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Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
   1) Casa Riddle (109 citazioni)
   2) La Cicatrice (44 citazioni)
   3) L'invito (99 citazioni)
   4) Ritorno alla Tana (99 citazioni)
   5) I Tiri Vispi di Fred e George (111 citazioni)
   6) La Passaporta (88 citazioni)
   7) Bagman e Crouch (164 citazioni)
   8) La Coppa del Mondo di Quidditch (161 citazioni)
   9) Il Marchio Nero (262 citazioni)
   10) Caos al Ministero (115 citazioni)
   11) Sull'Espresso di Hogwarts (120 citazioni)
   12) Il Torneo TreMaghi (161 citazioni)
   13) Malocchio Moody (157 citazioni)
   14) Le Maledizioni Senza Perdono (183 citazioni)
   15) Beauxbatons e Durmstrang (164 citazioni)
   16) Il Calice di Fuoco (203 citazioni)
   17) I Quattro Campioni (143 citazioni)
   18) la Pesa delle Bacchette (229 citazioni)
   19) L'ungaro Spinato (183 citazioni)
   20) La Prima Prova (217 citazioni)
   21) Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (185 citazioni)
   22) La Prova Inaspettata (186 citazioni)
   23) Il Ballo del Ceppo (253 citazioni)
   24) Lo Scoop di Rita Skeeter (198 citazioni)
   25) L'Uovo e l'Occhio (176 citazioni)
   26) La Seconda Prova (229 citazioni)
   27) Il Ritorno di Felpato (212 citazioni)
   28) La Follia del Signor Crouch (282 citazioni)
   29) il Sogno (166 citazioni)
   30) Il Pensatoio (204 citazioni)
   31) La Terza Prova (267 citazioni)
   32) Carne, Sangue e Ossa (54 citazioni)
   33) I Mangiamorte (100 citazioni)
   34) Prior Incantatio (69 citazioni)
   35) Veritaserum (165 citazioni)
   36) Le Strade si Dividono (206 citazioni)
   37) L'Inizio (180 citazioni)
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Il Ritorno di Felpato


   Una delle cose più belle dei giorni successivi fu che tutti facevano a gara per sapere nel dettaglio ciò che era accaduto in fondo al lago, e per una volta Ron condivise con Harry le luci della ribalta. C’è da dire che la versione dei fatti data da Ron cambiava leggermente ogni volta che la ripeteva. All’inizio, raccontò quella che pareva la verità, o almeno collimava con il racconto di Hermione: nell’ufficio della professoressa McGranitt, Silente aveva fatto cadere tutti gli ostaggi in un sonno incantato, dopo aver assicurato loro che non avrebbero corso rischi e si sarebbero svegliati una volta fuori dall’acqua. Una settimana dopo, però, Ron narrava di un rapimento sensazionale in cui aveva lottato da solo contro cinquanta tritoni armati fino ai denti che dovettero dargli un sacco di botte per riuscire a legarlo.
    «Ma io avevo la bacchetta nascosta nella manica» assicurò a Padma Patil: Ron le piaceva molto di più ora che era sotto i riflettori, e gli rivolgeva la parola tutte le volte che si incrociavano nei corridoi. «Potevo uccidere tutti quegli stupidi tritoni quando volevo».
    «E come, russandogli addosso?» disse Hermione pungente. Tutti la prendevano in giro perché era risultata la cosa più cara a Viktor Krum, e quindi era piuttosto irritabile.
    A quella battuta le orecchie di Ron diventarono rosse, e da quel momento si attenne alla versione del sonno incantato.
    All’inizio di marzo il tempo divenne più asciutto, ma venti crudeli mordevano le mani e il viso degli studenti tutte le volte che uscivano nel parco. Ci furono ritardi nella consegna della posta perché i gufi continuavano a essere dirottati. Il gufo bruno che Harry aveva spedito a Sirius con la data del finesettimana di Hogsmeade ricomparve il venerdì mattina a colazione con tutte le penne arruffate contropiuma; Harry non fece in tempo ad aprire la lettera che quello prese il volo, chiaramente terrorizzato all’idea di essere rispedito là fuori.
    La lettera di Sirius era breve quasi quanto la precedente.
   
    Trovati allo steccato alla fine della strada che esce da Hogsmeade (dopo Mondomago) sabato pomeriggio alle due. Porta tutto il cibo che puoi.
   
    «Non sarà mica tornato a Hogsmeade» disse Ron incredulo.
    «Parrebbe di si, invece» disse Hermione.
    «Non ci posso credere» commentò Harry, nervoso. «Se lo prendono…»
    «Ma finora se l’è cavata, no?» disse Ron. «E la zona non pullula più di Dissennatori».
    Harry ripiegò la lettera e ridletté. A essere sincero, aveva una gran voglia di rivedere Sirius. Quindi si accinse a seguire l’ultima lezione del pomeriggio — doppie Pozioni — molto più disteso del solito.
    Malfoy, Tiger e Goyle erano davanti alla classe insieme a Pansy Parkinson e alla sua banda di ragazze di Serpeverde. Guardavano qualcosa che Harry non riuscì a vedere e sghignazzavano con tutta l’anima. Il muso da carlino di Pansy spuntò eccitato da dietro la vasta schiena di Goyle mentre Harry, Ron e Hermione si avvicinavano.
    «Eccoli, eccoli!» disse con una risatina, e il manipolo di Serpeverde si disperse. Harry vide che Pansy aveva in mano una rivista: Il Settimanale delle Streghe. La foto animata sulla copertina mostrava una strega ricciuta che esibiva un sorriso tutto denti e puntava la bacchetta contro una grossa torta di pan di Spagna.
    «Guarda un po’ qui dentro, magari ci trovi qualcosa di interessante, Granger!» disse Pansy ad alta voce, e lanciò la rivista a Hermione, che la prese al volo, perplessa. In quel momento, la porta della cantina si aprì, e Piton fece loro cenno di entrare.
    Hermione, Harry e Ron si diressero a un tavolo in fondo, come al solito. Quando Piton ebbe voltato loro le spalle per trascrivere alla lavagna gli ingredienti della pozione del giorno, Hermione sfogliò rapida la rivista sotto il banco. Finalmente, nella sezione centrale, Hermione trovò ciò che stavano cercando. Harry e Ron si fecero più vicini. Una foto a colori di Harry apriva un breve servizio intitolato LE PENE D’AMORE DI HARRY POTTER e firmato Rita Skeeter.
   
    È un ragazzo fuori dal comune, forse, eppure è un ragazzo che vive tutti i consueti tormenti dell’adolescenza. Privato degli affetti fin dalla tragica fine dei suoi genitori, Harry Potter, quattordici anni, credeva di aver trovato conforto nella sua fidanzata ufficiale a Hogwarts, Hermione Granger, Babbana di nascita. Certo non poteva immaginare che ben presto avrebbe dovuto subire un altro grande dolore in una vita già costellata di gravi perdite personali.
    Hermione Granger, una ragazza bruttina ma ambiziosa, sembra aver sviluppato un’inclinazione per i maghi celebri che Harry da solo non riesce a soddisfare. Fin dall’arrivo a Hogwarts di Viktor Krum, Cercatore della Nazionale Bulgara ed eroe della scorsa Coppa del Mondo di Quidditch, Hermione Granger gioca con i sentimenti di entrambi. Krum, palesemente innamorato cotto dell’ambigua ragazza, l’ha già invitata a fargli visita in Bulgaria durante le vacanze estive, e ripete: «Non ho mai provato niente di simile per nessun’altra».
    Comunque, potrebbero non essere state le dubbie attrattive naturali di Hermione Granger a catturare l’interesse di questi sventurati ragazzi.
    «È proprio brutta» dichiara Pansy Parkinson, una graziosa, vivace ragazza del quarto anno, «ma è probabile che abbia preparato un Filtro d’Amore, è piuttosto sveglia. Credo proprio che ci sia riuscita così».
    I Filtri d’Amore naturalmente sono proibiti a Hogwarts, e senz’alcun dubbio Albus Silente vorrà indagare su queste accuse. Nel frattempo, i sostenitori di Harry Potter devono augurarsi che la prossima volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole.
   
    «Te l’avevo detto!» sibilò Ron a Hermione che fissava l’articolo sbalordita. «Te l’avevo detto di non dar fastidio a Rita Skeeter! Ti ha fatto diventare una specie di… di donna scarlatta!»
    Hermione abbandonò l’aria stupefatta e scoppiò a ridere.
    «Donna scarlatta?» ripeté, voltandosi a guardare Ron, sbellicandosi dalle risate.
    «È così che le chiama mia madre» borbottò Ron, le orecchie paonazze.
    «Se questo è il meglio che Rita sa fare, sta perdendo la mano» disse Hermione, sempre ridacchiando, e gettò Il Settimanale delle Streghe sulla sedia vuota accanto a lei. «Che bel mucchio di porcherie».
    Guardò verso i Serpeverde, che fissavano lei e Harry dall’altra parte della stanza per vedere se l’articolo li aveva turbati. Hermione rivolse loro un sorriso sarcastico e un saluto con la mano, e lei, Harry e Ron tirarono fuori gli ingredienti necessari per preparare la Pozione Aguzzaingegno.
    «È curioso, però» disse Hermione dieci minuti dopo, il pestello sospeso a mezz’aria sopra una ciotola di scarabei. «Come faceva Rita Skeeter a sapere…?»
    «A sapere che cosa?» disse Ron in fretta. «Non hai preparato dei Filtri d’Amore, vero?»
    «Non dire sciocchezze» sbottò Hermione, e riprese a pestare gli scarabei. «No, è solo… come faceva a sapere che Viktor mi ha chiesto di andarlo a trovare quest’estate?»
    Nel dire ciò Hermione divenne effettivamente scarlatta, ed evitò di incrociare lo sguardo di Ron.
    «Cosa?» fece Ron, lasciando cadere il pestello con un tonfo sordo.
    «Me l’ha chiesto appena mi ha tirato fuori dal lago» mormorò Hermione. «Dopo che si era liberato della testa di squalo. Madama Chips ha dato a tutti e due una coperta e poi lui mi ha allontanato dai giudici perché non sentissero, e ha detto che se quest’estate non facevo niente di speciale, magari mi andava di…»
    «E tu che cosa gli hai risposto?» chiese Ron, che aveva ripreso il pestello e ora lo batteva sul tavolo, a una ventina di centimetri dalla ciotola, perché aveva gli occhi fissi su Hermione.
    «E lui in effetti ha detto che non aveva mai provato niente di simile per nessun’altra» riprese Hermione, e arrossì così intensamente che Harry riuscì quasi a sentire il calore, «ma come ha fatto Rita Skeeter a sentire? Non c’era… o invece c’era? Forse è vero che ha un Mantello dell’Invisibilità, forse è sgattaiolata nel parco per assistere alla seconda prova…»
    «E tu che cosa gli hai risposto?» ripeté Ron, picchiando il pestello così forte che lasciò il segno sul tavolo.
    «Be’, ero troppo occupata a vedere se tu e Harry stavate bene per…»
    «Per quanto affascinante possa essere la tua vita sociale, e certo lo è, signorina Granger» disse una voce gelida alle loro spalle, «devo chiederti di non discuterne durante le mie lezioni. Dieci punti in meno per Grifondoro».
    Piton si era avvicinato di soppiatto al loro tavolo mentre stavano parlando. Ora tutta la classe li fissava; Malfoy colse l’occasione per accendere la spilla POTTER FA SCHIFO e farla lampeggiare in direzione di Harry.
    «Ah, in più leggete sotto il banco?» aggiunse Piton, afferrando la copia del Settimanale delle Streghe. «Altri dieci punti in meno per Grifondoro… oh, ma naturalmente…» Gli occhietti neri di Piton scintillarono indugiando sull’articolo di Rita Skeeter. «Potter deve tenersi aggiornato con la rassegna stampa…»
    Nella cantina echeggiarono le risate dei Serpeverde, e un sorriso sgradevole increspò la bocca sottile di Piton. Con gran rabbia di Harry, l’insegnante cominciò a leggere l’articolo ad alta voce.
    «Le pene d’amore di Harry Potter… caro, caro il nostro Potter, ora che cosa ti affligge? Un ragazzo fuori dal comune, forse…»
    Harry sentì la faccia ardere. Piton faceva una pausa alla fine di ogni frase per consentire ai Serpeverde di farsi una bella risata. Letto da Piton, l’articolo suonava dieci volte più disgustoso.
    «…i sostenitori di Harry Potter devono sperare che la prossima volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole. Davvero commovente» concluse Piton con un sorrisetto beffardo, arrotolando la rivista mentre i Serpeverde continuavano a sghignazzare. «Be’, credo che sia meglio separarvi, voi tre, cosi potrete concentrarvi sulle vostre pozioni invece che sulla vostra complicata vita sentimentale. Weasley, tu resti qui. Signorina Granger, laggiù, vicino alla signorina Parkinson. Potter… quel tavolo davanti alla mia cattedra. Muovetevi. Ora».
    Furibondo, Harry gettò i suoi ingredienti e la borsa nel calderone e lo trascinò davanti, verso il tavolo vuoto. Piton lo seguì, prese posto alla cattedra e osservò Harry svuotare il calderone. Deciso a non guardarlo, Harry riprese a pestare i suoi scarabei, immaginando che ciascuno avesse la faccia di Piton.
    «Tutta questa attenzione da parte della stampa sembra averti montato quella testa che peraltro avevi già piena di arie, Potter» disse Piton piano, quando il resto della classe si fu rimesso al lavoro.
    Harry non ribatté. Sapeva che Piton stava cercando di provocarlo; l’aveva già fatto in passato. Senza dubbio sperava di trovare un’altra scusa per togliere una bella cinquantina di punti a Grifondoro prima della fine della lezione.
    «Può anche darsi che tu continui a coltivare l’illusione di aver catturato l’interesse di tutto quanto il mondo della magia» continuò Piton, così piano che nessun altro poteva sentirlo (Harry continuò a pestare i suoi scarabei, anche se li aveva già ridotti a una polverina finissima), «ma a me non importa quante volte la tua foto compare sui giornali. Per me, Potter, non sei altro che un ragazzino odioso che si considera al di sopra delle regole».
    Harry versò gli scarabei polverizzati nel calderone e prese a tagliuzzare le radici di zenzero. Gli tremavano le mani per la rabbia, ma tenne gli occhi bassi, fingendo di non sentire.
    «Quindi ti avverto, Potter» riprese Piton, con voce più suadente e minacciosa, «fama e gloria o no… se ti sorprendo un’altra volta a entrare nel mio ufficio…»
    «Non mi sono nemmeno avvicinato al suo ufficio!» disse Harry rabbioso, dimenticando la pretesa sordità.
    «Non mentire» sibilò Piton, gli impenetrabili occhi neri che perforavano quelli di Harry. «La pelle di Girilacco. L’Algabranchia. Vengono tutte e due dalle mie scorte personali, e io so chi le ha rubate».
    Harry fissò Piton di rimando, deciso a non batter ciglio né ad assumere un’aria colpevole. In verità non aveva rubato nessuna di quelle due cose. Hermione aveva preso la pelle di Girilacco quando facevano il secondo anno — serviva loro per preparare la Pozione Polisucco — e mentre all’epoca Piton aveva sospettato di Harry, non era mai stato in grado di dimostrarlo. E l’Algabranchia naturalmente l’aveva rubata Dobby.
    «Non so di cosa sta parlando» mentì freddamente.
    «Non eri nel tuo letto la notte che il mio ufficio è stato violato!» sibilò Piton. «Lo so, Potter! Ora, Malocchio Moody può anche essersi unito al tuo fan club, ma io non ho intenzione di tollerare il tuo comportamento! Un’altra passeggiatina notturna nel mio ufficio, Potter, e la pagherai!»
    «Va bene» disse Harry in tono sostenuto, tornando a occuparsi delle sue radici di zenzero, «me lo ricorderò se mai mi verrà voglia di entrarci».
    Gli occhi di Piton lampeggiarono. Infilò una mano nella veste nera. Per un folle istante, Harry credette che Piton stesse per estrarre la bacchetta e scagliargli contro una maledizione: poi si accorse che aveva preso una bottiglietta di cristallo piena di un liquido completamente trasparente. Harry la guardò incuriosito.
    «Lo sai che cos’è questa, Potter?» disse Piton, gli occhi accesi di nuovo da un luccichio pericoloso.
    «No» rispose Harry, questa volta con assoluta sincerità.
    «È Veritaserum: una Pozione della Verità così potente che solo tre gocce ti costringerebbero a rivelare i tuoi più intimi segreti davanti a tutta la classe» disse Piton in tono maligno. «Ora, l’uso di questa pozione è regolato da severissime disposizioni del Ministero. Ma se non stai attento a quello che fai, può anche darsi che la mia mano scivoli» e scosse leggermente la bottiglietta di cristallo «proprio sopra il tuo succo di zucca serale. E allora, Potter… allora scopriremo se sei stato nel mio ufficio o no».
    Harry non disse nulla. Tornò a guardare le sue radici di zenzero, brandì il coltello e cominciò ad affettarle di nuovo. Non gli piaceva affatto quella storia della Pozione della Verità, e non escludeva che Piton potesse propinargliene un po’. Represse un brivido al pensiero di ciò che sarebbe potuto uscire dalla sua bocca in quel caso… a parte il fatto che avrebbe messo nei guai un sacco di persone — Hermione e Dobby, tanto per cominciare — c’erano tutte le altre cose che teneva segrete… come il fatto che era in contatto con Sirius… e — lo stomaco gli si contorse al pensiero — i sentimenti che provava per Cho… Gettò anche le radici di zenzero nel calderone e si chiese se non fosse il caso di prendere esempio da Moody e cominciare a bere solo da una fiaschetta personale.
    Qualcuno bussò alla porta della cantina.
    «Avanti» disse Piton con la voce di sempre.
    La classe si voltò a guardare mentre la porta si apriva. Entrò il professor Karkaroff. Tutti lo osservarono mentre si avvicinava alla cattedra di Piton. Si attorcigliava di nuovo il dito attorno al pizzetto, e sembrava agitato.
    «Dobbiamo parlare» disse Karkaroff all’improvviso, raggiunto Piton. Pareva così deciso a non far sentire a nessuno quello che diceva che aprì a stento le labbra; era come un ventriloquo piuttosto scadente. Harry tenne gli occhi sulle radici di zenzero e tese le orecchie.
    «Parlerò con te alla fine della lezione, Karkaroff…» borbottò Piton, ma Karkaroff lo interruppe.
    «Voglio parlarti ora che non puoi sfuggirmi, Severus. Tu mi eviti».
    «Dopo la lezione» sbottò Piton.
    Con la scusa di alzare per aria un bicchiere dosatore per vedere se aveva versato abbastanza bile di armadillo, Harry scoccò ai due uno sguardo di sottecchi. Karkaroff era decisamente preoccupato, e Piton era furioso.
    Karkaroff rimase a incombere dietro la cattedra di Piton per quel che restava delle due ore. Sembrava intenzionato a impedire a Piton di sgattaiolare via alla fine della lezione. Deciso a sentire quello che Karkaroff aveva da dire, Harry rovesciò di proposito la bottiglia di bile di armadillo due minuti prima della campana, cosa che gli diede il pretesto di chinarsi dietro il proprio calderone ad asciugare il danno mentre gli altri si accalcavano rumorosamente verso la porta.
    «Che cosa c’è di tanto urgente?» sentì Piton sibilare rivolto a Karkaroff.
    «Questo» rispose Karkaroff, e Harry, spiando da dietro il calderone, vide Karkaroff tirar su la manica sinistra dell’abito e mostrare a Piton qualcosa all’interno dell’avambraccio.
    «E allora?» disse Karkaroff, sempre sforzandosi di non muovere le labbra. «Visto? Non è mai stato così nitido, nemmeno quando…»
    «Fallo sparire!» ringhiò Piton, gli occhi neri che scorrevano attorno all’aula.
    «Ma tu devi essertene accorto…» cominciò Karkaroff con voce agitata.
    «Possiamo parlare più tardi, Karkaroff!» esplose Piton. «Potter! Che cosa fai?»
    «Asciugo la bile di armadillo, professore» rispose Harry in tono innocente, rialzandosi e mostrando a Piton lo straccio zuppo che aveva in mano.
    Karkaroff girò sui tacchi ed uscì a grandi passi dalla cantina. Sembrava preoccupato e furioso insieme. Per nulla desideroso di restare da solo con un Piton straordinariamente arrabbiato, Harry gettò i libri e gli ingredienti nella borsa, e uscì con la massima rapidità per andare a raccontare a Ron e Hermione la scena a cui aveva appena assistito.
   
    * * *
    La mattina dopo i tre amici uscirono dal castello a mezzogiorno. Un debole sole argenteo brillava sul parco. Il clima non era mai stato così mite dall’inizio dell’anno: il tempo di arrivare a Hogsmeade, e tutti e tre avevano dovuto togliersi i mantelli. Il cibo che Sirius aveva chiesto loro di portare era nella borsa di Harry; avevano rubato una dozzina di cosce di pollo, una pagnotta grande e un fiasco di succo di zucca dalla tavola del pranzo.
    Entrarono da Stratchy Sons, Abbigliamento per Maghi per comprare un regalo a Dobby, e si divertirono a scegliere i calzini più orrendi, compreso un paio con stelle d’oro e d’argento lampeggianti, e un altro che strillava forte quando diventava troppo puzzolente. Poi, all’una e mezza, risalirono la High Street, oltrepassarono Mondomago e si diressero verso il limitare del villaggio.
    Harry non era mai stato da quella parte prima. Il viottolo tortuoso li portava verso l’aperta campagna attorno a Hogsmeade. Qui le case erano più rare, e avevano giardini più grandi; i tre avanzavano verso le pendici della montagna nella cui ombra si stendeva Hogsmeade. Poi svoltarono un angolo, e videro una staccionata alla fine del viottolo. In attesa, le zampe davanti posate sul palo più alto, c’era un cane nero molto grosso dal pelo ispido, con alcuni giornali in bocca e l’aria molto familiare…
    «Ciao, Sirius» disse Harry, quando si furono avvicinati.
    Il cane nero annusò avidamente la borsa di Harry, scodinzolò una volta, poi si voltò e prese a trotterellare per il terreno coperto di cespugli che s’inerpicava lungo le pendici rocciose. Harry, Ron e Hermione scavalcarono la staccionata e lo seguirono.
    Sirius li guidò in alto, dove il suolo era coperto di rocce e massi. Era facile per lui, a quattro zampe, ma Harry, Ron e Hermione ben presto furono senza fiato. Seguirono Sirius più in alto, sulla montagna vera e propria. Per quasi mezz’ora salirono lungo un sentiero ripido, tortuoso e sassoso, seguendo la coda sventolante di Sirius, sudando al sole, mentre le cinghie della borsa di Harry gli segavano la spalla.
    Poi, alla fine, Sirius sparì dalla loro vista, e quando raggiunsero il luogo in cui era scomparso, videro una piccola apertura nella roccia. Vi s’insinuarono e si trovarono in una fresca caverna quasi completamente buia. Legato sul fondo, un capo della corda fissato attorno a una grossa roccia, c’era Fierobccco l’Ippogrifo. Metà cavallo grigio, metà aquila gigante, Fierobecco fece lampeggiare i fieri occhi arancioni alla loro vista. Tutti e tre gli fecero un profondo inchino, e dopo averli scrutati con aria arrogante per un attimo, l’animale piegò le ginocchia squamate, e permise a Hermione di avvicinarsi e di accarezzargli il collo piumato. Harry, invece, guardava il cane nero, che si era appena trasformato nel suo padrino.
    Sirius indossava una veste grigia strappata: la stessa di quando era fuggito da Azkaban. I suoi capelli neri erano più lunghi di quando era apparso nel fuoco, ed erano di nuovo arruffati e in disordine. Era molto magro.
    «Pollo!» esclamò con voce roca dopo essersi sfilato di bocca i vecchi numeri della Gazzetta del Profeta e averli gettati a terra.
    Harry aprì la borsa e gli tese il fagotto con il pollo e il pane.
    «Grazie» disse Sirius. Afferrò una coscia, si sedette sul pavimento della grotta e addentò un grosso pezzo di carne. «Finora ho mangiato soprattutto topi. Non posso rubare troppo cibo a Hogsmeade; attirerei l’attenzione».
    Fece un gran sorriso a Harry, che lo ricambiò riluttante.
    «Che cosa ci fai qui, Sirius?» domandò.
    «Compio il mio dovere di padrino» rispose Sirius, rosicchiando l’osso di pollo con piglio molto cantino. «Non preoccuparti per me, fingo di essere un adorabile randagio».
    Rise ancora, ma vedendo il volto preoccupato di Harry, disse, più serio: «Voglio essere sul posto. La tua ultima lettera… be’, diciamo che le cose si fanno più sospette. Rubo il giornale tutte le volte che qualcuno lo butta via, e a quanto pare non sono il solo a essere in pensiero».
    Accennò alle copie ingiallite della Gazzetta del Profeta sparse per terra. Ron le prese e le aprì.
    Harry, invece, continuò a fissare Sirius. «E se ti prendono? E se ti vedono?»
    «Voi tre e Silente siete gli unici qui attorno a sapere che sono un Animagus» rispose Sirius, alzando le spalle, senza smettere di divorare la coscia di pollo.
    Ron fece un cenno a Harry e gli passò i giornali. Erano due numeri; il primo titolava MISTERIOSA MALATTIA DI BARTEMIUS CROUCH, il secondo STREGA DEL MINISTERO ANCORA DISPERSA — Il MINISTERO DELLA MAGIA INDAGA.
    Harry scorse l’articolo su Crouch. Gli balzarono all’occhio alcune frasi: non compare in pubblico da novembre… la sua casa sembra deserta… no comment dall’Ospedale di San Mungo per Malattie Magiche… Il Ministero si rifiuta di confermare le voci di una grave malattia…
    «A sentir loro è come se fosse moribondo» disse Harry lentamente. «Ma non può essere tanto malato se è riuscito a venire fin quassù…»
    «Mio fratello è l’assistente personale del signor Crouch» disse Ron a Sirius. «Dice che Crouch soffre di stress da superlavoro».
    «Però sembrava davvero malato l’ultima volta che l’ho visto da vicino» ribatté Harry, continuando a leggere l’articolo. «La sera che dal Calice è venuto fuori il mio nome…»
    «Ha quel che si meritava per aver licenziato Winky, no?» disse Hermione freddamente. Accarezzava Fierobecco, impegnato a sgranocchiare le ossa di pollo avanzate da Sirius. «Scommetto che adesso gli dispiace… scommetto che sente la differenza adesso che lei non è là a prendersi cura di lui». Ron le scoccò un’occhiata cupa.
    «Hermione ha la fissa degli elfi domestici» borbottò a Sirius.
    Sirius, però, parve interessato. «Crouch ha licenziato il suo elfo domestico?»
    «Sì, alla Coppa del Mondo di Quidditch» disse Harry, e si lanciò nel resoconto della comparsa del Marchio Nero, e del ritrovamento di Winky con la sua bacchetta stretta in mano, e dell’ira di Crouch.
    Quando Harry ebbe finito, Sirius era di nuovo in piedi e aveva cominciato a misurare la caverna a grandi passi. «Fammi capire bene» disse dopo un po’, brandendo un’altra coscia di pollo. «Avete visto l’elfa per la prima volta in Tribuna d’Onore. Stava tenendo il posto per Crouch, giusto?»
    «Giusto» risposero in coro Harry, Ron e Hermione.
    «Ma Crouch non si è fatto vedere alla partita?»
    «No» rispose Harry. «Ha detto che aveva da fare, credo».
    Sirius misurò la caverna passo dopo passo, in silenzio. Poi disse: «Harry, hai controllato se avevi la bacchetta in tasca dopo essere sceso dalla Tribuna d’Onore?»
    «Ehm…» Harry si sforzò di riflettere. «No» disse alla fine. «Non ne ho avuto bisogno finché non siamo stati nella foresta. E allora ho messo la mano in tasca, e c’era solo l’Omniocolo». Fissò Sirius, in attesa. «Vuoi dire che chi ha evocato il Marchio mi ha rubato la bacchetta in Tribuna d’Onore?»
    «È probabile» rispose Sirius.
    «Winky non ha rubato la bacchetta!» disse Hermione con voce acuta.
    «L’elfa non era la sola in Tribuna» disse Sirius, la fronte aggrottata, mentre continuava a camminare avanti e indietro. «Chi c’era seduto dietro di voi?»
    «Un sacco di gente» rispose Harry. «Dei ministri bulgari… Cornelius Caramell… i Malfoy…»
    «I Malfoy!» esclamò Ron all’improvviso, cosi forte che la sua voce rimbombò nella caverna, e Fierobecco scrollò la testa, innervosito. «Ci scommetto che è stato Lucius Malfoy!»
    «Qualcun altro?» disse Sirius.
    «Nessuno» rispose Harry.
    «Sì, qualcuno c’era, Ludo Bagman» gli ricordò Hermione.
    «Oh, sì…»
    «Non so nulla di Bagman, a parte che è stato Battitore delle Vespe di Wimbourne» disse Sirius senza fermarsi. «Che tipo è?»
    «È a posto» rispose Harry. «Continua a offrirmi il suo aiuto per il Torneo Tremaghi».
    «Davvero?» fece Sirius, ancor più accigliato. «E come mai?»
    «Dice che mi si è affezionato» disse Harry.
    «Hmmm» fece Sirius, pensieroso.
    «L’abbiamo visto nella foresta appena prima della comparsa del Marchio Nero» disse Hermione. «Vi ricordate?» aggiunse, rivolta a Harry e Ron.
    «Sì, ma non è rimasto nella foresta, no?» rispose Ron. «Quando gli abbiamo detto degli scontri, è andato al campeggio».
    «Come fai a dirlo?» ribatté Hermione. «Come fai a sapere dove andava quando si è Smaterializzato?»
    «Andiamo» disse Ron incredulo, «vorresti dire che sospetti che sia stato Ludo Bagman a evocare il Marchio Nero?»
    «È più facile che sia stato lui che non Winky» replicò Hermione ostinata.
    «Te l’avevo detto» disse Ron, scoccando a Sirius un’occhiata eloquente, «te l’avevo detto che ha la fissa degli el…»
    Ma Sirius alzò una mano per zittirlo. «Quando è apparso il Marchio Nero e l’elfa è strata trovata con la bacchetta di Harry, che cosa ha fatto Crouch?»
    «È andato a guardare tra i cespugli» disse Harry, «ma non c’era nessuno».
    «Ma certo» borbottò Sirius andando avanti e indietro, «ma certo, avrebbe accusato chiunque tranne la sua elfa… e poi l’ha licenziata?»
    «Sì» si accalorò Hermione, «l’ha licenziata, solo perché non era rimasta nella sua tenda a farsi calpestare…»
    «Hermione, vuoi darci un taglio con quell’elfa?» disse Ron.
    Ma Sirius scosse la testa e disse: «Ha capito Crouch meglio di te, Ron. Se vuoi sapere com’è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari».
    Si passò una mano sul viso ispido per la barba non fatta, riflettendo. «Tutte queste assenze di Barty Crouch… si preoccupa che la sua elfa domestica gli tenga un posto alla Coppa del Mondo di Quidditch ma non si cura di andarci. Lavora sodo per ripristinare il Torneo Tremaghi, e poi smette di venire anche qui… non è da Crouch. Se è mai rimasto assente dal lavoro per malattia prima d’ora, mi mangio Fierobecco».
    «Allora lo conosci?» chiese Harry.
    Sirius si rabbuiò. All’improvviso apparve pericoloso come la notte del suo primo incontro con Harry, la notte in cui Harry era ancora convinto che fosse un assassino.
    «Oh, conosco benissimo Crouch» disse piano. «È stato lui a dare l’ordine che mi spedissero ad Azkaban… senza processo».
    «Cosa?» esclamarono insieme Ron e Hermione.
    «Stai scherzando!» aggiunse Harry.
    «No» disse Sirius, staccando un altro grosso morso dal pollo. «Crouch era il Capo delle Forze dell’Ordine Magiche, non lo sapevate?»
    Harry, Ron e Hermione scossero la testa.
    «Lo davano come prossimo Ministro della Magia» spiegò Sirius. «È un gran mago, Barty Crouch, un mago molto potente… e assetato di potere. Oh, non un sostenitore di Voldemort, questo mai» proseguì, cogliendo lo sguardo di Harry. «No, Barty Crouch è sempre stato esplicitamente contro il Lato Oscuro. Ma allora tante persone che erano contro il Lato Oscuro… be’, non potete capire… siete troppo giovani…»
    «È quello che ha detto mio padre alla Coppa del Mondo» disse Ron, con una traccia d’irritazione nella voce. «Mettici alla prova, no?»
    Un sorriso illuminò il viso magro di Sirius. «Va bene, vi metterò alla prova…»
    Ripercorse la caverna avanti e indietro, e poi cominciò: «Immaginate che ora Voldemort sia potente. Voi non sapete chi sono i suoi sostenitori, non sapete chi lavora per lui e chi no; sapete che è in grado di controllare le persone in modo da costringerle a fare cose orribili senza riuscire a fermarsi. Avete paura per voi, la vostra famiglia, e i vostri amici. Ogni settimana, nuove notizie di altre morti, altre sparizioni, altre torture… il Ministero della Magia nel caos, non sanno cosa fare, cercano di tenere tutto nascosto ai Babbani, ma nel frattempo muoiono anche dei Babbani. Terrore ovunque… panico… confusione… era così allora.
    «Be’, tempi come quelli fanno tirar fuori il meglio a certe persone, e il peggio ad altre. I principi di Crouch potevano anche essere sani all’inizio; non saprei. Fece una rapida carriera al Ministero, e prese a impartire misure molto severe contro i sostenitori di Voldemort. Gli Auror furono investiti di nuovi poteri: il potere di uccidere invece di catturare, per esempio. E io non fui l’unico a essere consegnato ai Dissennatori senza processo. Crouch combatteva la violenza con la violenza, e autorizzava l’uso delle Maledizioni Senza Perdono contro i sospetti. Oserei dire che divenne spietato e crudele quanto molti del Lato Oscuro. Aveva i suoi sostenitori, badate: moltissima gente era convinta che stesse affrontando le cose nella maniera giusta, e c’erano un sacco di maghi e streghe che premevano perché diventasse Ministro della Magia. Quando Voldemort scomparve, parve che fosse solo questione di tempo prima che Crouch ottenesse la massima carica. Ma poi accadde una vera disgrazia…» Sirius fece un sorriso cupo. «Il figlio di Crouch fu sorpreso con un gruppo di Mangiamorte che erano riusciti a farsi rilasciare da Azkaban. A quanto pareva volevano trovare Voldemort e innalzarlo di nuovo al potere».
    «Hanno preso il figlio di Crouch?» disse Hermione senza fiato.
    «Già» fece Sirius. Poi lanciò l’osso di pollo a Fierobecco, si chinò a prendere la pagnotta e la spezzò in due. «Un bel colpo per il vecchio Barty, direi. Avrebbe dovuto passare un po’ più di tempo a casa con la sua famiglia, no? Doveva uscire presto dall’ufficio una volta ogni tanto… imparare a conoscere suo figlio».
    Prese a divorare grossi pezzi di pane.
    «Suo figlio era davvero un Mangiamorte?» chiese Harry.
    «Non ne ho idea» rispose Sirius, ingollando altro pane. «Ero anch’io ad Azkaban quando lo portarono. Queste sono quasi tutte cose che ho scoperto dopo essere uscito. Quando fu arrestato, il ragazzo era senza dubbio in un gruppo di Mangiamorte: ma può darsi che si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come quell’elfa domestica».
    «Crouch ha cercato di tirar fuori suo figlio?» sussurrò Hermione.
    Sirius sbottò in una risata molto simile a un latrato. «Crouch tirar fuori suo figlio? Pansavo che l’avessi capito, Hermione. Qualunque cosa minacciasse di macchiare la sua reputazione doveva sparire, aveva consacrato tutta la vita a un solo progetto, diventare Ministro della Magia. L’hai visto licenziare una devota elfa domestica perché lo legava ancora una volta al Marchio Nero… non ti basta per capire che tipo è? L’affetto paterno di Crouch è arrivato solo al punto di concedere al figlio un processo, e comunque, per lui non è stato altro che un pretesto per dimostrare quanto detestava il ragazzo… poi l’ha spedito dritto ad Azkaban».
    «Ha consegnato suo figlio ai Dissennatori?» chiese Harry piano.
    «Proprio così» rispose Sirius, e non era nient’affatto divertito, ora. «Ho visto i Dissennatori portarlo dentro, li ho guardati da dietro le sbarre. Non poteva avere più di diciannove anni. L’hanno rinchiuso in una cella vicina alla mia. Già la sera invocava sua madre. Dopo qualche giorno si è calmato, però… si calmavano tutti, alla fine… tranne quando urlavano nel sonno…»
    Per un attimo, lo sguardo di Sirius si fece più spento che mai, come se dietro le sue pupille si fossero chiuse delle persiane.
    «Quindi è ancora ad Azkaban?» chiese Harry.
    «No» rispose Sirius in tono tetro. «No, non è più là. È morto un anno dopo esserci entrato».
    «E morto?»
    «Non è stato l’unico» disse Sirius con amarezza. «Là dentro impazziscono quasi tutti, e molti alla fine smettono di mangiare. Perdono la voglia di vivere. Si capiva sempre quando qualcuno stava per morire, perché i Dissennatori lo sentivano, diventavano eccitati. Quel ragazzo aveva già un’aria malata quando è arrivato. Visto che Crouch era un membro importante del Ministero, a lui e sua moglie fu concessa una visita in punto di morte. È stata l’ultima volta che ho visto Barty Crouch: è passato davanti alla mia cella sorreggendo sua moglie. È morta anche lei, a quanto pare, poco dopo. Di dolore. Si è consumata come il ragazzo. Crouch non è mai venuto a prendere il corpo di suo figlio. I Dissennatori l’hanno seppellito fuori dalla fortezza, li ho visti io».
    Sirius mise da parte il pane che aveva appena portato alla bocca, prese il fiasco di succo di zucca e lo svuotò.
    «Così il vecchio Crouch ha perso tutto, proprio quando credeva di avercela fatta» riprese, asciugandosi col dorso della mano. «Un attimo prima era un eroe, pronto a diventare Ministro della Magia… e un attimo dopo suo figlio è morto, sua moglie è morta, il buon nome della famiglia è disonorato e, così almeno ho sentito dire da quando sono fuggito, la sua popolarità è calata bruscamente. Morto il ragazzo, tutti hanno cominciato a sentirsi più comprensivi verso di lui e a chiedersi com’era possibile che un ragazzo simpatico di buona famiglia si fosse rovinato così. Hanno concluso che suo padre non gli aveva mai voluto veramente bene. Così Cornelius Caramell si è preso il posto migliore, Crouch è stato messo da parte ed è finito all’Ufficio della Cooperazione Magica Internazionale».
    Cadde un lungo silenzio. Harry stava pensando agli occhi sporgenti di Crouch che fissava la sua elfa domestica disobbediente nel bosco alla Coppa del Mondo di Quidditch. Forse per quello Crouch aveva reagito in modo tanto spropositato al ritrovamento di Winky sotto il Marchio Nero: aveva fatto riaffiorare in lui ricordi del figlio, e del vecchio scandalo, e della sua caduta in disgrazia al Ministero.
    «Moody sostiene che Crouch è ossessionato dall’idea di catturare Maghi Oscuri» disse Harry a Sirius.
    «Sì, ho sentito dire che è diventata un po’ una mania» annuì Sirius. «Secondo me crede ancora che se riesce a catturare un altro Mangiamorte tornerà popolare come una volta».
    «Ed è venuto quassù di nascosto per frugare nell’ufficio di Piton!» disse Ron trionfante, guardando Hermione.
    «Sì, ed è una cosa che non ha senso» disse Sirius.
    «Sì, invece!» esclamò Ron vivacemente.
    Ma Sirius scosse la testa. «Senti, se Crouch vuole indagare su Piton, perché non è venuto a fare il giudice al Torneo? Sarebbe stata la scusa ideale per far visita regolarmente a Hogwarts e tenerlo d’occhio».
    «Quindi sei convinto che Piton potrebbe avere in mente qualcosa?» gli chiese Harry, ma Hermione s’intromise.
    «Sentite, non m’importa di quello che dite, Silente si fida di Piton…»
    «Oh, andiamo, Hermione» la interruppe Ron impaziente, «lo so che Silente è fantastico e tutto, ma questo non vuol dire che un Mago Oscuro davvero abile non riuscirebbe a ingannarlo…»
    «E allora perché Piton ha salvato la vita a Harry il primo anno, eh? Perché non l’ha lasciato morire?»
    «Tu che cosa ne dici, Sirius?» disse forte Harry, e Ron e Hermione smisero di rimbeccarsi per stare a sentire.
    «lo credo che abbiano ragione tutti e due» rispose Sirius, guardandoli pensieroso. «Da quando ho scoperto che Piton insegnava qui, mi sono chiesto come mai Silente gli ha offerto un lavoro. Piton è sempre stato attratto dalle Arti Oscure, a scuola era celebre per questo. Era un tipo viscido, untuoso, coi capelli appiccicaticci» aggiunse Sirius, e Harry e Ron si scambiarono un sorrisetto. «Quando è arrivato a scuola, conosceva più incantesimi di metà degli allievi del settimo anno e faceva parte di una banda di Serpeverde che sono diventati quasi tutti Mangiamorte».
    Sirius alzò le mani e prese a elencare i nomi. «Rosier e Wilkes: furono entrambi uccisi dagli Auror l’anno prima della caduta di Voldemort. I Lestrange, marito e moglie: si trovano ad Azkaban. Avery: ho sentito dire che è riuscito a togliersi dai guai sostenendo che aveva agito sotto la Maledizione Imperius, è ancora in libertà. Ma per quel che ne so, Piton non è mai nemmeno stato accusato di essere un Mangiamorte. Non che questo conti molto. Molti di loro non furono mai catturati. E Piton è certo abbastanza abile e astuto da tenersi fuori dai guai».
    «Piton conosce molto bene Karkaroff, ma vuole che non si sappia» disse Ron.
    «Si, dovevi vedere la faccia che ha fatto quando Karkaroff è venuto a Pozioni ieri!» aggiunse Harry in fretta. «Karkaroff voleva parlare con lui, sostiene che Piton lo sta evitando. Sembrava proprio preoccupato. Ha fatto vedere a Piton qualcosa che aveva sul braccio, ma non sono riuscito a vedere cos’era».
    «Ha fatto vedere a Piton qualcosa che aveva sul braccio?» chiese Sirius. decisamente perplesso. Si passò distrattamente le dita tra i capelli sporchi, poi alzò di nuovo le spalle. «Be’, non ho idea di che cosa sia… ma se Karkaroff è davvero preoccupato, e vuole sapere qualcosa da Piton…»
    Sirius fissò la parete della caverna, poi fece un sorriso amaro. «C’è ancora il fatto che Silente si fida di Piton, e io so che Silente si fida là dove molte altre persone non io farebbero, ma non ce lo vedo a permettere che Piton faccia l’insegnante a Hogwarts se avesse mai lavorato per Voldemort».
    «Perché Moody e Crouch sono cosi decisi a entrare nell’ufficio di Piton, allora?» chiese Ron ostinato.
    «Be’» rispose Sirius lentamente, «non escludo che Malocchio abbia perquisito gli uffici di ogni singolo insegnante quando è arrivato a Hogwarts. Prende sul serio la sua Difesa contro le Arti Oscure, Moody. Non so se esiste qualcuno di cui si fida, e con le cose che ha visto non mi sorprende. Ma c’è da dire una cosa a favore di Moody, che non ha mai ucciso se poteva evitarlo. Ha sempre consegnato prigionieri vivi, per quanto era possibile. Era duro, ma non è mai sceso al livello dei Mangiamorte. Crouch, però… è di un’altra pasta… sarà davvero malato? E se sì, perché ha fatto la fatica di trascinarsi fino all’ufficio di Piton? E se no… che cos’ha in mente? Che cosa doveva fare di tanto importante alla Coppa del Mondo da non mettere piede in Tribuna d’Onore? Che cosa faceva mentre avrebbe dovuto prendere parte al Torneo come giudice?»
    Sirius tacque, senza smettere di fissare la parete della caverna. Fierobecco frugava nel terreno roccioso, in cerca di ossa che gli fossero sfuggite.
    Alla fine Sirius alzò gli occhi verso Ron. «Hai detto che tuo fratello è l’assistente personale di Crouch? Non potresti chiedergli se ha visto Crouch di recente?»
    «Posso provarci» rispose Ron dubbioso. «Meglio non fargli capire che sospetto che Crouch stia combinando qualcosa di losco, però. Percy adora Crouch».
    «E già che ci sei potresti cercare di scoprire se hanno qualche indizio su Bertha Jorkins» aggiunse Sirius, indicando un’altra copia della Gazzetta del Profeta.
    «Bagman mi ha detto che non ne hanno» rispose Harry.
    «Sì, è citato nell’articolo» disse Sirius. «La fa tanto lunga sulla pessima memoria di Bertha. Be’, può essere cambiata da quando la conoscevo io, ma quella Bertha non era affatto smemorata, semmai il contrario. Era un po’ ottusa, ma aveva un’ottima memoria per i pettegolezzi. Cosa che la metteva spesso nei guai, non sapeva mai quando tenere la bocca chiusa. Un bel peso per il Ministero della Magia… forse è per questo che Bagman ha aspettato così tanto a cercarla…»
    Sirius emise un gran sospiro e si strofinò gli occhi pesti. «Che ore sono?»
    Harry guardò l’orologio, poi gli venne in mente che non funzionava da quando aveva trascorso un’ora nel lago.
    «Sono le tre e mezzo» disse Hermione.
    «È meglio che torniate a scuola» disse Sirius, alzandosi. «Ora, sentite…» Lanciò un’occhiata particolarmente intensa a Harry. «Non voglio che voi tre scappiate via da scuola per venire a trovarmi, capito? Mandatemi dei messaggi e basta. Voglio ancora sapere se succede qualcosa di strano. Ma non dovete uscire da Hogwarts senza permesso, sarebbe l’occasione ideale se qualcuno vi volesse aggredire».
    «Finora nessuno ha cercato di aggredirmi, a parte un drago e un paio di Avvincini» disse Harry.
    Ma Sirius lo guardò severamente. «Non m’importa… Tirerò un sospiro di sollievo quando questo Torneo sarà finito, e cioè non prima di giugno. E non dimenticate: se parlate di me tra di voi, chiamatemi Tartufo, d’accordo?»
    Tese a Harry il tovagliolo e il fiasco vuoto, e andò ad accarezzare Fierobecco per salutarlo. «Verrò con voi fino all’inizio del villaggio» disse, «così vedo se riesco a scroccare un altro giornale».
    Si trasformò di nuovo nell’enorme cane nero prima che uscissero dalla caverna, e i tre amici ridiscesero lungo il fianco della montagna con lui, attraversarono la landa cosparsa di massi e raggiunsero lo steccato. Qui Sirius permise loro di accarezzargli la testa a turno, prima di voltarsi e dirigersi di corsa verso il limitare del villaggio.
    Harry, Ron e Hermione riattraversarono Hogsmeade e puntarono verso Hogwarts.
    «Chissà se Percy sa tutte queste cose di Crouch» disse Ron mentre risalivano il viale che conduceva al castello. «Ma forse non gl’importa… probabilmente non farebbe che aumentare la sua ammirazione per Crouch. Percy adora le regole. Direbbe solo che Crouch si è rifiutato di violarle per suo figlio».
    «Percy non darebbe mai nessuno della sua famiglia in pasto ai Dissennatori» disse Hermione in tono serio.
    «Non lo so» rispose Ron. «Se si convincesse che siamo d’intralcio alla sua carriera… Percy è proprio ambizioso, sai…»
    Risalirono i gradini di pietra ed entrarono nell’Ingresso, dove gli aromi squisiti della cena aleggiarono verso di loro dalla Sala Grande.
    «Povero vecchio Tartufo» disse Ron, ansante. «Deve proprio volerti bene, Harry… pensa un po’, dover vivere di topi».
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