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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
   1) Il bambino sopravvissuto (90 citazioni)
   2) Vetri che scompaiono (80 citazioni)
   3) Lettere da nessuno (90 citazioni)
   4) Il custode delle chiavi (91 citazioni)
   5) Diagon Alley (184 citazioni)
   6) Il binario nove e tre quarti (222 citazioni)
   7) Il cappello Parlante (112 citazioni)
   8) Il maestro delle Pozioni (51 citazioni)
   9) Il duello di mezzanotte (139 citazioni)
   10) Halloween (98 citazioni)
   11) Il Quidditch (105 citazioni)
   12) Lo specchio delle brame (133 citazioni)
   13) Nicolas Flamel (82 citazioni)
   14) Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (93 citazioni)
   15) La Foresta proibita (169 citazioni)
   16) La botola (217 citazioni)
   17) L'uomo dai due volti (228 citazioni)
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La botola


    Negli anni seguenti, Harry non ricordò mai esattamente come aveva fatto a superare gli esami vivendo nella quasi certezza che da un momento all'altro Voldemort stesse per piombargli fra capo e collo. E invece i giorni passarono lenti, e non vi era il minimo dubbio che Fuffi fosse ancora vivo e vegeto dietro quella porta sprangata.
   Faceva un caldo micidiale, specie nella grande aula dove si svolgevano gli scritti. Per l'esame avevano ricevuto penne d'oca speciali, nuove di zecca, che erano state stregate con un incantesimo particolare per impedire loro di copiare.
   Gli esami comprendevano anche esercitazioni pratiche. Il professor Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per vedere se erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell'Ananasso sulla scrivania. La professoressa Mcgranitt li stette a guardare mentre trasformavano un topolino in una tabacchiera: se la tabacchiera era carina si guadagnavano punti, se aveva i baffi se ne perdevano. Piton li rese tutti nervosi fiatandogli nel collo mentre cercavano di ricordare come si fabbricava la pozione che fa dimenticare le cose.
   Harry fece del suo meglio, sforzandosi di ignorare le penetranti fitte alla fronte che lo tormentavano fin da quella sua uscita nella foresta. Siccome Harry non riusciva a dormire, Neville era convinto che soffrisse di un grave esaurimento da esami. Ma la verità era che veniva puntualmente svegliato dal solito incubo, solo che adesso era peggio che mai: vi appariva una figura incappucciata che gocciolava sangue.
   Forse perché non avevano visto quel che aveva visto Harry nella foresta, o perché non avevano cicatrici brucianti in fronte, Ron e Hermione non sembravano altrettanto ossessionati di Harry dalla Pietra Filosofale. Naturalmente, il pensiero di Voldemort li atterriva, ma almeno non turbava i loro sonni, ed erano talmente impegnati a ripassare le lezioni che non avevano il tempo di scervellarsi a pensare che cosa potesse combinare Piton o chiunque altro.
   L'ultimo esame fu quello di Storia della Magia. Dopo aver passato un'ora a rispondere a domande su qualche vecchio mago svitato, inventore del calderone che si mescola da sé, sarebbero stati liberi, liberi per una settimana intera, prima che uscissero i risultati. Quando il fantasma del professor R f ordinò loro di riporre le penne d'oca e di arrotolare le pergamene, Harry non poté fare a meno di rallegrarsi.
   ‘E' stato molto più facile di quanto credessi’ gli disse Hermione mentre si univano alla folla dei compagni che sciamavano fuori, sul prato assolato. ‘Era perfettamente inutile imparare a memoria il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la rivolta di Elfric l'Avido’.
   Hermione si divertiva sempre a rivedere gli esercizi dopo l'esame, ma Ron le disse che gli faceva venire mal di stomaco, e così si diressero verso il laghetto e si stesero comodamente sotto un albero. I gemelli Weasley e Lee Jordan stavano facendo il solletico ai tentacoli di un calamaro gigante che si crogiolava nell'acqua tiepida e poco profonda.
   ‘Niente più ripassi!’ disse Ron con un sospiro di sollievo, stiracchiandosi sull'erba. ‘Potresti anche smetterla di fare quel muso, Harry! Abbiamo davanti una settimana intera, prima di scoprire quanto siamo andati male. Inutile preoccuparsi adesso!’
   Harry si stava stropicciando la fronte.
   ‘Come vorrei sapere che cosa significa!’ disse con uno scatto di rabbia. ‘Questa cicatrice non la pianta di farmi male... mi è già capitato, ma mai tanto spesso’.
   ‘Va' da Madama Chips’ suggerì Hermione.
   ‘Non sono mica malato’ rispose Harry. ‘Credo che sia un avvertimento... significa pericolo incombente’.
   Ron aveva troppo caldo per arrabbiarsi.
   ‘Rilassati, Harry: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c'è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di riprovarci. E prima che Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch’.
   Harry annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa sensazione che c'era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò: ‘l'effetto degli esami. Io la notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni’.
   Eppure, Harry era convinto che quella fastidiosa sensazione non avesse nulla a che fare con lo studio. Guardò un gufo svolazzare nel luminoso cielo azzurro, diretto alla scuola, con un messaggio stretto nel becco.
   Hagrid era l'unico che non gli scrivesse mai. Hagrid non avrebbe mai tradito Silente. Hagrid non avrebbe mai detto a nessuno come fare per evitare Fuffi, mai... Eppure...
   Di colpo, Harry balzò in piedi.
‘Ma dove vai?’ chiese Ron in tono sonnacchioso.
   ‘Mi è venuta in mente una cosa’ rispose Harry. Era impallidito.
‘Dobbiamo immediatamente andare a trovare Hagrid’.
   ‘E perché?’ disse Hermione tutta ansimante mentre tentava di stare al passo con loro.
   ‘A voi non sembra un po' strano’ proseguì Harry mentre risalivano il declivio erboso, ‘che la cosa che Hagrid più desidera al mondo sia un drago, e che si presenti uno sconosciuto che per caso si ritrova un uovo di drago in tasca? Quanta gente c'è che va in giro con in tasca uova di drago, visto che è vietato dalla legge dei maghi? stato fortunato a incontrare Hagrid, non vi pare? Oh, ma perché non ci ho pensato prima?’
   ‘Ma che cosa ti frulla per la testa?’ chiese Ron. Ma Harry, attraversando speditamente il parco diretto verso la foresta, non rispose.
   Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa; aveva le maniche e le gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusciando piselli in una grossa ciotola.
   ‘Salve!’ disse sorridendo. ‘Finiti gli esami? Avete tempo di fermarvi a bere qualcosa?’
‘Sì, grazie’ disse Ron, ma Harry lo bloccò.
   ‘No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai quella notte che hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a carte?’
   ‘Boh’ rispose Hagrid, vago, ‘non si è mai tolto il mantello’.
Quando si accorse che tutti e tre lo fissavano allibiti, alzò un sopracciglio.
   ‘Non è mica una cosa tanto strana, di gente bizzarra ce n'è tanta al pub della "Testa di Porco", giù al villaggio. Poteva essere un trafficante di draghi, no? Comunque, in faccia non l'ho mai visto, si è sempre tenuto il cappuccio’.
   Harry si lasciò cadere a terra, vicino alla ciotola di piselli.
   ‘E di che cosa avete parlato, Hagrid? Gli hai mai accennato a Hogwarts?’
   ‘Può darsi’ rispose Hagrid aggrottando le sopracciglia nello sforzo di ricordare. ‘Sì... Mi ha chiesto che mestiere facevo e io gli ho detto che facevo il guardiacaccia qui... Allora ha chiesto di che genere di creature mi occupavo. Io gliel'ho detto... e ho anche detto che avevo sempre desiderato avere un drago... Poi... non ricordo tanto bene, perché quello non faceva che offrirmi da bere. Vediamo... sì, allora ha detto che lui aveva un uovo di drago e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte... Però dovevo promettergli che lo tenevo bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa... Allora io gli ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più facile del mondo...’
   ‘E lui... ha mostrato qualche interesse per Fuffi?’ chiese Harry cercando di mantenere calmo il tono della voce.
   ‘Be', sì... Insomma, anche dalle parti di Hogwarts, non è che capiti spesso di incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto che Fuffi era buono come il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un po' di musica, e lui si addormentava come un angioletto...’
   Di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.
‘Accidenti, non ve lo dovevo dire!’ farfugliò. ‘Dimenticate tutto! Ehi... ma dove andate?’
   Harry, Ron e Hermione non scambiarono neanche una parola finché non si fermarono nel salone d'ingresso, che dopo il prato assolato parve loro molto freddo e cupo.
   ‘Dobbiamo andare da Silente’ disse Harry. ‘Hagrid ha raccontato a quello straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel mantello c'era o Piton o Voldemort... Dev'essere stato facile, dopo aver fatto sbronzare Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diciamo. Fiorenzo potrebbe darci manforte, sempre che Cassandro non glielo impedisca. Dov'è lo studio di Silente?’
   Si guardarono attorno come se sperassero di scorgere un cartello che indicasse la direzione giusta. Nessuno gli aveva mai detto dove abitasse Silente, né conoscevano nessuno che fosse stato spedito da lui.
   ‘Basterà che...’ cominciò Harry, ma all'improvviso una voce risuonò nel salone.
‘Che cosa ci fate qui dentro, voi tre?’
Era la professoressa Mcgranitt, che portava una grossa pila di libri.
   ‘Vogliamo vedere il professor Silente’ disse Hermione con un coraggio che Harry e Ron giudicarono notevole.
‘Vedere il professor Silente?’ ripeté la Mcgranitt come se quella richiesta le apparisse molto sospetta. ‘E perché?’
   Harry deglutì. Che dire?
‘Be', sarebbe un segreto...’ disse, ma subito rimpianse di averlo detto, perché le narici dell'insegnante cominciarono a fremere. ‘Il professor Silente è uscito dieci minuti fa’ disse poi in tono gelido. ‘Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è subito partito in volo per Londra’.
   ‘Se n'è andato?’ fece Harry in tono affranto. ‘Proprio adesso?’
‘Potter, il professor Silente è un grandissimo mago, la sua presenza è richiesta da molte parti...’
   ‘Ma questo è importante!’
‘Quel che voi avete da dirgli sarebbe più importante del Ministero della Magia, Potter?’
‘Senta, professoressa’ fece Harry gettando all'aria ogni prudenza, ‘è a proposito della Pietra Filosofale...’
   La Mcgranitt poteva aspettarsi di tutto, tranne quello. I libri che reggeva le caddero di mano e lei non si dette neanche la pena di raccoglierli.
‘E voi, come lo sapete?’ farfugliò.
   ‘Professoressa: io penso, anzi lo so di certo, che Pit... che qualcuno si prepari a tentare di rubare la Pietra. Devo parlare con il professor Silente’.
La professoressa gli scoccò un'occhiata carica di un misto di orrore e di sospetto.
   ‘Il professor Silente sarà di ritorno domani’ disse infine. ‘Non so proprio come abbiate fatto a scoprire la storia della Pietra, ma state pur certi che nessuno può rubarla, è troppo ben protetta’.
‘Ma prof...’
   ‘So quel che dico, Potter’ tagliò corto la McGranitt. Poi si chinò a raccogliere i libri che le erano caduti. ‘E adesso, vi consiglio di tornarvene tutti fuori a godervi questo bel sole’.
Ma loro non seguirono il suo consiglio.
   ‘per stanotte’ disse Harry quando si fu accertato che la professoressa McGranitt non era più a tiro di voce. ‘Stanotte Piton ha intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che gli occorre, e per di più adesso Silente è fuori circolazione. E' stato lui a mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno a bocca aperta quando vedranno arrivare Silente’.
   ‘Ma noi, che cosa possiamo...’
A Hermione, le parole si gelarono in gola. Harry e Ron si voltarono di scatto.
   Davanti a loro, c'era Piton.
‘Buon pomeriggio’ disse in tono calmo.
   I tre ragazzi lo fissavano.
‘Non bisognerebbe stare al chiuso, in una giornata come questa’ proseguì lui con uno strano sorriso forzato.
   ‘Stavamo...’ cominciò Harry, senza avere la minima idea di come continuare.
   ‘Voi dovete stare più attenti’ fece Piton. ‘Se ciondolate così, la gente può pensare che state combinando chissà cosa. E Grifondoro non può mica permettersi di perdere altri punti, no?’
Harry arrossì. Si voltarono per tornare fuori, ma Piton li richiamò.
   ‘Sei avvisato, Potter: fatti pescare un'altra volta ad andare in giro di notte, e mi occuperò personalmente di farti espellere. Buona giornata’.
   E si allontanò, diretto verso la sala professori.
   Fuori, sui gradini di pietra, Harry si rivolse ai suoi compagni. ‘Allora, ecco che cosa dobbiamo fare’ sussurrò in tono d'urgenza.
   ‘Uno di noi terrà d'occhio Piton: aspetterà fuori dalla sala professori, e se esce lo seguirà. Sarà bene che lo faccia tu, Hermione’.
   ‘E perché proprio io?’
   ‘Ma è evidente’ interloquì Ron. ‘Puoi far finta di aspettare il professor Vitious, no?’ E proseguì con una vocetta stridula: ‘"Oh, professore, sono tanto preoccupata, ho paura di aver dato la risposta sbagliata alla domanda 14b..."‘
   ‘E piantala!’ rimbeccò Hermione, ma poi accettò di andare a sorvegliare le mosse di Piton.
   ‘Noi invece ci apposteremo fuori del corridoio del terzo piano’ concluse Harry rivolto a Ron. ‘Dai, vieni’.
   Ma quella parte del piano non funzionò. Non appena ebbero raggiunto la porta che separava Fuffi dal resto della scuola, ricomparve la professoressa Mcgranitt, e stavolta perse proprio le staffe.
   ‘Allora voi vi credete più furbi di una sfilza di incantesimi!’ li aggredì. ‘Ne ho abbastanza di questa storia! Se vengo a sapere che vi siete avvicinati un'altra volta a questa porta, tolgo altri cinquanta punti a Grifondoro! Sì, Weasley, hai capito bene: e lo farò anche se è il mio dormitorio!’
   Harry e Ron se ne tornarono nella sala di ritrovo. Harry non fece in tempo a dire: ‘Perlomeno, Hermione sta alle costole di Piton’ che il ritratto della Signora Grassa si abbassò, ed entrò Hermione.
   ‘Mi dispiace, Harry!’ fece con voce lamentosa. ‘Piton è venuto fuori e mi ha chiesto che cosa facevo, allora gli ho detto che aspettavo Vitious, e lui è tornato dentro per cercarlo. Io sono venuta via, e lui non so dov'è finito’.
   ‘Be', ci siamo, no?’ disse Harry.
Gli altri due lo guardarono allibiti. Era pallido e gli brillavano gli occhi.
   ‘Io stasera vado e cerco di arrivare alla Pietra prima di lui’.
‘Tu sei matto!’ esclamò Ron.
   ‘Non puoi farlo!’ disse Hermione. ‘Dopo quel che hanno detto Piton e la Mcgranitt? Sarai espulso!’
   ‘E chi se ne importa!’ gridò Harry. ‘Ma non capite? Se Piton si porta via la Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è successo quando ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più una Hogwarts da cui essere espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in una scuola di Magia Nera! Ormai, perdere punti non ha più importanza, non lo capite? O credete forse che, se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui lascerà in pace noi e le nostre famiglie? Se mi pescano prima che io riesca a prendere la Pietra, be', dovrò tornarmene dai Dursley e aspettare che Voldemort mi venga a cercare. Come dire che morirò un po' prima del previsto, visto che io con la Magia Nera non voglio aver niente a che fare! Guardate: io stanotte passo attraverso quella botola, e nulla di quel che direte potrà fermarmi! Ve lo ricordate o no, che Voldemort ha ucciso i miei genitori?’
   E li guardò con occhi fiammeggianti.
‘Hai ragione, Harry’ disse Hermione con un filo di voce.
   ‘Userò il mantello che rende invisibili’ concluse Harry. ‘una bella fortuna averlo recuperato’.
   ‘Ma basterà a coprirci tutti e tre?’ chiese Ron.
   ‘Come, tutti e tre?’
   ‘Oh, falla finita, mica penserai che ti lasciamo andare da solo?’ ‘Levatelo dalla testa’ disse Hermione in tono spiccio. ‘Come pensi che faresti ad arrivare alla Pietra senza di noi? Sarà meglio che vada a sfogliare i miei libri, potrei trovare qualcosa di utile...’
   ‘Ma se ci pescano, sarete espulsi anche voi’.
   ‘Non se posso evitarlo’ ribatté la ragazza in tono cupo. ‘Vitious mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododici su cento. Con un voto del genere, non mi butteranno fuori’.
   Dopo cena, i tre, nervosissimi, si sedettero ciascuno per suo conto nella sala di ritrovo. Nessuno venne a seccarli; nessuno dei loro compagni di dormitorio aveva più niente da dire a Harry. Era la prima sera che la cosa lo lasciava indifferente. Hermione sfogliava i suoi appunti nella speranza di ritrovare qualcuno degli incantesimi che quella notte avrebbero dovuto spezzare. Harry e Ron quasi non aprirono bocca. Entrambi pensavano a quello che stavano per fare.
   Lentamente, via via che i compagni se ne andavano a letto, la sala si vuotò.
   ‘Meglio prendere il mantello’ borbottò Harry quando Lee Jordan si decise finalmente ad andarsene, stiracchiandosi e sbadigliando. Harry corse di sopra, nel loro dormitorio già buio. Tirò fuori il mantello, e poi lo sguardo gli cadde sul flauto che Hagrid gli aveva regalato per Natale. Se lo mise in tasca per usarlo con Fuffi: di cantare, non se la sentiva proprio.
    Poi tornò di corsa nella sala di ritrovo.
   ‘Il mantello sarà il caso di mettercelo qui, ed essere ben certi che ci copra tutti e tre... Se Gazza nota anche soltanto un piede che se ne va a spasso per conto suo...’
   ‘Che cosa state facendo?’ disse una voce dall'angolo della stanza.
   Da dietro una poltrona emerse Neville, stringendo in mano il suo rospo Oscar, che a quanto pareva aveva tentato l'ennesima fuga verso la libertà.
   ‘Niente, Neville, niente’ disse Harry affrettandosi a nascondersi il mantello dietro la schiena.
   Neville fissò le loro facce su cui si dipingeva un'espressione colpevole.
‘State uscendo un'altra volta’ disse.
   ‘No, no’ fece Hermione. ‘Macché uscendo. Senti, Neville, perché non te ne vai a letto?’
   Harry lanciò un'occhiata alla pendola, accanto alla porta. Non potevano permettersi di perdere altro tempo: forse, proprio in quel momento, Piton stava suonando la ninnananna a Fuffi.
   ‘Non potete uscire’ insisté Neville. ‘Vi pescheranno un'altra volta, e Grifondoro sarà nei guai più di prima’.
‘Non capisci’ disse Harry, ‘è importante’.
   Ma Neville stava chiaramente raccogliendo le forze in vista di un gesto disperato.
   ‘Non vi permetterò di farlo!’ esclamò mettendosi in piedi davanti al buco dietro il ritratto. ‘Sono disposto anche a fare a pugni!’
   ‘Neville!’ sbottò Ron. ‘Togliti da là e non fare il cretino...’
   ‘Non darmi del cretino!’ ribatté Neville. ‘Credo proprio che non dovresti violare le regole un'altra volta. Guarda che sei stato proprio tu a insegnarmi a tener testa agli altri!’
   ‘Sì, ma non a noi’ disse Ron esasperato. ‘Neville, non sai quel che fai’.
   Fece un passo avanti e Neville lasciò cadere il rospo Oscar, che si allontanò a grandi balzi.
   ‘E allora dai, prova a picchiarmi!’ esclamò Neville alzando i pugni. ‘Sono pronto!’
   Harry si volse verso Hermione.
‘Fa' qualcosa’ le disse in tono disperato.
   Hermione si fece avanti.
‘Neville, scusami, scusami tanto’.
Poi alzò la sua bacchetta magica.
‘Petrificus Totalus!’ gridò puntandola contro Neville.
   Le braccia del ragazzo si bloccarono con uno scatto lungo i fianchi; le gambe si strinsero insieme. Il suo corpo s'irrigidì come uno stoccafisso, e il povero ragazzo ondeggiò paurosamente per poi cadere in avanti, lungo disteso e tutto d'un pezzo.
   Hermione corse verso di lui e lo girò. Le mascelle di Neville erano talmente serrate insieme che non riusciva a parlare. Solo gli occhi si muovevano, volgendo sui due compagni uno sguardo inorridito.
‘Ma che cosa gli hai fatto?’ bisbigliò Harry.
   ‘l'Incantesimo della Pastoia Total-Body’ rispose Hermione in tono sconsolato. ‘Oh, Neville, mi dispiace tanto’.
‘Abbiamo dovuto farlo, Neville, non c'è tempo di spiegare’ disse Harry.
   ‘Capirai dopo, Neville’ disse Ron mentre lo scavalcavano e si coprivano con il mantello che rende invisibili.
Ma lasciare il compagno steso immobile per terra non sembrava molto di buon auspicio. Nervosi com'erano, vedevano Gazza nell'ombra di ogni statua, e in ogni alito di vento che soffiava a distanza credevano di sentire Pix che piombava su di loro.
   Giunti ai piedi della prima scalinata, avvistarono Mrs Purr appiattata sull'ultimo gradino.
‘Oh senti, diamole un bel calcio, per una volta’ soffiò Ron all'orecchio di Harry, ma questi scosse la testa. Mentre l'aggiravano con circospezione, Mrs Purr puntò su di loro i suoi occhi simili a fari, ma non fece niente.
   Non incontrarono nessun altro fino a quando non furono saliti al terzo piano. A metà della rampa c'era Pix che, ballonzolando a mezz'aria, scostava il tappeto nella speranza che qualcuno ci inciampasse.
‘Chi è là?’ chiese a un tratto mentre salivano. Poi socchiuse i maligni occhi scuri. ‘Anche se non vi vedo, lo so che siete lì. Siete mostricini, fantasmini o insulsi studentini?’
   Si sollevò in aria e rimase lì a galleggiare, sempre fissandoli con gli occhi socchiusi.
‘Qua c'è in giro qualcosa che non si vede. Dovrei chiamare Gazza. Già, proprio così’.
   Improvvisamente, Harry ebbe un'idea.
‘Pix’ disse piano, con voce roca e contraffatta, ‘il Barone Sanguinario ha le sue buone ragioni per rendersi invisibile’.
   Pix rimase tanto scioccato che stava per cadere giù dall'aria.
Ma si riprese in tempo e rimase a galleggiare a trenta centimetri dai gradini.
   ‘Oh, mi scusi tanto, Eccellenza Sanguinaria!’ disse con voce untuosa. ‘stato un deplorevole errore... non l'avevo vista... E per forza non l'avevo vista: lei è invisibile... Signore, perdoni l'innocente scherzetto di un povero vecchietto...!’
‘Ho da fare qui, Pix’ fece Harry sempre gracchiando. ‘Per questa notte, veda di starsene alla larga’.
   ‘Ma certo, signore, ci conti, signore’ rispose Pix levandosi in alto. ‘Spero che passi una buona nottata, barone: io non la disturberò’.
E se la filò senza guardarsi indietro.
   ‘Geniale, Harry!’ bisbigliò Ron.
   Così, qualche istante dopo, giunsero appena fuori del corridoio del terzo piano... e la porta era già aperta.
   ‘Ecco fatto: ci siamo’ disse Harry a bassa voce. ‘Piton è già riuscito a entrare evitando Fuffi’.
   Alla vista della porta aperta, tutti e tre si immaginarono quello che stavano per vedere. Sotto il mantello, Harry si rivolse ai due compagni.
   ‘Se volete tornare indietro, non vi darò torto’ disse. ‘Potete anche prendervi il mantello, tanto io non ne ho più bisogno’.
‘Non fare lo scemo’ disse Ron.
‘Veniamo con te’ rincarò Hermione.
   Harry spinse la porta.
   Mentre questa scricchiolava, giunse alle loro orecchie un brontolio sordo. L'enorme cane si mise a fiutare nella loro direzione con tutti e tre i nasi, anche senza vedere di chi si trattava.
   ‘Che cos'è quella cosa ai suoi piedi?’ bisbigliò Hermione. ‘Sembra un'arpa’ fece Ron. ‘Deve averla lasciata qui Piton’. ‘Probabilmente, quella bestia si sveglia quando uno smette di suonare’ commentò Harry. ‘Be', cominciamo...’
Si portò alle labbra il flauto di Hagrid e cominciò a soffiarci dentro. Non era un vero e proprio motivo, eppure fin dalla prima nota le palpebre del cagnone cominciarono a socchiudersi. Harry suonava quasi senza riprendere fiato. Lentamente il brontolio cessò: il cane oscillò un poco sulle zampone e poi cadde in ginocchio. Alla fine scivolò a terra, profondamente addormentato.
   ‘Continua a suonare’ consigliò Ron a Harry mentre sgusciavano fuori da sotto il mantello e strisciavano verso la botola. Passando accanto alle tre teste gigantesche del cane, sentirono il suo fiato caldo e puzzolente.
   ‘Credo che in tre riusciremo ad aprirla’ disse Ron sbirciando oltre il dorso dell'animale. ‘Vuoi andare tu per prima, Hermione?’
‘Manco per sogno!’
   ‘E va bene’. Ron strinse i denti e scavalcò con circospezione le zampe del cane. Poi, chinatosi, tirò forte l'anello della botola, che si spalancò all'istante.
‘Che cosa vedi?’ chiese Hermione ansiosa.
   ‘Niente, solo buio... non c'è modo di scendere, dovremo saltare giù’.
Harry, che stava sempre suonando il flauto, fece un cenno a Ron per attirare la sua attenzione e indicò se stesso.
   ‘Vuoi andare tu? Ma sei proprio sicuro?’ disse Ron. ‘Non so neanche quant'è profonda la buca. Da' il flauto a Hermione, così evitiamo che si svegli’.
   Harry le passò lo strumento. Nei pochi secondi di silenzio che trascorsero, il cane si agitò ed emise una specie di grugnito, ma non appena la ragazza prese a suonare, tornò a dormire profondamente.
Harry lo scavalcò e guardò giù nella botola. Il fondo non si scorgeva neanche.
   Allora si calò attraverso l'imboccatura, fino a quando non rimase appeso solo per le punte delle dita. Poi, rivolgendosi a Ron che era rimasto di sopra, disse: ‘Se mi succede qualcosa, non venitemi dietro. Andate dritti filati alla voliera dei gufi e mandate Edvige da Silente. Siamo intesi?’
   ‘D'accordo’ fece Ron.
‘Ci vediamo tra un attimo, o almeno spero...’
   E Harry mollò la presa. Con il volto sferzato da un'aria fredda e umida, precipitò in basso, sempre più in basso, finché... FLOMP. Era atterrato su qualcosa di soffice, che produsse uno strano tonfo attutito. Si tirò su a sedere e si tastò intorno alla cieca: i suoi occhi non si erano ancora abituati a tutto quel buio.
    Aveva l'impressione di stare seduto su una specie di pianta. ‘Tutto a posto!’ gridò in direzione della lucina piccola come un francobollo che era l'imboccatura della botola. ‘Si atterra sul morbido, potete saltare!’
Ron lo seguì immediatamente, e atterrò lungo disteso accanto a lui. ‘Che cos'è questa roba?’ furono le prime parole che disse.
   ‘Boh! Sembra una pianta. Immagino che sia stata messa qui per attutire la caduta. Dai, Hermione, tocca a te!’
   In lontananza, la musica cessò. Si udì il cagnone abbaiare forte, ma ormai la ragazza era saltata. Atterrò vicino a Harry, dall'altra parte.
‘Dobbiamo trovarci metri e metri sottoterra, al disotto della scuola’ osservò subito.
   ‘È stata proprio una bella fortuna che ci fosse questa pianta’ commentò Ron.
‘Fortuna?’ strillò Hermione. ‘Guardatevi un po'!’
   Balzò in piedi e cercò di appoggiarsi alla parete umida. Fu uno sforzo immane, perché nell'istante stesso in cui era atterrata, la cosiddetta pianta aveva cominciato ad avvolgerle attorno alle caviglie certi tentacoli simili a serpenti. Quanto a Harry e a Ron, non se n'erano accorti, ma avevano le gambe già strette nella morsa di quelle lunghe propaggini.
   Hermione era riuscita a divincolarsi prima che la pianta la immobilizzasse del tutto, e adesso guardava inorridita i due ragazzi tentare di strapparsi di dosso i tentacoli della pianta: ma più si sforzavano, più quella rinsaldava la presa.
   ‘State fermi!’ ordinò lei. ‘Io lo so che cos'è questa: è il tranello del Diavolo!’
‘Oh, ma quanto sono contento che sappiamo come si chiama: è davvero molto utile!’ fece Ron in tono sarcastico, inclinandosi all'indietro nel tentativo di evitare che la pianta gli si avvinghiasse al collo.
   ‘Zitti! Sto cercando di ricordare come si fa ad ammazzarla!’
‘Be', spicciati, non respiro più!’ disse Harry col fiato mozzo, cercando di divincolarsi dalla pianta che gli si avvinghiava intorno al torace.
   ‘Vediamo: Tranello del Diavolo, Tranello del Diavolo... Che cosa diceva il professor Sprite? Che la pianta ama il buio e l'umido...’
   ‘E allora accendi un fuoco!’ esclamò Harry sempre più in difficoltà.
‘Già... certo... ma non c'è legna!’ gridò Hermione torcendosi le mani.
   ‘MA sei diventata matta?’ ruggì Ron. ‘SEI una strega, sì o no?’
‘E va bene!’ fece Hermione. Estrasse la sua bacchetta magica, l'agitò nell'aria, bofonchiò qualcosa e sparò contro la pianta un getto di fiamme color campanula, le stesse che aveva usato su Piton. Nel giro di pochi istanti, i due ragazzi avvertirono la presa che si allentava, mentre la pianta si ritraeva dalla luce e dal calore. I tentacoli si accartocciarono sbattendo e srotolandosi dai loro corpi, e i due riuscirono finalmente a liberarsi.
   ‘Fortuna che a lezione di Erbologia stai sempre attenta, Hermione’ disse Harry appoggiandosi al muro accanto a lei e asciugandosi il sudore dalla faccia.
   ‘Già’ fece Ron, ‘e fortuna che Hermione non perde mai la testa in situazioni di emergenza... "Non c'è legna!"... ma insomma!’ ‘Da questa parte’ riprese Harry, additando l'unica via di uscita che si scorgesse: un passaggio fra due pareti di pietra.
   A parte i loro stessi passi, l'unico altro rumore era un lieve gocciolio di acqua che scorreva lungo le pareti. Lo stretto corridoio procedeva in discesa, e a Harry ricordò molto la Gringott. Con uno spiacevole tuffo al cuore, gli tornarono in mente i draghi che si diceva montassero la guardia alle camere di sicurezza nella banca dei maghi. Se avessero incontrato un drago, un drago adulto... con Norberto era già stata abbastanza dura...
   ‘Non sentite niente?’ bisbigliò Ron.
Harry tese l'orecchio. Si udiva un lieve fruscio e tintinnio, che sembrava provenire dall'alto.
   ‘Credete che sia un fantasma?’
   ‘Non saprei... dal rumore sembra un battito d'ali’.
   ‘In fondo c'è una luce... vedo qualcosa che si muove’. Raggiunsero l'estremità del passaggio e davanti a loro videro una camera tutta illuminata con il soffitto a volta, alto sopra le loro teste. Era piena di uccellini dagli splendidi colori, come gemme, che svolazzavano e volteggiavano per tutta la stanza. Sul lato opposto vi era un pesante portone di legno.
   ‘Pensate che ci attaccheranno se attraversiamo la camera?’ disse Ron.
‘Probabilmente’ rispose Harry. ‘Non sembrano molto cattivi, ma immagino che se scendessero tutti insieme in picchiata... Be', non c'è nient'altro da fare... Parto io’.
   Inspirò profondamente, si coprì il viso con le braccia e spiccò la corsa per attraversare la camera. Si aspettava di sentirsi piombare addosso da un momento all'altro becchi acuminati e artigli, ma non accadde nulla. Raggiunse incolume il portone. Tirò la maniglia, ma quello era chiuso a chiave.
   Gli altri due lo seguirono. Si misero a tirare e a scuotere il portone nel tentativo di aprirlo, ma non si mosse neanche quando Hermione provò con la formula magica: Alohomora.
‘E adesso?’ fece Ron.
‘Questi uccelli... non è possibile che siano qui soltanto per bellezza’ osservò Hermione.
   Stettero a guardare le creature che si libravano nell'aria, scintillanti... scintillanti?
‘Ma questi non sono uccelli!’ esclamò Harry a un tratto. ‘Sono chiavi! Chiavi alate! Guardate bene! Allora, questo vuol dire che...’ e si guardò attorno per la stanza, mentre gli altri due scrutavano lo sciame di chiavi. ‘Ma sì: guardate! Prendiamo i manici di scopa! Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il portone!’
   ‘Ma queste sono centinaia!’
Ron esaminò attentamente la serratura.
   ‘Quella che cerchiamo dev'essere una grossa chiave vecchio tipo... probabilmente d'argento come la maniglia’.
   I tre afferrarono un manico di scopa ciascuno e, balzati in sella, si dettero la spinta e si sollevarono da terra fino a ritrovarsi in mezzo a quella nube di chiavi volanti. Tesero le mani cercando di afferrarne qualcuna, ma quelle erano stregate e gli sfuggivano, alzandosi e abbassandosi così rapidamente che era quasi impossibile prenderne una.
   Ma non per nulla Harry era il Cercatore più giovane da un secolo a quella parte: aveva un vero e proprio talento per avvistare cose che gli altri non vedevano neppure. Dopo aver zigzagato per circa un minuto attraverso quel turbine di piume di tutti i colori dell'arcobaleno, notò una grossa chiave argentata che aveva un'ala piegata, come se fosse stata già catturata e infilata bruscamente nella serratura.
   ‘quella’ gridò agli altri due. ‘Quella grossa... lì... no, là... quella con le ali azzurro chiaro... e le piume tutte arruffate da una parte’.
   Ron si precipitò a tutta velocità nella direzione che Harry gli indicava, sbatté contro il soffitto e rischiò di cadere dalla sua scopa.
   ‘Dobbiamo circondarla!’ disse Harry senza mai distogliere lo sguardo dalla chiave con l'ala rovinata. ‘Ron, tu sorvegliala da sopra... e tu, Hermione, resta sotto e impediscile di scendere... io cercherò di prenderla. Forza: uno, due, TRE!’
   Ron scese in picchiata, Hermione schizzò verso l'alto, la chiave schivò tutti e due e Harry si gettò all'inseguimento. Quella partì come una freccia verso il muro. Harry si chinò in avanti e con un rumore sinistro la inchiodò con una mano sulla pietra. Le grida di giubilo di Ron e di Hermione echeggiarono sotto la volta della vasta camera.
   Atterrarono in gran fretta e Harry corse verso il portone, con la chiave che gli si dimenava in mano. La infilò senza tanti complimenti nella serratura e la girò: funzionava. Nel momento preciso in cui la serratura si aprì con uno scatto, la chiave si sfilò e volò via di nuovo, tutta ammaccata dopo essere stata acchiappata per due volte.
   ‘Pronti?’ chiese Harry ai suoi compagni, mentre aveva ancora la mano sulla maniglia del portone. I due annuirono, e lui tirò fino ad aprirlo.
   La camera accanto era talmente buia che non si distingueva un bel niente. Ma mentre vi entravano, fu improvvisamente invasa da una gran luce, e la scena che si parò loro dinanzi fu stupefacente.
   Si trovavano sull'orlo di un'enorme scacchiera, dietro ai pezzi neri, tutti molto più alti di loro e scolpiti in quella che sembrava pietra. Di fronte a loro, all'estremità opposta del vasto locale, c'erano i pezzi bianchi. Harry, Ron e Hermione ebbero un lieve brivido: erano altissimi e privi di volto.
   ‘E adesso, che cosa facciamo?’ sussurrò Harry.
‘Ma è chiaro, no?’ disse Ron. ‘Dobbiamo iniziare a giocare e via via attraversare la stanza fino ad arrivare dall'altra parte’.
   Dietro i pezzi bianchi si scorgeva un'altra porta.
   ‘E come facciamo?’ chiese nervosa Hermione.
   ‘Penso’ rispose Ron, ‘che dovremo far finta di essere anche noi dei pezzi degli scacchi’.
    Si diresse verso un cavallo nero e tese la mano per toccarlo. D'un tratto, la pietra di cui era fatto prese vita. Il cavallo si mise a raspare a terra con la zampa, e il cavaliere chinò il capo coperto dall'elmo per guardare Ron.
   ‘Dobbiamo... ehm... dobbiamo venire con voi per attraversare?’
Il cavaliere nero annuì. Ron si voltò verso i suoi compagni.
   ‘Qua bisogna pensarci bene...’ disse. ‘Credo che dovremo prendere il posto di tre dei pezzi neri...’
   Harry e Hermione rimasero in silenzio, osservandolo mentre rifletteva. Alla fine, Ron disse: ‘Be', non vi offendete, eh?, ma nessuno di voi due è molto bravo a scacchi...’
   ‘Figurati se ci offendiamo’ ribatté subito Harry. ‘Dicci soltanto che cosa dobbiamo fare’.
   ‘Allora, Harry, tu prendi il posto di quell'alfiere, e tu, Hermione, mettiti vicino a lui, al posto di quella torre’.
   ‘E tu?’
‘Io farò il cavallo’ disse Ron.
   Sembrava che i pezzi degli scacchi li avessero sentiti, perché a quelle parole un cavallo, un alfiere e una torre voltarono le spalle ai pezzi bianchi e se ne andarono dalla scacchiera lasciando tre caselle vuote, che vennero occupate da Harry, Ron e Hermione.
   ‘I bianchi muovono sempre per primi, a scacchi’ fece Ron lanciando un'occhiata al lato opposto dell'enorme scacchiera. ‘E difatti, guardate...’
   Un pedone bianco era avanzato di due caselle.
   Ron cominciò a dirigere le mosse dei neri, che si spostavano silenziosamente seguendo i suoi ordini. A Harry tremavano le gambe: e se avessero perso?
   ‘Harry... muoviti diagonalmente di quattro caselle verso destra’.
   Il primo choc vero arrivò quando fu mangiato l'altro loro cavallo. La regina bianca lo sbatté a terra e lo trascinò via dalla scacchiera: rimase immobile, faccia a terra.
   ‘Ho dovuto lasciarglielo fare’ disse Ron con aria sconvolta, ‘così tu, Hermione, sarai libera di mangiare quell'alfiere. Dai, muoviti’.
   Ogniqualvolta perdevano un pezzo, i bianchi si mostravano spietati. Ben presto i pezzi neri cominciarono ad allinearsi contro il muro, inerti come pupazzi. Per due volte Ron si accorse appena in tempo che Harry e Hermione erano in pericolo. Frattanto, schizzava da una parte all'altra della scacchiera, mangiando tanti bianchi quanti erano i neri che avevano perso.
   ‘Ci siamo quasi’ borbottò a un tratto. ‘Fatemi pensare... fatemi pensare’.
   La regina bianca volse verso di lui la testa senza volto. ‘Sì...’ disse piano Ron, ‘è l'unico modo... devo lasciarmi mangiare’.
   ‘NO!’ esclamarono Harry e Hermione.
   ‘Ma a scacchi è così!’ tagliò corto Ron. ‘Bisogna pur sacrificare qualche cosa! Ora farò un passo avanti e lei mi mangerà... e voi sarete liberi di dare scacco matto al re, Harry!’
   ‘Ma...’
‘Volete fermare Piton, oppure no?’
‘Ron...’
   ‘Sentite, se non vi sbrigate quello ruba la Pietra!’
Non c'era nient'altro da fare.
   ‘Pronti?’ gridò Ron, pallido ma con aria decisa. ‘Io vado... ma ricordate: non restate in giro a ciondolare, dopo che avrete vinto’. E così dicendo, fece un passo avanti e la regina lo colpì. Gli diede una forte botta in testa con il braccio di pietra e il ragazzo cadde a terra di schianto. Hermione si lasciò sfuggire un grido, ma rimase ferma sulla sua casella. La regina bianca trascinò Ron da una parte: il ragazzo sembrava proprio K.O.
   Tutto tremante, Harry si spostò di tre caselle a sinistra.
A quel punto, il re bianco si tolse la corona di testa e la gettò ai piedi di Harry. I neri avevano vinto. I pezzi si divisero in due gruppi e ciascun gruppo si inchinò all'altro, lasciando intravedere la porta aperta in fondo alla stanza. Gettando un'ultima occhiata disperata in direzione di Ron, rimasto indietro, Harry e Hermione spiccarono la corsa, e varcata la porta si diressero di gran carriera lungo il corridoio.
   ‘E se Ron...?’
‘Andrà tutto bene’ disse Harry, cercando di convincere soprattutto se stesso. ‘Secondo te, che cos'altro ci manca?’
   ‘Be', Sprite il suo tiro ce l'ha già giocato, con il Tranello del Diavolo... A stregare le chiavi sarà stato senz'altro Vitious... La McGranitt ha fatto una Trasfigurazione ai pezzi degli scacchi facendoli diventare vivi... Ci manca l'incantesimo di Raptor e poi quello di Piton...’
   Intanto erano giunti davanti a un'altra porta. ‘Tutto bene?’ sussurrò Harry.
‘Va' avanti tu’.
Harry spinse la porta.
   Le loro narici furono invase da un odore nauseabondo, che costrinse entrambi a coprirsi il naso con il mantello. Con gli occhi pieni di lacrime videro, steso per terra davanti a loro, un mostro ancor più grosso di quello con cui avevano già avuto a che fare. Giaceva inerte con un bernoccolo insanguinato in testa.
   ‘Meno male che non abbiamo dovuto vedercela anche con questo’ mormorò Harry mentre, con circospezione, scavalcavano una delle zampone massicce. ‘Vieni, qui dentro non si respira’.
   Aprì la porta successiva tirandola a sé. Quasi non avevano il coraggio di guardare quel che avrebbero trovato. E invece non c'era nulla di particolarmente spaventoso: erano in una stanza con un tavolo su cui erano allineate sette bottiglie di forme diverse.
   ‘Qua c'è lo zampino di Piton’ fece Harry. ‘Che cosa dobbiamo fare?’
   Varcarono la soglia e immediatamente, nello strombo della porta alle loro spalle, si accese un fuoco fiammeggiante. Non era un fuoco qualsiasi: era viola. Nello stesso istante, fiamme nere si sprigionarono dalla soglia della porta seguente. Erano in trappola.
   ‘Guarda!’ Hermione afferrò un rotolo di carta posato sul tavolo accanto alle bottiglie. Harry si sporse oltre la sua spalla per leggere quello che c'era scritto:
   Davanti a voi è il pericolo, dietro la sicurezza
Due tra di noi vi aiutano, usate la destrezza
Una sola, di sette, vi lascerà avanzare
Se un'altra ne berrete, vi farebbe arretrare
Due son piene soltanto di nettare d'ortica
Tre, assassine, s'apprestano alla loro fatica.
Scegliete o resterete per sempre tra i supplizi.
Per aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:
Primo, seppur subdolamente il velen non si svela,
Il vino delle ortiche alla sinistra cela;
Secondo, differenti sono quelle agli estremi
Ma per andare avanti rimangono problemi;
Terzo, come vedete, non ve n'è una uguale
Sol di nana e gigante il vin non è letale;
Quarto, la seconda a dritta e la seconda a sinistra
Sono gemelle al gusto, ma diverse alla vista.
   Hermione si lasciò sfuggire un gran sospiro, e Harry, allibito, vide che sorrideva: era proprio l'ultima cosa che a lui sarebbe venuto di fare.
‘Geniale!’ disse la ragazza. ‘Questa non è magia: è logica. Si tratta di una sciarada. Ci sono tanti grandi maghi che non hanno un briciolo di logica: loro sì che resterebbero bloccati qui in eterno’.
   ‘E anche noi, vero?’
‘Certo che no’ disse Hermione. ‘Su questa carta c'è scritto tutto quel che ci serve sapere. Sette bottiglie: tre contengono veleno, due vino, una ci farà attraversare sani e salvi il fuoco nero e una ci aiuterà a superare quello viola per tornare indietro’.
   ‘Ma come facciamo a sapere da quale bere?’
‘Dammi un minuto di tempo’.
   Hermione lesse e rilesse la carta più volte. Poi si mise ad andare su e giù lungo la fila di bottiglie, borbottando fra sé e sé e indicandole ogni tanto col dito. Alla fine, batté le mani.
   ‘Ho capito!’ esclamò. ‘Quella più piccola ci farà attraversare il fuoco nero... per raggiungere la Pietra’.
   Harry guardò la bottiglia più piccina.
   ‘Dentro c'è abbastanza da bere soltanto per uno di noi’ osservò. ‘Non è neanche un sorso’.
Si scambiarono un'occhiata.
   ‘E qual è che ci farà tornare indietro attraversando le fiamme viola?’
Hermione indicò una bottiglia panciuta, all'estremità destra della fila.
   ‘Bevi tu da quella’ disse Harry. ‘No, sta' a sentire... torna indietro e va' a prendere Ron... acchiappate le scope nella stanza delle chiavi volanti. Con quelle riuscirete a uscire dalla botola e a evitare Fuffi... Poi, andate dritti filati alla voliera dei gufi, e mandate Edvige da Silente: abbiamo bisogno di lui. Io posso forse riuscire a tenere a bada Piton per un po', ma non sono certo un avversario alla sua altezza’.
   ‘Ma Harry... che farai se con lui c'è Tu-Sai-Chi?’
‘Be'... ho avuto fortuna una volta, non è vero?’ disse Harry additando la sua cicatrice. ‘Potrei aver fortuna di nuovo’.
    Le labbra di Hermione tremarono, e all'improvviso si slanciò verso Harry e gli gettò le braccia al collo.
‘Ma Hermione!’
   ‘Harry... tu sei un mago bravissimo, lo sai?’
‘Non quanto te’ rispose Harry imbarazzatissimo, mentre lei mollava la presa.
   ‘Io!’ disse Hermione. ‘Ma figurati: soltanto libri... e un po' di furbizia! Ma ci sono cose più importanti di questa: l'amicizia, il coraggio e... Oh, Harry! Ti prego, sta' attento!’
   ‘Bevi tu per prima’ disse Harry. ‘Sei sicura che sia quella giusta?’
   ‘Ma certo’ rispose Hermione. Dopodiché bevve una lunga sorsata dalla bottiglia panciuta e fu scossa da un brivido.
   ‘Non sarà mica veleno?’ fece Harry tutto ansioso. ‘No... ma sembra ghiaccio’.
   ‘Svelta, vai, prima che l'effetto svanisca’.
   ‘Buona fortuna... E fa' attenzione...’
‘VAI!’
   Hermione si voltò, si diresse dritta filata verso il fuoco viola e lo attraversò.
Harry inspirò profondamente e prese la bottiglia più piccola. Volse il viso verso le fiamme nere.
   ‘Arrivo!’ disse, e poi vuotò la bottiglietta in un sorso solo.
   Fu proprio come se il suo corpo venisse invaso dal ghiaccio. Posò la bottiglia e fece un passo avanti; strinse i pugni, vide le fiamme nere che lambivano il suo corpo, ma non ne avvertì il calore... Per un istante non vide altro che fuoco nero... poi si ritrovò dall'altra parte, nell'ultima stanza.
   Dentro c'era già qualcuno... ma non era Piton. E non era neanche Voldemort.
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