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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Harry e Ron godettero molto a sentire Hagrid chiamare Gazza ‘quel vecchio scemo’.
‘E quanto alla gatta, Mrs Purr, una volta o l'altra la presento a Thor. Lo sapete che ogni volta che vado su alla scuola mi segue dappertutto? Non riesco a levarmela dai piedi... Gazza la aizza’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Per poco i biscotti non gli spezzarono i denti, ma Harry e Ron finsero di gradirli moltissimo, mentre facevano a Hagrid il resoconto delle prime lezioni. Thor aveva poggiato la testa sulle ginocchia di Harry e gli sbavava addosso, tutto contento.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Fate come se foste a casa vostra’ disse Hagrid lasciando andare Thor che si avventò dritto dritto su Ron, cominciando a leccargli le orecchie. Al pari di Hagrid, Thor non era poi così feroce come sembrava.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Quando Harry bussò, dall'interno si udì un raspare frenetico e una serie di latrati sempre più forti. Poi risuonò la voce di Hagrid che diceva: ‘Qua, Thor... qua!’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   La sua grossa faccia pelosa apparve da dietro la porta socchiusa, prima che la spalancasse.
‘Aspettate un attimo!’ disse. ‘Sta' giù, Thor!’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)


   A quelle parole, George Weasley cadde per davvero dalla scopa.
‘L'arbitro è Piton?’ esclamò con la bocca ancora impastata di Fango. ‘E da quando in qua fa l'arbitro per le partite di Quidditch? Se per caso superiamo il Serpeverde, sarà tutt'altro che imparziale’.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Poi, durante una sessione di allenamento particolarmente funestata dalla pioggia e dal Fango, Baston dette una cattiva notizia alla squadra: si era appena arrabbiato moltissimo con i gemelli Weasley, che continuavano a piombarsi addosso in picchiata a vicenda, facendo finta di cadere dalle scope.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   Quando andarono giù da Hagrid per dirgli tutto, trovarono Thor seduto fuori della porta con la coda bendata. Hagrid parlò loro attraverso la finestra.
‘Non vi faccio entrare’ spiegò. ‘Norberto è in vena di dispetti... ma io so bene come trattarlo’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘AAAAAARGH!’
Malfoy si lasciò sfuggire un grido agghiacciante e schizzò via, e con lui Thor. L'incappucciato alzò il capo e puntò lo sguardo su Harry, con il sangue dell'unicorno che gli colava sul petto. Poi si alzò in piedi e gli si avvicinò a rapidi passi. Harry non riusciva a muoversi per il terrore.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry aveva già fatto un passo verso l'unicorno, quando un fruscio lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette... Poi, dall'ombra, uscì una figura incappucciata che avanzò strisciando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero impietriti. La figura incappucciata si avvicinò all'unicorno, chinò il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e si mise a berne il sangue.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   E così, Harry si incamminò verso il folto della foresta insieme a Malfoy e a Thor. Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre di più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi impossibile, tanto erano fitti gli alberi. A Harry sembrò che le macchie di sangue si facessero più frequenti. C'erano schizzi sulle radici di un albero, come se quella povera creatura ferita si aggirasse là attorno. Davanti a sé, attraverso i rami intricati di un'antica quercia, Harry scorse di nuovo una radura.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Ormai, dopo tutto il baccano che avete fatto voi due, saremo fortunati se riusciremo a trovare qualcosa. D'accordo, adesso i due gruppi si scambiano. Neville, tu stai con me e con Hermione, e tu Harry, vai con Thor e con questo cretino. Scusami’ aggiunse poi bisbigliando rivolto a Harry, ‘ma spaventare te è un po' più difficile, e noi questa missione la dobbiamo concludere’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Alla fine, un gran rumore di rami spezzati annunciò il ritorno di Hagrid, seguito da Malfoy, Neville e Thor. Hagrid era furioso. A quanto pareva, Malfoy, per fare uno scherzo, si era avvicinato a Neville da dietro e l'aveva afferrato. Dalla paura, Neville aveva perso la testa e aveva fatto scoccare le scintille.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   La foresta era nera e silenziosa. Dopo aver fatto un po' di strada, giunsero a un bivio nel sentiero di terra battuta: Harry, Hermione e Hagrid presero a sinistra, mentre Malfoy, Neville e Thor andarono a destra.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘D'accordo, ma ti avverto che è un gran vigliacco’ disse Hagrid. ‘Allora io, Harry e Hermione andremo da una parte, e Draco, Neville e Thor dall'altra. Se uno dei due gruppi trova l'unicorno, sprizza subito delle scintille verdi. Va bene? Adesso tirate fuori le bacchette magiche e fate un po' di esercizio... bene così... e se qualcuno si trova in difficoltà, mandi delle scintille rosse, e tutti verremo ad aiutarlo. Allora, fate molta attenzione. Andiamo’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)


   ‘Io voglio Thor’ disse rapidamente Malfoy, adocchiando i lunghi denti del cane.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Niente che vive nella foresta può farvi del male, se siete con me o con Thor’ rispose Hagrid. ‘E poi, non lasciate mai il sentiero.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a ruota da Thor. Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a tracolla.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

    Al posto delle radici, dalla terra venne fuori un minuscolo neonato coperto di Fango e terribilmente brutto. Le foglie gli spuntavano direttamente dalla testa. Aveva la pelle verdastra tutta chiazze ed era chiaro che stava urlando con quanta forza aveva nei polmoni.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Hagrid si stava dando da fare a preparare un tè. Thor, il suo cane da caccia nero, faceva le feste a Harry.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Che cosa voleva Allock da te, Hagrid?» chiese il ragazzo dando a Thor una grattatina sulle orecchie.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Per giorni e giorni, gocce di pioggia grosse come pallottole picchiarono sulle finestre del castello; il livello del lago salì, le aiuole divennero rigagnoli Fangosi e le zucche di Hagrid raggiunsero le dimensioni di capanni da giardino. Ma l’entusiasmo di Oliver Baston nell’organizzare regolarmente gli allenamenti non venne meno; fu per questo motivo che in un tempestoso sabato pomeriggio, pochi giorni prima di Halloween, Harry fu visto far ritorno alla torre del Grifondoro fradicio fino al midollo e completamente inzaccherato.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «È meglio che te ne vada di qui, Harry» si affrettò a suggerirgli Nick. «Mastro Gazza non è di buon umore. Prima di tutto ha l’influenza e poi alcuni studenti del terzo anno gli hanno impiastricciato di cervello di rana tutto il soffitto del sotterraneo numero cinque. Lui ha passato la mattina a pulire e se ti vede schizzare Fango dappertutto…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Sudiciume!» gridò con la pappagorgia tremula e gli occhi che mandavano pericolosi bagliori, indicando la pozza Fangosa prodotta dalla tuta di Harry. «Disordine e sporco dappertutto! Adesso ne ho abbastanza! Seguimi, Potter!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry fece un saluto depresso a Nick-Quasi-Senza-Testa e seguì Gazza giù per le scale, moltiplicando le impronte Fangose sul pavimento.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)


    «Era solo un pochino di Fango!» protestò Harry.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Solo un pochino di Fango per te, ragazzo, ma per me è un’ora di più da sgobbare!» sbraitò Gazza mentre una sgradevole gocciolina gli pendeva dal naso bitorzoluto. «Reato… Insudiciava il castello… Condanna proposta…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Con un tonfo e uno spruzzo, cadde sul terreno Fangoso e rotolò giù dalla scopa. Il braccio rotto gli pendeva inerte, formando un angolo innaturale. Inebetito dal dolore, udì fischi e grida, come se venissero da una grande distanza. Si concentrò sul Boccino che teneva stretto in mano.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «Davvero, ha ragione, professore» disse Baston. Era tutto sporco di Fango e non riusciva a non sorridere, anche se il suo Cercatore era rimasto ferito. «Gran colpo, Harry, veramente spettacolare, direi il migliore finora».
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Queste parole furono seguite da un animato mormorio; poi Ernie prosegui: «Vi ricordate quel che era scritto sui muri? Temete, Nemici dell’Erede. Potter ha avuto una specie di battibecco con Gazza. Sappiamo che subito dopo la gatta di Gazza ha subito un attentato. Quel ragazzo del primo anno, Canon, ha infastidito Potter durante la partita di Quidditch, scattandogli foto mentre lui era lungo disteso nel Fango. E non passano poche ore che anche Canon viene aggredito».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Tutti e tre guardarono dentro al calderone. Vista da vicino, la pozione sembrava una Fanghiglia densa e scura.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Bussarono, e dopo qualche attimo Hagrid spalancò la porta. Imbracciava una balestra e gliela puntava contro, mentre Thor, dietro di lui, abbaiava a perdifiato.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Lucius Malfoy entrò a gran passi nella capanna, avvolto in un lungo mantello nero da viaggio; sul volto, aveva stampato un sorriso freddo e soddisfatto. Thor cominciò a ringhiare.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Non potete mandare via Silente!» gridò Hagrid, tanto che Thor guaì e corse a rannicchiarsi nella sua cuccia. «Mandatelo via e i figli dei Babbani non avranno una sola possibilità! La prossima volta ammazzeranno qualcuno!»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Thor cominciò a guaire raspando la porta chiusa.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)


   Nel parco intorno al castello si sentiva il profumo dell’estate; il cielo e il lago erano di un blu pervinca e fiori grossi come cavoli sbocciavano nelle serre. Ma a Harry, che dalle finestre non vedeva più Hagrid andare per i campi con Thor alle calcagna, lo scenario non sembrava quello giusto; e certo non era meglio dell’atmosfera che si respirava al castello, dove le cose andavano tragicamente storte.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Dovremo ritirare fuori il Mantello dell’Invisibilità» disse Harry. «Possiamo portarci dietro Thor. Lui è abituato ad andare nella foresta con Hagrid. Potrebbe esserci di aiuto».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Raggiunsero la casetta di Hagrid, cui le finestre spente davano un’aria triste e sconsolata. Harry aprì la porta e Thor, al vederli, gli balzò incontro pazzo di gioia. Temendo che con i suoi latrati potesse svegliare tutto il castello, i ragazzi gli tirarono alcune caramelle mou che gli incollarono i denti.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Vieni, Thor, andiamo a fare una passeggiata» disse poi battendogli su una zampa, e il cane li seguì felice fuori di casa, precipitandosi veloce come una freccia fino al limitare della foresta, dove fece pipì contro un grosso sicomoro.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Così, con Thor che gli saltellava intorno annusando radici e foglie, si addentrarono nella selva. Alla tenue luce della bacchetta di Harry, seguirono la fila ininterrotta dei ragni che si spostavano lungo il sentiero. Camminarono per circa venti minuti, senza parlare, ma tendendo spasmodicamente l’orecchio ai rumori che non fossero lo scricchiolio di un ramo o il fruscio delle foglie. Poi, quando gli alberi si fecero talmente fitti da impedire la vista del cielo stellato, e l’unica luce a brillare in quel mare di tenebre fu la bacchetta di Harry, videro i ragni abbandonare il sentiero.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi, sentendosi sfiorare la mano da qualcosa di umido, fece un balzo all’indietro pestando un piede di Ron: ma si trattava semplicemente del naso di Thor.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Seguirono quindi l’ombra dei ragni che si dirigevano rapidi nel folto degli alberi. Ora non potevano procedere spediti: radici e tronchi, appena visibili nel buio, rallentavano il loro cammino. Harry sentiva sulla mano l’alito caldo di Thor. Più di una volta dovettero fermarsi e accovacciarsi per ritrovare i ragni alla luce della bacchetta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    D’un tratto Thor emise un lungo, sonoro latrato che li fece trasalire di paura.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Sentire me, dici?» esclamò Ron con la voce in falsetto dalla paura. «Ma ha già sentito Thor
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi, da destra, furono investiti da un improvviso fascio di luce così intenso, dopo tutto quel buio, che entrambi alzarono le braccia per ripararsi gli occhi. Thor guaì e cercò mettersi a correre, ma rimase impigliato in un groviglio di spine e ricominciò a guaire ancora più forte.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Infatti le ali della macchina erano scorticate e coperte di Fango. A quanto pareva, se n’era andata in giro da sola per la foresta. Thor non si mostrava affatto entusiasta; si teneva vicino a Harry, che lo sentiva tremare. Con il respiro via via meno affannoso Harry ripose la bacchetta magica fra le pieghe del mantello.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry non ebbe neanche il tempo di voltarsi. Si udì un forte schiocco, e tutt’a un tratto il ragazzo sentì qualcosa di lungo e peloso ghermirlo alla vita e sollevarlo da terra, lasciandolo penzolare a testa in giù. Terrorizzato, cercò di divincolarsi ma, dopo un altro schiocco, vide anche i piedi di Ron staccarsi da terra, udì Thor guaire e ululare e un attimo dopo fu trascinato nel folto degli alberi.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Con la testa ciondoloni, Harry vide la cosa che lo aveva ghermito camminare su otto zampe lunghissime e pelose: le due anteriori lo tenevano stretto sotto un paio di chele nere e lucenti. Dietro di sé avvertiva la presenza di un’altra creatura simile, che doveva certamente trasportare Ron. Si stavano inoltrando sempre più nel folto della foresta. Harry sentiva Thor che lottava per liberarsi da un terzo mostro, abbaiando forte. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto gridare; gli sembrava che la sua voce fosse rimasta con l’automobile, nella radura.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Il ragno mollò la presa e Harry cadde a terra carponi. Poi caddero anche Thor e Ron. Thor, che non latrava più, si rannicchiò là dove si trovava. Ron era l’immagine vivente di come si sentiva Harry: la bocca spalancata in una sorta di grido senza voce e gli occhi fuori dalle orbite.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Prendi Thor!» gridò Harry tuffandosi sul sedile anteriore. Ron afferrò il cane per la pancia e lo lanciò, ululante, sul sedile posteriore. Le portiere sbatterono. Ron non toccò neanche l’acceleratore, ma il veicolo non aveva bisogno di lui. Parti con un rombo, urtando altri ragni. Risalirono il pendio a tutta velocità, uscirono dalla fossa e ben presto attraversarono la foresta, con i rami che sbattevano contro i finestrini. L’automobile, con grande sagacia, seguiva il percorso migliore, scegliendo i passaggi meno angusti, lungo un tragitto che aveva tutta l’aria di conoscere bene.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Avanzavano a tutta velocità attraverso il sottobosco; Thor latrava rumorosamente sul sedile posteriore e quando passarono molto vicino a una grossa quercia Harry vide lo specchio retrovisore esterno staccarsi di schianto dall’ala. Dopo dieci minuti di quella frastornante gimcana gli alberi si fecero più radi e Harry riuscì a intravedere di nuovo qualche fazzoletto di cielo.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi la macchina inchiodò così all’improvviso che per poco i ragazzi non furono scaraventati contro il parabrezza. Erano arrivati al limitare della foresta. Thor, che non vedeva l’ora di scendere, si lanciava contro il finestrino e quando Harry aprì la portiera schizzò via attraverso gli alberi, verso la casa di Hagrid, con la coda tra le zampe. Uscì anche Harry e Ron, che sembrava aver recuperato l’uso degli arti, dopo un paio di minuti lo seguì con il collo ancora rigido e lo sguardo fisso. Harry diede un colpetto di gratitudine all’automobile mentre questa ingranava la marcia indietro e tornava a immergersi nella foresta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry tornò nella capanna di Hagrid per recuperare il Mantello dell’Invisibilità. Thor, nella cuccia, tremava tutto. Quando Harry uscì trovò Ron che vomitava nel campo delle zucche.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ron si svegliò con un gemito assai simile a quello di Thor, aprì gli occhi senza capire in che mondo fosse e vide Harry.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Non c’è bisogno che ti mostri tanto delusa» disse il ragazzo cupo, ripulendo gli occhiali delle macchie di sangue e di Fango.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

   Per un attimo regnò il silenzio, mentre Harry, Ron, Ginny e Allock restarono sulla soglia, tutti sporchi e inFangati e (come nel caso di Harry) insanguinati. Si udì un grido.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Harry afferrò il diario e si precipitò fuori della stanza. Si udivano ancora le grida di dolore di Dobby, che si allontanavano lungo il corridoio. Rapido, sperando che il suo piano funzionasse, si tolse una scarpa, si sfilò il calzino sudicio e inFangato e ci infilò dentro il diario. Poi spiccò una corsa lungo il corridoio immerso nel buio.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   «State bene, voi tre?» urlò Hagrid sopra la folla. Lo salutarono con la mano, ma non poterono parlare con lui perché la corrente di ragazzi li spingeva lungo il binario. Harry, Ron e Hermione seguirono gli altri fino a un sentiero Fangoso, dove almeno cento carrozze attendevano il resto degli studenti. Ciascuna era trainata, ne dedusse Harry, da un cavallo invisibile, perché quando furono saliti ed ebbero chiuso le portiere, le carrozze partirono da sole, formando una lunga fila traballante e oscillante.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Hagrid aspettava gli allievi sulla soglia della sua capanna. Era in piedi, imbacuccato nel cappotto di talpa, con Thor il cane da caccia accanto a sé, e sembrava impaziente di cominciare.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Hagrid era seduto in maniche di camicia al rozzo tavolo di legno; il suo cagnone, Thor, gli teneva la testa in grembo. Bastò loro uno sguardo per capire che Hagrid aveva bevuto; davanti a lui c'era una caraffa di peltro grossa come un sécchio, e il loro amico sembrò metterli a fuoco a fatica.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Carica di determinazione, la squadra riprese gli allenamenti, tre sere la settimana. Il tempo era sempre più freddo e umido, le notti più buie, ma né Fango né vento né pioggia potevano offuscare la meravigliosa visione di
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   giallo canarino. I Capitani si diressero uno verso l'altro e si strinsero la mano; Diggory sorrise a Baston, ma Baston sembrava avere la mascella paralizzata e fece appena un cenno. Harry vide le labbra di Madama Bumb scandire le parole 'in sella alle scope'; estrasse il piede destro dal Fango con uno schiocco e montò sulla Nimbus Duemila. Madama Bumb si portò il fischietto alle labbra e ne trasse un fischio penetrante e lontano. Era cominciata.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Con il primo lampo arrivò anche il suono del fischietto di Madama Bumb. Harry intravide nella pioggia la sagoma di Baston che gli faceva cenno di scendere. Tutta la squadra atterrò schizzando nel Fango.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry spalancò gli occhi. Era in infermeria. La squadra di Quidditch dei Grifondoro, schizzata di Fango da capo a piedi, era riunita attorno al suo letto. C'erano anche Ron e Hermione, con l'aria di essere appena usciti da una piscina.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Harry!» disse Fred, pallidissimo sotto lo strato di Fango. «Come ti senti?»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   I ragazzi uscirono lasciando dietro di sé una scia di Fango. Madama Chips chiuse la porta alle loro spalle, con uno sguardo di disapprovazione. Ron e Hermione si avvicinarono al letto di Harry.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   provviso di un candore opalino e abbagliante e una mattina i prati Fangosi si ricoprirono di gelo lucente. Nel castello c'era aria di Natale. Il professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi, aveva già decorato le classi con luci scintillanti che si rivelarono essere autentiche fate svolazzanti. Gli studenti discutevano allegramente dei loro progetti per le vacanze. Sia Ron che Hermione avevano deciso di rimanere a Hogwarts, e anche se Ron disse che era perché non poteva sopportare l'idea di due settimane con Percy, e Hermione insistette che aveva bisogno di andare in biblioteca, Harry sapeva benissimo che lo facevano per tenergli compagnia, e gliene fu molto grato.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Sento un rumore strano» disse. «Ascoltate... è Thor
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Thor, il grosso cane da caccia di Hagrid, uscì timidamente da sotto il tavolo e posò la testa sul ginocchio del suo padrone.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Io non sono più io ultimamente» disse Hagrid, accarezzando Thor con una mano e asciugandosi la faccia con l'altra. «Sono preoccupato per Fierobecco, e le mie lezioni non piacciono a nessuno...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   L'occasione era troppo perfetta per sprecarla. Harry strisciò in silenzio dietro Malfoy, Tiger e Goyle, si chinò e raccolse una grossa manciata di Fango dal sentiero.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   SPLAT!
La testa di Malfoy scattò in avanti mentre il Fango lo colpiva; rivoli di melma presero a colare dai suoi capelli di un biondo argentato.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Aveva un'espressione di trionfo represso. Harry cercò di assumere un'aria innocente, ben sapendo di avere il viso sudato e le mani coperte di Fango. Le nascose in fretta nelle tasche.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Il signor Malfoy mi ha detto che stava parlando con Weasley quando una grossa quantità di Fango l'ha colpito dietro la testa. Come credi che possa essere successo?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Tutta la Casa di Grifondoro era ossessionata dall'imminente incontro. Grifondoro non vinceva il trofeo da quando il leggendario Charlie Weasley (il secondo fratello di Ron in ordine di età) era Cercatore. Ma Harry dubitava che tutti loro, Baston compreso, volessero vincere quanto lui. La rivalità tra Harry e Malfoy era giunta al culmine. A Malfoy bruciava ancora l'incidente col Fango a Hogsmeade, ed era ancora più arrabbiato perché Harry in qualche modo era riuscito a evitare la punizione. Harry non aveva dimenticato il tentativo di Malfoy di farlo cadere nella partita contro Corvonero, ma era la faccenda Fierobecco a renderlo ancora più deciso a battere Malfoy davanti all'intera scuola.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   La capanna era in vista. Harry si lanciò verso la porta e la spalancò; Hermione e Fierobecco si precipitarono dentro; Harry li seguì di corsa e chiuse la porta col catenaccio. Thor, il cane di Hagrid, prese ad abbaiare forte.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Zitto, Thor, siamo noi!» disse Hermione affrettandosi a grattargli le orecchie per calmarlo. «C'è mancato poco!» disse a Harry.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

    Avevano fatto solo pochi passi quando Grattastinchi, il gatto di Hermione, fulvo e dalle zampe alquanto storte, scattò fuori dal giardino, la coda a scovolo ritta in aria, inseguendo quella che sembrava una patata Fangosa con le gambe. Harry riconobbe uno gnomo: alto a stento venticinque centimetri, aveva piedini callosi che scalpicciavano rapidissimi mentre sfrecciava attraverso il cortile e si tuffava di testa in uno degli stivali di gomma sparpagliati attorno alla porta. Harry udì lo gnomo ridacchiare come un pazzo mentre Grattastinchi infilava una zampa nello stivale, tentando di afferrarlo. Contemporaneamente, dal giardino sul lato opposto della casa si levò un fracasso tremendo: Bill e Charlie, con le bacchette sguainate, avevano incominciato un duello tra due vecchi tavoli che fluttuavano a mezz’aria, facendoli cozzare uno contro l’altro nel tentativo di abbattersi a vicenda. Fred e George facevano il tifo; Ginny rideva e Hermione guardava in disparte, incerta se divertirsi o preoccuparsi.
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Il signor Weasley strinse la mano a un mago col volto arrossato e un’ispida barba bruna, che nell’altra mano teneva un vecchio stivale inFangato.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Hagrid li aspettava fuori, la mano sul collare del suo enorme cane nero, Thor. Per terra ai suoi piedi c’erano parecchie casse di legno, e Thor uggiolava e tirava il collare, chiaramente impaziente di indagare più da vicino sul contenuto. Mentre si avvicinavano, udirono uno strano rumore di sonagli, punteggiato da quelle che sembravano piccole esplosioni.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Dalla loro postazione in cima ai prati che sovrastavano il parco, potevano vedere chiaramente la liscia superficie nera dell’acqua, solo che all’improvviso non fu più affatto liscia. Al centro, in profondità, c’era una strana turbolenza; grandi bolle si formavano in superficie, ondate si abbattevano sulle rive Fangose… e poi, proprio al centro del lago, apparve un vortice, come se un tappo gigante fosse appena stato tirato via dal fondo…
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry bussò alla porta di Hagrid, e i latrati tonanti di Thor risposero all’istante.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Vieni con me, fai pianino e stai coperto» disse Hagrid. «Non portiamo Thor, a lui non ci piacerebbe…»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Così quella sera dopo cena il terzetto uscì di nuovo dal castello e discese i prati ghiacciati verso la capanna di Hagrid. Bussarono. A rispondere furono i latrati cavernosi di Thor.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Non rispose. Sentirono Thor grattare alla porta, mugolando, ma quella non si aprì. La tempestarono per altri dieci minuti; Ron andò anche a bussare forte a una finestra, ma non ci fu risposta.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Harry tenne gli occhi bene aperti in cerca di Hagrid per tutta la High Street invasa dal Fango, e una volta scoperto che Hagrid non si trovava in nessuno dei negozi suggerì una visita ai Tre Manici di Scopa.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Le tende erano ancora tirate, e avvicinandosi sentirono Thor abbaiare.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    I tre amici entrarono nella capanna; Thor si slanciò addosso a Harry, abbaiando come un pazzo e cercando di leccargli le orecchie. Harry parò l’assalto e si guardò intorno.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Silente uscì dalla capanna, fermandosi solo per grattare Thor dietro le orecchie. Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Hagrid prese a singhiozzare con la faccia affondata nelle mani. Hermione continuò a dargli dei colpetti sul braccio, e alla fine Hagrid alzò gli occhi, davvero molto rossi, e disse: «Grand’uomo, Silente… grand’uomo…»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Vincerai» ringhiò Hagrid, battendo di nuovo sulla spalla di Harry, che si sentì sprofondare un altro po’ nel terreno Fangoso. «Lo so. Me lo sento. Vincerai, Harry».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Sono… qui…» disse Harry ansimando, fermandosi di colpo nel Fango e schizzando senza volerlo l’abito di Fleur.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Il silenzio premeva contro le orecchie mentre sprofondava in uno strano, tetro, nebuloso paesaggio. Vedeva solo nel raggio di tre metri, e mentre filava nell’acqua nuove immagini affioravano all’improvviso dall’oscurità sempre più fitta; foreste di alghe nere aggrovigliate che oscillavano, vaste piane di Fango coperto di scure pietre luccicanti. Nuotò sempre più giù, verso il centro del lago, gli occhi bene aperti, fissando l’acqua pervasa di un misterioso lucore grigiastro attorno a lui fino alle ombre più giù, dove diventava opaca.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Continuò a nuotare per almeno una ventina di minuti. Stava passando sopra vaste distese di Fango nero, che vorticavano oscure mentre spostava l’acqua. Poi, finalmente, sentì un frammento del canto ammaliante delle sirene.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry nuotò più in fretta, e presto vide una grossa roccia spuntare nell’acqua Fangosa davanti a sé. Sopra c’erano disegni che raffiguravano il popolo sirenesco; i personaggi brandivano lance e inseguivano quello che sembrava la piovra gigante. Harry superò la roccia, seguendo la canzone delle sirene.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Li raggiunse un rumore di passi tonanti, e Hagrid spuntò ansante con Thor alle calcagna. Era armato di balestra.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Oh, si… Ha ragione, professore…» disse Hagrid; poi si voltò e sparì tra gli alberi oscuri, seguito da Thor.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Né Silente né Harry aprirono bocca finché non udirono il rumore inconfondibile di Hagrid e Thor che tornavano. Karkaroff li seguiva di corsa. Indossava la sua liscia pelliccia argentea e sembrava pallido e agitato.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Lascio Thor qui con te, Preside» disse Hagrid, senza smettere di fissare torvo Karkaroff, che era ancora ai piedi dell’albero, in un groviglio di pellicce e radici. «Rimani qui, Thor. Andiamo, Harry».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    La mattina della terza prova la colazione al tavolo di Grifondoro fu molto rumorosa. Comparvero i gufi postini e consegnarono a Harry una cartolina di auguri da parte di Sirius. Era solo un foglio di pergamena piegato in due con stampata davanti un’impronta Fangosa, ma Harry la gradì comunque. A Hermione arrivò un barbagianni con l’edizione del mattino della Gazzetta del Profeta, come al solito. Lei aprì il giornale, diede un’occhiata alla prima pagina e sputacchiò una sorsata di succo di zucca.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    A parte Ron e Hermione, l’unica persona con cui Harry riusciva a parlare era Hagrid. Dal momento che non c’era più un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, quelle ore di lezione erano rimaste vuote. Usarono quella del giovedì pomeriggio per andare a trovarlo alla sua capanna. Era una giornata limpida e soleggiata; Thor scattò fuori dalla porta aperta sentendoli avvicinarsi, abbaiando e scodinzolando come un matto.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Il nome di Silente è Fango per il Ministero in questo periodo, sai» disse Fred. «Sono tutti convinti che provochi solo guai andando in giro a dire che Tu-Sai-Chi è tornato».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «…SUDICI IBRIDI CHE INFangATE LA CASA DEI MIEI PADRI…»
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Harry si diede una spinta con i piedi, spruzzando Fango in tutte le direzioni, e schizzò verso l’alto, mentre il vento lo mandava leggermente fuori rotta. Non sapeva come avrebbe fatto a individuare il Boccino con quel tempo; aveva già abbastanza difficoltà a vedere il Bolide con cui si stavano allenando; dopo un minuto l’aveva quasi disarcionato e lui aveva dovuto usare la Presa Rovesciata del Bradipo per evitarlo. Purtroppo Angelina non lo vide. In effetti, non sembrava in grado di vedere nulla; nessuno di loro aveva la minima idea di quello che facevano gli altri. Il vento si era alzato; anche a distanza Harry sentiva il suono martellante della pioggia sulla superficie del lago.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Attraversarono a passo svelto i campi bui, scivolando e inciampando sui prati Fangosi, senza parlare. Harry pensava. Che cos’era che Voldemort voleva fosse fatto e che non si stava facendo abbastanza in fretta?
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    I tre si guardarono raggianti sotto il Mantello; dal tono di Hagrid si capiva che era contento. «Sono qua da tre secondi… levati, Thor… levati, morto di sonno d’un cane…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Che cosa ti è successo?» chiese Harry, mentre Thor saltava e cercava di leccare la faccia a tutti e tre.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Si chinò e strappò la bistecca di bocca a Thor.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    La neve stava coprendo la finestra. Harry si rese conto di avere le ginocchia zuppe: Thor sbavava, con la testa nel suo grembo.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Ma il resto delle sue parole fu sommerso da un’improvvisa serie di colpi alla porta. Hermione trasalì; la tazza le scivolò di mano e si frantumò a terra; Thor abbaiò. Tutti e quattro guardarono la finestra accanto alla porta. L’ombra di una persona bassa e tarchiata ondeggiava sulla tenda leggera.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Qui sotto!» disse in fretta Harry; afferrò il Mantello dell’Invisibilità, lo fece roteare addosso a sé e a Hermione mentre Ron faceva il giro del tavolo per tuffarsi sotto il manto anche lui. Rannicchiati insieme, indietreggiarono in un angolo. Thor abbaiava furiosamente, rivolto alla porta. Hagrid aveva l’aria del tutto confusa.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hagrid afferrò le tazze di Harry e Ron e le ficcò sotto il cuscino della cuccia di Thor. Il cane balzò verso la maniglia; Hagrid lo allontanò con il piede e aprì.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Va’ via» sbottò, agitando la borsetta in direzione di Thor, che balzava tentando di leccarle la faccia.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh» disse Hagrid, con un pericoloso sguardo verso l’angolo dov’erano nascosti Harry, Ron e Hermione, «ah, quello… è stato Thor. Ha rotto una tazza. Perciò ho usato quella».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Parlavo con Thor» spiegò impavido Hagrid.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’… in un certo senso» disse Hagrid, a disagio. «A volte Thor è quasi umano…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Hermione esalò un gemito; Harry le tappò la bocca con la mano. Per fortuna Thor stava annusando sonoramente l’orlo del vestito della Umbridge e lei non parve aver sentito.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Harry, sei peggio di Ron… no, è impossibile» sospirò, mentre Ron entrava nella Sala a passi pesanti, inFangato e imbronciato. «Senti… si è arrabbiata quando le hai detto che volevi vedermi, così ha cercato di farti ingelosire. Era il suo modo per scoprire quanto ti piace».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non sto dicendo che ha fatto una cosa ragionevole» ribatté Hermione mentre Ginny si univa a loro, inFangata quanto Ron e altrettanto di malumore. «Sto solo cercando di farti capire come si sentiva in quel momento».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Hermione e Harry arretrarono il più possibile, senza perdere d’occhio il gigante. Quando Grop si inginocchiò fra due alberi non ancora sradicati, la sua faccia galleggiò sulla radura e su di loro come un’enorme, grigiastra luna piena. Sembrava che i suoi lineamenti fossero stati rozzamente sbozzati in una grossa palla di pietra. Il naso era schiacciato e informe; la bocca obliqua, piena di denti storti e gialli, grandi come mattoni; gli occhi, piccoli per quel testone, erano di un Fangoso verdebruno e ancora cisposi di sonno. Grop sollevò le nocche sudicie, ognuna grossa quanto una palla da tennis, si strofinò vigorosamente le palpebre e di scatto, con velocità e agilità sorprendenti, si alzò.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry vide stagliarsi contro la luce anche la sagoma più piccola di Thor, che tentava di difendere il padrone slanciandosi con coraggio contro i maghi, finché uno Schiantesimo lo centrò e lo abbatté. Con un ululato furibondo, Hagrid sollevò di peso il colpevole e lo scaraventò lontano, facendogli fare un volo di almeno tre metri. Il mago non si rialzò. Hermione trattenne il fiato e si portò inorridita le mani alla bocca; Harry si voltò verso Ron, e vide che anche lui sembrava atterrito. Non avevano mai visto Hagrid perdere davvero il controllo.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Hagrid appioppò due possenti ceffoni agli aggressori più vicini, e, a giudicare da come si afflosciarono all’istante, dovevano essere perlomeno svenuti. Poi Harry lo vide chinarsi, e per un istante temette che fosse stato sopraffatto da un incantesimo. Ma subito si raddrizzò con una sorta di sacco in spalla, e Harry capì che si trattava del corpo inerte di Thor.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Prendetelo! Prendetelo!» strillò la Umbridge, ma il suo unico aiutante ancora in piedi non sembrava ansioso di avvicinarsi ai pugni di Hagrid; anzi, arretrò così in fretta che inciampò su uno dei colleghi svenuti e cadde. Hagrid si voltò e si diede alla fuga, sempre con Thor attorno al collo. La Umbridge gli lanciò contro un ultimo Schiantesimo, ma lo mancò, e Hagrid, correndo a più non posso verso i cancelli lontani, sparì nelle tenebre.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    I centauri più vicini indietreggiarono e urtarono contro quelli dietro di loro; in un istante, la radura si trasformò in una foresta di archi e frecce, tutti puntati in alto contro l’enorme faccia grigiastra che incombeva su di loro sotto il fitto baldacchino di rami. La bocca storta di Grop era stolidamente aperta; nella luce incerta videro baluginare i denti giallastri grossi come mattoni; gli ottusi occhi color Fango si socchiusero, scrutando le creature ai suoi piedi. Una scia di funi spezzate gli partiva dalle caviglie.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Subito, quando bussò alla porta della capanna e nessuno rispose, pensò che Hagrid fosse fuori, ma poi Thor sbucò al galoppo da dietro l’angolo e lo salutò con tanto entusiasmo da scaraventarlo quasi a terra. Hagrid era nell’orto a raccogliere fagioli corridori.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Cera voluto un po’ di tempo perché lo shock si attenuasse. Per un certo periodo aveva cercato di convincersi che Caramell era davvero un’allucinazione causata dalla mancanza di sonno durante l’estenuante campagna elettorale. In un vano tentativo di sbarazzarsi di tutto ciò che gli ricordava quello spiacevole incontro, aveva regalato il gerbillo a una felicissima nipotina e dato ordine al suo segretario personale di eliminare il ritratto parlante dell’ometto. Però, con grande sconforto del Primo Ministro, il quadro si era dimostrato impossibile da rimuovere. Dopo che parecchi falegnami, uno o due operai, uno storico dell’arte e il Cancelliere dello Scacchiere avevano tentato invano di staccarlo dalla parete, il Primo Ministro aveva lasciato perdere e si era rassegnato a sperare che quel coso restasse zitto e immobile per il resto del suo mandato. Ogni tanto avrebbe potuto giurare di aver visto con la coda dell’occhio l’abitante del dipinto sbadigliare o grattarsi il naso; perfino, un paio di volte, uscire dalla cornice lasciandosi alle spalle solo una striscia di tela color Fango. Tuttavia si era allenato a non guardare molto da quella parte, e a ripetersi con fermezza ogni volta che succedeva qualcosa del genere che si trattava di un’illusione ottica.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Anche Harry aveva riconosciuto la sostanza Fangosa che bolliva lenta nel secondo calderone, ma non si irritò con Hermione per essersi presa il merito di rispondere; dopotutto era stata lei a prepararla quando facevano ancora il secondo anno.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Raccoglila!» le gridò Gaunt. «Ecco, sei lì che pulisci per terra come una sporca Babbana, a che cosa ti serve la bacchetta, inutile sacco di Fango?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Hagrid era arrivato a grandi passi da dietro la capanna; indossava un grembiulone a fiori e portava un sacco di patate. Il monumentale danese, Thor, lo seguiva dappresso; abbaiò sonoramente e balzò in avanti.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Thor saltava addosso a Hermione e Ron, cercando di leccar loro le orecchie. Hagrid rimase a guardarli per un istante, poi si voltò ed entrò nella capanna, sbattendo la porta.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Allora?» fece Hagrid imbronciato quando i tre si furono seduti attorno all’enorme tavolo di legno. Thor appoggiò subito il muso sul ginocchio di Harry e gli sbavò su tutta la divisa. «Cosa c’è? Siete in pensiero per me? Pensate che mi sento solo o roba del genere?»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Gli altri due annuirono; la gita era stata un fiasco e il tempo peggiorava. Si avvolsero di nuovo nei mantelli, risistemarono le sciarpe, s’infilarono i guanti; poi seguirono Katie Bell e un’amica fuori dal pub e su per High Street. Sulla strada verso Hogwarts, arrancando nella Fanghiglia gelata, Harry lasciò vagare i propri pensieri su Ginny. Non si erano incontrati: sicuramente, lei e Dean erano rinchiusi al calduccio della sala da tè di Madama Piediburro, il rifugio delle coppie felici. Accigliato, chinò il capo contro la gelida pioggia vorticante trascinando i piedi.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    La neve si sciolse attorno alla scuola all’arrivo di febbraio, sostituita da un’umidità fredda e desolata. Nubi di un grigio violetto gravavano sul castello e una costante pioggia gelida rendeva i prati Fangosi e sdrucciolevoli. Il risultato fu che la prima lezione di Materializzazione per i ragazzi del sesto anno, fissata per un sabato mattina in modo che non interferisse col programma regolare, si tenne nella Sala Grande invece che all’aperto.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Le porte dell’infermeria si spalancarono, facendoli tutti sobbalzare, e Hagrid venne verso di loro a grandi passi, i capelli coperti di goccioline di pioggia, la pelliccia d’orso svolazzante, una balestra in mano, lasciando sul pavimento una striscia di orme Fangose grandi come delfini.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Ah… già…»osservò Madama Chips che, data la mole di Hagrid, doveva averlo scambiato per più persone. Per nascondere l’imbarazzo, corse a ripulire le orme di Fango con la bacchetta.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Depositarono Hagrid su una sedia vicino al tavolo. Thor, che durante il funerale era rimasto nascosto nel cesto, ora si avvicinò a passi soffici e posò la testa pesante in grembo al padrone, come faceva sempre. Lumacorno stappò una delle bottìglie di vino che aveva portato.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «C’è dentro Thor, brutto…!»urlò Hagrid.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Niente Maledizioni Senza Perdono da te, Potter!» urlò sopra il rombo delle fiamme, le grida di Hagrid e gli uggiolii selvaggi di Thor imprigionato. «Non ne hai il coraggio né l’abilità…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «No, Potter!» gridò Piton. Si udì un’esplosione e Harry fu scagliato indietro: batté di nuovo a terra, e questa volta la bacchetta gli volò via di mano. Udì le grida di Hagrid e gli ululati di Thor; Piton si avvicinò, sovrastando Harry, disarmato e indifeso come lo era stato Silente. Il volto pallido di Piton, illuminato dalla capanna in fiamme, era intriso di odio proprio come quando aveva scagliato la maledizione su Silente.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Avanzò barcollando verso la casa in fiamme. Una gigantesca ombra affiorava dall’incendio trasportando Thor sulla schiena. Con un urlo di gratitudine, Harry cadde in ginocchio; tremava, il corpo gli faceva male dappertutto e il fiato gli usciva in fitte dolorose.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Il faccione peloso di Hagrid galleggiava sopra di lui, bloccando la vista delle stelle. Harry sentì odore di legno bruciato e peli di cane; tese una mano e avverti il corpo di Thor, tiepido e vivo, rassicurante, tremare accanto a lui.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Ma che guardano, laggiù?» chiese Hagrid. Si stavano avvicinando all’entrata del castello e Thor si stringeva a loro sempre più. «Ma che c’è sull’erba?» aggiunse bruscamente, puntando ai piedi della Torre di Astronomia, dove si stava radunando una piccola folla. «Vedi, Harry? Proprio lì vicino alla Torre? Sotto al Marchio… accidenti… non sarà mica che qualcuno è stato buttato…?»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry non sapeva che cosa volesse dire il messaggio, e non gl’importava. Solo una cosa contava: quello non era un Horcrux. Bevendo quella terribile pozione, Silente si era indebolito per nulla. Harry accartocciò la pergamena e i suoi occhi bruciarono di lacrime mentre dietro di lui Thor cominciava a ululare.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

   «Oh, mia cara» sorride la Skeeter, picchiettandomi affettuosamente sulle nocche, «sai anche tu quante informazioni si possono ottenere con una borsa gonfia di galeoni, il rifiuto di sentire la parola 'no' e una bella Penna Prendiappunti affilata! C'era la coda per gettare Fango su Silente, del resto. Non tutti pensavano che fosse così straordinario, sai: ha pestato un sacco di piedi importanti. Ma il vecchio Doggi Doge può anche scendere dal suo Ippogrifo, perché io ho avuto accesso a una fonte per la quale molti giornalisti si venderebbero la bacchetta, una persona che non ha mai parlato pubblicamente prima d'ora e che è stata vicina a Silente nella fase più violenta e disturbata della sua giovinezza».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Moody estrasse dal mantello una fiaschetta piena di liquido simile a Fango. Non dovette aggiungere altro; Harry colse al volo il resto del piano. «No!» gridò, e la sua voce rimbombò nella cucina. «Non se ne parla!» «Gliel'ho detto che avresti reagito così» commentò Hermione, con un
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   E poi Voldemort scomparve. Harry guardò in giù e vide Hagrid a terra, braccia e gambe spalancate: strattonò con violenza il manubrio per evitare di colpirlo, cercò a tentoni il freno, ma con un tonfo assordante, che fece vibrare il suolo, andò a schiantarsi in uno stagno Fangoso.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry si districò a fatica dai frammenti di metallo e cuoio che lo circondavano; cercando di rialzarsi affondò le mani in pochi centimetri di acqua Fangosa. Non capiva dove fosse finito Voldemort e si aspettava di vederlo sbucare dall'oscurità da un momento all'altro. Qualcosa di caldo e bagnato gli colava lungo il mento e dalla fronte. Strisciò fuori dallo stagno e avanzò inciampando verso l'enorme massa scura di Hagrid.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Aprì gli occhi e scoprì di essere disteso sul divano di un salotto sconosciuto, illuminato da una lampada. Il suo zaino, bagnato e incrostato di Fango, era sul pavimento. Un uomo biondo e panciuto lo osservava con espressione preoccupata.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Posò i piedi a terra; doveva vedere Hagrid con i suoi occhi per essere sicuro che fosse vivo. Si era appena alzato quando si aprì una porta e Hagrid la varcò a fatica, il volto coperto di Fango e sangue: zoppicava un po' ma era miracolosamente salvo.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Andiamo, allora, non voglio bere questa Fanghiglia» disse Ron. «Hermione, hai soldi Babbani per pagare?»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «È Dolohov» disse Ron. «Mi ricordo la foto di quando era un ricercato. Credo che quello grosso sia Thorfinn Rowle».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Sul secondo pianerottolo si apriva la camera in cui lui e Ron avevano dormito l'ultima volta; entrò a dare un'occhiata. Le ante dell'armadio erano aperte e le lenzuola erano state rivoltate. Ricordò la zampa di troll rovesciata di sotto. Qualcuno aveva perquisito la casa da quando l'Ordine se n'era andato. Piton? O forse Mundungus, che aveva rubacchiato in lungo e in largo sia prima che dopo la morte di Sirius? Lo sguardo di Harry indugiò sul ritratto che qualche volta ospitava Phineas Nigellus Black, il bis bisnonno di Sirius, ma era vuoto; si vedeva solo una striscia di sfondo Fangoso. Evidentemente Phineas Nigellus passava la notte nello studio del Preside a Hogwarts.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   E con questo sparì, lasciandosi alle spalle solo lo sfondo color Fango. «Harry!» gridò Hermione.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Il fiume Fangoso accanto a loro montava in fretta: ben presto avrebbe inondato la riva. Avevano indugiato una buona ora più del solito. Infine, dopo aver vuotato e riempito la borsetta di perline per ben tre volte, Hermione non riuscì a trovare altre scuse per trattenersi: lei e Harry si presero per mano e si Smaterializzarono per riapparire su un colle frustato dal vento e coperto d'erica.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Quando entrò nel piccolo ingresso, li vide tutti seduti in salotto, ad ascoltare Bill. La stanza era graziosa, chiara, con un piccolo fuoco di legna portata a riva dal mare che scoppiettava nel camino. Harry non voleva inFangare il tappeto, quindi rimase sulla soglia ad ascoltare.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    Fango e del sangue di Dobby. «Poi devo vederli subito».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione nuotarono verso la sponda opposta. Il lago non sembrava profondo: più che nuotare, ben presto dovettero farsi largo tra le canne e il Fango, e infine caddero, zuppi, ansimanti e sfiniti, sull'erba scivolosa.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

    «Hagrid!» urlò Harry, cercando di togliersi di dosso Thor il danese mentre l'enorme figura barbuta si rimetteva in piedi. «Ma cosa...?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ho sentito Tu-Sai-Chi dalla nostra caverna lassù» rispose Hagrid, cupo. «Si sentiva bene, eh? 'Ci avete tempo fino a mezzanotte per darmi Potter'. Ho capito che eri qui, ho capito cosa stava succedendo. A cuccia, Thor. Così siamo venuti giù, io e Groppino e Thor, per dare una mano. Abbiamo spaccato il muro vicino alla foresta, Grappino ci portava, a me e a Thor. Gli ho detto di mettermi giù al castello e lui mi ha lanciato dentro la finestra, benedetto ragazzo. Non volevo dire proprio quello, ma insomma... dove sono Ron e Hermione?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Corsero insieme lungo il corridoio, con Thor che li seguiva a balzi. Harry sentiva movimenti ovunque: passi di corsa, urla; dalla finestra si vedevano altri lampi di luce nel parco buio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry ormai sapeva dove andare: partì di corsa, con Hagrid e Thor che gli galoppavano dietro. Passarono davanti a una serie di ritratti e le figure dipinte corsero con loro, maghi e streghe con gorgiere e calzabrache, armature e mantelli, si stipavano nelle tele altrui, urlando notizie raccolte in altre parti del castello. Quando arrivarono alla fine di quel corridoio, l'intero edificio tremò e Harry capì, vedendo esplodere un vaso gigantesco sul suo piedistallo, che era preda di incantesimi più sinistri di quelli degli insegnanti e dell'Ordine.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Va tutto bene, Thor... tutto bene!» urlò Hagrid, ma l'enorme danese fuggì tra frammenti di porcellana che volavano come le schegge di una granata e Hagrid inseguì il cagnone terrorizzato, lasciando Harry solo.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Thor che raspava la porta, né il suo chiassoso latrato di benvenuto. Tutte quelle visite a Hagrid, il riflesso del bollitore di rame sul fuoco, i biscotti duri come sassi e i bruchi giganti, il suo faccione barbuto, Ron che vomitava lumache, Hermione che lo aiutava a salvare Norberto...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

    Come ho accennato, tuttavia, il suo spirito pro-Babbano non fu l'unica ragione di risentimento verso Il Mago e il Pentolone Salterino. Con la crescente ferocia della caccia alle streghe, le famiglie magiche cominciarono a condurre doppie vite, usando incantesimi di dissimulazione per proteggersi. Nel diciassettesimo secolo qualsiasi mago che fraternizzasse con Babbani era sospetto, se non addirittura emarginato dalla propria comunità. Tra i molti insulti rivolti ai maghi filo-Babbani (alcuni coloriti epiteti, quali 'SguazzaFango', 'Leccacacca' e 'Ciucciafeccia' risalgono a questo periodo), c'era l'accusa di possedere poteri magici deboli o inferiori.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)