazione dei sogni è un mezzo assai Importante per prevedere il futuro, e molto probabilmente sarà una prova del G.U.F.O. Naturalmente non credo che la promozione o la bocciatura a un esame abbia la più remota Importanza quando è in gioco la sacra arte della Divinazione. Se avete l’Occhio Interiore, diplomi e voti contano assai poco. Tuttavia, il Preside desidera che voi affrontiate l’esame, quindi…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Devi ricordartene almeno uno» ribatté Harry, Impaziente.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Quando entrarono nella classe di Difesa contro le Arti Oscure, trovarono la professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con addosso il vaporoso cardigan rosa della sera prima e il fiocco di velluto nero in cima alla testa. A Harry ricordò di nuovo con estrema precisione una grossa mosca che per Imprudenza si fosse posata su un rospo ancora più grosso.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    2. Imparare a riconoscere le situazioni nelle quali la magia difensiva può essere usata legalmente.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Be’, è saltato fuori che era un pazzo, no?» disse Dean accalorandosi. «Ma comunque abbiamo Imparato un sacco di cose».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Lui calciò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione e raggiunse la cattedra. Sentì il resto della classe trattenere il respiro. Era così arrabbiato che non gli Importava di quello che sarebbe successo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Prendi un biscotto» ripeté lei Impaziente, indicando una scatola di latta stampata con un disegno scozzese in cima a una pila di documenti sulla scrivania. «E siediti».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Com’è possibile che Silente l’abbia permesso?» gemette Hermione all’Improvviso, facendo trasalire Harry e Ron; Grattastinchi balzò via, offeso. Lei per la rabbia prese a pugni i braccioli della poltrona, tanto che pezzetti d’imbottitura sfuggirono dai buchi. «Come può permettere che quella donna orribile sia nostra insegnante? E nell’anno dei G.U.F.O., per di più!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non me ne Importa, potrebbe essere pericoloso!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oh, sì» rispose Hermione. «Non posso Impedirvi di mangiare quelle stupide cose, ma non dovete darle a quelli del primo anno».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry scosse il capo, e nel farlo si accorse che il dolore alla tempia destra stava peggiorando. Pensò al lungo tema sulle guerre dei giganti e il dolore lo trafisse acuto. Sapendo benissimo che il mattino dopo avrebbe rImpianto di non aver finito i compiti quella sera, ammucchiò i libri dentro la borsa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Avviandosi alla porta che conduceva ai dormitori passò accanto a Seamus, ma non lo guardò. Harry ebbe la fugace Impressione che Seamus avesse aperto la bocca per parlare, ma accelerò e raggiunse la pace confortevole della scala a chiocciola di pietra senza dover sopportare altre provocazioni.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Le due ore di Incantesimi furono seguite da due ore di Trasfigurazione. Sia il professor Vitious che la professoressa McGranitt passarono i primi undici minuti della loro lezione a fare una predica alla classe sull’Importanza dei G.U.F.O.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oooooh» fecero Calì e Lavanda, irritando profondamente Harry. Sembrava che Hagrid non avesse mai mostrato loro creature Impressionanti; bisognava ammetterlo, i Vermicoli erano stati un po’ noiosi, ma le salamandre e gli Ippogrifi si erano rivelati decisamente interessanti e gli Schiopodi Sparacoda forse anche troppo.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Siate così gentili da abbassare la voce, ragazze!» esclamò Imperiosa la professoressa Caporal, sparpagliando una manciata di quello che sembrava riso bruno tra le creature-stecco, che si gettarono subito sul cibo. «Allora… qualcuno sa come si chiamano? Signorina Granger?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Forse si sta Impicciando di cose troppo grosse per lui, se capisci cosa intendo».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Malfoy si allontanò rivolgendo un sorrisetto mellifluo a Harry, che all’Improvviso si sentì male. Malfoy sapeva qualcosa? Suo padre dopotutto era un Mangiamorte; aveva informazioni sul destino di Hagrid che non erano ancora giunte alle orecchie dell’Ordine? Fece di corsa il giro del tavolo per raggiungere Ron e Hermione, che erano accovacciati sull’erba poco lontano e cercavano di convincere un Asticello a restare fermo per poterlo disegnare. Harry prese piuma e pergamena, si accoccolò vicino a loro e riferì in un sussurro quello che Malfoy aveva appena detto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Luna le lanciò uno sguardo incendiario e se ne andò furibonda, con i rapanelli che dondolavano all’Impazzata. Calì e Lavanda non erano le sole a ululare dal ridere, ora.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Nessuno si stupì quando la professoressa Sprite tenne un discorsetto sull’Importanza dei G.U.F.O. Harry avrebbe preferito che i professori la smettessero; cominciava a provare un senso di ansia e confusione tutte le volte che ricordava quanti compiti doveva fare, sensazione che peggiorò drammaticamente alla fine della lezione, quando la professoressa Sprite assegnò un altro tema. Stanchi e intrisi del forte odore di cacca di drago, il fertilizzante preferito della Sprite, un’ora e mezza dopo i Grifondoro si avviarono a ranghi compatti verso il castello, e nessuno di loro parlò molto: era stata un’altra lunga giornata.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Be’, adesso fili da lei e le chiedi di lasciarti libero venerdì» gli intimò Angelina, «e non m’Importa come. Dille che Tu-Sai-Chi è un prodotto della tua immaginazione, se credi, basta che tu faccia in modo di esserci!»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Aveva già visto quell’ufficio al tempo dei tre precedenti occupanti. Nei giorni in cui Gilderoy Allock era vissuto lì, era tappezzato dei suoi ritratti sorridenti. Quando l’aveva occupato Lupin, era assai probabile incontrarvi qualche ammaliante Creatura Oscura in una gabbia o in un acquario. Nei giorni di Moody l’Impostore, era ingombro di vari strumenti e congegni per riconoscere malefici e occultamenti.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «’Sera, professoressa Umbridge» rispose Impacciato.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oh, no» rispose la Umbridge, con un sorriso così ampio che pareva avesse appena inghiottito una mosca particolarmente sugosa. «Oh, no, no, no. Questa è la punizione che lei si merita per aver diffuso storie malvagie e maligne per attirare l’attenzione, signor Potter, e le punizioni non possono essere modificate secondo i comodi del colpevole. No, domani alle cinque lei verrà qui, e il giorno dopo, e anche venerdì, e subirà la sua punizione come stabilito. Credo che sia bene che lei perda qualcosa a cui tiene sul serio. Dovrebbe rafforzare la lezione che sto cercando di Impartirle».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Mmm, direi che non ho fatto ancora molta Impressione» concluse, sorridendo. «Be’, dovremo riprovare domani sera, vero? Può andare».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Fu un’altra brutta giornata per Harry: riuscì uno dei peggiori a Trasfigurazione, visto che non si era affatto esercitato negli Incantesimi Evanescenti. Dovette rinunciare all’ora di pranzo per completare il disegno dell’Asticello e nel frattempo le professoresse McGranitt, Caporal e Sinistra diedero loro altri compiti, che non aveva alcuna speranza di finire quella sera a causa della seconda punizione con la Umbridge. A coronare il tutto, Angelina Johnson lo cercò di nuovo a cena e quando seppe che non sarebbe riuscito ad andare ai provini, gli disse che non era affatto contenta del suo comportamento e che si aspettava che chi desiderava continuare a far parte della squadra mettesse gli allenamenti al di sopra degli altri Impegni.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry ebbe la chiara Impressione di non essere il solo a nascondere qualcosa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oh, sì» rispose la professoressa Umbridge, col suo ampio sorriso. «Sì, credo che possiamo Imprimere il messaggio un po’ più a fondo con un’altra sera di lavoro».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry prese la piuma e guardò oltre la finestra. Se spostava la sedia di appena qualche centimetro a destra… Con la scusa di avvicinarsi al tavolo, ci riuscì. Ora vedeva da lontano la squadra di Quidditch di Grifondoro che volteggiava su e giù per il campo e una mezza dozzina di sagome nere ai piedi delle tre alte porte, evidentemente in attesa del loro turno per fare i provini. Era Impossibile dire quale fosse Ron da quella distanza.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Immagino di sì» disse Hermione, ma suonava poco convinta. «Però non credo che riesca a possederla come possedeva Raptor, voglio dire, ora è di nuovo vivo e vegeto, no? Ha il suo corpo, non ha bisogno di usare quello di un altro. Potrebbe controllarla con la Maledizione Imperius, però…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Spero che tu stia bene, i primi giorni qui sono stati terribili, sono proprio felice che sia arrivato il finesettimana. Abbiamo una nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, la professoressa Umbridge. È sImpatica quasi come la tua mamma. Scrivo perché la cosa di cui ti avevo scritto la scorsa estate è successa di nuovo ieri sera mentre ero in castigo con la Umbridge.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Le viscere di Harry si rigonfiarono così in fretta che gli parve di poter galleggiare a qualche centimetro dal pavimento coperto di cacche. Chi se ne Importava di uno stupido cavallo volante? Cho era convinta che lui fosse stato proprio coraggioso. Per un attimo, pensò di mostrarle “casualmente” la mano ferita mentre la aiutava a legare il pacchetto al gufo… ma proprio in quell’istante la porta della Guferia si aprì di nuovo.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Aspettate» disse Hermione all’Improvviso. «Oh, no… Sirius!»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sturgis Podmore?» ripeté Ron scandendo le parole. «È quel tipo con la testa che sembra Impagliata, no? Fa parte dell’Ord…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry sentì una piccola fitta al pensiero della pila di compiti che lo aspettavano di sopra, ma il cielo era di un azzurro lImpido che dava l’euforia, e non era montato sulla sua Firebolt per tutta la settimana…
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry. «Però è Importante anche questo, dobbiamo allenarci se vogliamo continuare a far parte della squadra di Quidditch…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «E adesso che cosa c’è?» chiese Impaziente ad Alicia, che era la più vicina.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Aprila!» esclamò Hermione Impaziente, e Harry annuì.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Oh, datemeli qui» disse all’Improvviso.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «No» rispose Sirius, «ma due anni fa lei ha presentato un progetto di legge anti-lupi mannari che gli rende praticamente Impossibile trovare lavoro».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sirius!» lo rImproverò. «Sul serio, se facessi un piccolo sforzo con Kreacher, sono sicura che reagirebbe bene. Dopotutto tu sei l’unico membro della sua famiglia che gli rimane, e il professor Silente ha detto…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «È proprio quello di cui è convinto» rispose Sirius, «o meglio, è proprio quello che teme che faccia Silente: formare il suo esercito personale col quale riuscirà a Impossessarsi del Ministero della Magia».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Quindi ci viene Impedito di Imparare Difesa contro le Arti Oscure perché Caramell ha paura che useremo gli incantesimi contro il Ministero?» chiese Hermione, furibonda.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Non so» disse Sirius. «Non ho visto nessuno dell’Ordine per tutto il finesettimana, sono tutti Impegnati. Siamo rimasti solo io e Kreacher quaggiù…»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Mi sento molto più a mio agio sapendo che Silente verrà sottoposto a una giusta e Imparziale valutazione» ha dichiarato ieri sera il signor Lucius Malfoy (41 anni) dalla sua villa di campagna nel Wiltshire. «Molti di noi che abbiamo a cuore l’interesse dei nostri figli siamo preoccupati da alcune eccentriche decisioni prese da Silente negli ultimi anni, e siamo felici che il Ministro stia tenendo d’occhio la situazione».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Deciso a non offrire a Piton alcuna scusa per non dargli punti un’altra volta, Harry lesse e rilesse ogni riga di istruzioni sulla lavagna almeno tre volte prima di metterla in pratica. La sua Soluzione Corroborante non aveva proprio una lImpida sfumatura turchese come quella di Hermione, ma almeno era azzurra invece che rosa come quella di Neville, e alla fine della lezione ne posò un flacone sulla cattedra di Piton con un senso misto di sfida e di sollievo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Non male. La Umbridge è rimasta appostata in un angolo a prendere appunti sulla sua tavoletta. Sapete com’è Vitious, l’ha trattata come un’ospite, sembrava che non gliene Importasse nulla. Lei non ha detto quasi niente. Ha fatto ad Alicia un paio di domande su come sono le lezioni di solito, Alicia le ha detto che sono molto buone, ed è finita lì».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Voltò le spalle, lasciando la professoressa Cooman dov’era, con il respiro affannoso. Harry incrociò lo sguardo di Ron e capì che stavano pensando esattamente la stessa cosa: entrambi sapevano che era un’Impostora, ma detestavano tanto la Umbridge che si sentivano solidali con la Cooman… finché lei non piombò su di loro qualche istante più tardi, almeno.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Dice che “controfatture” è un nome Improprio» rispose prontamente Hermione. «Dice che “controfatture” è solo il nome che la gente dà alle proprie fatture per renderle più accettabili».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge inarcò le sopracciglia e Harry vide che era Impressionata suo malgrado.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Infatti» disse Hermione, che al contrario della Umbridge non stava sussurrando ma parlava con un tono lImpido e chiaro, attirando l’attenzione del resto della classe. «Slinkhard non apprezza le fatture, ma io ritengo che possano essere molto utili se usate per difendersi».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Avrei voluto che non ci togliesse dei punti, ma credo che abbia ragione a dirti di non perdere la calma con la Umbridge» disse la voce di Hermione, mentre Caramell gesticolava con energia dalla prima pagina, ovviamente Impegnato in un discorso ufficiale.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Oh, studieremo le creature che capitano più spesso nelle prove del G.U.F.O.» spiegò la professoressa Caporal. «Non resta molto da fare… hanno già studiato unicorni e Snasi, credo che faremo Porlock e Kneazle, Impareranno a distinguere i Crup e i Knarl, ecco…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «No… intendo, qualcosa per il fatto che è una pessima insegnante, e che da lei non Impareremo nulla sulla Difesa» disse Hermione.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Sì… Imparare da soli la Difesa contro le Arti Oscure» rispose Hermione.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Ma questo è molto più Importante dei compiti!» esclamò Hermione.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Non pensavo che nell’universo ci fosse qualcosa di più Importante dei compiti!» disse Ron.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Non fare lo scemo» lo rimbeccò Hermione, e Harry notò, con un cupo presentimento, che il suo volto era illuminato dallo stesso fervore di quando parlava del CREPA. «La questione è prepararci, come ha detto Harry nella prima lezione della Umbridge, per quello che ci aspetta là fuori. Essere sicuri di saperci difendere. Se non Impariamo nulla per un anno intero…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Sono d’accordo, abbiamo superato lo stadio in cui possiamo Imparare solo dai libri» convenne Hermione. «Abbiamo bisogno di un insegnante, uno vero, che ci mostri come usare gli incantesimi e ci corregga se sbagliamo».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Voi non sapete che cosa vuol dire! Voi… nessuno di voi… ha mai dovuto affrontare niente del genere! Pensate che basti Imparare a memoria un paio di incantesimi e buttarglieli addosso, come si fa in classe? Invece non c’è nulla fra te e la tua morte tranne il… il cervello, o il fegato, o quello che è… come fai a ragionare quando sai che tra un nanosecondo sarai assassinato, o torturato, o vedrai morire i tuoi amici? Non ce l’hanno mai insegnato, in classe, ad affrontare una cosa come questa… e voi due ve ne state lì come se io fossi ancora vivo perché sono in gamba, mentre Diggory è stato uno stupido, ha sbagliato tutto… non lo capite, poteva capitare a me, sarebbe capitato a me se Voldemort non avesse avuto bisogno di me…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    All’Improvviso Harry si sentì così stanco che fu tentato di sprofondare di nuovo nella poltrona e dormire lì, ma si costrinse ad alzarsi e seguire Ron di sopra. La sua notte inquieta fu costellata di sogni di lunghi corridoi e porte chiuse a chiave, e il mattino dopo si svegliò con la cicatrice che bruciava di nuovo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «E allora?» chiese Hermione, Impaziente.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sì, Harry» disse dolcemente Hermione, «ma comunque, non ha senso far finta che tu non sia bravo in Difesa contro le Arti Oscure, perché lo sei. L’anno scorso sei stato l’unico a respingere completamente la Maledizione Imperius, sai evocare un Patronus, sai fare un sacco di cose che nemmeno i maghi adulti sanno, Viktor lo diceva sempre…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’» disse Hermione, di nuovo un po’ nervosa. «Ecco… ora non fare di nuovo il diavolo a quattro, Harry, per favore… ma secondo me dovresti davvero aiutare tutti quelli che vogliono Imparare. Cioè, stiamo parlando di come difenderci da V-Voldemort. Oh, non essere patetico, Ron. Non sarebbe onesto non dare questa possibilità anche ad altri».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Visto che comunque Harry non si tranquillizzava, Hermione disse: «Senti, Ron e io abbiamo sondato il terreno con alcune persone che secondo noi potrebbero aver voglia di Imparare un po’ di vera Difesa contro le Arti Oscure, e ce ne sono un paio che sembrano interessate. Ci siamo dati appuntamento a Hogsmeade».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    La mattina della gita a Hogsmeade era lImpida ma ventosa. Dopo colazione si misero in fila davanti a Gazza, che controllava i loro nomi sulla lunga lista degli studenti che avevano ottenuto dai genitori o dai tutori il permesso di andare al villaggio. Con un piccolo tuffo al cuore, Harry ricordò che se non fosse stato per Sirius non ci sarebbe potuto andare affatto.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Non era affatto come i Tre Manici di Scopa, la cui ampia sala dava un’Impressione di calore e pulizia. La Testa di Porco era un locale piccolo, angusto e molto sporco, con un forte odore di qualcosa che poteva essere capra. Le finestre a bovindo erano così incrostate che ben poca luce filtrava nella stanza, illuminata da mozziconi di candela piantati su rozzi tavoli di legno. Il pavimento sembrava a prima vista fatto di terra battuta, ma quando Harry fece il primo passo si rese conto che c’era pietra sotto quello che doveva essere sudiciume accumulato da secoli.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sapete?» mormorò Ron entusiasta, guardando il bar. «Qui potremmo ordinare qualunque cosa. Scommetto che quel tizio ci venderebbe di tutto, che gliene Importa? Ho sempre desiderato provare il Whisky Incendiario…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Il barista lo guardò male per un attimo, poi, gettando via lo straccio con un gesto irritato, come se avessero appena interrotto qualcosa di molto Importante, prese a passare Burrobirre da sotto il banco.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ecco… ehm… bene, sapete tutti perché siamo qui. Dunque, Harry ha avuto l’idea…» — Harry le lanciò un’occhiataccia — «cioè io ho avuto l’idea… che sarebbe stato meglio per chi voleva Imparare Difesa contro le Arti Oscure, e intendo dire Impararla davvero, non quella spazzatura che ci fa studiare la Umbridge…» — la voce di Hermione si fece all’Improvviso più forte e sicura — «perché nessuno potrebbe definire quella roba Difesa contro le Arti Oscure» («Giusto!» disse Anthony Goldstein, e Hermione parve rincuorata), «…be’, ho pensato che avremmo fatto meglio, insomma, a prendere in mano la situazione».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Fece una pausa, guardò di traverso Harry e proseguì: «E con questo intendo dire Imparare a difenderci sul serio, non solo in teoria, ma con veri incantesimi…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Allora» riprese Hermione, con voce di nuovo acuta, «come dicevo… se volete Imparare un po’ di Difesa, dobbiamo pensare a come faremo, quante volte ci incontreremo e dove…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Accidenti, Harry!» esclamò Lee, molto Impressionato. «Non lo sapevo!»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Ci fu un mormorio di ammirato assenso attorno al tavolo. Le budella di Harry si stavano contorcendo, mentre lui cercava di Imporre alla sua faccia di non sembrare troppo compiaciuta. Il fatto che Cho l’avesse appena lodato rendeva molto, molto più difficile dire quello che aveva giurato a se stesso di mettere in chiaro.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’, siamo tutti qui per Imparare da lui, e ci sta dicendo che non sa fare niente» si difese.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Sono sicura che troveremo una sera che vada bene per tutti» proseguì Hermione, con una nota di Impazienza, «ma vedete, è una cosa Importante, stiamo parlando di come difenderci dai Mangiamorte di V-Voldemort…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ben detto!» esclamò Ernie Macmillan, che Harry si era aspettato di sentir parlare molto prima. «Personalmente credo che sia molto Importante, forse più Importante di qualsiasi altra cosa che faremo quest’anno, persino dei G.U.F.O.!»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Si guardò intorno come se si aspettasse di sentir dire «Assolutamente no!» Visto che nessuno parlò, proseguì: «Personalmente non riesco proprio a capire perché il Ministero ci abbia rifilato un’insegnante così inutile in un momento tanto critico. Ovviamente negano il ritorno di Voi-Sapete-Chi, ma mandarci un’insegnante determinata a Impedirci di usare incantesimi difensivi…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Fred prese la pergamena e firmò allegramente, ma Harry notò all’Improvviso che tanti sembravano molto meno contenti alla prospettiva di mettere il proprio nome sulla lista.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Hai appena detto che questo gruppo è la cosa più Importante di quest’anno» gli ricordò Harry.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Nessuno fece obiezioni dopo Ernie, anche se Harry vide l’amica di Cho scoccarle un’occhiata di rImprovero prima di aggiungere il proprio nome. Quando l’ultima persona (Zacharias) ebbe firmato, Hermione si riprese la pergamena e la rimise con cura nella borsa. C’era una strana atmosfera nel gruppo ora; era come se fossero legati da una specie di contratto.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    In un batter d’occhio anche il resto del gruppo se ne andò. Cho Impiegò molto tempo ad allacciare le cinghie della borsa, con i lunghi capelli neri che le nascondevano il viso, ma la sua amica le stava accanto a braccia incrociate, emettendo versetti d’Impazienza, e Cho non ebbe altra scelta che andare via con lei. Mentre l’amica la precedeva fuori dalla porta, Cho si voltò e salutò Harry con la mano.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Be’, è per questo che lui e i suoi amici sono venuti, credo… certo, ovviamente vogliono Imparare la Difesa, ma se Ginny non avesse detto a Michael che cosa stava succedendo…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Hermione guardò Harry, esasperata, e poi sussurrò, mentre Ron ancora Imprecava contro Michael Corner: «E già che parliamo di Michael e Ginny… che cosa mi dici di te e Cho?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Sapere che stavano facendo qualcosa per resistere alla Umbridge e al Ministero, e che lui aveva un ruolo chiave nella rivolta, era per Harry motivo di immensa soddisfazione. Continuava a rivivere nella mente la riunione di sabato: tutti quei ragazzi che venivano da lui a Imparare Difesa contro le Arti Oscure… e le loro facce quando avevano sentito cosa aveva fatto… e Cho che lodava il suo comportamento al Torneo Tremaghi… il pensiero che tutti quei ragazzi non lo consideravano uno svitato bugiardo, ma una persona da ammirare, lo rianimò tanto che lunedì mattina era ancora allegro, nonostante l’imminente prospettiva delle lezioni che odiava di più.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Edvige tremava; quando Harry fece per toccarle l’ala sussultò, gonfiò le piume e gli lanciò un’occhiata di rImprovero.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva che cosa fossero i Thestral e non gli Importava; voleva solo sentirsi dire che Edvige sarebbe guarita. La McGranitt, però, gli rivolse uno sguardo tagliente e chiese: «Sai che percorso ha fatto questa civetta, Potter?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Sangue di salamandra, Harry!» gemette Hermione, afferrandogli il polso per Impedirgli di aggiungere per la terza volta l’ingrediente sbagliato, «non succo di melagrana!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Io non la odio» ribatté lei altera. «Penso solo che sia un’insegnante assolutamente atroce e una vera Impostora. Ma Harry ha già perso Storia della Magia e non credo che debba saltare altre lezioni, oggi!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Era un’affermazione troppo vera per poterla ignorare, così mezz’ora dopo Harry prese posto nell’atmosfera calda e densa di aromi dell’aula di Divinazione, furioso con il mondo. La professoressa Cooman stava di nuovo distribuendo L’Oracolo dei Sogni. Harry pensò che avrebbe Impiegato molto meglio il suo tempo facendo il tema per Piton piuttosto che cercare di dare un senso a un mucchio di sogni inventati.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Al lavoro, insomma!» esclamò la Cooman con voce forte, acuta e un po’ isterica. «Sapete cosa fare! O sono forse un’insegnante così scadente che non avete nemmeno Imparato ad aprire un libro?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Tu e la Umbridge avete qualcosa in comune» disse piano Harry a Hermione quando si incontrarono di nuovo per Difesa contro le Arti Oscure. «Ovviamente anche lei ha capito che la Cooman è un’Impostora… pare che l’abbia messa in verifica».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Non un granché» rispose Harry, mentre Hermione allontanava Grattastinchi per Impedirgli di incendiarsi i baffi. «Il Ministero ha Imposto un altro decreto, per cui non è più permesso avere squadre di Quidditch…»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «E quindi sarebbe stato più difficile sentire cosa dicevate» disse Sirius. «Hai molto da Imparare, Hermione».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Dice che per nessuna ragione al mondo devi partecipare a gruppi segreti di Difesa contro le Arti Oscure. Dice che saresti espulso di sicuro e il tuo futuro sarebbe rovinato. Dice che avrai un sacco di tempo per Imparare come difenderti e che sei troppo giovane per preoccupartene adesso. In più, consiglia» e gli occhi di Sirius si rivolsero agli altri due, «a Harry e Hermione di non andare avanti con il gruppo, anche se si rende conto di non avere autorità su di voi, e vi prega solo di ricordare che ha a cuore il vostro bene. Vi avrebbe scritto tutto questo, ma se il gufo fosse stato intercettato voi sareste finiti in un guaio serio, e non può dirvelo di persona perché stanotte è di turno».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «L’anno scorso tutto suggeriva che qualcuno all’interno di Hogwarts stesse cercando di ucciderti, Harry!» rispose Sirius, Impaziente. «Quest’anno sappiamo che c’è qualcuno fuori da Hogwarts che vorrebbe ucciderci tutti, quindi credo che Imparare a difendersi come si deve sia un’ottima idea!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    S’interruppe. Il suo volto si fece all’Improvviso teso e allarmato. Si voltò e guardò, almeno così sembrava, il robusto muro di mattoni del caminetto.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    La rana su cui stava esercitando il suo Incantesimo Tacitante ammutolì a metà di un gracidio e la guardò con rImprovero.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Non ti sembra che sia diventato… in qualche modo… Imprudente… da quando è confinato a Grimmauld Place? Non credi che stia… in un certo senso… vivendo attraverso di noi?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Era stata Hermione» rispose Harry. Tirò fuori la bacchetta, diede un colpetto agli occhiali e disse: «Impervius!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Credo che dovremmo provarci tutti» disse Angelina. «Se solo riuscissimo a tener lontana la pioggia dalla faccia la visibilità migliorerebbe… tutti insieme, allora: Impervius! Bene, andiamo».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Si fecero strada nel pantano fino al centro del campo; la visibilità era ancora pessima, anche con l’Incantesimo Impervius; la luce calava in fretta e raffiche di pioggia spazzavano il terreno.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Angelina li tenne Impegnati per quasi un’ora prima di arrendersi. Ricondusse la sua squadra zuppa e imbronciata agli spogliatoi, insistendo che l’allenamento non era stato una perdita di tempo, anche se non ne sembrava molto convinta nemmeno lei. Fred e George parevano particolarmente irritati; entrambi camminavano a gambe larghe e storcevano il viso a ogni movimento. Mentre si strofinava i capelli con un asciugamano, Harry li sentì lamentarsi a bassa voce.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry ci stava pensando. Aveva guardato la Umbridge negli occhi… la cicatrice gli aveva fatto male… e aveva avvertito quella strana sensazione allo stomaco… una strana sensazione Improvvisa… di contentezza… ma naturalmente non l’aveva riconosciuta per quello che era, dato che lui era così abbattuto…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «No, lo sai cosa stai facendo?» disse Ron, spaventato e Impressionato allo stesso tempo. «Harry, tu stai leggendo nella mente di Tu-Sai-Chi!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry non pensava più a quelle parole da settimane; era stato troppo assorbito da quanto succedeva a Hogwarts, troppo occupato con la Umbridge, con l’ingiustizia delle interferenze del Ministero… ma ecco che gli tornavano alla mente, e lo facevano riflettere: la rabbia di Voldemort avrebbe avuto senso se fosse stato ancora lontano dal mettere le mani sull’arma, di qualunque cosa si trattasse. L’Ordine lo aveva forse ostacolato, Impedendogli di prenderla? Dove era nascosta? Chi ce l’aveva in quel momento?
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Codeste piante sono quanto mai efficaci nell’infiammare la mente, e sono pertanto d’uso nei Distillati Svianti e di Confusione, laddove il Mago desideri produrre stati di Imprudenza e testa-calda…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    …Hermione diceva che Sirius stava diventando Imprudente laggiù a Grimmauld Place…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    …produrre stati di Imprudenza e testa-calda…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Winky beve ancora tanto, signore» disse malinconico, abbassando gli enormi occhi verdi, grandi come palle da tennis. «Ancora non vuole vestiti, Harry Potter. E nemmeno gli altri elfi domestici. Nessuno di loro pulirà più la Torre di Grifondoro, con tutti i berretti e calzini nascosti ovunque, per loro è un insulto, signore. Dobby fa tutto da solo, signore, ma a Dobby non Importa, perché lui spera sempre di incontrare Harry Potter e stanotte è successo!» Dobby fece un altro profondo inchino. «Ma Harry Potter non sembra felice» proseguì, raddrizzandosi e guardandolo timidamente. «Dobby lo ha sentito mormorare nel sonno. Harry Potter stava facendo un brutto sogno?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Si aspettava di vedere svanire il sorriso dell’elfo, le sue orecchie abbassarsi; di sentirgli rispondere che era Impossibile, o che avrebbe cercato un posto, ma senza molte speranze. Quello che non si aspettava era che Dobby facesse un saltello, agitando allegramente le orecchie e battendo le mani.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «E se avessi davvero bisogno di un bagno» lo interruppe Harry, ricordando all’Improvviso una cosa detta da Silente al Ballo del Ceppo, il Natale prima, «si riempirebbe di vasi da notte?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Per un istante Harry fu tentato. Era già quasi in piedi, pronto a correre su a prendere il Mantello dell’Invisibilità quando, non per la prima volta, una voce molto simile a quella di Hermione gli sussurrò all’orecchio: Imprudente. Dopotutto era molto tardi, e lui era esausto.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Non stanotte, Dobby» disse riluttante, abbandonandosi di nuovo nella poltrona. «È una cosa molto Importante… non voglio rovinare tutto, bisogna prepararla con cura. Senti, puoi dirmi dov’è di preciso questa Stanza delle Necessità, e come si fa a entrare?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Abbiamo bisogno di un posto dove Imparare a combattere… pensava. Dacci un posto per allenarci… dove non ci possano trovare…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Sì, ma secondo me è meglio deciderlo con una vera votazione» disse Hermione, Imperturbabile. «È più formale e gli conferisce autorità. Allora… chi pensa che Harry debba essere il nostro capo?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Scusa» sussurrò George, quando Harry incrociò il suo sguardo. «Impossibile resistere».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Prima!» esclamò Dean Thomas Impaziente, e molti annuirono.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

   Nelle due settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle lezioni della Umbridge e gli rendeva perfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Lui e l’ES la combattevano sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più, e a ogni sua lezione, invece di leggere il libro di Wilbert Slinkhard, si abbandonava ad appaganti ricordi delle ultime riunioni: Neville era riuscito a disarmare Hermione, Colin Canon aveva Imparato a padroneggiare l’Incantesimo di Ostacolo dopo tre incontri di grande Impegno, Calì Patil aveva prodotto un Incantesimo Reductor così ben fatto da mandare in polvere il tavolo degli Spioscopi.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Era praticamente Impossibile fissare un appuntamento regolare per gli incontri dell’ES, per via degli allenamenti di Quidditch di tre squadre diverse, che spesso venivano spostati a causa del maltempo, ma a Harry non dispiaceva. Se qualcuno li avesse tenuti d’occhio, sarebbe stato difficile ricavarne uno schema preciso.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    All’avvicinarsi della prima partita di Quidditch della stagione, Grifondoro contro Serpeverde, le riunioni dell’ES furono sospese perché Angelina pretese allenamenti quasi quotidiani. Il fatto che la Coppa di Quidditch non si tenesse da molto tempo aumentava di parecchio l’interesse e l’eccitazione per la partita; per Corvonero e Tassorosso il risultato era Importante, perché naturalmente avrebbero incontrato entrambe le squadre nel corso dell’anno; e i Direttori delle Case in campo, malgrado tentassero di esibire un decoroso equilibrio, erano determinati a veder vincere la propria parte. Harry si rese conto di quanto la professoressa McGranitt tenesse a battere Serpeverde quando lei si astenne dall’assegnare compiti la settimana prima dell’incontro.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Harry era ottimista sulle possibilità di Grifondoro; dopotutto non erano mai stati battuti dalla squadra di Malfoy. Bisognava ammettere che le prestazioni di Ron non erano all’altezza di quelle di Baston, ma si stava Impegnando davvero molto. Il suo punto debole era la tendenza a perdere fiducia quando commetteva un errore; se lasciava passare un tiro si agitava e aumentavano le possibilità che sbagliasse di nuovo. D’altra parte, Harry aveva visto Ron fare alcune parate davvero spettacolari quando era in forma; durante un allenamento memorabile si era appeso con una sola mano alla scopa e aveva calciato via la Pluffa dalla porta così forte che quella aveva attraversato il campo ed era finita nella porta avversaria. L’intera squadra dichiarò che era una parata degna di quella di Barry Ryan, il Portiere della Nazionale Irlandese, contro il miglior Cacciatore della Polonia, Ladislaw Zamojski. Persino Fred aveva detto che Ron poteva ancora rendere fieri lui e George, e che stavano prendendo in seria considerazione l’ipotesi di ammettere di essere suoi parenti, cosa che, gli assicurò Fred, cercavano di negare da quattro anni.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Ma Ron non aveva mai affrontato un’Implacabile campagna di insulti, beffe e intimidazioni. Quando quelli di Serpeverde, alcuni dei quali avevano diciassette anni ed erano parecchio più grossi di lui, gli mormoravano nei corridoi «Prenotato il letto in infermeria, Weasley?» lui non rideva, ma assumeva una delicata tonalità di verde. Quando Draco Malfoy imitava Ron che si lasciava sfuggire la Pluffa (e lo faceva ogni volta che si incontravano), le orecchie di Ron avvampavano e le mani gli tremavano così forte che lasciava cadere qualunque cosa avesse in mano in quel momento.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    La mattina dell’incontro era lImpida e fredda. Quando Harry si svegliò, si voltò verso il letto di Ron e lo trovò seduto, con le braccia attorno alle ginocchia, a guardare nel vuoto.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Piantala» lo rImproverò Harry severo. «Pensa alla parata che hai fatto col piede l’altro giorno: persino Fred e George hanno detto che è stata clamorosa».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Negli spogliatoi, Angelina si era già cambiata e parlava alla squadra. Harry e Ron indossarono le divise (Ron cercò di infilarsi la sua al contrario prima che Alicia, Impietosita, andasse ad aiutarlo), poi sedettero ad ascoltare il discorso pre-partita, mentre il vociare all’esterno si faceva sempre più intenso via via che la folla si riversava fuori dal castello verso il campo.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Allora, ho avuto solo adesso la formazione ufficiale di Serpeverde» disse Angelina, consultando una pergamena. «I Battitori dell’anno scorso, Derrick e Bole, sono andati via, ma a quanto pare Montague li ha rImpiazzati con i soliti gorilla, invece che con gente brava a volare. Sono due tipi che si chiamano Tiger e Goyle, non so molto di loro…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «…evita Warrington, schiva un Bolide… per un pelo, Alicia… la folla è Impazzita, sentiteli, che cosa cantano?»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «…di nuovo Warrington» ululò Lee, «che passa a Pucey, Pucey supera Spinnet, forza, Angelina, puoi prenderlo ora… e invece no… bel Bolide di Fred Weasley, cioè George Weasley, oh, chi se ne Importa, uno di loro, e Warrington perde la Pluffa e Katie Bell… ehm… la perde anche lei, è Montague con la Pluffa, il Capitano di Serpeverde Montague prende la Pluffa e si lancia, forza Grifondoro, bloccalo!»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Harry trattenne George. Ci vollero gli sforzi combinati di Angelina, Alicia e Katie per Impedire a Fred di saltare addosso a Malfoy, che rideva sguaiatamente. Harry cercò con lo sguardo Madama Bumb, ma stava ancora rampognando Tiger per il suo Bolide scorretto.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Sentiva le ragazze gridare, Malfoy che urlava, George che Imprecava, il suono di un fischietto e gli schiamazzi della folla attorno a lui, ma non gli Importava. Fu solo quando qualcuno nei paraggi gridò «Impedimenta!» e lui fu respinto indietro dalla forza dell’incantesimo che abbandonò il proposito di malmenare ogni centimetro di Malfoy che riusciva a raggiungere.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Harry e George si voltarono. Dolores Umbridge era sulla soglia, avvolta in un mantello di tweed verde che accresceva più che mai la sua somiglianza con un grosso rospo, e sorrideva in quel modo orribile, nauseante e infausto che Harry aveva Imparato ad associare a una disgrazia imminente.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Sì, signor Potter, ritengo che una squalifica a vita sia l’ideale» disse la Umbridge, con un sorriso che si allargava sempre più mentre Harry si sforzava di capire quello che aveva appena sentito. «Lei e il signor Weasley qui presente. E per essere sicuri, credo che anche il gemello di questo giovanotto vada fermato… se le sue compagne di squadra non gliel’avessero Impedito, sono certa che avrebbe attaccato anche lui il giovane Malfoy. Naturalmente le loro scope sono confiscate; le terrò al sicuro nel mio ufficio, per essere certa che la squalifica non venga violata. Ma non sono irragionevole, professoressa McGranitt» proseguì, rivolgendosi alla McGranitt, che la fissava, immobile come una statua di ghiaccio. «Il resto della squadra può continuare a giocare, non ho visto segni di violenza da parte loro. Bene… buon pomeriggio».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «…è stata quella canzone a farmi Impazzire…»
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «…avrebbe fatto Impazzire chiunque».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Ehi, fa freddo fuori!» protestò, sulla difensiva, mentre Ron faceva schioccare Impaziente la lingua.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Mai conosciuto dei ragazzini come voi tre, sapete sempre più cose che dovete» borbottò, versando acqua bollente in tre delle sue tazze a forma di secchio. «E non è un complimento. Ficcanaso, si dice. Impiccioni».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non proprio» rispose Hagrid, scuotendo la testa arruffata. «È solo che ai maghi non ce ne Importa niente di dove sono, basta che stanno molto, molto lontano. Ma è difficile arrivare dove sono, per gli umani, perciò ci servivano le istruzioni di Silente. Ci abbiamo messo quasi un mese…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non Importa» disse Hagrid Imperturbabile. «Silente ci aveva detto che poteva succedere. Karkus capisce abbastanza per gridare a due giganti che parlano la nostra lingua di venire a tradurre».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Silente aveva detto di andarci molto piano» rispose Hagrid, «di farci vedere che mantenevamo le promesse. Torneremo domani con un altro regalo, e poi torniamo davvero con un altro regalo… fa una buona Impressione, no? E a loro ci dà il tempo di provare il primo regalo e vedere che è buono, e ci fa venire voglia di un altro. In ogni caso, i giganti come Karkus, se ci dici troppe cose quelli ti ammazzano solo per farla più facile. Perciò ci siamo levati di torno e abbiamo trovato una bella caverna dove passare la notte, e il giorno dopo siamo tornati. Stavolta Karkus ci aspettava tutto contento».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Quella di Karkus» rispose Hagrid in tono grave. «Cera un nuovo Gurg, Golgomath». Sospirò. «Be’, non avevamo previsto che ci poteva essere un nuovo Gurg due giorni dopo che avevamo fatto amicizia col vecchio, e avevamo come l’Impressione che Golgomath non era così felice di sentirci, ma dovevamo provare».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, non erano i giganti che ci preoccupavano» rispose Hagrid, «ma i Mangiamorte. Silente ci aveva detto di non mischiarci con loro se potevamo evitarlo, e il problema era che lo sapevano che noi eravamo lì… figurati se Golgomath non gliel’aveva detto. Di notte, quando i giganti dormivano e noi volevamo strisciare nelle caverne, Macnair e quell’altro giravano per le montagne a cercarci. È stata dura Impedire a Olympe di saltarci addosso» disse Hagrid, con gli angoli della bocca che gli sollevavano la barba incolta, «aveva una gran voglia di attaccarli… è forte, quando si arrabbia, Olympe… una tosta, sapete… dev’essere perché è francese…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Ma il resto delle sue parole fu sommerso da un’Improvvisa serie di colpi alla porta. Hermione trasalì; la tazza le scivolò di mano e si frantumò a terra; Thor abbaiò. Tutti e quattro guardarono la finestra accanto alla porta. L’ombra di una persona bassa e tarchiata ondeggiava sulla tenda leggera.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Parlavo con Thor» spiegò Impavido Hagrid.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ci sono tre serie di Impronte nella neve che portano dal castello alla sua capanna» osservò melliflua la Umbridge.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non ci sono Impronte che si allontanano dalla capanna».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Hagrid, devi passare l’ispezione della Umbridge, e per farlo sarebbe molto meglio che lei ti vedesse Impegnato a spiegarci come si curano i Porlock, o come distinguere uno Knarl da un porcospino, cose del genere!» disse Hermione infervorata.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ma non è interessante, Hermione» ribatté Hagrid. «La roba che ho io fa molta più Impressione, Li allevo da anni, credo che il mio è l’unico branco domestico in Inghilterra».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sentite, è stata una giornata lunga ed è tardi» disse, dando un colpetto affettuoso sulla spalla di Hermione, tanto che le ginocchia le cedettero e cadde a terra con un tonfo. «Oh, scusa…» La rimise in piedi tirandola su per il colletto. «Senti, non ti preoccupare per me, ti assicuro che ho della roba fantastica pronta per le lezioni adesso che sono qui… be’, è meglio se rientrate al castello, e non dimenticate di cancellare le Impronte!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Allora tornerò domani» rispose Hermione, perentoria. «Deciderò io le lezioni per lui, se devo. Non m’Importa se quella butta fuori la Cooman, ma non si libererà di Hagrid!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ci ho provato» rispose lei in tono piatto, lasciandosi cadere su una sedia accanto a Harry. Estrasse la bacchetta e le Impresse un piccolo movimento complicato così che dalla punta uscisse aria calda; poi la diresse sui propri vestiti, che presero a emanare vapore mentre si asciugavano. «Non c’era nemmeno, quando sono arrivata, ho bussato per almeno mezz’ora. E poi è tornato dalla foresta…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Invece non videro l’Inquisitore Supremo da nessuna parte mentre marciavano a fatica nella neve. Hagrid li aspettava sul limitare della foresta. Non aveva un aspetto rassicurante: i lividi che sabato notte erano stati violacei ora si erano tinti di un giallo verdastro e alcuni dei tagli sembravano sanguinare ancora. Harry non capiva: forse era stato attaccato da qualche creatura dotata di un veleno che Impediva alle ferite di guarire? Tanto per completare l’infausto quadretto, Hagrid portava in spalla qualcosa che assomigliava a mezza mucca morta.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Un enorme senso di sollievo pervase Harry. Finalmente aveva la prova di non aver immaginato quelle creature; erano vere, anche Hagrid le conosceva. Si voltò Impaziente verso Ron, che però si stava ancora guardando intorno tra gli alberi e dopo qualche attimo chiese: «Perché Hagrid non li chiama di nuovo?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Invece è come dice Hagrid, sanno difendersi» ribatté Impaziente Hermione, «e immagino che un’insegnante come la Caporal non li farebbe studiare prima del livello M.A.G.O., ma insomma, sono davvero interessanti, no? E quella cosa che alcuni possono vederli e altri no! Vorrei poterli vedere anch’io».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Arrivò dicembre e portò con sé altra neve e un’autentica valanga di compiti per gli allievi del quinto anno. I doveri di prefetto di Ron e Hermione divennero ancora più gravosi via via che Natale si avvicinava. Furono incaricati di sovrintendere alla decorazione del castello («Provaci tu ad appendere un festone quando all’altro capo c’è Pix che tenta di strozzarti» disse Ron), di sorvegliare gli allievi del primo e del secondo anno che dovevano trascorrere gli intervalli all’interno per via del freddo pungente («E fanno anche gli arroganti, quei mocciosi, noi non eravamo così maleducati al primo anno» osservò Ron) e di pattugliare i corridoi a turno con Argus Gazza, che sospettava che lo spirito vacanziero potesse esprimersi in Improvvisi duelli di magia («Ha il letame al posto del cervello, quello lì» commentò Ron furioso). Erano così Impegnati che Hermione aveva perfino smesso di sferruzzare berretti da elfo e si rammaricava perché gliene mancavano solo tre.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry si morse la lingua per Impedirsi di ribattere: non capiva che lui rImpiangeva il posto in squadra cento volte più di lei?
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    L’arrivo di Ron, Hermione e Neville pose fine a quella deprimente conversazione, e in cinque minuti la stanza si riempì tanto da evitare a Harry di incrociare i roventi sguardi di rImprovero di Angelina.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Si divisero tutti, obbedienti; Harry fece coppia con Neville, come al solito. La stanza si riempì subito di grida intermittenti di «Impedimento!» Le persone restavano bloccate per un minuto circa, durante il quale il compagno non poteva far altro che osservare le altre coppie al lavoro, poi si liberavano e restituivano l’incantesimo.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «S-scusa» disse con voce appannata. «Credo… dev’essere… Imparare queste cose… mi fa pensare… se lui le avesse sapute… sarebbe vivo».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Grazie» mormorò Harry, Impacciato.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Non riuscì più a pensare. Un formicolio si era Impadronito di lui, paralizzandogli braccia, gambe e cervello.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «A proposito, a chi lo scrivi quel romanzo?» chiese Ron a Hermione, cercando di leggere il pezzo di pergamena che ormai toccava terra. Hermione lo sollevò per Impedirgli di vedere.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Ron non disse nulla, ma s’incupì. Rimasero in silenzio ancora per una ventina di minuti; Ron finì il suo tema di Trasfigurazione tra molti sbuffi d’Impazienza e cancellature, Hermione scrisse senza posa fino al margine estremo della pergamena per poi arrotolarla con cura e sigillarla, e Harry fissò il fuoco del camino, desiderando più di ogni altra cosa veder apparire la testa di Sirius che gli dava consigli sulle ragazze. Ma il fuoco si spense poco a poco, finché i tizzoni non crollarono inceneriti e Harry, guardandosi intorno, vide che ancora una volta erano gli ultimi rimasti nella sala comune.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «’Notte» grugnì Ron da un punto Imprecisato alla sua destra.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry voleva morderlo… dominò l’Impulso… aveva cose più Importanti da fare…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Doveva dirlo a Ron, era molto Importante che gli dicesse… inspirando a forza, Harry si alzò a sedere, cercando di non vomitare di nuovo, con un dolore quasi accecante.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Be’… non lo so» rispose Harry, nervoso… ma che cosa Importava? «Nella mia testa, credo…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «La loro fama è tale che entrambi hanno i ritratti appesi in altre Importanti istituzioni magiche. E poiché sono liberi di muoversi fra i loro ritratti, potranno dirci che cosa accade altrove…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Lo strumento si animò all’istante e cominciò a emettere tintinnii ritmici. Minuscoli sbuffi di fumo verde pallido uscirono dal piccolo tubo d’argento in cima. Silente li osservò con attenzione, aggrottando la fronte. Dopo qualche secondo, gli sbuffi divennero una striscia costante di fumo che si addensò e salì a spirale nell’aria… all’estremità spuntò una testa di serpente, con le fauci aperte. Harry si chiese se lo strumento stesse confermando la sua storia: guardò Impaziente il Preside, in attesa di un cenno che gli desse ragione, ma lui non alzò gli occhi.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Accadde in una frazione di secondo: nella pausa infinitesimale prima del “tre”, Harry guardò Silente (erano molto vicini) e il lImpido sguardo azzurro del Preside si spostò dalla Passaporta al suo viso.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    All’Improvviso la sua cicatrice bruciò come se la vecchia ferita si fosse riaperta… e inaspettato, involontario, un odio spaventoso s’Impadronì di Harry, così intenso che per un istante non desiderò altro che colpire, mordere, affondare le zanne nell’uomo di fronte a lui…
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Probabilmente non sa ancora nulla» rispose Sirius. «L’Importante era portarvi via prima che la Umbridge potesse interferire. Immagino che Silente abbia mandato qualcuno a dirlo a Molly, ora».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Le facce di Fred e George dicevano che a loro non Importava nulla del Ministero. Ron era ancora cinereo e silenzioso.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «E chi, per esempio?» ribatté Sirius con Impazienza. «Sentite, vostro padre è stato ferito mentre lavorava per l’Ordine e le circostanze sono già abbastanza sospette senza che i suoi figli lo sappiano due secondi dopo: potreste danneggiare seriamente quello che l’Ordine…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Fred si appisolò, con la testa che ciondolava sulla spalla. Ginny era acciambellata sulla sedia come un gatto, ma non dormiva; Harry vedeva il fuoco riflesso nei suoi occhi. Ron era seduto con il capo fra le mani; Impossibile dire se fosse sveglio o no. Harry e Sirius si guardavano di tanto in tanto, sentendosi degli intrusi nel dolore della famiglia… e aspettavano, aspettavano…
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Harry con Impazienza, «ma non mi ha spiegato che cosa vuol dire. Ormai non mi dice più niente».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Ma non è tutto» proseguì Harry, la voce appena più forte di un bisbiglio. «Sirius, io… io sto Impazzendo, credo. Nell’ufficio di Silente, prima di prendere la Passaporta… per un paio di secondi ho pensato di essere un serpente, mi sentivo un serpente… la cicatrice mi faceva male quando guardavo Silente… Sirius, io volevo aggredirlo!»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Ma le scarpe non le Impediscono di leggere, giusto?» disse la strega bionda, acida, indicando un grande cartello alla sinistra della scrivania. «Deve andare al reparto Lesioni da Incantesimo, quarto piano. C’è scritto lì. Il prossimo!»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Be’, ogni volta che ci provano comincio a sanguinare come un matto» rispose in tono leggero il signor Weasley, prendendo la bacchetta dal comodino ed evocando sei sedie accanto al letto. «A quanto pare nelle zanne di quel serpente c’era un veleno insolito, che non fa rimarginare le ferite. Sono sicuri di trovare un antidoto, comunque: hanno avuto casi peggiori del mio, e nel frattempo non devo fare altro che prendere una Pozione RImpolpasangue ogni ora. Invece quel tipo laggiù…» disse, abbassando la voce e accennando al letto di fronte, in cui giaceva un uomo verdastro e malaticcio che fissava il soffitto «…è stato morso da un lupo mannaro, poveretto. Non c’è cura».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Mancano ancora due settimane alla luna piena» le ricordò piano il signor Weasley. «I Guaritori sono venuti a parlargli questa mattina, per cercare di convincerlo che potrà condurre una vita quasi normale. Io gli ho raccontato, ovviamente senza fare nomi, che conosco bene un lupo mannaro, una persona molto sImpatica, che trova la sua condizione piuttosto semplice da controllare».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Mi hai letto nel pensiero» rispose Fred con un ghigno. «Vediamo se al San Mungo mettono l’Incantesimo Imperturbabile sulle porte delle corsie?»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Harry si strappò via l’Orecchio Oblungo, col cuore che batteva all’Impazzata e il viso che avvampava. Si voltò verso gli altri. Lo stavano fissando, con i fili che spuntavano ancora dalle orecchie, Improvvisamente spaventati.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

   Era per quello che Silente non lo guardava più negli occhi? Si aspettava di vedere Voldemort che lo fissava, temeva forse che il verde intenso diventasse all’Improvviso scarlatto, e le pupille sottili fessure verticali come quelle di un gatto? Harry ricordò come la faccia da rettile di Voldemort una volta era sbucata dalla nuca del professor Raptor, e si passò la mano dietro la testa, chiedendosi che cosa avrebbe provato se Voldemort fosse spuntato dal suo cranio.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Perché?» chiese Harry con Impazienza, lasciando cadere l’estremità del baule. «Perché vuole che resti? Che altro ha detto?»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Nient’altro» rispose Phineas Nigellus, inarcando un sottile sopracciglio nero, come se trovasse Harry Impertinente.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Gli sembrava di aver viaggiato per chilometri e chilometri… pareva Impossibile che meno di ventiquattr’ore prima Cho Chang gli si fosse avvicinata sotto il vischio… era così stanco… aveva paura di addormentarsi… ma non sapeva fino a quando avrebbe potuto combattere il sonno… Silente gli aveva detto di restare… allora voleva dire che poteva dormire… ma aveva paura… e se fosse successo di nuovo?
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Non sarebbe sceso per cena, non voleva Imporre la sua presenza agli altri. Si voltò su un fianco e poco dopo si riaddormentò. Si svegliò molto più tardi, alle prime ore del mattino, con lo stomaco indolenzito dalla fame e Ron che russava nel letto accanto. Sbattendo le palpebre, vide la sagoma scura di Phineas Nigellus di nuovo nel suo ritratto e pensò che Silente doveva averlo mandato per sorvegliarlo, nel caso che aggredisse qualcun altro.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry rimase immobile ad assorbire l’Impatto di quelle parole. Poi si voltò.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Sirius e Lupin avevano donato a Harry una bellissima serie di libri dal titolo Magia Difensiva Pratica: Come Usarla contro le Arti Oscure, che contenevano splendide illustrazioni animate a colori di tutte le controfatture e dei sortilegi descritti. Harry sfogliò avido il primo volume e vide subito che gli sarebbe stato utilissimo nei suoi programmi per l’ES. Hagrid gli aveva mandato un portamonete marrone, peloso e dotato di zanne, che Harry presumeva dovessero fungere da dispositivo antifurto, ma che purtroppo Impedivano di metterci dentro i soldi a meno di farsi amputare le dita. Il regalo di Tonks era un modellino perfettamente funzionante di Firebolt, che Harry guardò volare per la stanza, desiderando di riavere la sua; Ron gli aveva regalato una scatola enorme di Gelatine Tuttigusti+1; i signori Weasley il solito maglione fatto a mano e dei pasticci di carne, e Dobby un quadro davvero agghiacciante che Harry sospettava avesse dipinto lui stesso. L’aveva appena girato a testa in giù per vedere se migliorava quando, con un sonoro crac, Fred e George si Materializzarono ai piedi del suo letto.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Ecco… ora non ti arrabbiare, Molly, ma Augustus Pye ha avuto un’idea… è il Guaritore Tirocinante, sai, un ragazzo sImpatico, è molto interessato alle… ehm… medicine complementari… insomma, ai vecchi rimedi Babbani… ecco, si chiamano punti di sutura, Molly, funzionano molto bene sulle… ferite Babbane…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry si voltò. Le tendine in fondo alla stanza si erano aperte e due visitatori si allontanavano lungo il corridoio tra i letti: un’anziana strega dall’aspetto formidabile, con un lungo abito verde, una pelliccia di volpe tarmata e un cappello a punta adorno di quello che era senza dubbio un avvoltoio Impagliato, e dietro di lei, con aria immensamente depressa… Neville.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sì, Neville mi ha raccontato tutto di voi. Lo avete aiutato in un paio di situazioni spinose, vero? È un bravo ragazzo» proseguì, lanciando al nipote uno sguardo severo da sopra il naso ossuto, «ma non ha il talento di suo padre, temo» e accennò ai due letti in fondo, facendo tremare l’avvoltoio Impagliato in maniera allarmante.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sentite, io non ho mica Imparato a scrivere tutto attaccato per niente!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry non voleva lasciare di nuovo Sirius con Kreacher come unica compagnia; in realtà, per la prima volta nella sua vita, non aveva voglia di tornare a Hogwarts. Andare a scuola voleva dire sottostare di nuovo alla tirannia di Dolores Umbridge, che senza dubbio era riuscita a Imporre un’altra dozzina di decreti in loro assenza; non c’era il Quidditch, ora che era stato squalificato; con ogni probabilità il carico di compiti si sarebbe aggravato con l’avvicinarsi degli esami; e Silente restava più lontano che mai. Se non fosse stato per l’ES, Harry avrebbe chiesto volentieri a Sirius il permesso di lasciare Hogwarts e rimanere in Grimmauld Place.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry non registrò immediatamente l’informazione; una delle sue torri era Impegnata in una violenta rissa con un pedone di Ron e lui la stava aizzando con entusiasmo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Il professor Piton, caro» ripeté la signora Weasley in tono di rImprovero. «Muoviti, dice che non può restare molto».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Il cuore di Harry cominciò a battere all’Impazzata. Difesa contro la penetrazione esterna? Ma lui non era stato posseduto, su quello erano tutti d’accordo…
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Arrivo subito al punto, allora» disse Sirius, alzandosi. Era decisamente più alto di Piton che, notò Harry, strinse il pugno nella tasca del mantello, sicuramente attorno all’Impugnatura della bacchetta. «Se vengo a sapere che usi queste lezioni di Occlumanzia per rendere la vita difficile a Harry, dovrai risponderne a me».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    La porta della cucina si aprì e apparve l’intera famiglia Weasley più Hermione, tutti molto felici, con il signor Weasley che avanzava orgoglioso in mezzo al gruppo, vestito con un pigiama a righe e un Impermeabile.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Vero?» disse la signora Weasley, accompagnando il marito a una sedia. «Il Guaritore Smethwyck ha fatto la sua magia, alla fine, e ha trovato l’antidoto a qualsiasi cosa ci fosse nelle zanne di quel serpente. Arthur ha Imparato la lezione e non farà più pasticci con la medicina dei Babbani, non è così, tesoro?» aggiunse, in tono alquanto minaccioso.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Dopo una colazione frettolosa, indossarono giacche e sciarpe contro il gelido mattino di gennaio. Harry provava una spiacevole stretta al petto; non voleva salutare Sirius. Aveva un brutto presentimento su questa separazione; non sapeva quando si sarebbero rivisti, e si sentiva in obbligo di dire qualcosa per Impedirgli di fare sciocchezze… Harry temeva che l’accusa di codardia di Piton avesse colpito Sirius al punto di fargli progettare qualche viaggio sconsiderato fuori da Grimmauld Place. Prima che riuscisse a pensare a qualcosa da dire, però, Sirius gli fece cenno di avvicinarsi.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Appena fuori Birmingham» disse Stan gioviale, rispondendo alla domanda inespressa di Harry, mentre Ron cercava di rialzarsi da terra. «Come te la passi, eh, Harry? T’ho visto sui giornali un mucchio di volte quest’estate, ma non dicevano mai cose molto sImpatiche. Ho detto a Ern, dico, non sembrava matto quando l’abbiamo conosciuto noi, quindi staremo a vedere, giusto?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Porse loro i biglietti e continuò a fissare incantato Harry. A quanto pareva, a Stan non Importava quanto uno era matto, se era abbastanza famoso da finire sui giornali. Il Nottetempo oscillò in modo allarmante, sorpassando una fila di macchine sulla corsia interna. Harry vide Hermione coprirsi gli occhi con le mani, mentre Leotordo dondolava felice sulla sua spalla.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Abbiate cura di voi». Lupin strinse le mani a tutti e arrivò da Harry per ultimo. «Ascolta…» disse abbassando la voce, mentre gli altri salutavano Tonks. «So che non ti piace Piton, ma è un Occlumante straordinario e tutti noi, compreso Sirius, vogliamo che Impari a proteggerti, quindi lavora sodo, d’accordo?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Bene… allora è deciso» disse Harry, e con l’Impressione che la giornata non fosse poi un completo fallimento, saltellò fino in biblioteca a prendere Ron e Hermione per le lezioni del pomeriggio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «L’Oscuro Signore si trova a una considerevole distanza e le mura e i terreni di Hogwarts sono protetti da molti incantesimi antichi che garantiscono l’incolumità fisica e mentale di coloro che vi abitano» rispose Piton. «Il tempo e lo spazio sono Importanti nella magia, Potter. Il contatto visivo è spesso essenziale per la Legilimanzia».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Be’, allora perché devo Imparare l’Occlumanzia?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ma perché il professor Silente vuole che smetta?» chiese all’Improvviso. «A me non piace, ma è stato utile, no? Voglio dire… se non avessi visto quel serpente che attaccava il signor Weasley, il professor Silente non avrebbe potuto salvarlo, vero? Signore?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Ma a Harry non Importava che Piton fosse arrabbiato; finalmente gli sembrava di venire a capo della questione; senza rendersene conto si era spostato sull’orlo della sedia, teso come per spiccare il volo.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Silente è un mago di grande potere» mormorò Piton. «Se lui si sente sicuro a usare quel nome… il resto di noi…» Si strofinò l’avambraccio sinistro, a quel che pareva inconsciamente, nel punto dove Harry sapeva che il Marchio Nero era Impresso a fuoco nella pelle.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Sì, signore» si corresse Harry con Impazienza, «ma come fate a sapere…?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Lo sappiamo e basta» tagliò corto Piton. «L’Importante è che l’Oscuro Signore ora è a conoscenza del fatto che tu hai accesso ai suoi pensieri e sensazioni. Ha dedotto che il processo probabilmente funziona anche al contrario; vale a dire che potrebbe avere accesso ai tuoi pensieri e sensazioni…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Cercherò di forzare la tua mente» rispose Piton soave. «Vediamo quanto sei in grado di resistere. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine a opporti alla Maledizione Imperius. Scoprirai che per questo ci vuole un potere simile… ora concentrati. Legilimens!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ma certo cosa?» chiese Ron con una certa Impazienza.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Lo sguardo di Harry fu però attratto dalla strega; quel viso gli era balzato agli occhi immediatamente. Aveva lunghi capelli scuri arruffati e incolti, ma Harry li aveva visti quando erano lisci, folti e lucenti. Lo guardava con scarsa sImpatia da sotto le palpebre pesanti, e un sorriso di arrogante disprezzo le aleggiava sulle labbra sottili. Come Sirius, recava le tracce di una grande bellezza, ma qualcosa, forse Azkaban, doveva avergliela sottratta quasi tutta.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    L’Ospedale San Mungo si è Impegnato ad avviare un’approfondita inchiesta, dopo che ieri notte Broderick Bode, 49 anni, dipendente del Ministero della Magia, è stato trovato morto nel suo letto, strangolato da una pianta in vaso. I Guaritori accorsi sulla scena non hanno potuto rianimare il signor Bode, che era rimasto vittima di un infortunio sul lavoro qualche settimana fa.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Le direttive sugli ornamenti ammessi nei reparti sono molto severe, ma a quanto sembra la Guaritrice Strout, oberata dagli Impegni natalizi, non ha valutato i rischi della pianta sul comodino del signor Bode. Visto che le sue capacità verbali e di movimento miglioravano, la Guaritrice Strout ha incoraggiato il signor Bode a curare la pianta lui stesso, ignara del fatto che non si trattava di un innocente Erullobulbo, ma di un germoglio di Tranello del Diavolo: quando il convalescente signor Bode l’ha toccato, lo ha strangolato all’istante.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Come abbiamo fatto a non riconoscere il Tranello del Diavolo? L’avevamo già visto… avremmo potuto Impedirlo».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Era felice di vedere che tutti, compreso Zacharias Smith, lavoravano ancora più intensamente da quando sapevano che c’erano altri dieci Mangiamorte in libertà, ma in nessuno il miglioramento fu vistoso quanto in Neville. La fuga degli aggressori dei suoi genitori aveva provocato in lui una strana trasformazione, a dire il vero un po’ inquietante. Non una volta aveva accennato all’incontro con Harry, Ron e Hermione nel reparto riservato del San Mungo e, seguendo il suo esempio, anche loro non ne avevano parlato. E non aveva detto una parola sull’evasione di Bellatrix e dei suoi amici torturatori. In effetti, Neville non diceva quasi più niente durante le riunioni dell’ES, ma si dedicava senza posa a ogni incantesimo e contromaledizione che Harry spiegava, il viso paffuto contratto per la concentrazione, indifferente alle ferite e agli incidenti, lavorando più duro degli altri. Migliorava così in fretta che dava quasi ai nervi, e quando Harry insegnò loro il Sortilegio Scudo (per riflettere fatture minori in modo che rimbalzassero contro l’assalitore) solo Hermione s’Impadronì dell’incantesimo prima di Neville.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Prima di cominciare a studiare Occlumanzia, la sua cicatrice pizzicava ogni tanto, di solito di notte, o durante uno di quegli strani picchi dell’umore di Voldemort. Invece ora non smetteva mai di bruciare, e spesso Harry avvertiva un senso Improvviso di fastidio o allegria che non aveva alcun legame con ciò che gli stava succedendo, accompagnato da una fitta particolarmente dolorosa alla fronte. Aveva l’orribile sensazione di essersi trasformato in una sorta di antenna sintonizzata sulle minime fluttuazioni d’umore di Voldemort, ed era certo di poter fare risalire l’inizio di questa sensibilità esasperata alla prima lezione di Occlumanzia con Piton. In più, sognava quasi ogni notte di camminare lungo il corridoio che portava all’Ufficio Misteri, e finiva sempre con lui che si fermava a guardare con desiderio la semplice porta nera.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Non scherzare» lo interruppe Hermione brusca. «Silente non vuole che tu sogni quel corridoio, o non avrebbe chiesto a Piton di insegnarti Occlumanzia. Devi solo Impegnarti un po’ di più».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Io mi sto Impegnando!» protestò Harry, punto sul vivo. «Provaci tu qualche volta… Piton che cerca di entrarti nella testa… non è proprio uno spasso, sai!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Con tali preoccupazioni e tante cose da fare (una sconcertante quantità di compiti che spesso tenevano in piedi gli allievi del quinto oltre la mezzanotte, le riunioni segrete dell’ES e le lezioni con Piton) gennaio parve passare a una velocità allarmante. Prima che Harry se ne rendesse conto, arrivò febbraio, portando con sé un clima più umido e mite e l’attesa della seconda visita a Hogsmeade. Harry aveva avuto pochissimo tempo per parlare con Cho da quando avevano deciso di andare al villaggio insieme, ma ecco che all’Improvviso si ritrovò davanti la prospettiva di trascorrere tutto il giorno di San Valentino con lei.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Senti, Harry» disse, alzando lo sguardo, «è una cosa Importante. Credi che possiamo incontrarci ai Tre Manici di Scopa verso mezzogiorno?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Lei lo stava aspettando vicino al portone di quercia; era molto graziosa, con i capelli legati in una coda. Mentre le si avvicinava, a Harry parve di avere i piedi troppo grandi rispetto al corpo, e all’Improvviso fu orribilmente consapevole di possedere due braccia e di quanto dovevano sembrare stupide, così appese lungo i fianchi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Si unirono alla fila delle persone che Gazza spuntava dall’elenco, sorridendo appena quando i loro sguardi s’incrociavano, ma senza parlare. Harry fu contento di uscire all’aria fresca: era più facile camminare in silenzio che stare lì fermi e Impacciati. Era una giornata fresca, con una brezza leggera; quando passarono davanti allo stadio del Quidditch, Harry intravide Ron e Ginny in volo radente sugli spalti e sentì un’orribile stretta al cuore per non essere lì con loro.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Ma Cho non sembrava affatto convinta che fosse gentile. Al contrario, il suo tono era freddo e all’Improvviso parve piuttosto ostile.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La mano di Cho era sul tavolo accanto al suo caffè e Harry sentiva un Impulso crescente che lo spingeva a prenderla. Fallo e basta, si disse, pervaso da un misto di panico ed eccitazione, allunga la mano e prendila. Straordinario, quanto stendere il braccio di venti centimetri e toccarle la mano fosse più difficile che afferrare un Boccino saettante nell’aria…
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Harry, che aveva afferrato la zuccheriera per giustificare il suo gesto Improvviso, non capì perché lei glielo raccontasse. Se voleva stare al tavolo accanto a farsi baciare con trasporto da Roger Davies, perché aveva accettato di uscire con lui?
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «La famiglia» proseguì cupo. «Di’ quello che ti pare, ma il sangue è Importante…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Hermione sventolava una mano all’altro capo del locale. Harry si alzò e si fece strada nella ressa. Era ancora a qualche tavolo di distanza quando vide che Hermione non era sola. Era seduta con le più Improbabili compagne di bevute che lui potesse immaginare: Luna Lovegood e nientemeno che Rita Skeeter, ex giornalista del La Gazzetta del Profeta, una delle persone meno gradite a Hermione in tutto il mondo.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «È arrabbiato, è ovvio» rispose Hermione con voce dura e lImpida. «Perché ha detto la verità al Ministro della Magia, ma il Ministro è troppo idiota per credergli».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita tamponò l’Impermeabile sporco, sempre fissando Hermione. Poi disse schietta: «Il Profeta non lo pubblicherebbe. Nel caso tu non l’abbia notato, nessuno crede alla sua panzana. Tutti pensano che sia un mentecatto. Ecco, se mi lasci scrivere la storia in questo senso…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Mio padre dice che è un giornalaccio» disse Luna, entrando a sorpresa nella conversazione. Succhiando la cipollina del suo cocktail, scrutò Rita con gli enormi occhi sporgenti e un po’ folli. «Lui pubblica storie Importanti, che il pubblico deve conoscere. Non gli Importa di fare soldi».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Storie Importanti che il pubblico deve conoscere, eh?» replicò sprezzante. «Ci potrei concimare il giardino, con quella robaccia».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

   Luna disse in tono vago che non sapeva quando sarebbe uscita l’intervista di Harry, perché suo padre stava aspettando un bell’articolone sugli ultimi avvistamenti di Snorticoli Cornuti, «…e naturalmente quella è una notizia Importantissima, perciò forse Harry dovrà aspettare il prossimo numero» concluse.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Harry, sei peggio di Ron… no, è Impossibile» sospirò, mentre Ron entrava nella Sala a passi pesanti, infangato e imbronciato. «Senti… si è arrabbiata quando le hai detto che volevi vedermi, così ha cercato di farti ingelosire. Era il suo modo per scoprire quanto ti piace».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Be’, è vero!» sbottò con Impazienza. «È soltanto un gioco, no?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Ci provò per un paio di istanti, ma il pensiero di Piton sommato al ricordo della Umbridge non fece che aumentare il suo astio ribollente, e si ritrovò invece a concentrarsi su quanto odiava quei due. Pian piano il russare di Ron sfumò, sostituito da un profondo respiro regolare. Harry Impiegò di più a addormentarsi; il corpo era stanco, ma al cervello ci volle molto tempo per chiudersi.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Padrone, Imploro il vostro perdono» gracchiò l’uomo in ginocchio. La sua nuca brillava nella luce. Sembrava che tremasse.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Bode non avrebbe mai potuto prenderla, Padrone… Bode sapeva che non poteva… senza dubbio è per questo che ha resistito tanto alla Maledizione Imperius di Malfoy…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Hai fatto bene a riferirmelo» disse Harry. «Molto bene… Ho sprecato mesi in piani infruttuosi, a quanto pare… ma non Importa… da questo momento ricominciamo da capo. Hai la gratitudine di Lord Voldemort, Rookwood…»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Portato via qualcosa… ha detto che Bode sapeva che non poteva farlo… Bode era sotto la Maledizione Imperius… credo che abbia detto che gliel’aveva lanciata il padre di Malfoy».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non devo dirlo a nessuno» tagliò corto Harry. «Non l’avrei visto affatto, se fossi bravo in Occlumanzia. Dovrei aver Imparato a chiudere fuori questa roba. È questo che loro vogliono».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Ecco perché l’hanno ucciso, allora» disse piano, distogliendo infine lo sguardo dai gemelli. «Quando Bode ha cercato di rubare l’arma, gli è successo qualcosa di strano. Credo che quella cosa abbia degli incantesimi difensivi, per Impedire alla gente di toccarla. Ecco perché era al San Mungo: il suo cervello era danneggiato e non riusciva più a parlare. Ma ricordate che cos’ha detto la Guaritrice? Che stava migliorando. E non potevano rischiare che guarisse, no? Voglio dire, lo shock di quello che è successo quando ha toccato l’arma probabilmente ha interrotto la Maledizione Imperius. Una volta recuperata la parola, Bode avrebbe raccontato tutto. Si sarebbe saputo che era stato mandato a rubare l’arma. Naturalmente è stato facile per Lucius Malfoy scagliare la Maledizione su di lui. È sempre al Ministero, no?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sturgis Podmore…» boccheggiò Hermione. «È stato arrestato per aver cercato di forzare una porta! Lucius Malfoy deve aver beccato anche lui! Scommetto che l’ha fatto il giorno in cui l’hai visto lì, Harry. Sturgis aveva il Mantello dell’Invisibilità di Moody, no? Allora forse era lì, invisibile, di guardia alla porta, e Malfoy l’ha sentito muoversi… o ha immaginato che ci fosse qualcuno… o magari ha lanciato la Maledizione Imperius comunque, nel caso che ci fosse qualcuno di guardia. Così, appena Sturgis ne ha avuto l’opportunità, probabilmente quando è stato di nuovo il suo turno di guardia, ha cercato di entrare nell’Ufficio per rubare l’arma per Voldemort… Ron, sta’ zitto… ma è stato catturato e spedito ad Azkaban». Fissò Harry intensamente.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Tu dovresti Imparare a chiudere la tua mente a queste cose» disse Hermione, Improvvisamente severa.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Be’, credo che dovremmo cercare di dimenticare quello che hai visto» lo interruppe Hermione con fermezza. «E tu cerca di mettere più Impegno in Occlumanzia, d’ora in poi».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Perché io Impari l’Occlumanzia» disse Harry, osservando un’anguilla morta.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Forse» mormorò Piton socchiudendo gli occhi neri e freddi, «forse a te in realtà piace fare questi sogni e avere queste visioni, Potter. Forse ti fanno sentire speciale… Importante?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Tanto meglio, Potter» disse Piton gelido, «perché tu non sei né speciale né Importante, e non sta a te scoprire che cosa l’Oscuro Signore dice ai suoi Mangiamorte».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Piton barcollò, la sua bacchetta volò verso l’alto, lontano, e all’Improvviso la mente di Harry si riempì di ricordi non suoi: un uomo dal naso adunco che urlava contro una donna che cercava di difendersi, mentre un bambino piccolo coi capelli neri piangeva in un angolo… un adolescente dai capelli unti sedeva solo in una camera buia, puntando la bacchetta al soffitto per ammazzare le mosche… una ragazza rideva mentre un ragazzo ossuto tentava di cavalcare una scopa imbizzarrita…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non ti Impegni abbastanza!»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La professoressa Cooman era al centro della Sala d’Ingresso, con la bacchetta in una mano e una bottiglia di sherry vuota nell’altra, e l’aria completamente folle. I capelli le stavano diritti sulla testa, gli occhiali erano storti così che un occhio risultava più dilatato dell’altro; i suoi numerosi scialli le pendevano disordinati dalle spalle, dando l’Impressione che si stesse disfacendo. Due grossi bauli giacevano sul pavimento accanto a lei, uno rovesciato, come se fossero stati gettati dalle scale. Lei fissava con evidente terrore qualcosa che Harry non poteva vedere ma che a quanto pareva era ai piedi della scala.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Il portone di quercia si era aperto. Gli studenti si fecero da parte quando Silente apparve sulla soglia. Harry non immaginava proprio che cosa stesse facendo fuori, ma c’era qualcosa di Impressionante nella sua figura immobile sulla porta, stagliata contro una notte stranamente nebbiosa. Lasciandosi le porte aperte alle spalle, avanzò sorridendo all’interno del cerchio degli spettatori verso la professoressa Cooman, in lacrime e tremante sul suo baule, con la McGranitt accanto.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Impossibile» obiettò Ron, Impegnato a ripulire un piatto di uova e pancetta. «Peggio di così…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry ricordò gli aspri rImproveri che quasi quattro anni prima Cassandro aveva rivolto a Fiorenzo quando, per aiutarlo a mettersi in salvo, gli aveva permesso di montargli in groppa: l’aveva accusato di comportarsi come un “mulo qualunque”. Che fosse stato Cassandro a colpirlo sul petto?
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Cominciamo» disse Fiorenzo. Scrollò la lunga coda dorata e levò le mani verso il baldacchino di foglie che li sovrastava, per poi abbassarle lentamente: la luce nella stanza si affievolì, aumentando l’Impressione di trovarsi in una radura della foresta sul calar della sera. Il soffitto si accese di stelle. Ci furono parecchi oooh e mormorii stupiti, e Ron esclamò: «Acci…!»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «So che a lezione di Astronomia avete Imparato i nomi dei pianeti e delle loro lune» proseguì Fiorenzo, «e avete tracciato le mappe del movimento delle stelle attraverso il cielo. Di quei movimenti, i centauri hanno dipanato i segreti nel corso dei secoli, e le nostre scoperte ci hanno insegnato che nel cielo è possibile intravedere il futuro…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Futili, piccoli incidenti umani…» proseguì Fiorenzo, gli zoccoli tambureggianti sul pavimento muschioso «…che per il vasto universo non hanno più Importanza di un affannarsi di formiche, e nulla hanno a che fare col movimento dei pianeti».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «…è un’umana» disse Fiorenzo con semplicità. «E per questo è Impacciata dai paraocchi e dalle pastoie tipiche della vostra specie».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Forse Sibilla Cooman possiede la Vista» riprese Fiorenzo, camminando avanti e indietro e scrollando di nuovo la coda, «ma perlopiù spreca il tempo dedicandosi a quell’assurdità presuntuosa che gli umani definiscono “predizione del futuro”. Invece io sono qui per spiegarvi la saggezza dei centauri, che è Impersonale e Imparziale. Noi osserviamo i cieli per individuare l’insorgere delle grandi ondate di malvagità o i mutamenti che talvolta appaiono iscritti lassù. E sono necessari anche dieci anni per essere sicuri di aver interpretato nel modo giusto quel che abbiamo visto».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fu la lezione più strana a cui Harry avesse mai assistito. Bruciarono salvia e malva sul pavimento dell’aula, e Fiorenzo li invitò a cercare particolari forme e simboli nei vapori pungenti, ma non si scompose quando nessuno di loro riuscì a vederne uno solo. Di rado, spiegò, gli umani erano capaci di scorgerli, e gli stessi centauri Impiegavano anni per padroneggiare quell’arte; in ogni caso — concluse — era sciocco riporre in quei metodi una fede eccessiva, perché perfino i centauri a volte ne traevano conclusioni sbagliate. Era diverso da qualunque insegnante umano Harry avesse mai avuto. Sembrava più interessato a convincerli che niente era infallibile — nemmeno le conoscenze dei centauri — che a trasmettere il suo sapere agli allievi.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fiorenzo sostenne Impassibile il suo sguardo.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «C’è delle cose più Importanti che tenersi il lavoro» replicò Hagrid; però le mani gli tremavano tanto che il bacile gli sfuggì e finì per terra. «Non preoccuparti per me, Harry. Adesso vai, fa’ il bravo».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Non fosse stato per le lezioni dell’ES, Harry avrebbe toccato il fondo dell’infelicità. Aveva l’Impressione di vivere per le ore che passava nella Stanza delle Necessità, a lavorare sodo ma anche a divertirsi, e soprattutto a gonfiarsi d’orgoglio nel notare i miglioramenti ottenuti dai suoi compagni. A volte si chiedeva come avrebbe reagito la Umbridge quando tutti i membri dell’ES avessero preso “Eccezionale” nell’esame di Difesa contro le Arti Oscure.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non fare il guastafeste» lo rImproverò allegramente Cho, seguendo con lo sguardo il suo Patronus — un cigno argenteo — che svolazzava nella Stanza delle Necessità durante la loro ultima lezione prima delle vacanze pasquali. «Sono così carini!»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non devono essere carini, devono proteggerti» le spiegò Harry paziente. «Quello che ci servirebbe è un Molliccio o qualcosa del genere… è così che ho Imparato: evocando un Patronus mentre il Molliccio faceva finta di essere un Dissennatore…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ci provo» disse avvilito Neville, e in effetti s’Impegnava tanto che aveva la faccia tonda lucida di sudore.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    All’Improvviso, la porta della Stanza delle Necessità si aprì e si richiuse. Harry si voltò per vedere chi era entrato, ma non vide nessuno. Gli ci volle un momento prima di rendersi conto che i ragazzi più vicini alla porta erano ammutoliti. Un attimo dopo si sentì strattonare la veste all’altezza del ginocchio, e abbassando stupefatto lo sguardo vide Dobby l’elfo domestico che lo guardava da sotto i suoi otto berretti di lana.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Lo sguardo incredulo di Caramell si spostò da lui alla professoressa Umbridge; Harry ne approfittò per lanciare di soppiatto un’altra occhiata a Silente, e lo vide rivolgere al tappeto un Impercettibile cenno d’assenso e l’ombra di una strizzata d’occhio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Marietta quasi non fece in tempo ad abbassare le mani e alzare la testa che Caramell indietreggiò sgomento, evitando per un pelo di finire nel fuoco, e prese a calpestare Imprecando l’orlo bruciacchiato del mantello. Con un gemito, Marietta si tirò il colletto della veste fin sopra gli occhi, ma tutti fecero in tempo a vederle la faccia orribilmente sfigurata da una serie di fitte pustole purpuree che le si allargavano sul naso e sulle guance formando la parola spia.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non si preoccupi per qualche brufolo, cara» la esortò Impaziente la Umbridge. «Abbassi quel colletto e racconti al Ministro…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Marietta scosse di nuovo il capo in silenzio, gli occhi sgranati e Impauriti.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non c’è una controfattura?» chiese Impaziente Caramell alla Umbridge, accennando alla faccia di Marietta. «In modo che possa parlare liberamente?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non sono ancora riuscita a trovarla» ammise imbronciata la Umbridge, e Harry provò un Impeto di orgoglio per l’abilità di Hermione. «Comunque non Importa se non vuole parlare. Da questo punto in poi, posso andare avanti io.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry soffocò l’Impulso di prenderlo a calci. Poi, stupefatto, vide Silente sorridere affabile.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Mentre Silente parlava, Harry sentì un fruscio alle proprie spalle ed ebbe l’Impressione che Kingsley bisbigliasse qualcosa. E avrebbe anche giurato di sentirsi sfiorare da un tocco delicato, come uno spiffero o un frullo d’ali, ma quando abbassò lo sguardo non vide nulla.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Può aggiornarci sulle riunioni tenute negli ultimi sei mesi?» chiese Silente, inarcando le sopracciglia. «Avevo l’Impressione che avesse parlato semplicemente di una riunione in corso questa sera».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Marietta era rimasta immobile esattamente dove la Umbridge l’aveva lasciata. Non sembrava turbata da quell’aggressione Improvvisa, né sollevata per la sua fine: aveva lo sguardo fisso davanti a sé e continuava a tenere il colletto sollevato fino agli occhi stranamente vacui.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Un sospetto Improvviso, connesso al bisbiglio di Kingsley e alla sensazione che qualcosa gli fosse passato accanto, si affacciò nella mente di Harry.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Sì». La Umbridge riacquistò faticosamente il controllo. «Sì… Non appena la signorina Edgecombe mi ha avvertito, sono salita subito al settimo piano insieme ad alcuni studenti fidati, in modo da sorprendere i partecipanti in flagrante. Però qualcuno deve averli avvertiti, perché al nostro arrivo stavano fuggendo da tutte le parti. Comunque non Importa. Ho i loro nomi. La signorina Parkinson è andata nella Stanza delle Necessità per vedere se vi avessero lasciato qualcosa: ci servivano prove, e le abbiamo trovate».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry vide la McGranitt e Kingsley scambiarsi un’occhiata ansiosa, Impaurita. Non capiva che cosa stava succedendo e a quel che pareva non lo capiva nemmeno Caramell.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Un lampo d’Improvvisa comprensione brillò sul volto di Caramell. Arretrò di scatto, inorridito, lanciò un grido e balzò di nuovo lontano dal fuoco.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ascolta, Harry» disse in fretta. «Devi studiare Occlumanzia col massimo Impegno, hai capito? Fa’ tutto quello che ti dice il professor Piton ed esercitati tutte le sere prima di dormire, in modo da chiudere la mente ai brutti sogni… capirai fin troppo presto il perché… ma devi promettermi…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non può essersi Smaterializzato!» gracidò la Umbridge. «È Impossibile dentro la scuola…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Le scale!» esclamò Dawlish. Si slanciò verso la porta, la spalancò d’Impeto e sparì, seguito da Kingsley e dalla Umbridge. Caramell esitò, poi si alzò lentamente in piedi, spolverandosi alla meglio la veste. Seguì un lungo silenzio Impacciato.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non finché Montague non ricompare, e potrebbero volerci settimane. Chissà dove è andato a sbattere» replicò Imperterrito Fred. «E poi abbiamo deciso che non c’Importa niente di finire nei guai».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Perché, vi è mai Importato?» chiese Hermione.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Uno zampillo di luce rossa scaturì dalla punta della sua bacchetta e centrò un razzo… ma invece di bloccarsi, quello esplose con tanta violenza da aprire un foro nel quadro di una strega dall’aria melensa in mezzo a un campo; la strega riuscì a fuggire appena in tempo, per riapparire pochi secondi dopo schiacciata nel quadro vicino, dove due maghi Impegnati in una partita a carte si alzarono galantemente per farle posto.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry sentì Ron e Dean alzarsi e correre alla finestra, ma lui rimase a letto, immobile e silenzioso, mentre il dolore alla cicatrice si placava e un’ondata di delusione lo sommergeva. Aveva l’Impressione che qualcosa di meraviglioso gli fosse stato strappato di mano all’ultimo momento… c’era arrivato così vicino, stavolta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Schiumante di rabbia, Harry scese le scale che portavano al sotterraneo e, pur sapendo per esperienza che se fosse arrivato pieno di collera e risentimento sarebbe stato più facile per Piton penetrargli nella mente, non poté Impedirsi di rimuginare su un altro paio di cosette da dire a Cho sulla sua amica Marietta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    All’Improvviso la porta si spalancò ed entrò Draco Malfoy.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Il suo fiato appannò la superficie dei pensieri di Piton… il suo cervello sembrava incapace di decidere… era assurdo, ma la tentazione era irresistibile… tremava da capo a piedi… Piton poteva tornare da un momento all’altro… poi pensò alla rabbia di Cho e al ghigno di Malfoy, e una folle audacia s’Impadronì di lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Abbassa la voce» lo Implorò Lupin.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Se ti dà fastidio» disse, infilando di nuovo in tasca il Boccino. Harry ebbe la netta Impressione che Sirius fosse il solo a cui James fosse disposto a dare retta.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Impedimenta!» disse, puntando a sua volta la bacchetta su Piton, e facendolo cadere a terra lungo disteso.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Dalla bocca di Piton scaturì un torrente d’Imprecazioni miste a incantesimi, ma con la bacchetta a tre metri di distanza era Impotente.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ma che cos’ha?» bofonchiò James, tentando — senza riuscirci — di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna Importanza.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si guardò attorno per assicurarsi che nessuno potesse sentirli. Madama Pince era a parecchi scaffali di distanza, Impegnata a timbrare una pila di libri per un’ansiosa Hannah Abbott.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Come per sottolineare l’Importanza degli esami in arrivo, prima della fine delle vacanze sui tavoli della Torre di Grifondoro apparve una pila di opuscoli, volantini e avvisi relativi alle diverse professioni magiche, e sulla bacheca fu affisso un nuovo annuncio:
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «È un lavoro di grande responsabilità, no?» osservò distrattamente Hermione, esaminando uno sgargiante volantino rosa e arancione intitolato: TI PIACEREBBE LAVORARE ALLE RELAZIONI BABBANE? «Per questo non sembra che ci sia bisogno di grandi qualifiche: chiedono soltanto un G.U.F.O. in Babbanologia. Le cose più Importanti sono entusiasmo, pazienza e un buon senso dell’umorismo!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ci vuole altro che senso dell’umorismo per trattare con mio zio» commentò cupo Harry. «Un buon senso per schivare i colpi, piuttosto». Era a metà di un opuscolo sulla banca dei maghi. «Sentite qui: Cercate una professione interessante che comporti viaggi, avventure e tesori da conquistare a vostro rischio e pericolo? In tal caso, prendete in considerazione un Impiego alla Banca Magica Gringott. Al momento cerchiamo aspiranti Spezzaincantesimi per elettrizzanti opportunità all’estero… Vogliono Aritmanzia, però; tu potresti farcela, Hermione!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Con l’idea d’intrufolarsi nell’ufficio della Umbridge davanti a sé, non si era aspettato una giornata riposante, ma non aveva messo in conto i martellanti tentativi di Hermione di dissuaderlo. Per la prima volta, una lezione di Storia della Magia del professor Rüf la vide distratta almeno quanto Harry e Ron, Impegnata a bisbigliare un torrente di prediche che Harry si sforzò di ignorare.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quando scesero nel sotterraneo, né Harry né Ron le rivolgevano più la parola, ma Hermione, Imperterrita, approfittò di quel silenzio per riversare su di loro un flusso ininterrotto di oscure ammonizioni, borbottate in un sibilo veemente che fece perdere a Seamus cinque minuti buoni per controllare che il suo calderone non avesse perdite.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Non Importa, Potter» disse la McGranitt in tono asciutto, ma nello stesso istante qualcuno tirò su col naso. Harry si voltò.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Consiglierei anche Trasfigurazione, perché spesso gli Auror devono Trasfigurare o Detrasfigurare nel loro lavoro. E ti avverto, Potter, che personalmente non accetto studenti nella mia classe di M.A.G.O. a meno che nel G.U.F.O. non abbiano raggiunto o superato “Oltre Ogni Previsione”. Direi che al momento la tua media è “Accettabile”, perciò dovrai Impegnarti molto di più. Inoltre dovresti continuare Incantesimi, che tornano sempre utili, e Pozioni. Sì, Potter, Pozioni» aggiunse, con appena l’ombra di un sorriso. «Agli Auror è indispensabile la conoscenza di pozioni e antidoti. E dal momento che il professor Piton si rifiuta di accettare studenti con meno di “Eccezionale” nel loro G.U.F.O…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Anche la professoressa McGranitt si alzò, e nel suo caso l’effetto fu molto più Impressionante: torreggiava sopra la professoressa Umbridge.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Poteva immaginarsi la reazione della professoressa McGranitt se fosse stato sorpreso nell’ufficio della Umbridge poche ore dopo che lei si era esposta in quel modo per lui… Tutto sommato, niente gli Impediva di tornare nella Torre di Grifondoro e sperare che durante le vacanze estive gli capitasse la possibilità di parlare con Sirius della scena del Pensatoio… niente, a parte il fatto che la sola idea di seguire quella ragionevole linea di condotta lo faceva sentire come se avesse del piombo nello stomaco… E poi c’erano Fred e George, che avevano già preparato il loro piano diversivo, per non parlare del coltello regalatogli da Sirius, che al momento si trovava nella sua borsa insieme al Mantello dell’Invisibilità.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Harry… ti prego!» Implorò debolmente Hermione.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Sì». Li fissò entrambi, sorpreso. Gli sembrava una reazione eccessiva. «Ma non ci sono problemi, non me ne Importa, anzi, a dire la verità è un sollievo…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Harry, per te niente è più Importante che Imparare Occlumanzia!» disse severo Lupin. «Hai capito? Niente!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Devo andare!» esclamò, e ritrasse di scatto la testa dal camino di Grimmauld Place. Per un momento ebbe l’Impressione che gli piroettasse sulle spalle, ma un attimo dopo si ritrovò in ginocchio davanti al fuoco della Umbridge, la testa ben ferma al suo posto, mentre le fiamme verde smeraldo guizzavano e si spegnevano.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Gazza si aggirava per i corridoi brandendo una frusta, ansioso di usarla sui colpevoli, ma ce n’erano così tanti che non sapeva da chi cominciare. La Squadra d’Inquisizione tentava di aiutarlo, ma ai suoi componenti continuavano a capitare gli incidenti più strani. Warrington della squadra di Quidditch di Serpeverde fu ricoverato in infermeria con un’orribile malattia della pelle, che pareva ricoperta di fiocchi d’avena; e il giorno dopo, con grande gioia di Hermione, Pansy Parkinson saltò tutte le lezioni perché le era spuntato un Imponente palco di corna.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Lui e Ron toccarono con la punta della bacchetta le tazze da tè che avrebbero dovuto Trasfigurare. A quella di Harry spuntarono quattro corte zampette che non riuscirono a raggiungere il ripiano del tavolo e si agitarono Impotenti a mezz’aria. Quella di Ron, invece, si sollevò per pochi secondi su quattro lunghe, vacillanti zampe sottili che di colpo cedettero e si afflosciarono, spaccandola in due.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Dirà che è colpa mia se Fred e George se ne sono andati. Dirà che avrei dovuto Impedirglielo, aggrapparmi alle loro scope o qualcosa del genere… sì, sarà tutta colpa mia».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «È inutile che mi rImproveri, ormai è cosa fatta. Fred e George hanno preso l’oro — e ne hanno anche già speso un bel po’ — e io non posso né voglio chiedere di restituirmelo. Quindi risparmia il fiato, Hermione».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Oh, cielo, ci mancava anche questa!» disse Hermione, guardando l’aquila agitare le ali; Luna superò Imperturbabile un gruppo di Serpeverde che la additarono sghignazzando. «Gioca anche Cho, vero?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Trovarono due posti nella penultima fila in alto delle tribune. Era una bella giornata lImpida; Ron non avrebbe potuto desiderare di meglio, e Harry sperò contro ogni ragione che non desse motivo ai Serpeverde d’intonare altri Perché Weasley è il nostro re.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Partiti!» disse Lee. «Davies s’Impadronisce della Pluffa, il Capitano di Corvonero, Davies, ha la Pluffa, schiva Johnson, schiva Bell, schiva anche Spinnet… vola dritto in rete! Sta per tirare… e… e…» Lee Imprecò sonoramente. «E segna».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «E tu li hai fermati?» chiese Harry, Impressionato. «Tutto da solo?»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Si fermò all’Improvviso e si voltò; Hermione andò a sbattergli contro, e sarebbe finita a terra se Harry non l’avesse sorretta.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sì… insomma, quando dice il suo nome suona proprio così» continuò Hagrid ansioso. «Non sa parlare tanto bene, capite… ci sto provando a insegnarci… però, ecco, non è che ci piaceva più di quanto ci piacevo io. Per le gigantesse è Importante avere dei bei cuccioli robusti, e lui è sempre stato gracilino… neanche cinque metri…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Lei… ha capito che per me era Importante». Hagrid si torse le grosse mani. «Ma… be’, dopo un po’ si è stancata di avercelo intorno… e nel viaggio di ritorno ci siamo separati… però mi ha promesso di non dirlo a nessuno…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Fa quasi rImpiangere Norberto, vero?» le disse, facendola scoppiare in una risata tremula.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Per un po’ nessuno parlò, nemmeno quando un boato lontano segnalò che Grop aveva finalmente sradicato il pino. Hermione era pallida e tesa. Harry non riusciva a trovare una sola cosa da dire. Che cosa sarebbe successo se qualcuno avesse scoperto il segreto di Hagrid? Per giunta, lui si era Impegnato — anche per Ron e Hermione — a proseguire i vani sforzi per civilizzare il gigante. Come poteva Hagrid, sia pure con la sua smisurata capacità di scambiare i più orridi mostri zannuti per adorabili animaletti innocui, illudersi al punto da credere che un giorno Grop sarebbe riuscito a mescolarsi con gli esseri umani?
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Finalmente tornarono sul sentiero; dopo una decina di minuti gli alberi cominciarono a diradarsi, ricomparvero sprazzi di lImpido cielo azzurro, e in lontananza sentirono echeggiare applausi e urla.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

   L’euforia di Ron per aver contribuito alla vittoria di Grifondoro era tale che il giorno seguente gli fu Impossibile applicarsi a qualunque cosa. Non faceva altro che parlare della partita, e per Harry e Hermione non fu facile trovare il momento adatto per dirgli di Grop. Non che si sforzassero; nessuno dei due era ansioso di riportare così brutalmente Ron alla realtà. Alla fine, approfittando della bella giornata tiepida, lo convinsero a unirsi a loro per un ripasso sotto il faggio in riva al lago, dove c’erano meno possibilità che qualcuno origliasse. All’inizio Ron non fu particolarmente entusiasta dell’idea — se la godeva troppo a farsi dare pacche sulle spalle da ogni Grifondoro di passaggio, per non parlare dei cori di Perché Weasley è il nostro re che ancora esplodevano di tanto in tanto — ma poi ammise che l’aria fresca gli avrebbe fatto bene.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «È Impazzito» disse Ron, sgomento.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Lo so, ma… abbiamo preso un Impegno» protestò Hermione con una vocina sottile.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    I prati intorno al castello luccicavano sotto il sole come se fossero stati verniciati di fresco; il cielo lImpido sorrideva sulla levigata, scintillante superficie del lago; l’erba verde e setosa era increspata a tratti da una brezza gentile. Giugno era arrivato, ma per gli studenti del quinto anno voleva dire solo una cosa: incombevano i G.U.F.O.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Naturalmente l’Importante non è quello che sai» lo sentirono dire a Tiger e Goyle a voce alta davanti all’aula di Pozioni pochi giorni prima degli esami, «ma chi conosci. E mio padre è amico da anni del Capo della Commissione Magica d’Esame… la vecchia Griselda Marchbanks è venuta da noi a cena, sapete…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Devo avvertirvi che ai fogli che userete sono stati applicati i più severi incantesimi antiimbroglio. È proibito l’uso di Piume a Risposta Automatica, come pure di Ricordelle, Polsini Copiativi e Inchiostro Autocorrettivo. Mi dispiace dire che ogni anno sembra che ci sia almeno uno studente convinto di poter aggirare le regole fissate dalla Commissione Magica d’Esame. Mi auguro solo che stavolta non sia nessuno di Grifondoro. La nostra nuova… Preside…» e pronunciò la parola con la stessa espressione di zia Petunia quando contemplava una macchia di sudiciume particolarmente resistente, «…ha chiesto ai Direttori delle Case di informare gli allievi che qualunque imbroglio sarà severamente punito… poiché, ovviamente, dai risultati degli esami verrà giudicato anche il nuovo regime Imposto dalla Preside…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «…tuttavia questa non è una ragione valida per non Impegnarsi al massimo. Dovete pensare al vostro futuro».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Fu una serata inquieta. Tutti tentavano un ripasso all’ultimo minuto, ma nessuno sembrava capace di concentrarsi. Harry andò a letto presto, e poi rimase sveglio per quelle che gli parvero ore. Ricordò il colloquio di orientamento e la McGranitt che dichiarava furibonda che l’avrebbe aiutato a diventare Auror fosse stata l’ultima cosa che faceva. Ora che l’esame era alle porte, quasi rImpiangeva di non aver espresso un desiderio meno ambizioso. Sapeva di non essere l’unico insonne, ma nessuno dei suoi compagni aprì bocca e alla fine, uno dopo l’altro, si addormentarono tutti.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Mercoledì toccò a Erbologia (e a parte il morso inflittogli da un Geranio Zannuto, Harry aveva l’Impressione di essersela cavata piuttosto bene); e giovedì a Difesa contro le Arti Oscure. Per la prima volta Harry ebbe la certezza che sarebbe passato col massimo dei voti. Non incontrò difficoltà in nessuna delle domande scritte, e durante l’esame di pratica provò un piacere particolare nell’eseguire tutti i controincantesimi e gli incantesimi difensivi davanti alla Umbridge, che lo osservava gelida accanto alla porta.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Oh, taci!» scattò lei, rabbiosa. «Potrebbe fare la differenza fra promozione e bocciatura. E peggio ancora, qualcuno ha infilato un altro Snaso nell’ufficio della Umbridge. Non so come abbiano fatto ad aprire la nuova porta, ma quando sono passata ho sentito la Umbridge che strillava da spaccare i tImpani… a quanto pare, lo Snaso stava cercando di morderle una gamba…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «A volte sei così ingenuo! Credi davvero che a quella Importino le prove?» ribatté Hermione, che sembrava decisa a restare del suo umore tempestoso, e uscì sbattendosi la porta alle spalle, diretta al dormitorio femminile.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Nessuno fu tanto stupido da replicare, così lei non poté sfogarsi su di loro e dovette accontentarsi di rImproverare alcuni ragazzi del primo anno perché ridevano troppo forte.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Giusto. Non dovremo più far finta che ci Importi cosa succede quando Giove e Urano diventano troppo amici».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Riavvicinò l’occhio al telescopio e lo mise a fuoco per individuare Venere, ma quando guardò di nuovo la mappa per segnarne la posizione, qualcosa lo distrasse; si bloccò, la piuma sospesa sulla pergamena, e scrutò nell’oscurità. Cinque sagome stavano attraversando il prato. Se fossero state immobili, e se il chiaro di luna non avesse scintillato sulle loro teste, sarebbe stato Impossibile distinguerle. Anche da lontano fu sicuro di riconoscere il modo di camminare della più tozza, che sembrava guidare il gruppetto.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    La porta della capanna si era spalancata e nella luce Improvvisa lo distinsero perfettamente: una figura massiccia che ruggiva e agitava i pugni, circondata da cinque persone, tutte — a giudicare dai sottili fili scarlatti puntati su di lui — intente a Schiantarlo.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Non appena il vecchio ebbe varcato la soglia della Sala Grande, Harry salì di corsa la scala di marmo, sfrecciò nel corridoio così in fretta che i ritratti gli borbottarono rImproveri, salì un’altra rampa di scale e fece irruzione in infermeria con la violenza di un uragano, strappando un grido di spavento a Madama Chips, che stava infilando un cucchiaio pieno di un liquido blu elettrico nella bocca aperta di Montague.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    L’Improvviso squillo della campanella fu seguito dal rombo lontano degli studenti che si riversavano nei corridoi sopra e sotto di lui. Rimase immobile, fissando Madama Chips a occhi sbarrati. Si sentì invadere dal terrore.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ma… Harry, rifletti» insisté Hermione, muovendo un passo verso di lui, «sono le cinque del pomeriggio… il Ministero della Magia dev’essere pieno di Impiegati… com’è possibile che Voldemort e Sirius siano entrati senza farsi vedere? Harry… probabilmente sono i due maghi più ricercati del mondo… credi che possano entrare in un palazzo pieno di Auror senza farsi notare?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ma è così… così Improbabile!» esclamò lei disperata. «Harry, come ha fatto Voldemort a catturare Sirius, che è sempre stato rinchiuso in Grimmauld Place?»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Mi è appena venuta in mente una cosa» disse Ron con voce soffocata. «Il fratello di Sirius era un Mangiamorte, no? Avrà confidato a Sirius come fare per Impadronirsi di quell’arma!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Hermione, non m’Importa se l’ha fatto per attirarmi oppure no… la McGranitt è al San Mungo, a Hogwarts non è rimasto nessuno dell’Ordine a cui possa rivolgermi, e se non andiamo Sirius morirà!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Allora proprio non capisci!» le urlò contro. «Non sono incubi! Non sono sogni normali! A cosa credi che servissero tutte quelle lezioni di Occlumanzia? Perché Silente ci teneva tanto che Imparassi a bloccare la mente? Perché i miei sogni sono VERI! Sirius è in trappola, l’ho visto. Voldemort l’ha catturato e nessun altro lo sa, e questo vuol dire che siamo i soli a poterlo salvare, e se non volete aiutarmi, d’accordo, ma io andrò da lui, capito? E se ricordo bene, non avete avuto problemi con la mia mania di salvare la gente quando ho salvato te dai Dissennatori, o…» e si voltò a guardare Ron, «…tua sorella dal Basilisco…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ma Harry, lo hai appena detto tu» sbottò Hermione, «Silente voleva che tu bloccassi queste visioni. E se avessi Imparato Occlumanzia come si deve, non avresti mai visto questo…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Sei davvero scortese, sai» osservò Imperturbabile Luna.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Harry si voltò soffocando un’Imprecazione. Ci mancava solo Luna Lovegood.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Un momento» disse all’Improvviso Hermione. «Harry, loro possono aiutarci».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Per quanto furioso e Impaziente, Harry dovette riconoscere che l’offerta di Hermione di entrare insieme a lui nell’ufficio della Umbridge era una prova di solidarietà e lealtà.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Ma prima di poter pronunciare una qualunque maledizione o insulto, Harry provò un dolore acutissimo alla testa; la cenere gli riempì i polmoni e, tossendo, fu trascinato indietro fra le fiamme per trovarsi all’Improvviso di fronte alla faccia larga e pallida della professoressa Umbridge, che lo aveva afferrato per i capelli e gli torceva il collo all’indietro come se volesse tagliargli la gola.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Credeva forse» sussurrò, piegandogli la testa al punto da costringerlo a fissare il soffitto, «che dopo due Snasi avrei permesso a un’altra orrenda bestiaccia di entrare nel mio ufficio? Ho piazzato Incantesimi Sensori Segreti tutt’attorno alla porta, sciocco ragazzo. Gli prenda la bacchetta» latrò a qualcuno che Harry non poteva vedere, e subito una mano gli frugò nella tasca interna della veste e se ne Impadronì. «E anche la sua».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Presi tutti!» annunciò Warrington, spingendo brutalmente Ron nella stanza. «Lui» puntò un dito tozzo contro Neville, «ha cercato d’Impedirmi di fermare quella» e indicò Ginny, che tentava di prendere a calci le gambe di una grossa ragazza di Serpeverde, «così ho catturato anche lui».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Allora, Potter» disse. «Ha piazzato un paio di sentinelle attorno al mio ufficio e ha mandato quell’idiota» accennò a Ron, il che fece ridere Malfoy perfino più forte, «a raccontarmi che il poltergeist combinava disastri nel Dipartimento di Trasfigurazione, mentre sapevo benissimo che era Impegnato a sparare inchiostro sulle lenti di tutti i telescopi della scuola… come mi aveva appena riferito il signor Gazza. A quanto pare, aveva fretta di parlare con qualcuno. Con Albus Silente, forse? O con quell’ibrido… Hagrid? Dubito che si trattasse di Minerva McGranitt… ho sentito che sta troppo male per parlare con chiunque».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Harry tornò a fissare la Umbridge, che lo studiava con attenzione, e tentò di restare Impassibile quando Draco Malfoy rientrò e tenne aperta la porta per far passare Piton.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Gliel’ho già spiegato» replicò Imperturbabile Piton. «La mia provvista di Veritaserum è finita. A meno che non voglia avvelenare Potter — e le assicuro che in tal caso avrebbe tutta la mia sImpatia — non posso aiutarla. Purtroppo la maggior parte dei veleni agisce troppo in fretta e non lascia alla vittima il tempo di dire la verità».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Piton si voltò. La sua espressione era Imperscrutabile. Harry non sapeva se avesse capito oppure no, ma non osò parlare più chiaro davanti alla Umbridge.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Sembrava che si volesse convincere a fare qualcosa. Passò nervosamente il peso da un piede all’altro, fissando Harry e picchiando la bacchetta contro il palmo vuoto, il respiro affannoso. Harry si sentì orribilmente Impotente senza la propria bacchetta.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ma dovevamo dirgli una cosa Importante!» balbettò Hermione, le mani ancor più serrate sul viso… non — capì Harry — per nascondere le lacrime, ma la loro mancanza.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «È nascosta nella capanna di Hagrid?» sussurrò Impaziente la Umbridge all’orecchio di Harry.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Scoppiò a ridere. Harry controllò a stento l’Impulso di voltarsi di scatto e prenderla per la gola. Sentiva la cicatrice pulsare nell’aria dolce della sera, ma ancora il dolore non era lacerante come sarebbe successo se Voldemort avesse sferrato il colpo mortale.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Una freccia attraversò l’aria sibilando per conficcarsi con un suono sordo e minaccioso in un tronco, sopra la sua testa. Un Improvviso scalpitare di zoccoli fece rimbombare l’aria e tremare il terreno; la Umbridge lanciò un grido e spinse Harry davanti a sé come scudo…
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Una freccia le volò così vicino che s’Impigliò nei suoi capelli color topo: con un urlo lacerante, la Umbridge si portò di scatto le mani alla testa, e i centauri esplosero in grida di approvazione e risate rauche. Il suono delle loro selvagge risate simile a nitriti echeggiò nella penombra della radura, e la vista degli zoccoli scalpitanti era davvero terribile.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Improvvisamente, funi simili a grossi serpenti scaturirono dal nulla e si avvolsero attorno al centauro, bloccandogli le braccia: Magorian lanciò un verso rabbioso e s’Impennò, tentando di liberarsi, e i suoi compagni si buttarono alla carica.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Noi non aiutiamo gli umani!» ringhiò il centauro che teneva Harry, Impennandosi al punto che i piedi del ragazzo si staccarono per un attimo da terra. «Noi siamo una razza a parte, e fieri di esserlo. Non vi permetteremo di andar via di qui a vantarvi di averci fatto eseguire i vostri ordini!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Harry non sapeva che cosa volesse dire “hagger”, né che lingua fosse, e nemmeno gliene Importava; stava fissando i piedi di Grop, grossi praticamente quanto lui. Hermione gli si aggrappò a un braccio; i centauri tacevano e osservavano l’enorme testa rotonda girare prima da una parte e poi dall’altra, come se cercasse qualcosa che gli era caduto.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Ma queste parole non parvero Impressionare Grop. Si curvò (gli archi dei centauri tornarono a tendersi) e urlò: «HAGGER!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «E va bene, non ha Importanza, comunque» disse scoraggiato. «Tanto non sappiamo come arrivare a Londra…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Dopo aver scoperto che era possibile assicurare le ginocchia dietro la giuntura dell’ala, si girò a controllare come se la cavavano gli altri. Neville si era issato sul Thestral accanto al suo e cercava di passare una delle sue corte gambe sul dorso della creatura. Luna era già pronta, seduta all’amazzone, e si rassettava la veste come se cavalcasse Thestral tutti i giorni. Invece Ron, Hermione e Ginny se ne stavano ancora Impalati, a bocca aperta.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Per un attimo l’animale rimase immobile; poi, con un movimento sinuoso che per poco non disarcionò Harry, le ali si spalancarono; il Thestral si acquattò lentamente per scattare verso l’alto quasi in verticale, costringendo Harry ad aggrapparsi con braccia e gambe per non scivolare all’indietro sulla groppa ossuta. Quando emersero d’Impeto oltre i rami più alti e si librarono nel tramonto rosso sangue, chiuse gli occhi e premette il viso contro la morbida criniera.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Non aveva mai viaggiato a una tale velocità: il Thestral sfrecciò sopra il castello battendo appena le grandi ali; l’aria ormai fresca schiaffeggiava il viso di Harry; stringendo gli occhi contro il vento Impetuoso, si voltò indietro e vide i suoi cinque compagni curvi sul collo delle loro cavalcature per proteggersi dalla sua scia.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Ed ecco che brillanti luci arancioni, sempre più grandi, li circondavano da ogni lato; videro alti palazzi, fiumi di lampioni accesi simili a luminosi occhi di insetto, i riquadri giallo pallido delle finestre. D’un tratto, o così parve, il marciapiede balzò verso di loro; Harry si aggrappò al Thestral con tutte le sue forze, preparandosi all’Impatto, ma l’animale toccò terra con la leggerezza di un’ombra e lui scivolò giù dal suo dorso e scrutò la strada dove il cassone traboccante stava ancora accanto alla malridotta cabina telefonica, entrambi scoloriti dalla piatta luce arancione dei lampioni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Ron e Ginny obbedirono; Hermione, Neville e Luna si strizzarono dietro di loro; Harry lanciò un’ultima occhiata ai Thestral, Impegnati a rovistare nel cassone in cerca di cibo putrefatto, e poi anche lui s’infilò nella cabina.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Si trovavano in una grande stanza circolare. Tutto era nero, pavimento e soffitto compresi; nelle pareti nere si susseguivano a intervalli regolari porte nere tutte uguali, prive di contrassegni e di maniglie, e fra l’una e l’altra ardevano grappoli di candele dalle fiammelle azzurrine; la fredda luce tremolante riflessa nel lucido pavimento di marmo dava l’Impressione di camminare su una pozza di acqua scura.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Neville obbedì e Harry subito rImpianse d’averlo detto. Senza la striscia di luce delle torce nel corridoio dietro di loro, la stanza diventò così buia che per un momento le uniche cose visibili furono i gruppi di frementi fiammelle azzurre sulle pareti e il loro spettrale riflesso sul pavimento.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Per un istante Harry non riuscì a vedere altro che le striature azzurre rimaste Impresse nelle sue pupille.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Aveva ragione: ormai riconoscere la porta per tornare indietro era Impossibile quanto scorgere una formica sul pavimento nero; e quella che avrebbero dovuto varcare poteva essere una qualunque delle tante attorno a loro.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Per ora non ha Importanza» replicò Harry, sbattendo le palpebre nel tentativo di cancellare le striature azzurrine e stringendo con più forza la bacchetta. «Prima dobbiamo trovare Sirius…»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Mosse la bacchetta, e sul battente si Impresse una “X” fiammeggiante. Appena la porta fu chiusa, si levò di nuovo il boato e di nuovo la parete cominciò a ruotare… ma fra le strie azzurrine ora spiccava una chiazza rosso-oro e, quando la stanza si fermò, la croce fiammeggiante ardeva ancora, indicando la porta che avevano già tentato.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Saltando da una panca all’altra, Harry continuò a scendere finché non ebbe raggiunto il fondo della cavità e avanzò piano verso la piattaforma, il suono dei suoi passi che rimbombava nella stanza. Visto da là sotto, l’arco ogivale sembrava molto più Imponente. E il velo continuava a muoversi come se qualcuno fosse appena passato.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Sembrava spaventata, molto più che nella Stanza dei Cervelli, ma per Harry l’arco, pur vecchio com’era, aveva una sua bellezza. E quel velo che continuava a incresparsi lo incuriosiva: provava l’Impulso sempre più forte di salire sulla piattaforma e attraversarlo.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Impossibile. Nel sogno, Harry apriva tutte le porte» ribatté Hermione, tracciando anche su quella una croce fiammeggiante, mentre Harry si rimetteva in tasca il manico del coltello di Sirius ormai inutile.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «È questa» disse Harry di nuovo, il cuore che gli batteva così forte e rapido da Impedirgli quasi di parlare. «È di qua…»
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Non voleva ascoltarlo; non voleva sentirsi dire che era stato uno sciocco, o che era meglio tornare a Hogwarts, ma una vampa rovente si diffondeva sul suo viso e avrebbe voluto rintanarsi là sotto, al buio, per un bel po’ prima di affrontare la luce dell’Atrium e gli sguardi di rImprovero degli altri…
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Si avvicinò. Era meno alto di Ron, perciò dovette allungare il collo per leggere l’etichetta sullo scaffale sotto la piccola sfera Impolverata. Una calligrafia spigolosa vi aveva scritto una data di più o meno sedici anni prima, e subito sotto:
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Non farlo, Harry» disse all’Improvviso Neville. Harry lo guardò. Aveva il viso tondo lucido di sudore. Pareva che non fosse più in grado di sostenere altre emozioni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Cedendo a un Impulso avventato, chiuse le dita sulla superficie polverosa della sfera. Immaginava che fosse fredda: invece no. Anzi, sembrava che fosse rimasta al sole per ore, come se la tenue luce interna la riscaldasse. Aspettandosi, quasi sperando che succedesse qualcosa di drammatico, qualcosa di eccitante che dopotutto giustificasse il loro lungo, pericoloso viaggio, tolse la sfera di vetro dallo scaffale e la fissò.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «È giunta l’ora che tu Impari la differenza tra la realtà e i sogni, Potter» disse Malfoy. «E ora dammi la profezia, o dovremo usare le bacchette».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    La mente di Harry lavorava spedita. I Mangiamorte volevano quella polverosa sfera di vetro di cui a lui non Importava nulla. A lui interessava soltanto portare fuori di lì gli amici sani e salvi, evitando che pagassero un prezzo terribile per la sua stupidità…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Perché?» rise Malfoy, incredulo e insieme deliziato. «Perché, Potter, le uniche persone alle quali è permesso ritirare una profezia dall’Ufficio Misteri sono coloro che ne sono l’oggetto… come l’Oscuro Signore ha scoperto quando ha tentato di usare altri per Impadronirsene».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte aveva recuperato la bacchetta, finita sul pavimento accanto alla scintillante campana di vetro. Harry si tuffò dietro un altro tavolo. Il suo avversario si voltò, ma il cappuccio gli era scivolato sugli occhi Impedendogli di vedere; se lo strappò con la mano libera e gridò: «STUP…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    La testa dell’uomo si rImpiccioliva a grande velocità, la corta barba si ritraeva nelle guance sempre più lisce, i capelli neri rientravano nel cranio che si arrotondava e si copriva di peluria vellutata…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte scosse la testa tentando di schiarirsi le idee, ma prima che riuscisse a riprendersi, quella tornò a rImpicciolirsi…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Trionfanti, urlarono: «ImpEDIMENTA!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Un lamento atterrito dentro la sua testa gli Impediva di pensare con chiarezza: aveva una mano posata sulla spalla ancora calda di Hermione, ma non osava abbassare lo sguardo per controllare come stava. Fa’ che non sia morta, fa’ che non sia morta, è colpa mia se muore…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    L’Improvvisa ondata di sollievo lasciò Harry stordito per un attimo.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Non Importa!» sentì gridare una voce d’uomo. «Ci sono altri modi per entrare… LI ABBIAMO IN PUGNO! SONO QUI!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Passi rapidi risuonavano dietro le porte, e a tratti qualcuna tremava e scricchiolava sotto l’Impatto di un corpo pesante. Luna e Neville stavano bloccando quelle sulla parete opposta… ma quando Harry arrivò in fondo alla stanza sentì Luna gridare: «Collo… aaaaaaaaargh!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Grazie!» disse Harry a Neville, scostandolo quando Sirius e il Mangiamorte passarono accanto a loro, duellando con tale accanimento che non si vedevano quasi le loro bacchette. All’Improvviso il piede di Harry calpestò qualcosa di tondo e duro che per poco non lo fece scivolare: dapprima temette che gli fosse caduta la sfera, ma poi vide l’occhio magico di Moody rotolare sul pavimento.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Neville obbedì… Harry lo sollevò… le gambe di Neville non smettevano di scattare qua e là, rifiutandosi di sorreggerlo… e poi qualcuno all’Improvviso fu loro addosso: caddero entrambi all’indietro, Neville che dimenava le gambe come uno scarabeo rovesciato, Harry col braccio sinistro sollevato per evitare che la sfera si frantumasse.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry lanciò la profezia sul pavimento, Neville rotolò sulla schiena, la acciuffò e la strinse al petto. Subito Malfoy gli rivolse contro la bacchetta, ma Harry puntò la propria alle spalle e urlò: «Impedimenta!»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Lo tirò su con un altro sforzo sovrumano; ma una cucitura della veste cedette: la piccola sfera di vetro rotolò fuori dalla tasca e, prima che potessero recuperarla, Neville la colpì con un piede: fece un volo di tre metri alla loro destra e andò a schiantarsi sul gradino di sotto. Fissarono a occhi sgranati il punto dove si era rotta, sconvolti, e una sagoma perlacea con gli occhi enormi si srotolò davanti a loro. Furono i soli ad accorgersene. Harry la vide muovere le labbra, ma tutte le urla e gli schianti attorno gli Impedirono di sentire una sola parola. La sagoma tacque e si dissolse.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Non Importa!» gridò Harry. «Cerca di stare in piedi, andiamocene…»
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Sirius parve Impiegare un’eternità a toccare terra: il suo corpo si piegò con grazia e cadde all’indietro oltre il velo logoro appeso all’arco.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Attorno a loro c’era il caos, un tumulto vano, i lampi di altri incantesimi. Per Harry quel fracasso era privo di senso, inutili le maledizioni che sfrecciavano tutt’attorno: l’Importante era solo che Lupin smettesse di fingere che Sirius — Sirius, che si trovava a pochi centimetri da loro, dietro quella vecchia tenda — non sarebbe ricomparso da un momento all’altro, scostando dal viso i capelli scuri, ansioso di riprendere a combattere.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Harry sbarrò gli occhi, Impietrito.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Fanny calò davanti a Silente, spalancò il becco e inghiottì lo zampillo verde: esplose in fiamme e cadde a terra, Implume e raggrinzita. Nello stesso istante, la bacchetta di Silente si mosse in un unico, lungo gesto fluido; il serpente che stava per affondare le zanne nella sua carne volò per aria e svanì in una voluta di fumo nero, e l’acqua della vasca si levò a coprire Voldemort come un bozzolo di vetro fuso.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Accecato e morente, ogni parte di lui che Implorava urlando d’essere liberata, Harry sentì la creatura usarlo di nuovo…
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Harry si limitò a rivolgere un cenno di assenso al tappeto, che stava diventando più chiaro via via che il cielo Impallidiva. Era sicuro che tutti i ritratti nella stanza ascoltassero con grande attenzione ogni parola di Silente, chiedendosi dove fossero stati lui e Harry, e perché qualcuno fosse rimasto ferito.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «NON M’ImpORTA!» gridò loro Harry, afferrando un Lunascopio e lanciandolo nel camino. «NE HO ABBASTANZA, HO VISTO ABBASTANZA, VOGLIO USCIRNE, VOGLIO CHE FINISCA, NON M’ImpORTA PIÙ…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sì che t’Importa» disse Silente. Non era trasalito, né aveva fatto un solo gesto per Impedirgli di demolire l’ufficio. La sua espressione era serena, quasi distaccata. «T’Importa al punto che ti sembra di dissanguarti dal dolore».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Io… NO!» urlò Harry, così forte da avere l’Impressione che gli si lacerasse la gola, e per un istante provò l’Impulso di gettarsi su Silente e spezzare anche lui, di rompere quella vecchia faccia Impassibile, di scrollarlo, ferirlo, fargli provare una minima parte dell’orrore che aveva dentro.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sì, invece» continuò Silente con calma ancora maggiore. «Hai perso tua madre, tuo padre, e anche la persona più vicina a un genitore che tu abbia mai conosciuto. Certo che t’Importa».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Ma urlare non era abbastanza, fare tutto a pezzi non era abbastanza; voleva fuggire, voleva correre senza più fermarsi e non guardarsi mai indietro, andare dove non potesse più vedere quei chiari occhi azzurri, quella vecchia faccia odiosamente serena. Corse d’Impeto alla porta e scrollò con forza la maniglia.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «E lei crede… che voglia… che m’interessi… NON M’ImpORTA QUELLO CHE DEVE DIRE!» sbottò Harry. «Non voglio sentire una parola di quello che deve dire!»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Questo me l’ha già detto, professore» ribatté brusco Harry. Non gli Importava di essere scortese. Non gli Importava più di niente.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Vedi» riprese Silente, «ero convinto che ben presto Voldemort avrebbe tentato di penetrare nella tua mente per manipolare i tuoi pensieri, e non intendevo offrirgli altri incentivi. Di sicuro, se si fosse reso conto che il nostro rapporto era — o era stato — più stretto di quello fra preside e studente, avrebbe cercato di servirsi di te per spiarmi. Temevo che ti usasse, Harry, che si Impadronisse di te. E credo di aver avuto ragione, perché le rare volte che io e te ci siamo trovati in stretto contatto mi è parso di scorgere la sua ombra fremere dietro i tuoi occhi…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Trasse un profondo sospiro. Harry sentiva le sue parole scorrergli addosso. Fino a pochi mesi prima avrebbe dato qualunque cosa per sapere tutto, ma ormai non aveva senso, davanti alla voragine che la perdita di Sirius aveva spalancato dentro di lui: più niente aveva Importanza…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «E poi hai visto Rookwood, che prima del suo arresto lavorava nell’Ufficio Misteri, e lo hai sentito dire a Voldemort quello che noi già sapevamo: le profezie custodite nel Ministero della Magia sono protette da incantesimi potentissimi. Soltanto la persona a cui si riferiscono può prenderle dagli scaffali senza Impazzire: nel caso specifico, Voldemort in persona sarebbe dovuto uscire finalmente allo scoperto e introdursi nell’Ufficio Misteri, o avresti dovuto farlo tu per lui. Per questo era essenziale che tu studiassi a fondo Occlumanzia».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Invece non l’ho fatto» mormorò Harry. Lo ripeté a voce alta, nel tentativo di alleggerire il senso di colpa che lo opprimeva: forse una confessione avrebbe in parte sollevato il peso spaventoso che gli gravava sul cuore. «Non l’ho fatto, non m’Importava, avrei potuto bloccare quei sogni, Hermione continuava a dirmelo, se lo avessi fatto, Voldemort non avrebbe potuto mostrarmi dove andare e… Sirius non sarebbe… Sirius non sarebbe…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Aveva l’Impressione che gli esplodesse la testa: doveva giustificarsi, spiegare…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Per esempio il fatto che per Sirius tu eri la persona più Importante del mondo» rispose Silente piano. «E che, per te, lui era un incrocio fra un padre e un fratello. Naturalmente Voldemort sapeva già che Sirius faceva parte dell’Ordine, e che tu conoscevi il suo nascondiglio… ma le informazioni di Kreacher gli fecero capire che per salvare Sirius Black tu saresti stato disposto a correre qualunque rischio».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Stavo sempre peggio, dopo quelle lezioni; la cicatrice mi faceva più male…» Ricordò i sospetti di Ron e proseguì d’Impeto: «Come fa a sapere che non stesse cercando d’indebolirmi per aiutare Voldemort, per rendergli più facile penetrare nella mia…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «È giunto il momento di dirti quello che avrei dovuto dirti cinque anni fa, Harry. Siediti, ti prego. Saprai tutto. Ti chiedo solo un po’ di pazienza. Avrai modo di urlare… di fare quello che vuoi… quando avrò finito. Non te lo Impedirò».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «La risposta è che la mia prima preoccupazione era tenerti in vita. Correvi un pericolo maggiore di quanto chiunque, a parte me, potesse capire. Voldemort era stato appena sconfitto, ma i suoi seguaci — molti temibili quanto lui — erano ancora in circolazione, furibondi, disperati, violenti. E io dovevo prendere una decisione anche per gli anni futuri. Ero convinto che Voldemort fosse scomparso per sempre? No. Non sapevo se avrebbe Impiegato dieci, venti o cinquant’anni, ma ero sicuro che sarebbe tornato e, conoscendolo come lo conosco, ero anche sicuro che non avrebbe avuto pace finché non ti avesse ucciso.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ma lei non mi vuole bene» disse subito Harry. «Non le Importa un acci…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «E poi… be’, ricorderai che cos’è successo durante il tuo primo anno a Hogwarts. Hai affrontato splendidamente la sfida che ti aspettava e presto — molto prima di quanto avessi previsto — ti sei trovato faccia a faccia con Voldemort. E di nuovo sei sopravvissuto. Meglio ancora: gli hai Impedito di riacquistare i suoi pieni poteri. Hai lottato come un uomo. Ero fiero di te… più di quanto tu possa immaginare.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ma nel mio meraviglioso piano c’era una pecca» disse Silente. «Una pecca ovvia, e già allora ero consapevole che avrebbe potuto mandarlo a rotoli. Eppure, sapendo quanto fosse Importante che il mio piano avesse successo, decisi di non permettere a quell’unica pecca di rovinarlo. Io solo potevo Impedirlo, perciò io solo dovevo essere forte. E affrontai la mia prima prova quando tu eri in infermeria, ancora debole dopo la battaglia contro Voldemort».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Che cosa posso dire in mia difesa? Sfido chiunque ti abbia osservato come ho fatto io — con più Impegno di quanto tu possa immaginare — a non desiderare di risparmiarti altre sofferenze. Che cosa Importava che in un lontano futuro fossero massacrati sconosciuti senza nome né volto, se nel presente tu eri vivo e felice? Mai mi sarei sognato di avere vicino qualcuno come te.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Harry aveva l’Impressione che qualcosa si stesse chiudendo su di lui. Aveva di nuovo il fiato corto.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ha scelto il ragazzo che a suo parere aveva più probabilità di costituire un pericolo» disse Silente. «E nota bene, Harry: non il purosangue (che secondo il suo credo è l’unico mago degno d’esistere), ma il Mezzosangue come lui. Prima ancora di averti visto, si è riconosciuto in te; e nell’Imprimerti quella cicatrice non ti ha ucciso, com’era sua intenzione, ma ti ha dato un potere, e un futuro, che ti ha permesso di sfuggirgli non una volta, ma quattro: un’Impresa mai riuscita né ai tuoi genitori, né a quelli di Neville».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sì, in effetti sarebbe stato logico» disse Silente, «ma il fatto è che le sue informazioni sulla profezia erano incomplete. La Testa di Porco, che Sibilla aveva scelto perché costava poco, ha sempre attratto una clientela più… come dire?… interessante dei Tre Manici di Scopa. Come anche tu e i tuoi amici avete scoperto a vostre spese, è un posto dove non si è mai al sicuro da orecchie indiscrete. Naturalmente, quando avevo fissato l’incontro con Sibilla Cooman, non potevo immaginare che avrei sentito qualcosa d’Importante. Ma ho — abbiamo — avuto un colpo di fortuna: l’ascoltatore indesiderato è stato individuato e buttato fuori quando Sibilla aveva appena cominciato a declamare la profezia».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Nell’Ufficio Misteri» lo interruppe Silente, «c’è una stanza che viene tenuta sempre chiusa. Contiene una forza al tempo stesso più meravigliosa e più terribile della morte, dell’intelligenza umana e della natura. È forse il più misterioso fra i molti soggetti che vengono studiati laggiù. È la forza contenuta in quella stanza che tu possiedi in grande quantità, e che Voldemort non possiede affatto. È stata quella a spingerti laggiù stanotte per salvare Sirius. E ti ha salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può risiedere in un corpo tanto pieno della forza che lui detesta. Alla resa dei conti, non ha avuto Importanza che tu non riuscissi a chiudere la tua mente. È stato il tuo cuore a salvarti».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Harry chiuse gli occhi. Se non fosse corso a salvare Sirius, Sirius non sarebbe morto… «La fine della profezia…» chiese, senza dare molta Importanza alla risposta, più che altro per allontanare il momento in cui avrebbe dovuto pensare di nuovo a Sirius. «Come diceva…? Era qualcosa come… nessuno dei due può vivere…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Rimasero a lungo in silenzio. Da qualche parte, fuori di lì, Harry sentì un suono di voci, forse studenti diretti alla Sala Grande per una colazione di buon mattino. Sembrava Impossibile che al mondo ci fossero ancora persone che avevano voglia di mangiare e ridere, persone che non sapevano della scomparsa di Sirius Black, che non soffrivano per la sua morte. Sirius sembrava già lontano milioni di chilometri; eppure, una parte di Harry ancora credeva che, se solo avesse scostato quel velo, avrebbe scoperto Sirius che gli restituiva lo sguardo, pronto a salutarlo con la sua risata simile a un latrato…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Albus Silente, reintegrato nella posizione di Preside di Hogwarts (Scuola di Stregoneria e Magia), di membro della Confederazione Internazionale dei Maghi e di Stregone Capo del Wizengamot, si è finora rifiutato di rilasciare dichiarazioni. Durante lo scorso anno aveva più volte affermato che Voi-Sapete-Chi non era morto, come tutti avevano sperato e creduto, ma aveva ripreso a reclutare seguaci per tentare nuovamente di Impadronirsi del potere. Intanto, il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Voltarono tutti e sei la testa. La professoressa Umbridge, che occupava un letto di fronte a loro, teneva lo sguardo fisso al soffitto. Silente si era inoltrato da solo nella foresta per strapparla ai centauri; come ci fosse riuscito — come avesse fatto a riemergere dagli alberi insieme a lei senza nemmeno un graffio — nessuno lo sapeva, e di sicuro la Umbridge non l’aveva raccontato. Da quando era tornata al castello non aveva pronunciato una sola parola, almeno per quanto ne sapevano loro. Nessuno capiva che cosa aveva. I suoi capelli color topo, di solito Impeccabili, erano arruffati e ancora pieni di ramoscelli e foglie, ma a parte questo sembrava in condizioni normali.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Sto tentando di decidere quale maledizione usare contro Malfoy, signore» rispose Impassibile Harry.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    In risposta a un suo gesto Imperioso, entrambi strisciarono in avanti con aria imbarazzata.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    E poi lo fulminò un’idea… un’idea migliore di uno specchio… più grande, più Importante… come aveva fatto a non pensarci… perché non l’aveva mai chiesto?
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Quindi sei tornato, giusto?» lo incalzò Harry. «Chi muore può tornare. Sotto forma di fantasma. Non è costretto a sparire del tutto. Allora?» aggiunse Impaziente, quando Nick continuò a tacere.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Ai maghi è concesso di lasciare un’Impronta di se stessi sulla terra, così che la loro ombra sbiadita continui a percorrere le stesse strade che calpestarono in vita. Ma solo pochissimi maghi scelgono di farlo».
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Perché?» chiese Harry. «Ma non Importa… a Sirius non Importa se è una cosa insolita, tornerà, so che lo farà!»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry fu sorpreso di scoprire che quella notizia non gli faceva né caldo né freddo. Il desiderio di conquistare Cho apparteneva a un passato ormai scomparso; provava la stessa sensazione per molte cose che gli erano sembrate Importanti prima della morte di Sirius… la settimana trascorsa dall’ultima volta che aveva visto il suo padrino sembrava infinitamente lunga; si stendeva attraverso due universi, quello con Sirius, e quello senza di lui.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    I baffi di zio Vernon sembrarono rizzarsi per l’indignazione. Forse perché la bombetta gli diede l’errata Impressione di avere a che fare con uno spirito affine, si rivolse a Moody.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il polso del Primo Ministro accelerò al solo pensiero di quelle accuse, perché non erano né giuste né vere. Come accidenti avrebbe potuto il Governo Impedire che quel ponte crollasse? L’insinuazione che non si spendesse abbastanza per i ponti era a dir poco assurda. Quello poi aveva meno di dieci anni, e neanche i migliori esperti riuscivano a spiegare perché si era spezzato in due di netto, precipitando una decina di auto negli abissi del fiume sottostante. E come osavano sostenere che quei due efferatissimi e clamorosi omicidi fossero dovuti a una carenza di personale nella polizia? O che il Governo avrebbe dovuto prevedere l’uragano anomalo nel West Country che tanti danni aveva provocato alle persone e alle cose? Ed era colpa sua se uno dei suoi viceministri, Herbert Chorley, aveva scelto proprio quella settimana per comportarsi in modo così bizzarro da dover passare molto più tempo con la famiglia?
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Passò alla seconda pagina della relazione, vide quanto era lunga e decise che era un’Impresa disperata. Stiracchiò le braccia sopra la testa e volse per l’ufficio uno sguardo dolente. Era una stanza piacevole, con un bel camino di marmo di fronte alle alte finestre a ghigliottina, chiuse contro il freddo del tutto fuori stagione. Con un leggero brivido, il Primo Ministro si alzò e andò a guardare la nebbia sottile che premeva contro i vetri. E in quel momento, mentre dava le spalle alla stanza, sentì un lieve colpo di tosse.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Per un istante si abbandonò all’Impossibile speranza che nessuno gli rispondesse. Ma subito una voce replicò, una voce volitiva e perentoria che pareva stesse leggendo un discorso scritto. Veniva — come il Primo Ministro aveva capito già dal colpo di tosse — dall’ometto simile a una rana con una lunga parrucca argentea ritratto in un piccolo, sporco dipinto a olio nell’angolo più remoto della stanza.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Si affrettò a raggiungere la scrivania, aggiustandosi la cravatta. Si era appena seduto e aveva appena ricomposto il volto in quella che sperava fosse un’espressione rilassata e Imperturbabile, quando alte fiamme verdi si accesero nel focolare vuoto del camino di marmo. Il Primo Ministro rimase a guardare, cercando di non tradire la minima traccia di sorpresa o allarme, mentre un uomo corpulento appariva tra le fiamme, girando come una trottola. Qualche istante dopo ne uscì, calpestando un tappeto piuttosto antico e prezioso, e si spazzolò via la cenere dalle maniche del lungo mantello gessato. Aveva in mano una bombetta verde acido.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Naturalmente aveva pensato che la lunga campagna e la tensione delle elezioni lo avessero fatto Impazzire. Sentirsi rivolgere la parola da un ritratto era stato spaventoso, anche se nulla in confronto a quando un sedicente mago era saltato fuori dal camino e gli aveva stretto la mano. Era rimasto senza parole per tutto il tempo in cui Caramell gli aveva spiegato cortesemente che esistono ancora streghe e maghi nascosti nel mondo, e l’aveva rassicurato che non avrebbe dovuto preoccuparsi per loro, visto che il Ministero della Magia si prendeva cura dell’intera comunità magica ed evitava che la popolazione non magica sospettasse della sua esistenza. Era un mestiere difficile, aveva detto Caramell, che comprendeva tutto, dalle regole sull’uso responsabile delle scope volanti al monitoraggio della popolazione dei draghi (qui il Primo Ministro ricordava di essersi aggrappato alla scrivania per non cadere). Poi Caramell aveva dato una pacca paterna sulla spalla del Primo Ministro ancora sotto shock.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Cera voluto un po’ di tempo perché lo shock si attenuasse. Per un certo periodo aveva cercato di convincersi che Caramell era davvero un’allucinazione causata dalla mancanza di sonno durante l’estenuante campagna elettorale. In un vano tentativo di sbarazzarsi di tutto ciò che gli ricordava quello spiacevole incontro, aveva regalato il gerbillo a una felicissima nipotina e dato ordine al suo segretario personale di eliminare il ritratto parlante dell’ometto. Però, con grande sconforto del Primo Ministro, il quadro si era dimostrato Impossibile da rimuovere. Dopo che parecchi falegnami, uno o due operai, uno storico dell’arte e il Cancelliere dello Scacchiere avevano tentato invano di staccarlo dalla parete, il Primo Ministro aveva lasciato perdere e si era rassegnato a sperare che quel coso restasse zitto e immobile per il resto del suo mandato. Ogni tanto avrebbe potuto giurare di aver visto con la coda dell’occhio l’abitante del dipinto sbadigliare o grattarsi il naso; perfino, un paio di volte, uscire dalla cornice lasciandosi alle spalle solo una striscia di tela color fango. Tuttavia si era allenato a non guardare molto da quella parte, e a ripetersi con fermezza ogni volta che succedeva qualcosa del genere che si trattava di un’illusione ottica.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Oh, quasi dimenticavo» aveva aggiunto Caramell. «Stiamo Importando tre draghi e una sfinge dall’estero per il Torneo Tremaghi, una faccenda di routine, ma l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche mi dice che secondo le leggi dobbiamo informarvi se introduciamo nel paese creature altamente pericolose».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Sono stati i Mangiamorte» spiegò Caramell. «I seguaci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. E… e sospettiamo l’Implicazione di un Gigante».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «L’Implicazione di chi?»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Caramell fece una smorfia. «Ha usato i Giganti l’ultima volta, quando voleva gli effetti speciali. L’Ufficio Fraintendimenti sta lavorando ventiquattr’ore su ventiquattro, abbiamo squadre di Obliviatori Impegnate a modificare la memoria di tutti i Babbani che hanno visto quello che è successo davvero, abbiamo messo gran parte dell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche a setacciare il Somerset, ma non riusciamo a trovare il Gigante… è un disastro».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Caramell cadde in quello che era chiaramente un doloroso silenzio, infranto quasi subito dal ritratto che parlò all’Improvviso col suo rigido tono ufficiale.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Il primo, sciocco pensiero del Primo Ministro fu che Rufus Scrimgeour assomigliava molto a un vecchio leone. C’erano ciocche grigie nella sua criniera di capelli fulvi e nelle sopracciglia cespugliose; aveva ardenti occhi giallastri dietro un paio di occhiali cerchiati di metallo e, pur zoppicando leggermente, possedeva una certa grazia slanciata e scattante. Dava un’Impressione immediata di acume e durezza; il Primo Ministro pensò di capire perché la comunità magica preferisse Scrimgeour a Caramell come guida in quei tempi pericolosi.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Be’, noi no» lo interruppe Scrimgeour. «Sarebbe una gran brutta prospettiva per i Babbani se al loro Primo Ministro venisse inflitta la Maledizione Imperius. Il nuovo segretario del suo ufficio qui fuori…»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «È sotto il palese effetto di una Maledizione Imperius malamente eseguita» proseguì Scrimgeour. «Gli ha confuso il cervello, ma potrebbe ancora essere pericoloso».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Il Primo Ministro fissò disperato entrambi per un attimo, poi le parole che aveva faticosamente represso tutta la sera esplosero all’Improvviso: «Ma per l’amor del cielo… voi siete maghi! Voi fate magie! Siete in grado di risolvere… be’… tutto!»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Bussò alla porta prima che Bella, Imprecando sottovoce, la raggiungesse. Insieme rimasero in attesa, ansanti, inalando l’odore del fiume sporco portato dalla brezza notturna. Pochi secondi dopo, avvertirono un movimento dietro la porta, che si aprì di uno spiraglio. Lo spicchio di un uomo le guardò, un uomo con lunghi capelli corvini spartiti in due bande attorno al volto olivastro dagli occhi neri.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Codaliscia esitò, pronto a ribattere, ma poi si voltò e si diresse verso una seconda porta segreta. Si udirono dei colpi e un tintinnio di bicchieri. Dopo qualche secondo fu di ritorno con una bottiglia Impolverata e tre bicchieri su un vassoio. Li depose sul tavolo traballante e zampettò via, sbattendosi alle spalle la porta coperta di libri.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Per un centinaio di ragioni!» rispose lei ad alta voce, avanzando da dietro il divano per sbattere il bicchiere sul tavolo. «Da dove comincio? Dov’eri quando il Signore Oscuro è caduto? Perché non l’hai mai cercato quando è sparito? Che cos’hai fatto in tutti questi anni che hai passato sotto le sottane di Silente? Perché hai Impedito che il Signore Oscuro si procurasse la Pietra Filosofale? Perché non sei tornato subito quando è risorto? Dov’eri qualche settimana fa, quando abbiamo combattuto per Impossessarci della profezia per il Signore Oscuro? E perché, Piton, Harry Potter è ancora vivo, quando l’hai alla tua mercé da cinque anni?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bellatrix annuì in modo quasi Impercettibile e poi aprì la bocca, ma Piton la anticipò.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Sì, Bellatrix, sono rimasto» disse Piton, tradendo per la prima volta un’ombra di Impazienza. «Avevo un lavoro comodo che ho preferito a una visita ad Azkaban. Stavano catturando i Mangiamorte, lo sai. La protezione di Silente mi ha tenuto fuori di prigione, è stata molto opportuna e io l’ho usata. Lo ripeto: il Signore Oscuro non è dispiaciuto che io sia rimasto, quindi non vedo perché debba esserlo tu.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Credo che tu voglia sapere anche» continuò a voce un po’ più alta, perché Bellatrix dava segno di volerlo interrompere, «come mai mi sono frapposto tra il Signore Oscuro e la Pietra Filosofale. La risposta è facile. Lui non sapeva se poteva fidarsi di me. Pensava, come te, che da fedele Mangiamorte fossi diventato il tirapiedi di Silente. Era in condizioni pietose, molto debole, e condivideva il corpo di un mago mediocre. Non osò rivelarsi a un alleato del passato, se quell’alleato poteva consegnarlo a Silente o al Ministero. RImpiango profondamente che non abbia avuto fiducia in me. Sarebbe tornato al potere tre anni prima. Invece io ho visto solo l’avido, inetto Raptor che tentava di rubare la Pietra e, lo ammetto, ho fatto tutto ciò che potevo per ostacolarlo».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Rifletti!» esclamò Piton, di nuovo Impaziente. «Rifletti! Aspettando due ore, solo due ore, ho fatto in modo di poter restare a Hogwarts come spia! Da allora, lasciando credere a Silente che tornavo dalla parte del Signore Oscuro solo perché mi era stato ordinato, ho potuto passare informazioni su Silente e sull’Ordine della Fenice! Pensaci, Bellatrix: il Marchio Nero si stava rafforzando da mesi, sapevo che lui stava per tornare, tutti i Mangiamorte lo sapevano! Ho avuto un sacco di tempo per pensare a cosa volevo fare, per progettare la mia mossa successiva, per fuggire come Karkaroff, no?
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Piton la prese per i polsi e si liberò dalla sua stretta. Guardandole il volto striato di lacrime, disse lentamente: «Credo che voglia che lo faccia io, alla fine. Ma ha deciso che Draco provi per primo. Vedi, nell’Improbabile eventualità che Draco riesca, io potrei restare a Hogwarts ancora qualche tempo, a ricoprire il mio utile ruolo di spia».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Insomma, non gli Importa se Draco viene ucciso!»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «E se dovesse rendersi necessario… se Draco dovesse fallire…» sussurrò Narcissa (la mano di Piton si mosse nella sua, ma lui non la ritrasse), «vuoi tu portare a compimento l’Impresa che il Signore Oscuro ha ordinato a Draco di eseguire?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Ma il resto dell’articolo era coperto da una grossa gabbia: dentro c’era una magnifica civetta delle nevi. I suoi occhi d’ambra scrutavano la stanza con aria Imperiosa, e la testa ogni tanto ruotava per consentirle di osservare il padrone intento a russare. Una o due volte fece schioccare il becco, Impaziente, ma Harry dormiva troppo profondamente per sentirla.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    5. Se un membro della famiglia, un collega, un amico o un vicino vi sembrano comportarsi in modo inusuale, contattate immediatamente la Squadra Speciale Magica. Potrebbero trovarsi sotto l’influenza della Maledizione Imperius (vedi pagina 4).
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Ma Harry non aveva fatto i bagagli. Sembrava troppo bello per essere vero, venire sottratto dai Dursley dopo soli quindici giorni. Non riusciva a liberarsi dalla sensazione che qualcosa sarebbe andato storto: la sua risposta a Silente poteva essersi smarrita; Silente poteva avere qualche Impedimento e non riuscire a venire; la lettera poteva rivelarsi non opera di Silente, ma un trucco o uno scherzo o una trappola. Harry non era riuscito ad affrontare l’idea di fare i bagagli, per poi restare deluso e dover disfare il baule. L’unica cosa che aveva fatto nell’eventualità di un viaggio era stata chiudere in gabbia la sua civetta, Edvige.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry si destò al buio Improvviso come se la sveglia avesse suonato. Si raddrizzò in fretta gli occhiali, staccò la guancia dal vetro, vi premette invece il naso e socchiuse gli occhi per scrutare il marciapiede. Un’alta figura avvolta in un lungo mantello svolazzante risaliva il vialetto del giardino.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Un terzo colpo di bacchetta e apparvero a mezz’aria una bottiglia Impolverata e cinque bicchieri. La bottiglia s’inclinò e versò una dose generosa di liquido color miele nei bicchieri, che poi svolazzarono fino a ciascuno dei presenti.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Il miglior idromele di Madama Rosmerta, affinato in barrique» illustrò Silente, levando il bicchiere a Harry, che afferrò il suo e bevve. Non aveva mai assaggiato niente di simile, ma gli piacque moltissimo. Dopo uno scambio di occhiate atterrite, i Dursley cercarono di ignorare del tutto i loro bicchieri, Impresa non facile in quanto quelli continuavano a colpirli gentilmente sulla testa. Harry non riuscì a reprimere il sospetto che Silente si stesse divertendo.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Potete continuare a usarla come Quartier Generale» disse Harry. «Non m’Importa. Potete tenerla, non la voglio». Non voleva mai più rimettere piede al numero dodici di Grimmauld Place, se poteva evitarlo. Sarebbe stato ossessionato per sempre dal ricordo di Sirius che si aggirava da solo in quelle cupe stanze muffite, prigioniero del luogo che aveva così disperatamente desiderato lasciare.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Be’, ovviamente anche noi preferiremmo che non andasse a lei» rispose Silente, tranquillo. «La situazione è carica di complicazioni. Non sappiamo se gli incantesimi che noi stessi vi abbiamo Imposto, per esempio, rendendola indisegnabile, avranno ancora valore, ora che la proprietà non appartiene più a Sirius. Bellatrix potrebbe presentarsi alla porta da un momento all’altro. Naturalmente abbiamo dovuto trasferirci finché le cose non saranno chiarite».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Non mi Importa»rispose di nuovo Harry, guardando con disgusto l’elfo domestico che si contorceva e pestava i piedi. «Io non lo voglio».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «La magia che evocai quindici anni fa Implica che Harry abbia su di sé una protezione potente finché ancora può definire questo luogo casa sua. Per quanto infelice sia stato qui, per quanto male accetto, per quanto maltrattato, almeno, pur a malincuore, gli avete concesso un posto. La magia cesserà di funzionare nel momento in cui Harry compirà diciassette anni; in altre parole, nel momento in cui diventerà un uomo. Chiedo solo questo: che concediate a Harry di tornare ancora una volta in questa casa prima del suo diciassettesimo compleanno, il che garantirà che la protezione continui fino ad allora».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Nessuno dei Dursley disse nulla. Dudley era un po’ accigliato, come se stesse ancora cercando di capire quando mai era stato maltrattato. Zio Vernon sembrava avere qualcosa Impigliato in gola; zia Petunia, invece, era stranamente colorita.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Harry sentì il braccio di Silente sfuggirgli e rafforzò la presa: un attimo dopo, tutto diventò nero; si sentì premere da tutte le parti; non riusciva a respirare, come se fasce di ferro gli stringessero il petto; le pupille gli vennero ricacciate nella testa, i tImpani premuti più a fondo nel cranio, e poi…
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Perché sarebbe stato sgarbato quanto buttar giù a calci la porta» spiegò Silente. «La cortesia Impone che offriamo ai colleghi maghi l’opportunità di negarci l’ingresso. In ogni caso, gran parte delle abitazioni di maghi sono protette da incantesimi contro i Materializzatori indesiderati. A Hogwarts, per esempio…»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Sorrise e Harry capì che non lo stava rImproverando e che poteva fare altre domande.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «No, lo immaginavo. Non mi hai chiesto, per esempio, qual è il mio gusto di marmellata preferito, per essere certo che io sia davvero il professor Silente e non un Impostore».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Io non…» cominciò Harry, incerto se quello fosse invece un vero rImprovero.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Per futura informazione, Harry, è lampone… sebbene naturalmente, se fossi un Mangiamorte, mi sarei assicurato di indagare sulla mia marmellata preferita prima di Impersonare me stesso».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Si stavano avvicinando a una piccola, linda casa di pietra circondata da un giardino. Harry era troppo Impegnato ad assimilare la terribile idea degli Inferi per potersi concentrare su altro, ma quando ebbero raggiunto il cancello, Silente si fermò di botto e Harry lo urtò.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Mio caro Horace» rispose Silente, divertito, «se i Mangiamorte fossero davvero venuti a farti visita, sulla casa sarebbe stato Imposto il Marchio Nero».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Silente sorrise a Harry e gli indicò una poltrona non dissimile da quella che Lumacorno aveva appena Impersonato, accanto al fuoco riacceso e a una lampada a olio che brillava vivace. Harry prese posto con la netta Impressione che Silente, per qualche ragione, volesse tenerlo più in vista possibile. In effetti, quando Lumacorno, che si era indaffarato con caraffe e bicchieri, si voltò di nuovo, il suo sguardo cadde irresistibilmente su Harry.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Silente si alzò all’Improvviso.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry ebbe l’Improvvisa, vivida immagine di un enorme ragno gonfio che tesseva una tela attorno a sé, torcendo un filo qua e là per avvicinare un po’ di più le sue grasse, succulente mosche.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry annuì, lo sguardo ostinatamente fisso sul ragno che si arrampicava su per il cappello di Silente. Si rendeva conto che Silente lo capiva, che forse aveva addirittura sospettato che fino all’arrivo della sua lettera Harry aveva passato quasi tutto il tempo disteso sul letto, rifiutandosi di mangiare e fissando la finestra velata, pieno del gelido vuoto che aveva Imparato ad associare ai Dissennatori.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Gli occhi gli bruciarono all’Improvviso e batté le palpebre. Si sentiva stupido ad ammetterlo, ma il fatto di aver avuto qualcuno fuori da Hogwarts a cui Importava di lui, quasi come un genitore, era stata una delle cose più belle… e ora i gufi non gli avrebbero mai più portato quella consolazione…
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Saggia decisione, nel complesso» osservò Silente. «Anche se credo che dovresti aprirti con i tuoi amici, il signor Ronald Weasley e la signorina Hermione Granger. Sì» riprese, quando Harry parve stupito, «credo che debbano sapere. Fai loro un torto non confidando un segreto così Importante».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Sì. Credo sia arrivato il momento che io ricopra un ruolo più Importante nella tua istruzione».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

   Harry e Silente si avvicinarono alla porta sul retro della Tana, che era circondata dal consueto caos di vecchi stivali di gomma e calderoni arrugginiti; Harry sentì un chiocciare di galline assonnate arrivare da un capanno lontano. Silente bussò tre volte e Harry vide un Improvviso movimento dietro la finestra della cucina.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry annuì, la bocca così piena di zuppa bollente da Impedirgli di parlare.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, sai, visto il panico per Tu-Sai-Chi, saltano fuori strane cose in vendita dappertutto, cose che dovrebbero proteggere da Tu-Sai-Chi e dai Mangiamorte. Puoi immaginare di che genere: sedicenti pozioni protettive che in realtà sono sugo di arrosto con un po’ di pus di Bubotubero, o fatture difensive che in realtà ti fanno cascare le orecchie… Be’, perlopiù i ciarlatani sono gente come Mundungus Fletcher, che non hanno mai lavorato onestamente un giorno della loro vita e approfittano del terrore che c’è in giro, ma ogni tanto vien fuori qualcosa di veramente pericoloso. L’altro giorno Arthur ha sequestrato una scatola di Spioscopi maledetti che quasi di sicuro sono stati messi lì da un Mangiamorte. Quindi capisci, è un lavoro molto Importante, e io gli dico che è sciocco che senta la mancanza dei suoi traffici con le prese e i tostapane e tutta quanta quella spazzatura Babbana»concluse la signora Weasley con uno sguardo severo, come se fosse stato Harry a suggerire che fosse naturale avere nostalgia delle prese.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Con un’Improvvisa esclamazione indicò il quadrante dell’orologio. La lancetta del signor Weasley si era spostata su in viaggio.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Perfino alla luce fioca della lanterna Harry notò che la signora Weasley era diventata di un rosso acceso; e anche lui avvertì all’Improvviso un calorino attorno al collo e alle orecchie, e mandò giù in fretta la zuppa, facendo tintinnare il cucchiaio più forte che poteva contro la ciotola.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «È lei» disse Ginny, lasciandosi cadere pesantemente sul letto di Harry. «Mi sta facendo Impazzire».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Sulla soglia c’era una ragazza, di una bellezza così mozzafiato che la stanza sembrò Improvvisamente sottovuoto. Era alta e flessuosa, con lunghi capelli biondi, e pareva emanare un vago bagliore argenteo. Per completare quella visione perfetta, portava un vassoio carico di una ricca colazione.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    I suoi occhioni azzurri si allargarono e guardò con aria di rImprovero la signora Weasley, che si giustificò: «Non abbiamo ancora avuto modo di dirglielo».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, sì» rispose Ron, «ma se ti compare all’Improvviso, come prima…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non vorrai davvero averla intorno per sempre?» chiese Ginny, incredula. Quando lui alzò le spalle, aggiunse: «Be’, la mamma lo Impedirà, se appena può, ci scommetto quello che volete».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «È molto più sImpatica di Flebo» lo interruppe Ginny.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «No» rispose Harry, rImpiangendo di aver aperto bocca. «Stavo solo dicendo che Flebo… cioè, Fleur…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Né Ron né Hermione parlarono. Harry ebbe l’Impressione che si fossero congelati tutti e due. Continuò, sempre rivolto alla forchetta: «Sapete, quella che stavano cercando di rubare al Ministero».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Oh, be’, adesso non è Importante!» tagliò corto Hermione. «Harry, oh, Harry…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry tornò a guardare i suoi risultati. Erano buoni, secondo le sue aspettative. Provò solo una piccolissima fitta di rImpianto… Era la fine della sua ambizione di diventare un Auror: non era riuscito a ottenere il voto richiesto in Pozioni. Sapeva da sempre che non ce l’avrebbe fatta, ma sentì lo stesso un buco nello stomaco riguardando quella piccola ‘O’ nera.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Era strano, davvero, visto che era stato un Mangiamorte camuffato il primo a dire a Harry che sarebbe potuto diventare un buon Auror, ma in qualche modo l’idea si era Impadronita di lui, e non riusciva proprio a pensare a un altro futuro. In più, gli era sembrato davvero il suo destino da quando aveva ascoltato la profezia un mese prima… Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… Non sarebbe stato all’altezza della profezia, e non avrebbe offerto a se stesso la miglior probabilità di sopravvivere, se si fosse unito a quei maghi altamente specializzati il cui mestiere era trovare e uccidere Voldemort?
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Come no» fece Hagrid, Imperturbabile. «Ma non ci verrebbe certo in mente di far cagnara in mezzo a Diagon Alley, Harry, non ci pensare a loro».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Lui e Harry entrarono per primi. Era stipato di clienti; Harry non riusciva ad avvicinarsi agli scaffali. Si guardò intorno, osservando gli scatoloni accatastati fino al soffitto: erano le Merendine Marinare che i gemelli avevano perfezionato durante il loro ultimo, incompiuto anno a Hogwarts. Harry notò che il Torrone Sanguinolento era assai richiesto, dato che ne restava solo una confezione ammaccata sullo scaffale. C’erano bidoni pieni di bacchette trabocchetto, dalle più economiche (che si limitavano a trasformarsi in polli di gomma o mutande quando venivano agitate) alle più costose (che picchiavano l’incauto possessore sulla testa e sul collo), e scatole di piume nelle varietà Autoinchiostrante, Autocorreggente e Rispostapronta. Un varco si aprì tra la folla e Harry si spinse fino al banco, dove un gruppo di festanti bambini di dieci anni osservava un minuscolo omino di legno che saliva i gradini di una vera forca, il tutto sopra una scatola che recitava: ‘Impiccato RImpiccabile — Se sbagli si Impicca!’
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Non ci si crede quanta gente ci sia, anche Impiegati del Ministero, che non sa fare un Sortilegio Scudo decente» spiegò George. «Naturalmente non hanno avuto te come maestro, Harry».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «E poi abbiamo pensato di espanderci in tutta l’area della Difesa contro le Arti Oscure, perché è un bel giro di soldi» continuò George entusiasta. «Questo è forte. Guarda, Polvere Buiopesto, la Importiamo dal Perù. Ottima per una fuga rapida».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «… e il fascino della ragazza» concluse George, ricomparso all’Improvviso al loro fianco. «Ma a nostra sorella non li vendiamo»aggiunse, Improvvisamente serissimo, «visto che ha già cinque ragazzi in pista, da quello che abbiamo…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ron lasciò cadere parecchie scatole, Imprecò e fece un gestaccio a Fred che purtroppo fu intercettato dalla signora Weasley, riapparsa proprio in quel momento.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Harry non rispose: era troppo Impegnato a riflettere. Narcissa Malfoy non avrebbe lasciato volentieri da solo il suo prezioso figlio; Malfoy doveva aver fatto una bella fatica per liberarsi dalle sue grinfie. Harry, conoscendolo e detestandolo, era certo che il motivo non poteva essere innocente.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Si guardò intorno. La signora Weasley e Ginny erano chine sulle Puffole Pigmee. Il signor Weasley, incantato, osservava un mazzo Babbano di carte da gioco segnate. Fred e George erano Impegnati coi clienti. Dall’altra parte della vetrina, Hagrid dava loro la schiena, guardando lungo la via.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Non Importa» rispose Harry, Impaziente, «muovetevi e basta!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Fantastico!» esclamò Hermione mentre Ron sbrogliava i lunghi fili color carne e cominciava a infilarli verso il fondo della porta. «Oh, spero che questa porta non sia Imperturbabile…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Può darsi» rispose Sinister, e dal tono si capiva che non aveva alcun desiderio di prendere Impegni. «Devo vederlo, però. Perché non me lo porta qui in negozio?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Be’, senza vederlo, temo che sarà un lavoro molto difficile, forse Impossibile. Non posso garantire nulla».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Sinister la guardò. Harry ebbe la spiacevole sensazione che sapesse benissimo che cosa lei aveva in mente. A quanto pareva anche Hermione si sentì smascherata, perché all’Improvviso gettò ogni cautela alle ortiche.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sì, ti ho già detto che hai ragione, era sospetto, Harry» ripeté Hermione con una certa Impazienza. Era seduta sul davanzale della camera di Fred e George con i piedi appoggiati su uno scatolone, e solo a malincuore aveva alzato lo sguardo dalla sua nuova copia di Traduzione Runica Avanzata. «Ma non abbiamo detto che potrebbero esserci un sacco di spiegazioni?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Credi?» domandò Ron, Impegnato a grattar via un po’ di sporco dal manico.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «È abbastanza Improbabile, Harry» osservò Hermione in tono pedante. «Che cosa ti fa pensare…?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Au revoir, Arrì» gorgogliò Fleur con voce roca, salutandolo con un bacio. Ron corse avanti, speranzoso, ma Ginny sporse il piede e lui cadde lungo disteso nella polvere ai piedi di Fleur. Furente, tutto rosso e Impolverato, corse in macchina senza salutare.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Signor Weasley, posso dirle due parole?» chiese Harry all’Improvviso.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Avevate una ragione particolare per farlo, o è stato un mero Impulso?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    E si tuffò sotto il sedile per riprendere il suo rospo Impegnato in un ennesimo tentativo di riguadagnare la libertà.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Neville picchiò la testa contro il sedile riaffiorando dal pavimento. Era molto deluso. «A me piaceva l’ES! Ho Imparato un mucchio di cose con te!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    L’infanzia di Neville era stata rovinata da Voldemort quanto la sua, ma Neville non aveva idea di quanto fosse arrivato vicino ad avere il destino di Harry. La profezia avrebbe potuto riferirsi all’uno o all’altro, eppure, per le sue personali, Imperscrutabili ragioni, Voldemort aveva scelto di credere che alludesse a Harry.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Boh» disse Harry, ma la sua mente lavorava rapidissima. Non era palese che Malfoy aveva cose più Importanti a cui pensare invece di strapazzare gli studenti più giovani?
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Non lo so» fece Harry, il che non era proprio vero, anche se non aveva ancora la prova che la sua intuizione fosse corretta. «Senti» disse, colto all’Improvviso da un’idea geniale, «andiamoci col Mantello dell’Invisibilità, così possiamo dare una buona occhiata a Malfoy e capire che intenzioni ha».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Ma non fu possibile: i corridoi, affollati di ragazzi che aspettavano il carrello, erano Impraticabili col Mantello. Harry, dispiaciuto, lo ripiegò e lo ripose nello zaino: sarebbe stato bello indossarlo anche solo per evitare tutti quegli sguardi, che dalla mattina sembravano essersi ulteriormente intensificati. Alcuni studenti uscivano di corsa dal proprio scompartimento solo per guardarlo meglio; Cho Chang invece, quando lo vide arrivare, sfrecciò dentro il suo. Harry la vide immersa in un’ostentata conversazione con la sua amica Manetta, cui uno spesso strato di fondotinta non nascondeva del tutto la fioritura di strani foruncoli sul viso. Con una smorfia, Harry proseguì.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Be’, naturale, scommetto che è molto occupato» replicò Lumacorno, guardando Belby con aria indagatrice. «Immagino che inventare la Pozione Antilupo gli abbia richiesto un certo Impegno!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Era come Harry aveva sospettato. Tutti i presenti erano stati invitati perché avevano a che fare con qualche persona famosa o influente: tutti tranne Ginny. Zabini, interrogato dopo McLaggen, aveva per madre una strega di celebre bellezza (da quello che Harry riuscì a capire, si era sposata sette volte, e ciascuno dei suoi mariti era morto in circostanze misteriose lasciandole montagne d’oro). Poi fu il turno di Neville: furono dieci minuti molto difficili, perché i genitori di Neville, due noti Auror, erano stati torturati fino alla follia da Bellatrix Lestrange e da un paio di vecchi compari Mangiamorte. Alla fine, Harry ebbe l’Impressione che Lumacorno avesse sospeso il giudizio, in attesa di capire se il ragazzo possedeva un po’ del talento dei genitori.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Si avventurò in una prolissa reminiscenza, ma Harry ebbe la chiara Impressione che non avesse ancora finito con lui, e che Neville e Ginny non l’avessero convinto.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    I corridoi erano quasi vuoti, ora. Tutti erano tornati alle loro carrozze per indossare le divise scolastiche e preparare i bagagli. Nonostante gli stesse alle calcagna, Harry non fu abbastanza rapido da scivolare nello scompartimento quando Zabini aprì la porta, e dovette infilare in fretta il piede per Impedirgli di richiuderla.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Malfoy si rizzò a sedere all’Improvviso, allontanando bruscamente la mano di Pansy.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Be’, chissenefrega. Che cos’è, a pensarci bene? Solo uno stupido insegnante». Sbadigliò vistosamente. «Voglio dire, può darsi che il prossimo anno io non sia nemmeno a Hogwarts, che cosa me ne Importa se piaccio o no a un vecchio grasso relitto?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Be’, non si può mai sapere» rispose lui con l’ombra di un ghigno. «Magari… ehm… mi dedicherò a cose più grandi e più Importanti».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Rannicchiato sulla reticella sotto il suo Mantello, Harry sentì il cuore battere più forte. Che cosa avrebbero detto Ron e Hermione? Tiger e Goyle guardavano Malfoy stupefatti: evidentemente non avevano la minima idea dei suoi progetti più grandi e più Importanti. Perfino Zabini aveva concesso a una vaga curiosità di intaccare la sua faccia sprezzante. Pansy riprese ad accarezzare lentamente i capelli di Malfoy, stordita.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Mia madre vuole che io porti a termine la mia istruzione, ma io non lo trovo Importante, di questi tempi. Voglio dire, pensateci… quando il Signore Oscuro salirà al potere, baderà a quanti G.U.F.O. o M.A.G.O. uno ha preso? Certo che no… dipenderà tutto dal genere di servigi che ha ricevuto, dal livello di devozione che gli è stato dimostrato».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «L’ho appena detto, no? Forse non gli Importa se ho preso il diploma. Forse il lavoro che vuole da me non è qualcosa per cui serve il diploma» mormorò Malfoy.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry era così Impegnato a fissarlo che non si accorse che Goyle si protendeva per prendere il suo baule: mentre lo tirava giù, colpì Harry forte sulla tempia. Lui si lasciò sfuggire un gemito e Malfoy alzò lo sguardo verso la reticella, accigliato.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry sbirciò oltre il bordo della retina, col cuore che batteva ancora più veloce. Che cos’era che Malfoy aveva voluto nascondere a Pansy? Stava per mostrare il misterioso oggetto rotto che era tanto Importante riparare?
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Senza preavviso, Malfoy aveva puntato la bacchetta contro Harry, che rimase paralizzato all’istante. Come al rallentatore, si ribaltò oltre la reticella e cadde ai piedi di Malfoy con un tonfo doloroso che scosse il pavimento, il Mantello dell’Invisibilità Impigliato sotto il corpo ora del tutto visibile, le gambe ancora assurdamente raccolte in quella scomoda posizione rannicchiata. Non poteva muovere un muscolo; riuscì solo ad alzare lo sguardo su Malfoy, che fece un gran sorriso.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Non hai sentito niente di Importante, Potter. Ma visto che sei qui…»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Cercò di fare un rumore, anche un grugnito, ma era Impossibile. Poi si ricordò che alcuni maghi, come Silente, sapevano fare incantesimi senza parlare, così cercò di Appellare la sua bacchetta ripetendo le parole Accio bacchetta! più e più volte nella mente, ma non successe nulla.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Una lanterna dondolava lontano, ai piedi del castello. Harry fu così lieto di vederla che sentì di poter sopportare perfino i rImproveri asmatici di Gazza e le sue tirate su come la puntualità sarebbe migliorata con la regolare applicazione di schiacciapollici. Fu solo quando la brillante luce gialla fu a tre metri da loro, e Harry si fu tolto il Mantello dell’Invisibilità, che riconobbe, con un fiotto di puro odio, il naso adunco e i lunghi, unti capelli neri di Severus Piton.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Piton non parlò per qualche minuto. Harry sentiva l’odio emanare a ondate dal proprio corpo, ondate così potenti che sembrava Impossibile che Piton non se ne sentisse avvolto; non solo Harry lo detestava dal loro primo incontro, ma per di più, con il suo atteggiamento verso Sirius, Piton si era posto per sempre e irrevocabilmente al di là di ogni possibile perdono. Harry aveva avuto tutto il tempo di riflettere durante l’estate: qualunque cosa dicesse Silente, era convinto che le insinuazioni di Piton sul fatto che Sirius restasse nascosto, mentre il resto dell’Ordine della Fenice combatteva Voldemort, probabilmente erano state decisive nello spingere Sirius a correre al Ministero la notte della sua morte. Harry si aggrappava a questa idea perché gli dava modo di incolpare Piton, cosa che lo consolava, e poi perché sapeva che, se qualcuno al mondo non era per nulla dispiaciuto per la morte di Sirius, questi era l’uomo che ora camminava davanti a lui nel buio.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry guardò verso la tavola degli insegnanti e fece un gran sorriso a Hagrid, che in effetti stava agitando la mano. Hagrid non riusciva mai a comportarsi con la dignità della professoressa McGranitt, direttore della Casa di Grifondoro, la cui testa spuntava tra il suo gomito e la sua spalla, visto che erano seduti fianco a fianco, e che osservava con disapprovazione quel saluto entusiastico. Harry fu sorpreso di vedere l’insegnante di Divinazione, la professoressa Cooman, seduta all’altro lato di Hagrid; abbandonava di rado la sua stanza nella torre e lui non l’aveva mai vista al banchetto d’inizio anno. Era stravagante come al solito, tutta uno scintillio di perline e scialli drappeggiati, gli occhi enormemente dilatati dagli occhiali. Avendola sempre considerata un po’ un’Impostora, Harry era rimasto scioccato, alla fine dell’anno precedente, scoprendo che era lei l’autrice della profezia che aveva indotto Voldemort a uccidere i suoi genitori e ad aggredire lui. Saperlo l’aveva reso ancora meno desideroso di ritrovarsi in sua compagnia, ma grazie al cielo quell’anno non avrebbe più seguito Divinazione. Gli enormi occhi a fanale della professoressa Cooman ruotarono su Harry, che distolse in fretta lo sguardo per puntarlo sulla tavola di Serpeverde. Draco Malfoy stava mimando la rottura di un naso, in mezzo a risate roche e applausi. Harry abbassò lo sguardo sulla torta alla melassa, e si sentì di nuovo ribollire. Che cosa non avrebbe dato per sfidare Malfoy faccia a faccia…
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto siano pericolose le attuali circostanze, e quanta attenzione ciascuno di noi a Hogwarts debba prestare per garantire la nostra sicurezza. Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l’estate, siamo protetti con mezzi nuovi e potenti, ma dobbiamo mantenere alto il livello di guardia contro le eventuali negligenze di studenti o di personale della scuola. Vi raccomando dunque di attenervi a tutte le restrizioni che i vostri insegnanti potrebbero Imporvi, per quanto fastidiose vi appaiano: in particolare, il divieto di trovarvi fuori dai vostri letti di notte. Vi supplico, se doveste notare qualcosa di strano o sospetto dentro o fuori il castello, di riferirlo subito a un insegnante. Confido che vi comporterete sempre con il massimo rispetto per la sicurezza vostra e di tutti gli altri».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Sì, be’, non Importa» replicò Harry amareggiato. «Senti un po’ che cosa ha detto prima di scoprire che c’ero anch’io…»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    Harry si aspettava che Ron restasse sbalordito dalle parole di Malfoy. Con quella che giudicò pura ostinazione, tuttavia, Ron rimase Impassibile.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Be’» fece lei, esitante, «non so… sarebbe da Malfoy fingersi più Importante di quello che è… ma è una bugia bella grossa…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Be’, in fondo sì» affermò Ron, mandando giù un uovo fritto intero. «Siamo stati quelli che si sono Impegnati di più alle sue lezioni perché ci piace Hagrid. Ma lui è convinto che ci piacesse la sua stupida materia. Credi che qualcuno vorrà prendere un M.A.G.O.?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Hermione ricevette subito il via libera per continuare con Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Erbologia, Aritmanzia, Antiche Rune e Pozioni, e filò via senza indugi alla lezione di Antiche Rune della prima ora. Neville Impiegò un po’ più di tempo a sistemare le cose; la sua faccia tonda era preoccupata mentre la professoressa McGranitt studiava la sua domanda e poi consultava i risultati del G.U.F.O.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Perché vuoi continuare con Trasfigurazione, comunque? Non ho mai avuto l’Impressione che ti piacesse particolarmente».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Bene» sbuffò la professoressa McGranitt. «È venuto il momento che tua nonna Impari a essere fiera del nipote che ha, e non di quello che si aspetta… soprattutto dopo quanto è successo al Ministero».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry si guardò intorno. Piton aveva già Imposto la propria personalità alla stanza; era più buia del solito, con le tende tirate, e illuminata da candele. Nuovi quadri adornavano le pareti, e molti mostravano persone che soffrivano, esibivano ferite orrende o parti del corpo stranamente deformate. Nessuno parlò mentre prendevano posto, guardando le cruente immagini dense d’ombra.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Anche se Piton non lo sapeva, l’anno prima Harry aveva insegnato ad almeno metà della classe (a tutti quelli che erano stati membri dell’ES) a eseguire un Sortilegio Scudo. Nessuno di loro, tuttavia, l’aveva mai fatto senza parlare. Ne seguì una certa quantità di scorrettezze. Molti ragazzi si limitarono a sussurrare la formula invece di recitarla ad alta voce. Come al solito, entro dieci minuti Hermione riuscì a respingere la Fattura Gambemolli borbottata da Neville senza pronunciare una sola parola, Impresa che le avrebbe meritato venti punti per Grifondoro da parte di qualunque insegnante normale, pensò Harry amareggiato, ma che Piton ignorò. Passeggiava tra loro mentre si esercitavano, simile a un pipistrello troppo cresciuto, e indugiò a osservare Harry e Ron che si arrabattavano a eseguire il compito.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Ron, che avrebbe dovuto incantare Harry, era viola, le labbra compresse per trattenersi dalla tentazione di mormorare l’incantesimo. Harry aveva la bacchetta levata, e aspettava sulle spine di respingere una fattura il cui arrivo pareva quanto mai Improbabile.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «In punizione, sabato sera nel mio ufficio» disse Piton. «Non accetto l’Impudenza da nessuno, Potter… nemmeno dal Prescelto».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Sì, quando ci hai raccontato com’è stato affrontare Voldemort. Hai detto che non era solo Imparare a memoria un mucchio di formule, hai detto che eri solo tu con il tuo cervello e la pancia… Be’, non è lo stesso che ha detto Piton? Che in fondo si tratta solo di essere coraggiosi e mentalmente pronti?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Quando arrivarono nel corridoio, videro che a continuare la materia fino al livello M.A.G.O. erano solo una decina di ragazzi. Tiger e Goyle evidentemente non erano riusciti a ottenere il voto richiesto al G.U.F.O., ma quattro Serpeverde ce l’avevano fatta, compreso Malfoy. C’erano poi quattro Corvonero e un Tassorosso, Ernie Macmillan, che a Harry era sImpatico nonostante i suoi modi pomposi.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Granger? Granger? Possibile che tu sia Imparentata con Hector Dagworth-Granger, che ha fondato la Strastraordinaria Società dei Pozionanti?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «L’Amortentia non crea veramente l’amore, è ovvio. È Impossibile confezionare o imitare l’amore. No, si limita a provocare una potente infatuazione od ossessione. Probabilmente è la pozione più pericolosa e potente in tutta questa stanza… oh, sì» ribadì, annuendo grave verso Malfoy e Nott che ostentavano una smorfia scettica. «Quando avrete vissuto a lungo quanto me, non sottovaluterete la potenza di un amore ossessivo… E adesso è ora di metterci al lavoro».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Perché la gente non la beve di continuo, signore?» chiese Terry Steeval, Impaziente.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ora, devo avvertirvi che la Felix Felicis è una sostanza messa al bando nelle competizioni ufficiali… negli eventi sportivi, per esempio, negli esami e alle elezioni. Quindi il vincitore dovrà usarla solo in un giorno qualunque… e stare a vedere come quel giorno qualunque diventa straordinario! Allora» proseguì, Improvvisamente vivace, «come farete a vincere il mio favoloso premio? Be’, andando a pagina dieci di Pozioni Avanzate. Abbiamo ancora poco più di un’ora, nella quale dovrete mettere insieme un dignitoso tentativo di Distillato della Morte Vivente. So che è più complicata di qualunque cosa abbiate fatto prima, e non mi aspetto un risultato perfetto da nessuno. Chi farà meglio, tuttavia, vincerà questa piccola Felix. Forza!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Lei annuì Impaziente, senza levare lo sguardo dalla pozione, che era ancora di un viola intenso, anche se secondo il libro avrebbe ormai dovuto assumere una sfumatura lilla chiaro.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    La sua irritazione per il proprietario precedente svanì di botto. Harry guardò la riga di istruzioni successiva. Secondo il libro, si doveva mescolare in senso antiorario finché la pozione non fosse diventata lImpida come acqua. Secondo la nota scritta a mano, tuttavia, si doveva alternare un giro in senso orario ogni sette in senso antiorario. Possibile che avesse ragione due volte?
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Dall’altra parte del tavolo, Ron Imprecava sottovoce; la sua pozione sembrava liquirizia liquida. Harry si guardò attorno. A quanto riusciva a vedere, nessuna delle altre pozioni era diventata chiara come la sua. Si sentì euforico, cosa che non gli era mai successa prima in quella segreta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Un momento» intervenne una voce vicina all’orecchio sinistro di Harry, che colse un’Improvvisa folata di quell’odore di fiori annusato nella segreta di Lumacorno. Si voltò e vide Ginny. «Ho sentito bene? Hai preso ordini da qualcosa che qualcuno ha scritto in un libro, Harry?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry si chiedeva chi fosse stato il Principe Mezzosangue. Anche se la quantità di compiti gli Impediva di leggere da cima a fondo la sua copia di Pozioni Avanzate,l’aveva sfogliata abbastanza da vedere che quasi non c’era pagina sulla quale il Principe non avesse fatto annotazioni aggiuntive, e non tutte riguardavano le pozioni. Qua e là c’erano indicazioni per incantesimi che, a quanto pareva, il Principe aveva inventato da solo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Non Importa, Harry…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Harry si chinò in avanti, trasse un profondo respiro e tuffò il volto nella sostanza argentata. Sentì i piedi abbandonare il pavimento dell’ufficio; cadeva, cadeva in un vortice oscuro e poi, all’Improvviso, si ritrovò a strizzare gli occhi all’accecante luce del sole. Prima che la sua vista si adeguasse, Silente atterrò accanto a lui.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Camminarono un po’ senza vedere altro che siepi, col vasto cielo azzurro sulla testa e la sagoma frusciante avvolta nella redingote davanti a loro, poi la piccola strada piegò a sinistra e scese ripida giù per il fianco di una collina. Un’intera valle si distese Improvvisamente davanti a loro: Harry notò un villaggio, senza alcun dubbio Little Hangleton, annidato tra due erte colline. La chiesa e il cimitero si distinguevano chiaramente. Dall’altra parte della valle, sulla collina di fronte, c’era una bella dimora circondata da un’ampia distesa di erba vellutata.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden aveva preso un’andatura di trotto, Imposta dalla china ripida. Silente allungò il passo e Harry si affrettò a seguirlo; pensava che fossero diretti a Litde Hangleton e si chiese, come la notte in cui aveva conosciuto Lumacorno, perché dovessero fare tanta strada. Ma ben presto scoprì che si sbagliava: non erano diretti al villaggio. Il viottolo svoltava a destra e, quando girarono l’angolo, videro l’orlo della redingote di Ogden sparire dentro un buco nella siepe.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Nonostante il cielo lImpido, i vecchi alberi facevano un’ombra fonda, scura e fresca, e ci volle qualche istante prima che gli occhi di Harry distinguessero la costruzione seminascosta nel groviglio di tronchi. Gli parve un posto molto strano per una casa, con gli alberi che ostruivano la luce e la vista della valle sottostante. Si chiese se fosse abitata; i muri erano coperti di muschio e dal tetto erano cadute tante tegole che qua e là si vedevano le travi. Tutto attorno crescevano le ortiche, alte fino alle finestre minuscole e incrostate di sporco. Quando ormai sembrava Impossibile che qualcuno potesse viverci, una delle finestre fu aperta rumorosamente e ne sbucò un sottile filo di fumo, come se qualcuno stesse cucinando.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    L’uomo davanti a loro aveva folti capelli così Impastati di sporco che non se ne capiva più il colore. Gli mancavano parecchi denti. Aveva occhi piccoli e scuri, che fissavano in direzioni opposte. Avrebbe potuto sembrare comico, e invece no: l’effetto era spaventoso, e Harry non poté biasimare Ogden, che arretrò di diversi passi prima di parlare.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ma quando il suo sguardo incrociò di nuovo il serpente morto sulla porta, all’Improvviso capì.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Eh, quello è Orfin» confermò il vecchio con indifferenza. «Sei Purosangue?» chiese, Improvvisamente aggressivo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Non ha alcuna Importanza» rispose Ogden freddo, e Harry sentì crescere il rispetto per il mago.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Per un attimo parve che Gaunt fosse lì lì per urlargli addosso, ma poi cambiò idea: «Per fortuna c’è qui questo sImpaticone del Ministero!» disse alla figlia in tono sarcastico. «Forse mi libererà di te, forse non gli darà fastidio una fetida Maganò…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «La Maledizione Imperius?» suggerì Harry. «O un filtro d’amore?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signore… è Importante sapere tutte queste cose del passato di Voldemort?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Lo reputo molto Importante» rispose Silente.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

   Come Hermione aveva previsto, le ore libere del sesto anno non si rivelarono le liete pause sperate da Ron, ma momenti in cui tentare di stare alla pari con l’enorme montagna di compiti assegnati. Non solo studiavano come se avessero gli esami tutti i giorni, ma le lezioni stesse erano diventate più ardue che mai. Harry capiva a stento la metà di ciò che spiegava la professoressa McGranitt, e perfino Hermione aveva dovuto chiederle un paio di volte di ripetere le istruzioni. Cosa incredibile, e sempre più irritante per Hermione, la materia in cui Harry eccelleva era Improvvisamente diventata Pozioni, grazie al Principe Mezzosangue.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Ormai gli incantesimi non verbali erano richiesti non solo a Difesa contro le Arti Oscure, ma anche a Incantesimi e a Trasfigurazione. Spesso, in sala comune o durante i pasti, Harry sorprendeva i compagni paonazzi e tesi come se avessero preso una dose eccessiva di No-Pupù-No-Pipì. Ma sapeva che in realtà stavano cercando di formulare gli incantesimi senza pronunciarli ad alta voce. Uscire per andare alle serre era un sollievo: durante Erbologia avevano a che fare con piante estremamente pericolose, ma almeno potevano ancora Imprecare ad alta voce se la Tentacula Velenosa li aggrediva alle spalle.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Ci andremo dopo il Quidditch» le assicurò Harry. Hagrid mancava pure a lui, anche se, come Ron, era convinto di star meglio senza Grop. «Ma le selezioni potrebbero durare tutta la mattina, vista la gente che si è messa in lista». Si sentiva un po’ nervoso all’idea di affrontare la prima prova della sua carriera di Capitano. «Non so perché la squadra all’Improvviso è così popolare».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Harry all’Improvviso trovò la Sala Grande molto calda, anche se il soffitto era ancora freddo e gonfio di pioggia.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Stan Picchetto un Mangiamorte?» ripeté Harry, ricordando il ragazzo foruncoloso incontrato per la prima volta tre anni prima. «Impossibile!»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Può darsi che abbia subito la Maledizione Imperius» suggerì Ron, ragionevole. «Non si può mai dire».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Non sembrerebbe» commentò Hermione, che stava ancora leggendo. «Qui dice che è stato arrestato dopo che l’hanno sentito parlare dei piani segreti dei Mangiamorte in un pub». Alzò lo sguardo, turbata. «Se fosse stato vittima della Maledizione Imperius, non sarebbe andato in giro a spettegolare dei loro piani, no?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Probabilmente vogliono dare l’Impressione di far qualcosa» disse Hermione, pensierosa. «La gente è terrorizzata… sapete che i genitori delle gemelle Patil vogliono farle tornare a casa? Ed Eloise Midgeon si è già ritirata dalla scuola. Suo padre è venuto a prenderla ieri sera».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Cinque minuti dopo, quando si alzarono dalla tavola di Grifondoro per scendere al campo di Quidditch, passarono accanto a Lavanda Brown e Calì Patil. Dopo quel che aveva detto Hermione, Harry non fu stupito di vedere che le due grandi amiche bisbigliavano con aria afflitta; piuttosto, lo sorprese il fatto che, quando Ron le affiancò, Calì diede all’Improvviso una gomitata a Lavanda, che si voltò e rivolse a Ron un gran sorriso. Lui la guardò sbattendo le palpebre, poi sorrise a sua volta, incerto, e prese a camminare quasi a passo di marcia. Harry si trattenne dal ridere, ricordando che anche Ron l’aveva fatto dopo che Malfoy gli aveva spaccato il naso; Hermione invece fu fredda e distante lungo tutta la strada fino allo stadio sotto la fresca pioggerellina, e andò a sedersi nelle tribune senza augurare in bocca al lupo a Ron.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Harry?» La nuova Cacciatrice, Demelza Robins, era apparsa all’Improvviso accanto a lui. «Ho un messaggio per te».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «No… dal professor Piton» rispose Demelza. Il cuore di Harry sprofondò. «Dice che devi andare nel suo ufficio alle otto e mezzo per la punizione… ehm… non Importa quanti inviti mondani tu possa aver ricevuto. E voleva che sapessi che dovrai separare i Vermicoli marci da quelli buoni da usare a Pozioni, e… e dice che non c’è bisogno che porti i guanti protettivi».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Che cosa Importa se era scritto a mano?»domandò Harry, scegliendo di non rispondere al resto della domanda.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Non c’entra niente!» esclamò Hermione, arrossendo. «Penso solo che sia da irresponsabili eseguire incantesimi quando non si sa nemmeno a cosa servono, e smettila di parlare del ‘Principe’ come se fosse il suo titolo, scommetto che è solo uno stupido soprannome, e poi non mi pare che fosse proprio un sImpaticone!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Grazie, Ginny… è la prossima lezione di Silente!» disse Harry a Ron e Hermione, srotolando la pergamena e leggendone rapido il contenuto. «Lunedì sera!» All’Improvviso si sentì leggero e felice. «Vuoi venire con noi a Hogsmeade, Ginny?» le chiese.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Che cosa Importa se portiamo fuori di nascosto della roba Oscura?» chiese Ron, osservando con una certa ansia il lungo, sottile Sensore Segreto. «Non dovrebbe controllare quello che riportiamo dentro?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Hermione, Impotente, «sono davvero…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Be’, dopo tutto questo Impegno, mi aspetto che tu vinca la prima partita!» esclamò Lumacorno. «Ma un po’ di distrazione non uccide nessuno. Allora, lunedì sera, non vorrai allenarti con questo tempo…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry Imprecò a piena voce, voltandosi di scatto.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «L’Ordine non può controllare Mundungus?» chiese Harry agli altri due in un sussurro furioso. «Non possono almeno Impedirgli di portar via tutto ciò che non è inchiodato alle pareti quando è al Quartier Generale?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    All’Improvviso Katie si levò a mezz’aria, non come Ron, sospeso in modo ridicolo per la caviglia, ma con grazia, le braccia aperte, come se stesse per volare. Eppure c’era qualcosa di sbagliato, qualcosa di inquietante… I capelli le vorticavano attorno al viso frustati dal vento forte, ma i suoi occhi erano chiusi e il volto era privo di espressione. Harry, Ron, Hermione e Leanne si erano bloccati.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Harry!» esclamò Hagrid, che aveva il nevischio Impigliato nelle sopracciglia e nella barba, e indossava l’enorme, irsuta pelliccia di castoro. «Sono andato a trovare Grop, cresce così bene che non ci si…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «È successo all’Improvviso, o…?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «È per questo che stavamo litigando. Aveva il pacchetto quando è uscita dal bagno dei Tre Manici di Scopa, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e lei doveva consegnarlo. Era tutta strana mentre lo diceva… Oh no, oh no… scommetto che era sotto la Maledizione Imperius, e io non me ne sono accorta!»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Oh, Ron» sospirò Hermione esasperata, «sarebbe stata tutta Impacchettata, per non toccarla, e quindi piuttosto facile da nascondere sotto un mantello: nessuno l’avrebbe vista! Secondo me, qualunque cosa si sia fatto mettere da parte Malfoy, dev’essere rumorosa o voluminosa: qualcosa che sapeva avrebbe attirato l’attenzione… e comunque» continuò a voce alta, prima che Harry riuscisse a interromperla, «io ho chiesto a Sinister della collana, non vi ricordate? Quando sono entrata per cercare di scoprire che cosa gli aveva chiesto Malfoy, l’ho vista. E Sinister mi ha detto il prezzo, non ha detto che era già venduta…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Impossibile» rispose Harry, «se no Katie si sarebbe voltata e me l’avrebbe data, no? Sono sempre stato dietro di lei da quando siamo usciti dai Tre Manici di Scopa. Sarebbe stato molto più sensato consegnare il pacchetto fuori da Hogwarts, visto che Gazza perquisisce tutti quelli che entrano ed escono. Chissà perché Malfoy le ha detto di portarlo dentro il castello…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Impertinente» intervenne una voce flebile da uno dei ritratti sulla parete: Phineas Nigellus Black, il bis-bisnonno di Sirius, che un attimo prima sembrava addormentato, alzò la testa che teneva appoggiata alle braccia. «Ai miei tempi io non avrei permesso a uno studente di mettere in discussione le regole di Hogwarts».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Il ragazzo era un po’ seccato: se le loro lezioni erano tanto Importanti, perché tra la prima e la seconda c’era stato un intervallo così lungo? Però non aggiunse altro su Draco Malfoy, ma guardò Silente versare i ricordi freschi nel Pensatoio e far roteare ancora una volta il bacile di pietra.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ma poteva fare un incantesimo!» sbottò Harry Impaziente. «Avrebbe potuto procurarsi cibo e tutto ciò che le serviva con la magia, no?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Be’, l’abbiamo chiamato come aveva detto lei, sembrava così Importante per quella povera ragazza, ma nessun Tom né Orvoloson né Riddle è mai venuto a cercarlo, nessun parente, quindi è rimasto all’orfanotrofio da allora».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Il coniglio di Billy Stubbs… Be’, Tom ha detto che non è stato lui e io non vedo come avrebbe potuto, ma comunque non si è Impiccato da solo alle travi, no?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Lei lo guidò su per le scale di pietra, Impartendo allo stesso tempo ordini e raccomandazioni a inservienti e bambini. Harry vide che gli orfani indossavano tutti la stessa tunica grigiastra. Sembravano nel complesso ben curati, ma non si poteva negare che fosse un posto triste in cui crescere.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Pronunciò le ultime tre parole con forza Impressionante: era un ordine, e sembrava che l’avesse Impartito molte volte. I suoi occhi si erano dilatati e lui scrutava truce Silente, che non rispose e continuò a sorridere affabile. Dopo qualche istante Riddle smise di guardarlo, eppure era, se possibile, ancora più sospettoso.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle gli rivolse un lungo, lImpido sguardo calcolatore.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Era Impossibile capire che cosa stesse pensando: il suo volto rimase inespressivo mentre rimetteva la piccola scorta di oggetti rubati nella scatola di cartone. Quando ebbe finito si rivolse a Silente e dichiarò con schiettezza: «Non ho denaro».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «I suoi poteri, come hai sentito, erano sorprendentemente sviluppati per un mago così giovane e — ciò che è più interessante e sinistro — aveva già scoperto di poterli in qualche modo controllare e cominciato a usarli con consapevolezza. Come hai visto, non erano gli esperimenti a casaccio tipici dei giovani maghi: usava la magia contro altre persone, per spaventare, per punire, per manipolare. Le storie del coniglio Impiccato e dei bambini attirati in una caverna erano assai eloquenti… So ferirli, se voglio…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Il tempo si prende di nuovo gioco di noi» osservò Silente, indicando il cielo buio oltre le finestre. «Ma prima che ci separiamo, voglio richiamare la tua attenzione su alcuni aspetti della scena a cui abbiamo appena assistito, perché hanno Importanti rapporti con quanto discuteremo nei nostri incontri futuri.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «E spero che tu non abbia troppo sonno per prestare attenzione a un’ultima cosa: il giovane Tom Riddle amava collezionare trofei. Hai visto la scatola di oggetti rubati che aveva nascosto nella sua stanza. Erano stati sottratti alle vittime della sua prepotenza: ricordi, se vuoi, di momenti di magia particolarmente sgradevole. Rammenta questa inclinazione, perché sarà Importantissima più avanti.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

   La mattina dopo Harry aveva Erbologia alla prima ora. In Sala Grande non aveva raccontato a Ron e Hermione della serata con Silente per paura di essere udito dagli altri, e così li ragguagliò mentre attraversavano l’orto diretti alle serre. Il vento brutale era finalmente cessato; la strana nebbia era tornata e i ragazzi Impiegarono un po’ più tempo del solito a trovare la serra giusta.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Quello prese vita all’istante; i pungenti tralci simili a rovi schizzarono dalla cima e cominciarono a frustare l’aria. Uno si Impigliò nei capelli di Hermione e Ron lo neutralizzò con un paio di cesoie; Harry riuscì a bloccare due tralci e ad annodarli insieme; un buco si aprì al centro di tutti i rami tentacolari; Hermione tuffò coraggiosa il braccio nel buco, che si chiuse come una trappola attorno al suo gomito; Harry e Ron tirarono e torsero i tralci, costringendo il buco a riaprirsi, e Hermione liberò il braccio, stringendo fra le dita un baccello come quello di Neville. Subito i tralci pungenti si ritrassero all’interno del ceppo contorto, che rimase come un innocente ciocco di legno inanimato.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry all’Improvviso desiderò che il baccello fosse volato molto più lontano, in modo da non dover stare lì con quei due. Senza che lo notassero, prese la ciotola e cercò di aprire il baccello nel modo più rumoroso e violento che riuscisse a escogitare, ma questo purtroppo non gli Impedì di sentire ogni parola.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Non ebbe ragione di rImpiangere la scelta fatta quando vide Dean volare quella sera; funzionava bene con Ginny e Demelza. I Battitori, Peakes e Coote, continuavano a migliorare. Il solo problema era Ron.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Fu come se qualcosa di grosso e squamoso avesse preso bruscamente vita nello stomaco di Harry, artigliandogli le viscere: il sangue caldo gli salì al cervello e gli spense ogni pensiero, sostituito da un selvaggio Impulso di trasformare Dean in un budino. Lottando contro questa Improvvisa follia, sentì la voce di Ron come da un’enorme distanza.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Pensi che Hermione e Krum si siano baciati?» chiese Ron all’Improvviso mentre si avvicinavano alla Signora Grassa. Harry sussultò con aria colpevole e strappò via la propria fantasia da un corridoio in cui nessun Ron ficcava il naso, in cui lui e Ginny erano soli…
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Cosa?» s’Impappinò. «Oh… ehm…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    È sua sorella,si disse Harry con fermezza. Sua sorella. È proibita. Non voleva mettere a repentaglio la sua amicizia con Ron per nulla al mondo. Prese a pugni il cuscino per dargli una forma più confortevole e aspettò che il sonno arrivasse, sforzandosi di Impedire ai pensieri di deviare in zona Ginny.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Il giorno dopo si svegliò un po’ intontito e confuso da una serie di sogni nei quali Ron l’aveva inseguito con una mazza da Battitore; ma verso mezzogiorno avrebbe scambiato volentieri il Ron del sogno con quello vero, che non solo trattava con freddezza Ginny e Dean, ma ostentava verso Hermione, ferita e stupefatta, una glaciale, sprezzante indifferenza. Inoltre, nell’arco di una notte sembrava diventato suscettibile e pronto a scattare come uno Schiopodo Sparacoda. Harry passò la giornata tentando senza successo di mantenere la pace tra Ron e Hermione; infine lei andò a dormire indignatissima e Ron si avviò rigido verso il dormitorio dei maschi, dopo aver Imprecato contro parecchi atterriti ragazzini del primo anno che avevano commesso l’errore di guardarlo.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    E la soluzione gli giunse in un solo, Improvviso, glorioso lampo d’ispirazione.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    La mattina dopo la colazione fu, come al solito, agitata: i Serpeverde fischiarono e vociarono ogni volta che un membro della squadra di Grifondoro entrò nella Sala Grande. Harry diede un’occhiata al soffitto e vide un pallido, lImpido cielo azzurro: un buon segno.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Lei si allontanò furiosa; Harry la guardò andar via senza rImpianti. Hermione non aveva mai veramente capito che il Quidditch era una cosa seria. Poi si voltò a guardare Ron, che schioccò le labbra.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Smith è proprio un idiota,pensò Harry, non si è accorto dello scontro? Ma un attimo dopo il suo stomaco parve precipitare dal cielo… Smith aveva ragione, Harper non era sfrecciato in su a caso. Aveva individuato qualcosa che a lui era sfuggito: il Boccino volava alto e rapido sopra di loro, scintillante contro il lImpido cielo azzurro.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ehm» tossicchiò Harry nell’Improvviso silenzio; non si era aspettato che il suo piano sortisse quel risultato. «Andiamo… andiamo su alla festa, allora?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Calò un orrendo silenzio, gravido di attesa. Hermione fissava Ron, che non la guardò, ma che invece disse con uno strano misto di Impudenza e goffaggine: «Ciao, Harry! Mi stavo chiedendo dov’eri finito!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Avanzò lenta e Impettita verso la porta. Harry lanciò un’occhiata a Ron, che sembrava sollevato che non fosse successo altro.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry voltò una pagina della Quintessenza,sapendo che Ron lo stava osservando. La voce dell’amico si perse in un mormorio, quasi Impercettibile tra lo scoppiettare robusto del fuoco, anche se a Harry parve di cogliere le parole ‘Krum’ e di nuovo ‘di che si lamenta’.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «È libero di baciare chi vuole» affermò Hermione mentre la bibliotecaria, Madama Pince, pattugliava gli scaffali dietro di loro. «Non me ne Importa un accidente».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Per l’ultima volta» sussurrò Harry, leggermente roco dopo tre quarti d’ora di silenzio, «non ho intenzione di restituire questo libro, ho Imparato di più dal Principe Mezzosangue che da Piton e Lumacorno in…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ma sbiancò all’Improvviso: aveva avvistato Ron e Lavanda avvinghiati in una poltrona.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry andò a letto consolandosi col pensiero che c’era ancora solo un giorno di lezioni, più la festa di Lumacorno, e poi lui e Ron sarebbero partiti insieme per la Tana. Era Improbabile che Ron e Hermione facessero la pace prima dell’inizio delle vacanze, ma forse in qualche modo la pausa avrebbe dato loro il tempo di calmarsi, di riflettere…
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Sì, è un vampiro» confermò Luna come se niente fosse. «Mio padre ha scritto un lungo articolo su di lui quando ha preso il posto di Cornelius Caramell, ma qualcuno del Ministero gli ha Impedito di pubblicarlo. Evidentemente non volevano che la verità venisse a galla!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry riteneva piuttosto Improbabile che Rufus Scrimgeour fosse un vampiro, ma era anche abituato a sentire Luna ripetere le bizzarre opinioni del padre come se fossero fatti, quindi non replicò; erano già vicini all’ufficio di Lumacorno e il rumore di risate, musica e voci aumentava a ogni passo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Modesto proprio come lo descrive Horace!» vociò Worple. «Ma sul serio»e i suoi modi cambiarono, Improvvisamente pratici, «sarei lieto di scriverla io… la gente muore dalla voglia di saperne di più su di te, ragazzo mio, muore dalla voglia! Se fossi disposto a rilasciarmi alcune interviste, diciamo in sedute di quattro o cinque ore, ecco, potremmo avere il libro pronto fra qualche mese. E tutto con un Impegno minimo da parte tua, te lo garantisco: chiedi a Sanguini se non è… Sanguini, stai fermo!»aggiunse Worple, a un tratto severo, perché il vampiro si avviava verso il gruppo di ragazze con sguardo avido. «Tieni, mangia un canapè» gli disse, prendendone uno da un elfo di passaggio e ficcandolo in mano a Sanguini prima di tornare a rivolgersi a Harry. «Mio caro ragazzo, non hai idea di quanti soldi potresti guadagnare…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Così Impari a invitarlo» ribatté lui severamente.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Mio caro ragazzo!» bisbigliò lei in modo perfettamente udibile. «Quante voci! Quante storie! Il Prescelto! Naturalmente io lo so da molto, molto tempo… I presagi non sono mai stati favorevoli, Harry… Ma perché non sei tornato a frequentare Divinazione? Per te, più che per chiunque altro, la materia è della massima Importanza!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ah, Sibilla, siamo tutti convinti che la nostra materia sia la più Importante!» intervenne una voce sonora, e Lumacorno comparve all’altro fianco della professoressa Cooman, molto rosso in viso, il cappello di velluto un po’ storto, un bicchiere di idromele in una mano e un enorme pasticcio di carne nell’altra. «Ma io non credo di aver mai conosciuto una persona così portata per le pozioni!» continuò, guardando Harry con occhi affettuosi e arrossati. «Ha istinto, sai… come sua madre! Ho insegnato solo a pochi ragazzi così dotati, te lo garantisco, Sibilla… Ma sì, perfino Severus…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Buffo, non ho mai avuto l’Impressione di riuscire a insegnare alcunché a Potter».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Ma prima ancora che Harry avesse elaborato quanto aveva appena visto, Gazza si voltò e si trascinò via borbottando; Malfoy ricompose il volto in un sorriso e ringraziò Lumacorno per la sua generosità; e il viso di Piton tornò Imperscrutabile.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Vorrei parlarti un momento, Draco» disse Piton all’Improvviso.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Che Importanza ha?» lo interruppe Malfoy. «Difesa contro le Arti Oscure… è tutto uno scherzo, no, una messinscena! Come se noi avessimo bisogno di protezione contro le Arti Oscure…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «È una messinscena cruciale per ottenere il successo, Draco!» ribatté Piton. «Dove credi che sarei stato in tutti questi anni, se non avessi saputo fingere? Adesso ascoltami! Sei Imprudente, a vagare così di notte, a farti sorprendere, e se pensi di poterti fidare di assistenti come Tiger e Goyle…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «No, non credo che sarebbe giusto» rispose Fred serio. «È molto formativo per il carattere, Imparare a pulire i cavolini senza magia, ti fa capire quanto è difficile per i Babbani e i Maghinò…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Era pura ipotesi, tuttavia, dal momento che non aveva avuto l’occasione di raccontare a Hermione quello che aveva origliato. Era sparita dalla festa di Lumacorno prima che lui tornasse, o così gli aveva detto un adirato McLaggen, ed era già andata a dormire quando lui era tornato in sala comune. Siccome lui e Ron erano partiti per la Tana molto presto la mattina dopo, aveva avuto appena il tempo di augurarle buon Natale e dirle che aveva novità molto Importanti da raccontarle al ritorno dalle vacanze. Non era del tutto sicuro che lei l’avesse sentito, però; Ron e Lavanda alle sue spalle si stavano dando un addio decisamente non verbale.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Molto» assentì il signor Weasley. «Non mi peserebbe se ottenessimo dei risultati, ma abbiamo arrestato tre persone negli ultimi due mesi e temo che nessuno di loro sia un vero Mangiamorte… ma non andarlo a dire in giro, Harry»aggiunse in fretta, Improvvisamente molto più sveglio.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Temo di sì» rispose il signor Weasley. «So che Silente ha cercato di fare appello direttamente a Scrimgeour per Stan… Voglio dire, tutti quelli che l’hanno interrogato convengono che è un Mangiamorte come questo mandarancio… ma le alte cariche vogliono dare l’Impressione di fare progressi, e ‘tre arresti’ suona meglio di ‘tre arresti erronei con successivo rilascio’… Ma anche questo è top secret…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Prese un bombardino offerto dal signor Weasley è lo ringraziò; sembrava un po’ più allegro. Nel frattempo Harry avvertì un Impeto di emozione: sentendo nominare suo padre si era ricordato che c’era una cosa che voleva chiedere a Lupin.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Mmm» fece la signora Weasley. «Forse. Ma veramente ho avuto l’Impressione che pensasse di trascorrere il Natale da sola».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Era grande e aveva quattro zampe» mormorò Harry, attraversato da un pensiero Improvviso. «Ehi… non poteva essere…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Arthur!» esclamò la signora Weasley all’Improvviso. Si era alzata dalla sedia, la mano sul cuore e fissava fuori dalla finestra della cucina. «Arthur… è Percy!»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ma Percy non dava segno di voler salutare nessuno del resto della famiglia. Rimase dritto come un palo, con aria guardinga, fissando oltre le teste di tutti gli altri. Il signor Weasley, Fred e George lo guardavano Impietriti.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry rifletté, chiedendosi se doveva mentire o no. Guardò le piccole Impronte degli gnomi nelle aiuole, e i solchi lasciati da quello che Fred aveva catturato e che ora indossava il tutù in cima all’albero di Natale. Infine decise per la verità… o almeno una parte.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Anche quella di Scrimgeour suonò leggera e amichevole: «Oh, naturale, se si tratta di confidenze non devi divulgarle… no, no… e, in ogni caso, è poi così Importante se tu sei il Prescelto?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Be’, naturalmente per te sarà della massima Importanza» rise Scrimgeour. «Ma per la comunità magica… tutto sta nella percezione, no? È quello che la gente crede che Importa».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Lo gnomo era appena riuscito a Impossessarsi di un verme. Lo tirava forte, cercando di sfilarlo dal suolo gelato. Harry rimase in silenzio così a lungo che Scrimgeour disse, spostando lo sguardo da lui allo gnomo: «Buffe creature, eh? Ma tu che ne dici, Harry?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Oh, be’, niente di oneroso, te lo garantisco» rispose Scrimgeour. «Vederti entrare e uscire ogni tanto dal Ministero, per esempio, darebbe la giusta Impressione. E già che ci sei potresti avere ampie opportunità di parlare con Gawain Robards, il mio successore a capo dell’Ufficio Auror. Dolores Umbridge mi ha detto che tu accarezzi il sogno di diventare un Auror. Insomma, si potrebbe fare in modo che succeda facilmente…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Insomma» rispose, come se volesse solo chiarire alcuni punti, «vorrebbe dare l’Impressione che io lavori per il Ministero?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Ha detto che non Importava»rise Harry, amaro. «Non a lei, comunque».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «No, è stato onesto» lo corresse Harry. «È una delle poche cose oneste che mi ha detto. A lei non Importa che io viva o muoia, le interessa solo che la aiuti a convincere tutti che state vincendo la guerra contro Voldemort. Non ho dimenticato, Ministro…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Può provarci» replicò Harry con indifferenza. «Ma lei sembra più abile di Caramell, quindi avrà Imparato dai suoi errori. Lui ha cercato di intromettersi a Hogwarts. Avrà notato che non è più Ministro, ma Silente è ancora Preside. Lo lascerei in pace, se fossi in lei».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «È stata la Signora Grassa a bersi una tinozza di vino vecchio di cinquecento anni, Harry, non io. Allora, quali erano le notizie Importanti?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sarà fortissimo…» Seamus schioccò le dita in un gesto eloquente. «Mio cugino Fergus lo fa solo per irritarmi, ma vedrà appena Imparerò anch’io… non avrà più un momento di pace…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente aprì la bocca per parlare e poi la richiuse. Alle spalle di Harry, Fanny la Fenice levò un basso, dolce grido musicale. Con enorme imbarazzo, Harry all’Improvviso si accorse che i vividi occhi azzurri di Silente erano umidi, e si affrettò ad abbassare lo sguardo sulle proprie ginocchia. Quando Silente parlò, tuttavia, la sua voce era ferma.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente ascoltò il racconto con volto Impassibile. Tacque per alcuni istanti, poi disse: «Grazie per avermelo riferito, Harry, ma ti suggerisco di non pensarci più. Non credo che sia di grande Importanza».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non di grande Importanza?»ripeté Harry incredulo. «Professore, ha capito…?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «E ora, Harry, devo insistere perché ci muoviamo. Ho cose più Importanti da discutere con te questa sera».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ah, Harry, quanto spesso accade, anche tra i migliori amici! Ognuno ritiene di aver da dire qualcosa di molto più Importante dell’altro!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Io non credo che quello che lei ha da dire non sia Importante, signore» osservò Harry, rigido.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Be’, arrivò l’inizio dell’anno scolastico e con esso arrivò Tom Riddle, un ragazzo tranquillo, con un’uniforme di seconda mano, che si mise in fila con gli altri del primo anno per essere Smistato. Fu assegnato alla Casa di Serpeverde nello stesso istante in cui il Cappello Parlante sfiorò la sua testa». Silente agitò la mano annerita verso lo scaffale che ospitava il Cappello, antico e immobile. «Non so quanto tempo dopo Riddle apprese che il celebre fondatore della Casa sapeva parlare coi serpenti… forse quella sera stessa. La scoperta può soltanto averlo esaltato e aver accresciuto il suo senso di Importanza.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Le dita di Silente si strinsero al braccio di Harry e i due planarono di nuovo nel presente. La dolce luce dorata dell’ufficio parve accecare Harry dopo quell’Impenetrabile oscurità.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Certo non riuscirà a identificare chi ha messo in atto la magia». Silente sorrise appena all’espressione indignata di Harry. «Contano sul fatto che i genitori maghi Impongano l’obbedienza ai loro rampolli entro le mura domestiche».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente estrasse da una tasca interna un’altra fiala di cristallo e Harry tacque: il Preside aveva detto che era la memoria più Importante che avesse raccolto. Notò che il contenuto sembrava difficile da vuotare nel Pensatoio, come se si fosse cagliato; i ricordi vanno a male?
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo» rispose Lumacorno, agitando verso di lui un dito coperto di zucchero a mo’ di rImprovero, anche se sciupò l’effetto facendogli l’occhiolino. «Ammetto che mi piacerebbe sapere da dove prendi le tue informazioni, ragazzo; ne sai di più di metà del corpo insegnanti, davvero».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Mentre parecchi ragazzi ridacchiavano, successe una cosa molto strana. Tutta la stanza all’Improvviso si riempì di una densa nebbia bianca, e Harry non riuscì a vedere altro che il volto di Silente, in piedi accanto a lui. Poi la voce di Lumacorno risuonò nella nebbia, innaturalmente forte: «… Finirai male, ragazzo mio, dai retta a me».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    La nebbia si dissolse all’Improvviso com’era apparsa, eppure nessuno ne parlò, né parve aver assistito a qualcosa di insolito. Esterrefatto, Harry vide un orologino d’oro sulla scrivania di Lumacorno battere le undici.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Silente aveva detto che quello era il ricordo più Importante di tutti, ma Harry non riusciva a capire che cosa ci fosse di tanto significativo. Certo, la nebbia e il fatto che nessuno pareva essersene accorto erano strani, ma a parte quello non sembrava che fosse successo nulla, tranne che Riddle aveva posto una domanda e non aveva ottenuto risposta.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «No, credo che sarebbe sciocco cercare di estrarre con la forza la verità al professor Lumacorno, e potrebbe rivelarsi più dannoso che utile; io non desidero che se ne vada da Hogwarts. Tuttavia ha le sue debolezze come tutti noi e credo che tu sia la sola persona in grado di penetrare le sue difese. È Importantissimo che ci Impossessiamo del vero ricordo, Harry… Quanto Importante, lo sapremo solo quando l’avremo visto. Quindi buona fortuna… e buonanotte».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry si attardò, Impiegando una quantità di tempo esagerata a riempire lo zaino. Né Ron né Hermione gli augurarono buona fortuna uscendo; erano tutti e due seccati. Infine Harry e Lumacorno rimasero soli nella stanza.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non ho trovato una sola spiegazione degli effetti di un Horcrux!» gli rivelò. «Nemmeno una! Ho cercato in tutto il Reparto Proibito e perfino nei libri più orrendi,quelli che ti spiegano come preparare le pozioni più raccapriccianti… niente! Sono riuscita a trovare solo questo, nell’introduzione a Delle Magie Fetide e Putridissime… sentite qui: ‘Dell’Horcrux, la più malvagia delle magiche invenzioni, non discorreremo né daremo istruzione’… Ma allora perché citarlo?» esclamò con Impazienza, chiudendo bruscamente il vecchio libro, che emise un lamento spettrale. «Oh, stai zitto» sbottò, e lo ricacciò nella borsa.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Buongiorno» esordì il mago del Ministero quando tutti gli studenti furono arrivati e i direttori delle Case ebbero Imposto il silenzio. «Mi chiamo Wilkie Twycross e sarò il vostro Istruttore Ministeriale di Materializzazione per le prossime dodici settimane. Spero in questo periodo di riuscire a prepararvi…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «… così che molti di voi possano affrontare l’esame» continuò Twycross, come se non fosse stato interrotto. «Come saprete, di solito è Impossibile Materializzarsi o Smaterializzarsi entro i confini di Hogwarts. Il Preside ha sospeso questo incantesimo solo per la Sala Grande e per un’ora, per consentirvi di esercitarvi. Vorrei sottolineare che non riuscirete a Materializzarvi fuori dalle pareti di questa Sala, e che sarebbe assai poco saggio provarci.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Le cose Importanti da ricordare quando ci si Materializza sono le tre D!» spiegò Twycross. «Destinazione, Determinazione, Decisione!
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Tutti si guardarono attorno furtivi, per controllare che gli altri fissassero il proprio cerchio, poi si affrettarono a obbedire. Harry scrutò l’area circolare di pavimento polveroso delimitata dal suo cerchio e si sforzò di non pensare a nient’altro. Ma risultò Impossibile, perché non riusciva a smettere di lambiccarsi su che cosa potesse tramare Malfoy che richiedesse delle sentinelle.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry girò su se stesso, perse l’equilibrio e quasi cadde. Non fu il solo. Tutta la Sala all’Improvviso fu piena di ragazzi barcollanti; Neville era disteso a pancia in su; Ernie Macmillan aveva fatto una sorta di piroetta dentro il suo cerchio e per un attimo parve emozionato, finché non vide Dean Thomas ridere di lui.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non Importa, non Importa!» commentò asciutto Twycross, che evidentemente non si era aspettato niente di meglio. «Sistemate i cerchi, per favore, e tornate nella posizione iniziale…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Io non ho sentito niente» rispose Harry, ignorando l’interruzione. «Ma al momento non me ne Importa…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Come sarebbe, non te ne Importa… non vuoi Imparare a Materializzarti?» chiese Ron, incredulo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Il loro dormitorio era vuoto, come Harry aveva sperato. Aprì in fretta il suo baule e cominciò a rovistare, mentre Ron lo guardava Impaziente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Benché determinato a sorprendere Malfoy, Harry non ebbe fortuna per le due settimane seguenti. Consultava la Mappa più spesso che poteva, facendo anche visite non necessarie in bagno tra una lezione e l’altra, ma non gli capitò mai di cogliere Malfoy in un luogo sospetto. In realtà vide Tiger e Goyle spostarsi per il castello da soli, fermandosi in corridoi deserti, però in quelle occasioni non solo Malfoy non era nelle vicinanze, ma era Impossibile da individuare sulla Mappa. Era un vero mistero. Harry contemplò l’ipotesi che si allontanasse dai confini della scuola, ma non riusciva a capire come, visto l’altissimo livello di sorveglianza. Poteva solo supporre di avere difficoltà a trovare Malfoy tra le centinaia di puntolini neri sulla Mappa. Quanto al fatto che Malfoy, Tiger e Goyle sembravano andare ciascuno per la propria strada quando di solito erano inseparabili, è quello che succede quando si cresce: Ron e Hermione, rifletté malinconicamente Harry, ne erano la prova vivente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Perché questo ti Impedisce di fare colazione?» gli chiese, cercando di infondere un po’ di buonsenso al dialogo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ron fu issato per la caviglia un’altra volta; urlò ciondolando Impotente, con i vestiti che gli pendevano di dosso.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ma sei Impazzito?»urlò Harry.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry guardò Ron appeso per aria e il suo volto tremendamente speranzoso, e contenne a fatica una risata. Una parte di lui — quella più vicina al suo orecchio destro pulsante — era piuttosto incline a lasciar cadere Ron e vederlo correre qua e là come un pazzo fino a quando l’effetto della pozione fosse svanito… ma d’altronde erano amici, Ron non era in sé quando l’aveva aggredito, e Harry era convinto di meritarsi un altro pugno se avesse consentito a Ron di dichiarare amore Imperituro a Romilda Vane.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Lavanda era in attesa vicino al buco del ritratto: una complicazione Imprevista.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Lasciami in pace» ribatté Ron, Impaziente, «Harry deve presentarmi Romilda Vane».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ehm» fece Harry, un po’ distratto dalle gomitate di Ron che cercava di entrare a forza nella stanza, «be’, non ho mai preparato un antidoto per un filtro d’amore, signore, e nel tempo che Impiegherei a fare quello giusto Ron potrebbe combinare qualcosa di grave…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Questo spiegherebbe parecchie cose» ansimò Harry, ormai Impegnato in un corpo a corpo con Ron per Impedirgli di stendere Lumacorno. «È il suo compleanno, professore» aggiunse in tono supplichevole.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Stavamo pensando di comprare Zonko» spiegò Fred malinconico. «Una filiale a Hogsmeade, capisci, ma sai che bell’affare, se voi non avete più il permesso di uscire nei finesettimana per comprare la nostra roba… comunque adesso non Importa».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Hermione tirò su col naso, in modo quasi Impercettibile. Era stata straordinariamente zitta per tutto il giorno. Dopo essersi precipitata pallidissima da Harry fuori dall’infermeria e aver chiesto notizie, non aveva quasi preso parte alla discussione ossessiva tra Harry e Ginny su come Ron era stato avvelenato, ma era rimasta accanto a loro, a denti stretti e con la paura sul viso, finché non li avevano fatti entrare.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Potrebbe essere sotto la Maledizione Imperius» suggerì George.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Be’, intanto avrebbero dovuto tutte e due essere letali e non lo sono state per pura fortuna. E poi né il veleno né la collana sembrano aver raggiunto la persona che doveva essere uccisa. Naturalmente» aggiunse meditabonda, «questo rende il colpevole ancora più pericoloso, in un certo senso, perché sembra che non gli Importi quanta gente fa fuori prima di colpire il bersaglio».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ssst!» lo zittì Hagrid, nervoso e arrabbiato insieme. «Non gridare così, Harry, vuoi farmi perdere il posto? Non che ti Importa, vero, ora che hai mollato Cura delle Creatu…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Hermione Granger continua ad andare a trovarlo?» domandò Lavanda all’Improvviso.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Te l’ho detto» gli rispose Harry, con pazienza, «anche se fosse un fuoriclasse non vorrei averlo in squadra comunque. Dice sempre a tutti cosa fare, crede di poter giocare in qualunque ruolo meglio di noi. Non vedo l’ora di liberarmene. E, a proposito» aggiunse, alzandosi e prendendo la sua Firebolt, «vuoi smetterla di far finta di dormire quando Lavanda viene a trovarti? Anche lei mi sta facendo Impazzire».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Oh» fece Ron, Impacciato. «Sì. D’accordo».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «È Importante in questo momento?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Imprecando, Harry fece dietrofront e si levò di nuovo sul campo, scrutando il cielo in cerca della pallina alata.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Di già?» domandò Luna distrattamente. «Oh, guardate! Il Portiere di Grifondoro si è Impadronito di una delle mazze da Battitore».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ginny è passata a trovarti mentre eri svenuto» riprese dopo una lunga pausa, e l’immaginazione di Harry schizzò a velocità stellare, edificando una scena in cui Ginny, in lacrime sul suo corpo esanime, confessava il profondo sentimento che provava per lui mentre Ron Impartiva la sua benedizione… «Dice che sei arrivato appena in tempo. Come mai? Sei uscito di qui abbastanza presto».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Oh…» fece Harry, intanto che la scena nella sua mente Implodeva. «Sì… be’, ho visto Malfoy aggirarsi con due ragazze che non sembravano aver voglia di stare con lui, ed è la seconda volta che non viene al campo di Quidditch con il resto della scuola. Ha saltato anche l’ultima partita, ti ricordi?» Harry sospirò. «Vorrei averlo seguito, adesso, l’incontro è stato un tale disastro…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Proprio quello» confermò Harry, prevedendo un enorme pericolo e deciso a Impedirlo subito. «E ti proibisco di avvertirlo, Kreacher, e di mostrargli che cosa stai facendo, e di rivolgergli la parola, e di scrivergli messaggi, e… e di metterti in contatto con lui in qualunque modo. Capito?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

   Harry e Ron uscirono dall’infermeria il lunedì mattina, completamente guariti dalle cure di Madama Chips. Potevano finalmente godersi i privilegi di essere stati abbattuti e avvelenati, il migliore dei quali era la rinata amicizia tra Hermione e Ron. Lei arrivò perfino a scortarli a colazione, annunciando che Ginny aveva litigato con Dean. La creatura che sonnecchiava nel petto di Harry alzò all’Improvviso la testa, annusando l’aria, speranzosa.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Lascia stare» incalzò Harry, Impaziente. «Perché Ginny e Dean hanno litigato, Hermione?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, è una Radigorda»rispose lei, rimettendo la lettiera per gatti e il fungo nella borsa. «Puoi tenerla, se vuoi, ne ho un po’. Sono ottime per allontanare i PlImpi Ghiottoni».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sapete che Luna mi è sempre più sImpatica?» disse, mentre ripartivano per la Sala Grande. «Lo so che è matta, ma lo è in un senso…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Tacque all’Improvviso. Lavanda Brown era ai piedi della scalinata di marmo, minacciosa.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Silente trasse un profondo sospiro, poi aggiunse: «Ma lasciamo stare i miei problemi col personale. Abbiamo argomenti molto più Importanti da discutere. Prima di tutto, sei riuscito a portare a termine la missione che ti avevo affidato l’ultima volta?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Be’» balbettò Harry, senza sapere che cosa aggiungere. Il suo unico tentativo di Impadronirsene gli sembrò tutt’a un tratto scandalosamente debole. «Be’… il giorno che Ron ha inghiottito per sbaglio il filtro d’amore, l’ho portato dal professor Lumacorno. Pensavo che se fossi riuscito a metterlo abbastanza di buonumore…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «… e naturalmente hai dimenticato il tuo incarico; non mi stupisce, dato che il tuo migliore amico era in pericolo. Ma quando è stato chiaro che il signor Weasley si sarebbe completamente ripreso, avrei sperato che tu tornassi a occuparti del compito che ti avevo assegnato. Credevo di averti illustrato l’Importanza di quel ricordo. In effetti ho fatto del mio meglio per farti comprendere che è il più Importante di tutti e che perderemmo il nostro tempo senza di esso».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Signore» mormorò, quasi disperato, «non è che non me ne Importasse, è solo che ho avuto altre… altre cose…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Quando non riuscì più a sopportarlo, disse: «Professor Silente, mi dispiace tanto. Avrei dovuto Impegnarmi di più… Avrei dovuto capire che non mi avrebbe chiesto di farlo se non fosse davvero Importante».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ma ora, Harry» proseguì Silente, «ora le cose si fanno più confuse e più strane. Se è stato difficile trovare prove sul ragazzo Riddle, è stato quasi Impossibile trovare qualcuno disposto a raccontare i propri ricordi dell’uomo Voldemort. In effetti dubito che ci sia anima viva, a parte lui, che possa fornirci un resoconto completo della sua vita da quando lasciò Hogwarts. Tuttavia ho due ultimi ricordi che vorrei condividere con te». Silente indicò le due bottigliette di cristallo che scintillavano vicino al Pensatoio. «Sarò lieto di sapere se le conclusioni che ne ho tratto ti sembrano plausibili».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Per svariate ragioni, credo, anche se non ne rivelò alcuna al professor Dippet» rispose Silente. «Prima di tutto, cosa molto Importante, credo che Voldemort fosse più affezionato a questa scuola di quanto lo sia mai stato a una persona. Hogwarts era il luogo in cui era stato più felice, il primo e l’unico in cui si era sentito a casa».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Presto, Hokey!» ordinò la padrona, Imperiosa. «Ha detto che sarebbe arrivato alle quattro, manca solo qualche minuto e non è mai stato in ritardo!»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «È per quelli che mi ordinano di venire qui» rispose Voldemort. «Sono solo un povero Impiegato, signora, che deve fare quello che gli dicono. Il signor Burke desidera che io le chieda…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Impossibile!»esclamò Harry con rabbia.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Era appartenuta a un altro fondatore di Hogwarts» spiegò Silente. «Forse provava ancora un forte attaccamento alla scuola e non riuscì a resistere a un oggetto così Impregnato della sua storia. C’erano altre ragioni, credo… spero di riuscire a fartele comprendere a tempo debito.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Alzò il bicchiere come per brindare a Voldemort, che rimase Impassibile. Tuttavia Harry sentì l’atmosfera cambiare in modo quasi Impercettibile: il rifiuto di Silente di usare il nome scelto da Voldemort era il rifiuto di lasciargli dettare i termini dell’incontro, e Harry capì che Voldemort lo prendeva come tale.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Be’» rispose Silente, sempre affabile, «per un mago come me non può esserci nulla di più Importante che tramandare arti antiche, aiutare le giovani menti a raffinarsi. Se ricordo bene, un tempo anche tu eri attratto dall’insegnamento».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Voldemort rimase Impassibile e ribatté: «La grandezza ispira l’invidia, l’invidia genera rancore, il rancore produce menzogne. Dovrebbe saperlo, Silente».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sono lieto di sentire che li consideri amici» commentò Silente. «Avevo l’Impressione che fossero più simili a servitori».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ti dico che quello stupido Principe non ti aiuterà, Harry!» ripeté Hermione a voce più alta. «C’è un solo modo per costringere qualcuno a fare quello che vuoi, ed è la Maledizione Imperius, che è illegale…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «No, Harry Potter, questo è Impossibile» rispose Dobby.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Sì!» rispose lei, facendo andar di traverso la colazione sia a Harry che a Ron, «ma non è morto… è Mundungus, è stato arrestato e spedito ad Azkaban! Pare che abbia Impersonato un Inferius durante un tentativo di furto… e un certo Octavius Pepper è sparito… Oh, che cosa orribile, un bambino di nove anni è stato arrestato per aver cercato di uccidere i nonni, pensano che fosse sotto la Maledizione Imperius…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry Imprecò. Qualcuno urlò. Si voltò e vide un gruppo di matricole che scappavano, chiaramente convinte di aver incontrato un fantasma molto sboccato.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Prima di cominciare, voglio i vostri temi sui Dissennatori». Piton agitò la bacchetta con noncuranza, e venticinque fogli di pergamena si levarono in aria e atterrarono in una pila ordinata sulla cattedra. «E spero per il vostro bene che siano migliori delle fesserie che ho dovuto sopportare sulle difese contro la Maledizione Imperius. Ora, se volete aprire tutti il libro a pagina… che cosa c’è, signor Finnigan?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Ma Potter sembra avere molto da dire sull’argomento» osservò Piton, indicando all’Improvviso il fondo dell’aula, gli occhi neri fissi su Harry. «Chiediamo a Potter come si fa a stabilire la differenza tra un Inferius e un fantasma».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Un bambino di cinque anni avrebbe potuto dirci altrettanto» rispose Piton sarcastico. «L’Inferius è un cadavere che è stato rianimato dagli incantesimi di un Mago Oscuro. Non è vivo, viene solo usato come una marionetta per eseguire gli ordini del mago. Un fantasma, come voglio sperare che tutti ormai sappiate, è l’Impronta di un’anima dipartita lasciata sulla terra, e naturalmente, come Potter ci informa, è trasparente».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Be’, quello che ha detto Harry è utilissimo se vogliamo distinguerli!» intervenne Ron. «Quando ci troviamo faccia a faccia con uno di loro in un vicolo buio abbiamo giusto il tempo di un’occhiata per vedere se è solido, non ci mettiamo a chiedere: ‘Mi scusi, lei è l’Impronta di un’anima dipartita?’»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Nessuno» rispose Mirtilla di malumore, tormentandosi un foruncolo sul mento. «Ha detto che sarebbe tornato a trovarmi, ma anche tu avevi detto che avresti fatto un salto da me…» lanciò a Harry uno sguardo di rImprovero «… e non ti vedo da mesi. Ho Imparato a non aspettarmi molto dai ragazzi».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    E così il finesettimana seguente Ron si unì a Hermione e agli altri studenti che avrebbero compiuto diciassette anni in tempo per fare l’esame di lì a quindici giorni. Harry provò una fitta di gelosia, guardandoli mentre si preparavano per scendere al villaggio; gli mancavano le gite laggiù, ed era un giorno di primavera particolarmente bello, uno dei primi cieli lImpidi che vedessero da lungo tempo. Tuttavia aveva deciso di tentare un nuovo assalto alla Stanza delle Necessità.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Faresti meglio ad andare dritto nell’ufficio di Lumacorno e a cercare di ottenere quel ricordo»lo rImproverò Hermione, quando Harry rivelò il suo progetto a lei e a Ron nella Sala d’Ingresso.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Scusa» borbottò, Impacciato. «Voglio dire… manca anche a me…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Si voltò di scatto e si avviò lungo il corridoio. Dopo che si fu allontanata, Harry si infilò il Mantello e ricominciò a cercare la Stanza delle Necessità, ma senza autentico Impegno. Infine, un vuoto nello stomaco e la certezza che Ron e Hermione sarebbero tornati presto per il pranzo lo indussero ad abbandonare il tentativo e a lasciare il corridoio a Malfoy, che, se tutto andava bene, ancora per qualche ora sarebbe stato troppo spaventato per uscire.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «È curioso» disse Hermione, che sembrava molto preoccupata. «Dovrebbe fare la guardia alla scuola: perché abbandona il suo posto all’Improvviso per venire a trovare Silente che non è nemmeno qui?»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Fortuna» saltò su Ron all’Improvviso. «Harry, è così… devi essere fortunato!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Cosa diavolo c’è di più Importante di quel ricordo, Harry?» insistette Hermione.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Malfoy aprì la sua copia di Pozioni Avanzate con la faccia scura. Che per lui quella lezione fosse una perdita di tempo si vedeva lontano un miglio. Senza dubbio, pensò Harry osservandolo da sopra il proprio libro, stava rImpiangendo il tempo che avrebbe invece potuto trascorrere nella Stanza delle Necessità.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì, forse» ribatté Ron, di malumore. «Ma mezzo sopracciglio! Come se fosse Importante!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Per un attimo Harry non rispose. Poi, lenta ma costante, lo pervase un’euforica sensazione di infinite possibilità; si sentiva in grado di fare qualunque cosa al mondo… e ottenere il ricordo da Lumacorno all’Improvviso non sembrò solo fattibile, ma decisamente facile…
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Commovente, commovente» mormorò Lumacorno distratto, gli occhi fissi sulle luci lontane della capanna di Hagrid. «Ma il veleno di Acromantula è molto prezioso… Se la bestia è appena morta forse non si è ancora essiccato… È ovvio, non farei nulla che possa turbare Hagrid… ma se ci fosse un modo per procurarsene un po’… Insomma, è praticamente Impossibile prendere il veleno a un’Acromantula quando è viva…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non… non Importa… Sarebbe commosso di vederti qui, Harry…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    La risposta sincera era ‘sì’; Harry ricordava fin troppo bene quando lui e Ron si erano trovati faccia a faccia con le Acromantule: avevano chiarito senz’ombra di dubbio che solo la presenza di Aragog aveva Impedito loro di mangiarsi Hagrid.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sì, certo»rispose lui, noncurante. «Gli viene via dalla coda, s’Impigliano nei rami nella Foresta, sai…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Non… non te lo ricordi, Harry, vero?» chiese un po’ Impacciato.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Le disse di togliersi di mezzo» continuò Harry, Implacabile. «A me ha detto che lei non doveva morire. Voleva solo me. Lei poteva fuggire».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Basta!» esclamò Lumacorno all’Improvviso, alzando una mano tremante. «Davvero, ragazzo mio, basta… io sono vecchio… non devo sentire… non voglio sentire…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Mi spiace tanto… sono dovuto uscire, era una cosa Importante…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Altroché» ribatté Harry, esaltato all’idea di dire a Silente che si era Impadronito del ricordo. Si voltò di scatto e ripartì di gran carriera, ignorando la Signora Grassa che gli urlava dietro.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo» rispose Lumacorno, agitando il dito a mo’ di rImprovero, e facendogli intanto l’occhiolino. «Ammetto che mi piacerebbe sapere da dove prendi le tue informazioni, ragazzo; ne sai di più di metà del corpo insegnanti, davvero».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Lumacorno era profondamente turbato: fissava Riddle come se non l’avesse mai davvero visto e Harry capì che rImpiangeva di essersi avventurato in quella conversazione.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry notò all’Improvviso che ognuno dei Presidi nei ritratti sulle pareti era sveglio e ascoltava. Un mago corpulento dal naso rosso si era armato di cornetto acustico.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Bene, Harry» riprese Silente, «sono sicuro che hai colto l’Importanza di quanto abbiamo appena udito. Alla stessa età che tu hai ora, mese più, mese meno, Tom Riddle stava cercando in ogni modo di scoprire come rendersi immortale».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Quindi ha reso se stesso Impossibile da uccidere assassinando altre persone?» domandò Harry. «Perché non poteva farsi una Pietra Filosofale, o rubarne una, se era così interessato all’immortalità?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Il diario, come hai detto tu, era la prova che lui è l’erede di Serpeverde. Sono sicuro che Voldemort lo considerasse di immensa Importanza».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry si sentì il cuore più leggero. Era così bello non ascoltare ammonimenti e rImproveri per una volta. I Presidi sulle pareti furono meno entusiasti; Harry notò che alcuni scuotevano la testa e Phineas Nigellus addirittura sbuffò.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sì, Harry, tu sei capace di amare» ripeté Silente, che aveva l’aria di sapere benissimo cosa Harry avesse appena taciuto. «E questa, dopo tutto quello che ti è successo, è una dote enorme e Importante. Sei ancora troppo giovane per capire quanto sei straordinario».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «No, non lo è!» esclamò Silente con Impazienza. Gli puntò contro la mano nera e raggrinzita: «Stai dando troppa Importanza alla profezia!»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Certo!» gridò Silente. «Vedi, la profezia non significa che tu devi fare qualcosa! Ma ha indotto Lord Voldemort a designarti come suo eguale… in altre parole, tu sei libero di scegliere che cosa fare, libero di voltare le spalle alla profezia! Ma Voldemort continua ad attribuirle Importanza. Continuerà a darti la caccia… il che rende certo, di fatto, che…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ah» disse Harry. «Be’… non ti Importa che sia finita, vero?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Sembrò a Harry che Hermione avesse l’aria di chi la sa lunga, ma di sicuro non poteva sapere che le sue viscere stavano ballando la conga: cercando di mantenere il volto Impassibile e la voce indifferente, chiese: «Come mai?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Su, su, ragazzi» squittì Vitious in tono di rImprovero. «Un po’ meno chiacchiere e un po’ più di azione… Fatemi vedere che ci provate…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    E se non m’Importasse?
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Be’, so che ho aperto la porta»rispose Katie, «quindi immagino che chiunque mi abbia scagliato la Maledizione Imperius fosse lì dietro. Poi la mia memoria è un deserto fino a due settimane fa al San Mungo. È meglio che vada, la McGranitt è capacissima di darmi una punizione anche se sono tornata oggi…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    La battaglia infuriava ancora dentro la sua testa: Ginny o Ron? A volte pensava che al Ron post-Lavanda non sarebbe Importato granché se si fosse messo con Ginny; ma poi gli tornava in mente la faccia che Ron aveva fatto quando l’aveva vista baciare Dean, e si convinceva che avrebbe considerato un bieco tradimento anche se Harry l’avesse solo tenuta per mano…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Smise di fissare quell’Improbabile coppia di nomi solo quando urtò contro un’armatura. Il gran fracasso lo riscosse; allontanandosi in fretta per timore che spuntasse Gazza, sfrecciò giù per la scala di marmo e lungo il corridoio sottostante. Raggiunse il bagno e premette l’orecchio contro la porta: non si sentiva niente. Spinse la porta molto piano.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Era stordito; era come se un adorato cucciolo fosse diventato all’Improvviso un animale feroce. Ma che cosa aveva in testa il Principe per trascrivere un simile incantesimo nel suo libro? E che cosa sarebbe successo quando Piton l’avesse visto? Avrebbe raccontato a Lumacorno — lo stomaco gli ribollì — come Harry aveva ottenuto quei risultati in Pozioni per tutto l’anno? Avrebbe confiscato o distrutto il libro che gli aveva insegnato tante cose… che era diventato una sorta di guida e di amico? Harry non poteva permetterlo… non poteva…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry corse in uno dei molti vicoli che serpeggiavano tra tutti quei tesori. Voltò a destra dopo un enorme troll Impagliato, percorse qualche metro, girò a sinistra davanti all’Armadio Svanitore in cui Montague si era perso l’anno prima, e infine si fermò davanti a una vasta credenza la cui superficie piena di bolle pareva essere stata danneggiata dall’acido. Aprì una delle ante cigolanti: era già stato usato come nascondiglio per una creatura in gabbia, morta da tempo; il suo scheletro aveva cinque zampe. Harry ficcò il libro del Principe Mezzosangue dietro la gabbia e chiuse l’anta. Si fermò un istante, col cuore che batteva orrendamente, osservando la confusione… sarebbe riuscito a ritrovare quel punto, in mezzo a tutto quel ciarpame? Sollevò il busto sbeccato di un brutto vecchio stregone dalla cima di una botte vuota, lo posò sull’armadio dove il libro era nascosto, mise una vecchia parrucca polverosa e una tiara annerita sulla testa della statua per renderla più riconoscibile, poi sfrecciò a ritroso lungo i vicoli più velocemente possibile, tornò alla porta, uscì e la chiuse. Con un tonfo la porta si nascose di nuovo nella parete.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Lo so che cos’è un soprannome» ribatté Piton. I freddi occhi neri penetrarono ancora una volta i suoi; Harry cercò di non fissarli. Chiudi la mente… chiudi la mente… Ma non aveva mai Imparato a farlo come si deve…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Estrasse con gesto teatrale una scheda da una delle scatole in cima e lesse: «James Potter e Sirius Black. Sorpresi a usare una fattura illegale contro Bertram Aubrey. Testa di Aubrey raddoppiata. Doppia punizione». Piton sorrise beffardo. «Dev’essere di grande conforto sapere che anche se sono morti resta una testimonianza delle loro gloriose Imprese…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

   Il fatto che Harry Potter stesse con Ginny Weasley parve interessare un sacco di gente, soprattutto ragazze, ma nelle settimane che seguirono Harry si scoprì Impermeabile in un modo tutto nuovo ai pettegolezzi. In fondo, era un bel cambiamento essere sulla bocca di tutti per qualcosa che lo rendeva più felice di quanto fosse stato da molto tempo, invece che per orripilanti fatti di Magia Oscura.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Verrebbe da dire che ci sono cose più Importanti su cui spettegolare» osservò Ginny, seduta sul pavimento della sala comune, appoggiata alle gambe di Harry e intenta a leggere La Gazzetta del Profeta. «Tre attacchi di Dissennatori in una settimana, e Romilda Vane mi chiede se è vero che hai un Ippogrifo tatuato sul petto».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Impossibile».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry si precipitò verso di lei e l’aiutò a rialzarsi. Alcune delle collane luccicanti le si erano Impigliate negli occhiali.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Ma Harry non le badò. Si era appena accorto di dove si trovavano: sulla destra c’era l’arazzo dei troll ballerini e sulla sinistra la parete di pietra liscia e Impenetrabile che celava…
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    All’Improvviso si fece guardinga.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Il Preside ha dichiarato che gradirebbe meno visite da parte mia» rispose, gelida. «Non sono tipo da Imporre la mia presenza a chi non l’apprezza. Se Silente decide di ignorare gli avvertimenti delle carte…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    La sua mano ossuta si chiuse all’Improvviso attorno al polso di Harry.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Forse il cavallo ha sentito dire che non ho ereditato il dono della mia bis-bisnonna. Da anni persone gelose mettono in circolazione simili voci. E lo sai che cosa dico io a questa gente, Harry? Silente mi avrebbe permesso di insegnare in questa scuola così Importante, mi avrebbe concesso tanta fiducia in tutti questi armi, se non gli avessi dimostrato il mio valore?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Al momento, a Harry non Importava altro.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Adesso!» esclamò Harry, trattenendosi con enorme difficoltà dall’urlare. Poi, all’Improvviso, non ce la fece più. «E LEI GLI HA PERMESSO DI INSEGNARE QUI E LUI HA DETTO A VOLDEMORT DI DARE LA CACCIA AI MIEI GENITORI!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Per favore, lasciami finire». Silente attese che Harry annuisse con un cenno asciutto, poi riprese. «Il professor Piton ha commesso un terribile errore. Era ancora al servizio di Lord Voldemort la sera che sentì la prima metà della profezia. Naturalmente si affrettò a riferire al suo Padrone quanto aveva udito, perché la cosa riguardava Voldemort in prima persona. Ma non sapeva — non aveva alcun modo di sapere — a quale ragazzo Voldemort avrebbe dato la caccia da allora in poi, o che i genitori che avrebbe ucciso nella sua Impresa assassina erano persone che conosceva, che erano tua madre e tuo padre…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non hai idea del rimorso che provò il professor Piton quando capì come Lord Voldemort aveva interpretato la profezia, Harry. Credo che sia il rImpianto più grande della sua vita e la ragione per cui tornò…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Silente si voltò per guardare fuori dalla finestra infuocata: il sole era un riverbero rosso rubino lungo l’orizzonte. Harry uscì rapido dall’ufficio e discese la scala a chiocciola. All’Improvviso il suo cervello era stranamente sgombro. Sapeva che cosa fare.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «… capite che cosa vuol dire?» concluse Harry, concitato. «Silente non sarà qui stanotte, quindi Malfoy avrà un’ottima possibilità di tentare qualunque cosa abbia in mente. No, ascoltatemi!»sibilò rabbioso quando sia Ron che Hermione diedero segno di volerlo interrompere. «So che era Malfoy quello che festeggiava nella Stanza delle Necessità. Ecco…» Ficcò in mano a Hermione la Mappa del Malandrino. «Dovete sorvegliarlo, lui e anche Piton. Usate chiunque altro riusciate a mettere insieme dell’ES. Hermione, quei galeoni a contatto funzionano ancora, giusto? Silente dice che ha Imposto alla scuola una protezione supplementare, ma se Piton è coinvolto saprà di quale protezione si tratta, e come evitarla… però non si aspetterà che tutti voi stiate in guardia, no?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non Importa» lo rassicurò Silente. «Posso accompagnarti di nuovo».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Indicò a Harry il margine esterno del masso, dove una serie di rientranze frastagliate permetteva di raggiungere certe rocce semisommerse dall’acqua e più vicine alla scogliera. Era una discesa insidiosa e Silente, un po’ Impedito dalla mano rattrappita, procedette con lentezza. Gli scogli erano scivolosi. Fredde goccioline salate schizzarono sul viso di Harry.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E con l’Improvvisa agilità di un uomo molto più giovane, si lanciò in mare e nuotò con un Impeccabile stile a rana verso la fessura buia nella superficie rocciosa, la bacchetta accesa tra i denti. Harry si sfilò il Mantello, se lo ficcò in tasca e lo seguì.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Pensavo che qualcosa sarebbe successo se avessimo fatto un tentativo ovvio di Impadronirci dell’Horcrux. È stata una buonissima idea, Harry; di gran lunga il modo più semplice di scoprire cosa ci troviamo di fronte».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Tu non dovresti contare, Harry: sei minorenne e non hai il diploma. Voldemort non si sarebbe mai aspettato che un sedicenne raggiungesse questo luogo. Ritengo Improbabile che i tuoi poteri si notino, paragonati ai miei».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Oh… ecco…» disse in fretta Harry. Si girò per guardare la luce verdastra verso cui la barca procedeva inesorabile. Ormai non poteva fingere di non aver paura. L’enorme lago nero, pullulante di morti… sembrava che fossero passate ore e ore da quando aveva incontrato la professoressa Cooman, aveva dato a Ron e a Hermione la Felix Felicis… All’Improvviso rImpianse di non averli salutati meglio… e non aveva nemmeno visto Ginny…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Con lo sguardo fisso, Harry immerse la mano nel bacile e cercò di toccare la pozione: una barriera invisibile, che sembrava fatta di aria solida, gli Impedì di avvicinarsi anche solo di un centimetro.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Scusa, Harry, intendevo che non può volerla uccidere subito» si corresse Silente. «Vorrà mantenerla in vita abbastanza a lungo da scoprire come sia riuscita a superare le sue difese e, cosa più Importante di tutte, perché sia tanto decisa a vuotare il bacile. Non dimenticare che Lord Voldemort è convinto di essere il solo a sapere dei propri Horcrux».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Senza dubbio» disse infine, «questa pozione mi Impedirà di prendere l’Horcrux. Potrebbe paralizzarmi, farmi dimenticare perché sono qui, farmi Impazzire di dolore, o mettermi fuori gioco in un altro modo. Se così fosse, Harry, sarà tuo compito assicurarti che io continui a bere, anche se tu dovessi obbligarmi con la forza. Hai capito?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Fallo smettere, fallo smettere» Implorò Silente.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Il calice si riempì di acqua lImpida; Harry cadde in ginocchio accanto a Silente, gli sorresse la testa e gli avvicinò il bicchiere alle labbra… ma era vuoto. Silente gemette e prese ad ansimare.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Petrificus Totalus!»urlò di nuovo Harry, arretrando e agitando la bacchetta; sei o sette si afflosciarono, ma molti altri continuavano ad avanzare. «Impedimenta! Incarceramus!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Gli Inferi urtarono l’uno contro l’altro, cercando a tentoni di sfuggire al fuoco che li Imprigionava…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente raccolse il medaglione dal fondo del bacile di pietra e lo ripose dentro la veste, poi fece segno a Harry di mettersi al suo fianco. Impazziti dal terrore per le fiamme, gli Inferi parvero non accorgersi che la loro preda stava fuggendo. Silente guidò Harry alla barca: e l’anello di fuoco si muoveva con loro, attorno a loro, e gli Inferi confusi li accompagnarono fino al limitare dell’acqua, dove scivolarono grati nei loro oscuri abissi.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Ce l’abbiamo fatta, professore!» sussurrò Harry a fatica; all’Improvviso si rese conto di provare una fitta lacerante al petto. «Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo preso l’Horcrux!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    E indicò il cielo su Hogwarts. Il terrore s’Impadronì di Harry… Si voltò a guardare.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Silenzio. Harry era Imprigionato nel proprio corpo invisibile, paralizzato, e fissava entrambi, le orecchie tese nello sforzo di cogliere i rumori della battaglia lontana dei Mangiamorte. Davanti a lui Draco Malfoy guardava Albus Silente che, cosa incredibile, sorrise.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Qualcuno sta proprio dando battaglia» commentò Silente affabile. «Ma stavi dicendo… sì, sei riuscito a far entrare i Mangiamorte nella mia scuola, cosa che, lo devo ammettere, ritenevo Impossibile… Come hai fatto?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «… ma è ovvio… Rosmerta. Da quanto tempo si trova sotto la Maledizione Imperius?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Le Importa che io dica ‘sporca Mezzosangue’ quando sto per ucciderla?»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Io non ho alternative!» esclamò Malfoy, all’Improvviso bianco come Silente. «Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più Importante, manderò dei membri dell’Ordine da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban… Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui… Passa dalla parte giusta, Draco… tu non sei un assassino…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Ma all’Improvviso dei passi rimbombarono per le scale e un attimo dopo Malfoy fu spinto da parte. Quattro persone vestite di nero si precipitarono fuori, sui bastioni. Sempre paralizzato, gli occhi fissi, senza poter battere ciglio, Harry vide terrorizzato quattro sconosciuti; a quanto pareva i Mangiamorte avevano vinto la battaglia di sotto.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ho detto no!» gridò l’uomo; ci fu un lampo di luce e il lupo mannaro fu scaraventato lontano; urtò contro i bastioni e barcollò, furente. Il cuore di Harry martellava così forte che pareva Impossibile che nessuno lo sentisse, Imprigionato nell’incantesimo di Silente… Se solo fosse riuscito a muoversi, avrebbe potuto scagliare una maledizione da sotto il Mantello…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Superò con un balzo gli ultimi dieci scalini e si fermò, la bacchetta alzata. Il corridoio illuminato fiocamente era pieno di polvere; metà del soffitto sembrava essere crollata e davanti a lui Impazzava una battaglia ma, mentre cercava di capire chi combatteva contro chi, udì l’odiata voce gridare «È finita, andiamo!» e vide Piton sparire dietro l’angolo in fondo al corridoio. Lui e Malfoy evidentemente si erano fatti strada incolumi nella battaglia. Harry si lanciò dietro di loro, ma uno dei combattenti si allontanò dalla mischia e si scagliò su di lui: era il lupo mannaro, Greyback. Gli fu addosso prima che riuscisse ad alzare la bacchetta: Harry cadde all’indietro, sentendo i sudici capelli arruffati premergli sul volto, mentre il puzzo di sudore e sangue gli riempiva naso e bocca, l’avido fiato caldo sulla gola…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Impedimenta!» urlò Harry.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    La sua maledizione colpì in pieno petto Amycus, che squittì come un maiale: lo sollevò da terra e lo scagliò contro la parete opposta, dove cadde alle spalle di Ron, della professoressa McGranitt e di Lupin, ciascuno Impegnato contro un Mangiamorte. Più in là, Harry vide Tonks combattere contro un enorme mago biondo che scagliava anatemi ovunque: rimbalzavano sulle pareti, spaccavano la pietra, mandavano in frantumi la finestra più vicina…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Prendi quella!» urlò la professoressa McGranitt, e Harry scorse la Mangiamorte, Alecto, che sfrecciava lungo il corridoio con le braccia sopra la testa e il fratello alle calcagna. Harry si lanciò all’inseguimento, ma il suo piede s’Impigliò in qualcosa e un attimo dopo era steso sulle gambe di qualcuno: vide il pallido volto tondo di Neville, a terra.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Scivolò oltre l’angolo, le scarpe rese sdrucciolevoli dal sangue; Piton aveva un vantaggio immenso… possibile che fosse già entrato nell’Armadio dentro la Stanza delle Necessità, o l’Ordine era riuscito a conquistarlo, Impedendo ai Mangiamorte la ritirata da quella parte? Non udiva altro che i propri passi e il proprio cuore martellante, ma infine individuò un’Impronta insanguinata, prova che almeno uno dei Mangiamorte era diretto verso la porta principale… forse la Stanza delle Necessità era davvero bloccata…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Girò un altro angolo e una maledizione gli volò addosso: si tuffò dietro un’armatura che esplose. Vide i due fratelli Mangiamorte imboccare la scalinata di marmo e scagliò delle fatture, ma riuscì solo a colpire alcune streghe Imparruccate in un ritratto sul pianerottolo, che scapparono strillando nei dipinti vicini. Balzò oltre l’armatura in pezzi e udì urlare ancora; altri nel castello sembravano essersi svegliati…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Impedimento.!»urlò, rotolandosi ancora, rannicchiato contro il suolo buio, e miracolosamente la sua fattura colpì uno dei due, che barcollò e cadde, sbilanciando l’altro; Harry balzò in piedi e corse avanti, dietro a Piton…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    E poi vide la vasta sagoma di Hagrid, illuminata dalla luce della mezzaluna sbucata all’Improvviso da dietro le nuvole. Il Mangiamorte biondo cercava di colpirlo con una maledizione dopo l’altra, ma la forza immane e la pelle indurita che aveva ereditato dalla madre gigantessa proteggevano Hagrid. Piton e Malfoy, tuttavia, continuavano a correre; ben presto sarebbero stati al di là dei cancelli, in grado di Smaterializzarsi…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Niente Maledizioni Senza Perdono da te, Potter!» urlò sopra il rombo delle fiamme, le grida di Hagrid e gli uggiolii selvaggi di Thor Imprigionato. «Non ne hai il coraggio né l’abilità…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Bloccato ancora, e ancora e ancora, finché non Imparerai a tenere la bocca sigillata e la mente chiusa, Potter!» lo canzonò Piton, deviando ancora una volta la maledizione. «Adesso vieni!» urlò al Mangiamorte biondo. «È ora di andare, prima che arrivino dal Ministero…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Impedi…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «No!» ruggì la voce di Piton, e il dolore cessò Improvviso com’era arrivato; Harry rimase rannicchiato, stringendo la bacchetta, ansante; da qualche parte sopra di lui Piton urlava: «Hai dimenticato gli ordini? Potter appartiene al Signore Oscuro… dobbiamo lasciarlo stare! Via! Via!»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    E Harry sentì il suolo tremare sotto il suo viso mentre fratello, sorella e il Mangiamorte biondo obbedivano e correvano verso i cancelli. Un urlo inarticolato di rabbia gli sfuggì: in quel momento non gli Importava di vivere o morire. Si rialzò e barcollò alla cieca verso Piton, l’uomo che ormai odiava quanto Voldemort stesso…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «NON…» urlò Piton, e il suo viso si fece all’Improvviso folle, disumano, come se provasse tanto dolore quanto il cane che guaiva e ululava rinchiuso nella casa incendiata alle loro spalle, «CHIAMARMI VIGLIACCO!»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry non sapeva che cosa volesse dire il messaggio, e non gl’Importava. Solo una cosa contava: quello non era un Horcrux. Bevendo quella terribile pozione, Silente si era indebolito per nulla. Harry accartocciò la pergamena e i suoi occhi bruciarono di lacrime mentre dietro di lui Thor cominciava a ululare.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «No, non credo che Bill diventerà un vero lupo mannaro» replicò Lupin, «ma questo non significa che non ci sarà un qualche contagio. Quelle sono ferite maledette. È Improbabile che guariscano del tutto, e… e Bill d’ora in poi potrebbe avere alcune caratteristiche da lupo».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «È tutta colpa mia» proruppe all’Improvviso la professoressa McGranitt. Era disorientata e tormentava il fazzoletto umido. «Colpa mia. Io ho mandato Filius a cercare Piton stanotte, l’ho fatto chiamare perché venisse ad aiutarci! Se non l’avessi avvertito di quanto stava succedendo, forse non si sarebbe mai alleato con i Mangiamorte. Non credo che sapesse che erano qui prima che glielo dicesse Filius».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Non lo sappiamo ancora» rispose lei, guardando Impotente Lupin.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Naturalmente non Importa il suo aspetto… non f-fa niente… ma era un b-bambino così carino… sempre stato un bel ragazzo… e s-stava per sposarsi!»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Cosa vuol dire?»gridò Fleur all’Improvviso. «Perché disce che stava per sposarsi?»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «E invesce mi amerà!» esclamò Fleur, ergendosi in tutta la sua altezza e gettando indietro la lunga chioma argentea. «Sci vuol altro che un uomo lupo per Impedir a Bill di amarmi!»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Ponsa che io non lo volio più? O forse lo spera?»incalzò Fleur, le narici dilatate. «Cosa Importa il suo aspetto? Io sono abbastonsa bella per tutti e due! Tutte quelle scicatrisci sono il segno del courage di mio marito! Fascio io!» aggiunse con forza, spingendo da parte la signora Weasley e strappandole di mano l’unguento.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    E poi — Harry non capì come era successo — le due donne si stavano abbracciando, in lacrime. Sconcertato, chiedendosi se il mondo fosse Impazzito, si voltò: Ron era esterrefatto quanto lui, e Ginny e Hermione si scambiavano sguardi perplessi.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Visto?» fece una voce nervosa. Tonks guardava torva Lupin. «Lei vuole sposarlo lo stesso, anche se è stato morso! Non le Importa!»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Ma anche a me non Importa, non m’Importa!» esclamò Tonks, scuotendo Lupin per la veste. «Te l’ho detto un milione di volte…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    E il significato del Patronus di Tonks e dei suoi capelli color topo, e la ragione per cui era venuta di corsa a cercare Silente quando aveva sentito dire che qualcuno era stato aggredito da Greyback, tutto all’Improvviso fu chiaro a Harry: non era di Sirius che Tonks era innamorata, allora…
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Harry, potrebbe essere Importante» insistette la professoressa McGranitt.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «C’è una cosa che lei dovrebbe sapere prima che arrivino quelli del Ministero, però. Madama Rosmerta è vittima della Maledizione Imperius, stava aiutando Malfoy e i Mangiamorte, è così che la collana e l’idromele avvelenato…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    L’ultima parola gli rimase Impigliata in gola, ma la professoressa Sprite finì la frase al posto suo.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Arriva» annunciò all’Improvviso la McGranitt, scrutando il parco. «Il Ministro… a quanto pare ha portato una delegazione…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Andò alla porta e gliela aprì. Harry corse giù per la scala a chiocciola e lungo il corridoio deserto. Aveva lasciato il Mantello dell’Invisibilità in cima alla Torre di Astronomia, ma non gli Importava; nessuno lo vide passare nei corridoi, nemmeno Gazza, Mrs Purr o Pix. Non incontrò anima viva finché non svoltò nel corridoio che portava alla sala comune di Grifondoro.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Senza parlare, Harry estrasse dalla tasca il medaglione falso, lo aprì e lo diede a Ron. Il resto della storia poteva aspettare… non Importava, quella notte… niente Importava, eccetto la fine, la fine della loro inutile avventura, la fine della vita di Silente…
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Non lo so». Harry si distese sul letto, vestito, e fissò il vuoto. Non provava alcuna curiosità per R.A.B.: dubitava che avrebbe mai più provato curiosità per qualcosa. All’Improvviso si rese conto che il parco era silenzioso. Fanny aveva cessato di cantare.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «No» rispose in tono di rImprovero, ripiegando il giornale. «Stanno ancora cercando Piton, ma non c’è traccia…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Sì, corrisponde»concordò Harry. «Punta sul suo lato Purosangue in modo da farsi amici Lucius Malfoy e tutti gli altri… come Voldemort. Madre Purosangue, padre Babbano… si vergogna della propria ascendenza, vuole farsi temere usando le Arti Oscure, si sceglie un nuovo nome Impressionante… Lord Voldemort… Principe Mezzosangue… Com’è possibile che sia sfuggito a Silente…?»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry, Ron, Hermione e Ginny si sedettero all’estremità di una fila accanto al lago. La gente sussurrava; era come una brezza nell’erba, ma il canto degli uccelli era più sonoro. La folla continuava a crescere; con un enorme Impeto di affetto per entrambi, Harry vide Neville, e Luna che lo aiutava a sedersi. Soltanto loro di tutto l’ES avevano risposto all’appello di Hermione la notte in cui Silente era morto, e Harry sapeva perché: erano quelli a cui l’ES mancava di più… probabilmente quelli che controllavano regolarmente la loro moneta nella speranza che ci fosse un’altra riunione…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Finalmente tutti i professori si sedettero. Harry vide Scrimgeour grave e austero in prima fila con la professoressa McGranitt. Si chiese se a Scrimgeour o a qualcuna di quelle persone Importanti dispiacesse davvero della morte di Silente. Ma poi udì una musica, una musica strana, ultraterrena, e guardandosi attorno in cerca della fonte si dimenticò di tutto il resto. Non fu il solo: molte teste si voltavano, cercavano, un po’ nervose.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Udì un morbido sciacquio alla propria sinistra e vide che gli esseri marini erano affiorati per ascoltare. Ricordò Silente rannicchiato sulla riva due anni prima, molto vicino a dove si trovava ora lui, a conversare in Marino con la Capitansirena. Si domandò dove Silente avesse Imparato il Marino. C’erano tante cose che non gli aveva mai chiesto, tante cose che avrebbe dovuto dire…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    E poi, a sorpresa, gli si riversò addosso la spaventosa verità, assoluta e irreversibile. Silente era morto, se n’era andato… strinse in mano il freddo medaglione, così forte da farsi male, ma non riuscì a evitare che lacrime bollenti gli scivolassero dagli occhi: distolse lo sguardo da Ginny e dagli altri e guardò oltre il lago, verso la Foresta, mentre l’ometto in nero continuava a declamare monotono… Ci fu un movimento tra gli alberi. Anche i centauri erano venuti a rendere omaggio. Non uscirono allo scoperto ma Harry li vide immobili, seminascosti nell’ombra, osservare i maghi, gli archi appesi al fianco. E ricordò la sua prima gita da incubo nella Foresta, la prima volta che aveva incontrato la cosa che allora era Voldemort, e come l’aveva affrontato, e come non molto tempo dopo lui e Silente avevano parlato del fatto di combattere una battaglia persa. Era Importante, aveva detto Silente, combattere, e ancora combattere, e continuare a combattere, perché solo così il male poteva essere tenuto a bada, anche se non poteva mai essere completamente sradicato…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «E se a me non Importasse?» ribatté Ginny con forza.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Importa a me» rispose Harry. «Come credi che mi sentirei se questo fosse il tuo funerale… e fosse colpa mia…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   Nessuno rise: la rabbia e il disprezzo nella voce di Voldemort erano inequivocabili. Per la terza volta, Charity Burbage si ritrovò a guardare Piton. Le lacrime le colavano dagli occhi nei capelli. Piton le restituì lo sguardo, Impassibile, mentre lei continuava a girare lentamente.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Molti dei nostri più antichi alberi genealogici si guastano, nel tempo» proseguì, mentre Bellatrix pendeva dalle sue labbra, senza fiato e Implorante. «Dovrete potare il vostro, vero, per mantenerlo sano? Tagliar via quelle parti che minacciano la salute del resto».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Piton osservò il viso capovolto. Tutti i Mangiamorte ora guardavano la prigioniera, come se avessero avuto il permesso di dare sfogo alla loro curiosità. Quando si trovò rivolta verso il fuoco, la donna Implorò, con voce rotta e piena di terrore: «Severus! Aiutami!»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   L'ilarità montò di nuovo; Draco Malfoy scrutò terrorizzato il padre, che però teneva la testa bassa, poi incrociò lo sguardo della madre. Lei scosse il capo in modo quasi Impercettibile, poi riprese a fissare con occhi vuoti la parete di fronte.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Sedeva accanto alla sorella, così dissimile da lei nell'aspetto, con i capelli scuri e gli occhi dalle palpebre pesanti, quanto lo era nel portamento e nei modi; se Narcissa sedeva rigida e Impassibile, Bellatrix si chinava ver so Voldemort, perché le sole parole non riuscivano a esprimere tutto il suo desiderio di stargli vicino.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   A queste parole, come in risposta, si levò un gemito Improvviso, un urlo prolungato e terribile di angoscia e dolore. Molti dei presenti guardarono in basso, allarmati, perché il suono pareva provenire da sotto i loro piedi.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Codaliscia» disse Voldemort Imperturbabile, tranquillo e assorto, senza distogliere lo sguardo dal corpo in alto, «non ti avevo ordinato di tenere il nostro prigioniero in silenzio?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

    «Sono stato incauto, e pure ostacolato da fortuna e caso, i due sabotatori di tutti i piani men che bene architettati. Ma ora ho Imparato. Capisco quelle cose che prima non capivo. Devo essere io a uccidere Harry Potter, e io sarò».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Purché il nostro amico O'Tusoe non venga scoperto prima di aver convertito i colleghi» commentò Voldemort. «In ogni caso, è Improbabile che il Ministero sia mio entro sabato prossimo. Se non possiamo toccare il ragazzo una volta giunto a destinazione, allora bisogna agire mentre è in viaggio».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Mio Signore, ho buone notizie su quel fronte. Con difficoltà, e dopo enormi sforzi, sono riuscito a Imporre una Maledizione Imperius a Pius O'Tusoe».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Mio Signore» riprese Yaxley, «Dawlish è convinto che verrà Impiegata un'intera squadra di Auror per spostare il ragazzo...»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Harry sanguinava. Aprì la porta della sua stanza con una spalla, reggendosi la mano destra con la sinistra e Imprecando sottovoce. Si udì uno scricchiolio di porcellana infranta: aveva calpestato una tazza piena di tÈ freddo posata sul pavimento fuori dalla camera.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Era stupido, inutile, incredibilmente seccante dover passare ancora quattro giorni senza poter usare la magia... ma doveva ammettere che quel taglio irregolare nel dito l'avrebbe comunque sconfitto. Non aveva mai Imparato a rimarginare le ferite e a pensarci bene soprattutto considerando i suoi progetti per l'immediato futuro era una seria lacuna nella sua istruzione magica. Pensò che doveva ricordarsi di farselo spiegare da Hermione, prese un bel po' di carta igienica, asciugò il tÈ versato, poi tornò in camera sbattendo la porta.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Harry si sedette a osservare il frammento irregolare col quale si era tagliato, ma vide solo il riflesso del proprio occhio verde chiaro. Poi lo posò sulla Gazzetta del Profeta di quel giorno che giaceva non ancora sfogliata sul letto e, per bloccare l'Improvviso flusso di amari ricordi, le fitte di rImpianto e di desiderio suscitate da quella scoperta, si ributtò a capofitto a mettere ordine nel baule.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Gli ci volle un'altra ora per vuotarlo, gettar via le cose inutili e dividere il resto in pile, a seconda di quanto gli sarebbero servite da quel momento in poi. Le vesti di scuola e da Quidditch, il calderone, la pergamena, le piume e gran parte dei libri di testo finirono ammucchiati in un angolo. Chissà che cosa ne avrebbero fatto gli zii; li avrebbero bruciati nel cuore della notte, probabilmente, come prove di un crimine orrendo. Gli abiti Babbani, il Mantello dell'Invisibilità, il kit per le pozioni, alcuni libri, l'album di foto che gli aveva regalato Hagrid, un pacco di lettere e la bacchetta andarono a riempire un vecchio zaino. In una tasca sul davanti c'erano la Mappa del Malandrino e il medaglione col messaggio firmato 'R.A.B.' Il medaglione meritava il posto d'onore non perché fosse prezioso in sé era privo di valore ma per quello che era costato Impossessarsene.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Quando Albus e io lasciammo Hogwarts, eravamo intenzionati a intraprendere un giro del mondo insieme, com'era tradizione allora, per visitare e osservare maghi stranieri prima di seguire carriere diverse. Ma purtroppo accadde una tragedia. Alla vigilia del nostro viaggio, la madre di Albus, Kendra, morì, lasciando lui a capo e unico sostegno della famiglia. Rimandai la mia partenza quanto bastò per rendere i dovuti rispetti al funerale di Kendra, poi partii per quello che fu un viaggio solitario. Con un fratello e una sorella più giovani di cui prendersi cura e poco denaro, per Albus fu Impossibile accompagnarmi.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

    allegro. In aggiunta al proprio dolore, la perdita di Ariana non aveva condotto a una rinnovata vicinanza tra Albus e Aberforth, ma a un distacco (che nel tempo si sarebbe colmato: in anni più recenti i due fratelli ristabilirono un legame se non stretto, certamente cordiale). Tuttavia, da allora Silente parlò di rado dei suoi genitori o di Ariana, e gli amici Impararono a non nominarli.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Harry finì di leggere e continuò a studiare la foto che accompagnava il necrologio. Silente esibiva il consueto sorriso gentile, ma mentre scrutava il mondo al di sopra degli occhiali a mezzaluna dava l'Impressione, anche dalla carta stampata, di radiografare Harry, la cui tristezza si mescolava a un senso di umiliazione.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Non aveva mai pensato di chiedergli del suo passato. Senza dubbio sarebbe parso strano, Impertinente, perfino, ma in fondo tutti sapevano che Silente aveva combattuto quel leggendario duello con Grindelwald, e Harry non gli aveva mai chiesto niente, né di quello, né degli altri suoi celebri successi. No, avevano sempre parlato di Harry, del passato di Harry, del futuro di Harry, dei progetti di Harry... e ora gli sembrava, nonostante lo attendessero prove così rischiose e incerte, di aver perso preziosissime occasioni non chiedendo a Silente qualcosa di più su di lui. Anche se l'unica domanda personale che gli avesse mai rivolto era la sola alla quale sospettava che Silente non avesse risposto con sincerità:
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   In libreria la prossima settimana le rivelazioni shock sul genio Imperfetto considerato da molti il più grande mago della sua generazione. Smantellando la tradizionale immagine di serena barbuta saggezza, Rita Skeeter rivela l'infanzia disturbata, la giovinezza sregolata, le interminabili faide e i colpevoli segreti che Silente ha portato con sé nella tomba. PER CHé il più volte candidato al ruolo di Ministro della Magia si accontentò di restare un semplice preside? QUALE era il vero scopo della società segreta nota come Ordine della Fenice? COME si concluse davvero la vita di Silente? Le risposte a queste e a molte altre domande nell'esplosiva biografia Vita e Menzogne di Albus Silente di Rita Skeeter. Intervista esclusiva all'autrice di Betty Braithwaite, a pagina 13.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Come sei riuscita a compiere questa Impresa-lampo?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, mia cara» sorride la Skeeter, picchiettandomi affettuosamente sulle nocche, «sai anche tu quante informazioni si possono ottenere con una borsa gonfia di galeoni, il rifiuto di sentire la parola 'no' e una bella Penna Prendiappunti affilata! C'era la coda per gettare fango su Silente, del resto. Non tutti pensavano che fosse così straordinario, sai: ha pestato un sacco di piedi Importanti. Ma il vecchio Doggi Doge può anche scendere dal suo Ippogrifo, perché io ho avuto accesso a una fonte per la quale molti giornalisti si venderebbero la bacchetta, una persona che non ha mai parlato pubblicamente prima d'ora e che è stata vicina a Silente nella fase più violenta e disturbata della sua giovinezza».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Ma l'Importanza di alcuni successi di Silente non può essere negata. E la celebre sconfitta di Grindelwald?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Un lampo azzurro luminosissimo. Harry rimase Impietrito; passò di nuovo il dito ferito lungo quel bordo frastagliato. Se l'era immaginato, per forza. Si guardò alle spalle, ma la parete era del nauseante color pesca scelto da zia Petunia: non c'era nulla di azzurro. Scrutò di nuovo nel frammento di specchio e non vide altro che il proprio occhio verde chiaro che gli restituiva lo sguardo.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Siediti!» esclamò zio Vernon. Harry inarcò le sopracciglia. «Per favore!» aggiunse zio Vernon, facendo una smorfia come se la formula gli si fosse Impigliata in gola.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry guardò lo zio con un misto di esasperazione e divertimento. Erano quattro settimane che Vernon Dursley cambiava idea ogni ventiquattrore, caricava, scaricava e ricaricava l'auto. Il momento più esilarante era stato quando lo zio, senza sapere che dall'ultima volta Dudley aveva aggiunto i suoi pesi nella valigia, aveva cercato di rimetterla nel bagagliaio dell'auto ed era crollato a terra fra ruggiti di dolore e Imprecazioni.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Silenzio. Harry si convinse di aver fatto una certa Impressione sullo zio con questo argomento.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Voldemort» precisò Harry Impaziente, «e ne abbiamo già parlato un centinaio di volte. Non è una teoria, è un fatto. Silente te l'ha detto l'anno scorso, e anche Kingsley e il signor Weasley...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «... Kingsley e il signor Weasley te l'hanno spiegato» insisté Harry, Implacabile. «Quando avrò compiuto diciassette anni, l'incantesimo di protezione che mi circonda s'infrangerà, e questo espone voi quanto me. L'Ordine è sicuro che Voldemort vi prenderà di mira, o per torturarvi e scoprire dove mi trovo, o perché è convinto che se vi prendesse come ostaggi io cercherei di salvarvi».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Credevo che esistesse un Ministero della Magia» disse zio Vernon all'Improvviso.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Appunto... è il migliore!» ribatté zio Vernon, indicando lo schermo del televisore spento. I Dursley avevano riconosciuto Kingsley al telegiornale, che passeggiava con discrezione alle spalle del Primo Ministro Babbano durante la visita a un ospedale. Questo, e il fatto che Kingsley avesse Imparato a vestirsi credibilmente da Babbano, per non parlare di quel non so che di rassicurante nella sua voce calma e fonda, avevano suscitato nei Dursley una sImpatia per Kingsley che non avevano mai provato per nessun altro mago. Ma bisognava dire che non l'avevano mai visto con l'orecchino.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Be', è Impegnato» tagliò corto Harry. «Ma Hestia Jones e Dedalus Lux sono perfettamente in grado...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Ci fu un breve silenzio nel quale l'eco distante di Hagrid che abbatteva una porta di legno parve vibrare attraverso gli anni. Zia Petunia guardava zio Vernon; Dudley fissava Harry. Infine zio Vernon scoppiò: «E il mio lavoro? E la scuola di Dudley? Naturalmente di tutto questo non Importa niente a un manipolo di maghi fannulloni...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Va tutto bene» la rassicurò Harry. «Non Importa, sul serio».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non Importa?» ripeté Hestia, alzando il tono di voce, minacciosa. «Questa gente non capisce quello che hai passato? Che pericolo corri? La posizione unica che occupi nei cuori di chi combatte contro Voldemort?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Si udì un Improvviso, assordante ruggito. Harry si raddrizzò di colpo e picchiò la testa contro la bassa cornice della porta. Indugiò solo per fare sfoggio di alcune selezionate Imprecazioni di zio Vernon, poi tornò barcollando in cucina, reggendosi la testa, e guardò fuori dalla finestra nel giardino sul retro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry li condusse tutti in cucina dove, tra risa e chiacchiere, si sedettero, si appollaiarono sui lustri banconi di zia Petunia o si appoggiarono ai suoi immacolati elettrodomestici: Ron, lungo e allampanato; Hermione, i capelli cespugliosi legati in una lunga treccia; Fred e George, con due sorrisi identici; Bill, capelli lunghi e brutte cicatrici; il signor Weasley, gentile, con la calvizie incipiente e gli occhiali un po' storti; Malocchio, sciupato, zoppo, l'occhio magico azzurro vivo che roteava nell'orbita; Tonks, i capelli corti del suo rosa preferito; Lupin, più grigio, più segnato; Fleur, snella e bellissima, i lunghi capelli di un biondo argenteo; Kingsley, calvo, nero, le spalle larghe; Hagrid, capelli e barba incolti, tutto gobbo per non picchiare la testa sul soffitto, e Mundungus Fletcher, piccolo, sudicio e depresso, con i suoi occhi cadenti da bassethound e i capelli Impastati. Il cuore di Harry si allargò a quella vista: sentiva di volere un bene incredibile a tutti, compreso Mundungus, che aveva cercato di strangolare l'ultima volta che si erano incontrati.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Per una notte può arrangiarsi» rispose Kingsley. «Tu sei più Importante».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Va bene, va bene, avremo tempo dopo per scambiarci le ultime notizie» ruggì Moody sovrastando il chiacchiericcio, e nella cucina calò il silenzio. Moody lasciò cadere i sacchi e si rivolse a Harry. «Come probabilmente ti ha detto Dedalus, abbiamo dovuto abbandonare il piano A. Pius O'Tusoe è passato dall'altra parte, il che ci pone un grosso problema. Ha reso punibile con la carcerazione collegarsi a questa casa via Metropolvere, piazzarci una Passaporta o Materializzarcisi, in arrivo o in partenza. Tutto in nome della tua protezione, per evitare che Tu-Sai-Chi ti raggiunga. Perfettamente inutile, visto che l'incantesimo di tua madre ti protegge già. In realtà, ti Impedisce di uscire di qui in sicurezza.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «La Traccia, la Traccia!» esclamò Malocchio, Impaziente. «L'incantesimo che intercetta l'attività magica di chi ha meno di diciassette anni, il mezzo del Ministero per scoprire le pratiche magiche dei minori! Se tu, o chiunque attorno a te, getta un incantesimo per farti uscire da qui, O'Tusoe lo saprà, e anche i Mangiamorte.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   la superficie, la Pozione cominciò a schiumare e fumare, poi di colpo diventò lImpida e brillante come l'oro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Ron, Hermione, Fred, George, Fleur e Mundungus bevvero. Tutti boccheggiarono e fecero smorfie quando la Pozione arrivò loro in gola: subito i loro tratti cominciarono a ribollire e deformarsi come cera calda. Hermione e Mundungus crebbero; Ron, Fred e George rImpicciolirono; i loro capelli si scurirono, quelli di Hermione e Fleur si ritrassero dentro il cranio.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Una volta vestiti, i falsi Harry presero dal secondo sacco zaini e gabbie: ciascuna conteneva una civetta delle nevi Impagliata.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   La moto mandò un enorme barrito e Harry sentì uno strattone: saliva rapidamente, gli occhi che gli lacrimavano, i capelli spazzati via dal volto. Attorno a lui anche le scope prendevano quota; la lunga coda nera di un Thestral passò fluttuando. Le gambe, compresse nel sidecar dalla gabbia di Edvige e dallo zaino, gli facevano già male e si stavano addormentando. Era così scomodo che quasi si scordò di dare un'ultima occhiata al numero quattro di Privet Drive: quando guardò oltre il bordo del sidecar, era già Impossibile distinguere la casa dalle altre. Sempre più in alto nel cielo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   E poi, d'Improvviso, dal nulla, furono circondati. Almeno trenta figure incappucciate, sospese a mezz'aria, formavano un vasto cerchio al centro del quale erano finiti i membri dell'Ordine, ignari...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ci riproviamo, Harry, resisti!» urlò Hagrid, premendo un secondo pulsante. Questa volta dal tubo di scappamento sbucò un'enorme rete, ma i Mangiamorte erano all'erta e la evitarono. Anche quello che si era fermato a soccorrere il compagno stordito li raggiunse: sbucò all'Improvviso dal buio, e adesso erano in tre a inseguire la moto, scagliando maledizioni.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Tranquillo, Harry!» gridò Hagrid, appiattito sulla schiena dall'Impeto della velocità; nessuno controllava il manubrio, e il sidecar cominciò a contorcersi violentemente nella scia della moto.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Arrivo, Harry!» gridò Hagrid dall'oscurità, ma Harry sentì che il sidecar ricominciava a scendere: si rannicchiò più che poté, mirò in mezzo alle sagome sempre più vicine e urlò: «Impedimenta!»
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Il dolore della cicatrice lo costrinse a chiudere gli occhi, ma la sua bacchetta agì di propria iniziativa. Si sentì tirare la mano come da un enorme magnete, intravide uno schizzo di fuoco dorato attraverso le palpebre socchiuse, udì un crac e un grido di rabbia. Il Mangiamorte superstite Imprecò; Voldemort urlò «No!»; in qualche modo, Harry si ritrovò col naso a un centimetro dal pulsante del fuoco di drago; lo premette con la mano libera e la moto eruttò altre fiamme, precipitando verso il suolo.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «La Passaporta» esclamò, ricordando all'Improvviso. «Dobbiamo andare alla Tana e scoprire... poi potremo mandarvi un messaggio, o... o lo farà Tonks, quando sarà...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Non Importa» disse, burbero. «Non Importa. Ha avuto una gran bella vita...»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Qualcuno ci ha tradito. Voldemort sapeva che saresti stato trasferito stanotte e i soli che possono averglielo riferito erano direttamente coinvolti nel piano. Potevi anche essere un Impostore».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Io...» Harry cercò di ricordare; tutto quanto il viaggio era una macchia confusa di panico. «Ho visto Stan Picchetto... sai, il tipo che faceva il controllore sul Nottetempo? E ho cercato di Disarmarlo invece di... be', non sa quello che fa, no? Dev'essere sotto la Maledizione Imperius!»
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La replica di Lupin andò perduta, perché Hagrid, riuscito finalmente a infilarsi in cucina, barcollò fino a una sedia e vi si abbandonò di schianto, facendola rovinare sotto il suo peso. Ignorando il misto di Imprecazioni e scuse, Harry si rivolse di nuovo a Lupin.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Meno male» sussurrò lei. Si guardarono. Harry avrebbe voluto stringerla, aggrapparsi a lei; non gli Importava nemmeno che ci fosse la signora Weasley, ma prima che riuscisse a farlo, dalla cucina si levò un gran baccano.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Il whisky arse la gola di Harry: il bruciore parve rianimarlo, dissipando lo stordimento e l'Impressione di irrealtà, con una sensazione di calore simile al coraggio.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La morte, Improvvisa e definitiva, era con loro come una presenza. «Devo andare anch'io» disse Harry.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Dopo qualche istante, Hermione disse dolcemente: «Ma è Impossibile, Harry. Vorrai dire che hai fatto della magia senza volerlo; che hai reagito d'istinto».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   E poi, all'Improvviso, il dolore della cicatrice schizzò alle stelle. Si tenne la fronte e chiuse gli occhi, mentre una voce gli urlava dentro la testa.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Non capiscono quanto è Importante...?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «No... io... certo che no» rispose Harry, spiazzato dall'Improvviso cambio di argomento.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Secondo me la mamma è convinta che, Impedendovi di stare insieme a tramare, riuscirà a ritardare la vostra partenza» spiegò Ginny a Harry sottovoce mentre apparecchiavano per la cena la terza sera.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Aveva parlato senza riflettere e vide Ginny Impallidire.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Si guardarono, e nell'espressione di Ginny c'era qualcosa di più che spavento. All'Improvviso Harry si rese conto che era la prima volta che si trovava solo con lei da quelle ore rubate negli angoli remoti del parco a Hogwarts. Era sicuro che anche lei le stesse ricordando. Sobbalzarono entrambi quando la porta si aprì ed entrarono il signor Weasley, Kingsley e Bill.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Sicuro» convenne Harry. «Come Barty Crouch, trasformato in un osso e sepolto nel giardino di Hagrid. Probabilmente hanno Trasfigurato Moody e l'hanno Impagliato...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Giusto» annuì Ron. «Ci direbbe di Imparare da quello che è capitato a lui. E io ho Imparato che non bisogna fidarsi di quel piccolo verme codardo di Mundungus».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Trekking con i Troll sulla pila dei libri scartati. «Sono giorni che faccio le valigie per essere pronti a partire senza preavviso, il che, per tua informazione, ha Implicato l'esercizio di alcune pratiche magiche piuttosto difficili, per non parlare del furto dell'intera scorta di Pozione Polisucco di Malocchio sotto il naso della mamma di Ron.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Gli occhi di Hermione erano di nuovo pieni di lacrime. Ron si alzò di nuovo, la riabbracciò e guardò accigliato Harry, come per rImproverargli una certa mancanza di tatto. Harry non riuscì a spiccicare verbo, soprattutto perché era estremamente insolito che Ron desse lezioni di tatto a chicchessia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Non possiamo nascondere tutta la mia famiglia, sarebbe troppo sospetto, e poi non possono lasciare tutti il lavoro» continuò Ron. «Così diremo in giro che io sono gravemente malato di spruzzolosi, e per questo non torno a scuola. Se qualcuno viene a indagare, mamma e papà possono mostrargli il demone nel mio letto, coperto di pustole. La spruzzolosi è molto contagiosa, quindi nessuno vorrà avvicinarsi. Non Importa se non sa parlare, perché pare che non ci si riesca più, se il fungo si diffonde fino all'ugola».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Nella stanza calò il silenzio, interrotto solo dai tonfi soffici dei libri che Hermione gettava sull'una o sull'altra pila. Ron rimase seduto a contemplarla e Harry spostò lo sguardo da lui a lei, incapace di aprire bocca. Le misure per proteggere le loro famiglie, più di qualunque altra cosa, gli fecero capire che sarebbero veramente andati con lui e che sapevano benissimo quanto sarebbe stato pericoloso. Voleva dir loro quanto significava tutto questo per lui, ma non riuscì a trovare parole abbastanza Importanti.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Se sapessimo dove sono, sarei d'accordo con te» le rispose Harry, convinto che Hermione non comprendesse fino in fondo il suo desiderio di tornare a Godric's Hollow. La tomba dei suoi genitori era solo parte del richiamo: aveva la forte quanto inspiegabile sensazione che quel posto avesse in serbo delle risposte. Forse era solo perché laggiù era sopravvissuto all'Anatema che Uccide di Voldemort; ora, davanti all'idea di dover replicare l'Impresa, Harry era attratto dal luogo dove era avvenuta, voleva capire.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Precisamente. Il nostro problema è che ci sono pochissime sostanze micidiali quanto il veleno di Basilisco e sono tutte pericolose da portare in giro. è un problema che dovremo risolvere, però, perché strappare, schiac ciare o frantumare un Horcrux non basterà. Bisogna che sia Impossibile ripararlo con la magia».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Mi dispiace interrompere questa riunioncina intima» disse, con voce vibrante. «Sono sicura che avete tutti bisogno di riposare... ma ci sono i regali di nozze accatastati nella mia stanza, e bisogna dividerli, e avevo come l'Impressione che voleste dare una mano».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Harry non aveva mai visto il cortile della Tana così tirato a lucido. I calderoni arrugginiti e i vecchi stivali di gomma che di solito ingombravano i gradini della porta erano spariti, rImpiazzati da due nuovi Cespugli Farfallini in grandi portavasi ai lati della soglia; anche senza vento, le foglie si agitavano pigre con un gradevole effetto ondeggiante. Le galline erano state rinchiuse, il cortile spazzato e il giardino accanto potato, ripulito e agghindato, anche se Harry, a cui piaceva più selvatico, lo trovava triste senza il consueto drappello di gnomi saltellanti.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Aveva perso il conto di tutti gli incantesimi di sicurezza Imposti sulla Tana dall'Ordine e dal Ministero; sapeva solo che nessuno poteva più arrivarci per vie magiche. Il signor Weasley quindi era andato a prendere i Delacour sulla cima di un vicino colle, dove sarebbero giunti con una Passaporta. Il primo sentore del loro arrivo fu una risata insolitamente acuta del
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, non fare lo sciocco, caro!» ribatté subito la signora Weasley. «Non volevo dire... be', la tua sicurezza è molto più Importante! Anzi è da un po' che volevo chiederti come vuoi festeggiare il tuo compleanno, Harry. Diciassette... dopotutto è un giorno Importante...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Gli rivolse un lungo sguardo indagatore, poi sorrise un po' triste, raddrizzò la schiena e se ne andò. Harry la vide agitare la bacchetta vicino ai fili per stendere, e gli abiti umidi si sollevarono e si appesero; all'Improvviso provò un'ondata di rimorso per il disturbo e il dolore che le procurava.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Non è un libro come gli altri» spiegò Ron. «È oro puro: Dodici Passi Infallibili per Sedurre una Strega. Dice tutto quello che bisogna sapere sulle ragazze. Se solo l'avessi avuto l'anno scorso, avrei saputo come liberarmi di Lavanda e come cavarmela con... be', a me l'hanno regalato Fred e George e ho Imparato un mucchio di cose. Ti sorprenderà, e non parla solo di trucchi con la bacchetta».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ron era un po' irritato un po' Impacciato; si dondolò avanti e indietro, poi disse: «D'accordo, be', allora... va bene».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Scrimgeour lo squadrò con uno sguardo gelido. Harry ebbe l'Impressione che il Ministro si stesse chiedendo se fosse il caso di aprire subito le ostilità.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Scrimgeour estrasse dalla borsa un piccolo libro che sembrava antico quanto Segreti dell'Arte Più Oscura. La rilegatura era macchiata e spellata in alcuni punti. Hermione lo prese senza una parola, se lo posò in grembo e lo fissò. Harry vide che il titolo era scritto in rune; non aveva mai Imparato a leggerle. Una lacrima cadde sui caratteri in rilievo.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «'A Harry James Potter'» lesse, e le viscere di Harry si contrassero per l'Improvvisa agitazione, «'lascio il Boccino che catturò nella sua prima partita di Quidditch a Hogwarts, in memoria delle ricompense che perseveranza e abilità meritano''».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Purtroppo» riprese Scrimgeour «Silente non aveva la facoltà di donare quell'arma. La spada di Godric Grifondoro è un Importante oggetto storico, e come tale appartiene...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

    la tua insolenza e le tue ribellioni? Puoi anche portare in giro quella cicatrice come una corona, Potter, ma non spetta a un diciassettenne dirmi come fare il mio lavoro! è ora che Impari ad avere un po' di rispetto!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Scrimgeour arretrò di qualche passo, guardando il buco nella maglietta di Harry, e parve rImpiangere di aver perso la pazienza.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Se queste cose sono così Importanti da farcele avere sotto il naso del Ministero, avrebbe dovuto dirci perché lo sono... a meno che non lo ritenesse ovvio».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Si è attardata in quel delizioso giardinetto a salutare gli gnomi, un'infestazione davvero straordinaria! Sono pochi i maghi che comprendono quanto possiamo Imparare dai piccoli saggi gnomi... o, per chiamarli correttamente, Gernumbli gardensi».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena. Papà dice sempre che li escluderà dal testamento... come se gliene Importasse qualcosa, di questo passo diventeranno più ricchi di chiunque altro in famiglia... Cavolo!» aggiunse, e batté le palpebre vedendo Hermione che li raggiungeva di corsa. «Sei bellissima!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Krum fece scricchiolare le nocche minaccioso e scrutò torvo Xenophilius. Harry era perplesso. Era Improbabile che il padre di Luna fosse un sostenitore delle Arti Oscure, e nessun altro nella tenda sembrava aver riconosciuto la forma triangolare che ricordava una runa.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Io... l'ho letto da qualche parte, credo» rispose Harry. «Su una rivista per fan» Improvvisò. Krum si ammorbidì.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Oh, certo, Harry, l'ho vista. Quella donna, o quell'avvoltoio, per meglio dire, mi ha perseguitato perché parlassi con lei. Mi vergogno, ma sono stato piuttosto sgarbato, l'ho chiamata una trota Impicciona, il che si è tradotto, come avrai notato, in una serie di calunnie sulla mia salute mentale».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   A questa uscita Doge s'irrigidì e assunse un'aria solenne, ma zia Muriel vuotò il calice e fece schioccare le dita ossute per chiederne ancora a un cameriere. Bevve un'altra sorsata di champagne, ruttò e proseguì: «Non state lì come due rane Impagliate! Prima che diventasse così rispettato e rispettabile e tutte quelle baggianate, giravano strane voci su Albus!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Lo dici tu, Elphias, ma allora spiegami perché non ha mai frequentato Hogwarts!» insisté zia Muriel. Poi, rivolta a Harry: «Ai nostri tempi si evitava di parlare dei Maghinò. Anche se arrivare all'estremo di Imprigionare una bambina in casa e far finta che non esistesse...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Ti dico che non è andata così!» esclamò Doge, ma zia Muriel continuò Imperterrita, sempre rivolta a Harry.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Doge era sull'orlo delle lacrime. Zia Muriel, al colmo del divertimento, schioccò le dita per chiedere altro champagne. Stordito, Harry pensò a come i Dursley l'avevano zittito, rinchiuso, confinato, per il crimine di essere un mago. La sorella di Silente aveva subito la stessa sorte per la ragione opposta? Imprigionata per la sua mancanza di magia? E Silente l'aveva davvero lasciata al suo destino per andare a Hogwarts a fare sfoggio delle sue straordinarie doti?
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «E ti dirò di più» aggiunse Muriel con un singhiozzo nell'abbassare il calice. «Credo che Bathilda abbia vuotato il sacco con Rita Skeeter. Tutte quelle allusioni a una fonte Importante vicina ai Silente... lei è stata testimone di tutta la vicenda di Ariana, i conti tornerebbero!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   E perché fosse tanto Importante Harry non riusciva a spiegarlo, nemmeno a se stesso, eppure sentiva che non avergli detto che quel luogo e quelle esperienze li accomunavano equivaleva a una menzogna. Fissò dritto davanti a sé, notando a malapena ciò che accadeva intorno, e non si accorse che Hermione era sbucata dalla folla finché non avvicinò una sedia.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    «Ron! Ron!» chiamò Hermione tra i singhiozzi. I convitati in preda al panico li urtavano e Harry le prese la mano per assicurarsi che non venissero separati. Vide una striscia di luce che sibilava sulle loro teste. Impossibile dire se fosse un incantesimo di protezione o qualcosa di più sinistro...
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Perché non ho portato il Mantello dell'Invisibilità?» si rImproverò Harry, maledicendo la propria stupidità. «Lo tengo con me tutto l'anno e poi...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Te l'ho detto alla Tana, erano giorni che tenevo pronte le cose essenziali, sai, in caso di fuga Improvvisa. Ho riempito il tuo zaino stamattina, Harry, dopo che ti eri vestito, e l'ho messo qui dentro... avevo come la sensazione...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ma lo sappiamo, cosa sta succedendo! Voldemort si è Impadronito del
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

    «E chi se ne Importa dei loro nomi!» esclamò Hermione, un po' isterica. «Come hanno fatto a trovarci? Cosa facciamo adesso?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Impossibile» decretò Ron. «La Traccia svanisce a diciassette anni, è una legge magica, non si può Imporla a un adulto».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Per quanto ne sai tu» lo rimbeccò Hermione. «E se i Mangiamorte hanno trovato un modo di Imporla a un diciassettenne?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ma Harry non è stato vicino a un Mangiamorte nelle ultime ventiquattr'ore. Chi potrebbe avergli Imposto la Traccia?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Severus Piton?» La voce di Malocchio Moody emerse sussurrando dal buio e li fece sobbalzare tutti e tre. «Non siamo Piton!» gracchiò Harry, prima che qualcosa gli alitasse addosso come aria fredda e la lingua gli si arricciasse in bocca, Impedendogli di parlare. Fece per toccarsela, ma si era già ridistesa.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ma allora devi chiudere la mente!» strillò Hermione. «Harry, Silente non voleva che tu usassi quel canale, voleva che lo bloccassi, per quello dovevi Imparare l'Occlumanzia! Altrimenti Voldemort può insinuarti false immagini nella mente, ricordi...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Era disteso a braccia e gambe aperte sul freddo marmo nero, il naso a pochi centimetri da una delle argentee code di serpente che sostenevano la grande vasca da bagno. Il viso magro, pietrificato di Malfoy era Impresso nelle sue pupille. Provò nausea per ciò che aveva visto, per l'uso che Voldemort faceva di Draco.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Come quello che Voldemort ha Imposto al bacile di pietra nella caverna» disse Harry, ricordando che non era riuscito ad Appellare il medaglione falso.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «È seduto al centro della prima fila, è li che i Cercatori... non Importa» concluse Harry, visto che nessuno lo ascoltava: Ron, a quattro zampe, guardava sotto l'armadio. In cerca di altri possibili nascondigli, Harry si avvicinò alla scrivania. Anche qui, qualcuno aveva frugato prima di loro. I cassetti erano stati rovesciati di recente, la polvere era smossa, ma non c'era nulla di prezioso: vecchie piume, libri di scuola ormai obsoleti che erano stati evidentemente molto strapazzati, una bottiglia d'inchiostro rotta da poco, il liquido appiccicoso sparso dappertutto.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Lui distolse lo sguardo, cercando di non far trasparire il proprio risentimento. Eccolo di nuovo: scegliere che cosa credere. Lui voleva la verità. Perché erano tutti così decisi a Impedirgli di arrivarci?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Dopo un altro quarto d'ora, tuttavia, dovette concludere che il resto della lettera di sua madre era sparito. Si era perso, nei sedici anni trascorsi da quando era stato scritto, o era stato portato via da chi aveva frugato nella stanza? Harry rilesse la prima parte, questa volta per capire come mai il secondo foglio potesse essere prezioso. Ai Mangiamorte non poteva certo interessare la sua scopa giocattolo... La sola cosa potenzialmente utile erano le informazioni su Silente. Sembra Impossibile che Silente... cosa?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry si alzò e perlustrò il pavimento: forse il resto della lettera era lì da qualche parte. Raccolse i fogli, trattandoli, nella sua Impazienza, con la stessa poca considerazione di chi aveva perquisito la casa prima di lui; aprì i cassetti, scrollò i libri, salì su una sedia per passare la mano sulla cima dell'armadio e strisciò sotto il letto e la poltrona.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   E infine di nuovo Bathilda, che raccontava storie pazzesche su Silente: sembra Impossibile che Silente...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Si asciugò gli occhi con Impazienza e rilesse la lettera, questa volta concentrandosi sul significato. Era come ascoltare una voce che ci si ricorda solo in modo vago.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Bathilda viene quasi tutti i giorni, è una vecchietta affascinante e racconta un sacco di storie pazzesche su Silente, non penso che gli farebbe piacere saperlo! Non so quanto crederle, però, perché sembra Impossibile che Silente
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Grazie, grazie per il regalo di Harry! è di gran lunga il suo preferito. Ha solo un anno e già sfreccia in giro sulla sua scopa giocattolo, è tutto contento, ti mando una foto così puoi vederlo. Sai benissimo che si alza da terra di neanche un metro, ma ha rischiato di uccidere il gatto e ha mandato in mille pezzi un orrendo vaso che Petunia mi ha regalato per Natale (nessun rImpianto). Naturalmente James lo trova buffissimo, dice che diventerà un grande giocatore di Quidditch, ma abbiamo dovuto mettere via tutti i soprammobili e quando vola non possiamo levargli gli occhi di dosso.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry pensò a Godric's Hollow, alle tombe a cui Silente non aveva mai fatto cenno; pensò ai misteriosi oggetti lasciati, senza spiegazioni, in eredità e la sua rabbia crebbe nel buio. Perché non gliel'aveva detto? Perché non si era fatto capire? Gli Importava di lui, o Harry era stato solo uno strumento da lucidare e affilare, non una persona in cui confidare?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Il dolore per la sua morte si era trasformato. Le accuse di Muriel al matrimonio erano annidate nel suo cervello, come un male che infettava i suoi ricordi del mago che aveva idolatrato. Possibile che Silente avesse permesso quelle cose? Era stato come Dudley, indifferente agli abusi e all'incuria purché non lo sfiorassero? Possibile che avesse voltato le spalle a una sorella Imprigionata e nascosta?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una striscia di cielo era visibile tra le tende pesanti; aveva il colore azzurro fresco e lImpido d'inchiostro annacquato, era tra la notte e l'alba e tutto taceva, tranne i respiri profondi e tranquilli di Ron e Hermione. Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui. Ron, in uno slancio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini tolti dal divano, quindi lei era più in alto. Il braccio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano. L'idea lo fece sentire stranamente solo.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «E così hai riportato a casa il medaglione» insisté, Implacabile, perché era deciso a sapere tutta la storia. «E hai cercato di distruggerlo?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Harry, Kreacher non ragiona così» intervenne Hermione, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. «È uno schiavo; gli elfi domestici sono abituati a subire un trattamento sgarbato, perfino violento; ciò che gli ha fatto Voldemort non era poi fuori dal normale. Che cosa sono le guerre magiche per un elfo come Kreacher? Lui è fedele a chi lo tratta con gentilezza, come la signora Black e Regulus, quindi li ha serviti volentieri e ha Imparato a ripetere come un pappagallo tutte le loro convinzioni. Lo so che cosa stai per dire» aggiunse, quando Harry fece per protestare, «che Regulus aveva
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Kreacher, per favore, voglio che tu vada a cercare Mundungus Fletcher. Dobbiamo trovare il medaglione, il medaglione di padron Regulus. è molto Importante. Dobbiamo finire il lavoro che ha cominciato padron Regulus, vogliamo... ehm... fare in modo che non sia morto invano».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Kreacher annuì e si alzò. Harry ebbe un'ispirazione Improvvisa. Estrasse il borsellino di Hagrid e ne tolse il falso Horcrux, il medaglione in cui Re gulus aveva nascosto il messaggio per Voldemort.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Impiegarono quasi mezz'ora per calmare Kreacher, così sopraffatto all'idea di ricevere in dono un cimelio di famiglia dei Black tutto per sé da non riuscire a reggersi sulle ginocchia. Quando infine fu in grado di muovere qualche passo barcollante, lo accompagnarono tutti al suo armadio, lo guardarono infilare il medaglione al sicuro tra le coperte sudicie e gli garantirono che mentre era via l'avrebbero custodito con la massima cura. Poi l'elfo fece due profondi inchini a Harry e Ron e rivolse perfino una buffa piccola smorfia a Hermione che forse era un tentativo di saluto rispettoso, prima di Smaterializzarsi col solito sonoro crac.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   La fattura s'infranse: la sagoma polverosa esplose di nuovo, rendendo Impossibile riconoscere il nuovo arrivato nella fitta nube grigia.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Ma come hanno fatto a scoprirti così in fretta? è Impossibile rintracciare chiunque si Materializzi, a meno di non afferrarlo mentre sparisce!»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Impossibile» decretò Lupin. Ron sembrò piuttosto soddisfatto e Harry molto sollevato. «A parte tutto, saprebbero che Harry è qui se avesse ancora la Traccia, no? Ma non riesco a capire come hanno fatto a individuarvi in Tottenham Court Road, è davvero preoccupante».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Quindi i Mangiamorte si sono Impadroniti anche della Gazzetta del Profeta?» chiese Hermione, rabbiosa.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Il colpo di mano è stato abile ed è passato praticamente inosservato» rispose Lupin. «La versione ufficiale dell'assassinio di Scrimgeour è che ha dato le dimissioni; è stato sostituito da Pius O'Tusoe, che è sotto la Maledizione Imperius».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Ron, visto che siamo in fuga con Harry Potter, la persona più ricercata del paese, non credo che sia Importante. Se dovessi tornare a scuola sarebbe diverso. Che piani ha Voldemort per Hogwarts?» chiese a Lupin.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Esitò, poi aggiunse: «Capisco se non puoi confermarlo, Harry, ma l'Ordine ha l'Impressione che Silente ti abbia lasciato una missione».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Lupin Impallidì. La temperatura nella cucina scese forse di dieci gradi. Ron si guardò intorno come se gli fosse stato ordinato di Imparare la stanza a memoria, mentre gli occhi di Hermione dardeggiavano da Harry a Lupin e ritorno.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Se le è cercate» ribatté Harry. Immagini frammentarie si inseguivano nella sua mente: Sirius che cadeva attraverso il velo; Silente spezzato, sospeso a mezz'aria; un lampo di luce verde e la voce di sua madre che Implorava pietà...
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La cucina silenziosa sembrava vibrare per l'emozione della recente scenata e per i rImproveri inespressi di Ron e Hermione. La Gazzetta del Profeta di Lupin era ancora sul tavolo e il volto di Harry fissava il soffitto dalla prima pagina. Lui si avvicinò e si sedette, aprì il giornale a caso e finse di leggere. Non riusciva a capire le parole, era ancora stordito per lo scontro con Lupin. Era certo che Ron e Hermione avevano ripreso a comunicare in silenzio dall'altra parte del giornale. Voltò una pagina rumorosamente e il nome di Silente gli balzò agli occhi. Gli ci volle qualche secondo per cogliere il significato della foto, che mostrava un gruppo di famiglia. La didascalia recitava: 'La famiglia Silente: da sinistra, Albus, Percival con in braccio la neonata Ariana, Kendra e Aberforth'.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Evidentemente, Kendra riteneva il trasferimento a Godric's Hollow l'opportunità perfetta per nascondere Ariana una volta per sempre, cosa che probabilmente progettava da anni. La tempistica è Importante. Ariana aveva appena compiuto sette anni quando sparì, e sette anni è l'età entro la quale secondo gran parte degli esperti la magia dovrebbe rivelarsi, se
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Non sei proprio nella posizione di poterci minacciare» osservò Harry. Gettò via il giornale, attraversò la cucina a grandi passi e si mise in ginoc chio davanti a Mundungus, che cessò di lottare, terrorizzato. Ron si alzò ansante e guardò Harry puntare con determinazione la bacchetta contro il naso del mago. Mundungus puzzava di sudore rancido e fumo; aveva i capelli Impastati e gli abiti pieni di macchie.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Quando hai ripulito la casa di tutti gli oggetti di valore che sei riuscito a trovare» ricominciò Harry, «hai preso molta roba dall'armadio della cucina. C'era anche un medaglione». Harry all'Improvviso aveva la bocca secca: sentiva che anche Ron e Hermione erano tesi e agitati. «Che cosa ne hai fatto?»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La cucina era quasi irriconoscibile. Tutte le superfici splendevano: pentole e padelle di rame erano state lucidate fino a emanare un roseo brillio, il piano del tavolo era lustro, calici e piatti già disposti per la cena scintillavano alla luce di un fuoco allegro, sul quale ribolliva un calderone. Nessuna trasformazione però era più Impressionante di quella dell'elfo domestico che corse incontro a Harry, vestito con uno strofinaccio candido, i peli delle orecchie puliti e vaporosi come cotone, il medaglione di Regulus che gli rimbalzava sul petto scarno.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «'Severus Piton, da molti anni insegnante di Pozioni alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è stato oggi nominato Preside. è il più Importante di una serie di cambiamenti nel corpo docente dell'antica scuola. In seguito alle dimissioni della precedente insegnante di Babbanologia, Alecto Carrow prenderà il suo posto, mentre il fratello Amycus ricoprirà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Cominciò a mangiare. La qualità della cucina di Kreacher era migliorata in modo Impressionante da quando gli aveva regalato il medaglione di Regulus: la zuppa di cipolle alla francese di quella sera era la più buona che Harry avesse mai assaggiato.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Papà ha sempre detto che quelli del Ministero usano quasi tutti la Metropolvere per andare al lavoro» raccontò Ron. «È per questo che non abbiamo visto la Umbridge: lei non andrebbe mai a piedi, crede di essere troppo Importante».
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Be', è Importante?»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Ron, tutto è Importante! Se dobbiamo entrare al Ministero senza farci scoprire quando è ovvio che staranno all'erta contro gli intrusi, ogni particolare è Importante! Ne abbiamo discusso tante volte, insomma, a cosa servono tutti i nostri giri di perlustrazione se poi non ti prendi nemmeno la briga di dirci...»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Sappiamo tutte le cose Importanti» riprese Harry, rivolto a lei. «Sappiamo che hanno bloccato le Materializzazioni dentro e fuori il Ministero. Sappiamo che solo i funzionari più anziani hanno il permesso di connettere le proprie case con la Metropolvere, perché Ron ha sentito quei due Indicibili che si lamentavano. E sappiamo più o meno dove si trova l'ufficio della Umbridge, da quello che ha detto quel tipo barbuto al suo amico...»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   La porta si aprì: c'era una donna che rideva. La sua espressione mutò alla vista del volto di Harry, l'allegria svanì, rImpiazzata dal terrore...
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Dopo il solito breve momento di buio e soffocamento, Harry si ritrovò nel minuscolo vicolo dove avrebbe avuto luogo la prima fase del loro piano. Era ancora deserto, a parte un paio di grossi bidoni; nessun Impiegato del Ministero compariva prima delle otto.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Poco più di un minuto dopo, udirono un leggero pop e una minuscola strega del Ministero con svolazzanti capelli grigi si Materializzò accanto a loro, strizzando gli occhi alla luce Improvvisa; il sole era appena sbucato da dietro una nuvola. Ebbe appena il tempo di godersi il tepore inaspettato prima che il silenzioso Schiantesimo di Hermione la colpisse in pieno petto, ribaltandola.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «È Mafalda Hopkirk» lesse sul cartellino che identificava la vittima come assistente dell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche. «Prendilo, Hermione, ed ecco i gettoni».
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Mi dispiace che tu sia indisposto» continuò Hermione, interrompendo il piccolo mago che cercava di raccontarle i suoi problemi; era essenziale Impedirgli di raggiungere la strada. «Ecco, prendi una caramella».
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «È Impossibile che tu vada al lavoro in questo stato!» strillò Hermione.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   In due minuti Ron era rImpicciolito, aveva la faccia da furetto del mago malato e indossava la divisa blu che quello teneva ripiegata nella borsa.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Prova con Finitus Incantatem» suggerì subito Hermione, «se è una fattura o una maledizione dovrebbe bloccarla; altrimenti vuol dire che qualcosa è andato storto con un Incantesimo Atmosferico, che è un po' più difficile da riparare, quindi come misura temporanea prova con un Impervius per proteggere le sue cose...»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot» annunciò la voce.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Era alquanto Improbabile che la Umbridge tenesse i propri gioielli in ufficio, ma d'altra parte sembrava sciocco non perquisirlo per accertarsene. Si rimise in marcia per il corridoio, dove incrociò solo un mago accigliato che mormorava istruzioni a una piuma che si librava davanti a lui, scrivendo freneticamente su una pergamena.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   La strega sbirciò verso la lustra porta di mogano davanti all'open space; anche Harry guardò, e la rabbia si Impennò dentro di lui come un serpente. Nel punto in cui su una porta Babbana ci sarebbe stato uno spioncino era stato incastonato un grande occhio tondo con l'iride blu elettrico; un occhio spaventosamente familiare a chiunque avesse conosciuto Alastor Moody.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry si voltò a guardare i fabbricanti di opuscoli: erano Impegnati nel loro lavoro, ma non poteva pensare che non notassero la porta di un ufficio vuoto aprirsi davanti a loro. Così prese da una tasca interna uno strano oggetto dotato di zampette ondeggianti, con un bulboso clacson di gomma come corpo. Si rannicchiò sotto il Mantello e posò a terra il Detonatore Abbindolante.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Indesiderabile Numero Uno» borbottò Harry. Rimise al suo posto la cartelletta e richiuse il cassetto. Era sicuro di conoscerlo. Infatti, quando si rialzò, in cerca di altri nascondigli, vide alla parete un manifesto che lo ritraeva, con le parole 'INDESIDERABILE NUMERO UNO' Impresse sul petto. C'era appiccicato un bigliettino rosa, con un gattino in un angolo. Harry si avvicinò per leggerlo: la Umbridge aveva scritto 'Da punire'.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Ma la sua destinazione non era la porta nera, bensì l'apertura sulla sinistra, che dava sulla rampa di scale che portavano giù alle aule giudiziarie. Scendendo furtivo, passò in rassegna le varie possibilità: aveva ancora un paio di Detonatori Abbindolanti, ma forse era meglio bussare, entrare come Runcorn e chiedere di scambiare due parole con Mafalda. Naturalmente non sapeva se Runcorn fosse abbastanza Importante da poterselo permettere, e comunque il mancato ritorno di Hermione avrebbe potuto scatenare la caccia prima che fossero usciti dal Ministero...
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Resisti, si disse, ma sapeva di non poter evocare un Patronus senza rivelarsi all'istante. Così avanzò, più piano che poteva, e a ogni passo il torpore pareva Impossessarsi della sua mente, ma si costrinse a pensare a Hermione e a Ron, che avevano bisogno di lui.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   E poi, all'Improvviso, nel silenzio gelato, la porta di una delle segrete sulla sinistra si spalancò e ne uscì l'eco di urla.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Non era la stessa sala in cui era stato interrogato per uso Improprio della magia. Era molto più piccola, ma con il soffitto altrettanto alto; dava la sensazione claustrofobica di essere rinchiusi sul fondo di un angusto pozzo.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Ce lo risparmi» soffiò Yaxley sprezzante. «I mocciosi Babbani non suscitano le nostre sImpatie».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Cosa?» chiese brusca la Umbridge, guardando in giù. «Oh, sì... un vecchio cimelio di famiglia» osservò, picchiettando il medaglione adagiato sul suo largo petto. «La 'S' di Selwyn... sono Imparentata con i Selwyn... in realtà sono poche le famiglie Purosangue con le quali non sono Imparentata... peccato» riprese a voce più alta, sfogliando il questionario della signora Cattermole, «che non si possa dire lo stesso di lei. Professione dei genitori: fruttivendoli».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Un lampo di luce rossa; la Umbridge si afflosciò picchiando la fronte sulla balaustra: i documenti della signora Cattermole scivolarono dal suo grembo a terra e il gatto argenteo svanì. Un'aria ghiacciata li investì come un'Improvvisa raffica di vento; Yaxley, confuso, cercava di capire da dove fosse venuto il colpo, quando vide la mano senza corpo di Harry e la bacchetta puntata contro di lui. Cercò di estrarre a sua volta la bacchetta, ma troppo tardi.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Ottavo Livello» annunciò l'Imperturbabile voce femminile. «Atrium».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Il loro sangue è puro» proclamò Harry, e la sua voce fonda rimbombò nell'ingresso, Impressionante. «Più puro di quello di molti di voi, direi. Andate» tuonò ai Nati Babbani, che sgattaiolarono nei camini e svanirono a coppie. I maghi del Ministero si fecero indietro, alcuni perplessi, altri spaventati e risentiti. Poi...
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Lei spostò lo sguardo dal marito a Ron, che Imprecò.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   E poi vide la porta del numero dodici di Grimmauld Place, con il suo battente a forma di serpente, ma prima che riuscisse a riprendere fiato si levarono un urlo e un lampo di luce viola; la mano di Hermione all'Improvviso si chiuse sulla sua come una morsa e tutto fu di nuovo buio.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Inutile illudersi: aveva ragione, Harry ne era certo. Fu un duro colpo. Se Yaxley poteva entrare in casa, loro non avevano più modo di tornarci. In questo stesso istante forse ci stava portando altri Mangiamorte con la Materializzazione. Per quanto tetra e opprimente, quella dimora era stata il loro unico rifugio sicuro: addirittura, adesso che Kreacher era più felice e cordiale, quasi una specie di casa. Con una fitta di rImpianto che non aveva nulla a che vedere con il cibo, Harry immaginò l'elfo domestico affaccendato a preparare il pasticcio di rognone che loro tre non avrebbero mai mangiato.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Prima che Hermione potesse replicare, Ron gemette e aprì gli occhi. Il suo volto era grigio e Imperlato di sudore.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Harry si rivolse a Hermione, ma la domanda che stava per fare se il fat to che la signora Cattermole fosse priva di bacchetta poteva Impedirle di Materializzarsi accanto al marito gli morì in gola. Hermione stava osservando Ron che si tormentava sul destino dei Cattermole, e c'era tanta tenerezza nel suo sguardo che a Harry parve quasi di averla sorpresa a baciarlo.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Mentre parlava, lo colpì l'Improvvisa consapevolezza di ciò che aveva tra le dita, di cosa viveva dietro quelle porticine d'oro. Anche dopo tutti gli sforzi fatti per trovarlo, provò il violento Impulso di scagliare via il medaglione. Riprese il controllo e cercò di aprirlo con le dita, poi tentò con l'incantesimo che Hermione aveva usato per forzare la porta della camera di Regulus. Niente da fare. Restituì il ciondolo a Ron e a Hermione. Entrambi fecero del loro meglio, ma non ebbero maggiore successo.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Aveva fame ed era un po' stordito. Hermione non aveva infilato scorte di cibo nella borsa magica, convinta che sarebbero tornati a Grimmauld Place quella notte. Quindi non avevano mangiato altro che qualche fungo selvatico raccolto da Hermione tra gli alberi vicini e cotto in una gavetta. Dopo pochi bocconi, Ron aveva spinto da parte il suo piatto, nauseato; Harry si era Impegnato a finire solo per non ferire i sentimenti di Hermione.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Innominabili presagi lo assalirono nel buio: tentò di resistere, di respingerli, ma quelli tornavano Implacabili. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive. Ron e Hermione, che ora stavano parlando piano nella tenda, potevano andarsene se volevano: lui no. E mentre cercava di tenere a bada paura e stanchezza, gli parve che l'Horcrux che aveva sul petto col suo ticchettio scandisse il tempo che gli restava... Che idea stupida, si disse, non pensarci...
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Se solo avessi Imparato l'Occlumanzia...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Dopo che ebbero montato la tenda al riparo di una piccola macchia d'alberi e circondato il luogo di nuovi incantesimi di protezione, Harry si avventurò alla ricerca di cibo, nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità. Ma la spedizione non andò come previsto. Era appena entrato in città quando un gelo innaturale, una foschia opprimente e l'Improvviso oscurarsi del cielo lo inchiodarono dov'era.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ma certo!» strillò Hermione, battendosi una mano sulla fronte e riducendo gli altri due al silenzio. «Harry, dammi il medaglione! Sbrigati» disse, Impaziente, schioccandogli le dita davanti al naso, «l'Horcrux, Harry, ce l'hai ancora addosso!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Fu il loro primo incontro col fatto che lo stomaco pieno voleva dire buonumore, lo stomaco vuoto battibecchi e depressione. Harry fu il meno sorpreso, perché dai Dursley qualche volta aveva rischiato di morire di fame. Hermione sopportava abbastanza bene le sere in cui non riuscivano a raccattare altro che bacche o biscotti muffiti: diventava solo un po' più Impaziente del solito e si chiudeva in silenzi cupi. Ron, invece, era sempre stato abituato a tre deliziosi pasti al giorno, grazie a sua madre o agli elfi domestici di Hogwarts, e la fame lo rendeva irragionevole e irascibile. Ogni volta che la mancanza di cibo coincideva col suo turno di portare l'Horcrux, diventava decisamente sgradevole.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Secondo quanto Silente aveva detto a Harry, Voldemort aveva nascosto gli Horcrux in luoghi per lui Importanti, perciò continuavano a recitare, in una sorta di tetra litania, i posti dove sapevano che Voldemort era vissuto o era stato. L'orfanotrofio in cui era nato e cresciuto; Hogwarts, dove aveva ricevuto un'istruzione; Magie Sinister, dove aveva lavorato dopo la scuola; poi l'Albania, dove aveva trascorso gli anni dell'esilio: queste erano le basi delle loro ipotesi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «TU-SAI-CHI, allora!» urlò Harry, esasperato. «Se c'È un posto veramente Importante per Tu-Sai-Chi, quello è Hogwarts!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «E Silente ebbe l'Impressione che volesse tornare solo per cercare qualcosa, probabilmente un altro oggetto appartenuto a un fondatore, da trasformare in un altro Horcrux?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   E Ron si voltava, senza nascondere la delusione. Harry sapeva che sperava di avere notizie della sua famiglia, o del resto dell'Ordine della Fenice, ma dopotutto lui, Harry, non era un'antenna televisiva; vedeva solo quello che stava pensando Voldemort in quel momento, non poteva sintonizzarsi su quello che gli pareva. Evidentemente Voldemort si soffermava senza posa sul giovane ignoto dalla faccia allegra, e Harry era certo che nemmeno lui ne conoscesse nome e indirizzo. Poiché la cicatrice continuava a bruciare e il gioioso ragazzo biondo galleggiava tentatore nella sua memoria, Harry Imparò a reprimere ogni segno di dolore o disagio, perché gli altri due non mostravano altro che Impazienza alla sola menzione del ladro. Non poteva del tutto biasimarli, visto il loro disperato bisogno di un indizio sugli Horcrux.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Punzecchiò di malavoglia i grumi di pesce grigio bruciacchiato sul piatto. Harry guardò automaticamente il collo di Ron e, come aveva previsto, vide scintillare la catena d'oro dell'Horcrux. Cercò di reprimere l'Impulso di insultarlo, sapendo che il suo atteggiamento sarebbe un po' migliorato al momento di togliersi il medaglione.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «È Impossibile fare del buon cibo dal nulla! Puoi Appellarlo se sai dov'È, puoi trasformarlo, puoi moltiplicare la quantità se ne hai già un po'...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Quando il gruppo raggiunse la riva le voci si fecero più forti ma non più comprensibili. Harry calcolò che dovevano essere a cinque o sei metri di distanza, ma il fragore del fiume rendeva Impossibile dirlo con certezza. Hermione afferrò la borsetta di perline e vi frugò dentro; dopo un attimo ne estrasse tre Orecchie Oblunghe e ne gettò una per ciascuno a Harry e Ron, che s'infilarono in fretta le estremità dei fili color carne nelle orecchie e spinsero gli altri capi fuori dalla tenda.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    Un'altra pausa, riempita dallo scoppiettio del fuoco e dalla voce del fiume. Poi Ted chiese: «E voi due cosa c'entrate? Io, ehm, avevo l'Impressione che i folletti stessero dalla parte di Voi-Sapete-Chi, in linea di massima».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Un'Impressione sbagliata» replicò il folletto con la voce più acuta. «Noi non prendiamo partito. Questa è una guerra di maghi».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Un'Improvvisa esplosione di tosse e conati, accompagnati da un bel po' di colpi: Dirk doveva aver ingoiato una lisca. Infine riuscì a farfugliare: «Il Cavillo? Quel fogliaccio pazzoide di Xeno Lovegood?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non Importa dove siamo» intervenne Harry, e Phineas Nigellus s'immobilizzò, cessando ogni tentativo di togliersi la benda.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non ha Importanza! Che punizione ha scelto Piton per Ginny, Neville e Luna?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Ancora bendato, tastò il lato della cornice, cercando l'uscita dal quadro per tornare in quello appeso a Hogwarts. Harry ebbe un'ispirazione Improvvisa.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Phineas sbuffò d'Impazienza.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   La faccia bendata di Phineas Nigellus fece di nuovo capolino nel quadro. «Il professor Piton ha cose più Importanti a cui pensare che alle molte stravaganze di Albus Silente. Addio, Potter!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «La spada può distruggere gli Horcrux! Le lame forgiate dai folletti assorbono solo ciò che le fortifica... Harry, quella spada è Impregnata di veleno di Basilisco!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry si guardò intorno. Per uno sconcertante momento pensò che Ron fosse uscito dalla tenda, poi si accorse che era disteso nell'ombra nel letto in basso, Impietrito.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Sì, forse ci vado!» urlò Ron, facendo qualche passo verso Harry, che non arretrò. «Non hai sentito che cosa hanno detto di mia sorella? Ma per te conta come un peto di topo, vero, è solo la Foresta Proibita, Harry Neho-Viste-di-Peggio Potter se ne frega di cosa le succede là dentro, be', a me invece Importa, va bene, ragni giganti e altre pazzie...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    spruzzolosi e mammina potrà rImpinzarti e...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Ron fece un gesto Improvviso; Harry reagì, ma prima che sfoderassero le bacchette Hermione levò la sua.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Se n'È andato, pensò Harry. Se n'È andato. Dovette continuare a pensarlo mentre si lavava e si vestiva, come se la ripetizione potesse attutire il colpo. Se n'È andato e non tornerà. Era la pura verità, lo sapeva, perché una volta partiti di lì gli incantesimi protettivi avrebbero reso Impossibile a Ron ritrovarli.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Passarono molte serate quasi in totale silenzio e Hermione incominciò a tirar fuori il ritratto di Phineas Nigellus e appoggiarlo su una sedia, come se potesse in qualche modo riempire il vuoto lasciato da Ron. Pur avendo dichiarato che non sarebbe mai tornato a trovarli, Phineas Nigellus non riusciva a resistere alla tentazione di scoprire i piani di Harry e acconsentiva a ricomparire, bendato, ogni due o tre giorni. Harry era quasi lieto di vederlo, perché era una compagnia, sebbene sprezzante e sarcastica. Erano avidi di qualsiasi notizia su Hogwarts, ma Phineas Nigellus non era un informatore ideale. Venerava Piton, il primo Preside di Serpeverde da quando lui stesso aveva diretto la scuola, e dovevano stare attenti a non criticarlo o fare troppe domande Impertinenti, se no Phineas Nigellus andava via all'istante.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry sarebbe voluto partire per Godric's Hollow il giorno dopo, ma Hermione era di un altro avviso. Convinta com'era che Voldemort si aspettasse di veder tornare Harry nel luogo dov'erano morti i suoi genitori, era decisa ad andare solo dopo aver trovato il migliore travestimento possibile. Fu dunque un'intera settimana dopo, sottratti di nascosto i capelli necessari da Babbani ignari Impegnati negli acquisti di Natale, fatte molte prove per Materializzarsi e Smaterializzarsi in due sotto il Mantello dell'Invisibilità, che Hermione acconsentì a intraprendere il viaggio.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «La neve!» sussurrò Hermione da sotto il Mantello. «Perché non abbiamo pensato alla neve? Con tutte le precauzioni che abbiamo preso, lasceremo le Impronte! Dovremo cancellarle: tu stai davanti, io...»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ripose il Mantello sotto il giaccone e proseguirono senza intralcio; passarono davanti ad altre villette, l'aria gelida in volto: ognuna di quelle case avrebbe potuto essere quella in cui erano vissuti una volta James e Lily, o quella in cui adesso viveva Bathilda. Harry osservò i portoni, i tetti carichi di neve e i portici, nella speranza di ricordarsene uno, ma sapendo che era Impossibile, che aveva poco più di un anno quando aveva lasciato quel posto per sempre. Non era nemmeno sicuro di riuscire a vedere la villetta; non sapeva che cosa succedeva quando i soggetti di un Incanto Fidelius morivano. Poi il vicolo che stavano percorrendo curvò a sinistra e il cuore del villaggio, una piccola piazza, si presentò davanti a loro.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Vedere la tomba era quasi peggio che sentirne parlare. Harry non poteva fare a meno di pensare che lui e Silente avevano entrambi radici in quel cimitero e che Silente avrebbe dovuto dirglielo; e invece non aveva mai voluto condividere quella cosa. Avrebbero potuto andarci insieme; per un attimo Harry s'immaginò di visitare il cimitero con Silente... che legame sarebbe stato, quanto avrebbe significato per lui. Ma sembrava che per Silente il fatto che le loro famiglie giacessero l'una accanto all'altra nello stesso cimitero fosse una coincidenza priva d'Importanza, irrilevante, forse, per il compito assegnato a Harry.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Doveva essere stato il contatto della mano sul cancello. Davanti a loro, dal groviglio di rovi ed erbacce era emerso un cartello, come un bizzarro fiore dalla crescita accelerata. A lettere d'oro Impresse sul legno c'era scritto:
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Non c'era bisogno che Hermione gli pizzicasse il braccio. Era praticamente Impossibile che quella donna fosse una Babbana: stava fissando una casa che avrebbe dovuto esserle del tutto invisibile. Anche per una strega, tuttavia, era strano uscire in una notte così fredda solo per contemplare una vecchia rovina. Secondo tutte le leggi della magia ordinaria, inoltre, non avrebbe dovuto vedere Harry e Hermione. Eppure a lui sembrava proprio che sapesse che erano lì, e anche chi erano. Aveva appena raggiunto questa inquietante conclusione quando lei alzò una mano guantata e fece loro cenno di avvicinarsi.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Questa volta la donna non gli fece strada. Harry s'infilò tra lei e il letto disfatto, Impugnando la bacchetta. Non voleva perderla d'occhio.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

    infilò nella saccoccia di Hagrid appesa al collo. Non ne poteva più di metterci oggetti rotti e inutili. La sua mano sfiorò il vecchio Boccino attraverso il Mokessino e per un attimo Harry dovette lottare contro la tentazione di prenderlo e buttarlo via. Impenetrabile, inutile come tutte le cose lasciate da Silente...
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Istruito a Durmstrang, scuola già al tempo celebre per la sua inopportuna tolleranza delle Arti Oscure, Grindelwald rivelò un talento precoce quanto quello di Silente. Invece di rivolgere le proprie capacità alla conquista di premi e riconoscimenti, tuttavia, si dedicò ad altre Imprese. Quando ebbe sedici anni, perfino a Durmstrang si resero conto di non poter continuare a chiudere un occhio sui suoi perversi esperimenti e lo espulsero.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Per quanto sconvolti e orripilati potranno essere i suoi molti ammiratori, questa lettera costituisce la prova che Albus Silente un tempo sognò di rovesciare lo Statuto di Segretezza e di stabilire il dominio dei maghi sui Babbani. Che colpo, per chi ha sempre ritratto Silente come il più strenuo difensore dei Nati Babbani! Quanto paiono vuoti quei discorsi a favore dei diritti Babbani, alla luce di questo nuovo inoppugnabile documento! Quanto appare spregevole Albus Silente, Impegnato a tramare per il potere quando avrebbe dovuto piangere la madre e occuparsi della sorella! Senza alcun dubbio, chi è deciso a tenerlo sul suo sempre più fragile piedistallo protesterà che dopotutto egli non mise mai in pratica i suoi piani, che evidentemente cambiò idea, che tornò in sé. Tuttavia la verità appare nel complesso più sorprendente.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Anche lì la neve pesava sugli alberi e il freddo era pungente, ma almeno erano protetti dal vento. Passarono quasi tutta la giornata dentro la tenda, rannicchiati a scaldarsi vicino alle utili fiamme azzurre che Hermione era così abile a produrre e che si potevano raccogliere e portare con sé in un barattolo. Harry si sentiva come in convalescenza dopo una malattia breve ma grave, Impressione rafforzata dalle premure di Hermione. Quel pomeriggio nuovi fiocchi cominciarono a cadere e ben presto anche la loro radura riparata fu ricoperta da una spruzzata di neve polverosa.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Spostò un vecchio cuscino all'ingresso della tenda e si sedette. Indossava tutti i maglioni che poteva ma aveva lo stesso i brividi. Il buio s'infittì col passare delle ore, fino a diventare quasi Impenetrabile. Harry stava per prendere la Mappa del Malandrino e contemplare per un po' il puntino di Ginny, ma poi si ricordò che erano le vacanze di Natale e che doveva essere tornata alla Tana.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry fissò la creatura, colmo di stupore non per la sua stranezza, ma per la sua inspiegabile familiarità. Gli sembrava di aver atteso il suo arrivo, ma di aver dimenticato che si erano dati appuntamento. L'Impulso di gridare e chiamare Hermione, che un attimo prima era stato fortissimo, svanì. Sapeva, ci avrebbe scommesso la vita, che era venuta per lui e lui soltanto.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   L'oscurità l'aveva inghiottita, però la sua immagine luminosa era ancora Impressa sulla retina di Harry; gli oscurava la vista, accendendosi quando lui abbassava le palpebre, disorientandolo. Ora aveva paura: la presenza della cerva aveva significato sicurezza.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry stava già correndo verso il punto indicato da Ron. Le due querce crescevano vicine; in mezzo ai tronchi, ad altezza d'occhio, c'era uno spazio di pochi centimetri, una posizione ideale per vedere senza essere visti. Il terreno attorno alle radici, tuttavia, era sgombro di neve e Harry non vide Impronte. Tornò da Ron, che aveva ancora in mano la spada e l'Horcrux.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Ron urlò di spavento e indietreggiò mentre le sagome si dilatavano uscendo dal medaglione, prima il petto, poi la vita, poi le gambe, finché non si ersero fianco a fianco come alberi con una sola radice, oscillando sopra Ron e il vero Harry, che aveva mollato il ciondolo, perché era diventato all'Improvviso incandescente.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Ma non fu difficile. Anche se l'inseguimento della cerva nella foresta gli era sembrato lungo, con Ron al fianco il ritorno fu sorprendentemente breve. Harry non vedeva l'ora di svegliare Hermione e fremeva d'Impazienza
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry, che si limitò a fare una smorfia Impotente.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Non m'Importa!» strillò lei. «Non m'Importa cosa ha fatto! Settimane e settimane, e per quello che ne sapeva potevamo essere morti...»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Pensa, Harry, perdere le unghie! A confronto le nostre sofferenze Impallidiscono, vero?»
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Una cosa vorrei sapere, però» riprese, fissando un punto a una trentina di centimetri sopra la testa di Ron. «Come hai fatto di preciso a trovarci stanotte? è Importante. Se lo sappiamo, saremo sicuri di non ricevere altre visite indesiderate».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Rinfrancati dalla distruzione del medaglione, ripresero a discutere di dove potessero trovarsi gli altri e, sebbene avessero già affrontato la questione, Harry era ottimista, certo che altre novità decisive sarebbero seguite alla prima. Il broncio di Hermione non riusciva a guastare il suo buonumore: l'Improvvisa svolta della loro sorte, l'apparizione della cerva misteriosa, il recupero della spada di Grifondoro e soprattutto il ritorno di Ron lo rendevano così felice che faticava a restare serio.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Esatto! Bisogna dargliene atto, è logico. Solo le persone che si opponevano seriamente a lui, come Silente, osavano pronunciarlo. Adesso che gli hanno Imposto un Tabù, chiunque lo nomini è rintracciabile. Un modo rapido e semplice per trovare i membri dell'Ordine! Hanno quasi preso Kingsley...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Che ne so» borbottò Ron. «A volte, quando ero un po' abbattuto, mi sono detto che si stava facendo due risate o... o che voleva solo rendere tutto più difficile. Ma non lo penso più. Sapeva quello che faceva quando mi ha lasciato il Deluminatore, no? Lui...» Le orecchie di Ron s'Imporporarono e lui si chinò tutto concentrato su un ciuffo d'erba, che saggiò con la punta del piede. «Be', si vede che lo sapeva, che vi avrei piantati in asso».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Il ragno non rImpicciolì. Harry fissò la bacchetta di prugnolo. Tutti gli incanti minori che aveva provato erano risultati meno potenti di quelli che eseguiva con la bacchetta di fenice. La nuova gli era fastidiosamente estranea, come se avesse la mano di un altro cucita all'estremità del braccio.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Devi solo esercitarti» lo incoraggiò Hermione, che si era avvicinata in silenzio e aveva seguito preoccupata il tentativo di Harry di ingrandire e rImpicciolire il ragno. «È questione di fiducia, Harry».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Continua a saltar fuori, vero? So che Viktor ha detto che era il simbolo di Grindelwald, ma c'era anche su quella vecchia tomba a Godric's Hollow, e le date sulla lapide erano di molto precedenti alla nascita di Grindelwald! E ora questo! Be', non possiamo chiedere a Silente o a Grindelwald che cosa significhi non so nemmeno se Grindelwald è ancora vivo ma possiamo chiederlo al signor Lovegood. Indossava il simbolo al matrimonio. Sono sicura che è Importante, Harry!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Sono certa che è Importante!» aggiunse Hermione, Impaziente.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «... lo devono fare gli altri, e non lei personalmente?» concluse Ron. Xenophilius non rispose. Continuava a deglutire e il suo sguardo saettava fra i tre. Harry ebbe l'Impressione che fosse in preda a una penosa lotta interiore.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Xenophilius boccheggiò. Sembrava farsi forza. Infine disse, con voce tremula, quasi Impercettibile sopra il fragore della pressa: «Luna è giù al ruscello che pesca PlImpi d'Acqua Dolce. Sarà... sarà contenta di vedervi. Vado a chiamarla e poi... sì, molto bene. Cercherò di aiutarvi».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Posso offrirvi un infuso di Radigorda?» propose. «Lo prepariamo noi». Cominciò a versare la bevanda, viola acceso come succo di barbabietola, e aggiunse: «Luna è giù oltre il Ponte Basso, è emozionatissima all'idea che voi siate qui. Non dovrebbe tardare, ha preso quasi abbastanza PlImpi per preparare la zuppa per tutti. Sedetevi e prendete dello zucchero.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Luna ormai dovrebbe aver preso abbastanza PlImpi» disse tranquilla mente.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ah, però il terzo Dono è un vero Mantello dell'Invisibilità, signorina Granger! Voglio dire, non è un mantello da viaggio intriso di un Incantesimo di Disillusione, o rivestito da una Fattura Abbacinante, o tessuto con lana di Camuflone, che all'inizio riuscirà a celare chi lo indossa ma con gli anni sbiadirà fino a diventare opaco. Stiamo parlando di un mantello che rende chi lo indossa completamente, veramente invisibile, e dura in eterno, fornendo una dissimulazione costante e Impenetrabile, quali che siano gli incantesimi che gli vengono scagliati contro. Quanti mantelli del genere ha mai visto, signorina Granger?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Vi fermate a cena?» gridò, e sparì di sotto. «Tutti ci chiedono sempre la nostra ricetta della zuppa di PlImpi d'Acqua Dolce».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma va', è una di quelle fiabe che si raccontano ai bambini per fargli la predica, no? 'Non cacciarti nei guai, non attaccar briga, non Impicciarti di cose che è meglio lasciar stare! Giù la testa, fatti i fatti tuoi e andrà tutto bene'. Adesso che ci penso» aggiunse Ron, «forse è la ragione per cui si dice che le bacchette di sambuco portano sfortuna».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Qualcosa non andava. Anche la moquette azzurro chiaro era Impolverata. L'armadio aveva le ante socchiuse e al suo interno non c'erano vestiti. Il letto aveva un'aria fredda, come se non fosse stato usato da settimane. Una sola ragnatela era tesa sulla finestra più vicina, sullo sfondo di un cielo rosso sangue.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ve... ve l'ho già detto. è giù al Ponte Basso a pescare PlImpi».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Allargò le braccia davanti alla scala e Harry ebbe la visione Improvvisa di sua madre che faceva lo stesso gesto davanti a un lettino.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Ci fu un'esplosione colossale. Il fragore squassò la stanza: frammenti di legno e carta e detriti schizzarono ovunque, in una nube Impenetrabile di densa polvere bianca. Harry volò per aria, poi cadde a terra, accecato dalla pioggia di calcinacci, le braccia sopra la testa. Sentì lo strillo di Hermione, l'urlo di Ron e una serie di orribili rumori metallici, che gli dissero che Xenophilius era stato scagliato giù per la scala a chiocciola.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Oh, perché ci siamo andati?» piagnucolò Hermione dopo qualche istante di silenzio. «Harry, avevi ragione, è stata un'altra Godric's Hollow, una totale perdita di tempo! I Doni della Morte... tutte sciocchezze... anche se» un pensiero Improvviso la colpì «potrebbe essersi inventato tutto, no? Probabilmente non crede nemmeno ai Doni della Morte, voleva solo trattenerci fino all'arrivo dei Mangiamorte!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Be', non è Importante» sospirò Hermione. «Anche se era sincero, non ho mai sentito tante stupidaggini in vita mia».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «No» rispose lei, sollevata di cambiare argomento. «Ho cercato informazioni dopo aver visto il simbolo sulla tomba; se fosse stato famoso o avesse compiuto qualcosa di Importante, sono sicura che uno dei nostri libri ne parlerebbe. Sono riuscita a trovare il nome 'Peverell' solo in Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. L'ho preso in prestito da Kreacher» spiegò, quando Ron inarcò le sopracciglia. «Elenca le famiglie Purosangue che si sono estinte nella linea maschile. A quanto pare i Peverell furono una delle prime famiglie a sparire».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

    Quasi non sentì Hermione: aveva tirato fuori il Mantello dell'Invisibilità e lo faceva scorrere tra le dita, il tessuto liscio come l'acqua, lieve come l'aria. Nei quasi sette anni trascorsi nel mondo magico non aveva mai visto nulla di simile. Il Mantello era esattamente quello che Xenophilius aveva descritto: un mantello che rende chi lo indossa completamente, veramente invisibile, e dura in eterno, fornendo una dissimulazione costante e Impenetrabile, quali che siano gli incantesimi che gli vengono scagliati contro...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Harry» tentò di nuovo Hermione, ma lui era Impegnato a slegare con dita tremanti la saccoccia che portava attorno al collo.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «No che non coincide» ribatté lei. «Non coincide, Harry, ti stai solo facendo trasportare. Per favore» aggiunse, Impedendogli di replicare, «per favore, dimmi solo questo. Se i Doni della Morte esistessero veramente e Silente avesse saputo della loro esistenza, se avesse saputo che la persona che li possiede tutti e tre diventa padrona della Morte... Harry, perché non te l'ha detto? Perché?»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Harry quella notte non riuscì a dormire. L'idea dei Doni della Morte si era Impossessata di lui, e non poteva riposare quando pensieri inquietanti gli vorticavano nella mente: la Bacchetta, la Pietra e il Mantello, se solo li avesse avuti tutti e tre...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Era quasi l'alba quando si ricordò di Luna, sola in una cella di Azkaban, circondata dai Dissennatori, e all'Improvviso si vergognò. Si era completamente dimenticato di lei nella sua febbrile riflessione sui Doni. Se solo avessero potuto salvarla. Ma un tale numero di Dissennatori era inattaccabile. Adesso che ci pensava, non aveva ancora provato a evocare un Patronus con la bacchetta di prugnolo... doveva farlo, il mattino dopo...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Ossessione?» sibilò ferocemente Hermione la sera che Harry fu tanto incauto da usare quella parola, dopo che lei l'aveva rImproverato per la sua mancanza di interesse nella ricerca degli altri Horcrux. «Non siamo noi che abbiamo un'ossessione, Harry! Noi cerchiamo di fare quello che vole va Silente!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Perfino il mistero della cerva d'argento, che gli altri due continuavano a discutere, gli sembrava meno Importante ora, un'attrazione secondaria, di relativo interesse. La sola altra cosa che gli premeva era che la cicatrice aveva ripreso a pizzicare, anche se si sforzava di tenerlo nascosto ai suoi amici. Quando succedeva, cercava scuse per stare da solo, ma era deluso da ciò che vedeva. Le visioni che condivideva con Voldemort avevano cambiato di qualità; adesso erano sfocate, sfuggenti; un momento erano nitide e quello dopo non lo erano più. Harry riusciva a stento a riconoscere i tratti indistinti di un oggetto che poteva assomigliare a un teschio, e qualcosa come una montagna, più ombra che sostanza. Abituato a immagini precise quanto la realtà, era sconcertato dal mutamento. Era preoccupato che la connessione tra lui e Voldemort fosse stata danneggiata, quella connessione che insieme paventava e teneva in gran conto, qualunque cosa avesse detto a Hermione. Collegava quelle immagini vaghe e deludenti alla distruzione della propria bacchetta, come se fosse colpa di quella nuova se non vedeva più bene come prima nella mente di Voldemort.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

    da solo, in silenzio, cercando di leggere i pensieri di Voldemort, di saperne di più sulla Bacchetta di Sambuco, ma Ron insisteva per farli spostare in luoghi sempre più Improbabili soltanto, Harry lo capiva, per tenerli in movimento.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «... ci scusiamo per la temporanea assenza dalle frequenze radio, dovuta a qualche visitina di quei sImpaticoni di Mangiamorte nella nostra zona».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Ma prima di ascoltare Royal e Romulus» riprese Lee, «dedichiamo un istante all'elenco dei caduti che Radio Strega Network e La Gazzetta del Profeta non ritengono Importante divulgare. è con enorme dolore che informiamo i nostri ascoltatori dell'assassinio di Ted Tonks e Dirk Cresswell».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Cari ascoltatori, vi invito ora a unirvi a noi nell'osservare un minuto di silenzio in memoria di Ted Tonks, Dirk Cresswell, Bathilda Bath, Gonci e degli sconosciuti, ma non meno rImpianti, Babbani assassinati dai Mangiamorte».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «I Babbani continuano a ignorare la causa delle loro sofferenze ma stanno subendo ripetute, pesanti perdite» cominciò Kingsley. «Tuttavia, continuiamo a sentire storie profondamente significative di maghi e streghe che rischiano la propria incolumità per proteggere amici e vicini Babbani, spesso a insaputa dei Babbani stessi. Vorrei fare un appello a tutti gli ascoltatori perché seguano il loro esempio, magari Imponendo un incantesimo di protezione sulle abitazioni Babbane della loro strada. Molte vite potrebbero essere salvate adottando queste semplici misure».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Be', come i nostri ascoltatori sapranno, molti dei più aperti sostenitori di Harry Potter sono stati Imprigionati, tra cui Xenophilius Lovegood, già direttore del Cavino...» disse Lupin.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Il suo nome è Tabù!» mugghiò Ron, e balzò in piedi perché un sonoro crac tra risuonato fuori dalla tenda. «Te l'avevo detto, Harry, te l'avevo detto, non possiamo più pronunciarlo... dobbiamo Imporre di nuovo la protezione... presto... è così che trovano...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Venite fuori con le mani in alto!» urlò una voce stridula nel buio. «Sappiamo che siete lì dentro! Avete sei bacchette puntate addosso e non ci Importa chi colpiamo!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Mani ignote lo tirarono brutalmente in piedi. Prima che potesse Impedirlo, qualcuno gli aveva frugato nelle tasche e tolto la bacchetta di prugnolo. Harry si tastò la faccia che gli faceva un male terribile ed era irriconoscibile al tatto: tesa, gonfia e dilatata come per una violenta reazione allergica. Gli occhi erano ridotti a fessure attraverso cui vedeva a stento; perse gli occhiali quando lo spinsero fuori dalla tenda; riuscì a distinguere solo le
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    Imparentato con traditori del proprio sangue anche se non sei un Nato Babbano. E infine, la tua graziosa amichetta...» Il piacere con cui lo disse fece accapponare la pelle a Harry.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Si accovacciò vicino a Harry, che dalla sottile fessura tra le palpebre gonfie vide una faccia coperta di peli grigi Impastati, con denti marroni affilati e piaghe ai lati della bocca. Greyback puzzava come in cima alla Torre dov'era morto Silente: di polvere, sudore e sangue.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Bene bene, pare che abbiamo preso davvero un piccolo Serpeverde» osservò Scabior. «Buon per te, Vernon, perché non ci sono tanti Serpeverde Impuri. Chi è tuo padre?»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Mentre Scabior parlava, la cicatrice di Harry, che era tirata sulla fronte gonfia, arse dolorosamente. Più nitida di qualunque altra cosa attorno a lui, vide una torre. Una cupa fortezza, minacciosa e nera come la pece. I pensieri di Voldemort erano Improvvisamente tornati chiarissimi; avanzava scivolando verso la gigantesca costruzione con serena e gioiosa determinazione...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Sulla scena calò il silenzio. La cicatrice bruciava, il dolore era intensissimo, ma Harry si oppose con tutte le sue forze all'attrazione dei pensieri di Voldemort: restare presente a se stesso non era mai stato tanto Importante.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Indietreggiarono tutti, storditi dalla loro Impresa. Harry, che ancora lottava per restare dentro la propria mente divisa in due, non riuscì a dire nulla: visioni frammentarie gli attraversavano il cervello...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   I prigionieri barcollarono e si urtarono atterrando su un viottolo di campagna. Agli occhi di Harry, ancora gonfi, occorse qualche istante per adattarsi, poi vide un grande cancello di ferro all'ingresso di un lungo viale. Provò un infinitesimo moto di sollievo. Il peggio non era ancora accaduto: Voldemort non era lì. Harry, che stava lottando per resistere alla visione, sapeva che lui si trovava in un luogo strano, simile a una fortezza, sulla vetta di una torre. Quanto avrebbe Impiegato a tornare, una volta scoperto che Harry era lì, era un'altra faccenda...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Certo che no, certo che no!» ribatté Lucius con Impazienza. Si avvicinò lui stesso, tanto che Harry riuscì a vedere il suo volto languido e pallido nei minimi dettagli, nonostante le palpebre gonfie. Con la faccia ridotta a
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    una maschera, Harry aveva l'Impressione di spiare tra le sbarre di una gabbia.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Si tirò su la manica sinistra: Harry vide il Marchio Nero Impresso a fuoco nel braccio e capì che stava per toccarlo, per convocare l'amato padrone...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Stavo per chiamarlo io!» esclamò Lucius, afferrando il polso di Bellatrix e Impedendole di toccare il Marchio. «Lo chiamerò io, Bella, Potter è stato portato in casa mia, e si trova quindi sotto la mia autorità...»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Andate!» Implorò Luna e Dean. «Andate! Noi arriveremo dopo, ma voi andate!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Disarmato, Impotente, Minus aveva le pupille dilatate dal terrore. Il suo sguardo era scivolato dal volto di Harry a qualcos'altro. Le dita d'argento avanzavano inesorabili verso la sua stessa gola.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry abbassarono lo sguardo all'Impugnatura d'argento del pugnale che spuntava dal petto pulsante della piccola creatura.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Non sapeva e non gli Importava se fossero maghi o Babbani, amici o nemici; gli Importava solo della macchia scura che si allargava sul petto di
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Hermione» disse all'Improvviso. «Dov'È?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   La cicatrice bruciava, ma lui dominava il dolore; lo provava, ma ne era distaccato. Aveva finalmente Imparato a controllarlo, a chiudere la mente a Voldemort, proprio come Silente aveva voluto che apprendesse da Piton. Voldemort non era riuscito a possedere Harry quando era divorato dal dolore per Sirius, e adesso i suoi pensieri non potevano penetrarlo mentre piangeva Dobby. Il dolore, sembrava, scacciava Voldemort... anche se Silente avrebbe detto che era l'amore...
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry continuò a scavare, sempre più a fondo nella terra fredda e dura, avvolgendo la sofferenza nel sudore, negando il male alla fronte. Nel buio, null'altro che il suono del proprio respiro e il mare Impetuoso a tenergli compagnia, gli tornò in mente cos'era accaduto a Villa Malfoy, cos'aveva sentito, e la comprensione sbocciò nell'oscurità.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «No» lo interruppe Harry, e Ron lo guardò allarmato. «Mi servono tutti e due qui. Devo parlare con loro. è Importante».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   E avevi capito anche Codaliscia... sapevi che c'era un briciolo di rImpianto da qualche parte dentro di lui...
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Fleur sbuffò d'Impazienza, ma Bill non la guardò; stava fissando Harry. Il suo volto solcato da profonde cicatrici era indecifrabile. Infine rispose: «Va bene. Con chi vuoi parlare per primo?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Unci-unci non rispose. Harry pensò che lo stesse canzonando perché si era comportato come un Babbano, ma non gl'Importava che il folletto approvasse la faccenda della tomba di Dobby. Si preparò per il suo attacco.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Be', spero che non ti dispiaccia» ribatté Harry, un po' Impaziente.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry non aveva intenzione di dirlo in modo così diretto; le parole gli uscirono a forza mentre il dolore gli incendiava la cicatrice e vedeva di nuovo il profilo di Hogwarts. Chiuse la mente, deciso. Prima doveva trattare con Unci-unci. Ron e Hermione lo fissavano come se fosse Impazzito.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    «Penetrare in una camera blindata della Gringott?» ripeté, mentre cambiava posizione con una smorfia di dolore. «È Impossibile».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    «Non Importa» intervenne Harry, notando il rossore crescente di Unciunci. «Non stiamo parlando di maghi contro folletti o qualunque altra creatura magica...»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Oh, sì, è proprio di questo che stiamo parlando! Il Signore Oscuro diventa sempre più potente e la vostra razza s'Impone sempre di più sulla mia! La Gringott ricade sotto la legge magica, gli elfi domestici vengono assassinati, e chi protesta tra i portatori di bacchette?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Cosa cercate nella camera blindata dei Lestrange?» chiese all'Improvviso. «La spada che c'È là dentro è una copia. Questa è quella vera». Li guardò uno dopo l'altro. «Credo che tu lo sappia già. Mi hai chiesto di mentire per te, laggiù».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Ma noi non cercavamo i posti dove è stato Voi-Sapete-Chi, i posti dove ha fatto qualcosa di Importante?» obiettò Ron, sconcertato. «Lui è mai entrato nella camera blindata dei Lestrange?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Ron e Hermione, confusi ma Impressionati, lo seguirono attraverso il piccolo pianerottolo e bussarono alla porta di fronte a quella di Bill e Fleur. Un debole «Entrate!» fu la risposta.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «... allora potrebbe essere tua. Naturalmente il modo in cui la si prende è Importante. Molto dipende anche dalla bacchetta stessa. In generale, comunque, quando una bacchetta è stata vinta, la sua fedeltà cambia».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Oh, sì, un mago che si rispetti è in grado di incanalare i propri poteri in quasi tutti gli strumenti. I migliori risultati, tuttavia, si ottengono sempre dove esiste la più forte affinità tra mago e bacchetta. Sono legami complessi. Un'attrazione iniziale e poi un reciproco desiderio di apprendimento, la bacchetta che Impara dal mago e il mago dalla bacchetta».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Quindi non è necessario uccidere il proprietario precedente per Impadronirsi veramente di una bacchetta?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Olivander Impallidì. Contro il candido cuscino il suo volto era grigiastro, gli occhi enormi, arrossati e gonfi di quella che sembrava paura.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Il poco colorito che Hermione aveva riguadagnato se ne andò. Ron guardò Harry con aria di rImprovero e disse: «Non pensiamoci adesso...»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Il Signore Oscuro non cerca più la Bacchetta di Sambuco solo per distruggere te, Harry Potter. è deciso a Impadronirsene perché è convinto che lo renderà davvero invulnerabile».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   All'Improvviso Harry ricordò di non essere stato sicuro che Olivander gli piacesse, quando l'aveva conosciuto. Anche adesso che era stato Imprigionato e torturato da Voldemort, l'idea che il Mago Oscuro fosse in possesso di quella Bacchetta lo ammaliava tanto quanto lo inorridiva.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Oh, sì. è perfettamente possibile rintracciare il percorso della Bacchetta nella storia. Ci sono dei vuoti, naturalmente, periodi anche lunghi, nei quali la si è persa di vista, temporaneamente perduta o nascosta; ma riaffiora sempre. Possiede alcune caratteristiche peculiari che gli eruditi nell'arte delle bacchette sanno riconoscere. Esistono resoconti scritti, alcuni oscuri, che io e altri fabbricanti ci siamo Impegnati a studiare. E parrebbero autentici».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Come lo so non ha Importanza» ribatté Harry, chiudendo per un attimo gli occhi. La cicatrice ardeva, e per qualche istante ebbe la visione della strada principale di Hogsmeade, ancora buia, perché si trovava molto più a nord. «Ha detto a Lei-Sa-Chi che Gregorovich aveva la Bacchetta?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Piton s'inchinò e tornò indietro lungo il sentiero, il mantello nero svolazzante. Harry avanzò lento, in attesa che la sagoma di Piton sparisse. Non era bene che Piton o chiunque altro vedesse dove stava andando. Ma non c'erano luci alle finestre del castello e lui sapeva come nascondersi... in un istante Impose su se stesso un Incantesimo di Disillusione che lo celò anche ai propri occhi.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry non aveva risposte: c'erano momenti in cui si chiedeva se era stata pura follia non cercare di Impedire a Voldemort di aprire la tomba. Non riusciva nemmeno a spiegare in maniera soddisfacente perché l'avesse deciso: ogni volta che cercava di ricostruire gli argomenti che l'avevano condotto a quella scelta, gli sembravano sempre più deboli.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Stranamente il sostegno di Hermione lo confondeva tanto quanto i dubbi di Ron. Costretta ad accettare che la Bacchetta di Sambuco esisteva davvero, ripeteva che era un oggetto malvagio e che il modo in cui Voldemort se n'era Impossessato era disgustoso, da non prendere nemmeno in considerazione.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Possiamo darti qualcos'altro» propose Ron, Impaziente. «Scommetto che i Lestrange hanno un mucchio di roba, puoi scegliere quello che vuoi quando saremo entrati nella camera blindata».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Tutto a posto» annunciò. «Olivander è sistemato, mamma e papà vi salutano, Ginny vi manda tutto il suo affetto. Fred e George stanno facendo Impazzire zia Muriel, gestiscono un Servizio Ordini via Gufo da una delle sue stanze sul retro. è stata contenta di riavere la sua tiara, però. Ha detto che credeva che l'avessimo rubata».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Il vento scuoteva la casa e il fuoco scoppiettava: ben presto Bill stappò un'altra bottiglia. La notizia portata da Lupin aveva fatto dimenticare a tutti lo stato d'assedio nel quale si trovavano: l'annuncio di una nuova vita li aveva resi euforici. Solo il folletto sembrava insensibile all'Improvvisa atmosfera festosa e dopo un po' sgattaiolò su nella camera da letto che ormai occupava da solo. Harry era convinto di essere stato l'unico a notarlo finché non vide che anche lo sguardo di Bill seguiva il folletto su per le scale.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Anche se avrebbe sentito la mancanza di Bill, Fleur, Luna e Dean, per non parlare delle comodità domestiche che si era goduto nelle ultime settimane, Harry era contento di sfuggire alla prigionia di Villa Conchiglia. Era stanco di dover sempre controllare che nessuno origliasse, stanco di restare rinchiuso nella minuscola stanza da letto buia. Soprattutto, non vedeva l'ora di liberarsi di Unci-unci, ma come e quando si sarebbero separati da lui senza consegnargli la spada di Grifondoro era una domanda che restava ancora senza risposta. Non ne avevano potuto discutere, perché il folletto di rado si allontanava da loro per più di cinque minuti di fila. «In confronto mia madre è una novellina» ringhiava Ron, quando vedeva le lunghe dita sbucare sulle cornici delle porte. Memore degli ammonimenti di Bill, Harry non poteva fare a meno di sospettare che Unci-unci stesse all'erta contro possibili imbrogli. Hermione disapprovava così radicalmente il loro doppio gioco che Harry aveva rinunciato a consultarla per trovare il modo migliore di metterlo in atto; Ron, nelle rare occasioni in cui erano riusciti a rimanere soli, non aveva saputo dire altro che «Mi sa che dovremo Improvvisare, caro mio».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Non ha Importanza, non lo rifarà» tagliò corto Hermione.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Ma l'ha già fatto!» s'indignò Hermione con la voce Imperiosa e arrogante di Bellatrix. Travers si voltò, le sopracciglia inarcate. La guardia era perplessa. Guardò la sottile Sonda dorata e poi il compagno, che disse, con voce un po' Impastata: «Sì, li hai appena controllati, Marius».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   C'erano due folletti in piedi davanti alle porte interne, che erano d'argento e recavano incisa la poesia che minacciava terribili ritorsioni contro gli eventuali ladri. Harry la contemplò, e all'Improvviso fu attraversato da un ricordo lImpido: se stesso, in quel medesimo punto, il giorno del suo undicesimo compleanno, il compleanno più meraviglioso della sua vita, e Hagrid accanto a lui che tuonava: «Come ho detto, bisognerebbe davvero essere matti a cercare di rapinare questa banca». La Gringott quel giorno gli era parsa un luogo di prodigi, il deposito incantato di un tesoro che non aveva mai saputo di possedere, e nemmeno per un istante avrebbe potuto sognare che ci sarebbe tornato per rubare... Ma nel giro di pochi secondi erano nella vasta sala di marmo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Lo sanno!» sussurrò Unci-unci all'orecchio di Harry. «Qualcuno li ha avvertiti che potrebbe esserci un Impostore!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Presto, presto» mormorò ancora Unci-unci, «la Maledizione Impe rius!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry sollevò la bacchetta di biancospino sotto il Mantello, la puntò contro il vecchio folletto e sussurrò, per la prima volta in vita sua: «Imperio!» Una curiosa sensazione percorse il suo braccio, un caldo formicolio che sembrava scorrere dalla sua mente lungo i nervi e le vene, legandolo alla bacchetta e alla maledizione che aveva appena scagliato. Il folletto prese la bacchetta di Bellatrix, la esaminò attentamente e poi disse: «Ah, una bacchetta nuova, signora Lestrange!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry agì senza riflettere: puntò la bacchetta contro Travers e borbottò di nuovo: «Imperio».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Sussurrò frettoloso all'orecchio di Bongi, ma il folletto soggiogato dalla Maledizione Imperius lo liquidò.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Siamo nei guai, hanno dei sospetti» disse Harry quando la porta si chiuse alle loro spalle, e si sfilò il Mantello dell'Invisibilità. Unci-unci balzò a terra; né Travers né Bongi mostrarono la minima sorpresa all'Improvvisa comparsa di Harry Potter. «La Maledizione Imperius» spiegò lui in risposta alle confuse domande di Hermione e Ron, perché Travers e Bongi stavano fermi, imbambolati. «Credo di non averla fatta abbastanza forte, non so...»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Imperio!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Partirono con uno strattone e presero subito velocità: sfrecciarono davanti a Travers, appiattito in una fessura della parete, poi il carrello cominciò a curvare per i labirintici passaggi, sempre in discesa. Lo sferragliare delle ruote era assordante: sbandavano tra le stalattiti, sprofondando sempre più sottoterra. Harry, con i capelli che gli volavano all'indietro, continuava a guardarsi alle spalle. Era come se avessero lasciato enormi Impronte; più ci pensava, più gli sembrava sciocco aver travestito Hermione
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «La Cascata del Ladro!» esclamò Unci-unci, rimettendosi in piedi e voltandosi a guardare la cascata che, ormai Harry l'aveva capito, non era solo acqua. «Lava via tutti gli incantesimi e i travestimenti magici! Sanno che ci sono degli Impostori nella Gringott, hanno attivato delle difese contro di noi!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry vide Hermione che controllava di avere ancora la borsetta, e s'infilò rapido la mano sotto il giaccone per assicurarsi di non aver perduto il Mantello dell'Invisibilità. Poi si voltò e vide Bongi scuotere il capo, incredulo: la Cascata del Ladro doveva aver cancellato la Maledizione Imperius.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Imperio!» urlò di nuovo Harry e quando la sua voce echeggiò lungo il cunicolo di pietra provò ancora quel senso inebriante di controllo scorrere dal cervello alla bacchetta. Bongi si piegò di nuovo alla sua volontà: la sua espressione instupidita si mutò in educata indifferenza, mentre Ron correva a raccogliere la borsa di cuoio piena di strumenti metallici.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Si affacciarono di nuovo oltre l'angolo scuotendo i Sonacci: il fragore, amplificato dalle pareti di roccia, era così forte che Harry si sentì il cranio vibrare. Il drago lanciò un altro ruggito rauco e indietreggiò, e Harry vide che tremava; quando si avvicinarono notò le cicatrici di tagli feroci sul muso e capì che aveva Imparato ad associare spade roventi al rumore dei Sonacci.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Non Importa, Bongi saprà liberarci!» li rassicurò Unci-unci. «Accendete le bacchette, no? E fate presto, abbiamo pochissimo tempo!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Hermione strillò di dolore e Harry puntò la bacchetta in tempo per vedere un calice incastonato di pietre scivolarle di mano: nella caduta si spaccò e divenne una pioggia di calici, e in un attimo, con un gran baccano, il pavimento fu ricoperto da coppe identiche che rotolavano da tutte le parti. Era Impossibile riconoscere l'originale.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Puntarono le bacchette in tutti gli angoli e le fessure, girando cauti su se stessi. Era Impossibile non urtare qualcosa; Harry provocò una cascata di falsi galeoni che si unirono ai calici per terra, e non ci fu più posto dove
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    mettere i piedi, e l'oro splendente avvampava di calore, così che la camera sembrava un forno. La luce della bacchetta di Harry passò su scudi ed elmi di fattura folletta disposti su scaffali alti fino al soffitto. Levò il raggio sempre più su, finché all'Improvviso incrociò un oggetto che gli fece sussultare il cuore e tremare la mano.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Accio coppa!» gridò Hermione, che nell'affanno si era evidentemente scordata delle istruzioni Impartite da Unci-unci nelle sessioni preparatorie.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Impervius!» strillò Hermione, nel tentativo di proteggere se stessa, Ron e i due folletti dal metallo rovente.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il drago Imprigionato ruggì e un getto di fiamme volò al di sopra dei folletti: i maghi tornarono indietro di corsa, a testa bassa, e Harry fu colto da un'ispirazione, o forse dalla follia. Puntò la bacchetta contro i ceppi che incatenavano la bestia al suolo e urlò: «Relascio!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   S'Impennò con un ruggito; Harry si puntellò con le ginocchia, reggendosi più forte che poteva alle squame frastagliate. Il drago aprì le ali, abbattendo come birilli i folletti urlanti, si alzò in aria e si lanciò nel cunicolo. Harry, Ron e Hermione, appiattiti sul suo dorso, grattavano contro il soffitto mentre i folletti tiravano pugnali che rimbalzavano sui fianchi del drago.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Non c'era modo di sterzare; il drago non vedeva dove stava andando e Harry sapeva che se avesse cambiato bruscamente direzione o se si fosse rigirato a mezz'aria non sarebbero riusciti a restare aggrappati al suo vasto dorso. Eppure, mentre salivano sempre più su e Londra si spiegava sotto di loro come una mappa grigia e verde, il sentimento che riempiva il cuore di Harry era la gratitudine per una fuga che era sembrata Impossibile. Schiacciato sul collo della bestia, si reggeva alle squame metalliche e la brezza fresca era un balsamo sulla sua pelle scottata e coperta di bolle. Le ali del drago percuotevano l'aria come le pale di un mulino a vento. Dietro di lui, non sapeva se per la gioia o la paura, Ron Imprecava a tutta voce e Hermione singhiozzava.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «È un'Impressione» urlò Ron dopo un lungo silenzio, «o ci stiamo abbassando?»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «m-mio Signore... noi a-abbiamo cercato d-di fermarli... im-Impostori, mio Signore... si sono... si sono ins-sinuati n-nella c-camera Lestrange...»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Impostori? Che Impostori? Credevo che alla Gringott sapeste come smascherare gli Impostori. Chi erano?»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «E cos'hanno preso?» domandò, alzando la voce, mentre un terrore tremendo s'Impadroniva di lui. «Dimmelo. Che cos'hanno portato via?»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   L'urlo di rabbia, di rifiuto, uscì da lui come da un estraneo: era pazzo, fuori di sé, non poteva essere vero, era Impossibile, nessuno aveva mai saputo: com'era possibile che quel ragazzo avesse scoperto il suo segreto?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Ma di certo se il ragazzo avesse distrutto alcuni dei suoi Horcrux lui, Voldemort, l'avrebbe saputo, l'avrebbe sentito. Lui, il mago più grande di tutti, il più potente, lui, che aveva ucciso Silente e chissà quanti altri uomini senza nome né valore: come poteva Lord Voldemort non sapere se la sua stessa anima, Importante e preziosa, era stata attaccata, mutilata?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Il lago, Impossibile... anche se c'era una minima eventualità che Silente avesse scoperto alcuni dei suoi misfatti passati, attraverso l'orfanotrofio.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   E Hogwarts... ma sapeva che il suo Horcrux là era al sicuro, era Impos sibile che Potter andasse a Hogsmeade senza essere intercettato, men che meno a scuola. Tuttavia era più prudente avvertire Piton che il ragazzo avrebbe potuto cercare di tornare al castello... spiegargli il perché, ovviamente, sarebbe stato sciocco; era stato un grave errore fidarsi di Bellatrix e di Malfoy; la loro stupidità e negligenza non avevano dimostrato quanto è incauto, sempre, fidarsi?
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Harry spalancò gli occhi, costringendosi a tornare al presente: era disteso sulla riva del lago, al tramonto, e Ron e Hermione erano chini su di lui. A giudicare dalla loro aria preoccupata e dal continuo pulsare della cicatrice, la sua Improvvisa escursione nella mente di Voldemort non era passata inosservata. Si mise faticosamente a sedere, tremante, un po' sorpreso di essere ancora completamente zuppo, e vide la coppa che giaceva innocente nell'erba davanti a lui, e il lago, blu scuro, macchiato d'oro dal sole calante.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   È...» Harry ricordò tutti quei morti «È davvero arrabbiato, e anche spaventato, non capisce come abbiamo fatto a saperlo e adesso andrà a controllare che gli altri siano al sicuro, prima di tutti l'anello. Crede che quello nascosto a Hogwarts sia più al sicuro degli altri, perché c'È Piton, perché sarà quasi Impossibile non farci prendere se ci torniamo, credo che quello lo controllerà per ultimo, ma potrebbe comunque arrivare entro poche ore...»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo muoverci» ribatté Harry deciso. Aveva sperato di dormire, desiderato di entrare nella nuova tenda, ma al momento era Impossibile.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Voci di assenso. Il terrore s'Impadronì di Harry: per respingere i Dissennatori avrebbero dovuto evocare dei Patroni, che li avrebbero traditi all'istante.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Il volto del barista rimase Impassibile. Dopo qualche istante l'uomo disse: «Mi dispiace. Mi stava sImpatico, quell'elfo».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Gli occhi di Hermione erano enormi alla luce del fuoco; Ron pareva nauseato. Aberforth si levò in piedi, alto come Silente, Improvvisamente terribile nella rabbia e nell'intensità del suo dolore.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «L'hanno distrutta: non si è mai più ripresa. Non voleva usare la magia, ma non poteva sbarazzarsene, si è come rigirata dentro di lei e l'ha fatta Impazzire, esplodeva quando lei non riusciva a dominarla, e a volte era strana, pericolosa. Ma la maggior parte del tempo era dolce, spaventata e innocua.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Avrei badato io a lei, glielo dissi, a me non Importava della scuola, sarei rimasto a casa volentieri. Mi rispose che dovevo completare la mia istruzione e che avrebbe preso lui il posto di mia madre. Un bel passo indietro per il Signor Genio, non ti danno premi per star dietro a una sorella mezza matta, per Impedirle di far saltare in aria la casa un giorno sì e uno no. Ma Albus se la cavò, per qualche settimana... finché non arrivò quell'altro».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Grindelwald. Finalmente mio fratello aveva trovato un suo pari con cui parlare, un ragazzo intelligente e dotato quanto lui. E allora Ariana passò in secondo piano, perché loro avevano i loro progetti per un nuovo ordine magico da ideare, e i Doni da cercare, o quel che era che li interessava tanto. Progetti grandiosi per il bene di tutta la stirpe magica, e se una ragazzina veniva trascurata, che Importanza aveva, visto che Albus lavorava per il bene superiore.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    fermarlo e ci ritrovammo tutti e tre a lottare, e i lampi e le esplosioni la facevano Impazzire, non riusciva a sopportarlo...»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Il volto di Aberforth Impallidì come se avesse subito una ferita mortale.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Li hanno chiusi tutti prima dell'inizio dell'anno» spiegò Neville. «Non c'È modo di usarli adesso, con le maledizioni sugli ingressi e i Mangiamorte e i Dissennatori di guardia alle uscite». Si mise a camminare all'indietro, sorridendo, beandosi della loro presenza. «Ma non Importa... è vero che siete entrati alla Gringott? E siete fuggiti su un drago? Lo sanno tutti, tutti ne parlano, Terry Steeval è stato picchiato da Carrow perché lo ha urlato in Sala Grande a cena!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non Importa. Non vogliono versare troppo sangue puro, quindi ci torturano un po' se siamo insolenti ma non ci vogliono uccidere».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry provò un terribile, cocente dolore alla cicatrice. Voltò le spalle alle loro facce curiose e ammirate. La Stanza delle Necessità sparì e lui si ritrovò in una catapecchia di pietra in rovina, ai suoi piedi le tavole marce dell'Impiantito erano state strappate via, una scatola d'oro dissotterrata era aperta e vuota accanto al buco e l'urlo di rabbia di Voldemort vibrava nella sua testa.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non siamo venuti per restare» spiegò Harry massaggiandosi la cicatrice nel tentativo di placare il dolore. «C'È una cosa Importante che dobbiamo fare...»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non c'È un piano» rispose Harry, ancora disorientato dall'Improvvisa comparsa di tutte quelle persone, incapace di assimilare la situazione finché la cicatrice gli bruciava in quel modo.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Improvvisiamo, allora? è il mio piano preferito» dichiarò Fred.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Lui e Luna salirono in fretta la rampa, che era lunga, illuminata da torce e piena di curve Improvvise. Infine raggiunsero quella che sembrava una parete.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Harry aveva vagato molte volte per il castello di notte, ma mai con il cuore che gli martellava così forte, né mai era stato così Importante non farsi intercettare. Oltrepassarono quadrati di luce lunare sul pavimento, armature i cui elmi cigolarono al rumore dei loro passi felpati, angoli dietro i quali si nascondeva chissà che cosa. Controllavano la Mappa del Malandrino non appena la luce lo consentiva e si fermarono due volte per lasciar passare un fantasma senza attirare la sua attenzione. Harry si aspettava di incontrare un ostacolo da un momento all'altro; temeva soprattutto Pix e tendeva l'orecchio a ogni passo per sentire in anticipo i segnali della sua presenza.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Be', bisogna aspettare che qualcuno risponda giusto. Così s'Impara, no?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   I Corvonero bisbigliavano tra loro, terrorizzati. Poi all'Improvviso si scatenò una serie di esplosioni, come se qualcuno stesse scaricando una pistola sulla porta.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Possiamo dare la colpa ai ragazzi» riprese Amycus, la faccia porcina Improvvisamente scaltra. «Sì, ecco come facciamo. Ci diciamo che Alecto l'hanno aggredita i ragazzi, quelli là» e guardò il soffitto stellato, verso i dormitori, «poi ci diciamo che l'hanno obbligata a schiacciare il Marchio e il falso allarme è partito... così punisce loro. Un paio di ragazzi in più o in meno, che differenza fa?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Solo la differenza tra la verità e la menzogna, tra il coraggio e la vigliaccheria» replicò la professoressa McGranitt, Impallidita, «una differenza, in breve, che lei e sua sorella sembrate incapaci di comprendere. Ma mi lasci mettere in chiaro una cosa. Lei non scaricherà le sue molte inettitudini sugli studenti di Hogwarts. Non glielo permetterò».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Un fruscio, un tintinnio di vetri: Amycus si stava riprendendo. Prima che Harry o Luna potessero intervenire, la professoressa McGranitt si alzò, puntò la bacchetta contro il Mangiamorte stordito e disse: «Imperio».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «C'È pochissimo tempo, Voldemort si avvicina. Professoressa, agisco per ordine di Silente, devo trovare quello che mi ha chiesto di trovare! Ma dobbiamo far uscire gli studenti mentre io perquisisco il castello... è me che Voldemort vuole, ma non gli Importerà di uccidere altre persone, adesso...» Adesso che sa che sto cercando gli Horcrux, concluse tra sé e sé.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Agisci per ordine di Silente?» ripeté lei, con Improvvisa meraviglia. Poi si erse in tutta la sua statura.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Credo di sì» rispose la professoressa McGranitt asciutta, «noi insegnanti siamo piuttosto versati nelle arti magiche, sai. Sono certa che riusciremo a tenerlo a bada per un po', se ci Impegniamo tutti. Naturalmente bisognerà pensare al professor Piton...»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Piton fletté appena il braccio sinistro, dove il Marchio Nero era Impresso nella pelle.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Vuol dire che è morto?» Harry sfrecciò alla finestra, ignorando le urla di stupore di Vitious e della Sprite alla sua Improvvisa apparizione.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

    «No, non è morto» rispose la McGranitt amareggiata. «A differenza di Silente, aveva ancora la bacchetta... e a quanto pare ha Imparato qualche trucchetto dal suo signore».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Molto bene. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sta arrivando» annunciò la McGranitt agli altri insegnanti. La Sprite e Vitious trattennero il fiato; Lumacorno emise un gemito profondo. «Potter ha da fare nel castello per ordine di Silente. Dobbiamo Imporre tutte le protezioni di cui siamo capaci, mentre Potter fa quello che deve».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Io posso agire da qui» propose Vitious, e anche se quasi non arrivava al davanzale, puntò la bacchetta oltre la finestra rotta e cominciò a mormorare incantesimi enormemente complicati. Harry udì uno strano fruscio, co me se Vitious avesse scatenato il potere del vento sui terreni attorno. «Professore» cominciò Harry, avvicinandosi al minuscolo maestro di Incantesimi, «professore, mi spiace interromperla, ma è Importante. Ha idea di dove si trovi il diadema di Corvonero?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Non c'È tempo per raccogliere gli effetti personali» ribatté la professoressa McGranitt. «L'Importante è farvi uscire di qui sani e salvi».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Abbiamo già Imposto protezioni attorno al castello» continuò la professoressa McGranitt, «ma è Improbabile che reggano a lungo, se non le rafforziamo. Devo dunque chiedervi di muovervi in fretta e con ordine, e di fare quello che i prefetti...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ma la conclusione fu coperta da un'altra voce che rimbombò nella Sala. Era acuta, fredda e chiara: Impossibile capire da dove venisse, sembrava uscire dalle mura stesse, come se, alla pari del mostro che un tempo aveva controllato, vi fosse rimasta assopita per secoli.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Nella Sala calò il silenzio, il genere di silenzio che preme contro i tImpani, che sembra troppo grande per essere contenuto dai muri.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Si sentì addosso molti sguardi, mentre correva dalla Sala Grande nell'ingresso ancora affollato di studenti che si stavano allontanando. Si lasciò trascinare con loro su per la scalinata di marmo, ma quando fu in cima svoltò in un corridoio deserto. Il panico gli offuscava il cervello. Cercò di calmarsi, di concentrarsi sull'Horcrux, ma i suoi pensieri ronzavano frenetici e inutili come vespe Imprigionate sotto un bicchiere. Senza Ron e Hermione ad aiutarlo, non riusciva a riordinare le idee. Rallentò e si fermò a metà di un passaggio vuoto. Sedette sul piedistallo di una statua andata via ed estrasse la Mappa del Malandrino dalla saccoccia che portava al collo. Non vide i nomi di Ron e Hermione da nessuna parte, anche se, pensò, potevano essere nascosti tra la folla di puntini diretti alla Stanza delle Necessità. Ripose la Mappa, si premette le mani sul volto e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ho rubato il diadema» ripeté Helena Corvonero in un sussurro. «Volevo diventare più intelligente, più Importante di mia madre. L'ho preso e sono fuggita».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Il brutto muso di pietra gli ricordò all'Improvviso il busto di marmo di Priscilla Corvonero a casa di Xenophilius, con quell'assurdo copricapo in testa, e poi la statua nella Torre di Corvonero, con il diadema di pietra so pra i ricci bianchi...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ginny si voltò Impotente verso Harry, Ron e Hermione.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Passò davanti al troll Impagliato e all'Armadio Svanitore che Draco Malfoy aveva riparato l'anno prima con tragiche conseguenze, poi esitò, guardando su e giù lungo corsie di ciarpame; non ricordava più la strada...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Harry!» La voce di Ron risuonò all'Improvviso oltre la parete alla destra di Harry. «Stai parlando con qualcuno?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Potter è entrato qui per quello» spiegò Malfoy, trattenendo a stento l'Impazienza davanti alla stupidità dei compagni. «Quindi deve voler dire...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Hermione si tuffò da un lato. Tiger aveva tentato di ucciderla: la rabbia si Impadronì di Harry, cancellandogli tutto il resto dalla mente. Lanciò uno Schiantesimo contro Tiger, che lo evitò con un balzo, facendo cadere la bacchetta di mano a Malfoy; la vide rotolare lontano, sotto un cumulo di mobili rotti e scatole.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   La bacchetta volò via di mano a Goyle e sparì nel torrione di oggetti accanto a lui; Goyle si mise a saltare stupidamente sul posto, cercando di recuperarla; Malfoy schivò il secondo Schiantesimo di Hermione, e Ron, apparso all'Improvviso in fondo al passaggio, scagliò un Incantesimo Petrificus contro Tiger, ma lo mancò di un soffio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Harry, usciamo, usciamo!» gridò Ron, ma era Impossibile vedere la porta in quel fumo nero.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Una sostanza simile a sangue, scura e densa, colava dal diadema. All'Improvviso Harry lo sentì vibrare violentemente, poi si spezzò nelle sue mani, e in quel momento gli parve di udire un debolissimo, lontano urlo di dolore, che non veniva dai terreni attorno al castello ma dalla cosa che si era appena infranta tra le sue dita.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «L'avrà Imparato dai Carrow» commentò Harry, cupo.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Percy scuoteva il fratello, Ron era inginocchiato accanto a loro, e gli occhi di Fred li fissavano senza vederli, lo spettro dell'ultima risata ancora Impresso sul volto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Il mondo era finito, e allora perché la battaglia non era cessata, il castello non era ammutolito per l'orrore e tutti i combattenti non avevano deposto le armi? La mente di Harry era in caduta libera, incontrollabile, incapace di cogliere l'Impossibile, perché Fred Weasley non poteva essere morto, l'evidenza di tutti i suoi sensi doveva essere falsa...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Aveva spinto Ron dietro un arazzo. Sembrava che lottassero e per un folle istante Harry pensò che si stessero baciando di nuovo; poi vide che Hermione stava trattenendo Ron, per Impedirgli di seguire Percy.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ron, solo noi possiamo far finire tutto questo! Ti prego... Ron... ci serve il serpente, dobbiamo uccidere il serpente!» lo Implorava Hermione.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Urla di orrore lacerarono l'aria; i duellanti si dispersero, i Mangiamorte come gli Hogwartiani, e schizzi di luce rossa e verde volarono in mezzo ai mostri, che tremarono e s'Impennarono, più terrificanti che mai.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Ron e Hermione si strinsero contro Harry, mentre il fragore della battaglia alle loro spalle si attutiva all'Improvviso, si spegneva, perché un silenzio che solo i Dissennatori potevano portare cadeva denso nella notte...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Alzò la bacchetta, ma una sorda disperazione si era Impadronita di lui: Fred non c'era più, Hagrid stava morendo, o forse era già morto; chissà quanti altri erano caduti che ancora lui non sapeva; era come se l'anima avesse già abbandonato il suo corpo...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ho detto di no!» esclamò Voldemort voltandosi di nuovo, e Harry scorse il luccichio rosso nei suoi occhi, e il fruscio del suo mantello fu come quello di un serpente; avvertì l'Impazienza del Signore Oscuro nella cicatrice ardente. «La mia preoccupazione al momento, Severus, è che cosa accadrà quando finalmente incontrerò il ragazzo!»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry rimase inginocchiato accanto a Piton, a guardarlo, quando all'Improvviso una voce fredda e acuta parlò così vicino da farlo balzare in piedi, la fiala stretta in mano, convinto che Voldemort fosse tornato nella stanza.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   La Sala Grande parve volar via, rImpicciolire, restringersi. Harry indietreggiò oltre la soglia. Non riusciva a respirare. Non ce la faceva a guardare gli altri cadaveri, a scoprire chi altri era morto per lui. Non riusciva a unirsi ai Weasley, a guardarli negli occhi: se si fosse consegnato subito, Fred forse non sarebbe morto...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Un mago!» strillò, rinfrancata dopo lo spavento per l'Improvvisa apparizione. «Io so benissimo chi sei. Sei il figlio dei Piton! Abitano giù a Spinner's End, vicino al fiume» spiegò a Lily, e dal suo tono si capiva che trovava l'indirizzo poco raccomandabile. «Perché ci stai spiando?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Noi siamo a posto. Non abbiamo ancora la bacchetta. Ti lasciano stare, quando sei un bambino e non puoi farci niente. Ma a undici anni» e annuì con aria d'Importanza «cominciano a istruirti, e allora devi stare attento».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Io non... voglio... venirci!» esclamò Petunia, tirando la mano. «Tu credi che io voglia andare in uno stupido castello per Imparare a essere una... una...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «È solo una...» Riuscì a trattenersi; Lily, troppo Impegnata ad asciugarsi gli occhi senza farsi notare, non lo sentì.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Conosco la tua teoria» replicò Lily, gelida. «Ma perché sei così fissato con loro? Che t'Importa dove vanno di notte?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton usciva dalla Sala Grande, dopo aver sostenuto l'esame di G.U.F.O. in Difesa contro le Arti Oscure, si allontanava dal castello e andava, soprappensiero, verso la betulla sotto la quale erano seduti James, Sirius, Lupin e Minus. Ma Harry questa volta si tenne a distanza, perché sapeva che cosa era successo dopo che James aveva sollevato Severus a mezz'aria e lo aveva insultato; sapeva che cosa era successo e che cosa era stato detto e non aveva voglia di risentirlo. Vide Lily raggiungere il gruppo e difendere Piton. Da lontano udì Piton urlarle contro, umiliato e furente, le parole Imperdonabili: «Schifosa Mezzosangue».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Il corridoio sparì, e la scena Impiegò un po' più di tempo per ridefinirsi:
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Se lei è così Importante per te» ribatté Silente, «Lord Voldemort la risparmierà, no? Non puoi chiedere pietà per la madre in cambio del figlio?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Tu mi disgusti» commentò Silente, e Harry non aveva mai sentito tanto disprezzo nella sua voce. Piton parve rImpicciolire.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Quindi non t'Importa se suo marito e suo figlio muoiono? Possono morire, purché tu ottenga ciò che desideri?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton sembrava guardarlo da dietro un velo di dolore e le parole di Silente Impiegarono molto tempo a raggiungerlo.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «... mediocre, arrogante come suo padre, ribelle a ogni regola, compiaciuto di scoprirsi famoso, avido di attenzione e Impertinente...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Se non ti Importa di morire» insisté Piton con durezza, «perché non lasci che sia Draco a ucciderti?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Che cosa fate tu e Potter, tutte quelle sere che vi rinchiudete insieme?» chiese all'Improvviso Piton.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E poi Harry volava accanto a Piton su un manico di scopa in una notte lImpida: era accompagnato da altri Mangiamorte incappucciati e davanti a loro c'erano Lupin e un Harry che in verità era George... un Mangiamorte alzò la bacchetta e la puntò sulla schiena di Lupin...
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «E ancora non mi vuoi dire perché è così Importante dare la spada a Potter?» chiese Piton, gettandosi addosso un mantello da viaggio.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Non preoccuparti, Silente» ribatté, Imperturbabile. «Ho un piano...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   E Silente sapeva che Harry non si sarebbe sottratto, che avrebbe continuato sino alla fine, anche se era la sua fine, perché si era preso il disturbo di Imparare a conoscerlo. Silente sapeva, come Voldemort, che Harry non avrebbe permesso a nessun altro di morire per lui, una volta scoperto che era in suo potere Impedirlo. Le immagini dei cadaveri di Fred, Lupin e Tonks stesi nella Sala Grande gli tornarono prepotenti davanti agli occhi e per un attimo non riuscì quasi a respirare: la Morte scalpitava...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry si avvolse nel Mantello dell'Invisibilità e scese un piano dopo l'altro, poi la scalinata di marmo fino alla Sala d'Ingresso. Forse una piccola parte di lui sperava che qualcuno avvertisse la sua presenza, che lo vedesse, che lo fermasse, ma il Mantello era come sempre Impenetrabile, perfetto, e Harry raggiunse senza difficoltà il portone.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Scese i gradini e si trovò al buio. Erano quasi le quattro del mattino e l'immobilità mortale del parco dava l'Impressione che tutto trattenesse il fiato, in attesa di vedere se lui sarebbe stato capace di fare quello che doveva.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Bisogna ucciderlo. Ron e Hermione lo sanno, ma nel caso che non...» L'orrore di quella ipotesi lo soffocò per un attimo, Impedendogli di parlare. Ma si riprese subito: era un punto cruciale, doveva fare come Silente, mantenere il sangue freddo, assicurarsi che ci fossero delle riserve, altri che potessero continuare. Silente era morto sapendo che altre tre persone erano a conoscenza degli Horcrux; ora Neville avrebbe preso il posto di Harry: sarebbero stati ancora in tre a parte del segreto.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Nel caso che siano... Impegnati... e tu riesca...» «Uccidere il serpente?»
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Si rivolse a Lupin più che agli altri, Implorante.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry lo disse più forte che poté, con tutta la determinazione che riuscì a radunare: non voleva sembrare Impaurito. La Pietra della Resurrezione gli scivolò tra le dita insensibili e con la coda dell'occhio vide svanire i suoi genitori, Sirius e Lupin; si fece avanti alla luce del fuoco. In quel momento sentì che nessuno era Importante tranne Voldemort. C'erano solo loro due.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry si girò lentamente sul posto e ciò che lo circondava parve inventarsi davanti ai suoi occhi. Un ampio spazio aperto, luminoso e pulito, una sala molto più grande della Sala Grande, con quel lImpido soffitto di vetro a cupola. Era vuota. C'era solo lui, a parte...
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Voldemort non ritiene Importante, non si dà la pena di comprenderlo. Di elfi domestici e storie per bambini, di amore, fedeltà e innocenza Voldemort non sa e non capisce niente. Niente. Che tutti hanno un potere che va oltre il suo, oltre la portata di qualunque magia, è una verità che non ha mai afferrato.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ha preso il tuo sangue convinto che l'avrebbe rafforzato. Ha accolto nel suo corpo una minuscola parte dell'incantesimo che tua madre aveva Imposto su di te quando morì per te. Il suo corpo tiene vivo il sacrificio di Lily, e finché quell'incantesimo sopravvive, sopravvivi anche tu, e sopravvive l'ultima speranza di Voldemort per se stesso».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Cosa sta dicendo?» chiese Harry, stupito dal tono di Silente, dalle lacrime Improvvise nei suoi occhi.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Il litigio divenne una lotta. Grindelwald perse il controllo. La sua vera natura, che avevo sempre intuito, anche se avevo fatto finta di no, si rivelò all'Improvviso, terribile. E Ariana... dopo tutte le cure e le attenzioni di mia madre... era a terra, morta».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Be', Grindelwald fuggì, come chiunque tranne me avrebbe potuto prevedere. Sparì, con i suoi piani per Impadronirsi del potere, i suoi progetti di torture sui Babbani, i suoi sogni dei Doni della Morte, sogni che avevo incoraggiato e sostenuto. Fuggì e io rimasi a seppellire mia sorella e a Imparare a convivere con la mia colpa e il mio terribile dolore, il prezzo del mio errore.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Passarono gli anni. Corsero voci su di lui. Dissero che si era procurato una bacchetta di immensa forza. A me nel frattempo fu offerto il posto di Ministro della Magia, e non una sola volta. Naturalmente rifiutai. Avevo Imparato che non ero adatto al potere».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Pensi?» chiese Silente in tono grave. «Non ne sono così sicuro. Da giovane avevo dimostrato che il potere era la mia debolezza e la mia tentazione. è curioso, Harry, ma forse i governanti migliori sono quelli che non l'hanno mai desiderato. Quelli che, come te, si vedono affidare la guida e raccolgono lo scettro perché devono, e scoprono con loro sorpresa di Impugnarlo bene.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Rimasero a lungo in silenzio. I gemiti della creatura alle loro spalle erano quasi Impercettibili.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Alla fine Harry riprese: «Grindelwald ha cercato di Impedire che Voldemort trovasse la Bacchetta. Ha mentito, lo sa? Ha fatto finta di non averla mai posseduta».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Dicono che nei suoi ultimi anni sia stato preso dal rimorso, nella sua cella a Nurmengard. Spero che sia vero. Mi piacerebbe pensare che abbia compreso l'orrore e l'indegnità di ciò che ha fatto. Forse quella bugia detta a Voldemort è stata il suo tentativo di fare ammenda... di evitare che Voldemort si Impossessasse del Dono...»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Fui uno sciocco, Harry. Dopo tutti quegli anni, non avevo Imparato nulla. Ero indegno di riunire i Doni della Morte, l'avevo dimostrato più e più volte, e questa era la conferma».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Non le Importava più che Voldemort trionfasse.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Muoviti» ordinò Voldemort, e Hagrid barcollò in avanti, aprendosi la strada fra gli alberi fitti, riattraversando la Foresta. I rami si Impigliavano ai capelli e agli abiti di Harry, che però rimase immobile, la bocca spalancata, gli occhi chiusi, e al buio, tra i Mangiamorte accalcati attorno a loro e Hagrid che singhiozzava disperato, nessuno guardò se una vena pulsava nel collo scoperto di Harry Potter...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Qualcuno gli passò accanto, e seppe che era Voldemort perché un attimo dopo parlò, la voce magicamente amplificata per diffondersi in tutto il parco, spaccandogli i tImpani.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   E anche Neville si mosse: con un solo, rapido, fluido gesto si liberò dell'Incantesimo Petrificus; il Cappello in fiamme gli cadde dalla testa e lui ne estrasse qualcosa di argenteo, con l'Impugnatura sfavillante di rubini...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   L'urlo di sorpresa, le acclamazioni, le grida di «Harry!», «È vivo!» furono subito soffocati. La folla ebbe paura e il silenzio cadde Improvviso e totale, quando Voldemort e Harry si guardarono e cominciarono a muoversi in cerchio uno di fronte all'altro.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Non ucciderai nessun altro questa notte» ribatté Harry. Ancora si muovevano in cerchio e si fissavano, occhi verdi dentro occhi rossi. «Non potrai uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire per Impedirti di fare del male a queste persone...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «... era mia intenzione, ed è questo che Importa. Ho fatto quello che ha fatto mia madre. Sono protetti da te. Non hai notato che nessuno dei tuoi incantesimi funziona su di loro? Non puoi torturarli. Non puoi toccarli. Non Impari dai tuoi errori, Riddle, vero?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Sì, io oso» continuò Harry. «Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io so molte cose Importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di commettere un altro grosso errore?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «È di nuovo l'amore?» ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto in una smorfia di scherno. «La soluzione preferita di Silente, l'amore, che a sentir lui vince la morte. Ma l'amore non gli ha Impedito di cadere dalla Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera. L'amore non ha Impedito a me di schiacciare quella Mezzosangue di tua madre come uno scarafaggio, Potter... e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti Impedirà di morire adesso, quando colpirò?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    «Non ha Importanza!» strillò Voldemort. Aveva seguito ogni parola con attenzione rapita, ma ora scoppiò in una risata stridula e folle. «Non ha Importanza se Piton fosse mio o di Silente, o quali insignificanti ostacoli abbiano cercato di mettere sul mio cammino! Io li ho schiacciati come ho schiacciato tua madre, il presunto grande amore di Piton! Oh, ma tutto torna, Potter, e in modi che tu non comprendi!
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ma che Importanza ha?» mormorò il Signore Oscuro. «Anche se tu avessi ragione, Potter, non farebbe alcuna differenza per te e per me. Non hai più la bacchetta di fenice: il nostro sarà un duello di pura abilità... e dopo che avrò ucciso te, potrò occuparmi di Draco Malfoy...»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Un bagliore d'oro rosso divampò all'Improvviso nel soffitto incantato sopra di loro e uno spicchio di sole accecante apparve sul davanzale della finestra più vicina. La luce colpì i due volti nello stesso momento e quello di Voldemort divenne una macchia infuocata. Harry udì la voce acuta strillare e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la bacchetta di Draco.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Il sole sorgeva su Hogwarts e la Sala Grande ardeva di vita e di luce. Harry era una parte indispensabile in quelle manifestazioni di giubilo e lutto, dolore ed esultanza mescolati. Volevano che fosse lì con loro, il loro capo e simbolo, il loro salvatore e la loro guida, e che non avesse dormito, che bramasse la compagnia di pochi intimi non passò per la mente a nessuno. Doveva parlare con i famigliari delle vittime, stringere loro le mani, guardare le loro lacrime, ricevere i loro ringraziamenti, ascoltare le notizie che rimbalzavano da ogni dove col procedere del mattino: in tutto il paese quelli che erano stati colpiti da una Maledizione Imperius erano tornati in sé, i Mangiamorte fuggivano o venivano catturati, gli innocenti di Azkaban liberati, e Kinsgley Shacklebolt era stato nominato Ministro della Magia ad interim...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   La sua bacchetta si saldò e dalla punta scaturirono scintille rosse. Harry capì che ce l'aveva fatta. Prese la bacchetta di agrifoglio e di fenice e sentì un Improvviso calore alle dita, come se mano e bacchetta esultassero per essersi ritrovate.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma James colse lo sguardo della madre e tacque. I cinque Potter si avvicinarono alla barriera. Con un'occhiata Impertinente al fratellino, James prese il carrello dalla madre e cominciò a correre. Un attimo dopo era sparito.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    proprietari, le voci rimbombavano in modo innaturale. Harry riconobbe Percy Impegnato in un'animata discussione sulle norme relative ai manici di scopa, e fu lieto di avere una buona scusa per non fermarsi a salutare...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Sì!» esclamò James entusiasta. «A me non Importa di dormire con Al... Teddy può prendere la mia stanza!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Ciao, Al» disse Harry, mentre il figlio lo abbracciava. «Non dimenticare che Hagrid ti ha invitato a prendere il tÈ venerdì prossimo. Non perdere tempo con Pix. Non sfidare a duello nessuno finché non avrai Imparato. E non farti prendere in giro da James».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «... vorrà dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no? A noi non Importa, Al. Ma se per te è Importante, potrai scegliere Grifondoro invece di Serpeverde. Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta».
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    «Mia figlia si è riempita di verruche, signore» disse. «Vostro padre le mischiava uno speciale Impiastro in quel vecchio pentolone...»
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Vattene!» gridò il figlio. «Che m'Importa delle verruche della tua mocciosa?»
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    «Oggetto disgustoso!» urlò, e cercò prima di far Evanescere la pentola, poi di pulirla magicamente, infine di gettarla fuori di casa. Ma nessuno dei suoi incantesimi funzionò ed egli non poté Impedire alla pentola di seguirlo saltellando fuori dalla cucina e fino a letto, salendo fragorosamente i gradini di legno della scala.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    La seconda, di nome Altheda, era stata derubata da un mago malvagio della casa, dell'oro e della bacchetta. Sperava che la Fonte la liberasse dall'Impotenza e dalla povertà.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    E Amata s'Impigliò nell'armatura di un cavaliere dall'aspetto lugubre, in groppa a un cavallo magro fino all'osso.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Ma prima che potessero raggiungerla, incontrarono un ruscello che bloccava loro il passaggio. Nelle profondità dell'acqua lImpida una pietra liscia recava le seguenti parole:
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Messer Senzafortuna s'inchinò e mostrò la Fonte ad Amata, ma ella scosse il capo: ogni suo rImpianto per l'amante le era stato portato via dal ruscello e ora capiva quanto egli fosse stato crudele e infedele, e che essersene liberata era una ragione bastante per essere felice.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Le cosiddette famiglie Purosangue mantengono la propria presunta purezza negando, cancellando o nascondendo la presenza di Babbani o nati-Babbani nel proprio albero genealogico. Dopodiché cercano di Imporre la loro ipocrisia su di noi, chiedendoci di bandire opere che parlano delle verità da loro negate. Non esistono maghi o streghe il cui sangue non sia mischiato a quello dei Babbani, pertanto ritengo tanto illogico quanto immorale togliere dal bagaglio di conoscenze dei nostri studenti opere che trattino tale argomento.[7]
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Ma il suo cuore rimaneva intatto. Benché molte fanciulle fossero attratte dal suo contegno altezzoso e avessero Impiegato le arti più sottili per sedurlo, nessuna riuscì a conquistarne l'affetto. Lo stregone si gloriava della propria indifferenza e della sagacia che l'aveva prodotta.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Avrebbe potuto Impiegare anche cinquant'anni per trovare una donna siffatta, ma il caso volle che, il giorno stesso in cui aveva deciso di cercarla, una fanciulla che corrispondeva a ogni suo desiderio giungesse nel vicinato a far visita alla propria famiglia.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Gli invitati della festa avevano notato l'assenza del loro anfitrione e della fanciulla. Dapprima non se n'erano curati, ma con il passare delle ore si erano Impensieriti e finalmente s'erano messi a cercarli per il castello.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Nell'altra mano brandiva la bacchetta, con la quale cercava di estrarre dal proprio petto il cuore peloso e rImpicciolito. Ma il cuore peloso era più forte di lui e si rifiutava di lasciare la presa sui sensi dello stregone e ritornare nella teca dov'era stato confinato per tanti anni.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Naturalmente, il secolare commercio di pozioni d'amore dimostra che lo stregone della storia non era il solo a voler controllare l'Imprevedibile corso dell'amore. La ricerca di una vera pozione d'amore continua ancora oggi, ma nessun elisir di questo genere è mai stato creato e i migliori pozionisti dubitano che sia mai possibile.[10]
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    L'eroe di questa storia, però, non è interessato neanche a un simulacro dell'amore che possa creare o distruggere a propria volontà. Egli desidera rimanere per sempre immune da quella che considera una specie di malattia, perciò compie un atto di Magia Oscura possibile solo in un libro di fiabe: Imprigiona il proprio cuore.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Naturalmente, nel tentativo di diventare superumano, questo Imprudente giovanotto si rende disumano. Il cuore che ha Imprigionato lentamente si restringe e diventa peloso, simboleggiando la propria discesa nella bestialità. Alla fine si è ridotto a un animale violento che prende ciò che vuole con la forza e muore nel futile tentativo di riconquistare ciò che ormai è per sempre al di fuori della sua portata: un cuore umano.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Sebbene un po' desueta, l'espressione 'avere il cuore peloso' è entrata nel linguaggio quotidiano dei maghi, per descrivere una strega o un mago freddi e insensibili. La mia zia zitella, Honoria, ha sempre sostenuto di aver rotto il fidanzamento con un mago dell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche perché a un certo punto ha scoperto che 'aveva il cuore peloso'. (Si mormorava, tuttavia, che in realtà l'avesse sorpreso nell'atto di palpeggiare degli Horklumps,[11] ciò che l'aveva profondamente sconvolta.) In tempi più recenti, il manuale di auto-aiuto Il cuore peloso: i maghi che non vogliono responsabilità[12] ha scalato le classifiche dei libri più venduti.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Il ciarlatano cercò di consolare l'allievo, promettendogli che presto sarebbe stato capace di compiere stupefacenti Imprese di magia, ma la risata di Baba aveva punto l'orgoglio del Re stolto più di quanto il ciarlatano immaginasse.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    «Ahimè, Vostra Maestà, ciò è Impossibile! Ho scordato di avvertire la Vostra Signoria che domani devo intraprendere un lungo viaggio...»
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Gli Animagi costituiscono una minima percentuale della popolazione magica. Arrivare a una perfetta e spontanea trasformazione da umano in animale e viceversa richiede molto studio e molto esercizio, e molti maghi ritengono che il loro tempo possa essere meglio Impiegato in altri ambiti. Certamente, le applicazioni di un simile talento sono limitate, a meno che si abbia un gran bisogno di travestirsi o nascondersi. È per questo motivo che il Ministero della Magia ha voluto istituire un registro degli Animagi, poiché non ci sono dubbi che questo tipo di magia sia di grande utilità soprattutto a chi operi in attività clandestine, segrete o addirittura criminali.[14]
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il re della storia di Beda è uno stolto Babbano che al tempo stesso brama e teme la magia. Pensa di poter diventare un mago semplicemente Imparando formule e agitando una bacchetta.[16] Ignora del tutto la vera natura della magia e dei maghi, perciò crede agli assurdi suggerimenti sia del ciarlatano che di Baba. È infatti tipico di un certo pensiero Babbano accettare, per ignoranza, ogni genere di cose Impossibili sulla magia, tra cui l'idea che Baba si sia tramutata in un albero e possa ancora pensare e parlare. (Val la pena notare a questo punto, però, che Beda da un canto usa l'espediente dell'albero parlante per mostrarci quanto sia ignorante il re Babbano, dall'altro ci chiede di credere che Baba possa parlare dopo essersi trasformata in coniglio. Potrebbe trattarsi di una licenza poetica, ma io ritengo più probabile che Beda abbia solo sentito parlare degli Animagi e non ne abbia mai conosciuto uno, perché questa è l'unica incongruenza della fiaba con le leggi della magia. Gli Animagi non conservano l'abilità umana della parola nella loro forma animale, anche se conservano il pensiero e le capacità di ragionamento degli umani. Questa, come sa qualsiasi scolaretto, è la differenza fondamentale tra un Animagus e chi si Trasfigura in un animale. Quest'ultimo diventa in tutto e per tutto un animale, con la conseguenza di non sapere niente di magia e nemmeno di essere mai stato un mago, e di aver bisogno pertanto di qualcuno che lo ri-Trasfiguri nella sua forma originale).
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Ritengo invece possibile che nel far fingere alla propria eroina di trasformarsi in un albero e nella sua minaccia al Re di un dolore simile a un colpo d'ascia nelle reni, Beda si sia ispirato a vere tradizioni e pratiche magiche. Gli alberi da bacchetta sono sempre stati ferocemente protetti dai fabbricanti che li hanno in cura, e chi abbatta simili alberi per rubarli rischia non solo la ritorsione degli Asticelli[17] che vi fanno abitualmente il nido, ma anche gli effetti degli incantesimi protettivi Imposti dai loro proprietari. All'epoca di Beda, la Maledizione Cruciatus[18] non era ancora stata dichiarata illegale dal Ministero della Magia e poteva produrre esattamente la sensazione di cui Baba minaccia il Re.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Questa storia mi fece una profonda Impressione da bambino. La sentii per la prima volta da mia madre e ben presto divenne la fiaba che chiedevo più spesso di ogni altra prima di addormentarmi. Richiesta che più di una volta portò ad alterchi con il mio fratellino Aberforth, che preferiva Ghiozza, la Capra Zozza.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Come si vede, Godelot considera la propria bacchetta un compagno, quasi un istruttore. Gli esperti dell'arte delle bacchette[25] sanno che le bacchette in effetti assorbono l'abilità di chi le usa, benché questa sia una questione delicata e Imprevedibile; vanno infatti considerati molti fattori addizionali, come la relazione tra la bacchetta e chi la usa, per comprendere quanto possa funzionare una bacchetta in congiunzione con un particolare individuo. Tuttavia, un'ipotetica bacchetta che sia passata tra le mani di molti Maghi Oscuri mostrerà, come minimo, una spiccata affinità con i tipi più pericolosi di magia.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    [1] Naturalmente le vere streghe e i veri maghi erano per lo più in grado di sfuggire al rogo, al ceppo e al capestro (cfr. le annotazioni su Lisette de Lapin nel mio commento a Baba Raba e il Ceppo Ghignante). Tuttavia, alcune esecuzioni ebbero effettivamente luogo: Sir Nicholas de Mimsy-Porpington (un mago della corte reale durante la vita, e durante la morte fantasma della Torre di Grifondoro) fu privato della propria bacchetta prima di venire rinchiuso in una segreta e si trovò quindi nell'Impossibilità di sfuggire alla morte; soprattutto, le famiglie di maghi rischiavano di perdere i giovani rampolli che, per la loro incapacità di controllare la magia, si facevano notare dai cacciatori di streghe Babbani e risultavano vulnerabili.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [8] Come racconta nel suo diario, Beatrix Bloxam non si riebbe mai dall'aver origliato questa storia raccontata da sua zia a una cuginetta più grande. «Per puro caso, la mia piccola orecchia finì proprio sulla serratura. Posso solo immaginare di essere rimasta paralizzata dall'orrore, perché inavvertitamente ascoltai l'intera orribile storia, oltre ad alcuni spaventosi particolari che riguardavano una scabrosissima faccenda occorsa tra mio zio Nobby, una strega del posto e un sacco di Bulbi Balzellanti. Lo shock per poco non mi fu fatale; rimasi a letto per una settimana ed ero tanto traumatizzata che sviluppai l'abitudine di tornare, nel sonno, ogni sera alla stessa serratura, finché mio padre, per il mio bene, non decise di Imporre un Incantesimo di Adesione alla mia porta durante la notte». Evidentemente Beatrix non trovò mai modo di adattare Lo Stregone dal Cuore Peloso alle sensibili orecchie dei bambini, perché nelle sue Fiabe del funghetto non ce n'è traccia.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [9] [Il termine 'stregone' è molto antico. Benché a volte sia semplicemente un sinonimo di 'mago', originariamente denotava una persona versata nel duello e nella magia marziale. Era anche un titolo che si conferiva a maghi che avevano compiuto Imprese coraggiose, così come i Babbani possono venir nominati cavalieri per atti di valore. Chiamando il giovane mago di questa storia stregone, Beda indica che era già stato riconosciuto come particolarmente abile nella magia offensiva. Oggigiorno i maghi usano la parola 'stregone' in due significati: o per descrivere un mago dall'aspetto particolarmente feroce, o come titolo che denota particolari abilità o risultati. In questo senso, Silente è Stregone Capo del Wizengamot. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [16] Come studi approfonditi dell'Ufficio Misteri hanno dimostrato già a partire dal 1672, maghi e streghe si nasce, non si diventa. La inattesa capacità di praticare la magia può in effetti apparire in persone di stirpe apparentemente non magica (benché diversi studi successivi facciano pensare che ci dev'essere stato un mago in qualche punto dell'albero genealogico), ma i Babbani non possono essere maghi. Il meglio, o il peggio, che possono sperare sono effetti casuali e incontrollabili generali da un'autentica bacchetta magica, la quale, in quanto strumento che incanala la magia, a volte trattiene poteri residui che si possono scaricare Improvvisamente. Cfr. anche le note sulle bacchette a proposito della Storia dei Tre Fratelli.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [18] Le maledizioni Cruciatus, Imperium e Avada Kedavra furono dichiarate Senza Perdono nel 1717, e il loro uso punito con le pene più severe.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [21] [In genere, i Mantelli dell'Invisibilità non sono infallibili. Si possono rompere o possono diventare opachi con il tempo, gli incantesimi che vi sono Imposti possono consumarsi o essere annullati da contro-incantesimi. È questa la ragione per cui le streghe e i maghi di solito ricorrono a Incantesimi di Disillusione per nascondersi o camuffarsi. Albus Silente era noto per la sua capacità di eseguire un Incantesimo di Disillusione tanto potente da rendersi invisibile senza bisogno di un Mantello. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)