Testo tradotto (italiano) link
La maggior parte degli autori concentra tutto il suo impegno sulla descrizione, descrive scene, eventi o personaggi in modo che i lettori possano visualizzarli. Le migliori descrizioni spesso offrono solo suggerimenti, parole chiave, un'apertura discreta di una porta particolare di un maggiordomo addestrato. Il lettore passa attraverso quella porta da solo o da sola.
Rowling, a quanto pare, è una maestra in questo tipo di cose. Ho notato sin da subito che le sue descrizioni sono scrupolosamente non descrittive. Dà a quello che vuole descrivere un nome e lascia il resto al lettore. I seguenti esempi sono tutti dalla Pietra Filosofale.
Prendi in considerazione la sua descrizione di Hagrid quando irrompe nella catapecchia sulla roccia. È grande, peloso e ha gli occhi scintillanti come scarafaggi. Ha un grande pastrano e un ombrello rosa.
Ora Draco Malfoy, da Madama Mclan la prima volta: "un ragazzo con un viso pallido e affilato".
Signor Ollivander: "Avevano di fronte un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti che illuminavano la penombra del negozio come due astri lunari. “
Ron Weasley, a King's Cross: "alto, sottile e barcollante, con lentiggini, grandi mani e piedi e un lungo naso". Oh sì, e c'era una piccola macchia nera sul naso.
Hermione, sull’ Hogwarts Express: "Aveva un tono autoritario, folti capelli bruni e i denti davanti piuttosto grandi.”
Professoressa Mcgranitt, quando la vide dinanzi alla porta del castello al primo anno: "Aveva un volto molto severo, e il primo pensiero di Harry fu questo: è una persona che bisogna evitare di contrariare."
Piton, alla prima cena di Hogwarts: "un altro insegnante dai capelli neri e untuosi, il naso adunco e la pelle giallastra.”
In ogni caso, questo è più o meno tutto ciò che abbiamo mai sentito riguardo all'aspetto di questi personaggi. Quello che Rowling dà al lettore è un insieme di caratteristiche fisiche discrete; il lettore riempie le lacune, letteralmente. Per esempio, la descrizione di Hermione mi ha fatto pensare immediatamente ad una donna in Asterix in Corsica (p.9, se ti può interessare! britannica, grossi denti, capelli bruni ricci, e ama cucinare in acqua bollente ... secondo voi?). Quello che il lettore di Rowling scopre più avanti sui personaggi è basato su quello che dice e come si comportano.
Ecco un esempio rivelatore: il Goblin fuori Gringotts.
« Proprio così, quello è un folletto’ disse Hagrid tutto tranquillo. »
Vero, viso dal colorito scuro e lunghe dita sono menzionate, ma quella descrizione di Hagrid è sufficiente - e stranamente emozionante.
Perché questo funziona? Questo elenco frammentato di alcune caratteristiche topografiche di ogni oggetto o carattere riflette il modo in cui noi conosciamo qualcuno o qualcosa la prima volta che li incontriamo? La maggior parte delle persone al primo contatto avrebbe notato gli occhi, il viso, le mani, i vestiti, i segni esteriori di ciò che accade dentro. Rowling offre solo una breve impressione della persona prima di ingrandire la storia. L'unica occasione in cui lei rompe questa regola è nel capitolo di HPPF, quando descrive Albus Dumbledore fino ai suoi "stivali dai tacchi alti".
I cinque sensi, utilizzati come uno strumento nella descrizione: il mondo di Rowling è insolitamente camuffato in tutto tranne in termini visivi. Ad esempio, i riferimenti all'odore o alla puzza sono infrequenti. Qual è l'odore di Hagrid? Che odore hanno gli allievi nella classe delle Pozioni? Che cosa provano a guidare una scopa? Perché le Cioccorane hanno il sapore di un vecchio cioccolato babbano?
E: gli aggettivi non molto espressivi della Rowling. Grasso, marrone, muffa, enorme, orribile, vuoto, freddo, caldo, ecc. Al contrario, i suoi verbi e i suoi nomi sono quasi incredibilmente appositi ... Urlando, strizzare gli occhi, fruscio, scintillante, annaspare, ecc. Danno ai testi una marcia avanti, l'urgenza d'azione.
Una risposta deriva dal fatto che la Rowling mantiene un unico fronte temporale di azione. Non salta avanti e indietro, gioca la parte del narratore onnisciente o cambia punti di vista - tranne nel capitolo 1 della Pietra Filosofale e del Calice di Fuoco. L'azione è dove c’è Harry, e la Rowling lo segue come un fantasma alle spalle. Sappiamo quello che sa, e vediamo quello che vede. Nel primo libro, dove Harry e noi lettori siamo entrambi introdotti ai luoghi e ai personaggi del mondo magico, Rowling non ha bisogno di spendere energia (sua e quella del lettore) sul descrivere i sentimenti di Harry. Invece, prende in prestito lo stupore del lettore per Harry. In altre parole, il lettore legge i suoi sentimenti in Harry e sente ciò che Harry deve sentire, senza parole. "Harry voleva avere altri otto occhi." (HPPF5) Così fa il lettore.
Harry è una persona molto visiva. Si affida alla sua vista, nonostante i suoi occhiali; pensa al suo ruolo sul campo da Quidditch. La vista offre la più grande quantità di informazioni nel più breve tempo rispetto agli altri nostri sensi, un fatto che un Cercatore avrebbe sicuramente apprezzato. Rowling può fare affidamento sulla sua sottile inclusione del lettore per fornire fantasiosamente gli altri dettagli della scena, dell'odore, della temperatura, ecc., che convalidano e completano la sua visione.
Un'altra possibile ragione è che rivelare qualcosa con un aggettivo è spesso giudicare. Il giudizio è quello dell'autore e, potrebbe non essere quello del lettore. L'uso di aggettivi semplici e diretti della Rowling previene il tipo di discorso discordante che va a descrivere la capanna di Hagrid come l'odore di sudore stantio e degli escrementi dei Ippogrido. Per un bambino come Harry l'odore, o addirittura la sporcizia, non è affatto la base per il giudizio.
D'altra parte, quando c’è bisogno di un giudizio, Rowling ce lo fornisce “Sir Decapitato-a-Puntino Podmore". (HPCS8)
I nomi della Rowling sono estremamente allusivi e si distinguono come aggettivi attaccati permanentemente ai loro portatori. Chi poteva rispettare un Goyle? Abbracciare un Piton? Non innervosirsi dinanzi a un Skeeter? E già sapevi che a Peskipiksi Pesternomi mancava il vigore che lo avrebbe fatto funzionare. A volte, l'aggettivo, il verbo e il nome si uniscono in modo brillante: pensa alL’ "impeto di gioia selvaggia” che descrive perfettamente i sentimenti di Harry la prima volta che vola. Eccone altri. PF1: Hagrid: "Sembrava semplicemente troppo per essere vero". CS1: Dudley "era così grasso che il sederone gli debordava da entrambi i lati della sedia". PA15: la rigida esaustività della vittoria quando Harry prende il Boccino d’Oro alla Finale di Quidditch: "Harry volò sulla folla, uno strano ronzio nelle orecchie ".
E il ritorno dalla tomba di Tom Riddle alla fine del capitolo 35 del CF, quando Harry atterra sull'erba tenendo sia Cedric che la Coppa TreMaghi. Tutti i suoi sensi sono allerta e amplificato, l’olfatto, le emozioni, l’udito e la vista tutto insieme, producendo un frammentario crollo di sensazioni che supera la descrizione. Ma questo è raro. Momenti emotivi (di solito paura o shock) sono spesso descritti con dispositivi letterari familiari, in particolare quello che l’elenco di Amy Z. chiama “chinestesia interna": lo stomaco di Harry gira, come se fosse pieno di ghiaccio o di piombo, il suo cuore salta.
Riepilogo (una specie): il ritmo di scorrimento e avanzamento dei libri di HP si deve tanto ai dettagli dello stile e della lingua tanto alla trama. O meglio, l'utilitarismo rigido con cui Rowling sviluppa le sue trame si applica ugualmente alla sua scelta delle parole.
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Testo originale (inglese) link
Most authors expend substantial effort on description, describing scenes, events or characters so that readers will be able to visualise them. The best descriptions often offer no more than hints, keywords, a trained butler's unobtrusive opening of a particular door. The reader goes through that door himself or herself.
Rowling, apparently, is a master of this form of butling. I noticed fairly early that her descriptions are slyly non-descriptive. She gives what she wants to describe a name, and leaves the rest up to the reader. The following examples are all from PS.
Consider her description of Hagrid when he bursts into the Hut-on-the-Rock. He's large, hairy, and has beetle-bright eyes. He has a large overcoat and a pink umbrella.
Now Draco Malfoy, in Madam Malkin's the first time: "a boy with a pale, pointed face."
Mr Ollivander: "An old man was standing before them, his wide pale eyes shining like moons through the gloom of the shop."
Ron Weasley, at King's Cross: "tall, thin and gangling, with freckles, big hands and feet and a long nose." Oh yes, and there was the little black smudge on his nose.
Hermione, on the Hogwarts Express: "She had a bossy sort of voice, lots of bushy brown hair and rather large front teeth."
Professor McGonagall, meeting the first-years at the castle door: "She had a very stern face and Harry's first thought was that this was not someone to cross."
Snape, at the first Hogwarts dinner: "a teacher with greasy black hair, a hooked nose and sallow skin."
In each case, this is more or less all that we ever hear about the appearance of these characters. What Rowling gives the reader is an assemblage of discrete physical characteristics; the reader fills in the gaps, literally. For example, the description of Hermione made me think instantly of a woman in Asterix in Corsica (p.9, if you're interested! British, big teeth, bushy brown hair, and likes to cook in boiling water... I ask you). What Rowling's reader later finds out about the characters is based on what they say and how they behave.
Here's a revealing example: the goblin outside Gringotts. "'Yeah, that's a goblin,' said Hagrid quietly." True, swarthy face and long fingers are mentioned, but that one line of Hagrid's is sufficient -- and oddly exciting.
Why does this work? Does this fragmented listing of a few topographical features of each object or character reflect the way we actually apprehend someone or something the first time we come across them? Most people on first contact would note eyes, face, hands, clothes, the outward signs of what goes on inside. Rowling offers only a brief impression of the person before zooming ahead with the story. The one occasion on which she breaks this rule is in PS1, when she describes Albus Dumbledore down to his "high-heeled, buckled boots."
The five senses, used as a tool in description: Rowling's world is unusually muffled in all except visual terms. For example, references to smell or odour are infrequent. What does Hagrid's hut smell like? What do pupils smell in the Potions classroom? What does it really feel like to ride a broomstick? Why do Chocolate Frogs taste like plain old Muggle chocolate?
And: Rowling's unadventurous adjectives. Fat, brown, mouldy, huge, horrible, blank, cold, hot, etc. Rather bland fare. Conversely, her verbs and nouns are almost unbelievably apposite... Urging, squinting, swishing, flickering, scrambling, etc. They give the texts forward motion, the urgency of action.
One answer stems from the fact that Rowling maintains a single temporal front of action. She does not skip back and forth, play the part of the omniscient narrator, or switch points of view -- except for PS1 and GF1. The action is where Harry is, and Rowling follows him like a ghost at his shoulders. We know what he knows, and see what he sees. In the first book, where Harry and we readers are both introduced to the sights and characters of the magical world, Rowling does not need to expend energy (her own and that of the reader) on describing Harry's feelings. Instead, she borrows the reader's astonishment for Harry. In other words, the reader reads his or her own feelings into Harry, and feels what Harry must feel, wordlessly. "Harry wished he had about eight more eyes." (PS5) So does the reader.
Harry is very much a visual person. He relies on his sight, despite his glasses; think of his role on the Quidditch field. Sight offers the largest amount of information in the shortest time of any of our senses, a fact a Seeker would certainly appreciate. Rowling may be relying on her subtle inclusion of the reader to supply imaginatively the other details of scene, smell, temperature, etc. that validate and complete her vision.
Another possible reason is that to give something an adjective is often to judge it. The judgement is the author's; it may not be that of the reader. Rowling's use of simple, direct adjectives prevents the sort of discordant jerk that would come of describing Hagrid's hut as smelling of old sweat and hippogriff droppings. For a child like Harry smell, or even dirt, is no basis for judgement.
On the other hand, when judgement is called for, Rowling produces "Sir Properly Decapitated-Podmore." (CS8) Rowling's names are highly allusive, and stand in as adjectives permanently attached to their bearers. Who could respect a Goyle? Cuddle a Snape? Not have their teeth set on edge by a Skeeter? And you just have to know that Peskipiksi Pesternomi lacks the punch that will make it work.
Sometimes, adjective, verb and noun come together brilliantly: think of the ultra-spare "rush of fierce joy" that fully describes Harry's feelings the first time he flies. Here are a few others. PS1: Hagrid: "He looked simply too big to be allowed." CS1: Dudley "was so large his bottom drooped over either side of the kitchen chair." PA15: the rigid completeness of victory when Harry snatches the Snitch at the Quidditch Final: "Harry soared above the crowd, an odd ringing in his ears." And the return from Tom Riddle's grave at the end of GF35, when Harry lands on the grass holding onto Cedric and the Triwizard Cup. All his senses are heightened and jangling, he smells, feels, hears and sees all together, producing a disjointed crash of sensation that transcends description.
But this is rare. Emotional moments (usually fear or shock) are most often described with familiar literary devices, particularly what list member Amy Z. is tempted to call "internal kinesthesia": Harry's stomach lurches, his insides fill with ice or lead, his heart skips.
Summary (sort of): the scrambling, forward pace of the HP books owes as much to details of style and language as it does to plot. Or rather, the stern utilitarianism with which Rowling develops her plots applies equally to her choice of words.