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Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
   1) Casa Riddle (109 citazioni)
   2) La Cicatrice (44 citazioni)
   3) L'invito (99 citazioni)
   4) Ritorno alla Tana (99 citazioni)
   5) I Tiri Vispi di Fred e George (111 citazioni)
   6) La Passaporta (88 citazioni)
   7) Bagman e Crouch (164 citazioni)
   8) La Coppa del Mondo di Quidditch (161 citazioni)
   9) Il Marchio Nero (262 citazioni)
   10) Caos al Ministero (115 citazioni)
   11) Sull'Espresso di Hogwarts (120 citazioni)
   12) Il Torneo TreMaghi (161 citazioni)
   13) Malocchio Moody (157 citazioni)
   14) Le Maledizioni Senza Perdono (183 citazioni)
   15) Beauxbatons e Durmstrang (164 citazioni)
   16) Il Calice di Fuoco (203 citazioni)
   17) I Quattro Campioni (143 citazioni)
   18) la Pesa delle Bacchette (229 citazioni)
   19) L'ungaro Spinato (183 citazioni)
   20) La Prima Prova (217 citazioni)
   21) Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (185 citazioni)
   22) La Prova Inaspettata (186 citazioni)
   23) Il Ballo del Ceppo (253 citazioni)
   24) Lo Scoop di Rita Skeeter (198 citazioni)
   25) L'Uovo e l'Occhio (176 citazioni)
   26) La Seconda Prova (229 citazioni)
   27) Il Ritorno di Felpato (212 citazioni)
   28) La Follia del Signor Crouch (282 citazioni)
   29) il Sogno (166 citazioni)
   30) Il Pensatoio (204 citazioni)
   31) La Terza Prova (267 citazioni)
   32) Carne, Sangue e Ossa (54 citazioni)
   33) I Mangiamorte (100 citazioni)
   34) Prior Incantatio (69 citazioni)
   35) Veritaserum (165 citazioni)
   36) Le Strade si Dividono (206 citazioni)
   37) L'Inizio (180 citazioni)
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Bagman e Crouch


   Harry si districò da Ron e si alzò in piedi. Erano arrivati su quella che sembrava una striscia deserta di brughiera nebbiosa. Davanti a loro c’era una coppia di maghi stanchi dall’aria scontrosa, uno dei quali reggeva un grosso orologio d’oro, l’altro un grosso rotolo di pergamena e una penna d’aquila. Erano entrambi camuffati da Babbani, anche se maldestramente; l’uomo con l’orologio indossava un completo di tweed con galosce al polpaccio; il suo collega, un kilt e un poncho.
    «Buongiorno, Basil» disse il signor Weasley raccogliendo lo stivale e consegnandolo al mago in kilt, che lo gettò in uno scatolone di Passaporte usate accanto a lui; Harry vide un vecchio quotidiano, una lattina vuota e un pallone bucato.
    «Salute a te, Arthur» disse stancamente Basil. «Non sei in servizio, eh? Certi hanno tutte le fortune… è tutta la notte che siamo qui… meglio che ti tolga di torno, abbiamo una grossa comitiva in arrivo dalla Foresta Nera con la Passaporta delle sette e un quarto. Aspetta, ora vi trovo il campeggio… Weasley… Weasley…» Consultò la lista sulla pergamena. «A circa cinquecento metri da quella parte, il primo campeggio che incontrate. Il direttore si chiama Roberts. Diggory… secondo campeggio… chiedete del signor Payne».
    «Grazie, Basil» disse il signor Weasley, e fece cenno a tutti di seguirlo.
    Si avviarono per la brughiera deserta, senza riuscire a vedere granché attraverso la nebbiolina. Dopo circa venti minuti, cominciarono a intravedere una piccola casa di pietra vicino a un cancello. Al di là, Harry distinse a stento le sagome spettrali di centinaia e centinaia di tende, erette sul fianco di un grande campo che saliva dolcemente verso un fitto bosco all’orizzonte. Salutarono i Diggory e si avvicinarono alla casa.
    Sulla soglia c’era un uomo che guardava l’accampamento. A Harry bastò un’occhiata per capire che era il solo vero Babbano nel raggio di parecchi chilometri. Li sentì arrivare e si voltò a guardarli.
    «Buongiorno!» disse il signor Weasley cordiale.
    «Buongiorno» disse il Babbano.
    «Lei è il signor Roberts?»
    «Sì, sono io» rispose il signor Roberts. «E voi chi siete?»
    «Weasley… due tende, abbiamo prenotato un paio di giorni fa».
    «Sì» disse il signor Roberts, consultando una lista appesa alla porta. «Le piazzole sono lassù verso il bosco. Solo per questa notte?»
    «Proprio così» disse il signor Weasley.
    «Allora paga adesso?»
    «Ah… sicuro… certo…» disse il signor Weasley. Si allontanò di qualche passo e fece cenno a Harry di avvicinarsi. «Aiutami, Harry» bisbigliò, estraendo un mazzetto di banconote babbane dalla tasca e cominciando a sfogliarle. «Questo è da… da… dieci? Ah, sì, adesso vedo i numeri… allora questo è da cinque?»
    «Da venti» lo corresse Harry sottovoce, ben sapendo che il signor Roberts cercava di non perdersi una parola.
    «Ah, sì, allora questo è… non so, questi pezzetti di carta…»
    «Straniero?» chiese il signor Roberts mentre il signor Weasley tornava con i soldi giusti.
    «Straniero?» ripeté il signor Weasley, perplesso.
    «Lei non è il primo ad aver problemi con i soldi» spiegò il signor Roberts, esaminando il signor Weasley da vicino. «Dieci minuti fa due tipi hanno cercato di pagarmi con delle monete d’oro grandi come coprimozzi».
    «Davvero?» disse il signor Weasley nervoso.
    Il signor Roberts frugò in un barattolo, cercando il resto.
    «Mai stato così pieno» disse all’improvviso, guardando di nuovo verso il campo nebbioso. «Centinaia di prenotazioni. Di solito la gente arriva e basta…»
    «Vanno bene?» chiese il signor Weasley, la mano tesa ad aspettare il resto, che il signor Roberts non gli diede.
    «Sì» disse pensieroso. «Gente da ogni dove. Un sacco di stranieri. E non solo stranieri. Bizzarri, capito? C’è un tipo che va in giro con un kilt e un poncho».
    «Non dovrebbe?» chiese ansiosamente il signor Weasley.
    «È come una specie di… non so… come una specie di raduno» disse il signor Roberts. «Hanno l’aria di conoscersi tutti. Come una gran festa».
    In quel momento, un mago con i pantaloni alla zuava apparve dal nulla vicino al signor Roberts.
    «Oblivion!» disse in tono secco, puntandogli contro la bacchetta. Immediatamente gli occhi del signor Roberts diventarono vacui, le sue sopracciglia si spianarono e uno sguardo di sognante indifferenza cadde sul suo viso. Harry riconobbe gli effetti dell’Incantesimo di Memoria.
    «Una mappa del campeggio per voi» disse tranquillamente il signor Roberts al signor Weasley. «E il suo resto».
    «Grazie mille» disse il signor Weasley.
    Il mago con i pantaloni alla zuava li accompagnò verso il cancello del campeggio. Sembrava sfinito; aveva il mento blu di barba non fatta e profonde ombre viola sotto gli occhi. Una volta fuori dalla portata del signor Roberts, bisbigliò al signor Weasley: «Mi sta dando un sacco di problemi. Ha bisogno di un Incantesimo di Memoria dieci volte al giorno per starsene tranquillo. E Ludo Bagman non mi dà certo una mano. Va in giro a parlare di Bolidi e Pluffe a voce altissima, e non ci pensa proprio alla sicurezza anti-Babbani. Cielo, sarò felice quando tutto questo sarà finito. Ci vediamo più tardi. Arthur».
    E si Smaterializzò.
    «Ma il signor Bagman non è il Direttore dei Giochi e degli Sport Magici?» chiese Ginny con aria sorpresa. «Dovrebbe saperlo che non si parla di Bolidi coi Babbani in circolazione, vero?»
    «Dovrebbe» disse il signor Weasley sorridendo e guidandoli attraverso il cancello su per il campeggio, «ma Ludo è sempre stato un po’… be’… rilassato in fatto di sicurezza. In compenso non si potrebbe desiderare un Direttore dell’Ufficio per lo Sport più entusiasta. Giocava a Quidditch nella Nazionale Inglese, sapete. Ed è stato il miglior Battitore che le Vespe di Winbourne abbiano mai avuto».
    Risalirono il campo nebbioso tra lunghe file di tende. Molte avevano un’aria quasi normale; i loro proprietari avevano chiaramente cercato di renderle più babbanesche possibile, ma poi si erano traditi aggiungendo camini, batacchi, o banderuole. Qua e là spuntavano tende così vistosamente magiche che Harry non poteva certo stupirsi se il signor Roberts nutriva dei sospetti. A metà del campo sorgeva una stravagante costruzione di seta a righe simile a un palazzo in miniatura, con parecchi pavoni vivi legati all’ingresso. Un po’ più in là passarono davanti a una tenda con tre piani e parecchie torrette; e ancora oltre c’era una tenda con giardino, completo di vasca per gli uccellini, meridiana e fontana.
    «Siamo sempre gli stessi» disse il signor Weasley con un sorriso, «non possiamo fare a meno di esibirci quando ci ritroviamo. Ah, eccoci, guardate, questo è il nostro posto».
    Avevano raggiunto il limitare del bosco in cima al campo, e lì c’era uno spazio vuoto, con un piccolo cartello piantato per terra che diceva “Weezly”.
    «Non potevamo trovare un posto migliore!» disse allegramente il signor Weasley. «Lo stadio è proprio dall’altra parte del bosco, siamo vicinissimi». Si sfilò lo zaino dalle spalle. «Allora» disse in tono eccitato, «vietato usare magia, e dico sul serio, non quando siamo così tanti in terra babbana. Monteremo queste tende a mano! Non dovrebbe essere troppo difficile… i Babbani lo fanno sempre… senti, Harry, secondo te da dove cominciamo?»
    Harry non era mai andato in campeggio in vita sua; i Dursley non lo avevano mai portato in vacanza, preferendo lasciarlo con la signora Figg, un’anziana vicina. Comunque, lui e Hermione scoprirono dove dovevano andare quasi tutti i pali e i picchetti, e anche se il signor Weasley fu più d’intralcio che d’aiuto, perché divenne decisamente sovreccitato quando fu il momento di usare il martelletto, alla fine riuscirono a montare due malinconiche tende a due posti.
    Tutti quanti fecero un passo indietro per ammirare la loro opera. Nessuno, guardando quelle tende, avrebbe detto che appartenevano a dei maghi, pensò Harry, ma il guaio era che una volta arrivati Bill, Charlie e Percy, sarebbero stati in dieci. Anche Hermione sembrava aver colto il problema; scoccò uno sguardo interrogativo a Harry mentre il signor Weasley si metteva a quattro zampe ed entrava nella prima tenda.
    «Staremo un po’ stretti» gridò, «ma credo che ce la faremo. Venite a dare un’occhiata».
    Harry s’infilò carponi sotto il lembo della tenda e rimase a bocca aperta. Era entrato in quello che sembrava un appartamento di tre stanze un po’ vecchiotto, completo di bagno e cucina. Cosa bizzarra, era arredato esattamente allo stesso modo di quello della signora Figg; c’erano foderine all’uncinetto sulle sedie scompagnate, e un forte odore di gatto.
    «Be’, non dovremo starci molto» disse il signor Weasley, asciugandosi la pelata con un fazzoletto e dando un’occhiata ai quattro letti a castello stipati nella camera da letto. «Me l’ha prestata Perkins dell’ufficio. Non va quasi più in campeggio, poveraccio, ha la lombaggine». Prese il bollitore polveroso e ci guardò dentro. «Ci servirà dell’acqua…»
    «C’è un rubinetto segnato su questa mappa che ci ha dato il Babbano» disse Ron, che aveva seguito Harry dentro la tenda, e sembrava assolutamente indifferente alle sue straordinarie dimensioni interne. «È dall’altra parte del campo».
    «Be’, perché tu, Harry e Hermione non andate a prenderci l’acqua, allora?» Il signor Weasley porse loro il bollitore e un paio di pentole. «Intanto noi andremo a raccogliere della legna per il fuoco».
    «Ma abbiamo il fornello» disse Ron, «perché non possiamo…»
    «Ron, sicurezza anti-Babbani!» disse il signor Weasley, con l’aria di uno che pregusta qualcosa di speciale. «Quando i veri Babbani vanno in campeggio, cucinano sul fuoco all’aperto, li ho visti io!»
    Dopo un breve giro nella tenda delle ragazze, che era leggermente più piccola di quella dei maschi, anche se priva dell’odore di gatto, Harry, Ron e Hermione si accinsero ad attraversare il campeggio con il bollitore e le pentole.
    Ora, col sole appena sorto e la nebbiolina che si diradava, videro la città di tende che si allargava in tutte le direzioni. Si fecero strada lentamente tra le file, guardandosi intorno incuriositi. Solo in quel momento Harry cominciò a capire quanti maghi e quante streghe dovevano esserci al mondo; non aveva mai pensato molto a quelli degli altri paesi.
    Gli altri campeggiatori si stavano svegliando. Le prime ad alzarsi erano le famiglie con bambini; Harry non aveva mai visto prima maghi e streghe così piccoli. Un bambinetto di non più di due anni era accoccolato fuori da una gran tenda a forma di piramide, teneva in mano una bacchetta e la puntava allegramente verso una lumaca nell’erba, che si gonfiò piano piano fino a raggiungere la taglia di una salsiccia. Mentre gli passavano davanti, sua madre uscì in fretta dalla tenda.
    «Quante volte te l’ho detto, Kevin? Non — toccare — la — bacchetta — di — papà… bleah!»
    Era scivolata sulla lumaca gigante, che esplose. La sua invettiva li seguì nell’aria immobile, mescolata agli ululati del piccolo: «Rotto lumaca! Rotto lumaca!»
    Poco più oltre, videro due streghette, poco più grandi di Kevin, che cavalcavano scope-giocattolo librate solo quel tanto che consentiva alla punta dei loro piedi di sfiorare l’erba rugiadosa. Un mago del Ministero le aveva già individuate; mentre correva superando Harry. Ron e Hermione, borbottava fra sé: «In pieno giorno! I genitori staranno ancora dormendo, immagino…»
    Qua e là maghi e streghe adulti emergevano dalle loro tende e cominciavano a preparare la colazione. Alcuni, gettandosi intorno occhiate furtive, accendevano il fuoco con la bacchetta; altri sfregavano fiammiferi con aria dubbiosa, come se fossero certi che non poteva funzionare. Tre maghi africani sedevano immersi in una seria conversazione, tutti vestiti con lunghe tuniche bianche, intenti a cuocere quello che sembrava un coniglio su un fuoco di un viola chiaro, mentre un gruppo di streghe americane di mezza età sedeva spettegolando allegramente sotto uno striscione teso tra le loro tende che diceva: “Istituto delle Streghe di Salem”. Harry colse stralci di conversazione in lingue strane man mano che oltrepassavano le tende, e anche se non riuscì a capire una sola parola, il tono di ogni voce era eccitato.
    «Ehm… sono i miei occhi, o tutto è diventato verde?» disse Ron.
    Non erano solo gli occhi di Ron. Erano arrivati a un gruppo di tende tutte coperte con una fitta coltre di trifoglio, e sembrava che collinette di strana foggia fossero spuntate dal terreno. Sotto quelle aperte si vedevano visi sorridenti. Poi, dietro di loro, qualcuno li chiamò.
    «Harry! Ron! Hermione!»
    Era Seamus Finnigan, un compagno del quarto anno di Grifondoro. Era seduto davanti alla sua tenda coperta di trifoglio, con una donna dai capelli color sabbia che doveva essere sua madre, e col suo migliore amico, Dean Thomas, anche lui di Grifondoro.
    «Vi piacciono le decorazioni?» disse Seamus con un sorriso, quando Harry, Ron e Hermione si avvicinarono per salutarlo. «Il Ministero non è molto contento».
    «Ah, perché non dovremmo portare i nostri colori?» disse la signora Finnigan. «Dovreste vedere che cos’hanno appeso i Bulgari alle loro tende. Farete il tifo per l’Irlanda, vero?» aggiunse, guardando Harry, Ron e Hermione con gli occhi sgranati.
    Quando le ebbero assicurato che sì, certo, avrebbero tifato Irlanda, si allontanarono, anche se. come disse Ron: «Avremo mai potuto dire il contrario?»
    «Chissà che cos’hanno appeso i Bulgari alle loro tende» disse Hermione.
    «Andiamo a dare un’occhiata» disse Harry, indicando una vasta area di tende su per il campo, dove la bandiera bulgara, rossa, verde e bianca, svolazzava al vento leggero.
    Le tende non erano state coperte di vegetali, ma ciascuna di loro teneva appeso lo stesso poster, il poster di un volto molto corrucciato con folte sopracciglia nere. Naturalmente l’immagine si muoveva, ma non faceva altro che strizzare gli occhi e scoccare sguardi cupi.
    «Krum» disse piano Ron.
    «Cosa?» chiese Hermione.
    «Krum!» disse Ron. «Viktor Krum, il Cercatore bulgaro!»
    «Che faccia antipatica» disse Hermione, guardando i molti Krum che strizzavano gli occhi e lanciavano loro occhiate torve.
    «Faccia antipatica?» Ron alzò gli occhi al cielo. «E chi se ne importa di che faccia ha? E incredibile. E poi è giovanissimo. Ha solo diciott’anni o giù di lì. È un genio, stasera vedrete».
    C’era già una piccola coda davanti al rubinetto nell’angolo del campo. Harry, Ron e Hermione si misero in fila, dietro a due uomini impegnati in un’accesa discussione. Uno era un mago molto anziano che indossava una lunga camicia da notte a fiori. L’altro era chiaramente un mago del Ministero; sventolava un paio di pantaloni gessati e quasi urlava, esasperato:
    «Mettiteli e basta. Archie, da bravo, non puoi andare in giro così, il Babbano ai cancello ha già i suoi sospetti…»
    «L’ho comprata in un negozio babbano» disse ostinato il vecchio mago «I Babbani se le mettono».
    «Le donne babbane se le mettono. Archie, non gli uomini, loro portano questi» disse il mago del Ministero, brandendo i pantaloni gessati.
    «Non ho intenzione di metterli» disse il vecchio Archie indignato. «Mi piace prendere un po’ d’aria attorno alle mie parti private, grazie».
    A quel punto Hermione fu sopraffatta da un tale accesso di risatine che dovette schizzare fuori dalla fila, e al suo ritorno Archie aveva già preso l’acqua e se n’era andato.
    Al ritorno, carichi d’acqua, riattraversarono il campeggio più lentamente. Qua e là videro facce più familiari: altri studenti di Hogwarts con le loro famiglie. Oliver Baston, l’ex capitano della squadra di Quidditch della Casa di Grifondoro, che aveva appena lasciato Hogwarts, trascinò Harry fino alla tenda dei genitori per presentarlo, e gli disse in tono eccitato che era appena stato ingaggiato nella riserva della squadra del Puddlemore United. Poi furono salutati da Ernie Macmillan, uno del quarto anno di Tassorosso, e un po’ più in là videro Cho Chang, una ragazzina molto graziosa che giocava da Cercatrice per la squadra di Corvonero. Salutò Harry con la mano e gli sorrise, e lui si rovesciò parecchia acqua addosso per rispondere al saluto. Più che altro per far smettere Ron di fare smorfie, Harry indicò in fretta un bel gruppo di ragazzi che non aveva mai visto prima.
    «Chi credi che siano?» chiese. «Non sono di Hogwarts, vero?»
    «Mi sa che vengono da una scuola straniera» disse Ron. «So che ce ne sono altre, ma non ho mai conosciuto nessuno che ne frequenti una. Bill aveva un amico di penna di una scuola in Brasile… è stato tanti anni fa… e voleva fare un viaggio-scambio, ma mamma e papà non potevano permetterselo. Quando gli ha fatto sapere che non poteva andare, il suo amico di penna si è offeso molto e gli ha mandato un cappello stregato. Gli ha accartocciato le orecchie».
    Harry rise. Era rimasto sorpreso alla notizia che esistevano altre scuole di magia, ma ora che vedeva nel campeggio maghi di così tante nazionalità, pensò che era stato sciocco a non capire che Hogwarts non poteva essere l’unica. Scoccò un’occhiata a Hermione, che non sembrava affatto stupita. Senza alcun dubbio aveva già letto la cosa in qualche libro.
    «Ci avete messo dei secoli» disse George quando finalmente furono di ritorno alla tenda dei Weasley.
    «Abbiamo incontrato un po’ di gente» disse Ron, posando il recipiente con l’acqua. «Non avete ancora acceso il fuoco?»
    «Papà si sta divertendo con ì fiammiferi» disse Fred.
    Il signor Weasley non riusciva assolutamente ad accendere il fuoco, ma non era perché non ci provasse. Fiammiferi spezzati ricoprivano il terreno tutto intorno, ma lui sembrava spassarsela come mai nella vita.
    «Oops!» disse quando riuscì ad accenderne uno, e subito lo lasciò cadere per la sorpresa.
    «Dia qui, signor Weasley» gli disse Hermione gentilmente, prendendogli la scatola e mostrandogli come fare.
    Alla fine riuscirono ad accendere il fuoco, anche se ci volle almeno un’altra ora prima che fosse abbastanza caldo da poter cuocere qualcosa. Comunque c’era molto da fare nell’attesa: la loro tenda sembrava montata proprio accanto al sentiero principale che conduceva allo stadio, e membri del Ministero continuavano a correre su e giù, salutando cordialmente il signor Weasley mentre passavano. Il signor Weasley faceva la cronaca, più che altro a uso di Harry e Hermione; i suoi figli sapevano troppo del Ministero per essere granché interessati.
    «Quello era Cuthbert Mockridge, Direttore dell’Ufficio Relazioni coi Goblin… ecco che arriva Gilbert Wimple, fa parte del Comitato di Incantesimi Sperimentali, è da un po’ che ha quelle corna… ciao, Arnie… Arnold Peasegood, è un Obliviatore… un membro della Squadra Cancellazione Magia Accidentale… e quelli sono Bode e Croaker… sono Indicibili…»
    «Sono che cosa?»
    «Dell’Ufficio Misteri, topsecret, non so che cosa fanno…»
    Finalmente il fuoco fu pronto, e avevano appena cominciato a cucinare uova e salsicce quando Bill, Charlie e Percy spuntarono dal bosco e si diressero verso di loro.
    «Ci siamo appena Materializzati, papà» disse Percy a voce alta. «Ah, ottimo, è ora di pranzo!»
    Erano a metà dei loro piatti di salsicce e uova quando il signor Weasley balzò in piedi sorridendo e sventolando un braccio verso un uomo che veniva loro incontro.
    «Aha!» disse. «L’uomo del momento! Ludo!»
    Ludo Bagman era di gran lunga il personaggio più vistoso che Harry avesse mai visto fino a quel momento, compreso il vecchio Archie con la sua camicia da notte a fiori. Indossava lunghi abiti da Quidditch a grosse strisce orizzontali giallo vivo e nero. Sul suo petto era stampato l’enorme disegno di una vespa. Doveva aver avuto un fisico possente, un tempo; ora gli abiti si tendevano su un pancione che certo non aveva nei giorni in cui giocava nella nazionale inglese di Quidditch. Aveva il naso schiacciato (probabilmente rotto da un Bolide vagante, pensò Harry), ma i suoi tondi occhi blu, i corti capelli biondi e la carnagione rosea lo facevano assomigliare a uno studente troppo cresciuto.
    «Ehilà a voi!» gridò Bagman allegramente. Camminava come se avesse delle molle sotto i piedi, ed era chiaramente in uno stato di folle eccitazione.
    «Arthur, vecchio mio» disse ansando mentre si avvicinava al fuoco, «che giornata, eh? Che giornata! Potevamo desiderare un tempo migliore? Si prospetta una notte senza nuvole… e i preparativi vanno quasi alla perfezione… non ho niente da fare!»
    Proprio in quel momento, alle sue spalle, un gruppo di maghi del Ministero dall’aria tesa scattarono in direzione di un fuoco indubbiamente magico che spediva scintille violette a sei metri d’altezza.
    Percy corse avanti con la mano tesa. A quanto pareva, la sua disapprovazione del modo in cui Ludo Bagman gestiva il suo Ufficio non gli impediva di voler fare una buona impressione su di lui.
    «Ah… sì» disse il signor Weasley con un gran sorriso, «questo è mio figlio Percy, ha appena cominciato a lavorare al Ministero… e questo è Fred… no, George, scusa… quello è Fred… Bill, Charlie, Ron… mia figlia Ginny… e gli amici di Ron. Hermione Granger e Harry Potter».
    Bagman fu colto alla sprovvista quando udì il nome di Harry, e subito i suoi occhi scattarono, come di consueto, verso la famosa cicatrice.
    «E voi tutti, sentite» continuò il signor Weasley. «questo è Ludo Bagman. sapete bene chi è, è grazie a lui che abbiamo dei posti così buoni…»
    Bagman fece un sorriso radioso e agitò la mano come per dire che erano sciocchezze.
    «Ti va una scommessina sulla partita?» disse in tono entusiastico, facendo tintinnare quello che sembrava un bel mucchietto d’oro nelle tasche dell’abito giallo e nero. «Ho già Roddy Pontner che ha scommesso con me che la Bulgaria segnerà per prima — gli ho offerto una buona quotazione, visto che i tre Cacciatori dell’Irlanda sono i migliori in circolazione da anni — e la piccola Agatha Timms ha puntato la metà del suo allevamento di anguille su una partita lunga una settimana».
    «Oh… avanti, allora» disse il signor Weasley. «Vediamo… un galeone sull’Irlanda vincente?»
    «Un galeone?» Ludo Bagman parve vagamente deluso, ma si riprese subito. «Molto bene, molto bene… altre puntate?»
    «Sono un po’ troppo giovani per le scommesse» disse il signor Weasley. «Molly non sarebbe contenta…»
    «Scommettiamo trentasette galeoni, quindici zellini e tre falci» disse Fred, mentre lui e George radunavano in fretta tutto il denaro che avevano, «l’Irlanda vince… ma Viktor Krum prende il Boccino. Oh, e aggiungiamo una bacchetta finta».
    «Non vorrete mostrare al signor Bagman una porcheria del genere» sibilò Percy, ma Bagman parve di tutt’altra idea: la sua faccia da bambino splendette di eccitazione quando la prese dalle mani di Fred, e quando la bacchetta diede in uno strillo acuto e si trasformò in un pollo di gomma, Bagman ruggì dalle risate.
    «Eccellente! Non ne vedevo una così credibile da anni! Pagherei cinque galeoni per averla!»
    Percy s’irrigidì in un atteggiamento di stupita disapprovazione.
    «Ragazzi» disse il signor Weasley a mezza voce, «non voglio che scommettiate… sono tutti i vostri risparmi… vostra madre…»
    «Non fare il guastafeste, Arthur!» tuonò Ludo Bagman, facendo risuonare le tasche eccitato. «Sono abbastanza grandi da sapere quello che vogliono! Dite che vince l’Irlanda ma Krum prende il Boccino? Impossibile, ragazzi, impossibile… Vi darò delle buone quote per questa scommessa… aggiungeremo cinque galeoni per quella buffa bacchetta, allora, d’accordo…»
    Il signor Weasley rimase a guardare impotente mentre Ludo Bagman estraeva un quadernino e una penna e cominciava a scrivere i nomi dei gemelli.
    «Grazie mille» disse George, prendendo il foglietto di pergamena che l’altro gli tendeva e infilandoselo in tasca.
    Bagman tornò a rivolgersi allegramente al signor Weasley. «Non è che mi offri una tazza di broda, eh? Sto cercando Barty Crouch. Il mio corrispettivo bulgaro mi sta dando qualche problema, e non capisco una parola di quello che dice. Barty riuscirà a chiarire tutto. Parla quasi centocinquanta lingue».
    «Il signor Crouch?» chiese Percy, abbandonando all’istante il suo sguardo di inflessibile disapprovazione e fremendo di entusiasmo. «Ne parla più di duecento! Il Marino, il Goblinese, il Troll…»
    «Chiunque riesce a parlare Troll» disse Fred sbrigativo, «non devi far altro che puntare il dito e grugnire».
    Percy scoccò a Fred uno sguardo feroce, e attizzò vigorosamente il fuoco per far bollire di nuovo l’acqua.
    «Ancora nessuna notizia di Bertha Jorkins, Ludo?» chiese il signor Weasley, mentre Bagman si sistemava nell’erba tra loro.
    «Non una parola» rispose Bagman tranquillamente. «Ma si farà viva. Povera vecchia Bertha… ha una memoria come un paiolo bucato e zero senso dell’orientamento. Si è persa, ve lo dico io. Un giorno d’ottobre ricomparirà in ufficio, convinta che sia ancora luglio».
    «Non credi che sarebbe il caso di mandare qualcuno a cercarla?» suggerì esitante il signor Weasley, mentre Percy passava il tè a Bagman.
    «Barty Crouch continua a dirmelo» disse Bagman, i tondi occhi sgranati e innocenti, «ma davvero al momento non ho nessuno che mi avanza. Oh… parli del diavolo! Barty!»
    Un mago si era appena Materializzato accanto al loro falò, e non avrebbe potuto fare un contrasto maggiore con Ludo Bagman, sdraiato nell’erba con i suoi vecchi vestiti da Vespa. Barty Crouch era un uomo anziano, rigido e impettito, impeccabilmente vestito in completo e cravatta. La scriminatura nei suoi corti capelli grigi era diritta in maniera quasi innaturale e i baffetti a spazzolino avevano l’aria di essere stati spuntati con l’aiuto della riga millimetrata. Le sue scarpe erano lucidate con estrema accuratezza. Harry capì subito perché Percy lo idolatrava: lui era un convinto assertore delle regole e della necessità di seguirle a puntino, e il signor Crouch aveva osservato la regola sull’abbigliamento babbano così coscienziosamente che avrebbe potuto passare per un direttore di banca; Harry dubitava che perfino zio Vernon sarebbe riuscito a riconoscerlo per quello che era.
    «Accomodati su un trono d’erba, Barty» disse Ludo allegramente, picchiando con la mano il terreno al suo fianco.
    «No, grazie, Ludo» disse Crouch, e c’era una vena d’impazienza nella sua voce. «Ti ho cercato dappertutto. I Bulgari insistono che aggiungiamo altri dodici posti alla Tribuna d’onore».
    «Oh, è questo che vogliono» disse Bagman. «Credevo che quel tipo mi stesse chiedendo di prestargli una pinzetta. Parla con un po’ d’accento».
    «Signor Crouch!» disse Percy senza fiato, sprofondando in una specie di mezzo inchino che lo fece sembrare gobbo. «Vuole una tazza di te?»
    «Oh» rispose il signor Crouch, guardando Percy con lieve sorpresa. «Sì… grazie, Weatherby».
    Fred e George quasi soffocarono, il naso nella tazza. Percy, molto rosso attorno alle orecchie, si mise a trafficare col bollitore.
    «Oh, e volevo dire due cose anche a te, Arthur» disse il signor Crouch, gli occhi acuti puntati sul signor Weasley. «Alì Bashir è sul sentiero di guerra. Vuole parlarti del tuo embargo sui tappeti volanti».
    Il signor Weasley trasse un gran sospiro. «Gli ho mandato un gufo a questo proposito proprio la settimana scorsa. Una volta per tutte: i tappeti sono definiti Prodotto Babbano nel Registro degli Oggetti Incantabili Proibiti, ma lui mi dà retta?»
    «Ne dubito» disse il signor Crouch, accettando la tazza che Percy gli porgeva. «Non vede l’ora di esportare qui».
    «Be’, non sostituiranno mai le scope in Gran Bretagna, vero?» intervenne Bagman.
    «Alì è convinto che ci sia una nicchia di mercato per un veicolo familiare» disse il signor Crouch. «Mi ricordo che mio nonno aveva un Axminster che poteva portare dodici persone… ma è stato prima che i tappeti venissero proibiti, naturalmente».
    Lo disse come per chiarire al di là di ogni ragionevole dubbio che tutti i suoi antenati si erano attenuti rigidamente alla legge.
    «Allora, hai avuto da fare, Barty?» disse Bagman gioviale.
    «Lo puoi ben dire» rispose asciutto il signor Crouch. «Organizzare Passaporte in cinque continenti non è una cosa da niente, Ludo».
    «Immagino che sarete tutti e due contenti quando sarà tutto finito» disse il signor Weasley.
    Ludo Bagman parve sconvolto. «Contenti! Ma quando mai mi sono divertito così? E poi non è che abbiamo finito, eh, Barty? Eh? Resta ancora parecchio da organizzare, eh?»
    Il signor Crouch alzò le sopracciglia rivolto a Bagman.
    «Eravamo d’accordo di non annunciarlo finché tutti i dettagli…»
    «Oh, i dettagli!» disse Bagman, scacciando via la parola come un nugolo di moscerini. «Hanno firmato, no? Si sono accordati, no? Scommetto quello che vuoi che questi ragazzi lo scopriranno molto presto. Voglio dire, è a Hogwarts che…»
    «Ludo, dobbiamo incontrare i Bulgari, lo sai» disse seccamente il signor Crouch, tagliando corto con i commenti di Bagman. «Grazie per il tè, Weatherby».
    Risospinse la tazza intatta verso Percy e aspettò che Ludo si alzasse; Bagman si sollevò a fatica, ingollando il tè rimasto, mentre l’oro che aveva in tasca tintinnava allegramente.
    «Ci vediamo più tardi!» esclamò. «Sarete su in Tribuna d’onore con me… faccio la telecronaca!» Agitò la mano, Barty Crouch fece un breve cenno ed entrambi si Smaterializzarono.
    «Che cosa succederà a Hogwarts. papà?» chiese subito Fred. «Di che cosa stavano parlando?»
    «Lo scoprirete presto» disse il signor Weasley sorridendo.
    «Sono informazioni riservate fino a quando il Ministero non deciderà di renderle pubbliche» disse Percy rigidamente. «Il signor Crouch ha fatto bene a non rivelarle».
    «Oh, stai zitto. Weatherby» disse Fred.
    Un senso d’eccitazione quasi palpabile sorse come una nuvola sul campeggio via via che il pomeriggio avanzava. Al tramonto, la stessa immobile aria estiva sembrava vibrare di attesa, e mentre l’oscurità si stendeva come un manto sulle migliaia di maghi in attesa, le ultime tracce di finzione scomparvero: il Ministero parve arrendersi all’inevitabile, e smise di combattere i segni della magia dirompente che ormai apparivano dappertutto.
    Venditori ambulanti si Materializzavano ogni pochi metri, trasportando vassoi e spingendo carretti carichi di merci straordinarie. C’erano coccarde luminose — verdi per l’Irlanda, rosse per la Bulgaria — che strillavano i nomi dei giocatori, cappelli a punta verdi coperti di trifogli danzanti, sciarpe bulgare adorne di leoni che ruggivano per davvero, bandiere di entrambi i paesi che suonavano l’inno nazionale quando le agitavi; c’erano modellini di Firebolt che volavano veramente, e pupazzetti da collezione di giocatori celebri che camminavano sul palmo della mano, pavoneggiandosi.
    «Ho risparmiato le pagliette tutta l’esiate per questo momento» disse Ron a Harry, mentre con Hermione giravano tra i venditori e compravano souvenir. Ron prese un cappello coi trifogli danzanti e una grossa coccarda verde, ma anche un pupazzetto di Viktor Krum, il Cercatore bulgaro. Il Krum in miniatura camminava avanti e indietro sulla mano di Ron, guardando torvo la coccarda verde sopra di lui.
    «Wow, guardate questi!» disse Harry, affrettandosi a raggiungere un carretto stracarico di quelli che sembravano binocoli d’ottone pieni di ogni genere di strani pomoli e rotelle.
    «Omniocolo» disse il venditore con foga. «Si può fare il replay dell’azione… passare tutto al rallentatore… e vedere tutto azione per azione, se vi va. È un affare: dieci galeoni l’uno».
    «Accidenti, ho già comprato questo» disse Ron indicando il cappello col trifoglio e fissando con desiderio gli Omniocoli.
    «Me ne dia tre» disse Harry deciso.
    «No… lascia stare» disse Ron arrossendo. Lo metteva in imbarazzo il fatto che Harry, a cui i genitori avevano lasciato una piccola fortuna, fosse molto più ricco di lui.
    «Non vi regalerò niente a Natale» gli disse Harry mettendo gli Omniocoli in mano a Ron e Hermione. «Per i prossimi dieci anni, voglio dire».
    «Mi sembra più che giusto» disse Ron con un gran sorriso.
    «Oooh, grazie, Harry» disse Hermione. «E io prendo i programmi, guardate…»
    Fecero ritorno alle tende con le tasche decisamente alleggerite. Bill, Charlie e Ginny esibivano le loro coccarde verdi, e il signor Weasley portava una bandiera irlandese. Fred e George non avevano niente: avevano dato a Bagman tutti i loro soldi.
    E poi un gong profondo e sonoro rimbombò da qualche parte oltre i boschi, e in un solo istante lanterne verdi e rosse si accesero tra gli alberi, illuminando il sentiero che portava al campo.
    «È ora!» disse il signor Weasley, eccitato come tutti loro. «Avanti, andiamo!»
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