Bacchetta link
Si dice che la bacchetta magica sia il prolungamento del braccio del mago o della strega che se ne serve ed è sicuramente il catalizzatore magico più usato di tutti.
Può essere fatta di vari tipi di legno, che le danno le varie caratteristiche di flessibilità (flessibile, molto flessibile, leggermente flessibile, rigida, elastica, fragile), con all’interno una sostanza magia, detta anima. Esse sono difficili da fabbricare, e per questo di costruttori di bacchette ce ne sono ben pochi.
È da ricordare, inoltre, che non è il mago a scegliere la bacchetta bensì il contrario.
Ogni mago o strega è molto legato alla propria bacchetta, tuttavia saper realizzare una bacchetta “artigianale” può essere molto utile in caso di necessità.
Per realizzare una bacchetta artigianale, il primo e ovviamente più importante passaggio è la scelta del legno da adibire allo scopo.
Privilegiati sono gli alberi da frutto o i salici piangenti, ma possono andare bene anche legni di alberi nobili come la quercia, il rovere, l’ulivo e il cedro. Come si può immaginare non tutti i rami vanno bene: occorre prenderne uno la cui lunghezza sia pari alla distanza dal gomito fino alla punta del dito medio di colui che la andrà poi ad usare e il suo diametro non potrà superare quello del pollice. E’ quindi un processo importante e che necessita tempo, come in tutte le cose non bisogna avere fretta o non si otterranno risultati apprezzabili.
Quando finalmente si è trovato un ramo adatto si dovrà reciderlo al crepuscolo durante il Plenilunio ma non prima di aver chiesto all'albero che lo ha generato il permesso di privarlo di una sua parte vive e vitale.
Anche il taglio dovrà avvenire nel rispetto dalla pianta genitrice e sarà eseguito in un punto che scelto accuratamente e contrassegnato da un nastrino rosso.
Il taglio dovrà essere il possibile netto e deciso, per evitare inutili sofferenze all'albero: infatti, un mano inferma o tremante potrebbe causare più dolore del necessario. Subito dopo averlo reciso il ramo andrà messo in sacco meglio se di corda ma, prima di andarsene si dovrà medicare la ferita inferta cospargendola di miele deve esse e ringraziare l'albero mutilato, cospargendone le radici di fertilizzante, in segno di gratitudine.
Una volta scelto e tagliato il ramo occorre pulirne la superficie con della carta vetrata, facendo attenzione a non alterarne la forma tipica. Ci si dovrà limitare o togliere le foglie e i rametti più piccoli e levigare il tutto perché non vi siano bozzi.
Per fissare la punta della bacchetta si può optare per incastrarvi una pietra preziosa o un pezzo di metallo. Tenendo in considerazione che sarà questa a favorire il rilascio dell’energia attraverso la bacchetta, è preferibile una pietra preziosa.
Le diverse pietre che si possono trovare, poi, hanno una predilezione verso certi tipi di magia. Dal lato opposto, l’estremità più grande fungerà da impugnatura; questa si potrà ottenere avvolgendosi tutto intorno una striscia di pelle o di tela, il cui colore sarà indicativo del tipo di magia che si vuole utilizzare.
Generalmente il colore sarà lo stesso del panno entro il quale la si conserverà.
Fondamentale è che l'aspetto finale appaia vagamente a cono smussato con un'estremità più larga, che fungerà da impugnatura e rappresenterà l'energia maschile, ed una più stretta, che sarà la punta e simboleggerà l'energia femminile.
Una volta conclusi tutti questi passaggi, si può adornare la bacchetta con simboli magici, scritte o qualsiasi altra cosa che possa contribuire a renderla più forte ed in sintonia con la personalità di chi l'ha creata.
Quando sarà ultimata, la bacchetta dovrà restare essere bagnata con un infuso di camomilla e lasciata per tre giorni all'aperto, in un luogo buio, poi, sarà irrorata con dell'olio di mandorle dolci e riposta di nuovo nel su giaciglio ombroso per altri tre giorni.
Secondo alcuni, il luogo migliore è una caverna oppure una grotta, secondo altri, invece, sarebbe preferibile riporre la bacchetta all'interno di un tronco d'albero, ovviamente, dalla parte rivolta a nord. Alla successiva luna piena, quindi dopo ventotto giorni da quando il ramo è stato reciso, la bacchetta potrà essere consacrata e benedetta, solo allora acquisterà tutti i suoi poteri e potrà essere riposta in un panno. Un aspetto essenziale affinché tutto questo lungo procedimento si concluda con successo, è la segretezza: infatti, ogni fase dovrà essere compiuta nella più assoluta tranquillità e lontano da occhi indiscreti.
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Grimorio link
Grimorio deriva dal francese antico “grammaires”, grammatica, che a sua volta deriva dal greco grammatikè, quindi “Arte della Scrittura”. Con i secoli, il termine si trasformò da grammaires a grimoires o, nella nostra lingua, manuale d'uso.
Il Grimorio è proprio questo: un trattato di magia, una raccolta di formule magiche, pozioni, rituali evocativi che il mago studiava e scopriva durante la sua esistenza e trascriveva cosicché le sue conoscenze non andassero perdute.
Non è un libro acquistato e stampato ma bensì un Compendium Esotericum che viene stilato dalla strega o dal mago in questione.
I primi Grimori furono scritti tra la fine del Medioevo e l'inizio del XVIII secolo, o almeno così sono classificati i più antichi, ma potrebbe essere che ne esistano altri ancora più antichi dei quali non si conosce l’esistenza poiché custoditi gelosamente anche a causa della caccia alle streghe di quel periodo. Alcuni Grimori risalgono addirittura all’epoca egizia e contenevano liste di incantesimi, ritrovate da alcuni maghi nelle sabbie del deserto che, per il calore o per qualche incantesimo impostogli, li avrebbero conservati. Gli egizi chiamavano il Grimorio “Papiro Magico”.
Il Grimorio è un testo segreto e può essere tramandato di maestro in allievo durante i secoli. Non sempre però queste conoscenze venivano tramandate in via scritta: quando ancora la cultura era prestigio di pochi, tutte le scoperte e gli incantesimi venivano tramandati oralmente e gli incantesimi rituali molto spesso prendevano la forma di filastrocche, per poter facilitare l'apprendimento.
Il Grimorio è sempre diviso in due parti: nella prima vi sono incantesimi, riti e invocazioni, mentre nella seconda vi sono le parole, le sensazioni dei proprietari, le loro impressioni e interpretazioni della magia. Anche in questo campo i babbani sono intervenuti per dire la loro: nel 1946 Gerald Gardener ipotizzò la divisione di queste due parti formando il Libro delle Ombre e il Libro dello Specchio, ma fece uno sbaglio immane: i rischi di usare un incantesimo senza conoscere i dettagli sono enormi.
Per mantenere il loro segreto, è bene che i Grimori siano ben camuffati e, per questo, necessitano di semplicità e praticità. Infine, possiamo trovare molti Grimori scritti in alfabeto runico o quello Tebano, così da rendere più criptica l'interpretazione e dedicarlo ad una più piccola sfera di adepti, accuratamente addestrati dallo stesso custode del Grimorio.
Il libro-diario è un elemento molto potente, in quanto possiede la magia, la conoscenza, le formule attraverso le quali viene canalizzata l'energia magica. Se non si è maghi potenti, quindi, è bene non dare un nome al proprio Grimorio, almeno non “ufficialmente”, conferirebbe ad esso un potere che, se non contenuto a dovere, potrebbe avere serie ripercussioni.
Un esempio di Grimorio può quindi essere il libro del Principe Mezzosangue che riportava suggerimenti sulla preparazione delle pozioni (che permisero a Harry Potter, che lo aveva trovato, di superare addirittura Hermione in quella materia) e incantesimi di invenzione del mago (che si scoprì essere il professor Piton) come il Sectumsempra.
In conclusione si può dire che il Grimorio rappresenti il più importante strumento per un mago: esso racchiude tutto il suo lavoro e i suoi studi.
Esternalmente un Grimorio non deve possedere delle caratteristiche ben precise, ma secondo alcuni maghi e alcune streghe deve possedere la copertina nera e rigida, facile da occultare o da portarsi appresso.
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"Athame" è una delle parole di cui non si conosce l'etimologia certa. Non si sa esattamente quale sia il suo significato, l'unica persona che ha azzardato una spiegazione è Idries Shah, autore del libro "I Sufi" nel quale scrive: "Il coltello rituale cripticamente chiamato "Athame". Da adhdhame."
Secondo Shah, questa parola faceva parte del linguaggio parlato da un'antica tribù beduina che si faceva chiamare Aniza e che era guidata da un carismatico stregone noto come Abu el-Atahiyya.
Robert Graves, poeta, saggista e romanziere britannico suggerisce un'altra derivazione, sempre araba, da al thame (o adh-dhame) che traduce come "la freccia".
Secondo altre fonti invece il termine "athame" è stato fatto derivare - attraverso una serie di distorsioni - dal latino "artavus", per lo meno da quanto attestano i manoscritti più antichi della Chiave di Salomone, nei quali viene definito "Cultellus acuendis calamis scriptorii" ovvero “un coltello per affilare le penne degli scribi”.
Per molte streghe è un oggetto dal significato oscuro; tuttavia nella “La Piccola Chiave di Salomone” l’Athame viene nominato e riconosciuto come coltello cerimoniale.
Ed è questo che esso è esternamente. Si tratta di uno strumento fra i più importanti per una strega o per un mago.
Esteticamente si presenta come un pugnale dalla doppia lama, non necessariamente affilata; essa non deve infatti entrare in contatto con il sangue se non nel momento della consacrazione. Il manico tradizionalmente è di colore nero e la lama di acciaio o di materiali che non si fondano con il calore. L’acciaio infatti rappresenta la migliore soluzione per resistenza e per la sua inossidabilità. Aspetti, questi, che richiamano alcuni punti fondamentali e simbolici della strega: la resistenza nell’intenzione di seguire una via e la forza dell’equilibrio.
La scelta di questo materiale è dettata anche dal fatto che esso è sacro a Marte, Dio che ha sacre le armi stesse.
Gli altri aspetti del pugnale non sono casuali. La doppia lama rappresenta la duplicità del principio energetico: femminile e maschile in perfetto equilibrio e speculari; il manico nero invece rappresenta il colore che, più di tutti, ha la capacità di assorbire le energie ed annullarle.
Per potersi servire di un Athame è necessario svolgere un complicato rituale che passa attraverso due punti principali: la purificazione, che consiste nell'eliminare ogni precedente influenza, sia negativa che positiva, e la consacrazione vera e propria.
La purificazione in questo caso deve essere precisa e seguire ordinatamente i processi che consistono nel presentare lo strumento a tutti e quattro gli elementi che, per la loro similarità con la pura energia, sono capaci di assorbire tutte le energie presenti annullandole.
Molti testi consigliano di eseguire tutti i riti di consacrazione all'aria aperta perché, in questo modo, l'energia del mondo può scorrere liberamente ed essere catturata dallo strumento in oggetto, rendendolo più potente. Nel caso dell'Athame, il periodo adatto per procedere con la consacrazione è quello di luna calante, possibilmente il Martedì in quanto giorno dedicato al Marte.
Il primo elemento ad essere chiamato in causa è l'Aria. Per esporre l' Athame all'Aria, intesa come energia pura, si deve preparare un incenso con le caratteristiche base della consacrazione. In questo caso, le erbe più adatte a bruciare sono l'elleboro, il crisantemo e la viola. Bisogna stare molto attenti al fatto che ogni singolo centimetro della lama vada a contatto con il fumo profumato emanato dal nostro incenso e contemporaneamente recitare le seguenti parole.
« “che l’Aria creatura di gioia e libertà soffi via da te tutte le impurità”
Quando questo è completamente bruciato, possiamo passare al Fuoco, l'elemento a cui è da sempre associato l' Athame.
È necessario creare con la bacchetta un fuoco molto potente ma controllabile.
Le parole da visualizzare e pronunciare sono:
“per il fuoco che è passione e ardore, tu sei purificato e brucia ora in te l’amore” »
Una volta che la lama avrà raggiunto la giusta temperatura, si può passare al terzo elemento: l'Acqua.
Si deve immergere il pugnale in un calderone ripieno di questo elemento. Per lo scopo è preferibile utilizzare acqua di luna, in alternativa è possibile anche versare assieme all'acqua crisantemo, elleboro e viole. La formula per questo passaggio è:
« “per l’Acqua, creatura di morte e rinascita,
tu sia liberato da ogni azione tu abbia compiuto in passato e per le erbe
che sono Terra e impregnate di magia tu sia esorcizzato.
Voglio comando e posso. Così sia!” »
Questa soluzione, per quanto sia estremamente più rapida, può avere piccole ripercussioni sulle energie incanalate nel coltello. A questo punto, il pugnale deve essere esposto all'akasha, o materiale meteorico. Basterà fare un semplice incantesimo di magnetizzazione ed essere pazienti. Ovviamente, come in ogni passaggio ci sono delle parole adatte da pronunciare durante il rito e per l'incantesimo di magnetizzazione sono le seguenti.
« “strumento magico da me devi allontanare malignità e magie che mi possono ferire.
strumento magico a me devi avvicinare tutto il bene e l’amore che tu riesca a trovare” »
Solo quando l'Athame attirerà a sé il ferro, si può passare all'ultimo elemento rimasto: la Terra.
Bisogna seppellire il pugnale nel terreno con la punta rivolta verso il basso, in un luogo raggiungibile dal solo mago per ben settantadue giorni.
Passato il tempo lo si estrae dalla terra si deve pronunciare un comando diretto in modo che esso riconosca il mago o la strega come il suo legittimo proprietario:
« "In nome della magia,
voglio, comando, posso…
e così sia!" »
A questo punto, l'Athame ha tutte le caratteristiche che lo contraddistinguono: piovuto dal cielo, preso dalla terra, forgiato nel fuoco, temprato nell'acqua causando l'evaporazione; il passo successivo e la vera e propria consacrazione tramite invocazione.
L'invocazione si esegue attraverso una cantilena che il mago stesso può scrivere, dando un'impronta diversa all'Athame a seconda delle parole utilizzate. Questa fase deve avvenire in pieno giorno, possibilmente alle dodici, quando il sole è alto nel cielo.
È possibile anche, anzi, è consigliato, incidere il proprio nome sull'Athame o dare un nome proprio allo strumento. Questo passaggio rende lo strumento molto più potente.
Dopo la consacrazione lo strumento va custodito gelosamente, avvolto in un panno di lino nero, colore che permette di azzerare i flussi continui di energia che potrebbero influenzare l'oggetto.
Una volta purificato e consacrato l'Athame è pronto per essere utilizzato, la sua mansione è quella di invocare energia e allontanarla, controllare le entità e le forze invisibili, tenere a bada gli spiriti negativi impedendo loro di distruggere un incantesimo e attirando ed invitando le entità che possiedono vibrazioni positive.
L'Athame non può essere mostrato se non a streghe di cui si ha estrema fiducia e nessuno, oltre al proprietario, può toccarlo e utilizzare.
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Il Bolline (o Boline) è un falcetto dal manico bianco, con una sola lama ricurva ben affilata è anch'esso è uno strumento magico usato spesso nelle Arti Oscure.
La sua storia è avvolta nel mistero ma, considerando la sua forma singolare, esso ricorda i falcetti che usavano gli sciamani per intagliare le rune, o quelli che adoperavano i contadini per mietere il grano, o addirittura i coltelli ricurvi che i sacerdoti usavano per i sacrifici di sangue che, non sempre, era solo animale.
A ben vedere la falce, nell'immaginario collettivo sia dei maghi sia dei babbani, è da sempre associata alla morte che spesso è raffigurata con uno di questi utensili in mano e, non a caso, è definita la "grande mietitrice".
Il Bolline, anch'esso come l'Athame, prima di venire usato deve essere consacrato, ma il procedimento è molto più semplice e veloce.
In uno dei più importanti ed antichi Grimori della storia, "il Clavicula Salomonis", vi sono precise indicazioni circa il momento più propizio sia per creare l'utensile sia per compiere il rituale: il primo è bene che sia fatto nell'ora di Mercurio, quando Marte è in Ariete o in Scorpione, mentre il secondo deve essere celebrato con la luna piena o crescente.
Prima di iniziare il rituale si deve tracciare un cerchio protettivo, all'interno del quale si svolgerà il rito stesso, poi è necessario sgozzare un papero, quindi, il Bolline deve essere per tre volte arroventato nel fuoco e bagnato con il sangue del pennuto e succo di primula. L'utensile deve essere immerso quasi totalmente nella mistura, per l'esattezza il manico deve essere bagnato fino al punto in cui il mago o la strega incideranno il proprio nome.
Sebbene questo metodo possa sembrare in contrasto con il principio purificatorio del rito, esso ha una sua motivazione: il Bolline è intimamente legato al sangue ed a tutto ciò che viene reciso e tagliato, non a caso, è proprio di questo strumento che gli stregoni si servono per recidere erbe, per intagliare rune e, naturalmente, per i sacrifici di sangue.
Riguardo al momento propizio per svolgere il rituale, le fonti sono contrastanti: infatti, secondo quelle più antiche si dovrebbe scegliere la fase di luna piena o crescente, invece, secondo quelle più recenti si dovrebbe svolgerlo in luna calante. Probabilmente, entrambe le fonti sono valide e, forse, al lato pratico non è molto importante la fase lunare in cui si consacra il Bolline (altrimenti le fonti non sarebbero tanto contrastanti).
Infine, per consacrare il Bolline e sufficiente recitare una formula magica, che può essere variata da stregone a stregone, incidendo (con un coltellino oppure un altro oggetto appuntito, ma anche con il fuoco può andare bene) sul manico il nome del proprietario dell'utensile che poi andava cosparso con i "profumi dell'Arte", preferibilmente l'incenso, e successivamente avvolto in un pezzo di lino.
Ovviamente, anche questo passaggio deve essere svolto all'interno del cerchio protettivo.
Durante i secoli i Babbani hanno distorto l'arte, mutando anche quei pochi elementi di verità che ancora albergano nella loro cultura. È questo il caso di Robert Cochrane, un fanatico (morto nel 1966) fondatore della tradizione Cochrane’s Craft, che sosteneva l'uso di una sola lama nell'esercizio del lavoro magico, utilizzando quindi erroneamente l'Athame al posto del Bolline.
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Pentacolo link
Il Pentacolo è forse uno dei simboli più antichi della nostra civiltà e anche uno dei più magici ed è raffigurato come una stella a cinque punte iscritte in un cerchio, nel caso in cui, invece, non vi sia la circonferenza esterna si viene detto Pentagramma.
L'origine grafica del Pentacolo è strettamente legata al pianeta Venere in quanto ogni otto anni sulla sua eclittica traccia un pentacolo perfetto.
Innanzi a questo meraviglioso fenomeno le popolazioni antiche rimasero stupefatte ed è proprio per questo che Venere e il suo pentacolo divennero i simboli della perfezione, della bellezza e degli aspetti ciclici dell’amore sessuale. Non a caso questo simbolo era sacro a Venere, la Dea romana dell'amore e della bellezza.
Esso, però, trova anche spazio nelle religioni semitiche, il pentagramma designava il Pentateuco, i cinque libri della bibbia antica: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, e nella cultura classica, per esempio Pitagora lo nominò Pentalpha osservandolo come un simbolo composto da cinque lettere A intrecciate. Con il passare dei secoli il significato storico é stato stravolto e rielaborato da decine di culti sino in alcune occasioni a subire vere e proprie persecuzioni.
L’originario e negativo significato di Stregoneria si è venuto a formare intorno all’ Alto Medioevo dalla Chiesa, che considerava tali pratiche “malvagie” poiché in contatto con Satana.
La Demonologia, invece, come indica lo stesso termine, è lo studio delle credenze riguardanti le creature chiamate demoni. Tali credenze possono essere diffuse all’ interno di tradizioni religiose o popolari, consistendo nella convinzione dell’esistenza di esseri sovrannaturali, malvagi e potenti in grado di influire sulle vicende umane.
Con il termine Satanismo, infine, ci si riferisce a movimenti religiosi la cui devozione è indirizzata alla figura che nella Bibbia è chiamata Satana.
Questo potente simbolo non è obbligatoriamente legato alle Arti Oscure: infatti esiste sia una versione "positiva" o "tradizionale" del Pentacolo, che non ha alcuna correlazione con la Magia Nera, ed una versione "negativa" o "satanica" una versione "satanica" che è esclusivamente usata nelle Arti Oscure.
Quello tradizionale è disegnato con la punta dello spirito verso l’alto , poi ai lati acqua e aria e sotto troviamo terra e fuoco e veniva usato soprattutto nei culti verso la Dea Venere, proprio perché era considerata l' incarnazione della bellezza, della sensualità e del vigore. Invece quello usato dai satanisti è rovesciato, cioè ha la punta rivolta verso il basso. Dato che ciascuna delle cinque punte ha un significato simbolico preciso, è evidente che questo "ribaltamento" comporta una mutazione profonda degli equilibri di energia.
Il cerchio che lo circoscrive rappresenta gli Dei, ossia l'abbraccio divino di ciò che c'è intorno e dentro e che scorre sempre, senza fermarsi mai. Il Pentagramma, così come il cerchio infatti, sono infiniti, non avendo un punto di inizio o di fine, per questo rappresentano le energie che scorrono. Il pentagono centrale rappresenta il principio equilibratore dell'Essere Umano.
E' la volontà di Essere; il volere di Essere. La determinazione. Il desiderio di percorrere il sentiero della propria esistenza. E' la riaffermazione di se stessi.
Quando un Essere Umano muore, nel significato che la sua Energia Vitale inizia il processo di stagnazione, il punto d'inizio della morte è il pentagono.
La sede della volontà come principio equilibratore dell'Essere Umano. La volontà: l'Energia Vitale fatta Essere. Il volere è il surrogato della ragione della volontà. Il volere è lo stretto passaggio il cui attraversamento porta alla volontà. Il volere è ciò che è rimasto all'Essere Umano anche se limitato dal Condizionamento Educazionale e dalla barriera all'interno del cervello da cui poter partire per percorrere il sentiero della Coscienza di Sé. Questo è il significato della stella a cinque punte disegnata da una linea chiusa all'interno di un cerchio. Quando il pentagramma centrale è regolare e tutte e cinque le punte sono uguali diventa il simbolo dell'Essere Umano che non ha scelto. Un Essere Umano in cui il divenire è ancora intatto, ma non in atto, nemmeno come inizio. Tanto più grandi sono le punte inferiori della stella, tanto maggiore è l'avvicinamento dell'Essere Umano alla totalità di sé stesso.
Mettendo lo spirito in basso e la terra e il fuoco verso l’alto che simboleggia la predominanza della materia sullo spirito. Secondo alcuni studiosi babbani il satanismo ha assunto il simbolo del pentacolo ruotato con le punte della terra e del fuoco verso l’alto come forma di protesta nei confronti del cristianesimo.
Altre rappresentazioni del Pentacolo vedono iscrivere al suo interno la figura umana, al contrario in quello satanista è possibile iscrivere la testa di capra associata spesso al demonio, rappresentazione del Dio Pan. Facendo riferimento all'Uomo Vitruviano di Leonardo DaVinci, appare chiaro come possiamo facilmente iscrivere la figura umana schematizzata in un pentagramma, con braccia e gambe divaricate. Il cerchio attorno al pentagramma significa l'infinito, come il simbolo Uroboros (il serpente che si morde la coda) e quindi questa figura rappresenterebbe la relazione che accomuna l'uomo all'infinitezza dell'universo e alla sua valenza mistica, ovvero la Divinità. Le tre punte superiore indicano i tre aspetti attraverso i quali si manifesta la Divinità, mentre le due punte inferiori rappresentano gli aspetti di fertilità e divinità dell'aldilà proprie del Dio. Gli spazi contenuti tra le punte, nella interpretazione wicca e druidica, rappresentano i tre gradi del rito iniziatico, mentre quelli laterali sono la rappresentazione dei due principi cosmici della Wicca, il maschile e il femminile, il Dio e la Dea, dall'interazione dei quali scaturisce tutta la manifestazione.
Il pentacolo, assieme ad altri simboli, è alla base di ogni rito,ed è indispensabile per le evocazioni,viene chiamato anche cerchio sacro ed ha la funzione di proteggere il mago durante le sue operazioni e di indirizzare le energia che viene utilizzata per raggiungere un determinato scopo. Inoltre, grazie al suo potere, è possibile richiamare e poi imprigionare i demoni per costringerli a esaudire ogni desiderio del mago.
Il pentacolo può essere realizzato in diversi materiali: pietra, legno, vetro, metallo, argilla e perfino scritto per terra o sulla pergamena o tracciata nell'aria.
Per la sua funzione apotropaica esso spesso è usato come amuleto o talismano e portato al collo come protezione.
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Calderone link
Il Calderone, o Paiolo, è un tipo di pentola molto grande, di forma pressoché cilindrica con un buco nella parte superiore, e caratterizzata dal fondo tondeggiante per consentire una maggiore dispersione del calore. È un oggetto simile a un secchio o a un bollitore che solitamente i maghi utilizzano per la preparazione delle Pozioni. Assomigliano molto ad alcune pentole dei Babbani con la differenza che questi ultimi non riescono a resistere a temperature superiori a 100° C e che non sono indistruttibili.
I primi calderoni compaiono nella preistoria come recipienti in bronzo utilizzati solitamente per la cottura dei cibi, ma il cui uso effettivo può essere stato sovente diverso. Il Calderone può essere prodotto in qualsiasi materiale, esattamente come le bacchette ma i più utilizzati sono quelli in rame, in ottone, in peltro e in argento.
In commercio presso il negozio autorizzato di Diagon Alley è possibile inoltre trovare alcuni tipi di calderoni con specifiche qualità magiche quali: l'autorimescolazione e la pieghevolezza. Molto comunemente un Calderone è dotato di manico, che incernierato in modo da poter essere ripiegato serve per appendere il calderone a un treppiede o ad altro sostegno verticale capace di mantenerlo sospeso sopra il fuoco.
Alcuni calderoni sono dotati di tre piedi d'appoggio saldati e adeguati alle dimensioni della pentola.
Il Calderone, secondo alcuni maghi e streghe, rappresenta l'Akasha considerato un materiale meteorico, ma è anche simbolo di metamorfosi e di trasformazione dato che è proprio al suo interno che, per esempio le pozioni, vengono create.
Oltre agli ingredienti per le pozioni può contenere fuoco, candele, incenso o richieste scritte su carta poi successivamente bruciate su erbe fumanti.
L'elemento che lo rappresenta è il Fuoco e, in associazione con tale elemento si usa per simulare un piccolo falò usato per il salto nel fuoco, che si esegue in alcuni Sabbat bruciando al suo interno delle erbe aromatiche o incenso.
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Incensiere e Incenso link
L'incenso
L'incenso è una in genere una Gommoresina ricavata dal tronco di varie piante diffuse in Medio Oriente e nell'Africa orientale, che, bruciando, esala un caratteristico fumo aromatico.
Viene utilizzato per purificare l'ambiente in cui si svolgono i riti e viene scelto secondo le particolari doti che ogni incenso possiede e che si adattano al lavoro da svolgere. Spesso vengono bruciati su carboncini i grani di incenso di chiesa o le erbe essiccate. Da bruciare anche durante la meditazione.
Rappresenta l'elemento Aria.
L'utilizzo dell'incenso nelle culture antiche per scopi rituali, presupponeva l'utilizzo di appositi incensieri, che erano essenzialmente di due tipi: a braciere e manuale.
L'incensiere
E' il contenitore che ospita i carboni su cui bruciare l'incenso. Solitamente e' fatto in coccio o pietra e legato con una catena. I piccoli crogioli hanno una griglia su cui vengono bruciati i grani e i carboncini, proprio come un piccolo athanor (athanor = piccolo forno utilizzato in Alchimia).
L'incensiere può essere di due tipi: a braciere o manuale.
La tipologia a braciere, utilizzata prevalentemente nella cultura occidentale ebbe il suo picco nel periodo dell'antica Grecia e antica Roma, in particolare nei templi e nelle case. Prevedeva per l'appunto l'utilizzo di un braciere di dimensioni variabili che poteva essere portato a mano o lasciato stabile sul pavimento dell'edificio ove si celebravano i culti o i riti. In altri casi il braciere era sostituito da una piccola coppetta all'interno della quale veniva bruciato l'incenso.
La tipologia manuale, prevedeva invece l'utilizzo di un supporto (inizialmente di legno e successivamente di materiale metallico) con un lungo manico con la parte terminale scava a incavo e contenente l'incenso da bruciare. Questo tipo di incensiere era molto diffuso e utilizzato nella cultura Orientale in particolare in quella egizia.
L'incensiere, a differenza dell'incenso in se, rappresenta l'elemento aria e l'elemento fuoco. Questa combinazione di elementi e' ideale per purificare gli ambienti e il luogo di lavoro della strega.
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Calice, dal greco KYLIX (genitivo KYLIKOS) era una tazza da vino cerimoniale, di solito in terracotta o ceramica, comunque sempre realizzata al tornio, caratterizzata da un’ampia parte concava superiore, da piccole anse laterali e da un breve e tozzo stelo.
I romani, con il cambiamento della consonante radicale, trasformarono il termine in CALIX che poi, con l’evoluzione dal latino, al volgare all’italiano è diventato il moderno Calice che, tutt’oggi, un bicchiere sacro con piede usato in rituali sacri e profani.
Il calice è uno degli strumenti principali degli stregoni che praticano le Arti Oscure, ma esso è anche utilizzato in cerimonie religiose e celebrazioni magiche di ogni genere. Per la sua forma concava e ricettiva, esso è associato all’elemento acqua e al ventre femminile, quindi, alla Luna, governatrice delle maree e sorella celeste di ogni donna. A causa della sua affinità con la donna, il calice è anche simbolo di crescita e fertilità, e può essere perciò utilizzato in rituali di molti generi, dalle Messe, ai Sabbat agli Estab.
Il calice nelle varie religioni è sempre considerato un oggetto liturgico, ma la sua funzione cambia leggermente. Nella religione cristiana, più precisamente nel rito romano, cioè quello più conosciuto e diffuso al mondo, un diacono versa del vino con una goccia di acqua recitando poi una “formula”, formula che nel rito ambrosiano (adottato dall'arcidiocesi di Milano, in Italia) è diversa.
Per gli ortodossi invece il calice non può essere toccato da nessun diacono, nessun prete, perchè al suo interno c'è il sangue di Cristo. Quanto riguarda ai Sabbat o gli Esbat, che sono ricorrenze della religione Wicca e del paganesimo, il calice è sempre considerato un elemento liturgico, ma viene considerato come un contenitore magico che può contenere qualsiasi sostanza, sia materiale che psichica.
Solitamente è realizzato in argento, perché questo è il metallo lunare per eccellenza ed è sacro alla Dea, tuttavia, il calice può essere fatto di qualsiasi materiale, dalla ceramica all’alabastro, dal cristallo all’oro, tuttavia, è risaputo che i risultati migliori si ottengono con quelli d’argento.
L’acquisto del calice è un momento di crescita spirituale molto importante nella vita di un mago o di una strega, quindi, si deve affrontare con serietà e con calma: infatti, come sanno anche i babbani, la fretta non è mai una buona consigliera.
Per trovare quello “giusto” è necessario chiedere aiuto alla Dea, meditando e aprendo la propria mente, per far sì che lei possa guidare i nostri passi verso il negozio migliore, in cui vi sarà il calice più adatto. Come accade per la bacchetta magica e per altri potenti strumenti, raramente il mago o la strega a scegliere di propria esclusiva volontà ma, piuttosto, sarebbe più appropriato parlare di “affinità elettive” fra l’uomo e il catalizzatore di energia, bacchetta, calice o sfera di cristallo che sia.
Prima di essere utilizzato, il calice deve essere benedetto e consacrato seguendo un particolare rituale, da eseguire con la luna piena. E’ da notare che qualsiasi calice può essere consacrato alle Arti Oscure, anzi sembra che, se allo scopo si usi un calice da messa “ribattezzato”, il suo potere sarà anche maggiore, mentre, se una coppa è stata iniziata alla Magia Nera e all’Oscurità, non potrà più venir convertita al bene e, per annullarne il potere maligno, dovrà essere distrutta.
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Le candele (dal latino “candere” – “brillare”) sono usate fin dai tempi più antichi erano usate per scopi religiosi e magici, ma le loro esatte origini sono avvolte nel mistero: infatti, nessuno saprebbe ormai dire chi ha inventato per primo la candela ma di certo esse erano già utilizzate da greci, egizi ed etruschi. Già nell'antichità le candele erano utilizzate nei rituali religiosi e rappresentavano la luce che sconfigge le tenebre, quindi il faro da seguire per trovare la via. Anche il culto del fuoco è antichissimo: poteva uccidere o scaldare, ardere o illuminare, e teneva lontani i predatori, quindi, è ovvio che gli antichi lo considerassero un dono divino.
Le candele, quindi, sono potenti catalizzatori di energie, soprattutto se abbinate a colori, erbe e pietre, per cui è bene che siano sempre presenti sull'altare anche altri elementi che ne rafforzino l’intensità magica.
I motivi per cui decide di accendere una candela sono moltissimi. I più frequenti e diffusi sono: la celebrazione di equinozi, solstizi, della luna piena e della luna nuova, le evocazioni e le invocazioni degli spiriti elementari, la ricerca dello spirito guida, la protezione e difesa, la realizzazione dei desideri, l'evoluzione interiore e il raggiungimento della sapienza, l'amore, della salute, del lavoro, del denaro e per trovare la pace. Ma il fuoco e la luce vengono anche usati per celebrare la morte e la rinascita, la vita e il divino.
Come strumento di streghe e stregoni, le candele sono una fonte di energia pura e rappresentano l'incontro tra la materia e la spiritualità (rappresentati rispettivamente dalla cera e dal fuoco), perciò esse hanno un ruolo fondamentale in qualsiasi rituale.
Spesso è utile ungere le candele con dell'olio essenziale (questa pratica e nota come vestizione), o incidere dei simboli o delle rune nella cera per infonderle un potere superiore. Importante è inoltre il rito di fabbricazione perché una candela creata “a mano” sarà pregna dell'energia che è stata impiegata creandola, fondendola, colandola.
Le candele possono avere qualsiasi forma si desideri, ma il materiale e il colore rivestono un ruolo di primaria importanza. La sostanza migliore per realizzare candele rituali è la cera d’api, perché essa è una materia viva e pulsante pregna dell’energia vitale della natura. Per quanto concerne il colore si deve sempre tenere presente che ogni tonalità emetta vibrazioni diverse che influenzano diversi stati e trasmettono differenti emozioni.
In ogni rituale con le candele il fattore più importante è il colore, in quanto ogni colore ha una vibrazione magica differente. Quando si parla di colori, però, si deve considerarli nella loro totalità e nel rapporto che hanno con le energie cosmiche: infatti, storicamente a ogni tinta è associato un pianeta, un segno zodiacale, una fase lunare e un metallo/pietra.
Candela Nera
Astro: Saturno, Luna
Segno zodiacale: Capricorno
Fase lunare: Luna Nuova
Pietra: Ematite
Il nero è il contenitore della luce ed è uno dei colori più potenti e versatili, perciò le candele di questo colore sono le più usate nelle Arti Oscure. Esse sono efficaci per un gran numero di incantesimi e cerimonie: si utilizzano, infatti, per nei rituali di distruzione, per causare dolore e lenta agonia della vittima, in quelli di separazione ed esilio, e in quelli volti a causare confusione e discordia. Tuttavia, il nero non è solo latore di tristezza, lutto, disperazione e morte ma esso simboleggia le profondità della Madre Terra, e viene usato nella Wicca per rituali di protezione, per richiamare le forze ctonie di sopravvivenza per allontanare persone indesiderate, per accedere alle profondità del proprio inconscio, per bruciare un evento fortemente negativo, per contrastare maledizioni e fatture.
Candela Rossa
Astro: Marte
Segno zodiacale: Ariete
Fase lunare: Luna Nuova
Pietra: Rubino
Le candele rosse si usano per energia, vitalità, incitare passione, evocare rabbia e per la gratificazione fisica. Nelle Arti Oscure le candele rosse si usano negli incantesimi di vendetta, rabbia, determinazione, e confronto con i nemici. Esso scatena incidenti, incendi, ogni forma di violenza e gli spargimenti di sangue. Anche queste candele non sono usate solo da maghi e stregoni oscure e, se utilizzati a fin di bene, il rosso emette energie positive, rafforza l'energia interiore, infonde ardore, calore, forza e combattività anche nelle situazioni più difficili, e combatte depressione e malinconia. In particolare si usano le candela rosse per rispedire al mittente il malocchio.
La prima differenza fra questi due tipi di candele è che, mentre quelle nere vengono usate più spesso in magia nera che non nella Wicca e meno ancora nei rituali religiosi, quelle rosse, sebbene siano molto potenti, non sono considerate strettamente sataniche. L’esempio forse più clamoroso è rappresentato dalle tante candele rosse che si vedono brillare durante le festività natalizie.
Una seconda differenza, molto importante è che, specie ne rituali di distruzione, la vibrazione del nero e del rosso agiscono in modo completamente diverso, mentre l’azione delle candele nera è lenta e strisciante quella del rosso è immediata ed eclatante. L’effetto del nero è più psicologico e mentale, mentre quello del rosso è fisico e sanguigno, e talvolta può farsi addirittura sanguinario.
Infine, anche se graduale e non subito avvertibile, l’azione dei rituali compiuti con le candele nere è duraturo e, spesso, può perseguitare per mesi se non per anni, mentre quello delle fatture eseguite con le magie rosse, pur essendo molto più intenso ed evidente, tende a esaurirsi in tempi relativamente brevi.
Se è innegabile che le candele nere e rosse sono le più usate nell’ambito delle Arti Oscure, ciò non toglie che anche le energie sprigionate da altre tinte possano essere sfruttate in modo efficace e produttivo.
Candela Bianca
Le candela bianca simboleggia la purezza e la virtù in senso assoluto, è in grado di attirare le energie positive e di disperdere le negatività, purificando l'ambiente prima di iniziare un rito. Rappresenta la Dea e viene usata nei rituali in cui si vuole riequilibrare le energie, per promuovere la pace e per far tornare l'armonia tra le persone. Nelle Arti Oscure il bianco si può usare per causare corruzione, impotenza, per distruggere il desiderio sessuale e per creare debolezza, nevrosi e paura.
Candela Blu
Le candele blu sono ottime per essere usate negli incantesimi pertinenti a spiritualità, meditazione, evocazione dei Demoni, guarigione, sincerità, ottenere verità, influenzare fedeltà e lealtà, portare pace interiore, e per conoscenza e sapienza. Nelle Arti Oscure servono per annientare la speranza, per generare antipatia e freddezza.
Candela Gialla
Le candele di questo colore si usano per migliorare la mente, per approfondire la concentrazione, per migliorare la capacità di apprendimento, di scrittura e di comunicazione. Il giallo si usa anche per superare dipendenze, interrompere abitudini e per rafforzare l’amicizia. Infine, Nei rituali di Magia Nera, la candela gialla provoca infedeltà, codardia, e follia, inoltre, mina gravemente la salute sia fisica sia mentale che può essere compromessa a tal punto da causare la morte.
Candela Grigia
Nelle Arti Oscure le candele grigie si usano negli incantesimi per portare morte, malattia, per provocare tristezza, depressione e dolore, per chiudere i rapporti e per allontanare le persone. Mentre nella Wicca e in magia bianca servono per combattere depressione e tristezza e per proteggere da influenze psichiche negative.
Candela Verde
Le candele verde possono sbloccare le circostanze e far risolvere le cose, accelerando la risoluzione dei problemi, inoltre, esse sono usate per concludere affari e accordi di lavoro, per accelerare promozioni ed entrate di denaro, per propiziare l'abbondanza e la prosperità. Nelle Arti Oscure, le candele verde, spesso associate a quelle argento e nere, si usano per suscitare gelosia, avidità, sospetto, risentimento, malattia, disturbi fisici e psichici, insonnia disarmonia, nervosismo e infedeltà.
Candela Viola
Le candele viola favoriscono la meditazione, l'elevazione spirituale, la divinazione, la saggezza, i sogni premonitori e il sapere occulto. Vengono usate nei rituali di ampliamento della propria coscienza, per neutralizzare azioni magiche negative e per proteggere gli animali domestici. Nelle Arti Oscure il viola si può usare per causare tirannia, abuso di potere, turbe psichiche e disturbi del sonno, nonché per causare tristezza, depressione e perfidia negli altri.
Anche la forma della candela, quando è possibile ottenerla, aiuta nel lavoro magico.
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Il teschio rappresenta, nella magia oscura, colui che si incammina sulla strada della conoscenza per tornare ad essere padrone di se stesso.
E' visto come simbolo di morte, ma quest'ultima può essere considerata anche come un atto di rinascita e di conseguenza non è per forza un simbolo ed un oggetto macabro-oscuro. Anatomicamente il teschio racchiude il cervello che è formato dall'emisfero destro e da quello sinistro.
Nelle Arti Oscure viene posto sull'altare con il “volto” rivolto verso il mago, o la strega, che esegue il rito.
I teschi possono essere fatti di qualsiasi materiale: metallo, legno, pietra ma i più apprezzati per i riti di magia nera sono quelli fatti in osso o creati nel cristallo.
Negli anni ottanta nacque una strana moda tra i babbani, cioè quella di collezionare teschi di cristallo. A primo avviso si pensassero provenissero da qualche scavo archeologico, al alcuni di questi venivano attribuite origini avventurose o poteri taumaturgici, ma di nessuno di questi si è potuta provare l'autenticità (mentre alcuni sono risultati veri e propri tentativi di truffa). Secondo i cultori dei teschi di cristallo, di tali oggetti si parlerebbe nelle tradizioni dei Maya e di altre culture native americane, ma queste asserzioni sono da ascrivere piuttosto ad un Folclore degli ultimi decenni applicato retrospettivamente.
Questi teschi hanno proprietà magiche.
Durante i riti oscuri il cristallo canalizza in se tutte le energie, rilasciandole poco dopo, da farlo muovere anche di pochissimi e impercettibili centimetri. Esiste un teschio di cristallo inglese su cui sono catalizzati racconti folcloristici babbani infondati, che suggerivano che il teschio si muovesse all'interno della teca in cui era riposto.
I teschi più utilizzati però nelle Arti oscure, sono quelli dalla forma allungata provenienti dal Perù, in particolare della civiltà Nazca.
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Un Amuleto (dal latino “amuletum che significa “mezzo di difesa) è un oggetto concepito per offrire al suo possessore una protezione magica contro ogni male. Gli amuleti possono essere di qualsiasi materiale, forma e dimensione. In effetti, quando Hogwarts è colpita dalla misteriosa epidemia di Pietrificazione, Neville Paciock tenta di proteggersi con un Amuleto creato con una puzzolente cipolla verde.
Gli Amuleti vanno da minuscoli ciondoli, anelli e sacchetti di erbe (appesi al collo per prevenire i malanni) a grandi sculture e simulacri, aventi lo scopo di proteggere l'intera dimora, un edificio, un intero paese.
Gli antichi babilonesi amavo portare cilindretti di creta incrostati di gioielli, per tenere lontano gli spiriti malvagi. I romani collezionavano statue di Priapo, il dio della fortuna e della fertilità, e ancora oggi parecchi americani appendono sull'uscio di casa ferri di cavallo per allontanare la sfortuna e visitatori indesiderati.
Gli amuleti sono esistiti praticamente in ogni società, fin dagli inizi dei tempi. I più antichi erano probabilmente frammenti di metallo o pietra, i cui colori vivaci o le forme insolite suggerivano che avessero poteri magici (in India e Thailandia per tenere lontano il malocchio sono ancora utilizzati pezzi di corallo rosa). Con il passare del tempo divenne pratica comune fabbricare amuleti aventi sembianze di animali, di divinità maschili e femminili e simboli magici. Le corna e le mani (simboli di fertilità e vita) e i disegni o i graffiti di un occhio umano (che suggerisce una costante vigilanza) appaiono su amuleti di ogni parte del mondo. Alcuni recano iscrizioni con formule magiche, brevi sortilegi o nomi di divinità.
Per quanto la loro popolarità sia pressoché universale, in genere gli amuleti sono più frequentemente associati agli antichi egizi, che li potavano con se ovunque, anche nella tomba; era infatti tradizione che le Mummie fossero sepolte con dozzine di piccole figure a forma di scarabei. Si pensava che queste minuscole immagini di pietra, così chiamate da uno scarabeo che vive realmente in Egitto, impedissero che l'anima del defunto venisse mangiata da Ammit il Divoratore, un terrificante incrocio tra un leone, un ippopotamo e un coccodrillo che custodiva la bilancia della giustizia nell'aldilà.
Presumibilmente, più importante era stato il defunto durante la sua vita, più scarabei si portava dietro. Quando, circa ottanta anni fa, fu scoperta la tomba del faraone Tutankhamon infilati tra le bende della mummia se ne rinvennero ben centoquaranta.
Altri diffusi amuleti egizi, quali l'Ankh (un geroglifico che rappresenta la vita) e il wadjet (meglio noto come l'occhio di Horus) servivano servivano a scopi più profani, come proteggere dalla morte, dalle malattie e dal malocchio.
Sfortunatamente gli amuleti hanno i loro limiti. Per esempio possono scacciare solo le minacce specifiche per le quali vengono concepiti. Uno scarabeo può essere utile contro Ammit il Divoratore, ma non serve a nulla contro vampiri e Marciotti,
Se si affrontano le Forze del male è bene non scambiare gli amuleti con i talismani. A differenza di spade fatate, di Mantelli dell'invisibilità e di altri talismani classici, gli amuleti non conferiscono al loro proprietario doti sopranaturali.
Un amuleto non può essere usato come arma offensiva.
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La parola Altare deriva dal latino “Altàrium”, che a sua volta deriva da ”àltus/àlitus” che è il participio passato del verbo “àlere” che vuol dire “nutrire”, perciò il significato etimologico della parola è “nutrito”. L'Altare, quindi, può essere considerato il luogo dove si “nutrono” le divinità tramite le offerte e i sacrifici.
Nell'antichità gli Altari avevano varie forme secondo le divinità in questione poiché questo luogo sacro era considerato il tavolo in cui gli dei si sedevano a mangiare. Il verbo latino “alere” sotto alcune forme viene interpretato come “crescere” o “sollevare”, quindi, in questo caso l'Altare è considerato un mezzo per raggiungere il divino ed è sopraelevato. Non di rado, infatti, questi tavoli sacrificali erano posti su scale o piattaforme che li ponessero "più in alto" rispetto ai fedeli. In tal senso la collocazione fisica aveva anche un significato simbolico.
L'Altare solitamente è costruito da una superficie piana in pietra o in legno, frequentemente a base rettangolare, ma in alcuni casi circolare o quadrata. Può essere lineare e spoglio oppure molto decorato, secondo la cultura e l'arte della società che lo erige, nel caso di alcune culture primitive può essere addirittura un semplice tronco tagliato oppure un ammasso di pietre.
Per molte ragioni si può affermare che l'Altare non è il luogo adibito al culto ma, piuttosto, la manifestazione tangibile della presenza divina. Esso solitamente è elevato per indicare che la ritualità del sacrificio porta a spingersi verso il cielo e quindi verso il divino. La posizione fisica, diventa così emblema del significato religioso e trascendente dell'Altare stesso. Esso, infatti, congiunge, sia fisicamente sia simbolicamente, i fedeli con la divinità, ciò può avvenire solo tramite determinati gesti rituali che l'officiante compie.
La storia dell'Altare ha origini antichissime e risale agli albori della civiltà, addirittura alla comparsa dell'uomo sulla terra.
I primi risalgono al Neolitico ed erano formati da blocchi di pietra con cavità nella parte superiore. Dall'età del Bronzo si iniziarono a costruire Altari squadrati, con base rettangolare e più raramente quadrata o trapezoidale. In Egitto avevano la forma di una tavole di pietra, chiamata hotep, che servivano a raccogliere le offerte di cibi e bevande per gli dei. Successivamente l'Altare cominciò ad assumere la forma di tavola di offerta, oppure di cavità rotonda circondata da un muro, e spesso era destinato a un culto di tipo funerario.
Presso Romani, il termine utilizzato per definire l'Altare era ara. Questo popolo subì l'influenza della cultura greca e ciò si rifletté sia nell'architettura degli edifici sacri sia, di conseguenza, nelle costruzioni degli Altari. Tuttavia, i Romani elaborarono anche delle norme ben precise circa la collocazione dell'ara. Per esempio, l'architetto romano Vitruvio raccomandava che fosse costruita in posizione più alta rispetto ai fedeli ma più bassa rispetto alla raffigurazione della divinità e rivolta verso oriente. L'altezza dell'Altare era un aspetto molto importante e, pur essendo sempre sopraelevata rispetto ai fedeli, variava secondo le divinità, le are dedicate agli dei celesti, come Giove, erano più alte di quelle degli dei terrestri e marini, come Nettuno. Questo posizionamento permetteva ai fedeli di pregare guardando la statua della divinità dal basso verso l'alto in atteggiamento adorante e sottomesso.
Gli Altari che hanno più rilievo sono quelli semitici, da cui discendono quelli cristiani.
Nei primi libri dell'antico testamento chi costruiva un Altare lo faceva per rispondere a YHWH che l'aveva visitato. Nella Genesi spesso si legge la formula: "Edificò un Altare a YHWH ed invocò il suo nome"; il primo a costruirne uno, sempre secondo ciò che è scritto nella Genesi fu Noè.
Per gli ebrei, quindi, originariamente l'Altare, prima di essere un luogo in cui si offrono sacrifici, era quindi una testimonianza concreta del favore divino; ciò, ovviamente, non toglie che esso fosse anche il luogo delle libagioni, dei sacrifici e delle offerte. Quando Dio mostrò a Mosè come dovesse essere costruito l'Altare, esistevano due tipologie dominanti: l'Altare per l'olocausto e quello per l'incenso.
Il primo era costruito in legno di acacia e ricoperto di bronzo. Era collocato al centro del tempio ed era il luogo dove venivano sacrificati gli animali. Misurava sia di lunghezza sia in larghezza 2,25 metri ed era alto circa 1,35 m. Assomigliava a una grande graticola perché su di esso le vittime sacrificate venivano bruciate. Anche il secondo era costruito in legno di acacia, ma di dimensioni più piccole ed era ricoperto d'oro. Si trovava davanti alla tenda in cui era custodita l'Arca dell'Alleanza, su di esso la mattina e la sera veniva offerto l'incenso.
Entrambi questi Altari avevano sugli angoli quattro corni che simboleggiavano la potenza di Dio e dovevano essere cosparsi con il sangue per la purificazione.
La religione cristiana nacque e si sviluppò in seno all'ebraismo, non stupisce, quindi, che l'Altare cristiano sia tanto profondamente influenzato da quello ebraico. Tuttavia, se le forme sono simili il significato dell'Altare cristiano è innovativo e rivoluzionario. Nelle chiese cattoliche l'Altare è spesso riccamente adornato e posto in una posizione centrale e soprattutto sopraelevata. Siccome esso è la rappresentazione del sacrificio di Cristo, è venerato dai fedeli che vi si s'inchinano di fronte. L'Altare è anche posto in modo che il celebrante sia rivolto verso l'assemblea per favorire la piena partecipazione al rito religioso.
Le norme liturgiche prescrivono che l'Altare sia rivestito, durante le celebrazioni liturgiche, di una tovaglia, al fine di rendere evidente il suo carattere di mensa, cosicché è espresso il duplice carattere dell'Eucaristia: essa è sacrificio conviviale e convito sacrificale.
Oltre agli Altari religiosi ne esistono altri due tipi particolari. Si tratta dell'altare dedicato alla propria patria e quello utilizzato per sabba, esbat e rituali oscuri. Il secondo, invece, è molto simile a quello di carattere religioso poiché il suo scopo è soprattutto sacrificale e celebrativo. Ha forma rettangolare ed è sistemato ponendo ogni lato esattamente rivolto verso i quattro punti cardinali. Raramente viene considerato come luogo in cui si manifestano entità demoniache. Anche se può essere addobbato di volta in volta secondo il rituale che si deve praticare o gli scopi che si prefiggono alcune cose che non devono mancare mai.
La tovaglia: per gli esbat deve essere bianca o nera, mentre per i sabba ha il colore della festività specifica. Se lo si desidera si può anche decorare o ricamare, l’importante è che sia fatta a mano, perché nello svolgere lavori di questo genere si trasmette agli oggetti la propria impronta ed energia vitale. Inutile dire che la tovaglia deve essere consacrata e destinata solo all’altare. il tessuto venga opportunamente consacrato. Si può decorarla come meglio si crede, l’importante è che sia il mago a farlo. L’acqua, il sale, la candela e l’incenso, che simboleggiano i quattro elementi, rispettivamente: l’acqua, la terra, il fuoco e l’aria devono essere posti sull’altare. Tradizionalmente la candela e l’incenso in alto, mentre il sale e l’acqua in basso, questi ultimi, solitamente sono contenuti in ciotole, piattini o piccole bacinelle di materiali rigorosamente naturali, solitamente per l’acqua si preferisce il vetro, trasparente come l’elemento in essa contenuto, per il sale la ceramica o terracotta, che richiama fortemente l’elemento terra.
Al centro, solitamente dell’altare, solitamente fra l’incenso e le candela, si pone il pentacolo, simbolo magico e potente, davanti ad esso il Libro delle Ombre ed il piatto offertorio, che solitamente è d’argento, specie nei riti lunari e dedicati alla Dea. I dono che vi si pongono possono essere i più disparati, frutta, verdura, miele, biscotti e molto altro.
Quando deve essere utilizzato per la magia nera e le Arti Oscure l’altare è rivestito con un lenzuolo scuro, solitamente nero, ma anche blu viola o rosso scuro, molto dipende dal tipo di cerimonia che si deve officiare. Su di esso a sinistra di mettono gli oggetti femminili, quali l'incenso, la candela bianca, il bolline e la coppa, e, invece, a destra quelli maschili, come la candela nera, la bacchetta e l'athamè. Anche lo spazio è un fattore fondamentale da considerare nell’allestimento di questo genere di altari, perché, durante i riti sabbatici vi è una gestualità molto particolare e, per certi versi, sfrenata. Infine anche l’abbigliamento ha un ruolo fondamentale, spesso gli iniziati vestono tuniche confezionate a mano e consacrate ma il modo migliore e più tradizionale di celebrare questi rituali sarebbe la completa nudità.
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Abbigliamento rituale link
Sebbene, secondo alcuni maghi e molte streghe, il miglior modo di officiare è stando completamente nudi, questo metodo non è molto fattibile specie se si è all'aperto.
Perciò, pur considerando la nudità rituale come parte tradizionale dei rituali, si sono escogitati dei modi per preparare le vesti e renderle adatta ai diversi offici. A tale scopo vi sono diverse possibilità di scelta. La tipica veste rituale è una tunica, tipo quella dei preti o dei frati, ossia il tipo di abito che viene indossato dai sacerdoti di quasi tutte le religioni fin dall'antichità. Una tunica da strega può essere lunga fino al ginocchio o più lunga, fino a quasi toccare terra, mentre il mago indosserà una tunica corta solo se porta anche un paio di pantaloni, altrimenti meglio una più lunga che copra del tutto le gambe. La tunica cerimoniale viene normalmente indossata sul corpo nudo, dopo essersi lavati e purificati, usando il più delle volte acqua e sale e più raramente acqua ed alcool. La stoffa usata per l’abito rituale deve essere rigorosamente di provenienza naturale, meglio se cotone o lino o tela di canapa, anche la lana va bene, ma mai e poi mai si dovrà usare la seta, perché questo tessuto che richiede l'uccisione di innumerevoli bachi è troppo carico di energia negativa per potersi adeguatamente prestare allo scopo.
La veste può essere di qualsiasi colore, che spesso è scelto in funzione del tipo di rito che si desidera compiere i migliori, comunque colori naturali, come il grigio, marrone o verde in armonia con la terra della Terra, però è possibile utilizzare anche il bianco o il nero, che sono i più "neutri" e si prestano bene a tutti i tipi di rituali. Le tuniche rituali devono essere usati soltanto per operare incantesimi, officiare riti magici o religiosi e celebrare le festività. L’ideale sarebbe averne una da indossare in occasioni “pubbliche” e un altro da riservare alle operazioni in solitudine, se in quest’ultimo caso non si preferisce la nudità. Dopo ogni utilizzo, la veste va lavata con acqua, sale, sapone e poi stesa ad asciugare per un giorno ed una notte.
Esistono diversi modi per consacrare una vesta rituale.
Il più difficilmente attuabile, consiste nel far tessere, tagliare e cucire l’abito da una fanciulla vergine, possibilmente tra i dodici ed i sedici anni di età. Ancora oggi si trovano ragazze sotto i sedici anni illibate ma è assai improbabile che sia
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August 4, 2017
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