Esplora le Citazioni

<< Tutti i libri


Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
   1) Casa Riddle (109 citazioni)
   2) La Cicatrice (44 citazioni)
   3) L'invito (99 citazioni)
   4) Ritorno alla Tana (99 citazioni)
   5) I Tiri Vispi di Fred e George (111 citazioni)
   6) La Passaporta (88 citazioni)
   7) Bagman e Crouch (164 citazioni)
   8) La Coppa del Mondo di Quidditch (161 citazioni)
   9) Il Marchio Nero (262 citazioni)
   10) Caos al Ministero (115 citazioni)
   11) Sull'Espresso di Hogwarts (120 citazioni)
   12) Il Torneo TreMaghi (161 citazioni)
   13) Malocchio Moody (157 citazioni)
   14) Le Maledizioni Senza Perdono (183 citazioni)
   15) Beauxbatons e Durmstrang (164 citazioni)
   16) Il Calice di Fuoco (203 citazioni)
   17) I Quattro Campioni (143 citazioni)
   18) la Pesa delle Bacchette (229 citazioni)
   19) L'ungaro Spinato (183 citazioni)
   20) La Prima Prova (217 citazioni)
   21) Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (185 citazioni)
   22) La Prova Inaspettata (186 citazioni)
   23) Il Ballo del Ceppo (253 citazioni)
   24) Lo Scoop di Rita Skeeter (198 citazioni)
   25) L'Uovo e l'Occhio (176 citazioni)
   26) La Seconda Prova (229 citazioni)
   27) Il Ritorno di Felpato (212 citazioni)
   28) La Follia del Signor Crouch (282 citazioni)
   29) il Sogno (166 citazioni)
   30) Il Pensatoio (204 citazioni)
   31) La Terza Prova (267 citazioni)
   32) Carne, Sangue e Ossa (54 citazioni)
   33) I Mangiamorte (100 citazioni)
   34) Prior Incantatio (69 citazioni)
   35) Veritaserum (165 citazioni)
   36) Le Strade si Dividono (206 citazioni)
   37) L'Inizio (180 citazioni)
Ricerca tra le citazioni:

Download

Capitolo PrecedenteCapitolo Successivo

Veritaserum


   Harry si sentì scagliare a terra; aveva il viso schiacciato nell’erba; il suo odore gli riempì le narici. Aveva chiuso gli occhi mentre la Passaporta lo trasportava, e li tenne chiusi. Non si mosse. Sembrava che tutto il fiato gli fosse stato sottratto a forza; la testa gli girava così forte che il terreno sotto di lui gli parve dondolare come il ponte di una nave. Per cercare di restare fermo, si aggrappò più forte alle due cose che teneva ancora strette: il liscio, freddo manico della Coppa Tremaghi, e il corpo di Cedric. Sentiva che sarebbe scivolato via nell’oscurità che si addensava sulla soglia della sua mente se solo avesse mollato la presa dell’uno o dell’altro. Lo spavento e la stanchezza lo trattennero a terra, a respirare l’odore dell’erba, in attesa… in attesa che qualcuno facesse qualcosa… che succedesse qualcosa… e intanto, la cicatrice era un dolore sordo sulla fronte…
    Una cascata di rumori lo assordò e lo confuse, c’erano voci dappertutto, uno scalpiccio di passi, urla… rimase dov’era, il viso contratto per il frastuono, come se si trattasse di un incubo che sarebbe passato…
    Poi due mani lo afferrarono bruscamente e lo rivoltarono.
    «Harry! Harry!»
    Aprì gli occhi.
    Si ritrovò a guardare il cielo stellato, con Albus Silente chino su di lui. Le ombre scure della folla premevano attorno a loro, avvicinandosi a spintoni; Harry sentì il terreno vibrare sotto la testa, scosso dai loro passi.
    Era tornato al limitare del labirinto. Vide le tribune innalzarsi sopra di lui, su di esse le sagome di gente che si muoveva, le stelle in alto.
    Harry lasciò andare la Coppa, ma strinse ancora più forte a sé il braccio di Cedric. Alzò la mano libera e afferrò Silente per un polso, mentre il volto del mago fluttuava, un attimo nitido, l’attimo dopo sfuocato.
    «E tornato» sussurrò. «È tornato. Voldemort».
    «Che cosa succede? Che cosa è successo?»
    Il viso di Cornelius Caramell apparve sopra Harry, alla rovescia; era pallido, sconvolto.
    «Cielo… Diggory!» sussurrò. «Silente… ma è morto!»
    Le parole furono ripetute, le sagome in ombra che premevano attorno le mormorarono senza fiato ai loro vicini… e poi altri le urlarono — le strillarono — nella notte: «È morto!» «È morto!» «Cedric Diggory! Morto!»
    «Harry, lascialo andare» sentì dire la voce di Caramell, e avvertì dita che cercavano di separarlo dal corpo svuotato di Cedric, ma lui non voleva lasciarlo.
    Poi il volto di Silente, ancora confuso e nebuloso, si avvicinò. «Harry, ora non puoi aiutarlo. È finita. Lascialo».
    «Voleva che lo portassi indietro» sussurrò Harry… gli parve importante spiegarlo. «Voleva che lo riportassi ai suoi genitori…»
    «Va bene, Harry… adesso però lascialo…»
    Silente si curvò e, con una forza straordinaria per un uomo così vecchio e magro, sollevò Harry da terra e lo rimise in piedi. Harry barcollò. La testa gli pulsava. La gamba ferita non reggeva più il suo peso. Le persone affollate attorno a lui si facevano avanti sgomitando, lottavano per avvicinarsi, incombevano minacciose su di lui… «Cos’è successo?» «Che cos’ha che non va?» «Diggory è morto!»
    «Deve andare in infermeria!» disse Caramell ad alta voce. «Sta male, è ferito… Silente, i genitori di Diggory, sono qui, sono in tribuna…»
    «Ci penso io ad accompagnare Harry, Silente, lo porto io…»
    «No, è meglio che…»
    «Silente, Amos Diggory sta correndo da questa parte… ormai è vicino… non credi che dovresti dirgli… prima che veda…?»
    «Harry, rimani qui…»
    Strilli e singhiozzi isterici di ragazze… la scena parve guizzare stranamente davanti ai suoi occhi…
    «Va tutto bene, ragazzo, ti reggo io… andiamo… infermeria…»
    «Silente ha detto di restare» disse Harry con voce incerta. La ferita gli pulsava tanto che credette di essere sul punto di vomitare; la sua vista era sempre più annebbiata.
    «Devi stenderti… andiamo, adesso…»
    Qualcuno più grosso e forte di Harry un po’ lo spingeva un po’ lo trasportava di peso attraverso la folla terrorizzata; Harry la udì trattenere il fiato, urlare e gridare mentre l’uomo che lo sosteneva si faceva strada e lo riportava al castello. Su per il prato, oltre il lago e la nave di Durmstrang, Harry non udiva altro che il respiro affannoso dell’uomo che lo aiutava a camminare.
    «Che cosa è successo, Harry?» chiese infine l’uomo, trascinando Harry su per i gradini di pietra. Clunk. Clunk. Clunk. Era Malocchio Moody.
    «La Coppa era una Passaporta» disse Harry mentre attraversavano la Sala d’Ingresso. «Ha portato me e Cedric in un cimitero… e c’era Voldemort… Voldemort…»
    Clunk, Clunk. Clunk. Su per gli scalini di marmo…
    «C’era il Signore Oscuro? E poi che cos’è successo?»
    «Ha ucciso Cedric… hanno ucciso Cedric…»
    «E poi?»
    Clunk. Clunk. Clunk. Lungo il corridoio…
    «Ha fatto una pozione… si è ripreso il suo corpo…»
    «Il Signore Oscuro si è ripreso il suo corpo? È tornato?»
    «E sono venuti i Mangiamorte… e poi abbiamo duellato…»
    «Hai duellato con il Signore Oscuro?»
    «Gli sono sfuggito… la mia bacchetta… ha fatto una cosa strana… ho visto mia madre e mio padre… sono usciti dalla sua bacchetta…»
    «Entra qui, Harry… vieni qui, e siediti… ora ti sentirai meglio… bevi questo…»
    Harry udì una chiave grattare in una serratura, e sentì che gli mettevano tra le mani una tazza.
    «Bevi… ti sentirai meglio… andiamo, ora, Harry, devo sapere esattamente che cos’è successo…»
    Moody aiutò Harry a bere; Harry tossì, mentre un sapore pungente gli bruciava la gola. L’ufficio di Moody fu meno sfuocato, e anche Moody… era pallido come Caramell, ed entrambi i suoi occhi erano puntati immobili sul volto di Harry.
    «Voldemort è tornato, Harry? Sei certo che sia tornato? Come ha fatto?»
    «Ha preso qualcosa dalla tomba di suo padre, e da Codaliscia, e da me» rispose Harry. La testa gli si snebbiava; la cicatrice non faceva poi così male; ora vedeva distintamente il volto di Moody, anche se l’ufficio era buio. Udì ancora gemiti e grida dal lontano campo di Quidditch.
    «Che cosa ti ha preso il Signore Oscuro?» gli domandò Moody.
    «Sangue» rispose Harry, alzando il braccio. La manica era strappata dove il pugnale di Codaliscia l’aveva lacerata.
    Moody si lasciò sfuggire un lungo, basso fischio. «E i Mangiamorte? Sono tornati?»
    «Sì» disse Harry. «Tantissimi…»
    «Come li ha trattati?» chiese Moody piano. «Li ha perdonati?»
    Ma Harry all’improvviso ricordò. Avrebbe dovuto dirlo a Silente, avrebbe dovuto dirlo subito… «C’è un Mangiamorte a Hogwarts! C’è un Mangiamorte qui… è stato lui a mettere il mio nome nel Calice di Fuoco, è stato lui a fare in modo che arrivassi fino alla fine…»
    Harry cercò di alzarsi, ma Moody lo risospinse indietro.
    «Io so chi è il Mangiamorte» disse piano.
    «Karkaroff?» esclamò Harry agitato. «Dov’è? L’avete preso? È prigioniero?»
    «Karkaroff?» disse Moody con una strana risata. «Karkaroff è fuggito stasera, quando ha sentito il Marchio Nero bruciargli il braccio. Ha tradito troppi fedeli seguaci del Signore Oscuro per avere voglia di incontrarli… ma dubito che andrà lontano. Il Signore Oscuro ha i suoi metodi per scovare i suoi nemici».
    «Karkaroff è sparito? È scappato? Ma allora… non è stato lui a mettere il mio nome nel calice?»
    «No» rispose Moody lentamente. «No, non è stato lui. Sono stato io».
    Harry lo sentì, ma non gli credette.
    «No, non è vero» disse. «Non è stato lei… non può essere stato…»
    «Ti assicuro di sì» disse Moody, e l’occhio magico roteò e si fermò sulla porta, e Harry capi che stava controllando che fuori non ci fosse nessuno. Nello stesso tempo, Moody estrasse la bacchetta e la puntò contro Harry.
    «Allora li ha perdonati?» disse. «I Mangiamorte che sono rimasti in libertà? Quelli che hanno sfuggito Azkaban?»
    «Cosa?» disse Harry.
    Stava guardando la bacchetta di Moody puntata verso di lui. Era un brutto scherzo, doveva essere così.
    «Ti ho chiesto» insisté Moody a voce bassa «se ha perdonato la feccia che non è mai andata a cercarlo. Quei codardi traditori che non sono nemmeno riusciti ad affrontare Azkaban per lui. L’infedele, indegna spazzatura che ha avuto il coraggio di saltellare mascherata alla Coppa del Mondo di Quidditch, ma che se l’è data a gambe alla vista del Marchio Nero quando l’ho sparato in cielo».
    «Lei ha sparato… ma che cosa sta dicendo?»
    «Te l’ho detto, Harry… te l’ho detto. Se c’è una cosa che odio più di ogni altra, è un Mangiamorte rimasto in libertà. Hanno voltato le spalle al mio padrone, quando aveva più bisogno di loro. Mi aspettavo che li punisse. Mi aspettavo che li torturasse. Dimmi che ha fatto loro del male, Harry…» Il volto di Moody a un tratto s’illuminò di un sorriso folle. «Dimmi che ha detto loro che io, io solo sono rimasto fedele… pronto a rischiare tutto per consegnargli la cosa che desiderava più di ogni altra… te».
    «Lei non… non… non può essere lei…»
    «Chi ha messo il tuo nome nel Calice di Fuoco, sotto il nome di una scuola diversa? Io. Chi ha terrorizzato qualunque persona che pensavo potesse farti del male o impedirti di vincere il Torneo? Io. Chi ha convinto Hagrid a mostrarti i draghi? Io. Chi ti ha aiutato a capire qual era il solo modo per superare il drago? Io».
    L’occhio magico di Moody si era allontanato dalla porta. Era puntato su Harry. La bocca obliqua si schiuse in un sorriso più turpe che mai.
    «Non è stato facile, Harry, guidarti attraverso queste prove senza suscitare sospetti. Ho dovuto ricorrere a ogni grammo di astuzia in mio possesso, in modo che il mio intervento non fosse riconoscibile nella tua vittoria. Silente si sarebbe alquanto insospettito se tu te la fossi cavata troppo facilmente. Purché tu entrassi in quel labirinto, possibilmente con un vantaggio dignitoso… allora sapevo che avrei avuto una possibilità di sbarazzarmi degli altri campioni e spianarti la strada. Ma ho dovuto anche combattere contro la tua stupidità. La seconda prova… è stato allora che ho più temuto che non ce la facessimo. Ti tenevo d’occhio, Potter. Sapevo che non avevi risolto l’indovinello dell’uovo, cosi ho dovuto darti un altro suggerimento…»
    «Non è vero» disse Harry con voce roca. «È stato Cedric a darmi la chiave…»
    «Chi ha detto a Cedric di aprirlo sott’acqua? Io. Contavo sul fatto che ti avrebbe passato l’informazione. Le persone oneste sono così facili da manovrare, Potter. Ero sicuro che Cedric avrebbe voluto restituirti il piacere, visto che gli avevi detto dei draghi, e così ha fatto. Ma anche allora, Potter, anche allora sembrava probabile che avresti fallito. Io sono stato di guardia tutto il tempo… tutte quelle ore in biblioteca. Non hai capito che il libro di cui avevi bisogno è rimasto sempre nel tuo dormitorio? Ce l’avevo messo io parecchio tempo prima, l’avevo dato al giovane Paciock, non ricordi? Magiche Piante Acquatiche del Mediterraneo e Loro Proprietà. Ti avrebbe detto tutto quello che ti serviva sull’Algabranchia. Mi aspettavo che chiedessi aiuto a tutti, ma proprio tutti. Paciock te l’avrebbe detto in un secondo. Ma invece no… no… quel tuo tocco di orgoglio e indipendenza avrebbe potuto rovinare tutto quanto.
    «E allora che cosa potevo fare? Fornirti l’informazione attraverso un’altra fonte ignara. Al Ballo del Ceppo mi avevi raccontato che un elfo domestico di nome Dobby ti aveva fatto un regalo di Natale. Ho chiamato l’elfo in sala professori perché venisse a prendere delle vesti da lavare. Ho inscenato una conversazione a voce alta con la professoressa McGranitt sugli ostaggi che erano stati scelti, e le ho chiesto se era dell’opinione che Potter avrebbe pensato di ricorrere all’Algabranchia. E il tuo amichetto elfo è corso dritto alla dispensa di Piton e si è affrettato a venirti a cercare…»
    La bacchetta di Moody era ancora puntata al cuore di Harry. Alle sue spalle, sagome nebulose si muovevano nell’Avversaspecchio appeso alla parete. «Sei rimasto così a lungo in quel lago, Potter, che ho pensato che fossi annegato. Ma per fortuna Silente ha scambiato la tua imbecillità per nobiltà, e ti ha dato un punteggio alto. Ho respirato di sollievo un’altra volta.
    «Naturalmente questa sera nel labirinto per te è stato più facile di quanto non avrebbe dovuto» disse Moody. «E questo perché ero di pattuglia attorno al perimetro, potevo vedere attraverso le siepi esterne e sono riuscito a eliminare parecchi ostacoli dal tuo percorso. Ho Schiantato Fleur Delacour quando è passata. Ho scagliato l’Incantesimo Imperius su Krum, in modo che eliminasse Diggory, e ti lasciasse libero il cammino verso la Coppa».
    Harry fissò Moody, stupefatto. Non riusciva a capire come fosse possibile… l’amico di Silente, il celebre Auror… colui che aveva catturato tanti Mangiamorte… non aveva senso… nessun senso…
    Le forme nebulose nell’Avversaspecchio si precisavano, diventavano più definite. Harry vide la sagoma di tre persone dietro a Moody, tre persone che si avvicinavano. Ma Moody non stava guardando. Il suo occhio magico era puntato su Harry.
    «Il Signore Oscuro non è riuscito a ucciderti, Potter, e lo desiderava tanto» sussurrò Moody. «Prova a pensare come mi ricompenserà, quando scoprirà che l’ho fatto io al posto suo. Io ti ho consegnato a lui — tu, la cosa di cui più di ogni altra aveva bisogno per rigenerarsi — e poi ti ho ucciso per lui. Verrò onorato più di ogni altro Mangiamorte. Sarò il suo più caro, il suo più intimo sostenitore… più vicino di un figlio…»
    L’occhio normale di Moody sporgeva, l’occhio magico era fisso su Harry. La porta era sbarrata, e Harry sapeva che non sarebbe mai riuscito a raggiungere la bacchetta in tempo…
    «Io e il Signore Oscuro» disse Moody, e ormai sembrava completamente folle, chino su Harry con un orrendo sorriso storto sulle labbra «abbiamo molto in comune. Entrambi, per esempio, abbiamo avuto padri molto deludenti… davvero molto deludenti. Entrambi abbiamo subito l’oltraggio, Harry, di prendere il nome da quei padri. Ed entrambi abbiamo avuto il piacere… l’enorme piacere… di uccidere i nostri padri, per assicurare l’ascesa ininterrotta dell’Ordine Oscuro!»
    «Lei è pazzo» esclamò Harry, senza riuscire a trattenersi. «Lei è pazzo!»
    «Pazzo, io?» disse Moody, la voce che si alzava incontrollabile. «La vedremo! Vedremo chi è pazzo, ora che il Signore Oscuro è tornato, con me al suo fianco! È tornato, Harry Potter, non l’hai vinto… e ora… io vincerò te!»
    Moody levò la bacchetta, apri la bocca, Harry affondò la mano nella veste…
    «Stupeficium!» Ci fu un lampo accecante di luce rossa, e con un’esplosione fragorosa la porta dell’ufficio di Moody andò in pezzi…
    Moody fu scagliato all’indietro e cadde sul pavimento. Harry, che non aveva smesso di fissare il punto in cui un attimo prima c’era il viso di Moody, vide Albus Silente, il professor Piton e la professoressa McGranitt restituirgli lo sguardo dall’Avversaspecchio. Si voltò e vide il terzetto in piedi sulla soglia, Silente in testa, la bacchetta tesa.
    In quel momento, Harry comprese fino in fondo per la prima volta perché si diceva che Silente era l’unico mago di cui Voldemort avesse mai avuto paura. L’espressione di Silente mentre scrutava il corpo privo di sensi di Malocchio Moody era più terribile di quanto Harry avesse mai potuto immaginare. Non c’era alcun sorriso benevolo sul suo volto, alcun brillio ironico negli occhi dietro le lenti. Una fredda furia era incisa in ogni tratto del suo viso antico; un senso di potere emanava da lui, come se sprigionasse vapore bollente.
    Entrò, infilò un piede sotto il corpo abbandonato di Moody e con un calcio lo rovesciò sulla schiena, in modo da vederlo in faccia. Piton lo segui, guardando l’Avversaspecchio, nel quale il suo volto era ancora visibile, intento a scrutare torvo la stanza.
    La professoressa McGranitt andò subito da Harry.
    «Vieni con me, Potter» sussurrò. La sua bocca sottile si contrasse come se stesse per piangere. «Andiamo… in infermeria…»
    «No» disse Silente seccamente.
    «Silente, dovrebbe proprio… guardalo… ne ha passate abbastanza stanotte…»
    «Rimarrà, Minerva, perché deve capire» ribatté Silente asciutto. «Capire è il primo passo per accettare, e solo accettando si può guarire. Deve sapere chi lo ha condotto alle sofferenze di questa notte, e perché».
    «Moody» disse Harry. Era ancora completamente incredulo. «Come può essere stato Moody?»
    «Questo non è Alastor Moody» rispose piano Silente. «Tu non hai mai conosciuto Alastor Moody. Il vero Moody non ti avrebbe allontanato da me dopo ciò che è successo stanotte. Nel momento in cui ti ha portato via, ho capito… e vi ho seguiti».
    Silente si chinò sul corpo afflosciato di Moody e infilò una mano nella sua veste. Estrasse la fiaschetta di Moody e un mazzo di chiavi fissate a un anello. Poi si voltò verso la McGranitt e Piton.
    «Severus, per favore, portami la Pozione della Verità più potente che possiedi, e poi scendi in cucina e porta qui l’elfa domestica di nome Winky. Minerva, gentilmente vai alla capanna di Hagrid, dove troverai un grosso cane nero nell’orto delle zucche. Porta il cane nel mio ufficio, digli che lo raggiungerò tra poco, poi torna qui».
    Se Piton o la McGranitt trovarono queste istruzioni stravaganti, non lo dettero a vedere. Entrambi uscirono immediatamente dall’ufficio. Silente posò la fiaschetta sulla scrivania, si avvicinò al baule con sette serrature, infilò la prima chiave nella serratura, e lo aprì. Conteneva un gran numero di libri di magia. Silente chiuse il coperchio, infilò una seconda chiave nella seconda serratura, e lo riaprì. I libri di magia erano scomparsi; questa volta conteneva un assortimento di Spioscopi rotti, penne e pergamena, e quello che sembrava un Mantello dell’Invisibilità argentato. Harry guardò attonito Silente infilare la terza, la quarta, la quinta e la sesta chiave nelle rispettive serrature, riaprendo ogni volta il baule che rivelava ogni volta un contenuto diverso. Poi infilò la settima chiave nella serratura, sollevò il coperchio, e Harry si lasciò sfuggire un urlo di sorpresa.
    Si ritrovò a guardare in una specie di pozzo, una stanza sotterranea, e disteso al suolo tre metri più in basso, apparentemente immerso in un sonno profondo, magro e affamato, giaceva il vero Malocchio Moody. La gamba di legno era sparita, l’orbita che avrebbe dovuto accogliere l’occhio magico sembrava vuota sotto la palpebra, e gli mancavano ciuffi di capelli grigi. Harry, attonito, spostò lo sguardo dal Moody addormentato nel baule al Moody svenuto disteso sul pavimento dell’ufficio.
    Silente entrò nel baule, si calò e si lasciò cadere con un balzo sul pavimento accanto al Moody addormentato. Si curvò su di lui.
    «Schiantato… controllato dalla Maledizione Imperius… molto debole» sentenziò. «Naturalmente avevano bisogno di tenerlo in vita. Harry, buttami giù il mantello di quell’impostore, Alastor è gelato. Madama Chips dovrà occuparsi di lui, ma non sembra in pericolo immediato».
    Harry eseguì; Silente avvolse Moody nel mantello, e si arrampicò fuori dal baule. Poi prese la fiaschetta dalla scrivania, svitò il tappo e la rovesciò. Un liquido denso e vischioso schizzò sul pavimento dell’ufficio.
    «Pozione Polisucco, Harry» disse Silente. «Vedi com’è tutto semplice e geniale. Perché Moody non beve mai se non dalla sua fiaschetta, lo sanno tutti. L’impostore, naturalmente, aveva bisogno di tenere a portata di mano il vero Moody, in modo da poter continuare a prepararsi la Pozione. Hai visto i suoi capelli…» Silente gettò uno sguardo al Moody in fondo al baule. «L’impostore glieli ha continuati a tagliare per tutto l’anno, vedi dove sono irregolari? Ma credo che nell’agitazione di questa notte il nostro falso Moody si sia dimenticato di prenderla tanto spesso quanto avrebbe dovuto… allo scoccare dell’ora… ogni ora… vedremo».
    Silente prese la sedia da sotto la scrivania e vi sedette, gli occhi puntati sul Moody svenuto sul pavimento. Anche Harry lo fissò. I minuti passarono in silenzio…
    Poi, sotto gli occhi di Harry, il volto dell’uomo disteso a terra prese a cambiare. Le cicatrici sparivano, la pelle diventava liscia; il naso mozzato tornò intero, e rimpicciolì. La lunga criniera di capelli grigi brizzolati si ritirava nella cute, e diventava color paglia. All’improvviso, con un sordo clunk, la gamba di legno cadde mentre una gamba normale ricresceva al suo posto; un attimo dopo, la pupilla magica schizzò fuori dall’occhio dell’uomo, sostituita da un occhio vero; rotolò sul pavimento e continuò a roteare da una parte all’altra.
    Davanti a Harry giaceva un uomo pallido, con vaghe lentiggini e un ciuffo di capelli biondi. Sapeva chi era. L’aveva visto nel Pensatoio di Silente, l’aveva visto mentre i Dissennatori lo portavano via e lui cercava di convincere Crouch della sua innocenza… ma ora era segnato attorno agli occhi, e sembrava molto più vecchio…
    Nel corridoio si udirono passi affrettati. Piton entrò con Winky alle calcagna. La professoressa McGranitt era dietro di loro.
    «Crouch!» esclamò Piton, restando immobile sulla soglia. «Barty Crouch!»
    «Santo cielo» disse la professoressa McGranitt, fissando l’uomo disteso al suolo.
    Sporca e scarmigliata, Winky sbirciò da dietro le gambe di Piton. La sua bocca si spalancò e l’elfa emise uno strillo penetrante. «Padron Barty, padron Barty, che cosa fa tu qui?»
    Si gettò sul petto del giovane. «Voi l’ha ucciso! Voi l’ha ucciso! Voi ha ucciso il figlio del padrone!»
    «È solo Schiantato, Winky» disse Silente. «Fatti da parte, per favore. Severus, hai portato la pozione?»
    Piton consegnò a Silente una bottiglietta di vetro colma di un liquido trasparente: il Veritaserum col quale aveva minacciato Harry in classe. Silente si alzò, si chinò sull’uomo a terra e lo mise a sedere contro il muro dietro l’Avversaspecchio, dal quale le sagome riflesse di Silente, Piton e della McGranitt continuavano a scrutarli, cupe. Winky rimase in ginocchio, tremante, le mani sul viso. Silente aprì a forza la bocca dell’uomo e vi lasciò cadere tre gocce. Poi gli puntò la bacchetta contro il petto e disse: «Innerva».
    Il figlio di Crouch aprì gli occhi. Aveva il viso molle, lo sguardo perso. Silente si inginocchiò accanto a lui, in modo da guardarlo dritto in faccia.
    «Mi senti?» chiese a bassa voce.
    L’uomo sbatté le palpebre.
    «Sì» borbottò.
    «Vorrei che ci dicessi» disse piano Silente «come mai sei qui. Come hai fatto a fuggire da Azkaban?»
    Crouch trasse un profondo respiro tremante, poi prese a parlare in tono piatto e inespressivo. «Mi ha salvato mia madre. Sapeva di stare per morire. Ha convinto mio padre a salvarmi come ultimo desiderio. Lui l’amava come non ha mai amato me. Acconsentì. Vennero a trovarmi. Mi diedero una dose di Pozione Polisucco che conteneva un capello di mia madre. Lei bevve una dose di Pozione Polisucco che conteneva un mio capello. Prendemmo l’uno le sembianze dell’altra».
    Winky scuoteva il capo, tremante. «Non dire altro, padron Barty, non dire altro, tu mette tuo padre nei guai!»
    Ma Crouch trasse un altro respiro profondo e riprese, con la stessa voce piatta: «I Dissennatori sono ciechi. Hanno avvertito una persona sana e una morente entrare ad Azkaban. Hanno avvertito una persona sana e una morente uscirne. Mio padre mi portò fuori di nascosto, travestito da mia madre, nel caso che qualche prigioniero guardasse dalla porta della cella.
    «Mia madre morì poco dopo ad Azkaban. Fece attenzione a bere la Pozione Polisucco fino alla fine. Fu sepolta col mio nome e le mie sembianze. Tutti credettero che si trattasse di me».
    L’uomo sbatté le palpebre.
    «E che cosa fece di te tuo padre una volta che ti ebbe riportato a casa?» chiese Silente piano.
    «Inscenò la morte di mia madre. Un funerale privato, discreto. Quella tomba è vuota. L’elfa domestica mi guarì. Poi dovetti rimanere nascosto. Dovevo essere controllato. Mio padre fu costretto a ricorrere a parecchi incantesimi per soggiogarmi. Quando ebbi ripreso le forze, pensai solo a ritrovare il mio maestro… a tornare al suo servizio».
    «Come fece tuo padre a soggiogarti?» chiese Silente.
    «Con l’Incantesimo Imperius» disse Crouch. «Ero in potere di mio padre. Ero costretto a indossare un Mantello dell’Invisibilità giorno e notte. Ero sempre con l’elfa domestica. Era la mia governante e custode. Le facevo pena. Convinse mio padre a farmi qualche regalino. Come ricompensa della mia buona condotta».
    «Padron Barty, padron Barty» disse Winky singhiozzando attraverso le dita. «Tu non deve dirglielo, noi finisce nei guai…»
    «Nessuno ha mai scoperto che eri ancora vivo?» chiese piano Silente. «Nessuno lo sapeva tranne tuo padre e l’elfa domestica?»
    «Sì» rispose Crouch, sbattendo di nuovo le palpebre. «Una strega dell’ufficio di mio padre. Bertha Jorkins. Venne da noi con dei documenti da far firmare a mio padre. Lui non era in casa. Winky la fece entrare e tornò in cucina, da me. Ma Bertha Jorkins la sentì parlare con me. Venne a vedere. Ascoltò abbastanza da indovinare chi si nascondeva sotto il Mantello dell’Invisibilità. Mio padre tornò. Lei lo affrontò. Lui le scagliò un potente Incantesimo della Memoria per farle dimenticare ciò che aveva scoperto. Troppo potente. Disse che le aveva danneggiato per sempre la memoria».
    «Perché lei è venuta a ficcare il naso negli affari privati del mio padrone?» disse Winky tra i singhiozzi. «Perché non ci ha lasciati stare?»
    «Dimmi della Coppa del Mondo di Quidditch» disse Silente.
    «Fu Winky a convincere mio padre» rispose Crouch, con la stessa voce monotona. «Le ci vollero mesi a persuaderlo. Erano anni che non uscivo di casa. Avevo amato il Quidditch. Lo lasci andare, gli disse. Porterà il Mantello dell’Invisibilità. Può vedere la partita. Gli lasci respirare un po’ d’aria fresca una volta tanto. Disse che mia madre avrebbe approvato. Disse a mio padre che mia madre era morta per darmi la libertà. Non mi aveva salvato per infliggermi una vita di prigionia. Alla fine lui accettò.
    «Fu tutto studiato con la massima cura. Mio padre scortò me e Winky su in Tribuna d’Onore molto presto. Winky doveva dire che stava tenendo il posto a mio padre. Io dovevo star lì seduto, invisibile. Quando tutti fossero scesi dalle tribune, sarebbe toccato a noi. Winky sarebbe stata sola, in apparenza. Nessuno l’avrebbe mai saputo.
    «Ma Winky non sapeva che stavo diventando più forte. Cominciavo a contrastare l’Incantesimo Imperius di mio padre. A volte ero di nuovo me stesso, quasi. C’erano brevi periodi in cui mi pareva di sfuggire al suo controllo. Accadde lassù, in Tribuna d’Onore. Fu come svegliarsi da un sonno profondo. Mi ritrovai in pubblico, nel bel mezzo della partita, e vidi una bacchetta spuntare dalla tasca di un ragazzo davanti a me. Non avevo il permesso di tenere una bacchetta da prima di Azkaban. La rubai. Winky non se ne accorse. Winky ha paura delle alte quote. Aveva il viso nascosto».
    «Padron Barty, cattivo!» sussurrò Winky, mentre le lacrime le scorrevano tra le dita.
    «Cosi hai preso la bacchetta» disse Silente, «e poi che cosa ne hai fatto?»
    «Tornammo alla tenda» disse Crouch. «Poi li sentimmo. Sentimmo i Mangiamorte. Quelli che non erano mai stati ad Azkaban. Quelli che non avevano mai sofferto per il mio padrone. Gli avevano voltato le spalle. Non erano finiti in schiavitù come me. Erano liberi di andare a cercarlo, ma non lo fecero. Si limitavano a prendersi gioco dei Babbani. Il rumore delle loro voci mi svegliò. La mia mente non era cosi limpida da anni. Ero furioso. Avevo la bacchetta. Volevo aggredirli per la loro infedeltà al mio padrone. Mio padre era uscito dalla tenda, era andato a liberare i Babbani. Winky ebbe paura, vedendomi così arrabbiato. Usò la magia in suo potere per tenermi legato a lei. Mi fece uscire dalla tenda, mi spinse nella foresta, lontano dai Mangiamorte. Io cercai di trattenerla. Volevo tornare al campeggio. Volevo mostrare a quei Mangiamorte che cos’era la vera fedeltà al Signore Oscuro, e punirli per il loro tradimento. Usai la bacchetta rubata per scagliare in cielo il Marchio Nero.
    «Giunsero i maghi del Ministero. Scagliarono Schiantesimi ovunque. Uno attraversò gli alberi e raggiunse me e Winky. Il legame che ci univa fu spezzato. Fummo entrambi Schiantati.
    «Quando Winky venne scoperta, mio padre capì che dovevo essere nei dintorni. Frugò nei cespugli attorno a dove era stata ritrovata, e sentì che giacevo li. Attese che gli altri membri del Ministero si allontanassero dalla foresta. Mi pose di nuovo sotto l’Incantesimo Imperius, e mi portò a casa. Licenziò Winky. Lo aveva deluso. Aveva permesso che mi impossessassi di una bacchetta. Mi aveva quasi lasciato fuggire».
    Winky emise un gemito disperato.
    «Rimanemmo io e mio padre, soli in casa. E allora… e allora…» Crouch roteò il capo, e un ghigno folle gli attraversò il volto. «Il mio padrone venne a prendermi.
    «Arrivò a casa nostra nel cuore della notte, tra le braccia del suo servo Codaliscia. Il mio signore aveva scoperto che ero ancora vivo. Aveva catturato Bertha Jorkins in Albania. L’aveva torturata. E lei gli aveva detto molte cose. Gli aveva detto del Torneo Tremaghi. Gli aveva detto che Moody, l’anziano Auror, avrebbe insegnato a Hogwarts. La torturò finché non spezzò l’Incantesimo della Memoria che mio padre aveva scagliato su di lei. Gli disse che ero fuggito da Azkaban. Gli disse che mio padre mi teneva prigioniero per impedire che andassi a cercare il mio signore. E così il mio signore seppe che ero ancora il suo fedele servitore: forse il più fedele di tutti. Concepì un piano sulla base delle informazioni che Bertha gli aveva fornito. Aveva bisogno di me. Giunse a casa nostra verso mezzanotte. Mio padre aprì la porta».
    Il sorriso si diffuse sul volto di Crouch, come se stesse rievocando il ricordo più bello della sua vita. Attraverso le dita di Winky si vedevano i suoi occhi marroni impietriti. Sembrava troppo sconvolta per parlare.
    «Fu tutto molto rapido. Mio padre fu sottoposto alla Maledizione Imperius dal mio signore. Ora era mio padre a essere imprigionato, sotto controllo. Il mio signore lo costrinse a continuare il suo lavoro come al solito, a comportarsi come se non ci fosse niente che non andava. E io fui liberato. Mi ridestai. Fui di nuovo me stesso, vivo come non lo ero da anni».
    «E Voldemort che cosa ti chiese di fare?» domandò Silente.
    «Mi chiese se ero pronto a rischiare tutto per lui. Ero pronto. Era il mio sogno, la mia più grande ambizione, servirlo, dimostrargli la mia abilità. Mi disse che aveva bisogno di infiltrare a Hogwarts un suo servo fedele. Un servo che aiutasse Harry Potter a vincere il Torneo Tremaghi senza farsi notare. Un servo che vegliasse su Harry Potter. Che si assicurasse di fargli raggiungere la Coppa Tremaghi. Che trasformasse la Coppa in una Passaporta, che avrebbe portato dal mio padrone la prima persona che l’avesse toccata. Ma prima…»
    «Avevate bisogno di Alastor Moody» intervenne Silente. I suoi occhi azzurri fiammeggiavano d’ira, anche se la sua voce rimase calma.
    «Fummo io e Codaliscia. Avevamo preparato in anticipo la Pozione Polisucco. Raggiungemmo la sua casa. Moody reagì lottando. Ci fu un’esplosione. Riuscimmo a soggiogarlo appena in tempo. Lo infilammo a forza in un comparto del suo baule magico. Gli prendemmo dei capelli e li aggiungemmo alla Pozione. Io la bevvi e divenni il sosia di Moody. Gli presi la gamba e l’occhio. Fui pronto ad affrontare Arthur Weasley quando venne a sistemare i Babbani che avevano sentito dei rumori. Feci muovere i bidoni della spazzatura nel cortile. Gli dissi che avevo sentito aggirarsi degli estranei, che avevano fatto saltare i bidoni. Poi raccolsi gli abiti di Moody e i Detector Oscuri, li misi nel baule con Moody e partii per Hogwarts. Lo tenni in vita, sotto l’effetto della Maledizione Imperius. Volevo riuscire a interrogarlo. Per sapere del suo passato, imparare le sue abitudini, in modo da poter ingannare anche Silente. Mi servivano anche i suoi capelli per preparare la Pozione Polisucco. Gli altri ingredienti erano facili da trovare. Rubai la pelle di Girilacco dalle cantine. Quando il responsabile delle Pozioni mi trovò nel suo ufficio, dissi che avevo avuto l’ordine di perquisirlo».
    «E cosa ne fu di Codaliscia dopo l’aggressione di Moody?» chiese Silente.
    «Codaliscia tornò a prendersi cura del mio signore, a casa di mio padre, e a sorvegliare mio padre».
    «Ma tuo padre fuggì» disse Silente.
    «Sì. Dopo un po’ cominciò a contrastare la Maledizione Imperius proprio come avevo fatto io. C’erano momenti in cui capiva ciò che stava succedendo. Il mio signore decise che non era più prudente lasciarlo uscire di casa. Lo costrinse a inviare lettere al Ministero. Gli fece scrivere che era malato. Ma Codaliscia trascurò i suoi doveri. Non lo sorvegliò abbastanza. Mio padre fuggì. Il mio signore suppose che fosse diretto a Hogwarts. Mio padre avrebbe detto tutto a Silente, avrebbe confessato. Avrebbe ammesso di avermi fatto uscire di nascosto da Azkaban.
    «Il mio padrone mi informò della fuga di mio padre. Mi disse di fermarlo a ogni costo. Così attesi e vegliai. Usai la mappa che avevo preso a Harry Potter. La mappa che aveva quasi rovinato tutto».
    «Mappa?» disse Silente in fretta. «Quale mappa?»
    «La mappa di Hogwarts di Potter. Potter mi ci ha visto. Una sera Potter mi ha visto rubare altri ingredienti per la Pozione Polisucco dall’ufficio di Piton. Credeva che fossi mio padre, visto che abbiamo lo stesso nome di battesimo. Quella sera ho preso a Potter la mappa. Gli ho detto che mio padre odiava i Maghi Oscuri. Potter ha creduto che mio padre stesse seguendo Piton.
    «Per una settimana attesi l’arrivo di mio padre a Hogwarts. Finalmente, una sera, sulla mappa comparve mio padre che entrava nel parco. Indossai il Mantello dell’Invisibilità, e gli andai incontro. Stava costeggiando la Foresta. Poi arrivarono Potter e Krum. Attesi. Non potevo fare del male a Potter, il mio padrone aveva bisogno di lui. Potter corse a chiamare Silente. Schiantai Krum. Uccisi mio padre».
    «Noooo!» gemette Winky. «Padron Barty, padron Barty, che cosa dice?»
    «Hai ucciso tuo padre» disse Silente con la solita voce dolce. «Che cos’hai fatto del corpo?»
    «L’ho portato nella Foresta. L’ho coperto con il Mantello dell’Invisibilità. Avevo con me la mappa. Vidi Potter correre al castello. Incontrò Piton. Silente si unì a loro. Vidi Potter guidare Silente fuori dal castello. Uscii dalla Foresta, tornai sui miei passi, mi feci loro incontro. A Silente raccontai che Piton mi aveva detto dove andare.
    «Silente mi disse di andare a cercare mio padre. Tornai accanto al suo corpo. Guardai la mappa. Quando tutti se ne furono andati, Trasfigurai il corpo di mio padre. Divenne un osso… lo seppellii, indossando il Mantello dell’Invisibilità, nella terra appena smossa davanti alla capanna di Hagrid».
    Calò un totale silenzio, rotto solo dai singhiozzi irrefrenabili di Winky.
    Poi Silente disse: «E stasera…»
    «Mi sono offerto di portare la Coppa Tremaghi nel labirinto prima di cena» mormorò Barty Crouch. «L’ho trasformata in una Passaporta. Il piano del mio signore ha funzionato. È tornato potente e io sarò onorato da lui al di là dei sogni di ogni mago».
    Il sorriso folle gli illuminò di nuovo il viso, e la testa gli ricadde sulla spalla mentre Winky ululava e singhiozzava al suo fianco.
Capitolo PrecedenteCapitolo Successivo