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Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
   1) Posta via gufo (109 citazioni)
   2) Il grosso errore di zia Marge (132 citazioni)
   3) Il Nottetempo (170 citazioni)
   4) Il Paiolo Magico (188 citazioni)
   5) Il Dissennatore (282 citazioni)
   6) Artigli e foglie di tè (265 citazioni)
   7) Il Molliccio nell'armadio (197 citazioni)
   8) La fuga della Signora Grassa (225 citazioni)
   9) Una Grama sconfitta (226 citazioni)
   10) La Mappa del Malandrino (258 citazioni)
   11) La Firebolt (226 citazioni)
   12) Il Patronus (200 citazioni)
   13) Grifondoro contro Corvonero (159 citazioni)
   14) L'ira di Piton (221 citazioni)
   15) La finale di Quidditch (204 citazioni)
   16) La profezia della professoressa Cooman (192 citazioni)
   17) Gatto, topo e cane (197 citazioni)
   18) Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (67 citazioni)
   19) Il servo di Voldemort (203 citazioni)
   20) Il bacio dei Dissennatori (78 citazioni)
   21) Il segreto di Hermione (348 citazioni)
   22) Ancora posta via gufo (182 citazioni)
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L'ira di Piton


   Quella notte nessuno dormì nella Torre del Grifondoro. Sapevano che il castello sarebbe stato perquisito un'altra volta, e tutta la Casa rimase sveglia nella sala comune, in attesa di scoprire se Black era stato catturato. La professoressa McGranitt tornò all'alba per far sapere ai ragazzi che era riuscito a fuggire.
   Il giorno dopo riconobbero ovunque i segni di una sorveglianza più stretta. Il professor Vitious stava insegnando alle porte principali a riconoscere Sirius Black da una grossa foto; Gazza andava su e giù per i corridoi a inchiodare assi dappertutto, dalle minuscole crepe nelle pareti alle tane di topo. Sir Cadogan era stato licenziato. Il suo ritratto era stato riportato su al solitario pianerottolo del settimo piano, e la Signora Grassa era tornata. Era stata restaurata da mani esperte, ma era ancora molto nervosa, e aveva accettato di tornare al lavoro solo con la garanzia di una protezione speciale. Un gruppo di scontrosi troll guardiani era stato reclutato per sorvegliarla. Marciavano per il corridoio in un drappello minaccioso, parlando a grugniti e confrontando la misura delle loro mazze.
   Harry non poté fare a meno di notare che la statua della strega orba al terzo piano era rimasta incustodita. Pareva che Fred e George avessero avuto ragione nel dire che solo loro e ora Harry, Ron e Hermione sapevano del passaggio segreto al suo interno.
   «Credi che dovremmo dirlo a qualcuno?» chiese Harry a Ron.
   «Sappiamo che non entra da Mielandia» tagliò corto Ron. «Lo avremmo saputo se qualcuno fosse penetrato nel negozio».
   Harry fu felice che Ron la pensasse così. Se bloccavano anche la strega orba, non sarebbe mai più potuto andare a Hogsmeade.
   In un baleno Ron diventò una celebrità. Per la prima volta, tutti dedicavano più attenzione a lui che a Harry, ed era chiaro che Ron si stava godendo il momento. Ancora parecchio scosso dagli eventi della notte, era comunque felice di raccontare l'accaduto a chiunque glielo chiedesse, con gran ricchezza di particolari.
   «...Stavo dormendo quando ho sentito un rumore, come una cosa che si strappava, e credevo che fosse un sogno, insomma. Ma poi c'era uno spiffero... Mi sono svegliato e una tenda del mio letto non c'era più... Mi sono girato... e l'ho visto in piedi sopra di me... come uno scheletro, con una massa di capelli sporchi... e aveva un coltello lunghissimo, almeno trenta centimetri... e mi ha guardato, e io l'ho guardato, e poi io ho urlato e lui è fuggito».
   «Perché, poi?» aggiunse rivolto a Harry, mentre il gruppo di ragazze del secondo anno che avevano ascoltato l'agghiacciante racconto si allontanava. «Perché è fuggito?»
   Harry si era chiesto la stessa cosa. Perché Black, una volta sbagliato letto, non aveva messo a tacere Ron e cercato lui? Black aveva dimostrato dodici anni prima che non aveva alcuno scrupolo a uccidere persone innocenti, e questa volta si era trovato di fronte a cinque ragazzi disarmati, quattro dei quali addormentati.
   «Forse sapeva che sarebbe stato difficile uscire di nuovo dal castello dopo che tu ti eri messo a gridare e avevi svegliato tutti» disse Harry pensieroso. «Avrebbe dovuto uccidere tutta la Casa per riuscire a ripassare dal buco del ritratto... poi avrebbe incontrato gli insegnanti...»
   Neville era nella disgrazia più totale. La professoressa McGranitt era così arrabbiata con lui che gli aveva interdetto qualunque futura gita a Hogsmeade, lo aveva punito e aveva proibito a tutti di dirgli la parola d'ordine per entrare nella Torre. Il povero Neville era costretto ad aspettare tutte le sere fuori dalla sala comune che qualcuno lo facesse entrare, mentre i troll della sorveglianza lo fissavano minacciosi. Nessuna di queste punizioni, comunque, uguagliava quella che sua nonna aveva in serbo per lui. Due giorni dopo l'incursione di Black, spedì a Neville la cosa peggiore che uno studente di Hogwarts potesse ricevere per colazione: una Strillettera.
   I gufi della scuola planarono nella Sala Grande portando la posta come al solito, e a Neville andò il boccone di traverso mentre un grosso gufo at terrava davanti a lui con una lettera scarlatta nel becco. Harry e Ron, che erano seduti di fronte, riconobbero subito la lettera: Ron ne aveva ricevuta una così da sua madre l'anno prima.
   «Scappa, Neville» gli consigliò Ron.
   Non glielo dovette ripetere due volte. Neville afferrò la busta e tenendola davanti a sé come se fosse una bomba corse fuori dalla sala, mentre il tavolo dei Serpeverde scoppiava a ridere. Sentirono la Strillettera che partiva nell'ingresso: la voce della nonna di Neville, prodigiosamente aumentata di volume di almeno cento volte, che strillava ai quattro venti come il nipote aveva coperto di vergogna tutta la famiglia.
   Harry era troppo occupato a compiangere Neville per notare che c'era una lettera anche per lui. Edvige attirò la sua attenzione beccandolo forte sul polso.
   «Ahia... Oh... grazie, Edvige...»
   Harry strappò la busta mentre Edvige trangugiava i cornflakes di Neville. Il biglietto diceva:
   Cari Harry e Ron,
cosa ne dite di venire a prendere il tè da me oggi pomeriggio verso le sei? Vengo a prendervi io al castello. ASPETTATE ME NELL'INGRESSO, NON DOVETE USCIRE DA SOLI.
Saluti,
Hagrid

   «Forse vuole che io gli racconti di Black!» disse Ron.
   E così alle sei del pomeriggio Harry e Ron uscirono dalla Torre dei Grifondoro, superarono di corsa i troll della sorveglianza e scesero nella Sala d'Ingresso.
   Hagrid li stava aspettando.
«Tutto bene, Hagrid!» disse Ron. «Suppongo che tu voglia sapere di sabato notte, vero?»
   «So già tutto» disse Hagrid, aprendo la porta e incamminandosi davanti a loro.
   «Oh» disse Ron un po' deluso.
   La prima cosa che videro entrando nella capanna di Hagrid fu Fierobecco, allungato sulla coperta patchwork di Hagrid, le enormi ali ripiegate strette accanto al corpo, che si gustava un grosso piatto di furetti morti. Distogliendo lo sguardo da quella visione sgradevole, Harry vide un enorme vestito peloso marrone e un'orrenda cravatta gialla e arancione penzolare nell'armadio di Hagrid.
   «A cosa servono, Hagrid?» chiese.
   «Per l'udienza di Fierobecco contro il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose» disse Hagrid. «È questo venerdì. Io e lui andiamo a Londra insieme. Ho preso due cuccette sul Nottetempo...»
   Harry fu sopraffatto dai sensi di colpa. Si era completamente dimenticato che il processo a Fierobecco era così vicino, e a giudicare dallo sguardo imbarazzato di Ron, anche lui se n'era scordato. Avevano dimenticato anche la loro promessa di aiutare Hagrid a preparare la difesa dell'Ippogrifo; l'arrivo della Firebolt l'aveva cancellata dalle loro menti.
   Hagrid servì loro il tè e offrì un piatto di focaccine, che rifiutarono; avevano già sperimentato fin troppe volte la cucina di Hagrid.
   «Ho qualcosa da discutere con voi due» disse Hagrid, sedendosi tra loro con aria insolitamente seria.
   «Cosa?» chiese Harry.
   «Hermione» disse Hagrid.
   «Perché?» disse Ron.
   «Perché non sta bene, ecco perché. È venuta qui a trovarmi tante volte da Natale. Si sente sola. Prima non ci parlavate, con lei, per via della Firebolt, adesso non ci parlate perché il suo gatto...»
   «...ha mangiato Crosta!» lo interruppe Ron furioso.
   «Perché il suo gatto ha fatto come fanno tutti i gatti» continuò Hagrid ostinato. «Ha pianto tante volte, sapete. È un brutto momento per lei. Troppi impegni, se volete saperlo, con tutto il lavoro che sta cercando di fare. Ma ha trovato lo stesso il tempo di aiutarmi con il caso di Fierobecco, sapete... ha trovato della roba davvero buona... credo che lui ha qualche possibilità adesso...»
   «Hagrid, avremmo dovuto aiutarti anche noi... scusa...» esordì Harry imbarazzato.
   «Non ti rimprovero mica!» disse Hagrid, respingendo le scuse di Harry. «Con tutto quello che c'hai avuto per la testa, ti ho visto che ti allenavi a Quidditch a tutte le ore del giorno e della notte... ma ve lo devo dire, credevo che a voi due vi importava di più della vostra amica che di una scopa o di un topo. Ecco».
   Harry e Ron si guardarono, entrambi a disagio.
   «Era davvero sconvolta, poverina, quando Black ti ha aggredito, Ron. Lei si che ha il cuore al posto giusto, lei, e voi due che non ci parlate nemmeno...»
   «Se solo si sbarazzasse di quel gatto, io le parlerei ancora!» disse Ron arrabbiato, «ma lo difende sempre! È un criminale, e lei non vuole nemmeno sentirselo dire!»
   «Ah, be', la gente a volte è un po' stupida quando ci parli dei suoi animali» disse Hagrid saggiamente. Alle sue spalle, Fierobecco sputò qualche osso di furetto sul cuscino.
   Passarono il resto della visita a discutere delle aumentate possibilità di Grifondoro di vincere la Coppa del Quidditch. Alle nove, Hagrid li riaccompagnò al castello.
   Di ritorno nella sala comune, videro un folto gruppo di ragazzi che si accalcava attorno alla bacheca.
   «Hogsmeade, il prossimo finesettimana!» disse Ron, sporgendosi sopra la folla di teste per leggere il nuovo avviso. «Cosa ne dici?» sussurrò a Harry mentre andavano a sedersi.
   «Be', Gazza non ha fatto niente al passaggio per Mielandia...» disse Harry, ancora più piano.
   «Harry!» disse una voce nel suo orecchio destro. Harry sobbalzò e cercò con lo sguardo Hermione, che era seduta al tavolo dietro di loro e si apriva un varco nel muro di libri che la nascondeva.
   «Harry, se torni a Hogsmeade... dirò della mappa alla professoressa McGranitt!» dichiarò Hermione.
   «Hai sentito qualcuno parlare, Harry?» ringhiò Ron, senza guardarla.
   «Ron, come puoi permettergli di venire con te? Dopo quello che Sirius Black ha fatto a te! Parlo sul serio, lo dirò...»
   «E così adesso stai cercando di far espellere Harry!» disse Ron furibondo. «Non hai già fatto abbastanza danni per quest'anno?»
   Hermione aprì la bocca per ribattere, ma Grattastinchi le balzò in grembo soffiando dolcemente. Hermione lanciò uno sguardo spaventato a Ron, prese in braccio Grattastinchi e corse via verso il dormitorio delle ragazze.
   «Dicevamo?» disse Ron a Harry, come se non fossero stati interrotti. «Dài, l'ultima volta che siamo andati non hai visto praticamente niente. Non sei nemmeno entrato da Zonko!»
   Harry si guardò intorno per controllare che Hermione non fosse a portata di orecchie.
   «Ok» disse. «Ma questa volta mi porto il Mantello dell'Invisibilità».
   Il sabato mattina, Harry mise il Mantello dell'Invisibilità nella borsa, si fece scivolare in tasca la Mappa del Malandrino e scese a far colazione con tutti gli altri. Hermione continuava a scoccargli occhiate sospettose, ma lui ne evitò lo sguardo, e fece in modo che lei lo vedesse risalire la scalinata di marmo mentre tutti gli altri si dirigevano verso la porta d'ingresso.
   «Ciao!» disse Harry a Ron. «Ci vediamo al tuo ritorno!»
   Ron sorrise e gli fece l'occhiolino.
   Harry corse al terzo piano e mentre saliva estrasse la Mappa del Malandrino. Si accovacciò dietro la strega orba e stese la cartina. Un puntino avanzava nella sua direzione. Harry strizzò gli occhi per metterlo a fuoco. La scritta minuscola accanto al puntino recitava 'Neville Paciock'.
   Harry estrasse in fretta la bacchetta magica, mormorò «Dissendium!» e spinse la borsa dentro la statua, ma prima che riuscisse a seguirla, Neville girò l'angolo.
   «Harry! Mi ero dimenticato che anche tu non vai a Hogsmeade!»
   «Ciao, Neville» disse Harry, allontanandosi in fretta dalla statua e rimettendosi in tasca la mappa. «Che cosa fai?»
   «Niente» disse Neville scrollando le spalle. «Ti va una partita a SparaSchiocco?»
   «Ehm... non ora... pensavo di andare in biblioteca a fare quel tema sui Vampiri per Lupin...»
   «Vengo con te!» esclamò Neville allegramente. «Anch'io non l'ho ancora fatto!»
   «Ehm... aspetta... sì, dimenticavo, l'ho finito ieri sera!»
   «Magnifico, così puoi aiutare me!» disse Neville, con un'espressione di ansia sul volto paffuto. «Non riesco a capire quella faccenda dell'aglio: devono mangiarlo o...»
   Neville s'interruppe con un sussulto, fissando un punto sopra la spalla di Harry.
   Era Piton. Neville si nascose rapido dietro a Harry.
   «E voi due che cosa fate qui?» chiese Piton, spostando lo sguardo dall'uno all'altro. «Strano posto per darvi appuntamento...»
   Con grande preoccupazione di Harry, gli occhietti neri di Piton dardeggiarono verso le porte che davano sul corridoio, e poi si soffermarono sulla strega orba.
   «Noi... non ci siamo dati appuntamento» disse Harry. «Ci siamo incontrati... per caso».
   «Davvero?» disse Piton. «Tu hai l'abitudine di apparire nei posti più inaspettati, Potter, ed è raro che sia senza una buona ragione... Suggerirei che voi due torniate alla Torre dei Grifondoro, è precisamente là che dovete stare».
   Harry e Neville si allontanarono senza ribattere. Mentre giravano l'angolo, Harry si voltò. Piton stava passando una mano sulla testa della strega orba e la osservava da vicino.
   Harry riuscì a liberarsi di Neville davanti alla Signora Grassa, pronunciando la parola d'ordine e fingendo poi di aver lasciato il tema sui Vampiri in biblioteca per poter tornare indietro. Una volta lontano dalla vista dei troll della sorveglianza, estrasse di nuovo la mappa e l'avvicinò al naso.
   Il corridoio del terzo piano sembrava deserto. Harry esaminò la mappa con cura e vide con sollievo che il puntino sotto cui c'era scritto 'Severus Piton' era tornato nel suo studio.
   Corse fino alla strega orba, le aprì la gobba, ci s'infilò e scivolò giù, raggiungendo la borsa ai piedi dello scivolo di pietra. Cancellò di nuovo la Mappa del Malandrino e partì di gran carriera.
   Harry, completamente nascosto sotto il Mantello dell'Invisìbilità, emerse alla luce del sole fuori da Mielandia e diede a Ron una pacca sulla schiena.
   «Sono io» sussurrò.
   «Come mai ci hai messo tanto?» sibilò Ron.
   «C'era in giro Piton...»
   Si avviarono lungo la strada principale.
   «Dove sei?» bisbigliò Ron con l'angolo della bocca. «Ci sei ancora? È strano...»
   Andarono all'Ufficio Postale. Ron finse di controllare il prezzo di un gufo per Bill in Egitto e così Harry poté dare un'occhiata in giro. I gufi, almeno trecento, erano appollaiati tutto intorno e tubavano; si andava dai grandi esemplari di gufo grigio fino ai piccoli assioli ('Solo consegne locali'), così minuscoli che avrebbero potuto stare nel palmo della mano di Harry.
   Poi andarono da Zonko, così affollato che Harry dovette fare molta attenzione per non calpestare nessuno seminando il panico. C'erano giochi e scherzi che avrebbero soddisfatto i desideri più sfrenati di George e Fred; Harry sussurrò a Ron una serie di ordini e gli passò del denaro da sotto il Mantello. Uscirono da Zonko con i portamonete decisamente alleggeriti, ma in compenso avevano le tasche gonfie di Caccabombe, Dolci Singhiozzini, Sapone di Uova di Rana, più una Tazza da tè Mordinaso per ciascuno.
   Era una bella giornata ventosa; e nessuno dei due aveva voglia di stare al
   chiuso, così oltrepassarono i Tre Manici di Scopa e salirono la collina per andare a visitare la Stamberga Strillante, il luogo più infestato di tutta la Gran Bretagna. Era situata un po' più in alto del resto del villaggio, e anche alla luce del giorno era vagamente inquietante, con le finestre chiuse da tavolati e il cupo giardino inselvatichito.
   «Anche i fantasmi di Hogwarts la evitano» disse Ron, mentre si arrampicavano sulla staccionata per guardare meglio. «Ho chiesto a NickQuasiSenzaTesta... dice che sa che ci vivono dei tipi poco raccomandabili. Nessuno può entrare; Fred e George ci hanno provato, naturalmente, ma tutti gli ingressi sono chiusi con i sigilli...»
   Harry, accaldato per la salita, meditava di togliersi il Mantello per qualche minuto, quando sentirono delle voci avvicinarsi. Qualcuno saliva verso la casa dall'altra parte della collina; un istante dopo apparve Malfoy, seguito da vicino da Tiger e Goyle.
   «...dovrei ricevere un gufo da mio padre a momenti» disse Malfoy. «È andato all'udienza per raccontare del mio braccio... che non ho potuto muoverlo per tre mesi...»
   Tiger e Goyle sogghignarono.
   «Mi piacerebbe proprio sentire quel grosso babbeo peloso che cerca di difendersi... 'Non fa niente, davvero...' quell'Ippogrifo è già bell'e morto...»
   Malfoy all'improvviso scorse Ron. Il suo volto pallido fu attraversato da un ghigno malvagio.
   «Che cosa fai, Weasley?»
   Malfoy guardò la casa diroccata alle spalle di Ron.
   «Suppongo che ti piacerebbe viverci, eh, Weasley? Che sogno, avere una camera tutta per te... Ho sentito dire che a casa vostra dormite tutti nella stessa stanza... è vero?»
   Harry trattenne Ron afferrandolo per gli abiti, per impedirgli di saltare addosso a Malfoy.
   «Ci penso io» sibilò all'orecchio dell'amico.
   L'occasione era troppo perfetta per sprecarla. Harry strisciò in silenzio dietro Malfoy, Tiger e Goyle, si chinò e raccolse una grossa manciata di fango dal sentiero.
   «Stavamo proprio parlando del tuo amico Hagrid» disse Malfoy a Ron. «Cercavamo di immaginarci che cosa sta dicendo al Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. Credi che piangerà quando taglieranno la testa...»
   SPLAT!
La testa di Malfoy scattò in avanti mentre il fango lo colpiva; rivoli di melma presero a colare dai suoi capelli di un biondo argentato.
   «Ma che cosa...»
   Ron scoppiò a ridere così fragorosamente che dovette aggrapparsi alla staccionata per non cadere. Malfoy, Tiger e Goyle girarono stupidamente su se stessi, guardandosi intorno furenti, mentre Malfoy cercava di ripulirsi i capelli.
   «Che cosa è stato? Chi è stato?»
   «È pieno di fantasmi qui, vero?» disse Ron con il tono di uno che parla del tempo.
   Tiger e Goyle sembravano spaventati. I loro grossi muscoli erano inutili contro i fantasmi. Malfoy scrutava adirato il paesaggio deserto.
   Harry sgattaiolò giù per il sentiero, verso una pozzanghera particolarmente melmosa che conteneva una gelatina verde dall'odore terribile.
   SPLAT!
Questa volta ne finì un po' anche addosso a Tiger e Goyle. Goyle balzò furiosamente in su e in giù, cercando di ripulirsi gli occhietti inespressivi.
   «È venuta da là!» disse Malfoy pulendosi la faccia e fissando un punto a un paio di metri da Harry.
   Tiger scattò, le lunghe braccia tese come uno zombie. Harry balzò via, prese un bastone e picchiò Tiger sulla schiena. Poi rimase lì, piegato in due da una risata silenziosa, mentre Tiger faceva una specie di piroetta a mezz'aria per cercare di vedere chi era stato. Siccome Ron era l'unica persona in vista, fu verso di lui che puntò, ma Harry tese la gamba, Tiger inciampò e il suo piedone piatto s'impigliò nell'orlo del Mantello di Harry, che sentì uno strattone mentre il cappuccio gli scivolava via dal volto.
   Per un attimo Malfoy rimase immobile a fissarlo.
   «AARGH!» urlò, indicando la testa di Harry. Poi si voltò e corse via a rotta di collo, giù per la collina, con Tiger e Goyle alle calcagna.
   Harry si risistemò il Mantello, ma il guaio era fatto.
   «Harry!» esclamò Ron inciampando in avanti e fissando desolato il punto in cui l'amico era scomparso di nuovo, «è meglio se scappi! Se Malfoy lo racconta a qualcuno... è meglio se torni subito al castello, presto...»
   «Ci vediamo dopo» disse Harry, e senza aggiungere altro si avviò giù per il sentiero che portava a Hogsmeade.
   Malfoy avrebbe creduto a quello che aveva visto? Qualcuno avrebbe creduto a Malfoy? Nessuno sapeva del Mantello dell'Invisibilità, nessuno tranne Silente. A Harry si rovesciò lo stomaco: Silente avrebbe capito su
   bito che cosa era successo, se Malfoy avesse parlato...
   Di ritorno a Mielandia, giù per i gradini della cantina, sotto il pavimento di pietra, attraverso la botola... Harry si sfilò il Mantello, se lo ficcò sottobraccio e corse, corse lungo il passaggio segreto... Malfoy sarebbe arrivato prima... quanto ci avrebbe messo a trovare un insegnante? Ansimando, il fianco trafitto da un dolore acuto, Harry non rallentò finché non raggiunse lo scivolo di pietra. Doveva lasciare lì il Mantello, che lo avrebbe tradito se Malfoy aveva fatto la spiata a un insegnante. Lo nascose in un angolo buio, poi prese a salire, più veloce che poteva, le mani sudate che sdrucciolavano sui lati dello scivolo. Raggiunse l'interno della gobba della strega, la colpì con la bacchetta e si issò fuori; la gobba si chiuse, e proprio mentre Harry balzava fuori da dietro la statua, sentì dei passi rapidi avvicinarsi.
   Era Piton. Raggiunse Harry con andatura decisa, il manto nero che frusciava, poi sì fermò davanti a lui.
   «Allora» disse.
   Aveva un'espressione di trionfo represso. Harry cercò di assumere un'aria innocente, ben sapendo di avere il viso sudato e le mani coperte di fango. Le nascose in fretta nelle tasche.
   «Vieni con me, Potter» disse Piton.
   Harry lo seguì di sotto, cercando di pulirsi le mani dentro i pantaloni senza farsi notare. Scesero fino ai sotterranei ed entrarono nello studio del professore.
   Harry c'era già stato solo una volta, e anche in quell'occasione si trovava in guai seri. Da allora Piton aveva aggiunto altre cose viscide e schifose alla sua collezione di barattoli schierati sugli scaffali dietro la sua scrivania, scintillanti alla luce del fuoco: un valido contributo all'atmosfera minacciosa.
   «Siediti» disse Piton.
   Harry obbedì. Piton invece rimase in piedi.
   «Il signor Malfoy mi ha appena raccontato una strana storia, Potter» disse Piton.
   Harry rimase zitto.
   «Dice che era vicino alla Stamberga Strillante quando ha incontrato Weasley, apparentemente solo».
   Harry continuò a tacere.
   «Il signor Malfoy mi ha detto che stava parlando con Weasley quando una grossa quantità di fango l'ha colpito dietro la testa. Come credi che possa essere successo?»
   Harry tentò di apparire vagamente sorpreso.
   «Non lo so, professore».
   Gli occhi di Piton perforavano quelli di Harry. Era esattamente come cercare di fissare un Ippogrifo. Harry cercò disperatamente di non battere ciglio.
   «Il signor Malfoy poi ha visto una straordinaria apparizione. Riesci a immaginartela, Potter?»
   «No» disse Harry, tentando ora di mostrarsi ingenuamente curioso.
   «Era la tua testa, Potter. Che galleggiava a mezz'aria».
   Cadde un lungo silenzio.
   «Forse è meglio se va a trovare Madama Chips» disse Harry. «Se ha delle visioni...»
   «Che cosa ci faceva la tua testa a Hogsmeade, Potter?» disse Piton piano. «La tua testa non ha il permesso di andare a Hogsmeade. Nessuna parte del tuo corpo ha il permesso di andare a Hogsmeade».
   «Lo so» disse Harry sforzandosi di non sembrare colpevole o spaventato. «Pare che Malfoy abbia le alluci...»
   «Malfoy non ha le allucinazioni» sibilò Piton, e si chinò verso Harry posando le mani sui braccioli della sedia, finché il suo viso non fu vicinissimo a quello del ragazzo. «Se la tua testa era a Hogsmeade, vuol dire che c'era anche il resto».
   «Ero su nella Torre dei Grifondoro» disse Harry. «Come ha detto lei...»
   «C'è qualcuno che può confermarlo?»
   Harry non disse nulla. Le labbra sottili di Piton si arricciarono in un sorriso orribile.
   «Allora» disse rialzandosi. «Tutti, dal Ministero della Magia in giù, stanno cercando di tenere il celebre Harry Potter alla larga da Sirius Black. Ma il celebre Harry Potter detta legge. Che sia la gente comune a preoccuparsi della sua sicurezza! Il celebre Harry Potter va dove vuole, senza pensare alle conseguenze».
   Harry rimase zitto. Piton stava cercando di indurlo a dire la verità. E lui non aveva nessuna intenzione di farlo. Piton non aveva prove. Non ancora.
   «Sapessi quanto assomigli a tuo padre, Potter» disse Piton all'improvviso, con un bagliore negli occhi. «Anche lui era straordinariamente arrogante. Quel suo po' di talento a Quidditch gli dava la certezza di essere superiore agli altri. Come te. Andava in giro a pavoneggiarsi con i suoi amici e ammiratori... la somiglianza fra voi due è straordinaria».
   «Mio padre non si pavoneggiava» disse Harry prima di riuscire a tratte nersi. «E nemmeno io».
   «Neanche tuo padre dava molto peso alle regole» riprese Piton, approfittando del vantaggio, il volto magro pervaso di malvagità. «Le regole erano fatte per i comuni mortali, non per i campioni di Quidditch. Aveva la testa piena...»
   «STIA ZITTO!»
   Harry era scattato in piedi. Un'ira che non provava dalla sua ultima notte a Privet Drive gli saettava in corpo. Non badò al fatto che il volto di Piton si fosse irrigidito e che gli occhi neri lampeggiassero pericolosamente.
   «Che cosa hai detto, Potter?»
   «Le ho detto di non dire più niente su mio padre!» gridò Harry. «Io so la verità, va bene? Le ha salvato la vita! Me l'ha detto Silente! Lei non sarebbe qui se non fosse per mio padre!»
   Il volto già pallido di Piton diventò del colore del latte inacidito.
   «E il Preside ti ha raccontato le circostanze in cui tuo padre mi ha salvato la vita?» sussurrò. «O ha pensato che i dettagli fossero troppo spiacevoli per le orecchie delicate del caro Potter?»
   Harry si morse le labbra. Non sapeva che cos'era successo e non voleva ammetterlo, ma sembrava che Piton avesse indovinato la verità.
   «Mi dispiacerebbe che tu ti facessi un'idea sbagliata di tuo padre, Potter» disse, mentre un ghigno orribile gli deformava la faccia. «Hai forse immaginato un atto di glorioso eroismo? Allora lascia che ti corregga. Il tuo santissimo padre e i suoi amici hanno fatto uno scherzo davvero spiritoso che si sarebbe concluso con la mia morte se tuo padre all'ultimo momento non avesse avuto paura. Non ci fu niente di coraggioso in quello che fece. Fu solo per salvare la sua pelle quanto la mia. Se lo scherzo fosse riuscito, sarebbe stato espulso da Hogwarts».
   I denti giallastri e irregolari di Piton si scoprirono in un ghigno.
   «Vuota le tasche, Potter!» esclamò il professore all'improvviso.
   Harry non si mosse. Gli pulsavano le orecchie.
   «Vuota le tasche, o andiamo dritti dal Preside! Vuotale, Potter!»
   Raggelato dal terrore, Harry estrasse lentamente il sacchetto di scherzi di Zonko e la Mappa del Malandrino.
   Piton prese il sacchetto di Zonko.
   «Me l'ha dato Ron» disse Harry, sperando di riuscire ad avvertire l'amico prima che Piton lo incontrasse. «Lui... li ha presi a Hogsmeade l'ultima volta...»
   «Davvero? E tu te li porti in giro da allora? Commovente... e questo co s'è?»
   Piton aveva preso la mappa. Harry cercò con tutte le sue forze di restare impassibile.
   «Un foglio di pergamena di riserva» disse alzando le spalle.
   Piton lo rigirò, lo sguardo fisso su Harry.
   «Di sicuro non ti serve a niente un foglio di pergamena così vecchio...» disse. «Perché non lo buttiamo via?»
   E tese la mano verso il fuoco.
«No!» disse Harry in fretta.
   «Allora!» esclamò Piton, le lunghe narici vibranti. «È un altro prezioso regalo del signor Weasley? O è... qualcos'altro? Una lettera, magari, scritta con l'inchiostro invisibile? Oppure... le istruzioni per andare a Hogsmeade senza dover passare davanti ai Dissennatori?»
   Harry batté le ciglia. Gli occhi di Piton s'illuminarono.
   «Vediamo, vediamo...» borbottò estraendo la bacchetta magica e aprendo la mappa sulla scrivania. «Rivela il tuo segreto!» disse, sfiorando la mappa con un colpo di bacchetta.
   Non successe niente. Harry si strinse le mani per arrestarne il tremito.
   «Mostrati!» disse Piton battendo forte sulla mappa.
   Il foglio rimase vuoto. Harry trasse alcuni respiri profondi per cercare di calmarsi.
   «Severus Piton, professore di questa scuola, ti ordina di rivelare le informazioni che nascondi!» disse Piton, e colpi di nuovo la mappa con la bacchetta.
   Come se una mano invisibile vi scrivesse, alcune parole apparvero sulla liscia superficie della mappa:
   «Il signor Lunastorta porge i suoi ossequi al professor Piton e lo prega di tenere il suo naso mostruosamente lungo lontano dagli affari altrui».
   Piton s'irrigidì. Harry fissò il messaggio, ammutolito. Ma la mappa non si fermò lì. Sotto la prima frase ne apparve un'altra:
   «Il signor Ramoso è d'accordo con il signor Lunastorta, e ci tiene ad aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota».
   Sarebbe stato molto divertente se la situazione non fosse stata cosi seria. E c'era dell'altro...
   «Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo stupore per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore».
   Harry chiuse gli occhi orripilato. Quando li riaprì, la mappa concluse:
   «Il signor Codaliscia augura buona giornata al professor Piton, e gli dà un consiglio: lavati i capelli, sporcaccione».
   Harry aspettò l'esplosione.
   «Allora...» disse piano Piton. «La vedremo...»
   Si avvicinò al fuoco, afferrò una manciata di polvere scintillante da un barattolo sopra il camino e la lanciò tra le fiamme.
   «Lupin!» gridò Piton nel fuoco. «Devo parlarti!»
   Profondamente stupito, Harry fissò il fuoco. Una grossa forma vorticante apparve tra le fiamme. Un attimo dopo, il professor Lupin usciva dal camino, scuotendosi via la cenere dagli abiti lisi.
   «Mi hai chiamato, Severus?» disse dolcemente.
   «Ma certo» replicò Piton, il volto contorto per la rabbia, mentre tornava alla scrivania. «Ho appena chiesto a Potter di vuotarsi le tasche. Ho trovato questo».
   Piton indicò il foglio di pergamena sul quale le parole dei signori Lunastorta, Ramoso, Felpato e Codaliscia rilucevano ancora. Una strana espressione indecifrabile apparve sul volto di Lupin.
   «Allora?» chiese Piton.
   Lupin continuò a fissare la mappa. Harry ebbe l'impressione che stesse riflettendo rapidamente.
   «Allora?» ripeté Piton. «Questa pergamena è chiaramente piena di Magia Oscura. Dovrebbe essere la tua specialità, Lupin. Dove credi che Potter abbia trovato una cosa del genere?»
   Lupin alzò gli occhi e, con una sola occhiata verso Harry, lo avvertì di non interromperlo.
   «Piena di Magia Oscura?» ripeté tranquillo. «Lo pensi davvero, Severus? A me sembra solo un foglio di pergamena che insulta chiunque lo legga. Infantile, ma certo non pericoloso. Immagino che Harry l'abbia trovato in un negozio di scherzi...»
   «Davvero?» disse Piton. La sua mascella si era irrigidita dalla rabbia. «Credi che un negozio di scherzi potrebbe vendergli una cosa del genere? Non credi che sia più probabile che l'abbia avuta direttamente da chi l'ha fatta?»
   Harry non capiva di cosa stesse parlando Piton. E a quanto pareva, nemmeno Lupin.
   «Vuoi dire dal signor Codaliscia o da un altro di questi signori?» chiese. «Harry, conosci qualcuna di queste persone?»
   «No» rispose Harry in fretta.
   «Visto, Severus?» disse Lupin voltandosi verso Piton. «A me sembra un tipico articolo di Zonko...»
   Giusto in tempo, Ron entrò di corsa nello studio. Boccheggiava, e si fermò davanti alla scrivania di Piton, tenendosi una mano sul petto dolorante e cercando di parlare.
   «L'ho... data... io... a... Harry» disse ansimando. «L'ho... comprata... da Zonko... un sacco di tempo fa...»
   «Bene!» disse Lupin, battendo le mani e guardandosi intorno allegramente. «La faccenda è chiarita! Severus, la prendo io, d'accordo?» Ripiegò la mappa e se la infilò sotto la giacca. «Harry, Ron, venite con me, devo parlarvi del tema sui Vampiri... se permetti, Severus...»
   Harry non osò guardare Piton mentre uscivano dallo studio. Lui, Ron e Lupin non parlarono prima di aver raggiunto l'ingresso. Poi Harry si voltò verso Lupin.
   «Professore, io...»
   «Non voglio sentire spiegazioni» disse Lupin secco. Si guardò intorno nella Sala d'Ingresso deserta e abbassò la voce. «So che questa mappa fu requisita da Mastro Gazza molti anni fa. Sì, so che è una mappa» disse in risposta agli sguardi stupiti di Ron e Harry. «Non voglio sapere come ne sei entrato in possesso. Comunque sono esterrefatto che tu non l'abbia consegnata. Soprattutto dopo quello che è successo l'ultima volta che uno studente ha lasciato in giro delle informazioni sul castello. E non posso restituirtela, Harry».
   Harry se l'era aspettato, ed era troppo curioso di saperne di più per protestare.
   «Perché Piton credeva che l'avessi avuta da chi l'ha fatta?»
   «Perché...» Lupin esitò, «perché questi cartografi volevano attirarti fuori dalla scuola. L'avrebbero trovato estremamente divertente».
   «Lei li conosce?» chiese Harry, colpito.
   «Li ho visti una volta» rispose laconico Lupin. Guardò Harry, più serio che mai.
   «Non sperare che ti copra un'altra volta, Harry. Non riesco a farti prendere sul serio Sirius Black. Ma credevo che quello che senti quando i Dissennatori ti si avvicinano avesse prodotto qualche effetto su di te. I tuoi genitori hanno dato la loro vita per la tua, Harry. Bel modo di ricambiarli... barattare il loro sacrificio con un sacchetto di scherzi magici».
   Si allontanò, lasciando Harry molto più depresso di quando si trovava nello studio di Piton. Lentamente, lui e Ron salirono la scalinata di marmo. Mentre Harry oltrepassava la strega orba, gli venne in mente il Mantello dell'Invisibilità: era ancora là sotto, ma non osò andare a prenderlo.
   «È colpa mia» disse Ron bruscamente. «Ti ho convinto io a venire. Lupin ha ragione, siamo stati due stupidi, non dovevamo...»
   S'interruppe; avevano raggiunto il corridoio sorvegliato dai troll della sicurezza, e Hermione avanzava verso di loro. A Harry bastò guardarla per convincersi che aveva sentito parlare dell'accaduto. Il cuore gli sprofondò in petto... l'aveva denunciato alla professoressa McGranitt?
   «Sei venuta a gongolare un po'?» disse Ron brutalmente, mentre Hermione si fermava davanti a loro. «O sei appena andata a fare la spia?»
   «No» disse Hermione. Teneva in mano una lettera e le tremavano le labbra. «Ho solo pensato che dovevate saperlo... Hagrid ha perso la causa. Fierobecco sarà giustiziato».
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