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Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
   0) Introduzione (14 citazioni)
   1) IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (40 citazioni)
   2) LA FONTE DELLA BUONA SORTE (58 citazioni)
   3) LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (42 citazioni)
   4) BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (61 citazioni)
   5) LA STORIA DEI TRE FRATELLI (32 citazioni)
   6) Conclusione (15 citazioni)
   7) Note (27 citazioni)
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LO STREGONE DAL CUORE PELOSO


   C'era una volta un giovane stregone bello, ricco e pieno di talento, che aveva notato come i suoi amici, quando si innamoravano, diventassero sciocchi, sgambettassero e si azzimassero, perdessero l'appetito e la dignità. Risolto a non cadere mai preda di tali debolezze, il giovane stregone ricorse alle Arti Oscure per assicurarsene l'immunità.
    Ignorando il suo segreto, i famigliari ridevano nel vederlo così freddo e altero.
    «Tutto cambierà» prevedevano, «quando una fanciulla catturerà il suo cuore».
    Ma il suo cuore rimaneva intatto. Benché molte fanciulle fossero attratte dal suo contegno altezzoso e avessero impiegato le arti più sottili per sedurlo, nessuna riuscì a conquistarne l'affetto. Lo stregone si gloriava della propria indifferenza e della sagacia che l'aveva prodotta.
    La prima freschezza della gioventù sfiorì e i coetanei dello stregone cominciarono a sposarsi e poi a mettere al mondo figli.
    «Il loro cuore dev'essere come un guscio vuoto» ridacchiava lui tra sé e sé, osservando il comportamento dei giovani genitori che lo circondavano, «raggrinzito dalle richieste dei loro pargoli miagolanti!»
    E di nuovo si compiaceva per la saggezza della sua scelta.
    Col passare degli anni, gli anziani genitori dello stregone morirono. Il figlio non li pianse; al contrario, si considerò fortunato per la loro dipartita, dato che ora regnava da solo nel loro castello. Dopo aver trasferito il suo tesoro più grande nella segreta più profonda, si abbandonò a una vita di agi e di abbondanza, e i suoi comodi erano l'unica premura dei suoi molti servitori.
    Lo stregone era certo di essere oggetto di immensa invidia da parte di chiunque contemplasse la sua splendida e indisturbata solitudine. Perciò, un giorno che sentì per caso due dei suoi lacchè parlare di lui, fu colto da rabbia e da dolore.
    Il primo lacchè stava esprimendo pietà per il padrone che, con tutta la sua ricchezza e tutto il suo potere, non era comunque amato da nessuno.
    Ma il suo compagno ridacchiava, chiedendo come mai un uomo che possedeva tanto oro e un castello così principesco non fosse stato capace di attirare una moglie.
    Le loro parole diedero un colpo tremendo all'orgoglio dello stregone.
    Risolse immediatamente di prender moglie, e una moglie superiore a qualunque altra. Sarebbe stata di stupefacente bellezza, in grado di suscitare invidia e desiderio in qualsiasi uomo la vedesse; sarebbe stata di stirpe magica, di modo che i loro figli ereditassero straordinari talenti; e sarebbe stata ricca almeno quanto lui, così che nonostante l'accrescimento della famiglia la sua esistenza non risultasse meno comoda.
    Avrebbe potuto impiegare anche cinquant'anni per trovare una donna siffatta, ma il caso volle che, il giorno stesso in cui aveva deciso di cercarla, una fanciulla che corrispondeva a ogni suo desiderio giungesse nel vicinato a far visita alla propria famiglia.
    Era una strega di prodigiosa abilità e possedeva moltissimo oro. La sua bellezza era tale che faceva sussultare il cuore di ogni uomo che le posava gli occhi addosso; ogni uomo, cioè, tranne uno. Il cuore dello stregone non provò assolutamente nulla. Tuttavia, era il trofeo che cercava, perciò cominciò a farle la corte.
    Tutti coloro che notarono il cambiamento nei suoi modi ne furono stupefatti e dissero alla fanciulla che era riuscita laddove altre cento avevano fallito.
    La ragazza stessa era a un tempo affascinata e respinta dalle attenzioni dello stregone. Percepiva la freddezza che stava dietro al calore dei suoi complimenti, e non aveva mai incontrato un uomo così strano e remoto. I suoi famigliari, però, consideravano il loro un ottimo matrimonio e, ansiosi di favorirlo, accettarono l'invito dello stregone a una festa in onore della fanciulla.
    La tavola era imbandita di piatti e bicchieri d'oro e d'argento che ospitavano i migliori vini e i cibi più sontuosi. I menestrelli pizzicavano liuti dalle corde di seta e cantavano un amore che il loro padrone non aveva mai provato. La fanciulla sedeva su un trono accanto allo stregone, che le sussurrava tenere parole rubale ai poeti, senza alcuna idea del loro vero significato.
    La fanciulla ascoltò, perplessa, e infine rispose: «Voi parlate bene, Stregone, e io sarei deliziata delle vostre attenzioni, se solo pensassi che voi abbiate un cuore!»
    Lo stregone sorrise e le rispose di non temere per ciò. Le chiese di seguirlo e la portò via dalla festa, giù fino alla segreta in cui era rinchiuso il suo più grande tesoro.
    Là, in un magico scrigno di cristallo, stava il cuore pulsante dello stregone.
    Per anni distaccato da occhi, orecchie e dita, non era mai caduto preda della bellezza, di una voce musicale o del contatto con una serica pelle. La fanciulla rimase terrorizzata nel vederlo, perché il cuore si era ristretto e coperto di lunghi peli neri.
    «Oh, cosa avete mai fatto?» gemette. «Rimettetelo al suo posto, ve ne supplico!»
    Vedendo che era necessario obbedirle per compiacerla, lo stregone prese la bacchetta, aprì lo scrigno di cristallo, squarciò il proprio petto e rimise il cuore peloso nella cavità che aveva un tempo occupato.
    «Ora siete guarito e conoscerete il vero amore!» esclamò la fanciulla, e lo abbracciò.
    Il tocco delle sue morbide e candide braccia, il suo respiro nelle orecchie, il profumo dei suoi folti capelli dorati perforavano come lance il cuore appena ridestato. Ma durante il suo lungo esilio, il cuore s'era fatto strano, cieco e selvaggio nelle tenebre cui era stato condannato, e i suoi appetiti erano potenti e perversi.
    Gli invitati della festa avevano notato l'assenza del loro anfitrione e della fanciulla. Dapprima non se n'erano curati, ma con il passare delle ore si erano impensieriti e finalmente s'erano messi a cercarli per il castello.
    Trovarono infine la segreta e l'orrenda visione che laggiù li attendeva.
    La fanciulla giaceva morta sul pavimento, con il petto aperto, e di fianco a lei era accucciato il folle stregone, che teneva in una mano insanguinata un grande cuore liscio e scarlatto. Lo leccava e lo accarezzava e diceva di volerlo scambiare con il proprio.
    Nell'altra mano brandiva la bacchetta, con la quale cercava di estrarre dal proprio petto il cuore peloso e rimpicciolito. Ma il cuore peloso era più forte di lui e si rifiutava di lasciare la presa sui sensi dello stregone e ritornare nella teca dov'era stato confinato per tanti anni.
    Davanti agli occhi inorriditi degli ospiti, lo stregone gettò via la bacchetta e afferrò una daga d'argento. Dichiarando che mai sarebbe stato schiavo del proprio cuore, lo recise dal petto.
    Per un istante, lo stregone si inginocchiò trionfante, con un cuore in ogni mano; poi cadde sul corpo della fanciulla e morì.
    Il commento di Albus Silente su
Lo Stregone dal Cuore Peloso

    Come abbiamo visto, le prime due fiabe di Beda hanno attirato critiche per i loro temi di generosità, tolleranza e amore. Lo Stregone dal Cuore Peloso, invece, non sembra essere stata modificata né eccessivamente criticata nei secoli trascorsi da quando fu scritta; la storia che lessi un giorno nell'originale runico era quasi identica a quella che mi aveva raccontato mia madre. Detto questo, Lo Stregone dal Cuore Peloso è di gran lunga la più raccapricciante delle opere di Beda, e molti genitori non la raccontano ai figli finché non pensano che siano abbastanza grandi da non avere incubi.[8]
    Perché, dunque, una fiaba così macabra è sopravvissuta? A mio modo di vedere, Lo Stregone dal Cuore Peloso è rimasta intatta attraverso i secoli perché parla agli abissi più oscuri di tutti noi. Riguarda una delle più grandi e meno riconosciute tentazioni della magia: la ricerca dell'invulnerabilità.
    Ovviamente, tale ricerca non è altro che una sciocca fantasia. Nessun uomo e nessuna donna vivente, maghi o meno, sono mai sfuggiti a una qualche forma di lesione, fisica, mentale o emotiva. E tuttavia, noi maghi sembriamo particolarmente inclini all'idea di poter piegare la natura stessa dell'esistenza alla nostra volontà. Il giovane stregone[9] di questa storia, per esempio, decide che innamorarsi metterebbe a repentaglio la sua comodità e la sua sicurezza. Percepisce l'amore come umiliazione, debolezza, un prosciugamento delle proprie risorse emotive e materiali.
    Naturalmente, il secolare commercio di pozioni d'amore dimostra che lo stregone della storia non era il solo a voler controllare l'imprevedibile corso dell'amore. La ricerca di una vera pozione d'amore continua ancora oggi, ma nessun elisir di questo genere è mai stato creato e i migliori pozionisti dubitano che sia mai possibile.[10]
    L'eroe di questa storia, però, non è interessato neanche a un simulacro dell'amore che possa creare o distruggere a propria volontà. Egli desidera rimanere per sempre immune da quella che considera una specie di malattia, perciò compie un atto di Magia Oscura possibile solo in un libro di fiabe: imprigiona il proprio cuore.
    La somiglianza di questo procedimento con la creazione di un Horcrux è stata sottolineata da molti. Sebbene l'eroe di Beda non stia cercando di sfuggire alla morte, tuttavia divide ciò che chiaramente non è stato creato per essere diviso - corpo e cuore, piuttosto che anima - e così facendo sfida la Prima Legge Fondamentale della Magia di Adalbert Incant:
    Altera i più profondi misteri - l'origine della vita, l'essenza dell'uomo - solo se sei preparato alle conseguenze più estreme e pericolose.
    Naturalmente, nel tentativo di diventare superumano, questo imprudente giovanotto si rende disumano. Il cuore che ha imprigionato lentamente si restringe e diventa peloso, simboleggiando la propria discesa nella bestialità. Alla fine si è ridotto a un animale violento che prende ciò che vuole con la forza e muore nel futile tentativo di riconquistare ciò che ormai è per sempre al di fuori della sua portata: un cuore umano.
    Sebbene un po' desueta, l'espressione 'avere il cuore peloso' è entrata nel linguaggio quotidiano dei maghi, per descrivere una strega o un mago freddi e insensibili. La mia zia zitella, Honoria, ha sempre sostenuto di aver rotto il fidanzamento con un mago dell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche perché a un certo punto ha scoperto che 'aveva il cuore peloso'. (Si mormorava, tuttavia, che in realtà l'avesse sorpreso nell'atto di palpeggiare degli Horklumps,[11] ciò che l'aveva profondamente sconvolta.) In tempi più recenti, il manuale di auto-aiuto Il cuore peloso: i maghi che non vogliono responsabilità[12] ha scalato le classifiche dei libri più venduti.
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