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Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
   1) Dudley Dissennato (184 citazioni)
   2) Un pacco di gufi (261 citazioni)
   3) L’avanguardia (185 citazioni)
   4) Grimmauld Place, numero dodici (230 citazioni)
   5) L’Ordine della Fenice (216 citazioni)
   6) La Nobile e Antichissima Casata dei Black (230 citazioni)
   7) Il Ministero della Magia (159 citazioni)
   8) L’udienza (156 citazioni)
   9) Le pene della Signora Weasley (322 citazioni)
   10) Luna Lovegood (226 citazioni)
   11) La nuova canzone del Cappello Parlante (173 citazioni)
   12) La Professoressa Umbridge (340 citazioni)
   13) Punizione con Dolores (298 citazioni)
   14) Percy e Felpato (295 citazioni)
   15) L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (274 citazioni)
   16) Alla Testa di Porco (211 citazioni)
   17) Decreto Didattico Numero Ventiquattro (261 citazioni)
   18) L'esercito di Silente (268 citazioni)
   19) Il serpente e il leone (207 citazioni)
   20) Il racconto di Hagrid (255 citazioni)
   21) L'occhio del serpente (258 citazioni)
   22) L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (252 citazioni)
   23) Natale nel reparto riservato (229 citazioni)
   24) Occlumanzia (287 citazioni)
   25) Lo scarabeo in trappola (257 citazioni)
   26) Visto e imprevisto (274 citazioni)
   27) Il centauro e la spia (265 citazioni)
   28) Il peggior ricordo di Piton (287 citazioni)
   29) Orientamento professionale (270 citazioni)
   30) Grop (262 citazioni)
   31) I G.U.F.O. (216 citazioni)
   32) Fuori dal camino (236 citazioni)
   33) Lotta e fuga (140 citazioni)
   34) L'Ufficio Misteri (182 citazioni)
   35) Oltre il velo (280 citazioni)
   36) L’unico che abbia mai temuto (116 citazioni)
   37) La profezia perduta (210 citazioni)
   38) La seconda guerra comincia (270 citazioni)
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L'Inquisitore Supremo di Hogwarts


   Il mattino dopo si aspettavano di dover setacciare La Gazzetta del Profeta di Hermione per trovare l’articolo menzionato da Percy nella lettera. Invece il gufo postale era appena decollato dal bordo della brocchetta del latte, quando Hermione sobbalzò e spiegò il giornale sul tavolo, rivelando la grande fotografia di una sorridente Dolores Umbridge, che sbatteva lentamente le ciglia sotto il titolo di prima pagina.
   
    IL MINISTERO RIFORMA L’ISTRUZIONE
    DOLORES UMBRIDGE NOMINATA PRIMO INQUISITORE SUPREMO
   
    «La Umbridge… “Inquisitore Supremo”?» chiese Harry, lasciando la fetta di pane tostato mangiata a metà. «E che cosa vorrebbe dire?»
    Hermione lesse ad alta voce:
   
    Ieri sera, con una mossa a sorpresa, il Ministero della Magia ha approvato un decreto legge che gli attribuisce un controllo senza precedenti sulla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
    «Il Ministro da qualche tempo manifesta un certo disagio riguardo alle vicende di Hogwarts» ha dichiarato l’Assistente Percy Weasley. «Questa è la risposta alle istanze espresse da genitori preoccupati che la scuola prenda una direzione che non approvano».
    Non è la prima volta nelle ultime settimane che il Ministro Cornelius Caramell adotta nuove leggi per apportare miglioramenti alla Scuola di Magia. Lo scorso 30 agosto è stato approvato il Decreto Didattico Numero Ventidue, secondo il quale, nel caso in cui l’attuale Preside non sia in grado di presentare un candidato per un posto di docente, il Ministero ha facoltà di selezionare la persona più indicata. «È così che Dolores Umbridge ha ricevuto l’incarico di insegnante a Hogwarts» ha dichiarato Weasley ieri sera. «Silente non è riuscito a trovare nessuno, perciò il Ministro ha nominato la Umbridge, che naturalmente ha ottenuto un successo immediato…»
   
    «Ha ottenuto CHE COSA?» disse Harry, a voce molto alta.
    «Aspetta, c’è dell’altro» rispose cupa Hermione.
   
    «…un successo immediato, rivoluzionando totalmente l’insegnamento di Difesa contro le Arti Oscure e fornendo al Ministro un riscontro sul campo riguardo a ciò che succede davvero a Hogwarts».
    È quest’ultima funzione che il Ministero ha formalizzato approvando il Decreto Didattico Numero Ventitré, che istituisce la nuova figura di Inquisitore Supremo di Hogwarts.
    «È una nuova, entusiasmante fase del piano ministeriale per affrontare quello che qualcuno definisce calo degli standard a Hogwarts» ha dichiarato Weasley. «L’Inquisitore avrà la facoltà di sottoporre a verifica i suoi colleghi insegnanti e assicurarsi che siano all’altezza del loro compito. Il posto è stato offerto alla professoressa Umbridge in aggiunta alla sua cattedra e siamo lieti di annunciare che lei ha accettato».
    La nuova strategia del Ministero ha ottenuto il favore entusiastico di genitori e studenti di Hogwarts.
    «Mi sento molto più a mio agio sapendo che Silente verrà sottoposto a una giusta e imparziale valutazione» ha dichiarato ieri sera il signor Lucius Malfoy (41 anni) dalla sua villa di campagna nel Wiltshire. «Molti di noi che abbiamo a cuore l’interesse dei nostri figli siamo preoccupati da alcune eccentriche decisioni prese da Silente negli ultimi anni, e siamo felici che il Ministro stia tenendo d’occhio la situazione».
    Tra queste eccentriche decisioni ci sono senza dubbio le controverse assunzioni di personale precedentemente descritte su queste pagine, che hanno visto l’ingaggio del licantropo Remus Lupin, del mezzogigante Rubeus Hagrid e del visionario ex Auror “Malocchio” Moody.
    Secondo molte voci, Albus Silente, ex Supremo Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi ed ex Stregone Capo del Wizengamot, non sarebbe più all’altezza del compito di gestire la prestigiosa scuola di Hogwarts.
    «Ritengo che l’istituzione dell’Inquisitore sia un primo passo verso la garanzia che a capo di Hogwarts ci sia un preside nel quale tutti noi possiamo riporre la nostra fiducia» ha dichiarato un membro del Ministero ieri sera.
    I membri anziani del Wizengamot Griselda Marchbanks e Tiberius Ogden hanno dato le dimissioni in segno di protesta contro l’introduzione della carica di Inquisitore a Hogwarts.
    «Hogwarts è una scuola, non una succursale dell’ufficio di Cornelius Caramell» ha detto Madama Marchbanks. «Questo è un ulteriore, disgustoso tentativo di gettare discredito su Albus Silente».
    (Per un completo approfondimento sui presunti legami di Madama Marchbanks con gruppi sovversivi di goblin, vedi a pagina 17).
   
    Hermione finì di leggere e guardò gli altri due.
    «Così ora sappiamo come ci è capitata la Umbridge! Caramell ha approvato un “Decreto Didattico” e ce l’ha scaricata addosso! E adesso le ha dato il potere di giudicare gli altri insegnanti!» Hermione respirava affannosamente e i suoi occhi mandavano lampi. «Non ci posso credere. È uno scandalo!»
    «Lo so» disse Harry. Si guardò la mano destra, chiusa a pugno sul tavolo, e vide ancora il vago contorno delle parole che la Umbridge lo aveva costretto a incidersi sulla pelle.
    Ma sul volto di Ron si stava aprendo un sorriso.
    «Che cosa c’è?» chiesero insieme Harry e Hermione, fissandolo.
    «Oh, non vedo l’ora di assistere all’ispezione alla McGranitt» rispose allegro Ron. «La Umbridge troverà pane per i suoi denti».
    «Dài, andiamo» disse Hermione, alzandosi, «se controlla la lezione di Rüf è meglio non arrivare in ritardo».
    Ma la professoressa Umbridge non era presente a Storia della Magia, che fu noiosa quanto il lunedì precedente, e nemmeno nel sotterraneo di Piton. Nel corso delle due ore di Pozioni, il tema sulla pietra di luna fu restituito a Harry con una grande, spigolosa “D” nera scarabocchiata in un angolo in alto.
    «Vi ho assegnato il punteggio che avreste preso con questi lavori ai G.U.F.O.» spiegò Piton con un ghigno, mentre passava tra gli allievi per consegnare i compiti. «Questo dovrebbe darvi un’idea precisa di che cosa aspettarvi all’esame».
    Piton raggiunse la cattedra e si voltò verso la classe.
    «Il livello generale della prova è stato penoso. Se questo fosse stato l’esame, la maggior parte di voi sarebbe stata bocciata. Confido in uno sforzo molto maggiore nel prossimo tema sulle diverse varietà di antidoti ai veleni o dovrò cominciare a dare punizioni a quei somari che hanno preso una “D”».
    Ghignò ancora mentre Malfoy ridacchiava e sussurrava: «C’è chi ha preso una “D”? Ha!»
    Harry si accorse che Hermione stava sbirciando il suo tema per vedere che voto aveva preso, e lo ricacciò nella borsa il più in fretta possibile. Preferiva tenerselo per sé.
    Deciso a non offrire a Piton alcuna scusa per non dargli punti un’altra volta, Harry lesse e rilesse ogni riga di istruzioni sulla lavagna almeno tre volte prima di metterla in pratica. La sua Soluzione Corroborante non aveva proprio una limpida sfumatura turchese come quella di Hermione, ma almeno era azzurra invece che rosa come quella di Neville, e alla fine della lezione ne posò un flacone sulla cattedra di Piton con un senso misto di sfida e di sollievo.
    «Be’, è stata meno peggio della volta scorsa, vero?» disse Hermione mentre risalivano le scale fuori dall’aula sotterranea diretti alla Sala d’Ingresso nell’ora di pranzo. «E nemmeno il compito è andato troppo male, eh?»
    Quando né Ron né Harry risposero, lei insisté: «Insomma, non mi aspettavo il massimo dei voti, dato che sta giudicando secondo i livelli del G.U.F.O., ma già la sufficienza è incoraggiante a questo stadio, non trovate?»
    Harry emise un suono vacuo.
    «Certo, può succedere ancora di tutto fino all’esame, abbiamo un sacco di tempo per migliorare, ma i voti che prendiamo adesso sono una specie di punto di partenza, giusto? Qualcosa su cui costruire…»
    Sedettero insieme al tavolo di Grifondoro.
    «Ovviamente sarei stata emozionatissima di prendere una “E”…»
    «Hermione» la interruppe Ron, tagliente, «se vuoi sapere quanto abbiamo preso, chiedicelo».
    «No, io non… insomma, se volete dirmelo…»
    «Ho preso “S”» disse Ron, scodellando la zuppa. «Contenta?»
    «Be’, non c’è niente di cui vergognarsi» intervenne Fred, che era appena arrivato con George e Lee Jordan e stava prendendo posto alla destra di Harry. «Niente di male in una vecchia, sana “S”».
    «Ma» disse Hermione, «la “S” non sta per…»
    «“Scadente”, esatto» rispose Lee Jordan. «Sempre meglio di una “D”, comunque. Non sta per “Desolante”?»
    Harry si sentì avvampare e simulò un piccolo attacco di tosse sul suo panino. Quando ne riemerse scoprì con disappunto che Hermione era ancora tutta presa dai voti del G.U.F.O.
    «Allora, il massimo è “E” per “Eccezionale”» stava dicendo, «e poi c’è “A”…»
    «No, c’è “O”» la corresse George, «“Oltre Ogni Previsione”. Ho sempre pensato che Fred e io avremmo dovuto prendere “O” in tutto, visto che già il fatto di presentarci agli esami andava oltre ogni previsione».
    Risero tutti tranne Hermione, che continuò a infierire. «Allora, dopo “O” c’è “A” come “Accettabile”, ed è la sufficienza, giusto?»
    «Sì» disse Fred; inzuppò nella minestra un panino intero e lo inghiottì in un solo boccone.
    «Poi c’è “S” per “Scadente”» — e Ron alzò le braccia in segno di vittoria — «e “D” per “Desolante”».
    «E poi c’è “T”» gli ricordò George.
    «“T”?» domandò Hermione, turbata. «Ancora peggio di “D”? E che cosa diavolo significa “T”?»
    «“Troll”» rispose prontamente George.
    Harry rise di nuovo, anche se non era sicuro che George stesse scherzando. Immaginò di dover nascondere a Hermione di aver preso “T” in tutti i suoi G.U.F.O. e decise immediatamente di studiare di più.
    «Avete mai avuto un’ispezione in classe finora?» domandò Fred.
    «No» rispose Hermione. «E voi?»
    «Proprio adesso, prima di pranzo» disse George, «a Incantesimi».
    «E com’è andata?» domandarono in coro Harry e Hermione.
    Fred si strinse nelle spalle.
    «Non male. La Umbridge è rimasta appostata in un angolo a prendere appunti sulla sua tavoletta. Sapete com’è Vitious, l’ha trattata come un’ospite, sembrava che non gliene importasse nulla. Lei non ha detto quasi niente. Ha fatto ad Alicia un paio di domande su come sono le lezioni di solito, Alicia le ha detto che sono molto buone, ed è finita lì».
    «Non riesco a immaginare il vecchio Vitious in verifica» disse George, «di solito riesce a far promuovere tutti senza problemi».
    «Chi avete oggi pomeriggio?» domandò Fred a Harry.
    «La Cooman…»
    «Una “T” garantita».
    «…e la Umbridge».
    «Be’, fai il bravo ragazzo e controllati, oggi» disse George. «Angelina darà fuori di matto se perdi un altro allenamento di Quidditch».
    Ma Harry non dovette aspettare la lezione di Difesa contro le Arti Oscure per incontrare la professoressa Umbridge. Era seduto molto in fondo all’aula di Divinazione e stava tirando fuori il diario dei sogni quando Ron gli diede una gomitata nelle costole. Alzò lo sguardo e vide la Umbridge emergere dalla botola nel pavimento. La classe, che stava chiacchierando allegramente, tacque all’istante. Al brusco calo del livello di rumore la professoressa Cooman smise di distribuire copie dell’Oracolo dei Sogni e si guardò intorno.
    «Buon pomeriggio, professoressa Cooman» la Umbridge sorrise melensa. «Ha ricevuto il mio biglietto, presumo? Quello che le annunciava la data e l’ora della mia ispezione?»
    La professoressa Cooman fece un brusco cenno di assenso, e con aria assai contrariata le voltò le spalle e continuò a distribuire libri. Senza smettere di sorridere, la Umbridge afferrò la sedia più vicina e la sistemò di fronte alla classe, pochi centimetri dietro quella della Cooman. Poi si sedette, sfilò la tavoletta dalla sua borsa a fiori e alzò lo sguardo, in attesa dell’inizio della lezione.
    La professoressa Cooman si strinse negli scialli con mani leggermente tremanti e guardò gli allievi con occhi che le lenti rendevano smisurati.
    «Oggi continueremo a studiare i sogni profetici» disse, nel coraggioso tentativo di mantenere l’abituale tono mistico nonostante l’incertezza nella voce. «Dividetevi a coppie e interpretate le visioni notturne del compagno con l’aiuto dell’Oracolo».
    Fece per tornare al suo posto, vide che la professoressa Umbridge era seduta proprio lì accanto e virò subito in direzione di Calì e Lavanda, già immerse nella discussione dell’ultimo sogno di Calì.
    Harry aprì la sua copia dell’Oracolo dei Sogni, guardando di sottecchi la Umbridge. L’Inquisitore stava già prendendo appunti. Dopo pochi minuti si alzò e cominciò a camminare nella scia della Cooman, ascoltando le sue conversazioni con gli allievi e facendo domande qua e là. Harry chinò rapido la testa sul libro.
    «Pensa a un sogno, presto» bisbigliò a Ron, «nel caso che la vecchia rospa venga da questa parte».
    «L’ultima volta l’ho fatto io» protestò Ron, «tocca a te, dimmene uno tu».
    «Oh, non saprei…» disse sconfortato Harry, che non riusciva a ricordare di aver sognato alcunché negli ultimi giorni. «Diciamo che ho sognato… di affogare Piton nel mio calderone. Sì, questo va bene…»
    Ron soffocò una risata mentre apriva il suo Oracolo dei Sogni.
    «Bene, dobbiamo aggiungere la tua età alla data del sogno, poi il numero delle lettere del soggetto… sarebbe “annegamento”, “calderone” o “Piton”?»
    «È uguale, mettine uno qualsiasi» disse Harry, azzardando un’occhiata alle proprie spalle. La professoressa Umbridge era accanto alla Cooman e prendeva appunti intanto che l’insegnante di Divinazione interrogava Neville.
    «Mi ripeti quando l’avresti sognato?» chiese Ron, immerso nei calcoli.
    «Ma non lo so, ieri notte, fai tu» disse Harry, cercando di ascoltare quello che la Umbridge diceva alla Cooman. Erano solo a un tavolino di distanza da lui e Ron. La Umbridge stava aggiungendo un appunto sulla sua tavoletta e la Cooman sembrava profondamente offesa.
    «Allora» chiese la Umbridge guardando la collega, «da quanto tempo occupa questa cattedra, di preciso?»
    La professoressa Cooman le rivolse un’occhiata torva, tenendo le braccia incrociate e le spalle ricurve come a proteggersi il meglio possibile dall’indegnità dell’inchiesta. Dopo una breve pausa, durante la quale parve stabilire che la domanda non era così offensiva da poter essere ragionevolmente ignorata, rispose con profondo risentimento: «Quasi sedici anni».
    «Non sono pochi» commentò la Umbridge, scrivendo. «Dunque è stato il professor Silente ad assumerla?»
    «Esatto».
    La Umbridge prese un altro appunto.
    «E lei è la propronipote della celebre Veggente Cassandra Cooman?»
    «Sì» rispose la Cooman, alzando appena il capo.
    Altro appunto.
    «Ma credo, mi corregga se sbaglio, che lei sia la prima nella sua famiglia a possedere la Seconda Vista dai tempi di Cassandra».
    «Queste cose spesso saltano… ehm… tre generazioni» rispose la professoressa Cooman.
    Il sorriso da rospo della professoressa Umbridge si allargò.
    «Naturalmente» disse con dolcezza, prendendo comunque un altro appunto. «Bene, allora potrebbe predire qualcosa per me?» E le rivolse uno sguardo interrogativo, sempre sorridendo.
    La professoressa Cooman si irrigidì, come se non credesse alle proprie orecchie. «Non capisco» disse, stringendosi convulsamente uno scialle attorno al collo scarno.
    «Vorrei che predicesse qualcosa per me» ripeté la Umbridge scandendo le parole.
    Harry e Ron non erano più gli unici a lanciare sguardi furtivi e ad ascoltare di nascosto da dietro i libri. La maggior parte della classe guardava immobile la professoressa Cooman ergersi in tutta la sua statura, in un tintinnio di perline e braccialetti.
    «L’Occhio Interiore non Vede a comando!» esclamò scandalizzata.
    «Capisco» mormorò la professoressa Umbridge, prendendo ancora un altro appunto.
    «Io… ma… ma… un momento!» esclamò d’un tratto la professoressa Cooman, nel tentativo di riprendere il suo solito tono etereo, nonostante l’effetto mistico fosse un po’ guastato dal fatto che la voce le tremava dalla rabbia. «Io… io credo di Vedere qualcosa… qualcosa che riguarda lei… ecco, sento qualcosa… qualcosa di oscuro… un grave pericolo…»
    La Cooman puntò un indice malfermo contro la Umbridge, che continuò a sorridere soave, con le sopracciglia inarcate.
    «Io temo… temo che lei sia in grave pericolo!» concluse in tono drammatico.
    Ci fu una pausa. Le sopracciglia della Umbridge erano ancora alzate.
    «Bene» commentò con dolcezza, scrivendo ancora. «Se non riesce a fare di meglio…»
    Voltò le spalle, lasciando la professoressa Cooman dov’era, con il respiro affannoso. Harry incrociò lo sguardo di Ron e capì che stavano pensando esattamente la stessa cosa: entrambi sapevano che era un’impostora, ma detestavano tanto la Umbridge che si sentivano solidali con la Cooman… finché lei non piombò su di loro qualche istante più tardi, almeno.
    «Allora?» chiese in modo insolitamente brusco, afferrando con le lunghe dita il diario di Harry. «Fammi vedere».
    E quando ebbe interpretato con voce stridula i suoi sogni (tutti, anche quelli in cui mangiava del porridge, chiaramente presagi di una morte raccapricciante e precoce), Harry si sentì assai meno comprensivo. Per tutto il tempo la professoressa Umbridge rimase nelle vicinanze, prendendo appunti; al suono della campanella scese per prima la scala a pioli d’argento e quando raggiunsero l’aula di Difesa contro le Arti Oscure, dieci minuti dopo, la trovarono ad aspettarli.
    Canticchiava a bocca chiusa fra sé, sorridendo. Mentre tutti tiravano fuori le loro copie di Teoria della Magia Difensiva, Harry e Ron raccontarono a Hermione, che era stata a lezione di Aritmanzia, quanto era successo durante Divinazione, ma prima che Hermione potesse fare domande, la Umbridge li richiamò all’ordine e calò il silenzio.
    «Via le bacchette» ingiunse con un sorriso e coloro che erano stati tanto ottimisti da estrarle le rimisero tristi in borsa. «Poiché abbiamo finito il Capitolo Uno la scorsa lezione, vorrei che andaste a pagina diciannove e cominciaste il Capitolo Due, “Comuni teorie difensive e loro derivazione”. Non ci sarà bisogno di parlare».
    Compiaciuta, si sedette alla cattedra. La classe emise un profondo sospiro mentre in un sol gesto andava a pagina diciannove. Harry si chiese affranto se nel libro c’erano abbastanza capitoli per tenerli occupati tutto l’anno, e stava per controllare l’indice quando notò che Hermione aveva di nuovo la mano alzata.
    Anche la professoressa Umbridge l’aveva notato, e non solo: sembrava che avesse elaborato una strategia per affrontare una simile eventualità. Invece di fingere di non aver visto Hermione, si alzò e aggirò la prima fila di banchi finché non si trovò faccia a faccia con lei, poi si chinò e sussurrò, in modo che gli altri non sentissero: «Che cosa c’è stavolta, signorina Granger?»
    «Ho già letto il Capitolo Due» disse Hermione.
    «Bene, allora vada al Tre».
    «Ho letto anche quello. Ho letto tutto il libro».
    La Umbridge sbatté le ciglia, ma recuperò il controllo quasi all’istante.
    «Bene, allora sarà in grado di dirmi che cosa dice Slinkhard sulle controfatture nel Capitolo Quindici».
    «Dice che “controfatture” è un nome improprio» rispose prontamente Hermione. «Dice che “controfatture” è solo il nome che la gente dà alle proprie fatture per renderle più accettabili».
    La professoressa Umbridge inarcò le sopracciglia e Harry vide che era impressionata suo malgrado.
    «Ma io non sono d’accordo» riprese Hermione.
    Le sopracciglia della Umbridge s’inarcarono ancora di più e il suo sguardo si fece decisamente più freddo.
    «Lei non è d’accordo?»
    «Infatti» disse Hermione, che al contrario della Umbridge non stava sussurrando ma parlava con un tono limpido e chiaro, attirando l’attenzione del resto della classe. «Slinkhard non apprezza le fatture, ma io ritengo che possano essere molto utili se usate per difendersi».
    «Oh, davvero?» disse la Umbridge, dimenticando di sussurrare e raddrizzandosi. «Be’, temo che sia l’opinione di Slinkhard a contare per la classe, e non la sua, signorina Granger».
    «Ma…» cominciò Hermione.
    «Basta così» disse la Umbridge. Tornò al suo posto e fronteggiò la classe; tutta la gaiezza di cui aveva fatto mostra all’inizio della lezione era sparita. «Signorina Granger, ho deciso di togliere cinque punti alla Casa di Grifondoro».
    Ci fu un mormorio diffuso.
    «E perché?» chiese con rabbia Harry.
    «Non t’immischiare!» bisbigliò Hermione concitata.
    «Per aver interrotto la mia lezione con inutili considerazioni» spiegò dolcemente la professoressa Umbridge. «Io sono qui per insegnarvi a utilizzare un metodo approvato dal Ministero, il quale non prevede che gli studenti esprimano la loro opinione su questioni che comprendono assai poco. I vostri precedenti insegnanti forse vi hanno concesso maggiori licenze, ma poiché nessuno di loro avrebbe superato un’ispezione ministeriale, con la sola possibile eccezione del professor Raptor, che almeno pare essersi limitato a temi appropriati alla vostra età…»
    «Sì, Raptor era un grande insegnante» disse Harry ad alta voce, «peccato per quel piccolo difetto di avere Lord Voldemort che gli spuntava dalla nuca».
    L’affermazione fu seguita da uno dei silenzi più fragorosi che Harry avesse mai sentito. Poi…
    «Ritengo che un’altra settimana di punizione le farà bene, signor Potter» disse la Umbridge in tono viscido.
   
    * * *
    Il taglio sul dorso della mano di Harry si era rimarginato a stento e il mattino dopo già sanguinava di nuovo. Harry non si lamentò durante la punizione serale: era deciso a non dare soddisfazione alla Umbridge. Scrisse e riscrisse Non devo dire bugie senza che un suono uscisse dalle sue labbra, anche se il taglio si faceva più profondo a ogni lettera.
    La parte peggiore di quella seconda settimana di punizione, come George aveva previsto, fu la reazione di Angelina. Lo bloccò appena arrivò al tavolo di Grifondoro per la colazione di martedì mattina e urlò così forte che la professoressa McGranitt si alzò dal tavolo degli insegnanti e venne verso di loro.
    «Signorina Johnson, come osi fare un tale baccano nella Sala Grande? Cinque punti in meno per Grifondoro!»
    «Ma professoressa… si è fatto punire di nuovo…»
    «Che cosa significa, Potter?» chiese la McGranitt con voce tagliente, voltandosi verso Harry. «Una punizione? E da chi?»
    «Dalla professoressa Umbridge» mormorò Harry, evitando gli occhi della McGranitt, fiammeggianti dietro le lenti quadrate.
    «Mi stai dicendo» disse lei, abbassando la voce perché il gruppo curioso dei Corvonero alle loro spalle non sentisse, «che dopo i miei avvertimenti di lunedì scorso hai di nuovo perso la calma durante la lezione della professoressa Umbridge?»
    «Sì» mormorò Harry al pavimento.
    «Potter, tu devi controllarti! Ti stai mettendo in guai seri! Altri cinque punti in meno per Grifondoro!»
    «Ma… cosa? Professoressa, no!» disse Harry furioso per l’ingiustizia. «Sono già stato punito da lei. Perché ci toglie altri punti?»
    «Perché la punizione non sembra sortire alcun effetto su di te!» rispose aspra la McGranitt. «Non un’altra parola, Potter! E quanto a te, signorina Johnson, limita le urla al campo di Quidditch, o rischierai il posto di Capitano!»
    La professoressa McGranitt tornò al tavolo degli insegnanti. Angelina lanciò a Harry uno sguardo di profondo disgusto e si allontanò, al che Harry si lasciò cadere sulla panca accanto a Ron, furioso.
    «Ha tolto punti a Grifondoro perché mi faccio squarciare la mano tutte le sere! Ma ti sembra giusto?»
    «Lo so» disse Ron solidale, mettendo della pancetta nel piatto di Harry, «è fuori di testa».
    Hermione si limitò a sfogliare la sua Gazzetta del Profeta e non disse nulla.
    «Secondo te la McGranitt ha ragione, vero?» chiese con rabbia Harry alla foto di Cornelius Caramell che le nascondeva la faccia.
    «Avrei voluto che non ci togliesse dei punti, ma credo che abbia ragione a dirti di non perdere la calma con la Umbridge» disse la voce di Hermione, mentre Caramell gesticolava con energia dalla prima pagina, ovviamente impegnato in un discorso ufficiale.
    Harry non le rivolse la parola per tutta la lezione di Incantesimi, ma quando entrarono nell’aula di Trasfigurazione dimenticò di essere arrabbiato con lei. La professoressa Umbridge e la sua tavoletta erano su una sedia nell’angolo e quella sola vista cancellò il ricordo della colazione.
    «Ottimo» sussurrò Ron, mentre sedevano ai soliti posti. «Ora la Umbridge avrà il fatto suo».
    La professoressa McGranitt entrò nell’aula con passo deciso, senza mostrare di aver notato la presenza della Umbridge.
    «Basta così» disse, e il silenzio fu istantaneo. «Finnigan, vuoi venire qui e distribuire i compiti? Brown, prendi questa scatola di topi… non essere sciocca, ragazza, non ti faranno niente… danne uno per ciascuno…»
    «Hem, hem» fece la professoressa Umbridge, con la stessa tossetta sciocca che aveva usato per interrompere Silente la prima sera. La McGranitt la ignorò. Seamus restituì il compito a Harry, che lo prese senza alzare lo sguardo e vide con sollievo che era riuscito a prendere “A”.
    «Bene, ascoltate tutti… Dean Thomas, se fai di nuovo quella cosa al topo ti metto in punizione… siete riusciti quasi tutti a far Evanescere le lumache, e anche coloro che hanno lasciato indietro un certo quantitativo di guscio hanno afferrato l’essenza dell’incantesimo. Oggi ci…»
    «Hem, hem» tossì la professoressa Umbridge.
    «Sì?» disse la McGranitt voltandosi, le sopracciglia così vicine che sembravano formare un’unica linea severa.
    «Mi stavo chiedendo, professoressa, se avesse ricevuto il mio biglietto con la data e l’ora dell’ispe…»
    «Certo che sì, o le avrei chiesto che cosa ci fa nella mia classe» rispose la professoressa McGranitt, voltando con decisione le spalle alla Umbridge. Molti studenti si scambiarono sguardi di gioia. «Stavo dicendo: oggi ci eserciteremo sulla sparizione, nel complesso più difficile, del topo. Ora, l’Incantesimo Evanescente…»
    «Hem, hem».
    «Mi domando» disse la professoressa McGranitt con rabbia gelida, voltandosi verso la Umbridge, «come pretende di farsi un’idea dei miei abituali metodi di insegnamento se continua a interrompermi. Vede, di regola non permetto a nessuno di parlare mentre parlo io».
    Per la professoressa Umbridge fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Non disse nulla, ma lisciò la pergamena sulla tavoletta e cominciò a scrivere furiosamente.
    Con somma noncuranza, la professoressa McGranitt si rivolse di nuovo alla classe.
    «Come dicevo, quanto più è complesso l’animale da far sparire, tanto più difficile diventa l’Incantesimo Evanescente. La lumaca, in quanto invertebrato, non pone problemi particolari; il topo, in quanto mammifero, rappresenta una sfida più ardua. Quindi questa non è magia che si possa eseguire con il pensiero rivolto alla cena. Allora: conoscete l’incantesimo, vediamo che cosa sapete fare…»
    «E fa la predica a me perché perdo la calma con la Umbridge!» mormorò Harry a Ron, ma sorrideva; la sua rabbia contro la McGranitt era svanita.
    La Umbridge non seguì la McGranitt in giro per l’aula come aveva fatto con la Cooman; forse capì che la McGranitt non gliel’avrebbe permesso. Tuttavia prese molti più appunti, seduta nel suo angolo, e quando la McGranitt annunciò la fine della lezione, si alzò con aria lugubre.
    «Be’, è un buon inizio» disse Ron, sollevando una lunga coda di topo che si agitava e rimettendola nella scatola con cui Lavanda stava passando.
    Mentre uscivano dall’aula, Harry vide che la professoressa Umbridge si avvicinava alla cattedra; diede di gomito a Ron, che a sua volta diede di gomito a Hermione, e tutti e tre rimasero indietro per origliare.
    «Da quanto tempo insegna a Hogwarts?» domandò la Umbridge.
    «Trentanove anni il prossimo dicembre» rispose brusca la professoressa McGranitt, chiudendo con uno scatto la sua borsa.
    La Umbridge prese un appunto.
    «Molto bene» disse, «riceverà i risultati della mia ispezione tra dieci giorni».
    «Non vedo l’ora» rispose la McGranitt in tono indifferente, avviandosi alla porta. «Sbrigatevi, voi tre» aggiunse, facendo cenno a Harry, Ron e Hermione perché la precedessero.
    Harry non poté fare a meno di rivolgerle un vago sorriso, e avrebbe potuto giurare che era stato ricambiato.
    Era convinto che non avrebbe rivisto la Umbridge fino a sera per la punizione, ma si sbagliava. Quando si avviarono verso la foresta per Cura delle Creature Magiche, trovarono lei e la sua tavoletta ad attenderli accanto alla professoressa Caporal.
    «Di solito lei non insegna in questa classe, esatto?» le sentì chiedere Harry mentre si avvicinavano al tavolo sul quale gli Asticelli razzolavano a caccia di onischi come rametti viventi.
    «Esatto» rispose la professoressa Caporal, dondolandosi sui talloni, le mani dietro la schiena. «Sono la supplente del professor Hagrid».
    Harry, Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata, a disagio. Malfoy stava confabulando con Tiger e Goyle; di sicuro non avrebbe resistito all’opportunità di raccontare storie su Hagrid a un membro del Ministero.
    «Mmm» mugolò la professoressa Umbridge abbassando la voce, anche se Harry riusciva ancora a sentirla chiaramente. «Mi stavo chiedendo… il Preside sembra stranamente riluttante a darmi informazioni in merito… può dirmi lei qual è la causa della lunga assenza del professor Hagrid?»
    Harry vide che Malfoy alzava la testa con avida curiosità.
    «Temo di no» rispose evasiva la Caporal. «Non ne so molto più di lei. Ho ricevuto un gufo da Silente, che mi chiedeva se avevo voglia di fare un paio di settimane di supplenza. Ho accettato. È tutto quello che so. Bene… Posso cominciare, allora?»
    «La prego» concesse la Umbridge, scrivendo.
    In questa classe adottò una tattica diversa e si aggirò tra gli allievi, interrogandoli sulle Creature Magiche. La maggior parte rispose correttamente e Harry si sentì un po’ più sollevato; almeno la classe non tradiva Hagrid.
    «In generale» disse la professoressa Umbridge, tornando accanto alla Caporal dopo un lungo colloquio con Dean Thomas, «lei, in quanto membro temporaneo del personale… da esterna, possiamo dire… come trova Hogwarts? Ritiene di ricevere un sostegno sufficiente da parte della direzione della scuola?»
    «Oh sì, Silente è un ottimo preside» rispose con calore la professoressa Caporal. «Sì, sono molto contenta di come vengono gestite le cose, proprio contenta».
    Con un’espressione di educata incredulità, la Umbridge prese un breve appunto e proseguì: «E qual è il programma che ha intenzione di svolgere quest’anno… posto, naturalmente, che il professor Hagrid non ritorni?»
    «Oh, studieremo le creature che capitano più spesso nelle prove del G.U.F.O.» spiegò la professoressa Caporal. «Non resta molto da fare… hanno già studiato unicorni e Snasi, credo che faremo Porlock e Kneazle, impareranno a distinguere i Crup e i Knarl, ecco…»
    «Lei ha l’aria di sapere quello che fa, in ogni caso» osservò la professoressa Umbridge, tracciando un vistoso segno di spunta sulla tavoletta. A Harry non piacque l’enfasi che pose sul “lei”, e gli piacque ancora meno che rivolgesse la domanda seguente a Goyle: «Ho sentito dire che qualcuno si è fatto male durante una lezione: è vero?»
    Goyle fece un sorriso stupido. Malfoy si affrettò a rispondere.
    «Sì, io» disse. «Ho ricevuto una zampata da un Ippogrifo».
    «Un Ippogrifo?» chiese la Umbridge, scrivendo freneticamente.
    «Solo perché è troppo stupido per ascoltare quello che dice Hagrid» sbottò Harry con rabbia.
    Ron e Hermione emisero un gemito. La Umbridge si voltò lentamente verso Harry.
    «Un’altra sera di punizione, direi» mormorò. «Bene, grazie molte, professoressa Caporal, credo di avere tutto quello che mi serve. Riceverà i risultati dell’ispezione tra dieci giorni».
    «Perfetto» rispose la Caporal, e la Umbridge si avviò sul prato verso il castello.
   
    * * *
    Era quasi mezzanotte quando Harry uscì dall’ufficio della Umbridge quella sera; la sua mano sanguinava così copiosamente che macchiò la sciarpa in cui l’aveva avvolta. Era convinto di trovare la sala comune vuota al suo ritorno, ma Ron e Hermione erano rimasti alzati ad aspettarlo. Fu contento di vederli, soprattutto perché Hermione sembrava più disposta alla solidarietà che alla critica.
    «Ecco» disse preoccupata, spingendo verso di lui una piccola ciotola piena di liquido giallo, «mettici dentro la mano, è una soluzione di tentacoli di Purvincoli filtrati in salamoia, dovrebbe farti bene».
    Harry immerse la mano insanguinata e dolorante nella ciotola e provò una meravigliosa sensazione di sollievo. Grattastinchi gli si strusciò contro le gambe, facendo le fusa, poi gli saltò in grembo e si acciambellò.
    «Grazie» disse, accarezzando il gatto tra le orecchie con la mano sinistra.
    «Io sono sempre convinto che dovresti protestare» dichiarò Ron a bassa voce.
    «No» replicò Harry in tono piatto.
    «La McGranitt diventerebbe matta se sapesse…»
    «Sì, probabilmente sì» disse Harry. «E quanto pensi che ci metterebbe la Umbridge a far passare un altro decreto per cui chiunque critichi l’Inquisitore Supremo viene licenziato all’istante?»
    Ron aprì la bocca per ribattere ma non emise alcun suono, e dopo un momento la richiuse, sconfitto.
    «È una donna tremenda» disse Hermione con voce flebile. «Tremenda. Sai, stavo dicendo a Ron quando sei arrivato… dobbiamo fare qualcosa».
    «Io ho suggerito il veleno» borbottò cupo Ron.
    «No… intendo, qualcosa per il fatto che è una pessima insegnante, e che da lei non impareremo nulla sulla Difesa» disse Hermione.
    «E che cosa possiamo fare?» domandò Ron sbadigliando. «È troppo tardi, no? Il posto ce l’ha, e nessuno glielo toglie. Garantisce Caramell».
    «Be’» azzardò Hermione. «Ci stavo pensando oggi…» Lanciò a Harry un’occhiata nervosa e proseguì. «Pensavo… forse è ora che… che cominciamo a fare da soli».
    «Fare da soli cosa?» chiese Harry in tono sospettoso, la mano ancora immersa nella soluzione di tentacoli di Purvincoli.
    «Sì… imparare da soli la Difesa contro le Arti Oscure» rispose Hermione.
    «Scordatelo» gemette Ron. «Vuoi darci altro lavoro? Ti rendi conto che Harry e io siamo di nuovo indietro con i compiti ed è solo la seconda settimana?»
    «Ma questo è molto più importante dei compiti!» esclamò Hermione.
    Harry e Ron sgranarono gli occhi.
    «Non pensavo che nell’universo ci fosse qualcosa di più importante dei compiti!» disse Ron.
    «Non fare lo scemo» lo rimbeccò Hermione, e Harry notò, con un cupo presentimento, che il suo volto era illuminato dallo stesso fervore di quando parlava del CREPA. «La questione è prepararci, come ha detto Harry nella prima lezione della Umbridge, per quello che ci aspetta là fuori. Essere sicuri di saperci difendere. Se non impariamo nulla per un anno intero…»
    «Non possiamo fare molto, da soli» disse Ron, scoraggiato. «Voglio dire, sì, possiamo andare in biblioteca a cercare gli anatemi ed esercitarci, immagino…»
    «Sono d’accordo, abbiamo superato lo stadio in cui possiamo imparare solo dai libri» convenne Hermione. «Abbiamo bisogno di un insegnante, uno vero, che ci mostri come usare gli incantesimi e ci corregga se sbagliamo».
    «Se stai parlando di Lupin…» cominciò Harry.
    «No, non sto parlando di Lupin. È troppo occupato con l’Ordine e comunque possiamo vederlo al massimo nei finesettimana a Hogsmeade, e non è abbastanza».
    «Allora chi?» disse Harry, aggrottando la fronte.
    Hermione emise un profondo sospiro.
    «Non è chiaro?» disse. «Sto parlando di te, Harry».
    Ci fu un momento di silenzio. Una lieve brezza notturna scosse appena il vetro della finestra alle spalle di Ron, e il fuoco tremolò.
    «Me in che senso?» disse Harry.
    «Sto parlando di te che ci insegni Difesa contro le Arti Oscure».
    Harry la fissò. Poi si voltò verso Ron, pronto a scambiare con lui una di quelle occhiate esasperate che spesso condividevano quando Hermione elaborava progetti inverosimili come il CREPA. Ma con sua profonda costernazione, invece, Ron non sembrava esasperato.
    Aveva la fronte leggermente aggrottata e stava riflettendo. Infine disse: «È un’idea».
    «Cosa è un’idea?» chiese Harry.
    «Tu» rispose Ron. «Tu che ci insegni come si fa».
    «Ma…»
    Harry sorrideva, convinto che quei due lo stessero prendendo in giro.
    «Ma io non sono un insegnante, non posso…»
    «Harry, tu sei il migliore del nostro anno in Difesa contro le Arti Oscure» disse Hermione.
    «Io?» fece Harry, con un sorriso sempre più ampio. «Ma no, tu mi hai superato in tutti i test…»
    «Veramente no» disse Hermione con disinvoltura. «Tu mi hai battuto al terzo anno, l’unico in cui abbiamo fatto l’esame con un professore competente. Ma io non sto parlando di voti, Harry. Pensa a quel che hai fatto!»
    «In che senso?»
    «Sai, non sono sicuro di volere un insegnante così scemo» disse Ron a Hermione, con un sorrisetto. Si rivolse a Harry. «Vediamo» cominciò, imitando Goyle che si concentrava. «Uh… primo anno: hai salvato la Pietra Filosofale dalle mani di Tu-Sai-Chi».
    «Ma quella è stata fortuna» disse Harry, «non bravura…»
    «Il secondo anno» lo interruppe Ron, «hai ucciso il Basilisco e distrutto Riddle».
    «Sì, ma se non fosse arrivata Fanny…»
    «Il terzo anno» proseguì Ron, a voce ancora più alta, «hai battuto un centinaio di Dissennatori in un colpo solo…»
    «Lo sai che è stato un caso, se il Gira Tempo non avesse…»
    «L’anno scorso» continuò Ron, quasi urlando, «hai battuto Tu-Sai-Chi un’altra volta…»
    «Ascoltatemi bene!» esclamò Harry, quasi arrabbiato, perché Ron e Hermione sorridevano entrambi. «Ascoltatemi, d’accordo? A dirlo così sembra grandioso, ma è stata tutta fortuna… Io non ho mai saputo che cosa stavo facendo, non ho mai avuto un piano, ho solo fatto quello che mi passava per la testa, e quasi sempre sono stato aiutato…»
    Ron e Hermione sorridevano ancora e Harry sentì montare la collera; non sapeva nemmeno perché fosse così infuriato.
    «Non fate quella faccia come se la sapeste più lunga di me, io c’ero, capito?» gridò, accalorato. «Io so che cosa è successo, va bene? E me la sono cavata non perché ero bravo in Difesa contro le Arti Oscure, me la sono cavata perché… perché mi è arrivato un aiuto al momento giusto o perché ho indovinato… ma sono andato alla cieca, non avevo la minima idea di quello che facevo… PIANTATELA DI RIDERE!»
    La ciotola di essenza di Purvincolo cadde a terra e si ruppe. Harry si ritrovò in piedi, anche se non ricordava di essersi alzato. Grattastinchi schizzò via sotto un divano. Il sorriso di Ron e Hermione era svanito.
    «Voi non sapete che cosa vuol dire! Voi… nessuno di voi… ha mai dovuto affrontare niente del genere! Pensate che basti imparare a memoria un paio di incantesimi e buttarglieli addosso, come si fa in classe? Invece non c’è nulla fra te e la tua morte tranne il… il cervello, o il fegato, o quello che è… come fai a ragionare quando sai che tra un nanosecondo sarai assassinato, o torturato, o vedrai morire i tuoi amici? Non ce l’hanno mai insegnato, in classe, ad affrontare una cosa come questa… e voi due ve ne state lì come se io fossi ancora vivo perché sono in gamba, mentre Diggory è stato uno stupido, ha sbagliato tutto… non lo capite, poteva capitare a me, sarebbe capitato a me se Voldemort non avesse avuto bisogno di me…»
    «Non stavamo dicendo niente del genere, Harry» ribatté Ron, sbalordito. «Non diremmo mai niente su Diggory, noi non… hai frainteso…» Disarmato, guardò Hermione, che aveva un’espressione ferita.
    «Harry» disse lei timidamente, «ma non vedi? È per questo che abbiamo bisogno di te… dobbiamo sapere c-che cosa vuol dire davvero affrontarlo… affrontare V-Voldemort».
    Era la prima volta che pronunciava il nome di Voldemort e fu questo, più di ogni altra cosa, a calmare Harry. Con il respiro ancora affannato, ricadde sulla poltrona, rendendosi conto che la mano continuava a pulsargli terribilmente. Avrebbe tanto voluto non aver rotto la ciotola di essenza di Purvincolo.
    «Allora… pensaci» disse piano Hermione. «Per favore».
    Harry non trovò niente da dire. Già si vergognava della sua sfuriata. Annuì, a stento cosciente di quello che stava accettando di fare.
    Hermione si alzò.
    «Be’, io vado a letto» disse, con voce che si sforzava di essere naturale. «Ehm… ’notte».
    Anche Ron si era alzato.
    «Vieni?» chiese, a disagio.
    «Sì» rispose Harry. «Fra… un minuto. Ripulisco qui e arrivo».
    Indicò la ciotola rotta sul pavimento. Ron annuì e se ne andò.
    «Reparo» mormorò Harry, puntando la bacchetta contro i frammenti di porcellana. Quelli si riavvicinarono in un baleno, e la ciotola tornò come nuova, ma non c’era modo di far tornare l’essenza di Purvincolo.
    All’improvviso Harry si sentì così stanco che fu tentato di sprofondare di nuovo nella poltrona e dormire lì, ma si costrinse ad alzarsi e seguire Ron di sopra. La sua notte inquieta fu costellata di sogni di lunghi corridoi e porte chiuse a chiave, e il mattino dopo si svegliò con la cicatrice che bruciava di nuovo.
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