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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   ‘Scusi’ bofonchiò, mentre il poveretto - un uomo anziano e mingherlino - inciampava e per poco non finiva lungo disteso. Ci volle qualche secondo perché Mr Dursley si rendesse conto che l'uomo indossava un mantello viola. L'ometto però non aveva affatto l'aria di essersela avuta a male per essere stato quasi scaraventato a terra. Al contrario, il volto gli si illuminò di un largo sorriso e con una vocina stridula che destò l'attenzione dei passanti disse: ‘Non si scusi, mio caro signore, perché Oggi non c'è niente che possa turbarmi! Si rallegri, perché Lei-Sa-Chi finalmente se n'è andato! Anche i Babbani come lei dovrebbero festeggiare questo felice, felicissimo giorno!’
A quel punto, il vecchietto abbracciò Mr Dursley cingendolo alla vita e poi si allontanò.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Mrs Dursley aveva avuto una buona giornata, in tutto e per tutto normale. A cena, gli raccontò per filo e per segno i guai che la signora Della-Porta-Accanto aveva con la figlia, e poi che Dudley aveva imparato una nuova frase: ‘Neanche per sogno!’ Mr Dursley cercò di comportarsi normalmente. Una volta messo a letto Dudley, se ne andò nel sOggiorno appena in tempo per sentire l'ultimo telegiornale:
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘E infine, da tutte le postazioni gli avvistatori di uccelli riferiscono che Oggi, sull'intero territorio nazionale, i gufi hanno manifestato un comportamento molto insolito. Sebbene normalmente escano di notte a caccia di prede e ben di rado vengano avvistati di giorno, fin dall'alba sono stati segnalati centinaia di gufi che volavano in tutte le direzioni. Gli esperti non sanno spiegare perché, tutt'a un tratto, i gufi abbiano modificato il loro ritmo sonno/veglia’. Lo speaker si lasciò andare a un sorrisetto. ‘Molto misterioso. E ora, la parola a Jim McGuffin per le previsioni del tempo. Si prevedono altri scrosci di gufi, stanotte, Jim?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Francamente, Ted’ rispose il meteorologo, ‘su questo non so dirti niente, ma quest'Oggi non sono stati soltanto i gufi a comportarsi in modo strano. Gli osservatori di località distanti fra loro come il Kent, lo Yorkshire e Dundee mi hanno telefonato per informarmi che, al posto della piOggia che avevo promesso ieri, hanno avuto un diluvio di stelle cadenti. Chissà? Forse si è festeggiata in anticipo la Notte dei Fuochi. Ma, gente, la Notte dei Fuochi è soltanto tra una settimana! Comunque, posso assicurare che stanotte pioverà’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Mrs Dursley entrò in sOggiorno portando due tazze di tè. Non c'era niente da fare: doveva dirle qualcosa. Si schiarì nervosamente la voce. ‘Ehm, Petunia, mia cara... non è che per caso hai sentito tua sorella, ultimamente?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   ‘Mah, non so... al telegiornale hanno detto cose strane’ bofonchiò Mr Dursley. ‘Gufi... stelle cadenti... e Oggi, in città, un sacco di gente strampalata...’
‘E allora?’ sbottò Mrs Dursley.
‘Niente, pensavo soltanto... forse... qualcosa che avesse a che fare con... hai capito, no?... con lei e i suoi’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Eh già, sono proprio tutti lì che festeggiano’ disse con tono impaziente. ‘Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po' più prudenti, macché... anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali’. E così dicendo si voltò verso la finestra buia del sOggiorno dei Dursley. ‘L'ho sentito personalmente. Stormi di gufi... stelle cadenti... Be', non sono mica del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle cadenti nel Kent... Ci scommetto che è stato Dedalus Lux. sempre stato un po' svitato’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Una lettera?’ gli fece eco la Mcgranitt con un filo di voce, tornando a sedersi sul muretto. ‘Ma davvero, Silente, crede di poter spiegare tutto questo per lettera? Questa gente non capirà mai Harry Potter. Lui diventerà famoso... leggendario! Non mi stupirebbe se in futuro la giornata di Oggi venisse designata come la festa di Harry Potter. Su di lui si scriveranno volumi, tutti i bambini del mondo conosceranno il suo nome!’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Erano passati quasi dieci anni da quando i Dursley si erano svegliati una mattina e avevano trovato il nipote sul gradino di casa, ma Privet Drive non era cambiata affatto. Il sole sorgeva sugli stessi giardinetti ben tenuti e illuminava il numero 4 d'ottone sulla porta d'ingresso dei Dursley; si insinuava nel loro sOggiorno, che era pressoché identico a quella sera in cui Mr Dursley aveva visto il fatidico telegiornale che parlava di gufi. Soltanto le fotografie sulla mensola del caminetto denotavano quanto tempo fosse passato in realtà. Dieci anni prima c'era un'infinità di fotografie di quello che sembrava un grosso pallone da spiaggia rosa, con indosso cappellini di vari colori. Ma Dudley Dursley non era più un lattante, e ora le fotografie ritraevano un bambinone biondo in sella alla sua prima bicicletta, sulle giostre alla fiera, che giocava al computer col padre, o che si faceva abbracciare e baciare dalla madre. Nulla, in quella stanza, denotava che in casa viveva anche un altro bambino.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Evidentemente, anche zia Petunia annusò il pericolo, perché si affrettò a dire: ‘E Oggi, mentre siamo fuori, ti compreremo altri due regali. Che ne dici, tesoruccio? Altri due regali. Va bene così?’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   La casa dei Dursley aveva quattro camere da letto: una per zio Vernon e zia Petunia, una per gli ospiti (in genere, la sorella di zio Vernon, Marge), una dove Dudley dormiva e un'altra dove Dudley teneva tutti i giocattoli e le cose che non entravano nella sua prima camera. A Harry bastò un solo viaggio per trasferire dal ripostiglio tutti i suoi averi. Si sedette sul letto e si guardò intorno. Non c'era una cosa che fosse sana. La cinepresa vecchia di appena un mese era buttata sopra una specie di camionetta con cui una volta Dudley aveva investito il cane dei vicini; in un angolo c'era il primo televisore di Dudley, che il ragazzo aveva sfondato con un calcio quando avevano soppresso il suo programma preferito; c'era una grossa gabbia per uccelli, che un tempo era servita per un pappagallo che Dudley aveva barattato a scuola con un fucile vero ad aria compressa, ora pOggiato su una mensola con un'estremità tutta contorta perché lui ci si era seduto sopra. Gli altri scaffali erano pieni di libri. Quelli erano l'unica cosa nella stanza che sembrava non essere mai stata toccata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Da sotto giungeva la voce di Dudley che urlava a sua madre con quanto fiato aveva in gola: ‘Non ce lo voglio... quella stanza mi serve... fallo uscire...!’
Harry sospirò e si stese sul letto. Ieri avrebbe dato qualsiasi cosa per essere lì. Oggi avrebbe preferito tornare nel suo ripostiglio con la lettera, piuttosto che essere lassù senza.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Sabato la cosa cominciò a sfuggire di mano. Ventiquattro lettere indirizzate a Harry trovarono il modo di entrare in casa avvolte e nascoste dentro ognuna delle due dozzine di uova che il lattaio, perplesso, aveva consegnato a zia Petunia attraverso la finestra del sOggiorno. Mentre zio Vernon faceva telefonate inferocite all'ufficio postale e alla latteria, cercando qualcuno con cui prendersela, zia Petunia, in cucina, sminuzzava le lettere col frullatore.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Domenica mattina, zio Vernon si sedette per fare colazione con un'aria stanca e sofferente, ma felice.
‘Niente posta, la domenica’ ricordò agli altri tutto contento, spalmando il giornale di marmellata d'arancia. ‘Oggi niente maledettissime lettere...’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Sulla barca faceva un freddo cane. Spruzzi d'acqua gelida e gocce di piOggia gli scendevano giù per il collo e un vento glaciale gli frustava la faccia. Dopo quelle che sembrarono ore raggiunsero lo scoglio dove zio Vernon, fra uno scivolone e una sdrucciolata, li guidò alla casetta diroccata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)


   Il gigante tornò a sedersi sul divano che cedette sotto il suo peso, e cominciò a tirare fuori dalle tasche del pastrano ogni sorta di Oggetti: un bollitore di rame, un pacchetto di salsicce tutto molle, un attizzatoio, una teiera, alcune tazze sbeccate e un flacone contenente un liquido color ambra di cui bevve una sorsata prima di cominciare a fare il tè. Ben presto la catapecchia fu piena dello sfrigolio e dell'odore di salsiccia. Nessuno disse una parola mentre il gigante si dava da fare, ma non appena ebbe fatto scivolare dall'attizzatoio le prime sei salsicce, grasse, succulente e leggermente abbrustolite, Dudley diede segni di irrequietezza. Zio Vernon gli disse in tono aspro: ‘Non toccare niente di quel che ti dà, Dudley!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Hagrid sbadigliò rumorosamente, si mise seduto e si stiracchiò.
‘Meglio che andiamo, Harry, abbiamo un sacco di cose da fare, Oggi: dobbiamo arrivare a Londra e fare gli acquisti per la scuola’. Harry si stava rigirando tra le mani le monete magiche e le osservava. Gli era appena venuto in mente un pensiero che lo fece sentire come se quel palloncino di felicità gli si fosse bucato.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Infatti aveva un colorito verde, e quando scese, dopo che il carrello si fu finalmente fermato accanto a una porticina sul muro di comunicazione, dovette appOggiarsi alla parete per farsi passare la tremarella alle gambe.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Davvero?’ disse il ragazzo con un lieve sOgghigno. ‘Ma perché sei con lui? Dove sono i tuoi genitori?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   L'ultimo giorno di agosto ritenne opportuno dire agli zii che il giorno dopo si sarebbe dovuto recare alla stazione di King's Cross; per questo scese in sOggiorno, dove loro stavano guardando un programma di quiz alla televisione. Si schiarì la gola per segnalare la sua presenza, e Dudley si precipitò urlando fuori dalla stanza.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Dall'altro lato di Harry, Percy Weasley e Hermione stavano parlando delle lezioni (‘Spero proprio che comincino subito, c'è tanto da imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, quando un Oggetto viene cambiato in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto difficile... Si comincia dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere...’).
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Per poco i biscotti non gli spezzarono i denti, ma Harry e Ron finsero di gradirli moltissimo, mentre facevano a Hagrid il resoconto delle prime lezioni. Thor aveva pOggiato la testa sulle ginocchia di Harry e gli sbavava addosso, tutto contento.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Su col morale’ disse Ron. ‘Piton non fa altro che togliere punti a Fred e a George. Posso venire con te a trovare Hagrid?’
Alle tre meno cinque avevano lasciato il castello e avanzavano attraverso il parco. Hagrid viveva in una casetta di legno al limitare della foresta proibita. Fuori della porta erano pOggiati una balestra e un paio di stivali di gomma.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    Il venerdì successivo fu un giorno importante per Harry e Ron. Finalmente riuscirono ad arrivare alla Sala Grande per colazione senza perdersi neanche una volta.
‘Cosa abbiamo Oggi?’ chiese Harry a Ron versandosi lo zucchero nel tè.
‘Pozioni doppie per i Serpeverde’ disse Ron. ‘Il capo del dormitorio Serpeverde è Piton, e quelli di Serpeverde dicono che lui li favorisce sempre... vedremo se è vero’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Il giorno dopo, da quando Harry ebbe lasciato il dormitorio, fu inseguito da una miriade di bisbigli. I ragazzi, in fila fuori delle classi, si alzavano in punta dei piedi per dargli un'occhiata anche solo per un attimo, oppure lo superavano lungo i corridoi per poi tornare indietro a osservarlo meglio. Harry avrebbe preferito che non lo facessero, perché stava cercando di concentrarsi sul percorso da seguire per arrivare in classe. A Hogwarts c'erano centoquarantadue scalinate: alcune ampie e spaziose; altre strette e pericolanti; alcune che il venerdì portavano in luoghi diversi; altre con a metà un gradino che scompariva e che bisognava ricordarsi di saltare. Poi c'erano porte che non si aprivano, a meno di non chiederglielo cortesemente o di non far loro il solletico nel punto giusto, e porte che non erano affatto porte ma facevano finta di esserlo. Molto difficile era anche ricordare dove fossero le cose, perché tutto sembrava sOggetto a continui spostamenti: i personaggi dei ritratti si allontanavano continuamente per farsi visita l'uno con l'altro, e Harry avrebbe giurato che le armature camminassero.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)


   Harry si chiese se Hagrid l'aveva fatto apposta a cambiare argomento. Mentre Ron raccontava a Hagrid che lavoro faceva Charlie con i draghi, Harry prese un pezzetto di carta che era stato lasciato sul tavolo, sotto la teiera. Era il ritaglio di un trafiletto dalla Gazzetta del Profeta:
ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi o streghe dalle Arti Oscure. Oggi i folletti della Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso.
‘Ma tanto non vi diremo che cosa conteneva; quindi, se non volete guai, non ficcate il naso in questa faccenda’: così ha dichiarato Oggi pomeriggio il folletto portavoce della Gringott. Harry ricordò che, sul treno, Ron gli aveva detto che qualcuno aveva cercato di rapinare la Gringott, ma senza dire in che data.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Credo che lo abbiamo seminato’ ansimò Harry appOggiandosi contro la parete fredda e asciugandosi la fronte. Neville era piegato in due, e ansimava senza riuscire a riprender fiato.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Pensate che io me ne resti lì fuori ad aspettare che Gazza mi scopra? Se ci trova tutti e tre, gli dirò la verità: gli dirò che stavo cercando di fermarvi, e voi mi appOggerete’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Ma dite un po', voi non avete l'abitudine di usare gli occhi?’ sbottò. ‘Non avete visto dove pOggiava le zampe?’
‘Il pavimento?’ suggerì Harry. ‘No, a dire la verità non gli ho guardato i piedi. Ero troppo preso dalle sue teste’.
‘No, non il pavimento. Stava sopra una botola. evidente che fa la guardia a qualcosa’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   La mattina di Halloween si svegliarono al profumo delizioso di zucca al forno che aleggiava per i corridoi. E per giunta, durante la lezione di Incantesimi, il professor Vitious aveva annunciato che li riteneva pronti a far volare gli Oggetti, una cosa che morivano dalla voglia di provare fin da quando gli avevano visto far girare vorticosamente per la classe il rospo di Neville.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Già, proprio così’ disse il professor Vitious sorridendo a Harry soddisfatto. ‘La professoressa Mcgranitt mi ha raccontato tutto sulle circostanze speciali, Potter. E che modello è?’
‘Una Nimbus Duemila, signore’ disse Harry lottando per non ridere alla faccia inorridita di Malfoy. ‘Ed è proprio a Malfoy che lo devo’ sOggiunse indicando il ragazzo.
Harry e Ron corsero su per le scale soffocando le risate per la rabbia e la confusione che Malfoy non era riuscito a dissimulare.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Né Neville né Hermione mostravano il minimo interesse per l'Oggetto misterioso custodito dentro la botola, sotto le zampe del cane. Tutto quel che importava a Neville era di non trovarglisi più a tiro.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘una cosa o molto preziosa o molto pericolosa’ commentò Ron. ‘O tutt'e due’ concluse Harry.
Ma dal momento che l'unica informazione certa che avevano sull'Oggetto misterioso erano le sue dimensioni, circa sei centimetri di lunghezza, senza ulteriori indizi, non avevano molte possibilità di indovinare che cosa fosse.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Chiudete il becco, voi due!’ disse Baston. ‘Quella di Oggi è la squadra migliore che Grifondoro ha avuto da anni. Vinceremo. Lo so’. Li guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare i conti con me’.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry sentì le budella congelarglisi dentro la pancia. Si guardò alle spalle. Seduto su uno dei banchi appOggiati al muro, c'era nientedimeno che Albus Silente. Harry doveva essergli passato accanto senza neanche vederlo, tanto era stato disperato il desiderio di tornare davanti allo specchio.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)


   Aveva l'aspetto di un'aula in disuso. Le oscure sagome dei banchi e delle sedie erano accostate lungo le pareti e c'era anche un cestino per la carta straccia capovolto. Ma appOggiato al muro, di fronte a lui, c'era un Oggetto che appariva fuori luogo in quell'aula, come se qualcuno ce l'avesse messo per toglierlo dalla circolazione.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Indietreggiò silenziosamente. Alla sua sinistra c'era una porta socchiusa. Era la sua unica speranza. Ci si infilò, trattenendo il fiato, cercando di non farla cigolare, e con suo grande sollievo riuscì a insinuarsi dentro senza che i due lo notassero. Quando l'ebbero oltrepassata Harry si appOggiò alla parete, tirò un profondo respiro e tese l'orecchio ai loro passi che si perdevano in lontananza. Gli erano passati vicino, molto vicino. Dovettero trascorrere alcuni secondi prima che si rendesse conto di quel che conteneva la stanza dove si era nascosto.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Doveva pur cominciare da qualche parte. Sistemò con circospezione la lampada a terra, guardò lungo lo scaffale più basso in cerca di un libro interessante. Un grosso libro nero e argento colpì la sua attenzione. Lo tirò fuori con difficoltà, perché era molto pesante e, appOggiandoselo sulle ginocchia, lo aprì.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quando finalmente Harry si alzò da tavola, era carico di tutti gli strani Oggetti venuti fuori dalle confezioni dei petardi, fra cui un pacchetto di palloncini luminosi a prova di spillo, un kit ‘fai-da-te’ per far spuntare le verruche e una scacchiera magica tutta nuova, completa di pezzi. I topolini bianchi erano scomparsi, e Harry fu assalito dall'atroce dubbio che potessero diventare il pranzo natalizio della gatta Mrs Purr.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Oggi, levati dalla testa di sederti al tavolo dei prefetti!’ disse George. ‘Il Natale si passa in famiglia’.
E lo trascinarono via di peso, in quattro, approfittando che aveva le braccia imprigionate nel pullover.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘A meno che non voglia dircelo tu, così ci risparmi la fatica’ sOggiunse Harry. ‘Abbiamo già sfogliato centinaia di libri e non l'abbiamo trovato da nessuna parte... Dacci almeno una dritta! Io so soltanto che il suo nome l'ho letto da qualche parte’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry raggiunse la rimessa. Si appOggiò alla porta di legno e alzò lo sguardo su Hogwarts, con le finestre che luccicavano nel rosso del tramonto. Il Grifondoro era in testa alla classifica. Ce l'aveva fatta, gliel'aveva fatta vedere lui a quel Piton...
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Tornati negli spogliatoi, Baston aveva preso da parte Harry.
‘Non per metterti sotto pressione, Potter, ma mai come Oggi abbiamo bisogno di acchiapparlo subito, quel Boccino. Vedi di concludere il gioco prima che Piton riesca a regalare troppo vantaggio al Tassorosso’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Poi, durante una sessione di allenamento particolarmente funestata dalla piOggia e dal fango, Baston dette una cattiva notizia alla squadra: si era appena arrabbiato moltissimo con i gemelli Weasley, che continuavano a piombarsi addosso in picchiata a vicenda, facendo finta di cadere dalle scope.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Baston faceva lavorare la squadra sempre più duramente. Neanche la piOggia incessante che aveva preso il posto della neve riusciva a smorzare la sua foga. I gemelli Weasley si lamentavano che Baston stava diventando un fanatico, ma Harry stava dalla sua parte. Se avessero vinto il prossimo incontro, stavolta contro il Tassorosso, per la prima volta da sette anni avrebbero superato il Serpeverde nel campionato dei dormitori. E poi, a parte il desiderio di vincere, Harry aveva notato che, quando andava a letto esausto dopo l'allenamento; aveva meno incubi.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   ‘Questo non riuscirò mai a ricordarmelo’ esplose Ron un pomeriggio, pOggiando la penna d'oca e guardando nostalgico fuori della finestra della biblioteca. Era la prima vera, bella giornata di sole che avevano avuto da mesi. Il cielo era di un tenue color non ti scordar di me e nell'aria c'era il profumo dell'estate imminente.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Fortuna che a lezione di Erbologia stai sempre attenta, Hermione’ disse Harry appOggiandosi al muro accanto a lei e asciugandosi il sudore dalla faccia.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Balzò in piedi e cercò di appOggiarsi alla parete umida. Fu uno sforzo immane, perché nell'istante stesso in cui era atterrata, la cosiddetta pianta aveva cominciato ad avvolgerle attorno alle caviglie certi tentacoli simili a serpenti. Quanto a Harry e a Ron, non se n'erano accorti, ma avevano le gambe già strette nella morsa di quelle lunghe propaggini.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    Solo in quell’istante Harry si rese conto dell’Oggetto che si trovava alle spalle di Raptor. Era lo Specchio delle Brame. «Lo specchio è la chiave per trovare la Pietra» mormorava Raptor mentre tastava la cornice. «Figuriamoci se Silente non escogitava una cosa del genere… ma tanto lui è a Londra… e per quando sarà tornato, io sarò già molto lontano».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Un Oggetto dorato luccicava proprio sopra di lui. Era il Boccino! Cercò di afferrarlo, ma si sentiva le braccia troppo pesanti.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Purtroppo, alla prima domanda non posso rispondere. Non Oggi. Non ora. Un giorno lo saprai… ma per adesso, Harry, non ci pensare. Quando sarai più grande… Lo so che non sopporti di sentirtelo dire, ma… quando sarai pronto, lo saprai».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    In quel preciso momento, zio Vernon si schiarì la gola con aria sussiegosa e disse: «Allora, come tutti sappiamo, Oggi è un giorno molto importante».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Oggi potrei concludere l’affare più grosso della mia carriera» proseguì zio Vernon.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Io lo so che giorno è Oggi» cantilenò Dudley caracollando verso di lui.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Io lo so che giorno è Oggi» ripeté Dudley che ormai lo aveva raggiunto.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Oggi è il tuo compleanno» sibilò Dudley. «Come mai non hai ricevuto nessuna cartolina? Non ti sei fatto neanche un amico in quel posto di svitati?»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Percy si è comportato in modo molto strano tutta l’estate» disse George aggrottando la fronte. «Ha mandato un sacco di lettere e ha passato un sacco di tempo chiuso in camera sua… Voglio dire, ma quante volte vorrà lucidarlo un distintivo da Prefetto! …Stai virando troppo a ovest, Fred» sOggiunse, indicando una bussola sul cruscotto. Fred sterzò.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Si occupa di Oggetti di Babbani, appartenenti a maghi che li hanno stregati per impedire ai Babbani di usarli di nuovo. L’anno scorso, per esempio, è morta una vecchia strega e il suo servizio da tè è stato venduto a un negozio di antiquariato. Lo ha comprato una Babbana, se lo è portato a casa e ha cercato di servirci il tè a degli amici. E stato un incubo… papà ha dovuto fare straordinari per settimane intere».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «E voi due lo aiuterete» proseguì lei guardando Ron e Fred. «Tu puoi andare a letto, caro» sOggiunse rivolta a Harry. «Non sei stato tu a chiedergli di far volare quel rottame di macchina».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Siamo un po’ a corto, Arthur!» sospirò. «Oggi dovremo comprarne dell’altra… Oh, be’, prima gli ospiti! Dopo di te, Harry caro!»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    In una teca di vetro c’erano una mano avvizzita, appOggiata su un cuscino, un mazzo di carte macchiate di sangue e un occhio di vetro che lo guardava fisso. Dalle pareti, maschere dall’espressione maligna sembravano spiarlo, sopra al bancone era accatastato un assortimento di ossa umane e dal soffitto pendevano strumenti arrugginiti e acuminati. Ma la cosa peggiore di tutte era che la strada stretta e buia che Harry intravedeva attraverso la vetrina polverosa decisamente non era Diagon Alley.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    L’uomo che lo seguiva non poteva essere che suo padre. Aveva lo stesso viso pallido e appuntito, e gli stessi occhi freddi e grigi. Il signor Malfoy attraversò il negozio guardando distrattamente gli Oggetti esposti, suonò il campanello sul bancone e raccomandò al ragazzo: «Non toccare niente, Draco».
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Signor Malfoy, che piacere rivederla» disse Sinister con una voce untuosa come la sua capigliatura. «Lietissimo… e anche il signorino Malfoy… Che gioia! In che cosa posso servirvi? Devo mostrarvi una cosa che mi è arrivata proprio Oggi, a un prezzo assai ragionevole…»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Oggi non sono venuto per comprare, Sinister, ma per vendere» disse Lucius Malfoy.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Avrà sentito dire, naturalmente, che il Ministero sta facendo molti controlli» disse Malfoy tirando fuori da una tasca interna un rotolo di pergamena e svolgendolo per dar modo a Sinister di leggerlo. «Io ho… qualche… Oggetto, a casa, che potrebbe mettermi in difficoltà se il Ministero dovesse venire a farmi visita…»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «In questo caso, forse possiamo tornare al mio elenco» disse Malfoy tagliando corto. «Ho una certa fretta, Sinister, ho affari importanti che mi aspettano altrove, Oggi».
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Cominciarono a contrattare. Con un certo nervosismo Harry vide Draco avvicinarsi sempre più al suo nascondiglio, esaminando gli Oggetti in vendita. Il ragazzo si fermò a guardare un lungo rotolo di corda per impiccagioni e si soffermò a leggere, con un ghignetto, il cartellino appeso su una stupenda collana di opali: Attenzione: non toccare. Letale. Fino a Oggi è costata la vita a diciannove Babbane che l’hanno posseduta.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Oggi, dalle 12,30 alle 14,30GlLDEROY ALLOCKfirmerà copie della sua autobiografiaMagicamente io
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Gilderoy Allock apparve lentamente, seduto a un tavolo e circondato da gigantografie della sua faccia. Erano tutte ammiccanti e mostravano alla folla due file di denti di un candore abbagliante. Il vero Allock indossava un abito color non-ti-scordar-di-me, che si adattava perfettamente al colore dei suoi occhi; sui capelli ondulati portava, disinvoltamente pOggiato di lato, il cappello a punta da mago.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Signore e signori» disse a voce alta, chiedendo il silenzio con un gesto della mano. «Che momento straordinario è mai questo! È arrivata l’ora di fare un piccolo annuncio che rimando da troppo tempo! Quando, Oggi, il giovane Harry è entrato al Ghirigoro, voleva semplicemente acquistare la mia autobiografia, che ora sono lieto di regalargli» (qui la folla applaudì un’altra volta) «e non aveva la minima idea» continuò Allock dando a Harry un colpetto che gli fece scivolare gli occhiali sulla punta del naso, «che di lì a poco avrebbe avuto ben più del mio libro Magicamente io. Infatti, lui e i suoi compagni avranno magicamente me in carne e ossa. Sì, signore e signori, ho il grande piacere e l’orgoglio di annunciare che a settembre assumerò l’incarico di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Ron appOggiò l’orecchio contro la barriera gelida.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ron premette un bottoncino d’argento sul cruscotto. La macchina divenne invisibile e altrettanto accadde a loro. Harry sentiva vibrare il sedile, sentiva il motore, si sentiva le mani pOggiate sulle ginocchia e gli occhiali sul naso, ma a quel che poteva vedere era diventato un paio di pupille fluttuanti a pochi metri da terra, in una squallida strada piena di macchine parcheggiate.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Rabbrividendo, i due entrarono nell’ufficio di Piton. Sulle pareti spettrali erano allineati scaffali carichi di grossi vasi di vetro nei quali galleggiavano Oggetti rivoltanti di ogni genere, di cui, al momento, Harry non voleva proprio sapere il nome. Il focolare era nero e vuoto. Piton chiuse la porta e si voltò a squadrarli.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry e Ron si guardarono, bianchi come cenci. Harry non aveva più fame: ora si sentiva male. Cercò di non guardare un Oggetto grosso e viscido che galleggiava in un liquido verde su uno scaffale dietro alla scrivania di Piton. Se Piton era andato a chiamare la professoressa McGranitt, responsabile del Grifondoro, la loro sorte non sarebbe stata certo migliore. Lei avrebbe potuto essere più giusta di Piton, ma era comunque estremamente severa.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Non Oggi, Weasley» disse quest’ultimo. «Ma intendo ribadire la gravità di quel che avete fatto. Stasera scriverò alle vostre famiglie. Devo inoltre avvertirvi che se rifarete una cosa simile, non avrò altra scelta che espellervi».
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

   Ma il giorno dopo Harry sorrise molto meno. Le cose cominciarono a mettersi male fin dalla prima colazione, nella Sala Grande. Le quattro lunghe tavole, sotto il soffitto magico (quel giorno di un grigio nuvoloso uniforme), erano apparecchiate con zuppiere di porridge, piatti di aringhe affumicate, montagne di toast e vassoi di uova e bacon. Harry e Ron si sedettero al tavolo di Grifondoro accanto a Hermione, che teneva aperta la sua copia di In viaggio con i vampiri, appOggiandola contro una brocca di latte. Ci fu una sfumatura lievemente rigida nel modo in cui disse «Buongiorno», il che fece capire a Harry che ancora disapprovava il modo in cui erano arrivati. Neville Paciock, al contrario, li salutò allegramente. Neville era un ragazzo dalla faccia rotonda un tantino maldestro; era una delle persone più smemorate che Harry avesse conosciuto.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    La professoressa Sprite era in piedi dietro a un bancone pOggiato su due cavalietti, al centro della serra. Sul bancone erano posate circa venti paia di paraorecchi di colore diverso. Quando Harry ebbe preso posto tra Ron e Hermione l’insegnante disse: «Oggi rinvaseremo le mandragole. Allora, chi sa dirmi le proprietà della mandragola?»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Vedo che tutti avete la serie completa dei miei libri… molto bene. Oggi pensavo di iniziare con un piccolo quiz. Niente di cui preoccuparsi… solo per verificare con quanta attenzione li avete letti, quanto avete assorbito…»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Ah!» replicò Flitt, «ma io ho un permesso speciale del professor Piton. Il sottoscritto, professor S. Piton, autorizza la squadra del Serpeverde ad allenarsi Oggi sul campo di Quidditch per l’istruzione del suo nuovo Cercatore».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Uh, mi diceva come cavare gli spiritelli dal pozzo» grugnì Hagrid togliendo dal tavolo malconcio un galletto mezzo spennato e pOggiandovi la teiera. «Non c’ho capito niente. E poi come aveva fatto a sgominare non so che streghe. Mi mangio il paiolo se c’era solo mezza parola di vero!»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «È una cosa disgustosa da dire a una persona» disse Ron asciugandosi con mano tremante il sudore che gli imperlava la fronte. «Sangue misto. Come dire sangue sporco. È roba da matti. Tanto, Oggigiorno, quasi tutti i maghi sono mezzosangue. Se non avessimo sposato dei Babbani saremmo tutti estinti».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry notò l’ombrello rosa a fiori di Hagrid appOggiato alla parete, in fondo alla capanna. Harry aveva già avuto ragione di credere che quell’ombrello non fosse soltanto quel che sembrava; in realtà, aveva la netta impressione che vi fosse nascosta la bacchetta magica dei tempi in cui Hagrid frequentava la scuola. Hagrid non poteva usare la magia. Era stato espulso da Hogwarts quando faceva il terzo anno, ma Harry non era mai riuscito a scoprire perché: un minimo accenno all’argomento e subito Hagrid cominciava a schiarirsi fragorosamente la gola e diventava stranamente sordo, fino a che non si cambiava discorso.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Per giorni e giorni, gocce di piOggia grosse come pallottole picchiarono sulle finestre del castello; il livello del lago salì, le aiuole divennero rigagnoli fangosi e le zucche di Hagrid raggiunsero le dimensioni di capanni da giardino. Ma l’entusiasmo di Oliver Baston nell’organizzare regolarmente gli allenamenti non venne meno; fu per questo motivo che in un tempestoso sabato pomeriggio, pochi giorni prima di Halloween, Harry fu visto far ritorno alla torre del Grifondoro fradicio fino al midollo e completamente inzaccherato.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    A parte la piOggia e il vento, non era stato un allenamento felice. Fred e George, che avevano spiato la squadra dei Serpeverde, avevano constatato con i propri occhi la superiorità delle nuove Nimbus Duemila Uno. Riferirono che la squadra dei Serpeverde era composta da sette forme indistinte, di colore verdastro, che saettavano nell’aria come aerei da decollo verticale.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Salve, salve» rispose lui sobbalzando e guardandosi intorno. Di traverso sui lunghi capelli ondulati portava un magnifico cappello piumato e indossava una tunica con una gorgiera che nascondeva la sua testa quasi del tutto recisa dal collo. Era pallido come un cencio e attraverso il suo corpo diafano Harry poteva vedere il cielo scuro e la piOggia che veniva giù a catinelle.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Prima di allora Harry non era mai stato nell’ufficio di Gazza; la maggior parte degli studenti cercava di tenersene alla larga. Era un locale squallido e privo di finestre, illuminato da un’unica lampada a petrolio che pendeva dal basso soffitto. Su tutto, aleggiava un vago odore di pesce fritto. Lungo le pareti erano appOggiati degli armadi da archivio di legno e dalle etichette Harry capì che contenevano i rapporti su tutti gli alunni puniti da Gazza. Fred e George Weasley avevano un intero cassetto tutto per loro. Appesa sulla parete dietro alla scrivania, faceva mostra di sé una collezione lustra e smagliante di catene e manette. Tutti sapevano che Gazza implorava continuamente Silente di lasciargli appendere qualche studente al soffitto per le caviglie.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Pensando di dover aspettare il ritorno del custode, Harry si lasciò cadere nella poltrona tarmata vicino alla scrivania, su cui era appOggiato un solo Oggetto, a parte il modulo lasciato a metà: una grossa e lucida busta color viola, con qualcosa scritto in lettere d’argento. Harry lanciò un rapido sguardo alla porta per controllare che Gazza non stesse tornando, la prese e lesse:
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    La piOggia continuava a battere contro i vetri, che ora erano neri come l’inchiostro, ma dentro l’atmosfera era calda e allegra. I bagliori del fuoco illuminavano le soffici poltrone dove i ragazzi erano sprofondati chi a leggere, chi a parlare, chi a fare i compiti o, come nel caso di Fred e George Weasley, a scoprire cosa sarebbe successo se una salamandra avesse inghiottito un fuoco d’artificio Filìbuster. Infatti, Fred aveva ‘salvato’ da una lezione di Cura delle Creature Magiche una Salamandra del Fuoco di un bel colore arancio brillante, che in quel momento stava bruciando dolcemente su un tavolo, circondata da un capannello di curiosi.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Dean Thomas, che fino a quel momento aveva guardato fuori dalla finestra, uscì dalla trance con un sussulto; Lavanda Brown rialzò la testa che aveva appOggiato sulle braccia e a Neville scivolò il gomito giù dal banco.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Chiacchierando, i tre ragazzi girarono un angolo e si trovarono proprio all’estremità del corridoio dove era avvenuto il fattaccio. Si fermarono a guardare. La scena era esattamente come l’avevano vista la sera prima, tranne che ora al braccio della torcia non c’era appeso nessun gatto rigido e stecchito come un baccalà, mentre invece, contro la parete c’era una sedia con su appOggiato il seguente messaggio: ‘La Camera è stata aperta’.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Un mese?» esclamò Ron. «Per allora Malfoy potrebbe aver fatto fuori metà dei figli di Babbani!» Ma poiché Hermione stringeva di nuovo pericolosamente gli occhi, si affrettò a sOggiungere: «Ma siccome è il piano migliore che abbiamo, io dico: avanti tutta!»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «I Serpeverde hanno scope migliori delle nostre» cominciò, «inutile negarlo. Ma a cavallo delle nostre scope ci sono giocatori più valenti. Ci siamo allenati più di loro, abbiamo volato col sole e con la piOggia…» («Troppo vero» bofonchiò tra sé George Weasley. «Non ricordo di avere mai indossato vestiti completamente asciutti, da agosto fino a Oggi») «…e gli faremo rimpiangere il giorno che hanno permesso a quello schifoso di Malfoy di comperarsi l’ammissione nella squadra».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Starà a te» gli disse, «dimostrargli che per essere un bravo Cercatore non basta avere un babbo coi quattrini. Metti le mani su quel Boccino prima di Malfoy anche a costo della vita, Harry, perché Oggi dobbiamo vincere, dobbiamo assolutamente vincere».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Ora la piOggia cadeva più fitta. Al fischio di Madama Bumb Harry scalciò con forza sollevandosi in aria, e subito udì il sibilo che tradiva la presenza del Bolide alle sue spalle. Il ragazzo volò sempre più in alto. Descrisse ampie curve e scese a capofitto, si mosse a spirale, a zig-zag e si capovolse. Anche se lievemente stordito, riusciva a tenere gli occhi bene aperti. La piOggia picchiettava sui suoi occhiali e, quando Harry dovette fare una capriola per evitare un’altra picchiata feroce del Bolide, gli si infilò su per le narici. Da terra, gli giungeva l’eco delle risate della folla; si rendeva conto di essere molto ridicolo, ma il Bolide fellone era pesante e non poteva cambiare direzione rapidamente come lui. Cominciò a salire e scendere in picchiata lungo tutto il perimetro dello stadio, cercando di distinguere, attraverso il fitto lenzuolo di piOggia argentea, la porta del Grifondoro, dove Adrian Pucey stava cercando di superare Baston…
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Era rimasto fermo un secondo di troppo. Il Bolide alla fine lo aveva colpito al gomito, e Harry sentì l’osso rompersi. Lentamente, stordito dal dolore bruciante, scivolò dal manico di scopa, fradicio di piOggia, e vi rimase aggrappato con un ginocchio mentre il braccio destro gli ciondolava inerte lungo il fianco. Il Bolide tornò indietro per sferrare un secondo attacco alla faccia di Harry, che lo schivò. Nella sua mente confusa, un’idea fissa: raggiungere Malfoy.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Con la vista annebbiata dalla piOggia e dal dolore, si tuffò verso la faccia lucida e sOgghignante di Malfoy e vide i suoi occhi sbarrati dal terrore: pensava che Harry volesse attaccarlo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Quando riprese i sensi era steso sul campo da gioco, con la piOggia che gli sferzava la faccia; qualcuno era chino su di lui. Vide un bagliore di denti.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Possiamo aggiungere anche questa all’elenco di domande che gli faremo quando avremo preso la Pozione Polisucco» disse Harry appOggiandosi sui cuscini. «Spero che sia meglio di questa roba…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry si appOggiò di nuovo sui cuscini.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Le lezioni di Pozioni si tenevano in una vasta sala dei sotterranei. Quel giovedì pomeriggio la lezione si svolse nel modo consueto. Venti calderoni fumanti erano stati sistemati fra i banchi di legno, su cui erano pOggiate bilance d’ottone e i barattoli degli ingredienti necessari. Piton si aggirava in mezzo a tutto quel fumo, facendo osservazioni pungenti sul lavoro dei Grifondoro, mentre i Serpeverde sOgghignavano in segno di approvazione. Draco Malfoy, che era il cocco del professore, continuava a lanciare occhi di pesce-palla su Ron e Harry, il quale sapeva che qualsiasi rappresaglia sarebbe costata loro una punizione immediata.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Piton aveva uno sguardo omicida. Probabilmente Allock se ne rese conto, perché sOggiunse: «Basta con le dimostrazioni! Ora io passo in mezzo a voi e formerò delle coppie. Professor Piton, se vuole aiutarmi…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Lo ha mancato di poco» replicò Ernie. «E nel caso tu ti stessi facendo venire in mente qualche strana idea» si affrettò a sOggiungere, «posso dirti che per quanto indietro tu voglia risalire nell’albero genealogico della mia famiglia non troverai altro che generazioni di streghe e di maghi, e che il mio sangue è purissimo, quindi…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Il ragazzo si guardò intorno. Una cosa era certa: di tutte le stanze degli insegnanti che gli era capitato di vedere fino a quel momento, lo studio di Silente era senza dubbio il più interessante. Non fosse stato per la paura matta di essere espulso dalla scuola sarebbe stato entusiasta di dare un’occhiata a quel luogo. Era una stanza circolare, grande e bella, piena di rumorini strani. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in nuvolette di fumo, erano posati molti curiosi strumenti d’argento. Le pareti erano ricoperte di ritratti di vecchi e vecchie presidi, garbatamente appisolati nelle loro cornici. C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era pOggiato un cappello da mago, frusto e stracciato… il Cappello Parlante.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Peccato che tu l’abbia vista soltanto Oggi, il Giorno del Falò» proseguì Silente sedendosi dietro alla scrivania. «Per la maggior parte della sua vita è un animale veramente bello, con uno splendido piumaggio rosso e oro. Creature affascinanti, le fenici. Riescono a trasportare carichi pesantissimi, le loro lacrime hanno poteri curativi e, come animali domestici, sono fedelissimi».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ma con grande sorpresa di Harry e Ron, la fase numero uno dell’operazione andò liscia come Hermione aveva previsto. Dopo il tè, si attardarono nella Sala d’Ingresso deserta in attesa di Tiger e Goyle che, rimasti soli al tavolo dei Serpeverde, si stavano rimpinzando di una quarta porzione di zuppa inglese. Harry aveva appOggiato i pasticcini al cioccolato sulla balaustra delle scale. Quando videro Tiger e Goyle uscire dalla Sala Grande, Harry e Ron si nascosero in fretta dietro a un’armatura, accanto al portone principale.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Arthur Weasley, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, ha ricevuto Oggi una multa di cinquanta Galeoni per aver stregato un’automobile dei Babbani.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «E quello cos’è?» chiese Harry indicando un Oggetto d’oro che spuntava da sotto il cuscino di Hermione.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Ma se qualcuno ti tira addosso qualcosa non può certo farti male» disse Harry in tono ragionevole. «Voglio dire che l’Oggetto ti passerebbe attraverso, non è così?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Harry scollò le pagine bagnate. Erano completamente bianche. Non v’era traccia di scrittura, neanche, tanto per dire: ‘Oggi è il compleanno di zia Mabel’, oppure: ‘Ore quindici e trenta: dentista’.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Dài, Ron, svegliati!» sbottò Hermione con impazienza. «Noi sappiamo che la persona che ha aperto la Camera l’ultima volta è stata espulsa cinquant’anni fa. Sappiamo che cinquant’anni fa T.O. Riddle ha ricevuto un premio per servigi speciali resi alla scuola. Che ne diresti se Riddle avesse ottenuto il premio per aver scoperto chi era l’Erede di Serpeverde? Probabilmente il suo diario potrebbe dirci tutto: dove si trova la Camera, come si fa ad aprirla e che genere di creatura ci vive chiusa dentro. La persona che Oggi sta dietro agli attentati non vorrebbe certo che il diario andasse in giro, non trovi?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «I miei amici cupidi, postini d’amore!» annunciò raggiante Allock. «Oggi andranno in giro per tutta la scuola, consegnando i vostri auguri di San Valentino! E il bello non finisce qui. Sono sicuro che i miei colleghi vorranno condividere lo spirito della festa! Perché non chiedete al professor Piton di mostrarvi in quattro e quattr’otto come si prepara una Pozione d’Amore? E già che ci siamo, il professor Vitious, quel vecchio furbacchione, di Incantesimi Incantevoli ne sa più di qualsiasi mago io abbia mai conosciuto!»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    A un tratto sentì i piedi pOggiarsi sulla terraferma; rimase immobile, tremante, mentre le sagome dapprima sfocate acquistavano contorni precisi.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Dippet tornò ad appOggiarsi all’indietro, con l’aria vagamente delusa.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Aveva appena lasciato la Sala Grande insieme a Ron e Hermione per andare a prendere il suo equipaggiamento da Quidditch, quand’ecco che un’altra angoscia si aggiunse al già nutrito elenco delle sue preoccupazioni. Non aveva fatto in tempo a pOggiare un piede sul primo gradino della scala di marmo che la udì di nuovo: «Uccidere adesso… fare a pezzi… squartare…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Giusto» convenne Ron rigirandosi nervosamente tra le mani la bacchetta magica. «Ehm… non è previsto… non si dice che nella foresta ci siano i lupi mannari?» sOggiunse mentre, come sempre durante la lezione di Allock, prendevano posto nei banchi dell’ultima fila.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Tirò su le gambe e si sedette sul letto, appOggiato ai cuscini, guardando la luna che, attraverso la finestra della torre, lo inondava di luce.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Sì, proprio a preparare la lezione!» gli sOgghignò dietro Ron. «lo dico che è andato a mettersi i bigodini».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Il suo ufficio era quasi del tutto smantellato. Per terra c’erano due grossi bauli spalancati. In uno, ripiegati in fretta, c’erano abiti di tutti i colori: verde giada, lilla, blu notte. Nell’altro erano ammonticchiati alla rinfusa dei libri. Le fotografie che avevano ricoperto le pareti erano stipate dentro alcune scatole appOggiate sulla scrivania.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Fece per pOggiare la mano sulla maniglia della porta, ma Ron e Harry gli puntarono entrambi contro la bacchetta magica.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Dovette piegare indietro il collo per riuscire a intravedere il volto gigantesco che lo sovrastava: era il volto antico e scimmiesco di un vecchio mago, con una lunga barba rada che gli arrivava quasi fino all’orlo della veste scolpita, lunga fino a terra, e due enormi piedi grigi che pOggiavano sul pavimento levigato della stanza. Tra i piedi, giaceva bocconi una figurina vestita di nero dai capelli rosso fiamma.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Ginny!» bisbigliò Harry precipitandosi verso di lei. «Ginny! Dimmi che non sei morta! Ti prego, dimmi che non sei morta!» POggiò la bacchetta accanto a sé, prese la ragazzina per le spalle e la voltò. Aveva il volto bianco e freddo come l’alabastro ma gli occhi erano chiusi, il che significava che non era pietrificata. Ma allora, voleva dire che era…?
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Al pilastro più vicino era appOggiato un ragazzo alto dai capelli neri. I contorni della sua figura erano stranamente sfocati, come se Harry lo vedesse attraverso una finestra appannata. Ma come non riconoscerlo?
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E invece sì» riprese Riddle con calma. «Naturalmente all’inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi potuto leggere le annotazioni che scriveva via via sul diario… Col tempo, sono diventate sempre più interessanti… ‘Caro Tom’ recitò fissando il volto inorridito di Harry ‘credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me… Oggi c’è stata un’altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo… Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Non sei il più grande mago di tutti i tempi» disse Harry con il respiro affannoso. «Spiacente di deluderti, ma il più grande mago al mondo è Albus Silente. Tutti lo dicono. Anche quando eri forte, non hai mai osato prendere il potere a Hogwarts. Silente ti capì al volo, quando eri a scuola, e ancor Oggi ti fa paura, ovunque tu continui a nasconderti».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Al lavoro, Harry» disse Riddle, sfOggiando il solito sorriso. «Due volte… nel tuo passato, nel mio futuro… ci siamo incontrati. E per due volte non sono riuscito a ucciderti. Come diavolo hai fatto a sopravvivere? Raccontami tutto. Più a lungo parli» aggiunse piano, «più tardi morirai».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ancora una volta, la coda del serpente sferzò il pavimento. Harry la schivò. Poi fu colpito in faccia da un Oggetto morbido.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Un Oggetto duro e pesante cadde sulla testa di Harry, facendolo quasi svenire. Tramortito, afferrò il cappello per la punta per sfilarselo dalla testa ma così facendo sentì sotto le mani qualcosa di lungo e duro.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Ma stava morendo davvero? Anziché dissolversi, la Camera sembrava rimettersi a fuoco. Harry scosse lievemente il capo e sentì che Fanny gli teneva ancora la testa pOggiata sul braccio. Una macchia perlacea formata dalle sue lacrime luccicava intorno alla ferita… solo che la ferita non c’era più.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Fu così che Harry, con la voce rauca per il gran parlare, raccontò del tempestivo arrivo di Fanny e del Cappello Parlante, che gli aveva consegnato la spada. Ma poi esitò. Fino a quel momento aveva evitato di parlare del diario di Riddle… o di Ginny. La ragazzina stava in piedi, con la testa appOggiata alla spalla di mamma Weasley e con le guance ancora rigate di lacrime. E se l’avessero espulsa? pensò Harry in preda al panico. Il diario di Riddle non funzionava più… Come avrebbero potuto dimostrare che era stato lui a indurla a fare tutto?
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Ginny!» esclamò il signor Weasley esterrefatto. «Ma allora io non ti ho insegnato proprio niente? Che cosa ti ho sempre detto? Non ti fidare mai di niente che pensi da solo se non riesci a capire dove ha il cervello. Perché non hai mostrato il diario a me o a tua madre? Un Oggetto tanto sospetto, era chiaro che fosse strapieno di magia nera!»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Ma c’è uno fra noi che ha le labbra cucite e a quanto pare non vuol parlare del suo ruolo in questa pericolosa avventura» sOggiunse Silente. «A che dobbiamo tanta modestia, Gilderoy?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Ti ha assegnato al Grifondoro» disse Silente sempre calmo. «Ascoltami bene, Harry. Si dà il caso che tu abbia molte qualità che Salazar Serpeverde apprezzava nei suoi alunni, che selezionava accuratamente. Il dono molto raro del Serpentese… intraprendenza… determinazione… un certo disprezzo per le regole» sOggiunse, e ancora una volta i suoi baffi vibrarono. «E tuttavia, il Cappello Parlante ti ha assegnato al Grifondoro. Tu sai perché. Pensaci».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Vede, Lucius» disse Silente con un sorriso che era l’immagine della serenità, «Oggi sono stato contattato dagli altri undici consiglieri. A dire il vero, è stato come essere investiti da una grandinata di gufi. Avevano sentito dire che la figlia di Arthur Weasley era stata uccisa e hanno voluto che io tornassi immediatamente. Sembravano convinti che io fossi l’uomo più adatto a risolvere la situazione. E mi hanno raccontato anche delle strane storie. Sembra che lei abbia minacciato molti di loro di fare un maleficio sulle loro famiglie se non acconsentivano a sospendermi dall’incarico».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Edvige ed Errol osservarono con interesse Harry che afferrava il libro e lo stringeva saldamente fra le braccia, correva verso il cassettone e ne estraeva una cintura, che strinse attorno al curioso Oggetto. Il Libro Mostro fu scosso dalla rabbia, ma non poteva più aprirsi e chiudersi di scatto. Così Harry lo gettò sul letto e prese il biglietto di Hagrid.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Harry tastò nervosamente il pacco. L'Oggetto misterioso schioccò di nuovo. Harry afferrò saldamente la lampada sul comodino e la levò alta sopra la testa, pronto a colpire. Poi afferrò con l'altra mano il resto della carta che avvolgeva il pacco e tirò.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Era quasi mezzanotte, e Harry era steso sul letto a pancia in giù, le coperte tirate sulla testa come una tenda, una torcia in mano e un grosso libro rilegato in pelle (Storia della magia, di Adalbert Incant) aperto e appOggiato al cuscino. Fece scorrere la punta della penna d'aquila sulla pagina, aggrottando le sopracciglia, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a scrivere il tema: Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   «Il Ministero dell'Agricoltura e della Pesca annuncerà Oggi...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   In corridoio, appOggiò la schiena al muro e respirò profondamente. Da tanto tempo non gli succedeva di perdere il controllo e far esplodere qualcosa. Non poteva permettersi che accadesse di nuovo. Il permesso per Hogsmeade non era la sola posta in gioco: se continuava cosi, sarebbe finito nei guai con il Ministero della Magia.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   BLACK ANCORA LATITANTE
Sirius Black, probabilmente il più efferato criminale mai rinchiuso nella fortezza di Azkaban, è ancora in libertà, come ha confermato Oggi il Ministero della Magia.
«Stiamo facendo tutto il possibile per riacciuffare Black» ha dichiarato stamane il Ministro della Magia, Cornelius Caramell, «e chiediamo alla comunità magica di mantenere la calma».
Caramell è stato criticato da alcuni membri della Federazione Internazionale dei Maghi per aver informato il Primo Ministro Babbano della fuga di Black.
«Ho dovuto farlo» ha ribattuto Caramell, seccato. «Black è pazzo. È un pericolo per chiunque lo incontri, mago o Babbano. Il Primo Ministro mi ha personalmente garantito che non svelerà a nessuno la vera identità di Black. E poi, diciamocelo, chi gli crederebbe se lo facesse?»
Mentre tra i Babbani è stata diffusa la notizia che Black è armato di pistola (una specie di bacchetta magica di metallo che i Babbani usano per uccidersi a vicenda), la comunità magica vive nel terrore di una strage come quella di dodici anni fa, quando Black uccise tredici persone con un solo incantesimo».

Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Stan, riluttante, ripiegò il giornale e Harry appOggiò la fronte al finestrino del Nottetempo. Si sentiva malissimo. Non riusciva a immaginare che cosa avrebbe raccontato Stan ai passeggeri di lì a qualche notte.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry faceva colazione ogni mattina al Paiolo magico, osservando gli altri ospiti: buffe streghette di campagna, in città per un giorno di shopping; maghi dall'aspetto venerabile che discutevano l'ultimo articolo su Trasfigurazione Oggi; stregoni dall'aria selvatica, nani rauchi e una volta perfino una fattucchiera, che ordinò un piatto di fegato crudo parlando attraverso un pesante passamontagna di lana.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Anche lo Sciroppo Ratto di Crosta» disse Ron, lanciando una serie di Oggetti fuori dal suo baule. «Forse l'ho lasciato giù al bar...»
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Il signor Weasley puntò verso la barriera che separava i binari nove e dieci, spingendo il carrello di Harry, apparentemente molto interessato all'Intercity 125 che era appena arrivato al binario nove. Con un'occhiata eloquente a Harry, si appOggiò in maniera casuale alla barriera. Harry lo imitò.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Era una sorta di fischio debole e tintinnante... Cercarono dappertutto nello scompartimento. «Viene dal tuo baule, Harry» disse Ron, alzandosi per raggiungere il bagaglio di Harry sulla reticella. Un momento dopo aveva estratto lo Spioscopio Tascabile dalle cose di Harry. L'Oggetto vorticava sul palmo della mano di Ron, scintillando.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Forse non era un tipo di gran compagnia, ma la presenza del professor Lupin nello scompartimento si rivelò utile. A metà pomeriggio, proprio mentre la piOggia cominciava a cadere confondendo i profili delle colline che scorrevano oltre il finestrino, risuonarono dei passi nel corridoio, e sulla soglia comparvero le tre persone meno gradite a Harry e ai suoi amici: Draco Malfoy, accompagnato dai suoi scherani, Vincent Tiger e Gregory Goyle.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   La piOggia s'infittì mentre il treno filava verso nord; i finestrini ora erano di un grigio compatto e luccicante, che s'incupì gradualmente finché le luci non si accesero lungo i corridoi e sopra le reticelle. Il treno sferragliava, la piOggia tamburellava, il vento ululava, ma il professor Lupin continuò a dormire.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il treno perdeva velocità. Mentre il rumore degli stantuffi cessava, il vento e la piOggia urlavano ancora più forte oltre i vetri.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Non parlarono molto durante il resto del viaggio. Finalmente il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade, e la discesa fu un gran caos: i gufi tubavano, i gatti miagolavano e il rospo di Neville gracidava da sotto il berretto del suo padrone. Sulla stretta banchina si gelava; scrosciava una piOggia ghiacciata.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Mentre la carrozza attraversava una maestosa cancellata in ferro battuto, affiancata da colonne di pietra sormontate da cinghiali alati, Harry vide altri due Dissennatori torreggianti e incappucciati che facevano la guardia ai lati dell'ingresso. Un'ondata di freddo malessere minacciò di assalirlo di nuovo; appOggiò la schiena al sedile bitorzoluto e chiuse gli occhi finché non furono passati. La carrozza prese velocità sul lungo viale che saliva al castello; Hermione si sporse dal finestrino a guardare le torri e i torrioni avvicinarsi. Infine, la carrozza si fermò, e Ron e Hermione scesero.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Oh bene, Oggi cominciamo le nuove materie» disse allegramente.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Harry stava guardando il quadro. Un grasso pony pomellato grigio si era appena fatto avanti e ora brucava con aria noncurante. Harry era abituato al fatto che i sOggetti dei quadri di Hogwarts si muovessero e uscissero dalle cornici per farsi visita, ma osservarli era sempre un divertimento. Un attimo dopo, un basso, tozzo cavaliere in armatura entrò nel quadro sferragliando, all'inseguimento del pony. A giudicare dalle macchie d'erba sulle ginocchiere di metallo, era appena caduto.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Credo che per Oggi ci fermeremo qui» disse la professoressa Cooman con la sua voce più velata. «Sì... vi prego di portar via le vostre cose...»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Ma insomma, che cos'avete Oggi?» domandò la professoressa McGranitt, tornando se stessa con un debole pop e guardandoli tutti quanti uno a uno. «Non che sia importante, ma è la prima volta che la mia trasformazione non viene accolta da un applauso».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Si interruppe di nuovo, e poi disse in tono molto pratico: «A me sembri in perfetta salute, Potter, quindi mi scuserai se non ti dispenso dai compiti Oggi. Ti assicuro che se dovessi morire non sei tenuto a consegnarli».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Ron rimase senza parole davanti a Hermione, che prese la borsa, estrasse il libro nuovo di Aritmanzia e lo aprì appOggiandolo contro la caraffa di succo.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Harry fu lieto di uscire dal castello dopo pranzo. La piOggia del giorno prima era sparita; il cielo era grigio pallido e l'erba umida ed elastica sotto i piedi mentre si avviavano alla prima lezione di Cura delle Creature Magiche.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Forza, avanti, muovetevi!» disse mentre i ragazzi si avvicinavano. «Oggi ho una cosa specialissima per voi! Una gran lezione! Ci siete tutti? Bene, allora seguite me!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Ehi, Harry» disse Seamus Finnigan, allungandosi sul tavolo per prendere in prestito la bilancia d'ottone di Harry, «hai sentito? Pare che Sirius Black sia stato avvistato, c'era scritto sulla Gazzetta del Profeta di Oggi».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Ma...» Ron guardò le copertine dei libri che lei gli porgeva. «Oggi non ci sono queste lezioni. Nel pomeriggio abbiamo solo Difesa contro le Arti Oscure».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Buon pomeriggio» disse. «Vi prego di rimettere i libri nelle borse. Oggi faremo una lezione pratica. Vi occorrono solo le bacchette magiche».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Carica di determinazione, la squadra riprese gli allenamenti, tre sere la settimana. Il tempo era sempre più freddo e umido, le notti più buie, ma né fango né vento né piOggia potevano offuscare la meravigliosa visione di
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Dovevo aspettarmelo!» disse Lavanda in tono tragico. «Lo sapete che giorno è Oggi?»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Be', cercate di vederla con un po' di logica» disse Hermione rivolta al resto del gruppo. «Voglio dire, Binky non è nemmeno morto Oggi, è solo che a Lavanda la notizia è arrivata Oggi...»
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Una piOggia di caramelle dai colori brillanti si rovesciò in grembo a Harry. Era il tramonto, e Ron e Hermione erano appena apparsi nella sala comune, le guance accese dal vento freddo, con l'aria di chi ha appena trascorso la più bella giornata della sua vita.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Mmm...» La professoressa McGranitt si alzò e guardò fuori dalla finestra, verso il campo da Quidditch, a stento visibile attraverso la piOggia. «Be'... il cielo sa quanto vorrei che finalmente vincessimo la Coppa... ma comunque, Potter... sarei più tranquilla se fosse presente un insegnante. Chiederò a Madama Bumb di assistere ai vostri allenamenti».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Il giorno prima della partita, il vento prese a ululare e la piOggia cadde più fitta che mai. Era così buio che nei corridoi e nelle classi furono accese torce e lanterne supplementari. La squadra dei Serpeverde era molto soddisfatta, e Malfoy più di tutti.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Ha detto che Oggi stava troppo male per fare lezione» disse Piton con un sorriso storto. «Credevo di averti detto di sederti».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Vi accontentate di poco. Lupin non vi sta certo caricando di lavoro... Saper affrontare i Berretti Rossi e gli Avvincini è roba da primo anno. Oggi parleremo di...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Smettila di preoccuparti, Oliver» disse Alicia cercando di consolarlo, «non sarà un po' di piOggia a fermarci».
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Ma era molto di più di un po' di piOggia. Il Quidditch era così popolare che tutta la scuola voleva assistere alla partita, come sempre, ma tutti corsero giù per il prato verso il campo da Quidditch con le teste chine per opporsi al vento feroce, con gli ombrelli che volavano via strappati dalle loro mani. Appena prima di entrare negli spogliatoi, Harry vide Malfoy, Tiger e Goyle che ridevano e lo additavano da sotto un enorme ombrello, diretti allo stadio.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Il vento era cosi forte che entrando in campo barcollarono. Se la folla applaudì, non la sentirono: ogni altro rumore era sovrastato dai tuoni. La piOggia schizzava gli occhiali di Harry. Come accidenti avrebbe fatto a vedere il Boccino d'Oro?
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry decollò rapido, ma la sua Nimbus oscillava leggermente per via del vento. Cercò di tenerla più dritta che poteva, strizzando gli occhi per vedere nella piOggia.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Di lì a cinque minuti era bagnato fradicio e congelato, e riusciva a stento a vedere i suoi compagni, per non parlare del minuscolo Boccino. Volò avanti e indietro per il campo, rincorrendo sagome sfuocate rosse e gialle, senza avere idea di cosa stesse succedendo. Non sentiva i commenti, con quel vento. La folla era nascosta sotto un mare di mantelli e ombrelli malconci. Harry rischiò due volte di essere disarcionato da un Bolide; la sua vista era così appannata dalla piOggia sugli occhiali che non li aveva visti arrivare.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Perse il senso del tempo. Tenere dritto il manico di scopa divenne sempre più difficile. Il cielo s'incupiva, come se la notte avesse deciso di arrivare in anticipo. Due volte Harry colpì un altro giocatore, senza sapere se fosse un compagno o un avversario; ormai erano tutti così zuppi, e la piOggia era così fitta, che riusciva a stento a distinguerli...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Con il primo lampo arrivò anche il suono del fischietto di Madama Bumb. Harry intravide nella piOggia la sagoma di Baston che gli faceva cenno di scendere. Tutta la squadra atterrò schizzando nel fango.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Ecco!» disse restituendoli a Harry. «Respingeranno la piOggia!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry si guardò intorno disperatamente. Cedric Diggory filava su per il campo, e un minuscolo frammento d'oro brillava nell'aria gonfia di piOggia che li separava...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Dài!» urlò alla sua Nimbus, mentre la piOggia gli schiaffeggiava il volto, «più veloce!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Un po' per la promessa di Lupin di dargli qualche lezione AntiDissennatore, un po' per il pensiero che forse non avrebbe mai più dovuto riascoltare la morte di sua madre, un po' per il fatto che Corvonero aveva schiacciato Tassorosso nell'incontro alla fine di novembre, l'umore di Harry migliorò decisamente. Grifondoro dopotutto non era fuori gara, anche se non poteva permettersi di perdere un'altra partita. Baston tornò in possesso della sua energia frenetica, e fece lavorare la squadra come sempre nei turbini di piOggia gelida che continuarono anche in dicembre. Harry non vide traccia di Dissenatori nel territorio della scuola. La furia di Silente sembrava trattenerli nelle loro postazioni agli ingressi.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   La mappa era uno di quei pericolosi Oggetti magici da cui il signor Weasley li aveva messi in guardia... Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori... ma comunque, ragionò Harry, lui voleva usarla solo per andare a Hogsmeade, non era come se volesse rubare qualcosa o aggredire qualcuno... e Fred e George l'avevano usata per anni e non era successo niente di terribile...
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Sì, ma... ma...» Hermione sembrava decisa a trovare un altro problema. «Insomma, Harry non dovrebbe venire comunque a Hogsmeade, non ha il permesso firmato! Se qualcuno lo scopre, finirà nei guai, e guai seri! E non è ancora il calar del sole... cosa succede se Sirius Black si fa vedere Oggi? Adesso, magari?»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Tacque e bevve un sorso di tè. Ron e Hermione lo guardarono senza fiato. Non avevano mai sentito Hagrid alludere al suo breve sOggiorno ad Azkaban. Dopo una pausa, Hermione chiese timidamente:
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Sì...» Harry si aggrappò a un banco, si alzò e vi si appOggiò.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Corvonero giocò contro Serpeverde una settimana dopo l'inizio del trimestre. Vinse Serpeverde, anche se di stretta misura. Secondo Baston, era un bene per Grifondoro, che si sarebbe piazzato secondo se a sua volta avesse battuto Corvonero. Quindi Baston portò il numero degli allenamenti a cinque la settimana. Con le lezioni AntiDissennatore di Lupin, che da sole erano più faticose di sei allenamenti di Quidditch, Harry aveva solo una sera la settimana per fare i compiti. Anche così, non parve accusare lo sforzo tanto quanto Hermione, il cui immenso carico di lavoro cominciava a farsi sentire. Tutte le sere, senza eccezioni, Hermione era in un angolo della sala comune, con parecchi tavoli coperti di libri, schemi di Aritmanzia, dizionari di rune, diagrammi di Babbani che sollevavano Oggetti pesanti e quaderni su quaderni di appunti fitti fitti; quasi non parlava con nessuno, e quando veniva interrotta scattava, nervosissima. «Come fa?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Cari Harry e Ron,
cosa ne dite di venire a prendere il tè da me Oggi pomeriggio verso le sei? Vengo a prendervi io al castello. ASPETTATE ME NELL'INGRESSO, NON DOVETE USCIRE DA SOLI.
Saluti,
Hagrid

L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Tiger e Goyle sOgghignarono.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Siete in ritardo, ragazzi!» disse loro l'insegnante in tono severo, mentre Harry apriva la porta. «Entrate, presto, fuori le bacchette, Oggi proviamo gli Incantesimi Rallegranti, ci siamo già disposti a coppie...»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «No, no, è fissato per Oggi pomeriggio» disse Caramell guardando Ron con curiosità.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Grattastinchi balzò in avanti. Strisciò come un serpente tra i rami agitati e appOggiò le zampe anteriori sopra un nodo nel tronco.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Black fece un gesto di sorpresa che riuscì quasi a far slOggiare Grattastinchi; Harry strinse convulsamente la bacchetta... Fallo adesso! disse una voce dentro di lui, ma i passi ormai risuonavano sulle scale e Harry non era ancora entrato in azione.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   La porta della stanza si spalancò in una piOggia di scintille rosse e Harry
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Hermione teneva l'orecchio appOggiato alla porta dell'armadio.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Hermione posò le mani sulla groppa di Fierobecco e Harry l'aiutò. Poi appOggiò il piede su uno dei rami più bassi del cespuglio e si issò a cavalcioni davanti a lei. Prese la corda che penzolava dal collo dell'animale e la legò dall'altra parte del collare, ottenendo un paio di redini.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Oh, è orribile» sussurrò Hermione, l'orecchio appOggiato alla porta. «Scommetto che è tutto eccitato perché i Dissennatori vogliono finire Sirius...» Controllò l'orologio. «Tre minuti, Harry!»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    Poiché non c’erano prove che i Riddle fossero stati assassinati, la polizia fu costretta a rilasciare Frank. I Riddle furono sepolti nel cimitero di Little Hangleton, e le loro tombe furono per un po’ Oggetto di curiosità. Con sorpresa di tutti, e in una nube di sospetto, Frank Bryce tornò nella sua casetta sulla proprietà dei Riddle.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank non aveva il telefono, e comunque nutriva, una profonda sfiducia nella polizia da quando questa lo aveva prelevato per interrogarlo sulla morte dei Riddle. Mise subito giù il bollitore e corse su per le scale quanto più velocemente glielo consentiva la gamba ferita. Ben presto fu di nuovo in cucina, completamente vestito. Staccò una vecchia chiave arrugginita dal gancio vicino alla porta, prese il bastone da passeggio, che era appOggiato al muro, e si addentrò nella notte.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley era il mago Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani al Ministero della Magia, ma per quanto ne sapeva Harry non aveva particolari conoscenze in materia di incantesimi. E in ogni caso, a Harry non andava l’idea che tutta quanta la famiglia Weasley sapesse che lui, Harry, diventava isterico al primo doloretto. La signora Weasley si sarebbe agitata più di Hermione, e Fred e George, i fratelli gemelli sedicenni di Ron, avrebbero pensato che Harry s’era rammollito. I Weasley erano in assoluto la famiglia preferita di Harry; sperava che lo invitassero da loro da un momento all’altro (Ron aveva detto qualcosa a proposito della Coppa del Mondo di Quidditch) e non voleva che il suo sOggiorno fosse costellato di ansiose indagini sulla sua cicatrice.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Verremo a prenderti, che ai Babbani piaccia o meno, non puoi perderti la Coppa del Mondo, solo che mamma e papà pensano che è meglio se facciamo finta di chiedere il loro permesso prima. Se dicono di sì, manda subito indietro Leo con la risposta, e saremo da te domenica alle cinque. Se dicono di no, rimanda subito Leo e verremo a prenderti domenica alle cinque comunque. Hermione arriva Oggi pomeriggio. Percy ha cominciato a lavorare all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Non parlare assolutamente di Estero quando sarai qui a meno che tu non voglia farti strappar via le mutande dalla noia.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «Ho detto al signor Crouch che la finirò per martedì» diceva in tono pomposo. «È un po’ in anticipo, ma mi piace essere tempestivo. Credo che mi sarà grato per averla finita prima del tempo. Voglio dire, al momento da noi c’è così tanto da fare, con tutti i preparativi per la Coppa del Mondo. È che non abbiamo tutto l’appOggio che ci occorre dall’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Ludo Bagman…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sì, be’, comunque al secondo tentativo ce l’ha fatta» disse la signora Weasley tornando in cucina tra calorosi sOgghigni.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Alcuni piccoli Oggetti dai colori vivaci sfrecciarono fuori dalla tasca di George; lui tentò di afferrarli ma li mancò, e quelli filarono nella mano tesa della signora Weasley.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «È stato un problema organizzativo cruciale» sospirò il signor Weasley. «Il guaio è che alla Coppa del Mondo arrivano qualcosa come centomila maghi, e naturalmente non abbiamo un sito magico abbastanza grande da accoglierli tutti. Ci sono luoghi in cui i Babbani non possono entrare, ma prova a immaginare di stipare centomila maghi a Diagon Alley o sul binario nove e tre quarti. Così abbiamo dovuto trovare una bella landa deserta e mettere in atto tutte le precauzioni anti-Babbani possibili. L’intero Ministero ci ha lavorato per mesi. Prima di tutto, naturalmente, bisogna scaglionare gli arrivi. Quelli con i biglietti più a buon mercato devono arrivare con due settimane d’anticipo. Un numero limitato usa mezzi di trasporto babbani, ma gli altri non possono affollare i loro pullman e treni: ricorda che i maghi arrivano da tutto il mondo. Alcuni si Materializzano, naturalmente, ma dobbiamo trovare dei luoghi sicuri per la loro Materializzazione, a distanza di sicurezza dai Babbani. Credo che per questo ci sia un bosco comodo. Per quelli che non vogliono o non possono Materializzarsi, ci sono le Passaporte, Oggetti che servono a trasportare i maghi da un posto all’altro in un orario prestabilito. Si possono organizzare gruppi numerosi, se occorre. Ci sono duecento Passaporte disposte in punti strategici in tutta la Gran Bretagna, e la più vicina a noi è in cima al Col dell’Ermellino, ed è lì che siamo diretti».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Che tipo di Oggetti sono le Passaporte?» chiese Harry incuriosito.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Non erano solo gli occhi di Ron. Erano arrivati a un gruppo di tende tutte coperte con una fitta coltre di trifoglio, e sembrava che collinette di strana fOggia fossero spuntate dal terreno. Sotto quelle aperte si vedevano visi sorridenti. Poi, dietro di loro, qualcuno li chiamò.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley trasse un gran sospiro. «Gli ho mandato un gufo a questo proposito proprio la settimana scorsa. Una volta per tutte: i tappeti sono definiti Prodotto Babbano nel Registro degli Oggetti Incantabili Proibiti, ma lui mi dà retta?»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Un attimo dopo, quella che pareva una gran cometa verde e oro entrò saettando nello stadio. Fece un giro completo, poi si divise in due comete più piccole che si scagliarono verso gli anelli dorati e all’improvviso un arcobaleno s’inarcò sul campo, unendo le due sfere di luce. La folla fece “oooh” e “aaah” come davanti a uno spettacolo di fuochi d’artificio. Poi l’arcobaleno sbiadì e le sfere di luce si riunirono e si fusero; avevano formato un enorme trifoglio splendente, che si alzò in cielo e prese a fluttuare sulle tribune. Qualcosa di simile a una piOggia dorata parve cadere giù…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Harry riportò l’Omniocolo agli occhi. Era difficile vedere che cosa succedeva di sotto, perché i Lepricani sfrecciavano esilarati per tutto il campo, ma riuscì a distinguere Krum, circondato da medimaghi. Sembrava più corrucciato che mai, e non permise che gli tamponassero il sangue. I suoi compagni di squadra lo attorniavano scuotendo la testa con aria sconfitta; poco più in là, i giocatori irlandesi ballavano in una piOggia d’oro che scendeva dalle loro Mascotte. Per tutto lo stadio sventolavano bandiere, l’inno nazionale irlandese risuonava da tutte le parti; le Veela stavano tornando al loro consueto bell’aspetto benché scoraggiate e depresse.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione si voltarono di scatto. Draco Malfoy era lì accanto a loro, solo, appOggiato a un albero, decisamente rilassato. Le braccia incrociate, in apparenza aveva seguito la scena del campeggio attraverso gli alberi.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Tieni giù quel tuo testone, Granger» sOgghignò Malfoy.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «È la gente come te, Ron» cominciò Hermione infervorata, «che appOggia sistemi marci e ingiusti solo perché è troppo pigra per…»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    La piOggia frustava la finestra del salotto. Hermione era immersa nella lettura del Manuale di Incantesimi, volume quarto: la signora Weasley ne aveva comprata una copia per lei, una per Ron e una per Harry a Diagon Alley. Charlie stava rammendando un passamontagna ignifugo. Harry lustrava la sua Firebolt, con il Kit di Manutenzione per Manici di Scopa che Hermione gli aveva regalato per il suo tredicesimo compleanno aperto ai suoi piedi. Fred e George sedevano in un angolo lontano, la penna in mano, e si scambiavano sussurri, le teste chine su un rotolo di pergamena.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Harry richiuse il suo Kit di Manutenzione per Manici di Scopa, si mise la Firebolt in spalla e tornò di sopra con Ron. Lassù la piOggia rimbombava ancora più fragorosamente, ed era accompagnata da forti sibili e gemiti del vento, per non parlare degli sporadici ululati del fantasma che viveva in soffitta. Leo prese di nuovo a cantare e a sfrecciare nella sua gabbia quando entrarono nella stanza di Ron. La vista dei bauli quasi pronti sembrava averlo precipitato in un delirio d’eccitazione.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

   C’era decisamente una tetraggine da fine-delle-vacanze nell’aria quando Harry si svegliò la mattina dopo. Una piOggia pesante picchiettava ancora contro la finestra mentre s’infilava i jeans e una felpa; la divisa della scuola l’avrebbe indossata sull’Espresso di Hogwarts.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Mi dispiace, Molly» disse più lentamente, «disturbarvi cosi presto… ma Arthur è il solo che possa tirar fuori Malocchio, e Malocchio dovrebbe cominciare il nuovo lavoro Oggi. Perché doveva scegliere proprio ieri notte…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Arthur ha cercato di farsi prestare delle auto del Ministero per noi» sussurrò a Harry mentre si trovavano nel giardino lavato dalla piOggia a guardare i tassisti che caricavano sei pesanti bauli di Hogwarts nei portabagagli. «Ma non ce n’erano libere… oh cielo, non sembrano felici, vero?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Il viaggio fu scomodo, poiché vennero tutti stipati nel retro dei taxi coi loro bauli. Grattastinchi ci mise un po’ a riprendersi dai fuochi d’artificio, e Harry, Ron e Hermione arrivarono a Londra seriamente graffiati. Furono molto sollevati di scendere a King’s Cross, anche se la piOggia cadeva più fitta che mai, e per trasportare i bauli attraverso la strada affollata e dentro la stazione si inzupparono fino all’osso.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry era ormai abituato a raggiungere il binario nove e tre quarti. Si trattava semplicemente di camminare dritti attraverso l’apparentemente solida barriera che separava i binari nove e dieci. L’unica parte complicata era farlo così da non dare nell’occhio, in modo da evitare di attirare l’attenzione dei Babbani. Quel giorno lo fecero a gruppi; Harry, Ron e Hermione (i più vistosi, dal momento che avevano Leo e Grattastinchi) andarono per primi; si appOggiarono alla barriera con aria noncurante, chiacchierando tranquillamente, e scivolarono di lato attraverso di essa… e il binario nove e tre quarti si materializzò davanti a loro.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione tornarono nel loro scompartimento. La piOggia fitta che spruzzava i finestrini rendeva molto difficile guardare fuori. Ron aprì il suo baule, estrasse l’abito da cerimonia marrone e lo gettò sulla gabbia di Leo per farlo star zitto.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    La piOggia divenne sempre più fitta mentre il treno avanzava verso nord. Il cielo era così cupo e i finestrini così appannati che le lanterne vennero accese già a mezzogiorno. Il carrello del pranzo arrivò sferragliando lungo il corridoio, e Harry comprò un bel mucchio di dolci da dividere con gli altri.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Mentre le portiere si aprivano, in alto echeggiò un rombo di tuono. Hermione avvolse Grattastinchi nel suo mantello e Ron lasciò l’abito da cerimonia sopra Leo mentre scendevano dal treno, le teste chine e gli occhi ridotti a fessure per il diluvio. La piOggia ora scendeva così fitta e rapida che era come se sulle loro teste venissero continuamente rovesciati secchi d’acqua ghiacciata.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

   Le carrozze avanzarono pesantemente attraverso i cancelli, fiancheggiati da statue di cinghiali alati, e su per il ripido viale, oscillando pericolosamente in quella che stava diventando in fretta una tempesta. La fronte contro il finestrino, Harry vide Hogwarts avvicinarsi, le molte finestre illuminate confuse e tremolanti al di là della fitta cortina di piOggia. Un fulmine dardeggiò nel cielo mentre la loro carrozza si fermava davanti ai grandi portoni di quercia in cima alla rampa di gradini di pietra. Chi era a bordo delle carrozze davanti a loro già si affrettava a salire e a entrare nel castello; anche Harry, Ron, Hermione e Neville balzarono giù e sfrecciarono per gli scalini, alzando lo sguardo solo quando si trovarono al riparo nell’imponente Sala d’Ingresso illuminata dalle torce con la sua grandiosa scalinata di marmo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Or son mille anni, o forse anche più, che l’ultimo punto cucito mi fu: vivevano allor quattro maghi di fama, che ancora Oggi celebri ognuno qui chiama. Il fier Grifondoro, di cupa brughiera, e Corvonero, beltà di scogliera, e poi Tassorosso, signor di vallata, e ancor Serpeverde, di tana infossata. Un solo gran sogno li accomunava, un solo progetto quei quattro animava: creare una scuola, stregoni educare. E Hogwarts insieme poteron fondare. Ciascuno dei quattro una casa guidava, ciascuno valori diversi insegnava: ognuno stimava diverse virtù e quelle cercava di accrescer vieppiù. E se Grifondoro il coraggio cercava e il giovane mago più audace premiava, per Corvonero una mente brillante fu tosto la cosa davvero importante. Chi poi nell’impegno trovava diletto del buon Tassorosso vinceva il rispetto, e per Serpeverde la pura ambizione contava assai più di ogni nobile azione. I quattro, concordi, gli allievi diletti sceglievan secondo criteri corretti. Ma un giorno si dissero: chi li spartirà quando ognuno di noi defunto sarà? Così Grifondoro un modo trovava e me dal suo capo veloce sfilava: poi con i tre maghi una mente mi fece capace di scegliere in loro vece. E se sulle orecchie mi avrete calato, voi state pur certi, non ho mai sbagliato: nelle vostre teste un occhiata darò e alla Casa giusta vi assegnerò!
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La piOggia tamburellava ancora pesantemente contro le alte, scure finestre. Un altro tuono scosse i vetri, e il soffitto tempestoso fu attraversato da un bagliore che illuminò i piatti d’oro mentre gli avanzi della prima portata sparivano e venivano sostituiti all’istante da altre pietanze.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Quando anche i dolci furono demoliti, e le ultime briciole furono svanite dai piatti, lasciandoli lustri e puliti, Albus Silente si alzò di nuovo. Il chiacchiericcio che riempiva la Sala s’interruppe quasi all’istante, tanto da lasciar udire solo l’ululato del vento e il picchiettio della piOggia.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Mastro Gazza, il custode, mi ha chiesto di dirvi che la lista di Oggetti proibiti dentro le mura del castello quest’anno è stata estesa agli Yo-yo Ululanti, ai Frisbee Zannuti e ai Boomerang Rimbalzatutto. La lista completa comprende qualcosa come quattrocentotrentasette Oggetti, credo, e può essere consultata nell’ufficio di Mastro Gazza, se qualcuno volesse controllare».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Sulla soglia c’era un uomo appOggiato a un lungo bastone, avvolto in un mantello nero da viaggio. Un lampo improvviso lo illuminò: tutte le teste dei ragazzi si volsero di scatto a guardarlo. L’uomo abbassò il cappuccio, scosse una folta chioma di lunghi capelli brizzolati, poi prese ad avanzare verso il tavolo degli insegnanti.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno in ottobre e resteranno con noi per la maggior parte dell’anno. So che tutti voi tratterete con la massima gentilezza i nostri ospiti stranieri durante il loro sOggiorno, e darete il vostro sincero sostegno al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata. E ora è tardi e so quanto è importante che ciascuno di voi sia ben sveglio e riposato quando comincerete le lezioni domani mattina. Ora di andare a letto! Forza, veloci!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Oggi non è male… siamo fuori tutta la mattina» disse Ron, che scorreva col dito la colonna dell’orario dedicata al lunedì. «Erbologia con quelli di Tassorosso e Cura delle Creature Magiche… accidenti, siamo ancora con i Serpeverde».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Due ore di Divinazione Oggi pomeriggio» gemette Harry leggendo più avanti. Divinazione era la materia che amava di meno, dopo Pozioni. La professoressa Cooman non faceva che predire la morte di Harry, cosa che lui trovava estremamente seccante.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hagrid aprì la bocca, e parve riflettere intensamente; ci fu una pausa di qualche secondo, poi rispose in tono rude: «Quella sarà la prossima lezione, Malfoy. Oggi dovete solo darci da mangiare. Dovrete provare a darci delle cose diverse — io non ne ho mai tenuti prima, non so che cosa ci piace. Io ho qua uova di formica e fegato di rana e un po’ di bisce: provate un po’ di tutto».
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Oh, certo, sei stato da loro quest’estate, vero, Potter?» sOgghignò Malfoy. «Allora dimmi, sua madre è davvero così cicciona, o è solo la foto?»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Superforte» disse il migliore amico dei gemelli, Lee Jordan, scivolando nel posto accanto a George. «L’abbiamo avuto Oggi pomeriggio» disse a Harry e Ron.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hermione si sedette, depose gli Oggetti che aveva con sé su una sedia vuota e trasse a sé le predizioni di Ron.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Harry notò anche che il castello fu ripulito da cima a fondo. Parecchi ritratti sudici furono scrostati, con gran disappunto dei loro sOggetti, che sedevano rannicchiati nelle cornici, borbottavano cupi e trasalivano tastandosi i volti di un rosa acceso. Le armature all’improvviso diventavano scintillanti e si muovevano senza cigolare. E Argus Gazza, il custode, divenne talmente feroce con gli studenti che dimenticavano di pulirsi le scarpe che provocò una crisi isterica in un paio di ragazzine del primo anno.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Il professor Karkaroff si voltò di scatto. Malocchio Moody era là, appOggiato pesantemente al bastone, l’occhio magico che fissava malevolo il Preside di Durmstrang.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Le decorazioni della Sala Grande quella mattina erano cambiate. Era Halloween: una nuvola di pipistrelli vivi svolazzava sul soffitto incantato, mentre centinaia di zucche intagliate sOgghignavano da tutti gli angoli. Harry si diresse verso Dean e Seamus, che stavano discutendo degli studenti di Hogwarts di diciassette anni o più che probabilmente si sarebbero fatti avanti.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Che cosa facciamo Oggi, allora?» chiese Ron a Harry e Hermione quando ebbero finito di fare colazione e uscirono dalla Sala Grande.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Una piOggia leggera prese a cadere a metà pomeriggio; era molto piacevole star seduti vicino al fuoco, ascoltando il ticchettio morbido delle gocce contro la finestra, guardando Hagrid che si rammendava i calzini e litigava con Hermione a proposito degli elfi domestici — perché si rifiutò categoricamente di unirsi al CREPA quando lei gli mostrò le spille.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Viktor Krum, Cedric Diggory e Fleur Delacour erano riuniti attorno al fuoco. Erano stranamente impressionanti, stagliati contro le fiamme. Krum, ingobbito e imbronciato, era appOggiato al camino, un po’ discosto dagli altri due; Cedric stava in piedi con le mani dietro la schiena e fissava il fuoco; Fleur Delacour si voltò quando Harry entrò, e gettò indietro il manto di lunghi capelli argentei.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Perché hanno raggirato un Oggetto magico molto potente!» ribatté Moody. «Era necessario un Incantesimo Confundus di potenza eccezionale per indurre quel Calice a dimenticare che al Torneo partecipano solo tre scuole… Suppongo che abbiano inserito il nome di Potter come rappresentante di un’altra scuola, per assicurarsi che fosse l’unico della sua categoria…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Salirono alla Guferia. Hermione diede a Harry una pergamena, una penna e una boccetta d’inchiostro, poi si mise a passeggiare tra le lunghe file di trespoli, osservando i gufi così diversi, mentre Harry sedeva con la schiena appOggiata al muro e scriveva la sua lettera.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Davvero, non è così difficile, Harry» cercò di rassicurarlo Hermione mentre uscivano dalla lezione di Vitious: lei aveva attirato Oggetti da tutta la stanza per tutta la lezione, come se fosse stata una calamita per cancellini, cestini della carta straccia e Lunascopi. «È solo che non ti sei concentrato nel modo giusto…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Chissà perché» borbottò Harry cupo, mentre Cedric Diggory lo superava, circondato da un bel gruppo di ragazze miagolanti, che guardarono tutte Harry come se fosse uno Schiopodo particolarmente grosso. «Comunque… non c’è problema, eh? Oggi pomeriggio doppie Pozioni, non vedo l’ora…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Ron era appOggiato al muro con Dean e Seamus. Non rideva, ma non prese nemmeno le parti di Harry.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ignorale» disse Hermione con voce piena di dignità, oltrepassando a testa alta le Serpeverde sOgghignanti come se non esistessero. «Ignorale e basta, Harry».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Ma Harry non ci riusciva. Ron non gli rivolgeva la parola da quando gli aveva detto del castigo di Piton. Harry aveva mezzo sperato che si sarebbero rappacificati durante le due ore nelle quali furono costretti a mettere sott’aceto cervelli di ratto nel sotterraneo di Piton, ma proprio quel giorno era uscito l’articolo di Rita, a rafforzare la convinzione di Ron che Harry si stesse davvero godendo tutta l’attenzione di cui era Oggetto.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry si sentiva meravigliosamente libero sotto il Mantello; osservò gli altri studenti superarli mentre entravano nel villaggio, e molti ostentavano spille con la scritta TIFA PER CEDRIC DIGGORY, ma una volta tanto non fu Oggetto di commenti sarcastici, e nessuno citò quello stupido articolo.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Stupeficium!» urlarono in coro, e gli Schiantesimi sfrecciarono nell’oscurità come razzi infiammati, esplodendo in una piOggia di stelle sulla pelle squamosa dei draghi…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Fecero tre volte il giro del lago, cercando di pensare a un incantesimo semplice che potesse sOggiogare un drago. Ma non gliene venne in mente nessuno, così si rinchiusero in biblioteca. Qui Harry sfilò dagli scaffali tutti i libri sui draghi che riusci a trovare, e tutti e due si misero a consultarli uno dopo l’altro.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Era entrato in quell’ufficio al tempo di due dei suoi occupanti precedenti. All’epoca del professor Allock, le pareti erano tappezzate di ritratti sorridenti di Allock stesso che facevano l’occhiolino. Quando c’era Lupin, era più probabile imbattersi in un esemplare di qualche nuova, affascinante Creatura Oscura che si era procurato per la lezione. Ora, invece, l’ufficio era pieno di una serie di Oggetti straordinariamente stravaganti che Moody doveva aver usato nei giorni in cui era un Auror.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Sulla sua scrivania c’era quella che sembrava una grossa trottola di vetro incrinato: era uno Spioscopio. Harry lo riconobbe subito perché ne aveva uno anche lui, molto più piccolo di quello di Moody. Su un tavolino nell’angolo c’era un Oggetto che sembrava un’antenna televisiva dorata decisamente arzigogolata. L’antenna ronzava. Quello che sembrava uno specchio era appeso alla parete di fronte a Harry, ma non rifletteva la stanza. Sagome in ombra si muovevano al suo interno, nessuna completamente a fuoco.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    E così si allenarono. Non pranzarono, ma cercarono un’aula vuota, e qui Harry tentò con tutte le sue forze di attirare a sé svariati Oggetti attraverso la stanza. Aveva ancora qualche difficoltà. I libri e le penne continuavano a perdere potenza a metà strada e a cadere a terra come sassi.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Per un attimo parve che Ron stesse per scoppiare a ridere; di sicuro incrociò lo sguardo di Harry per la prima volta da giorni, ma Harry provava ancora troppo rancore per badargli. Passò il resto della lezione cercando di attirare a sé con la bacchetta piccoli Oggetti sotto il tavolo. Riuscì a far volare una mosca dritto nel palmo della mano, anche se non era del tutto certo che fosse dovuto alla sua abilità nell’Incantesimo di Appello: forse la mosca era solo stupida.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Alle due di notte, Harry era in piedi vicino al camino, circondato da cataste di Oggetti — libri, penne, parecchie sedie rovesciate, un vecchio kit di Gobbiglie e il rospo di Neville, Oscar. Solo nel corso dell’ultima ora era riuscito davvero a padroneggiare l’Incantesimo di Appello.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Harry sapeva che Ron voleva solo farsi perdonare il comportamento delle ultime settimane, ma gli fece piacere lo stesso. Hermione, invece, si appOggiò alla parete della Guferia, incrociò le braccia e guardò torva Ron.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Rita Skeeter era appOggiata allo steccato che circondava il giardino di Hagrid, e guardava il caos lì dentro. Portava un pesante mantello rosso vivo con il collo di pelliccia viola, e la borsetta di coccodrillo a tracolla.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    SOgghignò mentre Harry afferrava il foglio, lo spiegava e leggeva, con Ron, Seamus, Dean e Neville sopra la sua spalla. Era un articolo corredato di una foto di Hagrid con l’aria decisamente imbarazzata.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Piton zittì all’improvviso. Lui e Gazza guardarono giù, verso i piedi della scala. Harry vide Malocchio Moody avanzare zoppicando nello stretto spazio tra le loro teste. Moody indossava il vecchio mantello da viaggio sulla camicia da notte, e si appOggiava al bastone come al solito.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Il cuore di Harry sprofondò; lo sapeva che ci si sarebbe arrivati. Moody stava per chiedergli dove aveva preso quella mappa, che era un Oggetto magico alquanto dubbio — e la storia di come era finita nelle sue mani incolpava non solo lui, ma suo padre, Fred e George Weasley, e il professor Lupin, il loro ultimo professore di Difesa contro le Arti Oscure. Moody agitò la mappa davanti a Harry, che si preparò…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Lui, Ron e Hermione erano seduti in fondo alla classe di Incantesimi con un tavolo tutto per loro. Quel giorno dovevano esercitarsi nell’opposto dell’Incantesimo di Appello: l’Incantesimo di Esilio. A causa del rischio di brutti incidenti quando gli Oggetti continuavano a volare per la stanza, il professor Vitious aveva dato a ciascuno una pila di cuscini con cui fare esercizio, perché non facessero del male a nessuno se non arrivavano a destinazione. Era giusto, in teoria, ma in pratica non funzionava granché. La mira di Neville era cosi scarsa che continuava a spedire per sbaglio attraverso la stanza cose molto più pesanti: come il professor Vitious, per esempio.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Leo era troppo piccolo per trasportare un prosciutto intero su per la montagna da solo, così Harry chiese anche l’aiuto di due allocchi di palude della scuola. Quando furono decollati nella luce del tramonto, tre bizzarre sagome che trasportavano insieme il grosso pacco, Harry si appOggiò al davanzale, guardando il parco, le cupe cime fruscianti degli alberi della Foresta Proibita, e le vele agitate della nave di Durmstrang. Un gufo reale attraversò in volo il filo di fumo che saliva dal camino di Hagrid; planò verso il castello, circumnavigò la Guferia e sparì. Guardando in giù, Harry vide Hagrid scavare con foga davanti alla capanna. Si chiese che cosa stesse facendo; era come se stesse preparando un nuovo orticello. In quel momento Madame Maxime sbucò dal carro di Beauxbatons e raggiunse Hagrid. Cercò di coinvolgerlo in una conversazione. Hagrid si appOggiò alla pala, ma non sembrava desideroso di prolungare la chiacchierata, perché Madame Maxime poco dopo tornò alla sua carrozza.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Sono dei piccoli, utili trovatesori» disse Hagrid allegramente. «Ho pensato che Oggi ci potevamo divertire un po’ con loro. Vedete laggiù?» E indicò il bel pezzo di terra appena vangata che Harry lo aveva visto lavorare dalla finestra della Guferia. «Ho sepolto delle monete d’oro. Ho un premio per chi sceglie lo Snaso che ne trova di più. Toglietevi gli Oggetti preziosi, scegliete uno Snaso e preparatevi a liberarli».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Non serve, Silente, sono qui». Moody avanzò zoppicando, appOggiandosi al bastone, la bacchetta accesa. «Dannata gamba» ringhiò. «Sarei arrivato prima… che cosa è successo? Piton ha detto qualcosa a proposito di Crouch…»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Hagrid ritirò la mano che inchiodava Karkaroff all’albero, e quest’ultimo scivolò lungo il tronco e si afflosciò a terra; una piccola piOggia di rametti e foglie lo colpì sulla testa.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Di rado una lezione di Storia della Magia era stata così lunga. Harry continuava a guardare l’orologio di Ron. visto che finalmente aveva rinunciato al suo, ma quello di Ron si muoveva così piano che sembrava essersi rotto anche quello. Erano tutti e tre così stanchi che avrebbero posato volentieri la testa sul banco per dormire; perfino Hermione non prendeva appunti come al solito, ma era seduta con la testa appOggiata alla mano e fissava il professor Rüf con occhi vuoti.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Miei cari» esordì la professoressa Cooman, seduta in una profonda poltrona di fronte alla classe, scrutando i ragazzi uno per uno con gli occhi stranamente ingranditi dalle lenti, «abbiamo quasi finito il nostro lavoro sulla divinazione planetaria. Oggi, comunque, ci si presenta un’ottima occasione per osservare gli effetti di Marte, perché in questo momento si trova in una posizione assolutamente interessante. Se volete guardare da questa parte, spegnerò le luci…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Agitò la bacchetta e le lampade si spensero. Il fuoco rimase l’unica fonte di luce. La professoressa Cooman si chinò e prese da sotto la sedia un modellino in miniatura del sistema solare rinchiuso sotto una cupola di vetro. Era un Oggetto molto bello; ciascuna delle lune scintillava dolcemente al suo posto attorno ai nove pianeti e al sole che brillava forte, e ciascun globo galleggiava a mezz’aria sotto il vetro. Harry guardò pigramente mentre la professoressa Cooman cominciava a indicare l’angolo affascinante che Marte formava con Nettuno. Vapori dal greve profumo gli aleggiavano addosso, e l’arietta che entrava dalla finestra gli giocherellava sul viso. Udì il morbido ronzio di un insetto da qualche parte dietro la finestra. Le palpebre gli si fecero pesanti…
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry alzò la mano destra, esitò, poi la sventolò con foga davanti al volto di Silente. Quest’ultimo non batté ciglio, non si volse verso Harry, non si mosse affatto. E ciò, per Harry, sistemava la faccenda: Silente non lo avrebbe ignorato così. Si trovava dentro un ricordo, e quello non era il Silente di Oggi. Eppure non poteva essere passato molto tempo… il Silente seduto accanto a lui in quel momento aveva i capelli d’argento, proprio come il Silente di Oggi. Ma che cos’era quel posto? Che cosa aspettavano tutti quei maghi?
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Vai avanti» sOgghignò Moody.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Stanca di imbattersi nel terzetto in tutti gli angoli della scuola, la professoressa McGranitt aveva dato a Harry il permesso di usare la classe di Trasfigurazione che era vuota all’ora di pranzo. Ben presto Harry padroneggiò l’Incantesimo di Ostacolo, che rallentava e ostacolava gli aggressori, l’Incantesimo Reductor, che gli consentiva di far saltare in aria Oggetti solidi che fossero d’intralcio, e l’Incanto Quattro Punti, un’utile scoperta di Hermione che avrebbe indirizzato la sua bacchetta esattamente a nord, permettendogli di orientarsi all’interno del labirinto. Aveva ancora qualche difficoltà con il Sortilegio Scudo, però. Questo avrebbe dovuto creargli attorno un muro temporaneo invisibile che deviava gli incantesimi minori; ma Hermione riuscì a mandarlo in pezzi con una Fattura Gambemolli ben piazzata. Harry si aggirò barcollando per dieci minuti prima che lei riuscisse a scoprire la controfattura.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Fissò il titolo e disse: «Non è possibile. Non Oggi. Quella vecchia vacca».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry trascorse una mattinata molto piacevole passeggiando per il parco inondato di sole con Bill e la signora Weasley; mostrò loro la carrozza di Beauxbatons e la nave di Durmstrang. La signora Weasley fu incuriosita dal Platano Picchiatore, che era stato piantato dopo che lei aveva finito gli studi, e si lasciò andare a diffusi ricordi del guardiacaccia predecessore di Hagrid, un uomo chiamato Ogg.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La formula magica schizzò nella nebbiolina, lasciandola intatta. Si disse che avrebbe dovuto saperlo; l’Incantesimo Reductor funzionava con gli Oggetti solidi. Che cosa sarebbe successo se avesse attraversato la nebbia? Valeva la pena di tentare, o doveva tornare sui suoi passi?
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «No» rispose Harry, ansimando. Si guardò la gamba: sanguinava parecchio. Vide una sorta di spessa sostanza collosa emessa dalle tenaglie del ragno sulla veste strappata. Cercò di alzarsi, ma la gamba gli tremava violentemente e non riusciva a sostenere il suo peso. Si appOggiò alla siepe, cercando di prendere fiato, e si guardò intorno.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Siamo sempre pari» insisté Harry, provando con cautela ad appOggiare la gamba ma la sentì tremare violentemente: quando il ragno lo aveva lasciato cadere si era storto la caviglia.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Ora ci inchiniamo, Harry» disse Voldemort, curvandosi appena, senza distogliere il viso di serpente da Harry. «Andiamo, bisogna osservare le regole nel dettaglio… Silente sarebbe lieto che facessi sfOggio delle tue buone maniere… inchinati alla morte, Harry…»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Altre urla di dolore sgorgarono dalla bacchetta… e poi dalla punta affiorò qualcos’altro… l’ombra densa di una seconda testa, seguita subito da braccia e busto… un vecchio che Harry aveva visto una volta in sogno si spingeva fuori dall’estremità della bacchetta come aveva fatto Cedric… e il suo fantasma, o la sua ombra, o quello che era, cadde accanto a quello di Cedric, e scrutò Harry e Voldemort, e la rete d’oro, e le bacchette unite, vagamente sorpreso, appOggiandosi al bastone da passeggio…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Inscenò la morte di mia madre. Un funerale privato, discreto. Quella tomba è vuota. L’elfa domestica mi guarì. Poi dovetti rimanere nascosto. Dovevo essere controllato. Mio padre fu costretto a ricorrere a parecchi incantesimi per sOggiogarmi. Quando ebbi ripreso le forze, pensai solo a ritrovare il mio maestro… a tornare al suo servizio».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Come fece tuo padre a sOggiogarti?» chiese Silente.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fummo io e Codaliscia. Avevamo preparato in anticipo la Pozione Polisucco. Raggiungemmo la sua casa. Moody reagì lottando. Ci fu un’esplosione. Riuscimmo a sOggiogarlo appena in tempo. Lo infilammo a forza in un comparto del suo baule magico. Gli prendemmo dei capelli e li aggiungemmo alla Pozione. Io la bevvi e divenni il sosia di Moody. Gli presi la gamba e l’occhio. Fui pronto ad affrontare Arthur Weasley quando venne a sistemare i Babbani che avevano sentito dei rumori. Feci muovere i bidoni della spazzatura nel cortile. Gli dissi che avevo sentito aggirarsi degli estranei, che avevano fatto saltare i bidoni. Poi raccolsi gli abiti di Moody e i Detector Oscuri, li misi nel baule con Moody e partii per Hogwarts. Lo tenni in vita, sotto l’effetto della Maledizione Imperius. Volevo riuscire a interrogarlo. Per sapere del suo passato, imparare le sue abitudini, in modo da poter ingannare anche Silente. Mi servivano anche i suoi capelli per preparare la Pozione Polisucco. Gli altri ingredienti erano facili da trovare. Rubai la pelle di Girilacco dalle cantine. Quando il responsabile delle Pozioni mi trovò nel suo ufficio, dissi che avevo avuto l’ordine di perquisirlo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Tutti gli altri dormono sonni meno tranquilli, Cornelius, sapendo che hai affidato i più pericolosi seguaci di Voldemort alla sorveglianza di creature che si uniranno a lui nell’istante in cui lui glielo chiederà!» disse Silente. «Non rimarranno fedeli a te, Caramell! Voldemort può offrire loro molte più opportunità di te, la possibilità di esercitare il loro potere e di divertirsi! Con i Dissennatori dalla sua, e l’appOggio dei suoi vecchi sostenitori, farai molta fatica a impedirgli di riconquistare il potere che aveva tredici anni fa!»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Non sei così coraggioso di notte, vero?» sOgghignò Dudley.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    La quarta sera dopo la partenza di Edvige, Harry era in una delle sue fasi apatiche, disteso a fissare il soffitto, la mente esausta quasi vuota, quando suo zio entrò nella stanza. Harry levò lentamente lo sguardo su di lui. Zio Vernon sfOggiava il suo completo migliore e un’espressione di enorme compiacimento.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Lontano lontano, sopra di loro, una piOggia di scintille rosso vivo era esplosa tra le stelle. Harry le riconobbe all’istante come scintille di bacchetta. Gettò la gamba destra oltre la Firebolt, afferrò stretto il manico e la sentì vibrare appena, come se fosse desiderosa quanto lui di ritrovarsi di nuovo per aria.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Ehm… no, è tutto a posto, Tonks, riposati anche tu, per Oggi hai fatto abbastanza».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Sirius, osservando l’Oggetto con disgusto. «Il miglior argento lavorato da goblin del quindicesimo secolo, con inciso lo stemma dei Black».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Credo che affronterò quelle dopo pranzo». La signora Weasley indicò le scaffalature chiuse da vetri polverosi che si ergevano ai lati del camino. Erano stipate di uno stravagante assortimento di Oggetti: una selezione di pugnali arrugginiti, artigli, una pelle di serpente avvolta a spirale, alcune scatole d’argento ossidato con incise scritte in lingue che Harry non capiva e infine, la cosa più sgradevole di tutte, un’elaborata bottiglia di cristallo con una grossa opale incastonata nel tappo, piena di quello che, Harry ne era praticamente certo, doveva essere sangue.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry fece del suo meglio per non pensare all’udienza mentre vuotavano le librerie a vetri, quel pomeriggio. Per sua fortuna, era un lavoro che richiedeva concentrazione, perché molti Oggetti sembravano alquanto riluttanti a lasciare i loro polverosi scaffali. Sirius ricevette un brutto morso da una tabacchiera d’argento; in pochi secondi la mano ferita fu ricoperta da una sgradevole crosta che la fasciava come un robusto guanto marrone.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Kreacher s’insinuò parecchie volte nella stanza e tentò di sottrarre Oggetti nascondendoli sotto il gonnellino, biascicando maledizioni terribili tutte le volte che veniva sorpreso. Quando Sirius gli strappò dalla presa un grosso anello d’oro con lo stemma dei Black, scoppiò addirittura in lacrime di rabbia e uscì dalla stanza singhiozzando sottovoce e apostrofando Sirius con parole che Harry non aveva mai sentito prima.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Silente avanzava con serenità nell’aula, sfOggiando una lunga veste blu mezzanotte e un’espressione di calma perfetta. La lunga barba e i capelli d’argento scintillavano alla luce delle torce mentre si avvicinava a Harry e guardava in su verso Caramell attraverso gli occhiali a mezzaluna posati a metà del naso adunco.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Io… che… non…» inveì Caramell, trafficando con i documenti che aveva davanti. «È… voglio chiudere Oggi, Silente!»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ginny mi ha detto che finalmente sono arrivate le liste dei libri» disse, guardando le buste mentre raggiungeva il letto e cominciava a dividere i vestiti in due pile. «Se le date a me, le porto a Diagon Alley Oggi pomeriggio e vi prendo i libri mentre voi fate i bagagli. Ron, dovrò comprarti altri pigiami, questi sono troppo corti di almeno quindici centimetri, è incredibile come stai crescendo in fretta… che colore ti piacerebbe?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Era strano vedere a che raggio di distanza le loro cose si erano sparpagliate dal loro arrivo. Impiegarono gran parte del pomeriggio a recuperare libri e Oggetti da tutta la casa e riporli di nuovo nei bauli di scuola. Harry notò che Ron continuava a spostare la spilla da prefetto: prima la mise sul comodino, poi la infilò nella tasca dei jeans, poi la prese e la posò sui vestiti piegati, come per vedere l’effetto del rosso contro il nero. Solo quando Fred e George entrarono e si offrirono di appiccicargliela alla fronte con un Incantesimo di Adesione Permanente, la avvolse con tenerezza nei suoi calzini marroni e la chiuse nel baule.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    La fatica di inventare un Oggetto che non aveva riposto gli fu risparmiata. Sirius aveva appena detto: «Che cos’hai lì, Malocchio?» e Moody si era voltato verso di lui. Harry attraversò la cucina, scivolò oltre la porta e salì le scale prima che qualcuno potesse richiamarlo.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Impiegarono venti minuti per raggiungere King’s Cross a piedi, e l’unico avvenimento significativo fu quando Sirius spaventò un paio di gatti per divertire Harry. Una volta dentro la stazione, indugiarono con aria disinvolta vicino alla barriera tra i binari nove e dieci finché non ci fu via libera, poi ciascuno di loro vi si appOggiò a turno e passò tranquillamente sul binario nove e tre quarti, dove l’Espresso per Hogwarts eruttava vapore fuligginoso lungo un marciapiede affollato di studenti in partenza e delle loro famiglie. Harry inspirò l’odore ben noto e sentì il morale decollare… tornava davvero a Hogwarts.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Lo so» Harry sOgghignò. Ma vedendo Hermione e Ron che trascinavano i bauli, Grattastinchi e la gabbia con Leotordo verso la locomotiva, Harry provò uno strano senso di abbandono. Non aveva mai viaggiato sull’Espresso per Hogwarts senza Ron.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    SOgghignando, Malfoy scoccò a Harry un ultimo sguardo maligno e se ne andò, con Tiger e Goyle che si trascinavano alle sue spalle. Hermione chiuse violentemente la porta dello scompartimento e si voltò a guardare Harry: come lui, aveva registrato le parole di Malfoy e ne era altrettanto turbata.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Il tempo rimase incerto anche più a nord. La piOggia spruzzava i vetri di malavoglia, poi il sole faceva una debole comparsa prima che le nuvole lo coprissero di nuovo. Quando calò il buio e le lampade si accesero negli scompartimenti, Luna arrotolò Il Cavillo, lo ripose con cura nella borsa e prese invece a fissare tutti i compagni di viaggio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry era seduto con la fronte premuta contro il finestrino e cercava di avvistare un primo scorcio di Hogwarts, ma era una notte senza luna e il vetro rigato di piOggia era sudicio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Cercò con lo sguardo Ron o Hermione; voleva sapere che cosa ne pensavano, ma nessuno dei due era vicino, così si lasciò sospingere in avanti, nella buia strada lavata dalla piOggia fuori dalla stazione di Hogsmeade.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Seguirono quelli di Corvonero nella Sala Grande ed entrando guardarono tutti d’istinto verso il tavolo degli insegnanti. La professoressa Caporal chiacchierava con la professoressa Sinistra, l’insegnante di Astronomia, e Hagrid ancora una volta si notava solo per l’assenza. Il soffitto incantato sopra di loro rifletteva l’umore di Harry: un deprimente grigio da piOggia.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Tra fruscii e sbatter d’ali, centinaia di gufi planarono dalle finestre in alto, portando lettere e pacchetti ai destinatari e spruzzando i ragazzi seduti a far colazione con una piOggia di goccioline d’acqua; evidentemente fuori pioveva forte. Edvige non c’era, ma Harry non ne fu sorpreso; il suo unico corrispondente era Sirius e dubitava che avesse qualcosa di nuovo da dirgli dopo solo ventiquattr’ore. Hermione, invece, dovette spostare in fretta il suo succo d’arancia per fare spazio a un grosso umido gufo che reggeva nel becco una copia zuppa della Gazzetta del Profeta.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Guardate Oggi!» gemette Ron. «Storia della Magia, due ore di Pozioni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure… Rüf, Piton, Cooman e quella Umbridge tutti in un giorno! Spero che Fred e George si spiccino a perfezionare quelle Merendine Marinare…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Guarda che cos’abbiamo Oggi» ribatté Ron scontroso, ficcando l’orario sotto il naso di Fred. «È il lunedì peggiore che abbia mai visto».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Cadeva una piOggerellina fitta e leggera, e i ragazzi riuniti a gruppetti attorno al cortile sembravano come sfocati. Harry, Ron e Hermione scelsero un angolo appartato sotto un balcone che gocciolava pesantemente, si rialzarono i colletti contro la fredda aria di settembre e parlarono di che cosa avrebbe preparato Piton per la prima lezione dell’anno. Erano arrivati a concordare che probabilmente sarebbe stato qualcosa di molto impegnativo, per coglierli alla sprovvista dopo due mesi di vacanze, quando qualcuno voltò l’angolo e venne verso di loro.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Prima di cominciare la lezione di Oggi» disse Piton, raggiungendo la cattedra e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti, «ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame importante, durante il quale dimostrerete quanto avete imparato sulla composizione e l’uso delle pozioni magiche. Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio deficienti, mi aspetto che strappiate un “Accettabile” al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio… disappunto».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oggi prepareremo una pozione che viene richiesta spesso al G.U.F.O.: la Bevanda della Pace, una pozione che calma l’ansia e placa l’agitazione. Attenti: se esagerate con gli ingredienti infliggerete al bevitore un sonno pesante e qualche volta irreversibile, quindi dovete prestare molta attenzione». Alla sinistra di Harry, Hermione si mise un po’ più diritta, ostentando la massima concentrazione. «Gli ingredienti e il metodo» disse Piton, agitando appena la bacchetta, «sono sulla lavagna» (e vi apparvero). «Troverete tutto quello che occorre» e agitò di nuovo la bacchetta, «nell’armadio» (la porta dell’armadio si spalancò). «Avete un’ora e mezza… cominciate».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Mentre tutti attorno a lui riempivano le loro fiaschette, Harry ripose le sue cose, fremente. La sua pozione non era peggiore di quella di Ron, che al momento emanava un odoraccio di uova marce; né di quella di Neville, che aveva raggiunto la consistenza di cemento fresco e che Neville era intento a spalare dal calderone; eppure era lui, Harry, che avrebbe preso zero punti quel giorno. Rificcò la bacchetta nella borsa e si afflosciò sulla sedia, guardando gli altri sfilare fino alla cattedra di Piton con le fiaschette piene e tappate. Al suono della campana fu il primo a uscire, e aveva già cominciato a pranzare quando Ron e Hermione lo raggiunsero nella Sala Grande. Il soffitto era diventato di un grigio ancora più cupo nel corso della mattinata. La piOggia frustava le alte finestre.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    La piOggia picchiava sulle finestre dei corridoi deserti che portavano alla Torre di Grifondoro. Harry aveva la sensazione che il primo giorno fosse durato una settimana, ma aveva ancora una montagna di compiti da fare prima di andare a dormire. Un dolore sordo e pulsante stava aumentando sopra il suo occhio destro. Guardò fuori da una finestra lavata dalla piOggia, verso il parco buio, mentre svoltavano nel corridoio della Signora Grassa. Nella capanna di Hagrid ancora nessuna luce.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Spalancò la borsa; Harry pensò che stesse per mettere via i libri, ma invece estrasse due Oggetti informi di lana, li posò con cautela su un tavolo vicino al fuoco, li coprì con qualche pezzo di pergamena stropicciata e una piuma spezzata e si ritrasse per ammirare l’effetto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ma, in compenso, Oggi niente Piton» disse Ron incoraggiante.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Non potete superare un G.U.F.O.» disse la professoressa McGranitt minacciosa, «senza una seria applicazione, esercizio e studio. Non vedo ragione per cui qualcuno in questa classe non dovrebbe ottenere un G.U.F.O. in Trasfigurazione, a patto che lavori sodo». Neville fece un versetto triste e incredulo. «Sì, anche tu, Paciock» continuò la professoressa McGranitt. «Non c’è niente che non vada nel tuo lavoro, a parte la mancanza di sicurezza. Quindi… Oggi cominceremo gli Incantesimi Evanescenti. Sono più facili degli Incantesimi di Evocazione, che non dovreste affrontare fino al livello del M.A.G.O., ma sono sempre tra le magie più ardue in cui verrete valutati al G.U.F.O.».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    La giornata era diventata fresca e ventosa e, attraversando il prato che scendeva fino alla capanna di Hagrid al limitare della foresta proibita, sentirono qualche rara goccia di piOggia sul viso. La professoressa Caporal aspettava la classe a una trentina di metri dalla capanna; davanti a lei c’era un lungo tavolo su cavalletti carico di bastoncini. Harry e Ron si stavano avvicinando, quando un alto scoppio di risate risuonò alle loro spalle: si voltarono e videro Draco Malfoy che avanzava, circondato dalla solita banda di compari di Serpeverde. Doveva appena aver detto qualcosa di molto divertente, perché Tiger, Goyle, Pansy Parkinson e gli altri continuarono a sghignazzare di cuore mentre si radunavano attorno al tavolo; e a giudicare da come lo guardavano, Harry indovinò l’argomento della battuta senza troppe difficoltà.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Senti, lo so che è il tuo migliore amico, ma non è un fenomeno» disse senza giri di parole. «Credo che con un po’ di allenamento andrà bene, però. Viene da una famiglia di buoni giocatori. Conto sul fatto che rivelerà un po’ più di talento di quello che ha dimostrato Oggi, a essere sincera. Vicky Frobisher e Geoffrey Hooper hanno volato meglio tutti e due, stasera, ma Hooper è una piaga, si lamenta sempre, e Vicky fa parte di ogni genere di gruppo. Ha ammesso anche lei che se gli allenamenti si accavallassero con il Club di Incantesimi metterebbe il Club al primo posto. Comunque, abbiamo un allenamento domani alle due, quindi fai in modo di esserci, stavolta. E fammi un favore, aiuta Ron più che puoi, ok?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Sì, ma il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte» disse Sirius con un sorriso ironico. «Lo so che è un brutto sOggetto, però… dovresti sentire Remus quando parla di lei».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Chi avete Oggi pomeriggio?» domandò Fred a Harry.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Be’, fai il bravo ragazzo e controllati, Oggi» disse George. «Angelina darà fuori di matto se perdi un altro allenamento di Quidditch».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Oggi continueremo a studiare i sogni profetici» disse, nel coraggioso tentativo di mantenere l’abituale tono mistico nonostante l’incertezza nella voce. «Dividetevi a coppie e interpretate le visioni notturne del compagno con l’aiuto dell’Oracolo».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Bene, dobbiamo aggiungere la tua età alla data del sogno, poi il numero delle lettere del sOggetto… sarebbe “annegamento”, “calderone” o “Piton”?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Bene, ascoltate tutti… Dean Thomas, se fai di nuovo quella cosa al topo ti metto in punizione… siete riusciti quasi tutti a far Evanescere le lumache, e anche coloro che hanno lasciato indietro un certo quantitativo di guscio hanno afferrato l’essenza dell’incantesimo. Oggi ci…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Certo che sì, o le avrei chiesto che cosa ci fa nella mia classe» rispose la professoressa McGranitt, voltando con decisione le spalle alla Umbridge. Molti studenti si scambiarono sguardi di gioia. «Stavo dicendo: Oggi ci eserciteremo sulla sparizione, nel complesso più difficile, del topo. Ora, l’Incantesimo Evanescente…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Be’» azzardò Hermione. «Ci stavo pensando Oggi…» Lanciò a Harry un’occhiata nervosa e proseguì. «Pensavo… forse è ora che… che cominciamo a fare da soli».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Io… credo che dovremmo tutti scrivere il nostro nome, per sapere chi è presente Oggi. Ma credo anche» e qui respirò a fondo, «che dovremmo essere tutti d’accordo di non divulgare ai quattro venti quello che stiamo facendo. Perciò, se firmate, acconsentirete a non raccontarlo alla Umbridge o a chiunque altro».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Un cartello era stato affisso alla bacheca di Grifondoro, così grande da coprire tutto il resto: l’elenco dei libri usati di incantesimi in vendita, i continui memorandum di Argus Gazza sul regolamento, l’orario degli allenamenti di Quidditch, le offerte di scambio di figurine di Cioccorane, gli ultimi annunci dei Weasley in cerca di volontari, le date dei finesettimana a Hogsmeade e gli avvisi di Oggetti smarriti. Il nuovo cartello era stampato in grossi caratteri neri, e in fondo, accanto a una firma precisa e vezzosa, c’era un sigillo dall’aria ufficiale.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Oggi, stessa ora, stesso posto.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Avrete notato» disse Piton con la sua voce bassa e sarcastica, «che Oggi abbiamo un’ospite».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Oggi proseguiremo con la Soluzione Corroborante. Troverete le vostre misture come le avete lasciate la volta scorsa; se sono state eseguite correttamente, dovrebbero essere maturate durante il finesettimana. Le istruzioni…» agitò di nuovo la bacchetta, «…sono sulla lavagna. Al lavoro».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Io non la odio» ribatté lei altera. «Penso solo che sia un’insegnante assolutamente atroce e una vera impostora. Ma Harry ha già perso Storia della Magia e non credo che debba saltare altre lezioni, Oggi!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Incantesimi era una delle lezioni migliori per parlare tranquillamente; di solito c’era un tale movimento che il pericolo di essere ascoltati era minimo. Quel giorno, con l’aula piena di rospi gracidanti e corvi gracchianti, e la piOggia che batteva violenta contro i vetri delle finestre, i sussurri fra Harry, Ron e Hermione su come la Umbridge aveva quasi catturato Sirius passarono del tutto inosservati.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Durante la ricreazione, ebbero il permesso di restare dentro la scuola per via della fitta piOggia. Trovarono posto in un’aula rumorosa e affollata al primo piano, in cui Pix vagava sognante dalle parti del lampadario, soffiando di tanto in tanto bolle d’inchiostro sulla testa di qualcuno. Si erano appena seduti quando Angelina venne loro incontro, facendosi largo a fatica tra i gruppi di studenti chiacchieroni.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Il sorriso di Ron si attenuò non appena guardò fuori dalla finestra, che era oscurata dalla piOggia battente.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Pensavo…» disse, sempre rivolta alla finestra inondata dalla piOggia.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Una bolla d’inchiostro passò sibilando accanto a loro e colpì Katie Bell in pieno orecchio. Hermione vide Katie alzarsi e cominciare a scagliare Oggetti contro Pix; qualche istante dopo parlò di nuovo, e parve scegliere le parole con molta cura.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «E funzionano?» domandò speranzoso Ron, mentre l’intensità della piOggia aumentava e il vento ululava attorno all’edificio.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene, ascoltate tutti quanti» disse Angelina a voce molto alta, uscendo dall’ufficio del Capitano. «So che il clima non è ideale, ma forse dovremo giocare contro Serpeverde in condizioni simili, perciò è una buona idea cercare di capire come possiamo affrontarle. Harry, non avevi fatto qualcosa ai tuoi occhiali per non farli appannare dalla piOggia quando abbiamo giocato contro Tassorosso con quella tempesta?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Credo che dovremmo provarci tutti» disse Angelina. «Se solo riuscissimo a tener lontana la piOggia dalla faccia la visibilità migliorerebbe… tutti insieme, allora: Impervius! Bene, andiamo».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Si fecero strada nel pantano fino al centro del campo; la visibilità era ancora pessima, anche con l’Incantesimo Impervius; la luce calava in fretta e raffiche di piOggia spazzavano il terreno.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry si diede una spinta con i piedi, spruzzando fango in tutte le direzioni, e schizzò verso l’alto, mentre il vento lo mandava leggermente fuori rotta. Non sapeva come avrebbe fatto a individuare il Boccino con quel tempo; aveva già abbastanza difficoltà a vedere il Bolide con cui si stavano allenando; dopo un minuto l’aveva quasi disarcionato e lui aveva dovuto usare la Presa Rovesciata del Bradipo per evitarlo. Purtroppo Angelina non lo vide. In effetti, non sembrava in grado di vedere nulla; nessuno di loro aveva la minima idea di quello che facevano gli altri. Il vento si era alzato; anche a distanza Harry sentiva il suono martellante della piOggia sulla superficie del lago.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ma…» Spaventato, Ron, andò alla finestra e guardò fuori nella piOggia. «Lui… non può essere qui vicino, giusto?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ci fu una pausa. Il vento e la piOggia sferzavano l’edificio.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    …si stava caldi e comodi in quella poltrona accanto al fuoco, con la piOggia che ancora batteva sui vetri, Grattastinchi che faceva le fusa e il crepitio del fuoco…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Le loro vesti turbinavano e sventolavano mentre attraversavano la porzione di prato allagato che li separava dalle due ore di Erbologia, dove riuscirono a stento a sentire quello che la professoressa Sprite diceva, per via della piOggia che batteva sul tetto della serra. Nel pomeriggio, la lezione di Cura delle Creature Magiche dovette essere spostata dai prati spazzati dalla tempesta a un’aula vuota al pianterreno, e con grande sollievo della squadra Angelina li aveva cercati a pranzo per avvertirli che l’allenamento di Quidditch era annullato.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    La stanza si riempì all’istante di grida di Expelliarmus. Le bacchette volarono in tutte le direzioni; incantesimi sbagliati colpirono i libri sugli scaffali e li fecero cadere. Harry era troppo rapido per Neville, la cui bacchetta roteò via, colpì il soffitto con una piOggia di scintille e atterrò rumorosamente in cima a una libreria. Harry la recuperò con un Incantesimo di Appello. Guardandosi intorno, si disse che aveva fatto bene a ripartire dai fondamenti: c’era un sacco di tecnica scadente. Molti non riuscivano affatto a disarmare i loro avversari, ma si limitavano a farli indietreggiare di qualche passo o sobbalzare, investiti da incantesimi troppo deboli.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Ottobre passò tra raffiche di vento e scrosci d’acqua, e novembre arrivò, freddo come ferro ghiacciato, con grandi gelate ogni mattina e piOgge che tagliavano mani e viso. Il cielo e il soffitto della Sala Grande si fecero di un grigio tenue e perlaceo, le montagne attorno a Hogwarts si coprirono di neve e la temperatura nel castello si abbassò tanto che molti studenti indossavano spessi guanti di pelle di drago nei corridoi, tra una lezione e l’altra.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Harry sentì qualcuno sbuffare alle sue spalle e si voltò, sempre stringendo il Boccino in mano: Draco Malfoy era atterrato, pallido di rabbia. Ma riusciva ancora a sOgghignare.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    I capelli di Hagrid erano incrostati di sangue rappreso e l’occhio sinistro era ridotto a una fessura gonfia in una massa di lividi violacei e neri. Aveva tagli sul viso e sulle mani, alcuni ancora sanguinanti, e si muoveva con cautela, il che fece pensare a Harry che potesse avere delle costole rotte. Era evidente che era appena arrivato a casa; un pesante mantello da viaggio nero era buttato sulla spalliera di una sedia, e uno zaino, grande abbastanza da contenere diversi bambini, era appOggiato contro la parete accanto alla porta. Hagrid, che era due volte un uomo normale, zoppicò verso il fuoco e vi appese sopra un bollitore di rame.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Ero Sottosegretario Anziano del Ministro, sì» disse la Umbridge, che camminava per la capanna registrando ogni dettaglio, dallo zaino appOggiato alla parete al mantello da viaggio abbandonato. «Ora sono docente di Difesa contro le Arti Oscure…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oggi lavoriamo qui!» annunciò allegramente agli studenti che si avvicinavano, accennando con la testa agli alberi scuri alle sue spalle. «È un po’ più riparato! E comunque, loro preferiscono il buio»,
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Pronti?» Hagrid guardò felice gli allievi. «Allora, ho pensato per voi del quinto anno a una gita nella foresta, per vedere queste creature nel loro ambiente naturale. Ora, quello che studiamo Oggi è una cosa rara, mi sa che sono l’unico in Inghilterra che li ha addomesticati».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Ha ricevuto il biglietto che ho inviato alla sua… dimora questa mattina?» La Umbridge, come durante il loro primo incontro, parlò ad alta voce e con lentezza, come se si rivolgesse a uno straniero un po’ tonto. «Che le diceva che avrei fatto un’ispezione Oggi?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Oh, sì» rispose cordiale Hagrid. «Son contento che ha trovato il posto! Be’, come vede… boh, non lo so… li vede? Oggi facciamo i Thestral…»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Il suo corpo era liscio, forte e flessuoso. Scivolava tra lucenti sbarre metalliche sulla pietra scura e fredda… era appiattito sul pavimento, e strisciava sul ventre… era buio, eppure riusciva a vedere gli Oggetti intorno a lui che scintillavano di colori strani e intensi… voltava la testa… a prima vista il corridoio era deserto… invece no… un uomo era seduto sul pavimento davanti a lui, il mento chino sul petto, la sagoma che brillava nel buio…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Le sue parole parvero echeggiare nell’aria, e suonarono vagamente ridicole, perfino comiche. Ci fu una pausa durante la quale Silente si appOggiò allo schienale e fissò pensieroso il soffitto. Pallido e spaventato, Ron guardava da Harry a Silente.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    I sOggetti dei ritratti che tappezzavano la stanza non fingevano più di dormire; si spostavano nelle cornici per veder meglio che cosa succedeva. Il mago dall’aria astuta continuava a far finta, e allora anche qualcuno degli altri prese a gridare il suo nome.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Tutti passarono la mattinata dormendo, tranne Harry. Salì nella stanza che lui e Ron avevano condiviso nelle ultime settimane dell’estate. Ron si addormentò nel giro di pochi minuti, mentre Harry si sedette sul letto vestito, appOggiandosi alle sbarre di metallo della testata, in una posizione volutamente scomoda, deciso a non addormentarsi per paura di tornare a essere il serpente e scoprire, al risveglio, di aver attaccato Ron o di essere strisciato per la casa a caccia di uno degli altri…
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Malocchio ringhiò la sua approvazione e si appOggiò al muro, mentre il suo occhio magico roteava in tutte le direzioni. Anche Harry si fece indietro, ma la signora Weasley tese un braccio e lo spinse dentro, dicendo: «Non fare lo sciocco, Harry, Arthur ti vuole ringraziare».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    C’erano solo tre pazienti. Il signor Weasley occupava il letto in fondo alla stanza, sotto la piccola finestra. Fu un sollievo per Harry vedere che era seduto, appOggiato a un mucchio di cuscini, e leggeva La Gazzetta del Profeta alla luce dell’unico raggio di sole che cadeva sul suo letto. Quando si avvicinarono alzò il capo e fece un gran sorriso.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Si voltò. Phineas Nigellus era apparso sulla tela del suo ritratto e stava appOggiato alla cornice. Guardava Harry con un’espressione divertita.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry cercò tra i suoi regali e ne trovò uno con la calligrafia di Hermione. Anche a lui aveva regalato un libro che somigliava a un diario, ma quando lo si apriva diceva cose come: «Non rimandare a domani quello che puoi fare Oggi!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry sbirciò dentro. L’armadio era occupato da un grosso e antiquato scaldabagno, ma nello spazio sotto i tubi Kreacher si era creato una specie di nido. Un groviglio di stracci e vecchie coperte puzzolenti era ammucchiato sul pavimento e un piccolo incavo mostrava il punto in cui Kreacher si acciambellava ogni notte. Qua e là c’erano croste di pane raffermo e vecchi pezzi ammuffiti di formaggio. In un angolo brillavano piccoli Oggetti e monete che Kreacher, immaginò Harry, aveva salvato, come fanno le gazze, dalla gran pulizia di Sirius; era anche riuscito a recuperare le foto di famiglia incorniciate d’argento che Sirius aveva gettato via in estate. I vetri erano rotti, ma le piccole figure in bianco e nero lo guardavano ancora con arroganza, compresa (Harry sentì una piccola fitta allo stomaco) la donna scura dalle palpebre pesanti che aveva visto processare nel Pensatoio di Silente: Bellatrix Lestrange. A quanto pareva, la sua era la foto preferita di Kreacher; l’aveva messa davanti alle altre e aveva aggiustato alla meglio il vetro con il Magiscotch.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Lite in famiglia, eh?» sOgghignò la strega bionda dietro la scrivania. «È la terza che vedo Oggi… Lesioni da incantesimo, quarto piano».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry si guardò intorno. Il reparto aveva le caratteristiche inequivocabili della degenza permanente. I pazienti avevano molti più Oggetti personali che nel reparto del signor Weasley; la parete dietro il letto di Gilderoy, per esempio, era rivestita di sue foto, che sorridevano radiose e salutavano i nuovi arrivati. Ne aveva firmate parecchie con una grafia slegata e infantile. Non appena la Guaritrice l’ebbe sistemato nella poltrona, Gilderoy trasse a sé una nuova pila di fotografie, afferrò una piuma e cominciò ad autografarle tutte, in modo febbrile.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry ebbe l’orribile sensazione che le sue viscere si sciogliessero. Lezioni supplementari con Piton… che cosa aveva fatto per meritare questo? Si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appOggio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Che cosa commovente» sOgghignò beffardo Piton. «Ma avrai notato che Potter assomiglia molto a suo padre, vero?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ma come funzionano quei cappelli?» chiese Hermione, distraendosi dai compiti e osservando Fred e George. «Insomma, ovviamente è un Incantesimo di Invisibilità, ma sono stati bravi a estendere il campo di invisibilità oltre i confini dell’Oggetto incantato… però dubito che la formula abbia una durata molto lunga».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Augustus Rookwood, recitava quella di un uomo butterato dai capelli unti, appOggiato al margine della propria foto con aria annoiata, condannato per aver rivelato segreti del Ministero della Magia a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Lanciò un’occhiata al tavolo dei professori. Lì l’atmosfera era diversa: Silente e la McGranitt erano immersi in fitta conversazione, e avevano l’aria molto seria. La professoressa Sprite aveva appOggiato La Gazzetta del Profeta contro una bottiglia di ketchup e leggeva la prima pagina con tanta concentrazione che non aveva notato il tuorlo d’uovo che le stava sgocciolando addosso dal cucchiaino. Nel frattempo, all’altro capo del tavolo, la professoressa Umbridge stava attaccando una scodella di porridge. Per una volta i suoi occhi da rospo non ispezionavano la Sala Grande in cerca di studenti indisciplinati. Mandava giù i bocconi con aria contrariata e di tanto in tanto lanciava uno sguardo malevolo a Silente e alla McGranitt intenti ai loro discorsi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Era ora! Se non fosse arrivata Oggi…» disse, aprendo avidamente la busta ed estraendone un piccolo foglio di pergamena. Scorse in fretta il messaggio e un’espressione di cupo compiacimento si diffuse sul suo viso.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ehm… ti va un caffè?» propose Cho esitante, mentre la piOggia cadeva più forte.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Dopo qualche altro penoso minuto, Cho nominò la Umbridge. Harry si aggrappò all’argomento con sollievo e passarono qualche momento felice a insultarla, ma il sOggetto era stato ampiamente discusso durante le riunioni dell’ES, e non durò a lungo. Ricadde il silenzio. Harry era molto consapevole dei suoni umidi provenienti dal tavolo accanto e si guardo intorno con disperazione, in cerca di qualcos’altro da dire.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ti vedi con Hermione Granger? Oggi?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ci vediamo, Harry» annunciò in tono melodrammatico, e tra lievi singhiozzi corse alla porta, l’aprì e si precipitò fuori, nella piOggia battente.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Uscì a passi pesanti dal pub, con aria lugubre, e sparì nella piOggia torrenziale. Harry lo guardò allontanarsi, avvilito. Hagrid era infelice e nascondeva qualcosa, ma sembrava deciso a non accettare aiuto. Che cosa stava succedendo? Prima che potesse pensarci, sentì una voce che lo chiamava.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Rita la fissò a lungo, con durezza. Poi si sporse in avanti, appOggiandosi al tavolo, e disse in tono pratico: «D’accordo, Caramell fa pressione sul Profeta, ma è lo stesso. Non usciranno con un articolo che mette Harry in buona luce. A nessuno interessa. È contrario agli umori del pubblico. Quest’ultima evasione da Azkaban ha già preoccupato la gente a sufficienza; nessuno vuole credere che Tu-Sai-Chi è tornato».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Il dormitorio era vuoto. AppOggiò per un momento la fronte contro il vetro freddo della finestra accanto al letto; era un sollievo per la cicatrice. Poi si svestì e si infilò sotto le coperte, sperando che il mal di testa passasse. Aveva anche un po’ di nausea. Si voltò su un fianco, chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito…
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «E che cosa farà di lei» chiese, in un sussurro ben udibile in tutta la Sala d’Ingresso, «quando avrò assunto un nuovo insegnante di Divinazione, che avrà bisogno dei suoi allOggi?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Alberi erano spuntati dal pavimento coperto di soffice muschio, e i rami frondosi si allargavano a nascondere soffitto e finestre, riempiendo l’aula di obliqui raggi di soffusa, screziata luce verde. Gli studenti già arrivati erano seduti per terra a gambe incrociate, appOggiati a tronchi o massi, le braccia strette attorno alle ginocchia o sul petto, e tutti avevano l’aria decisamente nervosa. Fiorenzo era immobile al centro della radura.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry notò sul suo petto l’ombra di un livido a forma di zoccolo. Mentre si voltava per sedersi a terra insieme agli altri, si accorse che tutti lo guardavano attoniti, profondamente colpiti dalla sua confidenza con Fiorenzo, che sembrava incutere loro molta sOggezione.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Saggia mossa, Granger» sOgghignò Malfoy. «Preside nuovo, vita nuova… comportati bene, Potter… Weasley, sei sempre il nostro re.»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «La Preside vuole vederti, Potter» sOgghignò.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    A quanto pareva, la Umbridge si era conquistata il pieno appOggio di Gazza, pensò Harry, e il peggio era che probabilmente lui si sarebbe dimostrato un alleato fondamentale: la sua conoscenza dei passaggi segreti e dei nascondigli della scuola era probabilmente seconda solo a quella dei gemelli Weasley.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Eccoci arrivati» annunciò Gazza sOgghignando. Batté tre colpi sulla porta della professoressa Umbridge e la aprì. «Potter per lei, signora».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Benissimo, Potter. Per questa volta accetterò la sua parola, ma lei è avvertito: ho il pieno appOggio del Ministero. Tutti i canali di comunicazione della scuola sono sotto controllo. Un Controllore Metropolvere tiene d’occhio ogni camino di Hogwarts… tranne il mio, naturalmente. La Squadra d’Inquisizione fermerà tutti i gufi per aprire e leggere la posta in entrata e in uscita dal castello. E il signor Gazza sorveglierà i passaggi segreti. Se trovo uno straccio di prova…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Lo tenevo d’occhio, aveva il naso incollato alla pergamena» sOgghignò Sirius. «Con tutto l’unto che ci avrà lasciato, non riusciranno a leggere una parola».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Mentre Harry filava verso l’uscita, un vaso di scarafaggi morti esplose sopra la sua testa. Spalancò la porta e fuggì in corridoio, senza fermarsi finché non ebbe messo tre piani fra sé e Piton. Soltanto allora si appOggiò ansante alla parete, massaggiandosi il braccio indolenzito.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Il sorriso della professoressa Umbridge si spense come una lampadina fulminata. Si appOggiò allo schienale, voltò un foglio della tavoletta e prese a scribacchiare a tutta velocità, gli occhi sporgenti che guizzavano da una parte all’altra. La professoressa McGranitt tornò a rivolgersi a Harry, il naso sottile fremente, lo sguardo fiammeggiante.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Silente si è sacrificato per non farti espellere, Harry!» bisbigliò Hermione, nascondendosi dietro il libro. «E se Oggi ti fai buttare fuori, sarà stato inutile!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Ispirati dall’esempio di Fred e George, parecchi studenti avevano deciso di entrare in lizza per la posizione da poco vacante di Combinadisastri-in-Capo. Nonostante la porta nuova, qualcuno riuscì a infilare nell’ufficio della Umbridge uno Snaso dal grugno peloso, che prima demolì la stanza alla ricerca di Oggetti luccicanti e poi, quando lei entrò, le saltò addosso e tentò di strapparle a morsi gli anelli dalle dita tozze. Il lancio di Caccabombe e Pallottole Puzzole nei corridoi era così frequente che per assicurarsi una provvista d’aria fresca gli studenti presero l’abitudine di eseguire su se stessi un Incantesimo Testabolla prima di uscire dalle aule, anche se così sembrava che avessero infilato la testa dentro una boccia di pesci rossi.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Inoltre, Montague non si era ripreso dal suo sOggiorno nel gabinetto: era ancora confuso e disorientato, e un martedì mattina si videro i suoi genitori salire per il viale, furibondi.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Furono costretti a correre per tenergli dietro attraverso il prato, voltandosi a ogni passo per guardarsi alle spalle. Arrivati all’altezza della capanna, Hermione puntò automaticamente verso la porta. Ma Hagrid proseguì, tuffandosi nell’ombra dei primi alberi, dove si fermò a recuperare un arco appOggiato a un tronco. Quando si rese conto che non lo avevano seguito, si voltò.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry non disse nulla, ma si voltò a guardare la sagoma gigantesca distesa a terra davanti a loro. A differenza di Hagrid, che sembrava solo un essere umano un po’ troppo grosso, il suo fratellastro era stranamente deforme. Quella che Harry aveva preso per un masso coperto di muschio sulla sinistra era in realtà la testa di Grop: molto grande rispetto al corpo, quasi perfettamente rotonda e piena di fitti capelli ricci color felce. Sulla cima era visibile il contorno di un grosso orecchio carnoso che sembrava spuntare, un po’ come le orecchie di zio Vernon, direttamente dalla spalla, con poco o niente collo nel mezzo. La schiena, coperta da una sorta di sudicia camicia marrone fatta di pelli d’animali cucite alla meglio, era molto vasta; i rozzi punti che tenevano insieme le pelli si tendevano a ogni respiro. Grop dormiva su un fianco, le gambe raggomitolate sotto il corpo, mostrando le piante di enormi, sporchi piedi nudi, grossi come slittini, pOggiati l’uno sull’altro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Il gigante lasciò andare il pino, che ondeggiò in modo allarmante, provocando una piOggia di aghi, e abbassò lo sguardo.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Neanche a te, Hagrid» replicò Magorian. «Oggi ti ho lasciato passare perché sei accompagnato dai tuoi puledri…»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «In ogni caso» riprese pacato Magorian, «uccidere puledri è un crimine orribile, e noi non tocchiamo gli innocenti. Oggi, Hagrid, potrai passare. Ma d’ora in poi tieniti lontano da qui. Aiutando il traditore Fiorenzo, hai perso l’amicizia dei centauri».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Col cuore in gola, Harry voltò il suo foglio — tre file a destra e quattro dietro, Hermione stava già scrivendo — e abbassò lo sguardo sulla prima domanda: a) Scrìvi la formula dell’incantesimo e b) Descrivi il movimento della bacchetta per far volare gli Oggetti.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Oggi sta facendo lezione» obiettò Harry, indicando la finestra. «Non può dare la colpa a lui».
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Li precedette nel corridoio del primo piano, affacciandosi in tutte le aule finché ne trovò una vuota; vi si tuffò dentro, non appena furono entrati chiuse la porta alle loro spalle e vi appOggiò contro la schiena.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Bugiardo!» urlò la Umbridge. Lo scaraventò lontano, mandandolo a cozzare contro la scrivania. Hermione — adesso Harry poteva vederla — era stata inchiodata al muro da Millicent Bulstrode. Malfoy, appOggiato al davanzale, sOgghignava lanciando per aria la bacchetta di Harry e riacciuffandola con una mano sola.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Malfoy s’infilò la bacchetta di Harry nella veste e uscì sOgghignando, ma Harry quasi non vi badò. Si era appena reso conto di una cosa, e non riusciva a credere di essere stato così sciocco da non pensarci. Aveva creduto che tutti i membri dell’Ordine della Fenice, tutti coloro che potevano aiutarlo a salvare Sirius, se ne fossero andati… ma si era sbagliato. A Hogwarts ce n’era ancora uno: Piton.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Qualcuno doveva agire» esalò la Umbridge, puntandogli decisa la bacchetta contro la fronte. «Continuavano a belare che bisognava chiudere la bocca a Harry Potter… screditarlo… ma io sono stata l’unica a fare qualcosa… quella volta è riuscito a scamparla, vero, Potter? Ma non Oggi, non ora…» Prese fiato e gridò: «Cru…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Dopo il buio dell’altra stanza, le lampade appese a catene dorate fissate al soffitto facevano sembrare la lunga camera rettangolare molto più luminosa, però non c’erano le luci guizzanti e mobili che Harry aveva visto in sogno. La stanza era vuota, a parte qualche scrivania e un’enorme vasca di cristallo al centro, piena di un liquido verde scuro, abbastanza grande perché potessero nuotarci dentro tutti quanti; vi galleggiavano pigramente diversi Oggetti di un bianco perlaceo.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Silente non ti ha mai detto che il motivo per cui hai quella cicatrice era nascosto nelle viscere dell’Ufficio Misteri?» sOgghignò Malfoy.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Perché?» rise Malfoy, incredulo e insieme deliziato. «Perché, Potter, le uniche persone alle quali è permesso ritirare una profezia dall’Ufficio Misteri sono coloro che ne sono l’Oggetto… come l’Oscuro Signore ha scoperto quando ha tentato di usare altri per impadronirsene».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    SOgghignando, Dolohov indicò con la mano libera la sfera di vetro che Harry stringeva ancora, e poi Hermione. Anche senza parole, il significato era chiaro: Consegnami la profezia, o farai la stessa fine.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    I Mangiamorte si fermarono e lo fissarono. Alcuni ansimavano quanto lui. Uno era coperto di sangue; Dolohov, liberato dall’Incantesimo Petrificus, sOgghignava puntandogli la bacchetta dritto in faccia.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Caramell piroettò su se stesso e fissò Harry, ancora appOggiato al muro accanto alla statua che lo aveva protetto durante il duello fra Silente e Voldemort.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Sembrava che durante l’assenza del Preside ogni cosa si fosse riparata da sola. I delicati strumenti d’argento erano di nuovo al loro posto sui tavolini snelli: borbottavano e ronzavano tranquilli. I ritratti dei Presidi, maschi e femmine, dormicchiavano nelle cornici, la testa appOggiata allo schienale della poltrona o contro il bordo del quadro. Harry guardò fuori dalla finestra. All’orizzonte era comparsa una fresca linea verde pallido: l’alba si avvicinava.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «E Piton?» ringhiò. «Di lui non parla, eh? Quando gli ho detto di Sirius non ha fatto altro che sOgghignare come al solito…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Il sole era ormai alto: l’ufficio di Silente era immerso nella luce. La teca di vetro che conteneva la spada di Godric Grifondoro scintillava di un bianco smorto, i frammenti e i cocci degli strumenti fracassati rilucevano come gocce di piOggia sul pavimento, e alle spalle di Harry la piccola Fanny cinguettava sommessa nel suo nido di cenere.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Nell’Ufficio Misteri» lo interruppe Silente, «c’è una stanza che viene tenuta sempre chiusa. Contiene una forza al tempo stesso più meravigliosa e più terribile della morte, dell’intelligenza umana e della natura. È forse il più misterioso fra i molti sOggetti che vengono studiati laggiù. È la forza contenuta in quella stanza che tu possiedi in grande quantità, e che Voldemort non possiede affatto. È stata quella a spingerti laggiù stanotte per salvare Sirius. E ti ha salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può risiedere in un corpo tanto pieno della forza che lui detesta. Alla resa dei conti, non ha avuto importanza che tu non riuscissi a chiudere la tua mente. È stato il tuo cuore a salvarti».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Gazza sarà contento» commentò Ron, appOggiando una figurina con l’immagine di Silente alla brocca dell’acqua.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    La professoressa McGranitt aveva appena finito di salire a fatica la scalinata che portava nel castello: in una mano stringeva una borsa di stoffa scozzese e nell’altra un bastone al quale si appOggiava pesantemente, ma per il resto sembrava in gran forma.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Perciò fanno cinquanta punti l’uno per Potter, i due Weasley, Paciock e la signorina Granger» contò la professoressa McGranitt; mentre parlava, una piOggia di rubini cadde sul fondo della clessidra di Grifondoro. «E cinquanta anche per la signorina Lovegood, direi» aggiunse, e un certo numero di zaffiri cadde nella clessidra di Corvonero. «Ora, se non sbaglio lei voleva toglierne dieci al signor Potter, vero, professor Piton…? Perciò…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Non saprei da dove cominciare» borbottò Caramell. Si sedette e appOggiò la bombetta verde sulle ginocchia. «Che settimana, che settimana…»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Il Primo Ministro non ebbe il tempo di gridare ‘Insomma, aspetti un momento!’ che Caramell era svanito in una piOggia di scintille verdi.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Sicuro che puoi» disse Piton, sOgghignando. «Ma nel frattempo portaci da bere. Un po’ di vino elfico andrà bene».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    La stanza era disseminata di vari Oggetti e di una certa quantità di rifiuti. Piume di civetta, torsoli di mela e carte di caramella ingombravano il pavimento, parecchi libri d’incantesimi giacevano alla rinfusa tra le divise aggrovigliate sul suo letto e una catasta disordinata di giornali si levava in una pozza di luce sulla sua scrivania. Uno dei titoli strillava:
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Il neodesignato Ministro della Magia, Rujus Scrimgeour, ha parlato Oggi delle rigide misure prese dal suo Ministero per garantire la sicurezza degli studenti che faranno ritorno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts quest’autunno.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

   Pur avendo trascorso ogni momento di veglia degli ultimi giorni nella febbrile attesa di Silente, Harry si sentì strano quando si avviarono insieme lungo Privet Drive. Non aveva mai sostenuto una vera conversazione con il suo Preside fuori da Hogwarts; di solito c’era una scrivania tra loro. Anche il ricordo del loro ultimo faccia a faccia continuava a riaffiorare, aggravando il suo imbarazzo; in quella circostanza aveva urlato parecchio, senza contare che aveva fatto del suo meglio per distruggere molti degli Oggetti più preziosi di Silente. Che però sembrava del tutto rilassato.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry rimase a bocca aperta. Dove un istante prima c’era una poltrona, ora stava accovacciato un vecchio calvo enormemente grasso che si massaggiava la pancia e sOgguardava Silente con occhi acquosi e afflitti.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Quelle certo non gli mancavano, pensò Harry guardandosi intorno. La stanza era soffocante e ingombra, ma non si poteva dire che fosse scomoda; c’erano soffici poltrone e pOggiapiedi, bibite e libri, scatole di cioccolatini e cuscini gonfi. Se Harry non avesse saputo chi ci abitava, avrebbe pensato a una ricca, fronzoluta vecchia signora.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Non contare i tuoi gufi prima che vengano recapitati» rispose Silente con gravità. «Anzi, adesso che ci penso, dovrebbero arrivare Oggi stesso, tra qualche ora. Ancora due cose, Harry, prima che ci separiamo.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Infine, durante il tuo sOggiorno, è stato garantito alla Tana il livello di sicurezza più alto che il Ministero della Magia possa offrire. Queste misure hanno procurato una certa quantità di fastidi ad Arthur e Molly: tutta la loro posta, per esempio, viene passata al setaccio dal Ministero prima di essere mandata a destinazione. Loro non ci badano assolutamente, perché la loro sola preoccupazione è la tua sicurezza. Tuttavia sarebbe un gran brutto modo di ricambiarli se rischiassi l’osso del collo mentre sei loro ospite».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Sei un tesoro» gorgogliò la signora Weasley con un gran sorriso, forse scambiando i suoi occhi umidi per una reazione commossa. «Sì, Rufus Scrimgeour ha aperto molti nuovi uffici per far fronte alla situazione attuale, e Arthur dirige l’Ufficio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti. È una grossa responsabilità, adesso ha dieci dipendenti!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Un momento» fece Harry, perché gli era tornata in mente un’altra parte della conversazione della notte prima. «Credo che Silente abbia detto che i risultati dei nostri G.U.F.O. arriveranno Oggi!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Oggi?» strillò Hermione. «Oggi? Ma perché non l’hai… oh mio Dio… dovevi dirlo…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Per la prima volta a memoria di Harry, il Paiolo Magico era vuoto. Della vecchia folla era rimasto solo il proprietario Tom, raggrinzito e sdentato. Alzò lo sguardo speranzoso al loro ingresso ma, prima che potesse parlare, Hagrid disse con aria solenne: «Oggi siamo solo di passaggio, Tom, mi spiace. Faccende di Hogwarts, hai capito».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    In contrasto con le squallide facciate dei negozi soffocate dai manifesti, le vetrine di Fred e George colpivano come uno spettacolo di fuochi d’artificio. I passanti si voltavano a guardarle, e alcune persone stupefatte si erano fermate, come paralizzate. La vetrina di sinistra riluceva di un assortimento di Oggetti che giravano su se stessi, esplodevano, lampeggiavano, rimbalzavano e strillavano: a Harry lacrimavano gli occhi alla sola vista. La vetrina di destra era coperta da un poster gigante, viola come quelli del Ministero, ma stampato a gialle lettere lampeggianti:
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «E i nostri Detonatori Abbindolanti vanno tantissimo, guarda» disse Fred, indicando alcuni bizzarri Oggetti neri simili a clacson che in effetti cercavano di andare via. «Ne fai cadere uno di nascosto e lui scappa e fa un gran baccano senza farsi vedere… una bella azione diversiva, se ne hai bisogno».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Erano all’altezza dell’unico negozio di Notturn Alley che Harry avesse mai visitato: Magie Sinister, che vendeva un’ampia gamma di Oggetti inquietanti. Lì, tra le casse piene di teschi e vecchie bottiglie, c’era Draco: dava loro le spalle ed era appena visibile dietro lo stesso armadio nero nel quale una volta Harry si era nascosto per evitare i Malfoy, padre e figlio. A giudicare dai gesti, stava parlando animatamente. Il proprietario del negozio, il signor Sinister, un uomo curvo dai capelli unti, stava di fronte a lui con una curiosa espressione, un misto di rancore e paura.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «No?» chiese Malfoy, e Harry capì dal suo tono che stava sOgghignando. «Forse questo le darà più sicurezza».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Buongiorno, mattinata orribile, vero?» esordì vivacemente Hermione. Sinister non rispose ma le lanciò un’occhiata sospettosa. Canticchiando allegra, Hermione avanzò nel caos di Oggetti in mostra.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Il fatto è che quel… ehm… ragazzo che è appena stato qui, Draco Malfoy, be’, è un mio amico, e voglio fargli un regalo di compleanno, ma se ha già fatto mettere da parte qualcosa naturalmente non voglio comprargli lo stesso Oggetto, quindi… ehm…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sì, ti ho già detto che hai ragione, era sospetto, Harry» ripeté Hermione con una certa impazienza. Era seduta sul davanzale della camera di Fred e George con i piedi appOggiati su uno scatolone, e solo a malincuore aveva alzato lo sguardo dalla sua nuova copia di Traduzione Runica Avanzata. «Ma non abbiamo detto che potrebbero esserci un sacco di spiegazioni?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Ma quando ha detto ‘non dimentichi di tenere quello al sicuro’?»ribatté Harry per l’ennesima volta… «Secondo me Sinister ha un altro Oggetto uguale a quello rotto, e Malfoy li vuole tutti e due».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry si rizzò a sedere, incuriosito. Non era da Malfoy rinunciare all’opportunità di sfOggiare i suoi poteri di prefetto, di cui aveva allegramente abusato per tutto l’armo prima.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry afferrò la maniglia e spinse forte; Zabini, ancora aggrappato alla maniglia, cadde in grembo a Gregory Goyle. Nella confusione che seguì Harry s’infilò nello scompartimento, balzò sul sedile momentaneamente vuoto di Zabini e si issò sulla reticella portabagagli. Fu una fortuna che Goyle e Zabini si ringhiassero addosso, attirando l’attenzione di tutti, perché Harry era quasi sicuro che il Mantello, ondeggiando, gli avesse scoperto piedi e caviglie; addirittura, per un terribile istante aveva creduto di vedere gli occhi di Malfoy seguire la sua scarpa da tennis che sfrecciava verso l’alto, ma poi Goyle chiuse la porta con violenza e si tolse di dosso Zabini, che cadde al proprio posto tutto scompigliato, Vincent Tiger tornò al suo fumetto e Malfoy, sOgghignando, si distese su due sedili con la testa in grembo a Pansy Parkinson. Harry rimase scomodamente rannicchiato sotto il Mantello per assicurarsi che ogni centimetro del suo corpo restasse nascosto, e osservò Pansy accarezzare i lisci capelli biondi sulla fronte di Malfoy con il sorriso compiaciuto di chi pensa che chiunque sarebbe stato felice di trovarsi al suo posto. Le lanterne che dondolavano dal soffitto gettavano una luce vivida sulla scena: Harry riusciva a leggere ogni singola parola del fumetto di Tiger, proprio sotto di lui.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Potter, quel tesoro di Potter, ovvio che voleva dare un’occhiata al Prescelto» sOgghignò Malfoy, «ma quella Weasley! Che cos’ha lei di tanto speciale?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry sbirciò oltre il bordo della retina, col cuore che batteva ancora più veloce. Che cos’era che Malfoy aveva voluto nascondere a Pansy? Stava per mostrare il misterioso Oggetto rotto che era tanto importante riparare?
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Bene, bene, bene» sOgghignò. Estrasse la bacchetta e diede un solo colpo al lucchetto: le catene strisciarono via e i cancelli si aprirono cigolando. «Carino da parte tua farti vedere, Potter, anche se evidentemente a tuo giudizio indossare la divisa scolastica è lesivo della tua immagine».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Sì, ma non Oggi» ribatté Ron. «Oggi sarà una pacchia».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Risposta copiata quasi parola per parola dal Manuale degli Incantesimi, Volume sesto» commentò Piton in tono sdegnoso (e dal suo angolo Malfoy sOgghignò), «ma essenzialmente corretta. Sì, coloro che avanzano nell’uso della magia senza strillare formule magiche guadagnano l’elemento sorpresa. Non tutti i maghi possono, naturalmente; è una questione di concentrazione e potere mentale di cui alcuni» e il suo sguardo indugiò ancora una volta, perfidamente, su Harry, «mancano».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ah sì, la professoressa McGranitt in effetti me l’ha accennato… non preoccuparti, mio caro ragazzo, non preoccuparti affatto. Oggi userete gli ingredienti che trovate nell’armadio delle scorte, e sono sicuro che possiamo prestarvi delle bilance, e abbiamo una piccola riserva di vecchi libri, qui, andranno benissimo finché non avrete scritto al Ghirigoro…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry vide Malfoy chinarsi verso Nott e mormorare qualcosa; entrambi sOgghignarono, ma Lumacorno non mostrò disappunto; al contrario, fece un gran sorriso e spostò lo sguardo da Hermione a Harry, che era seduto accanto a lei.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry all’improvviso trovò la Sala Grande molto calda, anche se il soffitto era ancora freddo e gonfio di piOggia.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    I gufi postali planarono attraverso le finestre punteggiate dalla piOggia, spruzzando tutti di goccioline. Un sacco di ragazzi ricevevano più posta del solito; i genitori, preoccupati, volevano avere notizie dei figli e rassicurarli a loro volta che a casa andava tutto bene. Harry non riceveva posta dall’inizio della scuola: l’unico che gli scriveva con una certa regolarità era morto e Harry, anche se aveva sperato che Lupin gli mandasse una lettera ogni tanto, finora era rimasto deluso. Fu molto sorpreso dunque di vedere la candida Edvige volteggiare tra tutti i gufi marroni e grigi. Atterrò davanti a lui con un grosso pacco quadrato. Un attimo dopo arrivò un pacco identico per Ron, schiacciando il suo minuscolo, sfinito portatore, Leotordo.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Cinque minuti dopo, quando si alzarono dalla tavola di Grifondoro per scendere al campo di Quidditch, passarono accanto a Lavanda Brown e Calì Patil. Dopo quel che aveva detto Hermione, Harry non fu stupito di vedere che le due grandi amiche bisbigliavano con aria afflitta; piuttosto, lo sorprese il fatto che, quando Ron le affiancò, Calì diede all’improvviso una gomitata a Lavanda, che si voltò e rivolse a Ron un gran sorriso. Lui la guardò sbattendo le palpebre, poi sorrise a sua volta, incerto, e prese a camminare quasi a passo di marcia. Harry si trattenne dal ridere, ricordando che anche Ron l’aveva fatto dopo che Malfoy gli aveva spaccato il naso; Hermione invece fu fredda e distante lungo tutta la strada fino allo stadio sotto la fresca piOggerellina, e andò a sedersi nelle tribune senza augurare in bocca al lupo a Ron.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Allora?» fece Hagrid imbronciato quando i tre si furono seduti attorno all’enorme tavolo di legno. Thor appOggiò subito il muso sul ginocchio di Harry e gli sbavò su tutta la divisa. «Cosa c’è? Siete in pensiero per me? Pensate che mi sento solo o roba del genere?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Non proprio…» Hermione scorreva le pagine interne. «Oh, guarda, c’è tuo padre, Ron… sta bene!» aggiunse in fretta, perché Ron si era voltato, in ansia. «Dice solo che è andato a far visita a casa Malfoy. ‘La seconda perquisizione della residenza del Mangiamorte non sembra aver sortito alcun risultato. Arthur Weasley dell’Ufficio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti ha dichiarato che la sua squadra è intervenuta in seguito a una soffiata’».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Oh, no, certo, mi ero dimenticata che eri in ritardo… Be’, Gazza ci ha frugati tutti con dei Sensori Segreti quando siamo arrivati nella S’ala d’Ingresso. Qualunque Oggetto Oscuro sarebbe stato trovato, so per certo che a Tiger è stata confiscata una testa essiccata. Quindi vedi, Malfoy non può aver portato niente di pericoloso!»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Stavolta Harry non trovò nient’altro da dire. Non sembrava che Malfoy avesse potuto in alcun modo portare un Oggetto Oscuro o pericoloso dentro la scuola. Guardò speranzoso Ron, che fissava con le braccia conserte Lavanda Brown.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Nel rumore del vento e della piOggia ghiacciata che battevano instancabili sulle finestre e di Neville che russava forte, Harry fissò le lettere fra parentesi. N-vbl… doveva significare non verbale. Harry dubitava di poterlo eseguire: aveva ancora qualche difficoltà con gli incantesimi non verbali, cosa che Piton non aveva mancato di commentare a ogni lezione. D’altra parte, il Principe fino a quel momento si era dimostrato un insegnante molto più utile di Piton.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    La sua sfacciataggine gli guadagnò qualche stoccata in più col Sensore, e stava ancora tremando quando uscirono nel vento, sotto la piOggia gelata.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Si rimboccarono di nuovo le sciarpe sulle facce e uscirono dal negozio di dolci. Il vento era tagliente come un coltello affilato dopo il calore zuccherino di Mielandia. La strada non era molto affollata; nessuno si fermava a chiacchierare, tutti correvano verso le loro destinazioni. Facevano eccezione due individui un po’ più avanti, fuori dai Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro; attraverso le lenti coperte di piOggia Harry riconobbe il barista che lavorava nell’altro pub di Hogsmeade, la Testa di Porco. Quando i ragazzi si avvicinarono, il barista avvolse più stretto il mantello attorno al collo e se ne andò lasciando l’uomo più basso ad armeggiare con qualcosa che teneva in braccio. Erano a pochi metri da lui quando Harry lo riconobbe.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    E cominciò a rovistare per terra per recuperare gli Oggetti sparsi, con l’aria di chi ha fretta di sparire.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Ssst!» intimò Hermione angosciata, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno ascoltasse; c’erano un paio di stregoni che fissavano Harry con enorme interesse, e Zabini stava appOggiato a una colonna lì vicino. «Harry, anch’io sarei arrabbiata, lo so che sta rubando le tue cose…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Gli altri due annuirono; la gita era stata un fiasco e il tempo peggiorava. Si avvolsero di nuovo nei mantelli, risistemarono le sciarpe, s’infilarono i guanti; poi seguirono Katie Bell e un’amica fuori dal pub e su per High Street. Sulla strada verso Hogwarts, arrancando nella fanghiglia gelata, Harry lasciò vagare i propri pensieri su Ginny. Non si erano incontrati: sicuramente, lei e Dean erano rinchiusi al calduccio della sala da tè di Madama Piediburro, il rifugio delle coppie felici. Accigliato, chinò il capo contro la gelida piOggia vorticante trascinando i piedi.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Esitando e interrompendosi spesso nel tentativo di controllare il pianto, Leanne raccontò alla professoressa McGranitt che Katie era andata in bagno ai Tre Manici di Scopa ed era tornata con quel pacchetto anonimo. Era sembrata un po’ strana, e poi avevano litigato sul fatto di accettare o no Oggetti ignoti, e la discussione era culminata nella zuffa per il pacchetto, che si era strappato e si era aperto. A quel punto, Leanne fu così sopraffatta che non ci fu verso di cavarle altro.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «… e soprattutto» concluse la professoressa McGranitt in tono terribilmente definitivo, «il signor Malfoy Oggi non era a Hogsmeade».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Impertinente» intervenne una voce flebile da uno dei ritratti sulla parete: Phineas Nigellus Black, il bis-bisnonno di Sirius, che un attimo prima sembrava addormentato, alzò la testa che teneva appOggiata alle braccia. «Ai miei tempi io non avrei permesso a uno studente di mettere in discussione le regole di Hogwarts».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ah, sì, so che Mundungus sta trattando la tua eredità con fraudolenta mancanza di rispetto» commentò Silente, aggrottando la fronte. «Da quando l’hai incontrato fuori dai Tre Manici di Scopa si è dato alla macchia; sospetto che abbia paura di affrontarmi. Ma sta’ sicuro che non farà più sparire nessuno degli Oggetti di Sirius».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sono Albus Silente. Le ho mandato una lettera per chiederle un appuntamento e lei è stata così gentile da invitarmi qui Oggi».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle tolse il coperchio e rovesciò il contenuto sul letto, senza guardarlo. Harry, che si era aspettato qualcosa di molto più interessante, vide un mucchio di piccoli Oggetti banali: tra gli altri uno yo-yo, un ditale d’argento e un’armonica a bocca tutta arrugginita. Una volta liberati dalla scatola, cessarono di tremare e rimasero immobili sulla coperta sottile.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Era impossibile capire che cosa stesse pensando: il suo volto rimase inespressivo mentre rimetteva la piccola scorta di Oggetti rubati nella scatola di cartone. Quando ebbe finito si rivolse a Silente e dichiarò con schiettezza: «Non ho denaro».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «E spero che tu non abbia troppo sonno per prestare attenzione a un’ultima cosa: il giovane Tom Riddle amava collezionare trofei. Hai visto la scatola di Oggetti rubati che aveva nascosto nella sua stanza. Erano stati sottratti alle vittime della sua prepotenza: ricordi, se vuoi, di momenti di magia particolarmente sgradevole. Rammenta questa inclinazione, perché sarà importantissima più avanti.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Si guardarono intorno; in effetti, Neville esibiva un labbro insanguinato e parecchi brutti graffi sulla guancia, ma stringeva un Oggetto verde grande come un pompelmo che pulsava in modo sgradevole.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «BASTA!»ululò Harry, notando Ginny che guardava torva Ron. Ricordando la sua reputazione di lanciatrice di Fatture Orcovolanti, planò per intervenire prima che le cose gli sfuggissero di mano. «Peakes, vai a mettere via i Bolidi. Demelza, riprenditi, Oggi hai giocato benissimo. Ron…» Harry aspettò che il resto della squadra si allontanasse, poi continuò: «Tu sei il mio migliore amico, ma continua a trattare così gli altri e ti sbatto fuori squadra».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Crede di essere speciale Oggi, eh?»disse una voce maligna, e Harper urtò Harry deliberatamente, con tanta forza che quasi lo buttò giù dalla scopa. «Il tuo amico traditore del suo sangue…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry si voltò di scatto e vide Hermione puntare la bacchetta contro Ron, con aria folle: il piccolo stormo filò come una piOggia di grossi proiettili d’oro verso Ron, che gemette e si coprì il volto con le mani; ma i canarini lo aggredirono, beccando e graffiando ogni brano di pelle che riuscivano a raggiungere.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Senti» sospirò Hermione, «i Sensori Segreti intercettano fatture, maledizioni e incantesimi dissimulanti, no? Sono abituati a trovare Magia Oscura e Oggetti Oscuri. Avrebbero riconosciuto una maledizione potente come quella della collana in pochi secondi. Ma qualcosa che è solo stato messo nella bottiglia sbagliata non viene notato… E, comunque, i filtri d’amore non sono Oscuri e nemmeno pericolosi…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ho invitato la cara Tonks qui Oggi» intervenne la signora Weasley, posando le carote sul tavolo con foga eccessiva e guardando Fleur torva. «Ma non è voluta venire. Le hai parlato di recente, Remus?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Rufus Scrimgeour si fermò sulla soglia, appOggiandosi al bastone e sorridendo a quella scena commovente.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Rimasero in un silenzio ghiacciato quanto il suolo sotto i loro piedi. Lo gnomo era riuscito a sfilare il suo verme da terra e lo succhiava allegramente, appOggiandosi contro i rami più bassi del cespuglio di rododendro.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ma in quel momento si levò un gridolino acuto: «Ronron!» Lavanda Brown sbucò fuori dal nulla e si gettò fra le braccia di Ron. Parecchi spettatori sOgghignarono; Hermione ridacchiò e disse: «C’è un tavolo laggiù… vieni con noi, Ginny?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Perso in quella prospettiva beata, agitò la bacchetta con troppo entusiasmo e, invece di produrre la fontana di acqua pura che era l’Oggetto della lezione di Incantesimi di quel giorno, scatenò un getto da idrante che rimbalzò sul soffitto e stese il professor Vitious faccia a terra.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Le autorità Babbane erano perplesse. Per quanto ne so, a tutt’Oggi ignorano come siano morti i Riddle, perché la Maledizione Avada Kedavra in genere non lascia tracce… L’eccezione è qui davanti a me» aggiunse Silente, accennando alla cicatrice di Harry. «Il Ministero, d’altra parte, capì subito che si trattava di un assassinio magico. Sapevano anche che un nemico dichiarato dei Babbani viveva dall’altra parte della valle, ed era già stato incarcerato una volta per aver aggredito una delle persone assassinate.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Era un Horace Lumacorno molto più giovane. Harry era così abituato alla sua calvizie che trovò sconcertante vederlo con folti, lucenti capelli giallastri; era come se gli avessero coperto la testa di paglia, ma aveva già una chiazza pelata grande come un galeone in cima alla testa. I baffi, allora meno ingombranti, erano biondo zenzero. Non era grasso come il Lumacorno che conosceva Harry, anche se i bottoni d’oro sul panciotto a complicati ricami erano sottoposti a una certa tensione. I piccoli piedi erano pOggiati su un puf di velluto ed era sprofondato in una comoda poltrona; con una mano stringeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas canditi.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ti adora» disse a colazione, agitando una forchettata di uovo fritto. «Non ti rifiuterà niente, no? Non al suo piccolo Principe delle Pozioni. Fermati Oggi pomeriggio dopo la lezione e chiediglielo».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Secondo Ron basta che Oggi pomeriggio mi fermi dopo Pozioni…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «State buoni, state buoni! Presto, ora, abbiamo un sacco di lavoro da fare Oggi pomeriggio! La Terza Legge di Golpalott… chi sa dirmi…? Ma la signorina Granger, naturalmente!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Aprì la scatola proprio mentre Lumacorno gridava: «Ragazzi, ancora due minuti!» Dentro c’erano alcuni Oggetti raggrinziti, più simili a reni secchi che a vere pietre. Harry ne afferrò uno, rimise la scatola nell’armadio e corse indietro al suo calderone.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    La neve si sciolse attorno alla scuola all’arrivo di febbraio, sostituita da un’umidità fredda e desolata. Nubi di un grigio violetto gravavano sul castello e una costante piOggia gelida rendeva i prati fangosi e sdrucciolevoli. Il risultato fu che la prima lezione di Materializzazione per i ragazzi del sesto anno, fissata per un sabato mattina in modo che non interferisse col programma regolare, si tenne nella Sala Grande invece che all’aperto.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Quando giunsero Harry e Hermione (Ron era sceso con Lavanda), scoprirono che le tavole erano scomparse. La piOggia frustava le alte finestre e il soffitto incantato vorticava cupo sopra di loro mentre si riunivano davanti ai professori McGranitt, Piton, Vitious e Sprite — i direttori delle Case — e a un piccolo mago che doveva essere l’Istruttore mandato dal Ministero. Era stranamente incolore, con ciglia trasparenti, capelli a ciuffi e un’aria eterea, come se un solo sbuffo di vento potesse soffiarlo via. Harry si chiese se le frequenti Smaterializzazioni e Materializzazioni avessero in qualche modo diminuito la sua sostanza, o se una struttura fragile fosse ideale per chiunque desiderasse svanire.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Avrai le scarpe troppo strette, Ronron» disse una voce alle loro spalle, e Hermione li superò a grandi passi, con un sOgghigno.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Era a metà strada verso la porta del dormitorio quando si accorse che Ron non si era mosso. Era appOggiato ai piedi del letto e fissava fuori dalla finestra bagnata di piOggia con una strana espressione confusa.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ron si scaraventò nello studio surriscaldato e ingombro, inciampò in un pOggiapiedi infiocchettato, riacquistò l’equilibrio aggrappandosi al collo di Harry e borbottò: «Non mi ha visto, vero?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Le porte dell’infermeria si spalancarono, facendoli tutti sobbalzare, e Hagrid venne verso di loro a grandi passi, i capelli coperti di goccioline di piOggia, la pelliccia d’orso svolazzante, una balestra in mano, lasciando sul pavimento una striscia di orme fangose grandi come delfini.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «No, sul serio!» garantì Ron convinto. «Non ricordo di aver mai sentito una cronaca così divertente! Che cos’è questo, tra parentesi?»chiese, portando davanti agli occhi l’Oggetto simile a una cipolla.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Andiamo» mormorò Harry a Hermione, e se la filarono, non prima di sentire la voce di Lavanda: «Perché non mi hai detto che uscivi Oggi? E perché lei era con te?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Così Voldemort andò da Magie Sinister, e tutti gli insegnanti che l’ammiravano dissero che era sprecato, un giovane mago così talentuoso finire a fare il commesso in un negozio. Ma Voldemort era molto più di un commesso. Educato, di bell’aspetto e capace, ben presto si vide affidare compiti particolari, di un genere possibile solo in un posto come Magie Sinister, specializzato come sai in Oggetti insoliti e potenti. Voldemort veniva inviato a convincere le persone a vendere i propri tesori, e pare che fosse straordinariamente abile».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Presto, presto, è qui, Hokey!» strillò Hepzibah, e l’elfa trotterellò via dalla stanza, così stipata di Oggetti che era difficile capire come qualcuno potesse farsi strada senza travolgerne almeno una decina: c’erano armadietti coperti di scatoline laccate, scaffali colmi di libri con incisioni dorate, mensole di sfere e globi celesti e molte rigogliose piante da vaso in cachepot di ottone. Quella stanza era un incrocio tra un antiquario magico e una serra.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ecco, signora» squittì l’elfa domestica, e Harry vide due scatole di pelle, una sopra l’altra, muoversi per la stanza come di propria volontà. In realtà era Hokey a portarle sulla testa, veleggiando tra tavoli, puf e pOggiapiedi.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Sfilò la coppa dall’indice di Voldemort e la depose con dolcezza nella scatola, troppo concentrata a sistemarla per accorgersi dell’ombra che attraversò il volto di Voldemort quando l’Oggetto gli venne sottratto.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Una follia per te, forse, ma non per Voldemort»rispose Silente. «Spero che a tempo debito capirai esattamente che cosa significavano per lui quegli Oggetti, ammetterai però che non è difficile immaginare che abbia considerato almeno il medaglione come suo di diritto».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Era appartenuta a un altro fondatore di Hogwarts» spiegò Silente. «Forse provava ancora un forte attaccamento alla scuola e non riuscì a resistere a un Oggetto così impregnato della sua storia. C’erano altre ragioni, credo… spero di riuscire a fartele comprendere a tempo debito.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry si tuffò dietro di lui nell’agitata massa d’argento, e atterrò nello stesso ufficio da cui era appena partito. C’era Fanny, che sonnecchiava serena sul posatoio, e lì, dietro la scrivania, Silente, molto simile a quello accanto a Harry, anche se tutte e due le mani erano intatte e il suo volto era forse un po’ meno segnato dalle rughe. C’era una sola differenza tra l’ufficio dell’Oggi e quello del passato: nevicava. Fiocchi azzurrini scendevano oltre la finestra nel buio e si accumulavano sul davanzale di fuori.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Goyle levò un acuto strillo di terrore, gettò per aria la bilancia e filò via. Era sparito molto prima che il rumore dell’Oggetto che si fracassava avesse smesso di echeggiare nel corridoio. Ridendo, Harry si voltò a contemplare la parete vuota dietro la quale, ne era certo, Draco Malfoy stava immobile, ben sapendo che qualcuno di sgradito era là fuori, ma senza avere il coraggio di mostrarsi. L’idea diede a Harry una piacevolissima sensazione di potere, mentre si sforzava di ricordare quali formule non aveva ancora tentato.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Proprio così» concluse lei, sollevata. «Senti, a Pozioni non ci sarà praticamente nessuno Oggi pomeriggio: quasi tutti saranno all’esame… Cerca di ammorbidire un po’ Lumacorno!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Co…? Sì, certo» rispose lui, riprendendosi. «Be’… d’accordo. Se non riesco a far parlare Lumacorno Oggi pomeriggio, prenderò un po’ di Felix e ritenterò stasera».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Era sempre lui, più giovane, con i capelli color paglia fitti e lucidi e i baffoni biondo zenzero; era comodamente seduto in poltrona, i piedi appOggiati a un puf di velluto. Con una mano reggeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas candito. E tra gli studenti seduti attorno a lui c’era Tom Riddle, l’anello nero e oro di Orvoloson che gli scintillava al dito.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’» continuò Lumacorno, giocherellando con il nastro della scatola di ananas, senza guardare Riddle, «be’, non può esserci niente di male a darti un’idea. Solo perché tu capisca il termine. Si definisce Horcrux un Oggetto nel quale una persona ha nascosto parte della sua anima».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, si spacca l’anima, capisci» rispose Lumacorno, «e se ne nasconde una parte in un Oggetto al di fuori del corpo. Quindi, anche se il corpo viene colpito o distrutto, non si può morire, perché parte dell’anima resta legata alla terra, intatta. Ma naturalmente l’esistenza in una simile forma…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tu pensi alle Passaporte, Harry, che devono necessariamente essere Oggetti normali, in modo da passare inosservate. Ma Lord Voldemort, usare barattoli o vecchie bottiglie per proteggere la sua preziosa anima? Dimentichi quello che ti ho mostrato. A Lord Voldemort piaceva collezionare trofei antichi e potenti. Il suo orgoglio, la convinzione della propria superiorità, la decisione di ricavarsi un posto stupefacente nella storia magica, tutto ciò mi suggerisce che abbia scelto i suoi Horcrux con una certa cura, privilegiando beni degni dell’onore».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Posso solo azzardare ipotesi» rispose Silente. «Per le ragioni che ti ho già esposto, credo che Lord Voldemort preferisca manufatti di una certa nobiltà. Quindi ho indagato nel suo passato per cercare le prove della scomparsa di Oggetti significativi».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Silente sorrise. «Sarei pronto a scommettere — forse non la mano che mi resta ma almeno un paio di dita — che quelli sono diventati gli Horcrux numero tre e quattro. Gli altri due, sempre supponendo che ne abbia creati sei in tutto, sono più problematici, ma azzarderò l’ipotesi che, essendosi assicurato trofei di Tassorosso e Serpeverde, abbia deciso di rintracciarne altri posseduti da Grifondoro o Corvonero. Quattro Oggetti dei quattro fondatori avrebbero esercitato sull’immaginazione di Voldemort un’attrattiva irresistibile. Non so dire se sia riuscito a trovare qualcosa di Corvonero; ho però la certezza che il solo cimelio noto di Grifondoro è al sicuro».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Crede che fosse quella la ragione per cui voleva tanto tornare a Hogwarts, signore?» domandò Harry. «Per trovare Oggetti degli altri fondatori?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «È precisamente la mia opinione» confermò Silente. «Ma purtroppo questo non ci permette di fare molti progressi, perché venne allontanato, almeno credo, senza avere la possibilità di perquisire la scuola. Sono costretto a concludere che non realizzò la sua ambizione di collezionare quattro Oggetti dei fondatori. Ne aveva di sicuro due, può averne trovato un terzo: questo è il meglio che possiamo fare per il momento».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Una domanda molto interessante, Harry. Direi di no. Credo che Voldemort sia ormai troppo imbevuto di male, e che sia stato troppo a lungo lontano da queste parti di se stesso, per provare quello che proviamo noi. Forse in punto di morte potrebbe rendersi conto della sua perdita… ma non ha saputo, per esempio, che il diario era stato distrutto finché non ha estorto la verità a Lucius Malfoy. Quando ha scoperto che quel prezioso Oggetto era stato mutilato e privato di tutti i suoi poteri, mi dicono che la sua rabbia sia stata uno spettacolo terribile».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sì, anni fa, quando era certo di poter creare altri Horcrux; a ogni modo Lucius avrebbe dovuto aspettare l’ordine, che non ricevette mai, perché Voldemort scomparve poco dopo avergli consegnato il diario. Senza dubbio pensava che Lucius non avrebbe osato fare altro se non custodire l’Horcrux con cura, ma si fidò troppo del timore di Lucius per un padrone sparito da anni e creduto morto. Certo, Malfoy non sapeva che cos’era il diario: ritengo che Voldemort gli avesse detto solo che era stato abilmente incantato perché facesse riaprire la Camera dei Segreti. Se Lucius avesse saputo di tenere tra le mani una parte dell’anima del suo padrone, l’avrebbe trattata con maggiore riguardo… Invece si dedicò al compimento di un vecchio progetto personale: facendo ritrovare il diario alla figlia di Arthur Weasley, sperava di screditare lui, farmi buttare fuori da Hogwarts e liberarsi di un Oggetto altamente incriminante in un colpo solo. Ah, povero Lucius… fra la rabbia di Voldemort per l’Horcrux e il fiasco al Ministero l’anno scorso, non mi sorprenderei se fosse segretamente felice di trovarsi al sicuro ad Azkaban».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, so che ho aperto la porta»rispose Katie, «quindi immagino che chiunque mi abbia scagliato la Maledizione Imperius fosse lì dietro. Poi la mia memoria è un deserto fino a due settimane fa al San Mungo. È meglio che vada, la McGranitt è capacissima di darmi una punizione anche se sono tornata Oggi…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Rimase senza fiato. Nonostante la fretta, il panico, la paura di ciò che lo aspettava nel bagno, non poté non restare intimidito davanti a quella visione. Si trovava in una stanza grande come una cattedrale: dalle alte finestre piovevano lame di luce su una sorta di città dai muri altissimi, fatta degli Oggetti nascosti da generazioni di abitanti di Hogwarts. C’erano strade e vicoli delimitati da pile pericolanti di mobili rotti e danneggiati, messi via forse per occultare le prove di magie maldestre, oppure nascosti da elfi domestici decisi a mantenere alta la dignità del castello. C’erano migliaia e migliaia di libri, banditi o scarabocchiati o rubati. C’erano catapulte alate e Frisbee Zannuti, alcuni ancora abbastanza vitali da svolacchiare sulle montagne di altri Oggetti proibiti; c’erano bottiglie sbeccate di pozioni rapprese, cappelli, gioielli, mantelli; c’erano gusci di uova di drago, bottiglie tappate il cui contenuto scintillava ancora malvagio, diverse spade arrugginite e una pesante ascia macchiata di sangue.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ah, Potter» lo accolse Piton, quando Harry ebbe bussato alla sua porta e fu entrato nell’ufficio sgradevolmente familiare che il professore, nonostante ormai insegnasse parecchi piani più su, non aveva abbandonato: era illuminato fiocamente come sempre e i soliti viscidi Oggetti morti erano sospesi in pozioni colorate lungo le pareti. Molte scatole coperte di ragnatele erano minacciosamente accatastate sul tavolo destinato a Harry; emanavano un alone di lavoro noioso, duro e inutile.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Verrebbe da dire che ci sono cose più importanti su cui spettegolare» osservò Ginny, seduta sul pavimento della sala comune, appOggiata alle gambe di Harry e intenta a leggere La Gazzetta del Profeta. «Tre attacchi di Dissennatori in una settimana, e Romilda Vane mi chiede se è vero che hai un Ippogrifo tatuato sul petto».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Singhiozzò sonoramente, si sistemò i capelli e si appOggiò al braccio di Harry.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Mi manca la tua presenza alle lezioni, Harry» dichiarò con sentimento mentre si avviavano. «Non sei mai stato un gran Veggente… ma eri un meraviglioso Oggetto…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry non rispose; aveva sempre detestato essere l’Oggetto delle ripetute previsioni di sventura della professoressa Cooman.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Ricordo bene il primo incontro con Silente» continuò la Cooman con voce gutturale. «Rimase molto colpito, è naturale, molto colpito… AllOggiavo alla Testa di Porco, che non consiglio, fra parentesi — certe pulci, caro ragazzo — ma avevo poco denaro. Silente mi fece la cortesia di venirmi a trovare nella mia stanza alla locanda. Mi interrogò… devo confessare che all’inizio credetti che fosse maldisposto nei confronti della Divinazione… e ricordo che mi sentivo un po’ strana, non avevo mangiato granché, quel giorno… Ma poi…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Col respiro affannato come se stesse lottando, Harry voltò le spalle a Silente, che non aveva ancora mosso un muscolo, e marciò su e giù per lo studio, sfregandosi le nocche della mano e cercando di trattenersi dal rovesciare Oggetti. Voleva scatenare la sua collera contro Silente, ma voleva anche andare con lui a distruggere l’Horcrux; voleva dirgli che era un vecchio stupido per essersi fidato di Piton, ma aveva il terrore che Silente non lo portasse con sé, se non fosse riuscito a controllarsi…
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Dopo di me, direi» sOggiunse Silente, e attraversò l’arco; Harry, alle sue spalle, si affrettò ad accendere la bacchetta.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Aha» fece Silente, e si fermò di nuovo; questa volta Harry gli finì davvero addosso; per un momento vacillò sull’orlo dell’acqua scura e la mano sana di Silente si strinse attorno al suo braccio, trattenendolo. «Scusa, Harry, avrei dovuto avvertirti. AppOggiati alla parete, per favore; forse ho trovato».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Toccarono terra con un lieve urto e Harry balzò fuori, poi si voltò rapido per aiutare Silente. Non appena ebbe raggiunto la riva, Silente abbassò la bacchetta; l’anello di fuoco sparì, ma gli Inferi non riemersero. La barca affondò di nuovo negli abissi; sbatacchiando e tintinnando, anche la catena scivolò nel lago. Silente trasse un gran sospiro e si appOggiò alla parete.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non si preoccupi, signore»rispose subito Harry, in ansia per il suo estremo pallore e la sua aria sfinita. «Non si preoccupi, farò in modo di riportarci indietro… Si appOggi a me, signore…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Silente si appOggiò a lui barcollando. Harry credette per un attimo che fosse colpa della sua maldestra Materializzazione; poi lo guardò in faccia, più pallido e bagnato che mai, alla luce vaga di un lampione lontano.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Il corpo di Harry si irrigidì all’istante, e cadde all’indietro contro la parete della Torre, appOggiato come una statua instabile, incapace di muoversi o parlare. Non riusciva a capire come fosse successo: l’Expelliarmus non era un Incantesimo Congelatore…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Be’, allora sta perdendo colpi!» sOgghignò Malfoy. «Piton mi ha offerto aiuto… perché vuole tutta la gloria per sé… perché vuole partecipare…’Che cosa stai combinando? Sei stato tu con la collana, è stato stupido, avrebbe potuto far saltare tutto quanto…’ Ma io non gli ho detto cosa facevo nella Stanza delle Necessità: domani si sveglierà e sarà tutto finito e non sarà più il prediletto del Signore Oscuro, non sarà nulla in confronto a me, nulla!»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Infatti» sOggiunse Malfoy. «Però pensava che stesse solo andando a bere qualcosa, che sarebbe tornato…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Harry, da dove sei spuntato?» gridò Ginny, ma non ci fu tempo per risponderle. Harry abbassò la testa e scattò in avanti, evitando di un soffio un’esplosione sopra di lui che li investì di una piOggia di frammenti di pietra. Piton non doveva fuggire, doveva raggiungere Piton…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Silente potrebbe conoscere qualcosa che funzioni, però» sOggiunse Ron. «Dov’è? Bill ha lottato contro quei pazzi per ordine di Silente, Silente glielo deve, non può lasciarlo in questo stato…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    La signora Weasley si appOggiò al marito e guardò Fleur curare le ferite di Bill con un’espressione assai curiosa. Nessuno disse nulla; Harry non osò muoversi. Come tutti gli altri, stava aspettando l’esplosione.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Tra gli studenti più giovani corse una certa agitazione quando una carrozza che non avevano mai visto, di un blu polveroso, grande come una casa, trainata da una dozzina di immensi cavalli palomino alati, planò dal cielo nel tardo pomeriggio prima del funerale e atterrò al limitare della Foresta. Harry vide dalla finestra una bella donna gigantesca, con la pelle olivastra e i capelli neri, scendere i gradini della carrozza e gettarsi tra le braccia di Hagrid, che la aspettava. Nel frattempo una delegazione di funzionari del Ministero, compreso il Ministro della Magia in persona, veniva allOggiata nel castello. Harry evitò accuratamente ogni contatto con loro; era sicuro che prima o poi avrebbe dovuto di nuovo rendere conto dell’ultima escursione di Silente fuori da Hogwarts.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry si ripeteva questo mantra la sera prima di addormentarsi, e i suoi sogni erano popolati da coppe, medaglioni e Oggetti misteriosi che non riusciva a raggiungere, anche se Silente gli offriva una scala di corda che si trasformava in un intreccio di serpenti non appena lui cominciava a salire…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Si levarono ancora alcune grida di spavento quando una piOggia di frecce planò nell’aria, per ricadere a una certa distanza dalla folla. Era il tributo dei centauri: Harry li vide voltarsi e sparire di nuovo tra i freschi alberi. Allo stesso modo, gli esseri marini s’inabissarono nell’acqua verde.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Si voltò. Rufus Scrimgeour zoppicava rapido verso di lui, appOggiandosi al bastone da passeggio.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Anche Scrimgeour si fermò, si appOggiò al bastone e fissò Harry con espressione ora astuta.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   Alcuni dei convenuti sOgghignarono.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Sì, mio Signore, questo è vero, ma in qualità di Direttore dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, O'Tusoe è in regolare contatto non solo con il Ministro, ma anche con i Direttori di tutti gli altri uffici del Ministero. Credo che sarà facile, ora che controlliamo un funzionario di così alto rango, sOggiogare gli altri, che poi potranno unirsi per rovesciare Scrimgeour».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Ora procedette con più cautela. S'inginocchiò di nuovo accanto al baule, frugò nel fondo e, dopo aver recuperato una vecchia spilla che lampeggia va debole i suoi due messaggi, Tifate per Cedric Diggory e Potter fa schifo, uno Spioscopio incrinato e consunto e un medaglione d'oro dentro il quale era stato nascosto un messaggio firmato 'R.A.B.', finalmente scoprì l'Oggetto tagliente che l'aveva ferito. Lo riconobbe subito: era un frammento lungo cinque centimetri dello specchio magico che gli aveva regalato il suo padrino scomparso, Sirius. Harry lo posò da un lato e tastò cauto dentro il baule in cerca del resto, ma dell'ultimo dono del suo padrino non restava altro che vetro polverizzato, attaccato allo strato più profondo di detriti come sabbia scintillante.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Non solo vinse tutti i premi degni di nota che la scuola metteva in palio, ma ben presto fu in regolare corrispondenza con i più insigni maghi del tempo, tra cui Nicolas Flamel, l'illustre alchimista, la nota storica Bathilda Bath e Adalbert Incant, il teorico della magia. Svariati suoi studi furono pubblicati su riviste autorevoli come Trasfigurazione Oggi, Incantesimi Ispirati e Il Pozionista Pratico. La carriera di Silente sembrava destinata a decollare come un razzo e la sola domanda che tutti si ponevano era
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Caro DOggi! Ricordo di averlo intervistato alcuni anni fa sui diritti dei Marini, che il cielo lo benedica. Completamente andato. Era convinto che fossimo seduti sul fondo del Lago Windermere, continuava a dirmi di cercare le trote».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, mia cara» sorride la Skeeter, picchiettandomi affettuosamente sulle nocche, «sai anche tu quante informazioni si possono ottenere con una borsa gonfia di galeoni, il rifiuto di sentire la parola 'no' e una bella Penna Prendiappunti affilata! C'era la coda per gettare fango su Silente, del resto. Non tutti pensavano che fosse così straordinario, sai: ha pestato un sacco di piedi importanti. Ma il vecchio DOggi Doge può anche scendere dal suo Ippogrifo, perché io ho avuto accesso a una fonte per la quale molti giornalisti si venderebbero la bacchetta, una persona che non ha mai parlato pubblicamente prima d'ora e che è stata vicina a Silente nella fase più violenta e disturbata della sua giovinezza».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Aveva cervello, anche se molti Oggi dubitano che tutti i suoi trionfi fossero farina del suo sacco. Come rivelo nel capitolo sedici, Ivor Dillonsby sostiene che aveva già scoperto otto usi del sangue di drago quando Silente 'prese in prestito' le sue ricerche».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Lo spero» disse Harry, «perché quando avrò diciassette anni, tutti Mangiamorte, Dissennatori, forse perfino Inferi, che sono cadaveri sOggiogati dalla magia di un Mago Oscuro potranno trovarvi e vi aggrediranno di sicuro. E se ricordate l'ultima volta che avete avuto a che fare con dei maghi, forse ammetterete di aver bisogno d'aiuto».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Sapeva che la battaglia era vinta. Se Dudley era abbastanza spaventato da accettare l'aiuto dell'Ordine, i suoi genitori l'avrebbero accompagnato: non avrebbero mai sopportato di separarsi dal loro Didino. Harry guardò l'orologio appOggiato sopra il caminetto.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Si udì un improvviso, assordante ruggito. Harry si raddrizzò di colpo e picchiò la testa contro la bassa cornice della porta. Indugiò solo per fare sfOggio di alcune selezionate imprecazioni di zio Vernon, poi tornò barcollando in cucina, reggendosi la testa, e guardò fuori dalla finestra nel giardino sul retro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry li condusse tutti in cucina dove, tra risa e chiacchiere, si sedettero, si appollaiarono sui lustri banconi di zia Petunia o si appOggiarono ai suoi immacolati elettrodomestici: Ron, lungo e allampanato; Hermione, i capelli cespugliosi legati in una lunga treccia; Fred e George, con due sorrisi identici; Bill, capelli lunghi e brutte cicatrici; il signor Weasley, gentile, con la calvizie incipiente e gli occhiali un po' storti; Malocchio, sciupato, zoppo, l'occhio magico azzurro vivo che roteava nell'orbita; Tonks, i capelli corti del suo rosa preferito; Lupin, più grigio, più segnato; Fleur, snella e bellissima, i lunghi capelli di un biondo argenteo; Kingsley, calvo, nero, le spalle larghe; Hagrid, capelli e barba incolti, tutto gobbo per non picchiare la testa sul soffitto, e Mundungus Fletcher, piccolo, sudicio e depresso, con i suoi occhi cadenti da bassethound e i capelli impastati. Il cuore di Harry si allargò a quella vista: sentiva di volere un bene incredibile a tutti, compreso Mundungus, che aveva cercato di strangolare l'ultima volta che si erano incontrati.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Altri Anatemi che Uccidono volarono oltre la testa di Harry, scagliati dai due Mangiamorte rimasti; miravano a Hagrid. Harry rispose con nuovi Schiantesimi: rosso e verde cozzarono a mezz'aria in una piOggia di scintille multicolori e Harry pensò follemente ai fuochi d'artificio e ai Babbani di sotto che non potevano avere idea di che cosa stava accadendo...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ma anche se distruggiamo l'Oggetto che lo ospita» obiettò Ron, «perché quel frammento di anima non può andarsene a vivere dentro qualcos'altro?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Quando il contenitore magico è ancora intatto, il frammento di anima che conserva può volare dentro e fuori da chi si avvicina troppo all'Oggetto. Non dico se lo si tiene in mano troppo a lungo, toccarlo non c'entra» aggiunse, prima che Ron potesse interromperla. «Parlo di una vicinanza emotiva. Ginny aveva riversato il suo cuore in quel diario e si era resa straordinariamente vulnerabile. Se ci si affeziona troppo a un Horcrux o si dipende da esso, sono guai».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, bene, avete dato da mangiare alle galline» esclamò avvicinandosi. «Meglio rinchiuderle prima che arrivino gli uomini domani... a montare la tenda per le nozze» spiegò, appOggiata al pollaio. Era sfinita. «I Magigazebo Millamant... sono molto bravi. Li andrà a prendere Bill... meglio se resti in casa mentre sono qui, Harry. Devo dire che organizzare un matrimonio è più complicato con tutti quegli incantesimi di protezione in giro».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Quella legge è stata pensata per evitare che i maghi si tramandino Oggetti Oscuri» obiettò Hermione, «e il Ministero deve avere prove schiaccianti che le proprietà del deceduto siano illegali prima di confiscarle! Ci sta dicendo che secondo lei Silente stava cercando di passarci degli Oggetti Oscuri?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «No, è perché i trentun giorni sono passati» rispose pronta Hermione. «Non possono trattenere gli Oggetti più a lungo, a meno di non dimostrare che sono pericolosi. Giusto?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Scrimgeour prese dalla borsa un Oggetto che Harry aveva già visto: sembrava un accendino d'argento, ma, lo sapeva, aveva il potere di risucchiare tutta la luce da un luogo, e di riportarvela, con un semplice scatto. Scrimgeour si chinò e passò il Deluminatore a Ron, che lo prese e se lo rigirò tra le dita, sbalordito.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «È un Oggetto di valore» osservò Scrimgeour, guardando Ron. «Potrebbe essere unico. Di sicuro è stato progettato da Silente in persona. Perché ti avrebbe lasciato un Oggetto così raro?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Era chiaro che Scrimgeour non aveva suggerimenti da dargli. Dopo aver sOgguardato Ron per qualche istante, tornò al testamento.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non credo che ci sia qualcosa nascosto nella glassa» obiettò Scrimgeour, «ma un Boccino sarebbe un gran bel nascondiglio per un piccolo Oggetto. Sai perché, immagino».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Purtroppo» riprese Scrimgeour «Silente non aveva la facoltà di donare quell'arma. La spada di Godric Grifondoro è un importante Oggetto storico, e come tale appartiene...»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   In giardino, i tre Oggetti portati da Scrimgeour passarono di mano in mano sopra i tavoli della cena. Tutti diedero in esclamazioni alla vista del Deluminatore e delle Fiabe di Beda il Bardo e protestarono perché Scrimgeour si era rifiutato di consegnare la spada, ma nessuno seppe suggerire come mai Silente avesse lasciato a Harry un vecchio Boccino. Mentre il signor Weasley studiava il Deluminatore per la quarta volta, sua moglie disse, esitante: «Harry, caro, hanno tutti una fame tremenda, non volevamo cominciare senza di te... posso servire la cena?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Su in soffitta, Ron osservò il suo Deluminatore e Harry riempì la borsa di Mokessino di Hagrid non con denaro, ma con gli Oggetti più preziosi che possedeva, anche quelli in apparenza privi di valore: la Mappa del Malandrino, il frammento dello specchio magico di Sirius e il medaglione di R.A.B. Strinse bene i lacci e si fece scivolare il sacchetto attorno al collo, poi si sedette col vecchio Boccino tra le dita, guardando le ali che sbatacchiavano debolmente. Finalmente Hermione bussò e sgattaiolò dentro.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Meraviglioso! La saliva di gnomo fa molto bene!» gongolò il signor Lovegood, afferrandole il dito per esaminare le tracce sanguinanti del morso. «Luna, tesoro mio, se dovessi sentir sbocciare un nuovo talento Oggi magari un insospettabile desiderio di cantare l'opera o di declamare in Marino non reprimerlo! Potresti aver ricevuto un dono dai Gernumbli!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Un grande sospiro collettivo si levò dal consesso di maghi e streghe quando Monsieur Delacour e Fleur risalirono la passatoia, lei fluttuando, il padre a balzelloni e sorridente. La sposa indossava un abito bianco molto semplice e sembrava emanare un'intensa aura argentea. Mentre di solito il suo splendore oscurava tutti gli altri, Oggi irradiava bellezza su chiunque avesse intorno. Ginny e Gabrielle, entrambe in abito dorato, erano ancora più carine del solito e, una volta raggiunto da Fleur, Bill sembrava che non avesse mai incontrato Fenrir Greyback.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Signore e signori» cominciò una voce un po' cantilenante, e con un sussulto Harry riconobbe, in piedi davanti a Bill e Fleur, il mago basso coi capelli a ciuffi che aveva celebrato il funerale di Silente. «Siamo qui riuniti Oggi per celebrare l'unione di due anime fedeli...»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Il mago coi capelli a ciuffi levò la bacchetta sopra le teste di Bill e Fleur e una piOggia di stelle d'argento cadde su di loro, avvolgendo in una spirale le due sagome abbracciate. Mentre Fred e George davano il via agli applausi, i palloncini dorati esplosero, liberando uccelli del paradiso e campanelle d'oro che unirono canto e suono al fragore.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «No, l'ho visto Oggi per la prima volta. Perché?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   E se ne andò a grandi passi. Harry prese al volo una tartina da un cameriere e fece il giro della pista affollata. Voleva trovare Ron, dirgli di Gregorovich, ma l'amico stava ballando con Hermione là in mezzo. AppOggiandosi a un palo dorato, Harry osservò Ginny, che ora danzava con Lee Jordan, l'amico di Fred e George, e cercò di non arrabbiarsi per la promessa fatta a Ron.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Errando tra la folla per sfuggire a uno zio ubriaco di Ron che non sapeva se lui era suo figlio, Harry notò un vecchio mago seduto da solo a un tavolo. La nube di capelli bianchi su cui pOggiava un fez tarlato lo faceva assomigliare a un soffione invecchiato. Aveva un'aria vagamente familiare: Harry frugò nel proprio cervello e infine lo riconobbe. Era Elphias Doge, membro dell'Ordine della Fenice, autore del necrologio di Silente.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Doge era sull'orlo delle lacrime. Zia Muriel, al colmo del divertimento, schioccò le dita per chiedere altro champagne. Stordito, Harry pensò a come i Dursley l'avevano zittito, rinchiuso, confinato, per il crimine di essere un mago. La sorella di Silente aveva subito la stessa sorte per la ragione opposta? Imprigionata per la sua mancanza di magia? E Silente l'aveva davvero lasciata al suo destino per andare a Hogwarts a fare sfOggio delle sue straordinarie doti?
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    tutto quello che ci serve». Diede una scrollata alla borsetta apparentemente fragile, che rimbombò come un container al rumore di un gran numero di Oggetti pesanti che si rigiravano al suo interno. «Oh, no, quelli sono i libri» disse, sbirciando dentro, «li avevo divisi tutti per argomento... va be'... Harry, è meglio se prendi il Mantello. Ron, spicciati a cambiarti...»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Harry corse in fondo alla stanza, si fermò di botto davanti all'armadio di Kreacher e lo spalancò. Il nido di sudicie vecchie coperte in cui aveva dormito l'elfo domestico era sempre lì, ma non riluceva più degli Oggetti che Kreacher aveva accumulato. C'era solo una vecchia copia di Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. Rifiutandosi di credere ai propri occhi, Harry afferrò le coperte e le scrollò. Un topo morto rotolò sinistro sul pavimento. Ron gemette, lasciandosi cadere su una sedia; Hermione chiuse gli occhi.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Nella credenza del salotto. Nessuno riusciva ad aprirlo. E noi... noi...» Per Harry fu come se un mattone gli fosse scivolato dal petto nello stomaco. Se lo ricordava benissimo: aveva perfino tenuto in mano quell'Oggetto quando se l'erano passato, cercando a turno di aprirlo. Era stato gettato in un mucchio di rifiuti, insieme alla tabacchiera di polvere di Capperuncolo e al carillon che metteva sonno a tutti...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Lasciò andare Harry, si appOggio alla balaustra e urlò: «Ron! RON! Vieni qui subito!»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry guardò a terra. Il cielo fuori stava schiarendo; una lama di luce rivelò pezzi di carta, libri e piccoli Oggetti sparpagliati sulla moquette. Era chiaro che anche la stanza di Sirius era stata frugata, ma il suo contenuto era stato ritenuto in gran parte, se non completamente, privo di valore. Alcuni libri erano stati scrollati tanto forte che le copertine si erano staccate e diverse pagine erano sparse a terra.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry pensò a Godric's Hollow, alle tombe a cui Silente non aveva mai fatto cenno; pensò ai misteriosi Oggetti lasciati, senza spiegazioni, in eredità e la sua rabbia crebbe nel buio. Perché non gliel'aveva detto? Perché non si era fatto capire? Gli importava di lui, o Harry era stato solo uno strumento da lucidare e affilare, non una persona in cui confidare?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Lo so» rispose Lupin. «Ma a meno che tu non possa dimostrare di avere almeno un mago tra i parenti stretti, Oggi si sostiene che tu abbia ottenuto il tuo potere magico illegalmente e che tu debba essere punito per questo».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Quando hai ripulito questa casa di tutti gli Oggetti di valore...» cominciò Harry. Ma Mundungus lo interruppe di nuovo.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Quando hai ripulito la casa di tutti gli Oggetti di valore che sei riuscito a trovare» ricominciò Harry, «hai preso molta roba dall'armadio della cucina. C'era anche un medaglione». Harry all'improvviso aveva la bocca secca: sentiva che anche Ron e Hermione erano tesi e agitati. «Che cosa ne hai fatto?»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Stavo vendendo la roba in Diagon Alley e quella viene a chiedermi se ho la licenza per commerciare in Oggetti magici. Maledetta ficcanaso. Voleva farmi la multa, ma quel medaglione le piaceva tanto e mi ha detto che lo prendeva lei e per questa volta mi lasciava andare e che dovevo considerarmi fortunato».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Eppure la piazza attirava da qualche tempo uno stillicidio di visitatori che sembravano trovare l'anomalia affascinante. Non passava giorno senza che una o due persone arrivassero in Grimmauld Place senza altro scopo evidente che appOggiarsi alla ringhiera di fronte ai numeri undici e tredici a osservare il punto d'unione tra le due case. Le persone appostate non erano mai le stesse per due giorni di fila, anche se parevano condividere il disprezzo per l'abbigliamento normale. Gran parte dei londinesi che passavano da quelle parti era abituata a tenute eccentriche e non ci faceva caso, ma ogni tanto qualcuno si voltava a guardarli, chiedendosi che senso avesse portare lunghi mantelli con quel caldo.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Le sentinelle sembravano trarre scarsa soddisfazione dalla loro sorveglianza. Ogni tanto una di loro balzava in avanti eccitata, come se avesse visto finalmente qualcosa d'interessante, ma poi si riappOggiava alla ringhiera, delusa.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Il primo giorno di settembre, c'erano più persone appostate nella piazza di quante ce ne fossero mai state. Sei o sette uomini in mantello stavano silenziosi e attenti a scrutare come sempre il numero undici e il numero tredici, ma qualunque cosa aspettassero non si fece vedere. Quando calò la sera, portando con sé un inatteso scroscio di piOggia fresca per la prima volta dopo settimane, si verificò uno di quegli inspiegabili momenti in cui parve che scorgessero qualcosa di interessante. L'uomo con la faccia storta indicò un punto e il suo vicino, un uomo pallido e tozzo, balzò in avanti, ma un attimo dopo entrambi erano tornati al consueto stato di inattività, frustrati e delusi.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «'Severus Piton, da molti anni insegnante di Pozioni alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è stato Oggi nominato Preside. è il più importante di una serie di cambiamenti nel corpo docente dell'antica scuola. In seguito alle dimissioni della precedente insegnante di Babbanologia, Alecto Carrow prenderà il suo posto, mentre il fratello Amycus ricoprirà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Grazie». Hermione sorrise e si avvicinò la ciotola di zuppa. «Allora, Harry, cos'È successo Oggi?»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «No... no!» Tossicchiò, in preda ai conati, sforzandosi di proseguire, anche se non riusciva nemmeno a camminare diritto. «Devo... Oggi... devo andare...»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Strano che Oggi non se la fosse messa, visto quanto insisteva per andare al lavoro, no? Comunque io sono Reg Cattermole, a quel che dice l'etichetta».
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «È assurdo, non abbiamo molto tempo. Voi due trovate la Umbridge, io vado a sistemare l'ufficio di Yaxley... ma come faccio con la piOggia?»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Bene, andrai benissimo». La Umbridge si rivolse al mago in nero e oro: «Il problema è risolto, Ministro: se possiamo usare Mafalda come cancelliera cominciamo subito». Consultò la tavoletta. «Sono dieci Oggi, e una è la moglie di un dipendente! Santi numi... persino qui, nel cuore del Ministero!» Entrò nell'ascensore accanto a Hermione, insieme ai due maghi che avevano ascoltato il dialogo. «Andiamo subito giù, Mafalda, troverai tutto quello che ti occorre in aula. Buongiorno, Albert, non sei arrivato?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Si fermò, si appOggiò a una parete e cercò di decidere che fare. Il silenzio lo opprimeva: non c'erano agitazione o chiacchiericcio o rumore di passi, quassù; nei corridoi con la moquette viola tutto taceva, come se l'Incantesimo Muffliato fosse stato gettato ovunque.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Sotto il titolo era disegnata una rosa rossa, con un faccino lezioso tra i petali, strangolata da una torva e zannuta erbaccia verde. La copertina non riportava il nome dell'autore, ma Harry avvertì un pizzicore alle cicatrici sul dorso della mano. La giovane strega confermò i suoi sospetti dicendo, senza smettere di muovere la bacchetta: «Qualcuno sa se Oggi la vecchia megera interroga Mezzosangue tutto il giorno?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry si voltò a guardare i fabbricanti di opuscoli: erano impegnati nel loro lavoro, ma non poteva pensare che non notassero la porta di un ufficio vuoto aprirsi davanti a loro. Così prese da una tasca interna uno strano Oggetto dotato di zampette ondeggianti, con un bulboso clacson di gomma come corpo. Si rannicchiò sotto il Mantello e posò a terra il Detonatore Abbindolante.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Più infuriato che mai, continuò a frugare in fondo ai vasi e ai cestini di fiori secchi, ma non si stupì di non trovare il medaglione. Diede un'ultima occhiata all'ufficio e il suo cuore perse un colpo. Silente lo fissava da un piccolo specchio rettangolare appOggiato su uno scaffale vicino alla scrivania.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Oh, salve, Reg» disse il signor Weasley, voltandosi al gocciolio che proveniva dall'abito di Ron. «Oggi non c'È l'interrogatorio di tua moglie? Ehm... cosa ti è successo? Perché sei tutto bagnato?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Signora Cattermole, al suo arrivo al Ministero Oggi le è stata requisita una bacchetta» stava dicendo la Umbridge. «Otto pollici e tre quarti, ciliegio, nucleo di pelo di unicorno. Riconosce la descrizione?»
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry di strangolarla. Si protese sopra la balaustra, per vedere meglio la sua vittima, e un Oggetto d'oro scivolò in avanti, penzolando nel vuoto: il medaglione.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry corse nel punto in cui era atterrata Hermione, afferrò la borsetta di perline e vi ficcò dentro la mano. Tastò una serie di Oggetti: sentì il cuoio delle rilegature dei libri, la lana dei golfini, tacchi di scarpe...
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Cavoli, spero che siano scappati» ribatté Ron, riappOggiandosi ai cuscini. Il tÈ gli aveva fatto bene, gli aveva reso un po' di colore. «Reg Cattermole non dev'essere sveglissimo, da come mi parlavano tutti quando ero lui. Be', spero proprio che ce l'abbiano fatta... se finiscono ad Azkaban per colpa nostra...»
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Che cosa voleva Voldemort? Perché, col Ministero e il mondo magico ai suoi piedi, era andato così lontano a cercare un Oggetto che una volta era appartenuto a Gregorovich e che era stato rubato dal ladro sconosciuto?
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Era sprofondato in una delle vecchie poltrone di Perkins e si sentiva ogni istante più umiliato. Temeva che dentro di lui qualcosa si fosse guastato. Ieri sembrava un sacco di tempo fa: Oggi gli pareva di essere ancora un tredicenne, l'unico a svenire sull'Espresso per Hogwarts.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry. L'aveva già detto parecchie volte ma lo ripeté solo per rompere quel silenzio carico di tensione. «Sinister e Burke erano esperti di Oggetti Oscuri, avrebbero riconosciuto subito un Horcrux».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «E Silente ebbe l'impressione che volesse tornare solo per cercare qualcosa, probabilmente un altro Oggetto appartenuto a un fondatore, da trasformare in un altro Horcrux?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ma non ha ottenuto quel posto, no? Quindi non ha mai avuto l'occasione di trovare l'Oggetto e di nasconderlo nella scuola!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   L'autunno si distese sulla campagna: ormai montavano la tenda sopra mucchi di foglie cadute. Le foschie naturali si aggiungevano a quelle provocate dai Dissennatori; vento e piOggia moltiplicarono i loro disagi. Il fatto che Hermione fosse sempre più abile nel riconoscere i funghi mangerecci non compensava il protratto isolamento, la mancanza della compagnia di altre persone, e la totale ignoranza di come stava andando la guerra contro Voldemort.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Se qualcuno ha scambiato la spada vera con quella falsa quando si trovava nello studio di Silente» ansimò, mentre appOggiavano il dipinto alla parete della tenda, «Phineas Nigellus dovrebbe averlo visto, è appeso proprio accanto alla teca!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Phineas Nigellus smise di nuovo di contorcersi e sOgghignò.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Plunc, plunc, plunc: la piOggia cadeva più fitta e pesante sul terreno coperto di foglie intorno a loro e dentro il fiume, battendo nel buio. La paura spense l'esultanza di Harry: Ron stava dicendo proprio quello che lui aveva sospettato e temuto che pensasse.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ron» mormorò Hermione, ma così piano che Ron poté far finta di non averla sentita sopra il tambureggiare della piOggia sulla tenda.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ron!» La voce di Hermione questa volta si udì forte e chiara sopra la piOggia; ma lui la ignorò di nuovo.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   La piOggia martellava sulla tela, le lacrime cadevano sul volto di Hermione, e l'entusiasmo di qualche momento prima era svanito come se non ci fosse mai stato, un effimero fuoco d'artificio che era esploso e si era spento, lasciando tutto buio, freddo e bagnato. La spada di Grifondoro era nascosta chissà dove, loro erano solo tre ragazzi in una tenda e l'unico risultato che avevano ottenuto era di non essere morti, per ora.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Harry era stordito. Si chinò, raccolse l'Horcrux e se lo mise al collo. Prese una coperta dal letto di Ron e la gettò su Hermione. Poi si arrampicò al suo posto e rimase a fissare lo scuro tetto di tela, ascoltando il ticchettio della piOggia.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Fecero colazione in silenzio. Hermione aveva gli occhi gonfi e rossi e la faccia di chi non ha dormito. Fecero i bagagli, e lei ci mise molto tempo. Harry sapeva perché; diverse volte la vide alzare lo sguardo speranzosa e capì che si era illusa di aver sentito dei passi nella piOggia, ma tra gli alberi non apparve nessuna figura con i capelli rossi. Ogni volta Harry faceva come lei: si girava (perché non poteva evitare di nutrire qualche piccola speranza anche lui) e non vedeva altro che boschi spazzati dall'acqua e sentiva dentro un'altra piccola esplosione di rabbia. Udiva di nuovo Ron: 'Pensavamo che tu sapessi cosa stavi facendo!' e riprendeva a fare i bagagli con un nodo nello stomaco.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Passarono molte serate quasi in totale silenzio e Hermione incominciò a tirar fuori il ritratto di Phineas Nigellus e appOggiarlo su una sedia, come se potesse in qualche modo riempire il vuoto lasciato da Ron. Pur avendo dichiarato che non sarebbe mai tornato a trovarli, Phineas Nigellus non riusciva a resistere alla tentazione di scoprire i piani di Harry e acconsentiva a ricomparire, bendato, ogni due o tre giorni. Harry era quasi lieto di vederlo, perché era una compagnia, sebbene sprezzante e sarcastica. Erano avidi di qualsiasi notizia su Hogwarts, ma Phineas Nigellus non era un informatore ideale. Venerava Piton, il primo Preside di Serpeverde da quando lui stesso aveva diretto la scuola, e dovevano stare attenti a non criticarlo o fare troppe domande impertinenti, se no Phineas Nigellus andava via all'istante.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ripose il Mantello sotto il giaccone e proseguirono senza intralcio; passarono davanti ad altre villette, l'aria gelida in volto: ognuna di quelle case avrebbe potuto essere quella in cui erano vissuti una volta James e Lily, o quella in cui adesso viveva Bathilda. Harry osservò i portoni, i tetti carichi di neve e i portici, nella speranza di ricordarsene uno, ma sapendo che era impossibile, che aveva poco più di un anno quando aveva lasciato quel posto per sempre. Non era nemmeno sicuro di riuscire a vedere la villetta; non sapeva che cosa succedeva quando i sOggetti di un Incanto Fidelius morivano. Poi il vicolo che stavano percorrendo curvò a sinistra e il cuore del villaggio, una piccola piazza, si presentò davanti a loro.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Le scale erano ripide e strette: Harry fu quasi tentato di appOggiare le mani sul largo fondoschiena di Bathilda per assicurarsi che non gli cadesse addosso, cosa che pareva alquanto probabile. Lentamente, ansimando un po', la vecchia salì fino al pianerottolo, voltò subito a destra e lo condusse in una camera da letto dal soffitto basso.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Si svegliò bruscamente nel buio maleodorante; Nagini l'aveva lasciato andare. Si alzò a fatica e contro la luce del pianerottolo vide il serpente attaccare e Hermione gettarsi di lato con uno strillo: la sua maledizione, deviata, colpì la finestra che andò in frantumi. L'aria gelida invase la stanza, Harry si abbassò per evitare un'altra piOggia di vetri rotti e il suo piede scivolò su qualcosa di simile a una matita... la sua bacchetta...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   E adesso era appOggiato alla finestra infranta della casa di Bathilda, immerso nei ricordi della sua sconfitta più grande, e ai suoi piedi l'enorme serpente strisciava sui cocci di vetro e porcellana... guardò in basso e vide qualcosa... qualcosa di incredibile...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

    infilò nella saccoccia di Hagrid appesa al collo. Non ne poteva più di metterci Oggetti rotti e inutili. La sua mano sfiorò il vecchio Boccino attraverso il Mokessino e per un attimo Harry dovette lottare contro la tentazione di prenderlo e buttarlo via. Impenetrabile, inutile come tutte le cose lasciate da Silente...
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Un'altra amica di famiglia credulona era Bathilda Bath, la celebre storica della magia che vive da molti anni a Godric's Hollow. Kendra, come sappiamo, aveva respinto il suo tentativo di dare il benvenuto alla famiglia appena arrivata. Parecchi anni dopo, tuttavia, la nota storica spedi un gufo ad Albus a Hogwarts, per complimentarsi per il suo articolo sulla Trasformazione Transpecie pubblicato su Trasfigurazione Oggi. Questo contatto iniziale la portò a conoscere l'intera famiglia Silente. All'epoca della morte di Kendra, Bathilda era l'unica abitante di Godric's Hollow a intrattenere rapporti con lei.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Purtroppo l'intelligenza che Bathilda dimostrò negli anni passati si è Oggi offuscata. «Il fuoco è acceso, ma il calderone è vuoto» mi ha detto Ivor Dillonsby o, per porla nei termini lievemente più rozzi di Enid Smeek, «È fuori come il sedere di un babbuino». Tuttavia, una sapiente combinazione di rodate tecniche giornalistiche mi ha consentito di estrarre pepite di verità sufficienti per mettere insieme l'intera storia.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Fino a Oggi, dei suoi successivi movimenti si sapeva soltanto che 'viaggiò all'estero per qualche mese'. Siamo ora in grado di rivelare che Grindelwald fece visita alla prozia a Godric's Hollow e che là, per quanto la notizia possa a molti risultare scioccante, strinse una salda amicizia col nostro Albus Silente.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Ron la guardò torvo, poi si sfilò un piccolo Oggetto d'argento dalla tasca. «Con questo».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Così l'ho tirato fuori» continuò Ron, guardando il piccolo Oggetto, «e non è che fosse diverso dal solito, ma ero sicuro di averti sentito. Allora l'ho fatto scattare. E nella mia stanza si è spenta la luce, ma ne è apparsa un'altra fuori dalla finestra».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   La stanza di sopra era una combinazione di salotto e laboratorio, e quindi ancora più ingombra della cucina. Benché molto più piccola e perfettamente circolare, assomigliava alla Stanza delle Necessità nell'indimenticabile circostanza in cui si era trasformata in un enorme labirinto contenente gli Oggetti nascosti nel corso di secoli. C'erano pile e pile di libri e fogli su tutte le superfici. Dal soffitto pendevano modellini delicati di creature che Harry non riconobbe, ognuno dei quali sbatteva le ali o chiudeva le mascelle.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Luna non c'era. La fonte di tutto quel fracasso era un Oggetto di legno pieno di rotelle e ingranaggi che si muovevano magicamente. Sembrava il singolare incrocio tra un tavolo da lavoro e un mucchio di vecchi scaffali, ma dopo un attimo Harry capì che era una vecchia macchina tipografica, perché sputava copie del Cavillo.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Come fai a sapere che è un corno di Erumpent?» chiese Ron, allontanandosi velocemente dall'Oggetto, per quanto lo permettesse l'affollamento della stanza.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Voltò le spalle alla finestra e il suo sguardo cadde su un altro Oggetto bizzarro appOggiato sulla credenza panciuta e sovraccarica: il busto di pietra di una strega bella e austera con un copricapo assolutamente stravagante. Due Oggetti che sembravano cornetti acustici d'oro uscivano ricurvi dai lati. Un minuscolo paio di scintillanti ali azzurre era fissato a una striscia di cuoio che passava sulla testa, mentre un rapanello arancione era stato attaccato a una seconda striscia legata sulla fronte.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Indicò gli Oggetti simili a cornetti acustici.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Xenophilius tornò al vassoio, che Hermione era riuscita a posare in precario equilibrio su uno dei tavolini stracolmi di Oggetti.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Be', certo che no» spiegò Xenophilius, fastidiosamente compiaciuto. «È una fiaba per bambini, che si racconta per divertire più che per istruire. Chi comprende questi argomenti, tuttavia, riconosce che l'antica fiaba si riferisce ai tre Oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma allora... secondo lei...» Hermione cercava le parole e Harry capì che stava tentando di non far trasparire il minimo scetticismo «questi Oggetti questi Doni esistono davvero?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Ci fu un'esplosione colossale. Il fragore squassò la stanza: frammenti di legno e carta e detriti schizzarono ovunque, in una nube impenetrabile di densa polvere bianca. Harry volò per aria, poi cadde a terra, accecato dalla piOggia di calcinacci, le braccia sopra la testa. Sentì lo strillo di Hermione, l'urlo di Ron e una serie di orribili rumori metallici, che gli dissero che Xenophilius era stato scagliato giù per la scala a chiocciola.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Sei un genio» ripeté Ron, in sOggezione.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Tre Oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte... il padrone... il conquistatore... il vincitore... l'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Harry affondò lo sguardo nel buio... se Voldemort avesse saputo dei Doni della Morte, di sicuro li avrebbe cercati, avrebbe fatto qualunque cosa per possederli: tre Oggetti che rendono padroni della Morte? Se avesse saputo dei Doni, forse non gli sarebbero nemmeno serviti gli Horcrux. Il semplice fatto che avesse preso un Dono e l'avesse trasformato in un Horcrux non dimostrava che era all'oscuro di quest'ultimo grande segreto magico?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   La mattina dopo, disfarono la tenda e partirono sotto un terribile acquazzone. La piOggia li seguì fino alla costa, dove si accamparono quella notte, e non cessò per tutta la settimana, attraverso paesaggi fradici che Harry trovava squallidi e deprimenti. Riusciva a pensare solo ai Doni della Morte. Era come se dentro di lui si fosse accesa una fiamma che nulla, né l'aperto scetticismo di Hermione né i dubbi insistenti di Ron, poteva estinguere. Eppure più il desiderio dei Doni ardeva dentro di lui, meno gioia gli dava. Lui ne attribuiva la colpa a Ron e Hermione: la loro risoluta indifferenza smorzava il suo morale quanto la piOggia incessante, ma nessuna delle due poteva erodere la sua sicurezza, che restava assoluta. La fiducia nei Doni e il desiderio di trovarli lo consumavano al punto da farlo sentire isolato dagli altri due e dalla loro ossessione per gli Horcrux.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Perfino il mistero della cerva d'argento, che gli altri due continuavano a discutere, gli sembrava meno importante ora, un'attrazione secondaria, di relativo interesse. La sola altra cosa che gli premeva era che la cicatrice aveva ripreso a pizzicare, anche se si sforzava di tenerlo nascosto ai suoi amici. Quando succedeva, cercava scuse per stare da solo, ma era deluso da ciò che vedeva. Le visioni che condivideva con Voldemort avevano cambiato di qualità; adesso erano sfocate, sfuggenti; un momento erano nitide e quello dopo non lo erano più. Harry riusciva a stento a riconoscere i tratti indistinti di un Oggetto che poteva assomigliare a un teschio, e qualcosa come una montagna, più ombra che sostanza. Abituato a immagini precise quanto la realtà, era sconcertato dal mutamento. Era preoccupato che la connessione tra lui e Voldemort fosse stata danneggiata, quella connessione che insieme paventava e teneva in gran conto, qualunque cosa avesse detto a Hermione. Collegava quelle immagini vaghe e deludenti alla distruzione della propria bacchetta, come se fosse colpa di quella nuova se non vedeva più bene come prima nella mente di Voldemort.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Buffo, sono tutti convinti che è quello che vogliamo sentire, eh?» sOgghignò Scabior nell'ombra. «Ma nessuno che sappia dirci dov'È la sala comune».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   E un attimo dopo Harry si ritrovò gli occhiali spiaccicati sulla faccia. I Ghermidori si avvicinarono, sOgguardandolo.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Harry appOggiò l'elfo nella tomba, dispose le minuscole membra in modo che sembrasse riposare, poi risalì e guardò per l'ultima volta il piccolo corpo. Si sforzò di non crollare al ricordo del funerale di Silente, le file e file di sedie d'oro e il Ministro della Magia davanti a tutti, la litania dei successi di Silente, la maestosità della tomba di marmo bianco. Sentiva che Dobby meritava un funerale altrettanto grandioso, e invece giaceva lì in una rozza buca tra i cespugli.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «È contro la nostra legge parlare dei segreti della Gringott. Noi siamo i custodi di favolosi tesori. Abbiamo degli obblighi verso gli Oggetti che ci sono stati affidati e che furono, spesso, modellati dalle nostre stesse mani».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Secondo me, però, non ha rivelato a Bellatrix che si trattava di un Hor crux. Non ha mai detto la verità sul diario a Lucius Malfoy. Probabilmente le ha detto soltanto che era un Oggetto molto prezioso e le ha chiesto di custodirlo nella sua camera blindata. Il posto più sicuro del mondo se vuoi nascondere qualcosa, mi ha detto Hagrid... a parte Hogwarts».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «No» rispose Olivander. «Se debba essere trasmessa mediante un omicidio, questo lo ignoro. La sua storia è insanguinata, ma questo può essere dovuto semplicemente al fatto che è un Oggetto molto desiderabile e suscita nei maghi passioni irresistibili. Immensamente potente, pericolosa nelle mani sbagliate, possiede un fascino incredibile per noi che studiamo il potere delle bacchette».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Quel vecchio pazzo aveva davvero pensato che il marmo o la morte avrebbero protetto la Bacchetta? Aveva creduto che il Signore Oscuro non avrebbe osato violare la sua tomba? La mano simile a un ragno scese e sfilò la Bacchetta dalla presa di Silente. Quando la afferrò, una piOggia di
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Stranamente il sostegno di Hermione lo confondeva tanto quanto i dubbi di Ron. Costretta ad accettare che la Bacchetta di Sambuco esisteva davvero, ripeteva che era un Oggetto malvagio e che il modo in cui Voldemort se n'era impossessato era disgustoso, da non prendere nemmeno in considerazione.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Di sotto, nel sOggiorno vuoto, Harry si avvicinò al camino, la fronte aggrottata, cercando di riflettere. Alle sue spalle Ron cominciò: «Sta scherzando. Non possiamo lasciargli quella spada».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Ricordava un po' la signora Weasley, e Harry fu sollevato che qualcuno aprisse la porta del giardino. Erano Luna e Dean, i capelli umidi di piOggia e le braccia cariche di legna.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Tu non capisci, Harry, nessuno potrebbe capire se non ha vissuto tra loro. Per un folletto, il padrone vero e legittimo di un qualunque Oggetto è l'artefice, non l'acquirente. Secondo loro, tutti gli Oggetti fatti dai folletti sono di loro proprietà, a pieno diritto».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «... la considerano noleggiata da chi ha sborsato il denaro. è l'idea che Oggetti di fattura folletta si tramandino di mago in mago che non riescono ad accettare. Hai visto la faccia di Unci-unci quando la tiara gli è passata sotto il naso. Disapprova. Credo che sia convinto, come i più animosi della sua specie, che andasse restituita ai folletti alla morte dell'acquirente originario. La nostra abitudine di tenerci gli Oggetti fabbricati dai folletti, di trasmetterceli senza ulteriori pagamenti, per loro è poco meno di un furto».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Il piano era pronto, i preparativi terminati; nella stanza da letto più piccola c'era un lungo, spesso capello nero (preso dal golfino che Hermione indossava a Villa Malfoy) arrotolato in una piccola fiala di vetro appOggiata sul camino.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry non ci aveva pensato; fu preso dal violento desiderio di spezzarla, di tagliarla a metà con la spada di Grifondoro, che era appOggiata alla parete accanto a lui.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   E salì i gradini, con un cenno di saluto ai due maghi, che alzarono i bastoni d'oro e glieli fecero scorrere su e giù lungo il corpo. Le Sonde, come Harry sapeva, individuavano gli incantesimi dissimulanti e gli Oggetti magici nascosti. Conscio di avere solo pochi istanti di tempo, puntò la bacchetta di Draco contro una guardia dopo l'altra e mormorò due volte «Confundo». I due maghi sussultarono lievemente quando l'incantesimo li colpì, ma Travers, che stava guardando l'atrio oltre il portone, non se ne accorse. Hermione salì i gradini con i lunghi capelli neri ondeggianti al vento.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Signora Lestrange!» trasalì il folletto. «Santo cielo! Cosa... cosa posso fare per lei Oggi?»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Sussurrò frettoloso all'orecchio di Bongi, ma il folletto sOggiogato dalla Maledizione Imperius lo liquidò.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Harry illuminò tutto attorno a sé con la bacchetta: il raggio cadde su cumuli di gioielli scintillanti. Vide la falsa spada di Grifondoro appOggiata su un'alta mensola tra un mucchio di catene. Anche Ron e Hermione avevano acceso le bacchette e stavano esaminando le pile di Oggetti che li circondavano.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Hermione strillò di dolore e Harry puntò la bacchetta in tempo per vedere un calice incastonato di pietre scivolarle di mano: nella caduta si spaccò e divenne una piOggia di calici, e in un attimo, con un gran baccano, il pavimento fu ricoperto da coppe identiche che rotolavano da tutte le parti. Era impossibile riconoscere l'originale.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

    mettere i piedi, e l'oro splendente avvampava di calore, così che la camera sembrava un forno. La luce della bacchetta di Harry passò su scudi ed elmi di fattura folletta disposti su scaffali alti fino al soffitto. Levò il raggio sempre più su, finché all'improvviso incrociò un Oggetto che gli fece sussultare il cuore e tremare la mano.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Appeso a mezz'aria per la caviglia, Harry urtò un'armatura da cui sbucarono doppioni come corpi incandescenti, a riempire la stanza già stipata. Tra urla di dolore, Ron, Hermione e i due folletti furono spinti contro altri Oggetti, che presero a loro volta a moltiplicarsi. Semisepolti in una marea
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Prendila!» urlò, cercando di resistere al dolore del metallo infuocato sulla pelle, mentre Unci-unci gli si arrampicava di nuovo sulle spalle, ben deciso a evitare la massa rigonfia di Oggetti incandescenti. «Dov'È la spada? C'era agganciata la coppa!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   La minuscola coppa d'oro fu scagliata in aria. Con il folletto ancora sulla schiena, Harry si tuffò e la prese al volo. Sentì che gli ustionava la pelle ma non la lasciò, nemmeno quando innumerevoli coppe di Tassorosso gli esplosero dal pugno e caddero a piOggia su di lui. In quel momento, l'ingresso della camera blindata si riaprì e lui scivolò senza controllo su una valanga di oro e d'argento che trasportò lui, Ron e Hermione fuori dalla camera.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   L'attenzione di Harry fu catturata da qualcosa sulla mensola del camino: un piccolo specchio rettangolare appOggiato sotto il ritratto della fanciulla.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Harry rimase in silenzio. Non era il momento di manifestare i dubbi che lo arrovellavano da mesi. Aveva fatto la sua scelta scavando la tomba per Dobby; aveva deciso di proseguire lungo il tortuoso, rischioso sentiero tracciato per lui da Albus Silente, di accettare che non gli fosse stato detto tutto ciò che avrebbe voluto sapere, ma di fidarsi e basta. Non nutriva alcun desiderio di dubitare ancora, non voleva sentir dire nulla che lo distogliesse dal suo scopo. Incrociò lo sguardo di Aberforth, straordinariamente simile a quello del fratello: gli occhi azzurri sembravano passare ai raggi X l'Oggetto del loro esame, proprio allo stesso modo, e Harry pensò che Aberforth sapesse che cosa stava pensando e lo disprezzasse per questo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Non riconobbe la stanza. Era enorme e assomigliava all'interno di una casa sull'albero particolarmente lussuosa, o forse a una gigantesca cabina di nave. Amache multicolori erano appese al soffitto e a una balconata che correva tutto intorno alle pareti rivestite di legno scuro e senza finestre, adorne di vivaci arazzi: Harry vide il leone d'oro di Grifondoro in campo scarlatto; il tasso nero di Tassorosso su fondo giallo, e il corvo di bronzo di Corvonero sul blu. Mancavano solo il verde e l'argento di Serpeverde. C'erano librerie traboccanti, alcuni manici di scopa appOggiati alle pareti, e nell'angolo una grossa radio nel suo mobiletto di legno.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo trovare una cosa» proseguì Harry. «Una cosa... che ci aiuterà a sconfiggere Voi-Sapete-Chi. è a Hogwarts, ma non sappiamo dove. Forse apparteneva a Corvonero. Qualcuno ha sentito parlare di un Oggetto del genere? Qualcuno ha mai visto qualcosa con il corvo inciso sopra, per esempio?»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Scossero tutti il capo un'altra volta. Harry guardò Ron e Hermione e la loro delusione gli rimbalzò addosso. Un Oggetto che era stato smarrito da così tanto tempo, e a quanto pareva senza lasciare traccia, non era un buon candidato per l'Horcrux nascosto nel castello... ma prima che potesse fare un'altra domanda, parlò di nuovo Cho.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Qualcuno bussò alla porta della sala comune e tutti i Corvonero s'immobilizzarono. Dall'altra parte, Harry udì la dolce voce musicale levarsi dal battente a forma di corvo: «Dove vanno a finire gli Oggetti che spariscono?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Certo, se è questo che desidera» replicò la professoressa McGranitt con spaventoso distacco. Un garbato tonfo del battente e la voce musicale chiese di nuovo: «Dove vanno a finire gli Oggetti che spariscono?»
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Non me ne frega niente di cosa permette lei, Minerva McGranitt. Il suo tempo è finito. I capi adesso siamo noi e se non mi appOggia la pagherà cara».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Proteggeremo la scuola da Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato mentre tu cerchi questo... questo Oggetto».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Hai visto Harry Potter, Minerva? Perché se l'hai visto, devo insistere...» La professoressa McGranitt si mosse con una rapidità incredibile: la sua bacchetta sferzò l'aria e per un attimo Harry pensò di vedere Piton afflosciarsi privo di sensi, ma la velocità del suo Sortilegio Scudo fu tale da far perdere l'equilibrio alla McGranitt. Lei puntò la bacchetta verso una torcia sulla parete, che volò fuori dal sostegno; Harry, pronto a scagliare una maledizione contro Piton, fu costretto a spostare Luna dalla piOggia di fiamme, che divenne un cerchio di fuoco, riempì il corridoio e volò come un lazo verso Piton...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Ma Harry non si voltò, e finalmente raggiunsero l'ingresso della Stanza delle Necessità. Harry si appOggiò alla parete incantata, che si aprì per lasciarli entrare, e lui e Luna si precipitarono giù per la stretta rampa di scale.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Ma l'unico Oggetto che tutti associavano a Corvonero era il diadema perduto... possibile che l'Horcrux fosse il diadema? Possibile che Voldemort, il Serpeverde, avesse trovato il diadema che aveva eluso generazioni
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

    Sì, pensò Harry, Tom Riddle aveva certamente capito il desiderio di Helena Corvonero di possedere Oggetti favolosi sui quali non poteva vantare diritti.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E poi si catapultò oltre un ultimo angolo e lanciò un urlo di sollievo misto a rabbia: aveva visto Ron e Hermione, le braccia piene di grossi Oggetti gialli, sporchi e ricurvi. Ron aveva una scopa sottobraccio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Lo sguardo di Harry si spostò sugli Oggetti che gli amici stringevano fra le braccia: enormi zanne ricurve strappate, adesso l'aveva capito, dal cranio di un Basilisco morto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Il furore della battaglia svanì non appena varcarono la soglia e si chiusero dentro: il silenzio era totale. Erano in un luogo ampio come una cattedrale e simile a una città; le alte pareti erano pile di Oggetti nascosti nei secoli da migliaia di studenti.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Accio diadema!» gridò Hermione disperata, ma non arrivò nulla in volo. Come la camera blindata alla Gringott, la stanza non sembrava voler cedere tanto facilmente gli Oggetti che nascondeva.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Si addentrò nel labirinto, cercando di riconoscere qualche Oggetto dalla sua unica precedente visita. Il respiro gli rimbombava nelle orecchie e poi la sua anima stessa rabbrividì: eccola laggiù, la vecchia credenza piena di bolle in cui aveva nascosto il libro di Pozioni, e in cima lo stregone di pietra sbeccata con la parrucca polverosa e quella che sembrava un'antica tiara scolorita.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Con un movimento rapido come una frustata, Tiger puntò la bacchetta contro la montagna alta quindici metri, una catasta di vecchi mobili, bauli rotti, libri usati, vestiti e altri Oggetti non identificabili, e urlò: «Descendo!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ron!» urlò Harry e anche Hermione, nascosta chissà dove, lanciò un grido. Harry udì una lunga serie di Oggetti cadere a terra dall'altra parte del muro in bilico: puntò la bacchetta, gridando «Finitus!» e quello si stabilizzò.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry si era lanciato verso la tiara; la maledizione di Tiger lo mancò, ma colpì il busto di pietra, che volò in aria; il diadema schizzò verso l'alto e poi cadde, scomparendo nella catasta di Oggetti sulla quale fino a un attimo prima era posato il busto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   La bacchetta volò via di mano a Goyle e sparì nel torrione di Oggetti accanto a lui; Goyle si mise a saltare stupidamente sul posto, cercando di recuperarla; Malfoy schivò il secondo Schiantesimo di Hermione, e Ron, apparso all'improvviso in fondo al passaggio, scagliò un Incantesimo Petrificus contro Tiger, ma lo mancò di un soffio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «La porta, vai alla porta, la porta!» urlò Malfoy nell'orecchio di Harry, che accelerò, seguendo Ron, Hermione e Goyle nella marea di fumo nero, senza quasi riuscire a respirare: attorno a loro gli ultimi Oggetti non ancora divorati dalle fiamme venivano scagliati in aria dai mostri del fuoco maledetto, come in una specie di celebrazione: coppe e scudi, una collana sfavillante e una vecchia tiara scolorita...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Andrà tutto bene» sOggiunse Hermione, agitata. «Adesso... adesso torniamo al castello, se è andato nella Foresta dovremo pensare a un altro piano...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Calò un breve silenzio. Lily raccolse un bastoncino e lo agitò, e Harry capì che immaginava di vederne uscire una piOggia di scintille. Poi lo lasciò cadere, si sporse verso Piton e chiese: «È vero, no? Non è uno scherzo? Petunia dice che mi racconti delle bugie. Dice che Hogwarts non esiste. è proprio vero?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Lily raggiunse una colonna e vi si appOggiò, fissando il volto affilato e giallastro dell'amico.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Tu vedi quello che vuoi vedere, Severus» replicò Silente, senza alzare lo sguardo da Trasfigurazione Oggi. «Altri insegnanti mi dicono che è modesto, piacevole e dotato di un certo talento. Personalmente lo trovo un ottimo ragazzo».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Come la piOggia contro una finestra fredda, questi pensieri tamburellavano sulla dura superficie dell'incontrovertibile verità: doveva morire. Io devo morire. Doveva finire.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Neville si appOggiò alla cornice della porta per un attimo e si asciugò la fronte col dorso della mano. Sembrava un vecchio. Poi ridiscese i gradini e avanzò nel buio per recuperare altri corpi.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «... erano i tre fratelli della storia» confermò Silente, annuendo. «Oh, sì, credo di sì. Che poi abbiano incontrato la Morte lungo una strada solitaria... Mi sembra più probabile che i fratelli Peverell fossero semplicemente maghi dotati e pericolosi che crearono quei potenti Oggetti. La storia che fossero i Doni della Morte stessa mi pare il genere di leggenda che può sorgere attorno a simili invenzioni.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E il Mantello... non parlammo mai molto del Mantello. Entrambi sapevamo nasconderci benissimo anche senza il Mantello, la vera magia del quale, ovviamente, è che può essere usato per proteggere e riparare altri, oltre che il proprietario. Pensavo che se l'avessimo trovato, sarebbe stato utile per nascondere Ariana, ma il Mantello ci interessava soprattutto perché completava la triade, perché la leggenda dice che l'uomo che unisce i tre Oggetti sarà il vero padrone della Morte, che per noi era sinonimo di invincibile.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Temo di aver sperato che la signorina Granger ti frenasse, Harry. Avevo paura che la tua testa calda potesse avere la meglio sul tuo buon cuore, che se tu avessi saputo tutto fin da subito su quegli Oggetti tentatori avresti potuto gettarti sui Doni come feci io, al momento sbagliato, per le ragioni sbagliate. Se dovevi metterci le mani sopra, volevo che li possedessi senza rischi. Tu sei il vero padrone della Morte, perché il vero padrone non cerca di sfuggirle. Accetta di dover morire e comprende che vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Attraverso gli occhi socchiusi, Harry vide Voldemort agitare la Bacchetta. Qualche istante dopo, da una delle finestre infrante del castello qualcosa di simile a un uccello deforme volò nella mezza luce e atterrò in mano a Voldemort. Lui scrollò l'Oggetto muffito tenendolo per la punta e quello penzolò vuoto e lacero: era il Cappello Parlante.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Dai confini del parco si alzò un frastuono: centinaia di persone varcavano le mura sciamando e correvano verso il castello, levando alte grida di guerra. Nello stesso momento, Grop arrivò a passi pesanti da dietro la scuola e chiamò: «HAGGER!» Al suo grido risposero i ruggiti dei giganti di Voldemort, che caricarono Grop come elefanti, facendo tremare la terra. Poi un rumore di zoccoli, il vibrare degli archi, e una piOggia di frecce cadde sui Mangiamorte, che ruppero i ranghi, urlando sorpresi. Harry prese il Mantello dell'Invisibilità, se lo gettò addosso e balzò in piedi.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Potter non voleva dire questo. Non è così che si comporta, vero? Chi userai come scudo Oggi, Potter?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    Un mago dei giorni nostri che condivideva simili idee era, naturalmente, il Professor Albus Percival Wulfric Brian Silente, Ordine di Merlino (Prima Classe), Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Supremo Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi, e Stregone Capo del Wizengamot. È stata ciononostante una sorpresa scoprire, tra le molte carte che Silente ha lasciato in eredità agli Archivi di Hogwarts, una serie di commenti alle Fiabe di Beda il Bardo. Non sapremo mai se siano stati scritti per il proprio piacere o in vista di una pubblicazione; ma per. gentile concessione della Professoressa Minerva McGranitt, attuale Preside di Hogwarts, siamo Oggi lieti di pubblicare in questa sede i commenti del Professor Silente, insieme a una nuova traduzione del testo di Beda a cura di Hermione Granger. Confidiamo che le intuizioni del Professor Silente, che includono osservazioni sulla storia della magia, ricordi personali e informazioni illuminanti sugli elementi chiave di ogni fiaba, faranno apprezzare a una nuova generazione di maghi e di Babbani Le Fiabe di Beda il Bardo. Chiunque abbia avuto la fortuna di conoscere il Professor Silente non può non credere che sarebbe stato felice di contribuire a questo progetto, dato che i diritti d'autore saranno donati al Children's High Level Group, che opera per aiutare i bambini in disperato bisogno di essere ascoltati.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    «Oggetto disgustoso!» urlò, e cercò prima di far Evanescere la pentola, poi di pulirla magicamente, infine di gettarla fuori di casa. Ma nessuno dei suoi incantesimi funzionò ed egli non poté impedire alla pentola di seguirlo saltellando fuori dalla cucina e fino a letto, salendo fragorosamente i gradini di legno della scala.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il grottesco Pentolone Salterino, tuttavia, aveva fatto presa sull'immaginazione dei bambini. La soluzione fu di sbarazzarsi della morale pro-Babbana e tenere il calderone con le sue verruche, perciò verso la metà del sedicesimo secolo tra le famiglie magiche circolava una variante della favola. Nella nuova versione, il Pentolone Salterino protegge un mago innocente dai vicini armati di torce e forconi, catturandoli e inghiottendoli. Alla fine della storia, quando ormai il Pentolone ha consumato la maggioranza dei vicini, il mago ottiene dai paesani che rimangono la promessa che sarà lasciato a praticare la magia in pace. In cambio, ordina al Pentolone di restituire le vittime, che vengono diligentemente rigurgitate, leggermente acciaccate. Ancora Oggi, alcuni genitori maghi (generalmente anti-Babbani) raccontano questa seconda versione ai propri figli i quali, se mai leggono l'originale, ne rimangono assai stupiti.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    L'ultima obiezione al Mago e il Pentolone Salterino resta ancora Oggi viva in certi ambienti e trova probabilmente la sua massima espressione in Beatrix Bloxam (1794-1910), autrice delle nefande Fiabe del funghetto. La Bloxam riteneva che Le Fiabe di Beda il Bardo fossero diseducative per quella che lei chiamava «l'insana ossessione per i più orridi argomenti, quali la morte, la malattia, lo spargimento di sangue, la magia nera, i personaggi immorali e le deiezioni ed eruzioni corporee del peggior tipo». La Bloxam riscrisse svariate storie, tra cui alcune di Beda, secondo i propri ideali, e cioè «onde riempire le menti pure dei nostri angioletti di pensieri sani e lieti, preservare il loro dolce riposo dai brutti sogni e proteggere il prezioso fiore della loro innocenza».
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    La Fonte della Buona Sorte è un classico intramontabile, tanto che fu il sOggetto dell'unico tentativo di inserire una recita natalizia nelle celebrazioni festive di Hogwarts.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Basti dire che i nostri cercatori di Buona Sorte non arrivarono mai in vetta al Colle. Il sipario si era appena alzato quando la 'Serpe' del Professor Kettleburn - rivelando di essere un Ashwinder[5] sotto Incantesimo di Ingozzamento - esplose in una piOggia di scintille incandescenti e polvere, riempiendo la Sala Grande di fumo e frammenti di scenografia. Mentre le enormi uova infuocate che aveva deposto ai piedi del mio Colle incendiavano le tavole del palcoscenico, 'Amata' e 'Asha' si scagliarono l'una contro l'altra, duellando con tanto ardore che il Professor Beery cadde vittima di fuoco incrociato, gli insegnanti dovettero evacuare la Sala e l'inferno che si era scatenato sul palco rischiò di inghiottire tutto quanto. L'intrattenimento serale si concluse con un'infermeria piena; ci vollero diversi mesi prima che la Sala Grande perdesse l'aroma pungente del legno bruciato, e molto di più perché la testa del Professor Beery riassumesse le normali dimensioni, mentre il Professor Kettleburn fu messo in verifica.[6] Il Preside Armando Dippet vietò ogni futura rappresentazione, una tradizione non teatrale che Hogwarts è fiera di continuare tutt'Oggi.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Il mio rifiuto di rimuovere il libro dalla biblioteca fu appOggiato dalla maggioranza del Consiglio. Scrissi a Malfoy per spiegare la mia decisione:
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Lo stregone era certo di essere Oggetto di immensa invidia da parte di chiunque contemplasse la sua splendida e indisturbata solitudine. Perciò, un giorno che sentì per caso due dei suoi lacchè parlare di lui, fu colto da rabbia e da dolore.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Naturalmente, il secolare commercio di pozioni d'amore dimostra che lo stregone della storia non era il solo a voler controllare l'imprevedibile corso dell'amore. La ricerca di una vera pozione d'amore continua ancora Oggi, ma nessun elisir di questo genere è mai stato creato e i migliori pozionisti dubitano che sia mai possibile.[10]
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    L'ironia della sorte è che da questa storia è scaturita una curiosa leggenda, che contraddice precisamente il messaggio originale. La leggenda sostiene che i doni che la Morte consegna ai fratelli - una bacchetta invincibile, una pietra che può richiamare i morti dall'oltretomba, e un Mantello dell'Invisibilità che dura per sempre - siano Oggetti reali che esistono nel nostro mondo. La leggenda va oltre: se qualcuno diventasse il legittimo proprietario di tutti e tre, diverrebbe 'padrone della Morte', locuzione che è sempre stata intesa a significare invulnerabile, persino immortale.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Potremmo sorridere, un po' tristemente, su quanto tutto ciò ci riveli dell'umana natura. L'interpretazione più ottimista sarebbe: «La speranza eternamente sorge».[20] Nonostante il fatto che, secondo Beda, due dei tre Oggetti siano molto pericolosi, nonostante il chiaro messaggio che la Morte alla fine viene per tutti noi, una piccola minoranza nella comunità magica continua a credere che Beda abbia voluto inviare un messaggio cifrato, che è esattamente l'opposto di quello scritto nero su bianco, e che soltanto loro sono sufficientemente intelligenti per decifrare.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Resta la bacchetta, e qui gli ostinati che credono nel messaggio nascosto di Beda hanno per lo meno una qualche testimonianza storica alla quale appOggiarsi. Si dà infatti il caso che attraverso i secoli ci siano stati maghi che hanno sostenuto - o per vanità, o per intimidire possibili nemici, o in assoluta buona fede - di possedere una bacchetta più potente del normale, una bacchetta addirittura 'invincibile'. Alcuni di loro hanno persino asserito che la bacchetta fosse di sambuco, come quella che avrebbe fabbricato la Morte. A tali bacchette sono stati attribuiti molti nomi, tra cui 'Bacchetta del Destino' o 'Stecca della Morte'.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    [9] [Il termine 'stregone' è molto antico. Benché a volte sia semplicemente un sinonimo di 'mago', originariamente denotava una persona versata nel duello e nella magia marziale. Era anche un titolo che si conferiva a maghi che avevano compiuto imprese coraggiose, così come i Babbani possono venir nominati cavalieri per atti di valore. Chiamando il giovane mago di questa storia stregone, Beda indica che era già stato riconosciuto come particolarmente abile nella magia offensiva. Oggigiorno i maghi usano la parola 'stregone' in due significati: o per descrivere un mago dall'aspetto particolarmente feroce, o come titolo che denota particolari abilità o risultati. In questo senso, Silente è Stregone Capo del Wizengamot. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [13] [Le fotografie e i ritratti dei maghi si muovono e (nel caso dei dipinti) parlano come i loro sOggetti. Altri rari Oggetti, come lo Specchio delle Brame, possono mostrare più che un'immagine statica di una persona cara defunta. I fantasmi sono versioni trasparenti, mobili, parlanti e pensanti di maghi e streghe che, per qualsiasi ragione, hanno preferito restare sulla terra. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)