Testo tradotto (italiano) link
Fu un momento meraviglioso quando Ron tornò dai suoi amici e distrusse l’Horcrux; dimostrò che anche la sua sfera emotiva era, in realtà, molto più estesa di quella di un cucchiaino.
Con i suoi abiti di seconda mano e il suo triste, vecchio topo domestico, Ron non era affatto destinato a diventare il ragazzo più popolare di Hogwarts.
Il suo destino cambiò quando divenne amico di Harry Potter e Hermione Granger, anche se, a dire il vero, ci mise un po’ ad affezionarsi a quest’ultima. Mentre alcune persone cercano di ingraziarsi quelli più popolari per i propri interessi e la propria protezione (Peter Minus, ad esempio) e altre collezionano conoscenze notevoli per vantare amicizie altolocate (avete detto Luma Club?), le intenzioni di Ron furono sempre sincere. Ron dava valore all’amicizia, non alla gloria, e divenne il cuore di un gruppo d’amore e di sostegno.
Ma mentre Hermione fu soprannominata “la strega più brillante della sua età” e Harry “il ragazzo che è sopravvissuto”, Ron spesso finì nell’ombra. Il nostro "RED" preferito, fece del suo meglio per non lasciarsi abbattere da tutto ciò, ma cominciarono ad esserci delle crepe. Pieno di rancore, se la prese con Harry quando lui fu sorteggiato per il Torneo Tremaghi, e fu scortese con Hermione al Ballo del Ceppo. Questo suo comportamento nasceva dalle sue insicurezze, che lo ostacolarono anche in altri modi. Prendete il Quidditch, per esempio; se non gli fosse stato fatto credere di essere sicuro di se stesso, Ron sarebbe stato troppo sotto pressione e avrebbe giocato male, nonostante avesse dimostrato a se stesso di essere un Portiere di talento. Ma arrivò il momento in cui Ron affrontò le sue paure e ci dimostrò che Weasley era veramente il nostro re.
« Poi una voce si alzò sibilando dall’Horcrux.
«Ho visto il tuo cuore, ed è mio.»
(La Cerva d'argento, capitolo 19, Harry Potter e i Doni della Morte) »
Le "difficoltà" di Ron alla fine raggiunsero il punto di rottura mentre il trio era in fuga. Diventava facilmente irritante; mentre tutti soffrivano per la fatica di una vita in fuga, Ron si lamentava più spesso e ad alta voce degli altri. Alla fine, con una mossa sconvolgente, abbandonò i suoi amici.
Ron sembrava completamente irragionevole, ma non capivamo cosa stesse accadendo nella sua testa. Racchiuso nel medaglione, il frammento dell’anima di Voldemort aveva divorato la sua mente, sussurrandogli pensieri terribili che lui non riusciva a scacciare.
Per quanto la signora Weasley amasse ognuno dei suoi figli allo stesso modo, lui non poteva fare a meno di sentirsi insignificante. I suoi fratelli maggiori erano tutti speciali a loro modo, mentre Ginny era sia l’unica ragazza che la più piccola della famiglia. Questo portò Ron alla tragica conclusione che, quale “ragazzo numero sei”, fosse una delusione. Avendo già poco spazio alla Tana, Ron si sentì sempre a rischio di essere tagliato fuori.Inoltre, non poteva fare a meno di notare il modo in cui sua madre stravedeva per Harry:
« «Tua madre ha confessato» continuò beffardo Riddle-Harry, mentre Riddle-Hermione rideva, «che avrebbe preferito me come figlio, che sarebbe stata felice di fare cambio…»
(La cerva d'argento, capitolo 19, Harry Potter e i Doni della Morte)
»
Queste insicurezze si intensificarono quando Ron e i suoi amici rimasero da soli per andare a caccia di Horcrux. I sentimenti di Ron per Hermione erano ormai troppo forti persino per lui per poterli ignorare, e la sua preoccupazione che lei preferisse Harry si moltiplicò. Ogni volta che Ron vedeva Harry e Hermione insieme, la sua gelosia si riconfermava e aumentava, covando una sofferenza e una rabbia che cercò di reprimere. Alla fine, però, le insicurezze presero il sopravvento e Ron si convinse che i suoi amici sarebbero stati meglio senza di lui.
« «Chi non preferirebbe lui, quale donna sceglierebbe te? Non sei nulla, nulla a suo confronto» canticchiò Riddle-Hermione.
(La cerva d'argento, capitolo 19, Harry Potter e i Doni della Morte)
»
Allo stesso modo in cui i Dissennatori colpivano Harry più di chiunque altro intorno a lui, il medaglione aveva un potere unico su Ron. Il fatto che lui fosse l’unico a poterlo distruggere calzava a pennello.
« «Ma… sei… scemo?»
Solo la sorpresa di sentire quella voce riuscì a dargli la forza di alzarsi. Tremando violentemente, si rimise in piedi. Davanti a lui c’era Ron, vestito da capo a piedi ma bagnato fradicio, i capelli incollati al viso, la spada di Grifondoro in una mano e l’Horcrux che penzolava dalla catena spezzata nell’altra.
(La cerva d'argento, capitolo 19, Harry Potter e i Doni della Morte)
»
Ron torna recuperando la spada di Grifondoro e salvando la vita di Harry in un colpo solo. Ma il vero atto di eroismo arrivò quando il medaglione venne aperto e Ron dovette affrontare quello che conteneva. Quando lo fece, noi capimmo le preoccupazioni e le insicurezze che Ron portava dentro si sé. Fu un momento catartico più che trionfante, quello che abbiamo condiviso con lui quando spaccò il medaglione e distrusse l’Horcrux.
« La spada produsse un suono metallico quando Ron la lasciò cadere a terra. Era in ginocchio, la testa fra le braccia. Tremava, ma Harry capì che non era per il freddo.
(La cerva d'argento, capitolo 19, Harry Potter e i Doni della Morte)
»
Ron sarà pure stato il burlone del gruppo, ma il suo atteggiamento rilassato mascherava qualcuno che lottava costantemente contro le proprie insicurezze. E lo ha fatto perché teneva troppo ai suoi amici per soccombere alla gelosia. Mentre normalmente era forte abbastanza da mettere da parte quei pensieri negativi e continuare la loro missione, ci furono momenti in cui semplicemente non poté ignorare il suo tormento interiore: quelli furono i momenti in cui il suo coraggio fu messo veramente alla prova.
PERCHÉ È IMPORTANTE
Stare accanto a “la strega più brillante della sua età” e al “ragazzo che è sopravvissuto” farebbe sentire insignificanti molte persone. Sfortunatamente per Ron, questa esperienza per lui non era affatto nuova. Per anni aveva visto i suoi fratelli eccellere a scuola, diventare star del Quidditch e viaggiare per il mondo alla ricerca di carriere invidiabili (sinceramente, chi non vorrebbe qualcosa come “allevatore di draghi” come titolo di lavoro?) Tutti i loro successi lasciarono il fratello minore in ombra. Non importa quale traguardo Ron raggiungesse, qualche altro Weasley l’aveva già fatto. Lo vediamo con gli occhi di Ron quando si specchia nello Specchio delle Brame, finalmente grande e solo, al di sopra dei sui coetanei e della sua famiglia, bramando il suo “momento di gloria”.
In “La cerva d’argento”, Ron finalmente ottiene ciò che desiderava. Capisce che non si deve essere per forza il Prescelto per essere un eroe. A volte la cosa più coraggiosa che possiamo fare è riconoscere i propri errori, andare da un amico e dire “scusa”. E spesso, le battaglie più difficili sono quelle che combattiamo nella nostra stessa mente. Per questo abbiamo rispettato Ron più che mai: il ragazzo tormentato da così tante insicurezze che diventa l’uomo che noi sapevamo avrebbe potuto essere.
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Testo originale (inglese) link
It was a glorious moment when Ron returned to his friends and destroyed the Horcrux. It also proved that his emotional range was, in fact, far beyond that of a teaspoon.
With his hand-me-down robes and his sad old pet rat, Ron was never going to be the most popular boy at Hogwarts. His fortunes changed when he befriended Harry Potter and Hermione Granger, though admittedly it did take him some time to warm to the latter. While some people will tag along with the in-crowd for their own protection (Peter Pettigrew springs to mind) and others might collect notable acquaintances for name-dropping purposes (Slug Club anyone?), Ron’s intentions were always pure. He valued friendship, not glory, and became the heart of a loving and supportive group.
But while Hermione was dubbed ‘the cleverest witch in her year’ and Harry was ‘the boy who lived’ Ron often fell in their shadow. Ron tried his best not to let it get him down, but cracks began to show. He became bitter towards Harry when he was selected for the Triwizard Tournament and was rude to Hermione at the Yule Ball. His behaviour sprang from his insecurities, which hindered him in other ways. Take Quidditch, for example. Unless ‘tricked’ into feeling confident, Ron would buckle under pressure and play poorly, despite showing himself to be a highly talented Keeper.
But there would come a moment when Ron would face his fears and prove that Weasley really was our king.
The Silver Doe
Then a voice hissed from out of the Horcrux.
‘I have seen your heart, and it is mine.’
Harry Potter and the Deathly Hallows
Ron’s struggles finally hit breaking point while the trio were on the run. It was easy to get annoyed with him – while everyone suffered the strain of fugitive life, Ron complained more frequently and loudly than anyone. Eventually, in a shocking move, he abandoned his friends.
While Ron seemed completely unreasonable, we didn’t understand what was happening in his head. Encased in the locket, Voldemort’s soul fragment had been eating away at his mind, whispering terrible thoughts that he couldn’t dismiss.
As much as Mrs Weasley loved each of her children equally, he couldn’t help but feel insignificant. His older brothers were all special in their own ways while Ginny was both the only girl and the baby of the family. This led to Ron’s tragic assumption that, as ‘boy number six’, he must have come as a disappointment. With little enough room at The Burrow already, Ron always felt in danger of being squeezed out.
He also couldn’t help but notice the way his mother doted on Harry:
‘Your mother confessed,’ sneered Riddle-Harry, while Riddle-Hermione jeered, ‘that she would have preferred me as a son, would be glad to exchange …’
Harry Potter and the Deathly Hallows
These insecurities intensified when Ron and his friends were left holding the Horcrux. Ron’s romantic feelings for Hermione had grown too strong for even him to ignore while his worry that she preferred Harry went into overdrive. Every time Ron saw Harry and Hermione together, it would validate his jealousy, spurring agony and madness that he tried to keep bottled up. Eventually these anxieties overwhelmed Ron and he became convinced his friends would be better off without him.
‘Who wouldn’t prefer him, what woman would take you? You are nothing, nothing, nothing to him,’ crooned Riddle-Hermione.
Harry Potter and the Deathly Hallows
Just like the Dementors affected Harry more than those around him, the locket had a unique power over Ron. It was only fitting that he would be the one to finish it off.
‘Are – you – mental?’
Nothing but the shock of hearing that voice could have given Harry the strength to get up. Shivering violently, he staggered to his feet. There before him stood Ron, fully dressed but drenched to the skin, his hair plastered to his face, the sword of Gryffindor in one hand and the Horcrux dangling from its broken chain in the other.
Harry Potter and the Deathly Hallows
Ron’s return saw him retrieving the sword of Gryffindor and saving Harry’s life in one fell swoop. But the real act of heroism came when the locket was opened and he had to face what was inside. When he did, we finally realised the pressures and the anxieties that Ron had been carrying with him all along. It was a cathartic rather than triumphant moment that we shared with Ron as he smashed the locket and destroyed the Horcrux.
The sword clanged as Ron dropped it. He had sunk to his knees, his head in his arms. He was shaking, but not, Harry realised, from cold.
Harry Potter and the Deathly Hallows
Ron might have been the joker of the group, but his easygoing demeanour masked someone who was constantly fighting off insecurities. He did this because he valued his friends far too dearly to succumb to jealousy. While he was normally strong enough to put those negative thoughts aside and continue with the task at hand, there were times when he just couldn’t ignore the torment. Those were the moments when his courage was truly tested.
Why it matters
Standing next to ‘the cleverest witch of her age’ and ‘The Boy Who Lived’ would leave most people feeling insignificant. Sadly for Ron, this experience was nothing new. For years he watched his older brothers excel at school, become Quidditch stars and travel the globe in pursuit of some enviable careers – seriously, who wouldn’t want something like ‘dragon keeper’ as a job title? All their accomplishments left their little brother in the dark. No matter what Ron achieved, another Weasley had already done it. We see it in Ron’s eyes when he peers into the Mirror of Erised, finally standing tall and alone above his peers and his family, yearning for his own ‘moment’.
In ‘The Silver Doe', Ron finally gets it. He realises you don’t have to be the Chosen One to be a hero. Sometimes the bravest thing we can do is to own our mistakes, go to a friend and say ‘sorry’. And often, the hardest battles are the ones we fight within our own minds. For this, we respected Ron more than ever: the boy who lived through so many insecurities to become the man we knew he could be.