« Una volta, molto tempo fa, decisi di imparare una certa disciplina o abilità (la vaghezza è voluta per motivi che presto appariranno ovvi), e così facendo mi capitò di conoscere un'insegnante o istruttrice per cui provai un'istantanea antipatia.
La donna in questione ricambiò la mia avversione con gli interessi. Non so dire perché ci prendemmo subito in antipatia con tanto ardore e (quantomeno da parte mia) irrazionalità. L'immagine più vivida è quella del suo amore per gli accessori stucchevoli, in particolare un piccolo fermacapelli di plastica a forma di fiocco color limone pastello che usava per sistemarsi i corti capelli ricci. Ricordo che restavo a fissare quel piccolo fermacapelli, più adatto a una bambina di tre anni, come se fosse una specie di escrescenza repellente. Era una donna piuttosto tarchiata e non più giovane, e la sua abitudine di indossare fronzoli che mi sembravano fuori posto e di portare borsette troppo piccole, come prese in prestito dalla scatola dei travestimenti di una bambina, stonava molto, nella mia percezione, con una personalità che mi pareva tutt'altro che dolce, innocente e ingenua.
Cerco sempre di essere cauta quando parlo di questo genere di fonti di ispirazione, perché essere fraintesi in modi che possono finire col far male a qualcuno è esasperante. Questa donna non era "la vera Dolores Umbridge". Non assomigliava a un rospo, non fu mai crudele con me e con gli altri e non le sentii mai esprimere pareri simili alla Umbridge (anzi, non la conobbi mai abbastanza da venire a sapere delle sue opinioni o preferenze, il che rende la mia antipatia ancor più ingiustificabile). Tuttavia, è vero che da lei presi in prestito la passione per i vestiti stucchevoli e infantili, per poi ingigantirla, e che era quel fiocchetto di plastica color limone pastello che avevo in mente quando misi il fermaglietto nero simile a una mosca in testa a Dolores Umbridge.
Mi è capitato più volte di notare che l'amore per la stucchevolezza più ineffabile va spesso di pari passo con una visione del mondo nettamente impietosa. Una volta condivisi l'ufficio con una donna che aveva ricoperto il muro dietro alla propria scrivania con immagini di morbidi gattini; era la sostenitrice della pena di morte più bigotta e velenosa con cui abbia mai avuto la sfortuna di spartire un bollitore. La passione per le cose sdolcinate sembra spesso fiorire in assenza di vero calore umano e compassione.
Dolores, uno dei personaggi per cui provo l'avversione più pura, divenne quindi un miscuglio di caratteristiche che presi da queste e altre fonti. Il suo desiderio di controllare e punire gli altri e infliggere dolore in nome della legge e dell'ordine sono, secondo me, altrettanto riprovevoli dell'appoggio nudo e crudo del male da parte di Lord Voldemort.
Ho scelto il nome della Umbridge con grande cura. "Dolores" vuol dire "dolori", cosa che senza dubbio infligge a chi la circonda. "Umbridge" è un gioco di parole basato sul termine "umbrage", che in inglese vuol dire "offesa". Dolores è offesa da chiunque metta in dubbio la sua limitata visione del mondo; il suo cognome allude quindi alla sua chiusura mentale e inflessibilità. "Jane" è più difficile da spiegare; mi sembrava semplicemente che suonasse bene, in mezzo agli altri due nomi, e che avesse un tono piuttosto compiaciuto. »