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Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
   0) Introduzione (14 citazioni)
   1) IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (40 citazioni)
   2) LA FONTE DELLA BUONA SORTE (58 citazioni)
   3) LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (42 citazioni)
   4) BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (61 citazioni)
   5) LA STORIA DEI TRE FRATELLI (32 citazioni)
   6) Conclusione (15 citazioni)
   7) Note (27 citazioni)
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LA STORIA DEI TRE FRATELLI


   C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guadarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata.
    E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perché tre nuove vittime l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
    Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicinò a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
    Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
    Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell'Invisibilità.
    Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell'avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
    A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.
    Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invincibile.
    Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.
    E fu così che la Morte chiamò a sé il primo fratello.
    Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tre volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
    Ma era triste e fredda, separata da lui come da un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.
    E fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello.
    Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.
    Il commento di Albus Silente su
La Storia dei Tre Fratelli

    Questa storia mi fece una profonda impressione da bambino. La sentii per la prima volta da mia madre e ben presto divenne la fiaba che chiedevo più spesso di ogni altra prima di addormentarmi. Richiesta che più di una volta portò ad alterchi con il mio fratellino Aberforth, che preferiva Ghiozza, la Capra Zozza.
    La morale della Storia dei Tre Fratelli non potrebbe essere più chiara: gli sforzi umani per evitare o sconfiggere la morte sono destinati al fallimento. Il terzo fratello della storia ('il più umile e anche il più saggio') è l'unico a capire che, avendo già scansato la Morte una volta, il meglio che possa sperare è rimandare il loro prossimo incontro il più a lungo possibile. Egli sa che tentare la Morte - praticando la violenza, come il primo fratello, o l'arte tenebrosa della negromanzia,[19] come il secondo - significa mettersi contro un nemico che non può perdere.
    L'ironia della sorte è che da questa storia è scaturita una curiosa leggenda, che contraddice precisamente il messaggio originale. La leggenda sostiene che i doni che la Morte consegna ai fratelli - una bacchetta invincibile, una pietra che può richiamare i morti dall'oltretomba, e un Mantello dell'Invisibilità che dura per sempre - siano oggetti reali che esistono nel nostro mondo. La leggenda va oltre: se qualcuno diventasse il legittimo proprietario di tutti e tre, diverrebbe 'padrone della Morte', locuzione che è sempre stata intesa a significare invulnerabile, persino immortale.
    Potremmo sorridere, un po' tristemente, su quanto tutto ciò ci riveli dell'umana natura. L'interpretazione più ottimista sarebbe: «La speranza eternamente sorge».[20] Nonostante il fatto che, secondo Beda, due dei tre oggetti siano molto pericolosi, nonostante il chiaro messaggio che la Morte alla fine viene per tutti noi, una piccola minoranza nella comunità magica continua a credere che Beda abbia voluto inviare un messaggio cifrato, che è esattamente l'opposto di quello scritto nero su bianco, e che soltanto loro sono sufficientemente intelligenti per decifrare.
    La loro teoria (o forse 'disperato desiderio' sarebbe un termine più adeguato) non si fonda su molte prove. Veri Mantelli dell'Invisibilità, benché rari, esistono nel nostro mondo; tuttavia, dalla storia si evince chiaramente che il Mantello della Morte è di natura straordinariamente durevole.[21] Durante tutti i secoli trascorsi dall'epoca di Beda fino ai giorni nostri, nessuno ha mai sostenuto di aver trovato il Mantello della Morte. Ma a questa obiezione così rispondono i veri credenti: o i discendenti del terzo fratello non sanno da dove venga il loro Mantello, oppure lo sanno e dimostrano di possedere la stessa saggezza del loro avo non raccontandolo ai quattro venti.
    Naturalmente, nemmeno la pietra è mai stata trovata. Come ho già rilevato nel commento a Baba Raba e il Ceppo Ghignante, non siamo ancora capaci di resuscitare i morti e ci sono tutte le ragioni di credere che non lo saremo mai. Spregevoli copie, è vero, sono state create da taluni Maghi Oscuri: gli Inferi,[22] che sono però niente più che spettrali marionette, e non uomini realmente ridestati dall'aldilà. Inoltre, la storia di Beda dice esplicitamente che l'amore perduto del secondo fratello non fa veramente ritorno dal regno dei morti. La fanciulla è stata mandata dalla Morte per attirare il secondo fratello nelle proprie grinfie e perciò è fredda, lontana, tormentosamente presente e assente al tempo stesso.[23]
    Resta la bacchetta, e qui gli ostinati che credono nel messaggio nascosto di Beda hanno per lo meno una qualche testimonianza storica alla quale appoggiarsi. Si dà infatti il caso che attraverso i secoli ci siano stati maghi che hanno sostenuto - o per vanità, o per intimidire possibili nemici, o in assoluta buona fede - di possedere una bacchetta più potente del normale, una bacchetta addirittura 'invincibile'. Alcuni di loro hanno persino asserito che la bacchetta fosse di sambuco, come quella che avrebbe fabbricato la Morte. A tali bacchette sono stati attribuiti molti nomi, tra cui 'Bacchetta del Destino' o 'Stecca della Morte'.
    Non è affatto sorprendente che esistano vecchie superstizioni sulle nostre bacchette, che dopo tutto sono i nostri strumenti magici e le armi più potenti. Certe bacchette (e di conseguenza i loro proprietari) sarebbero incompatibili:
   
Se lui è quercia e lei è agrifoglio,
le nozze non consiglio.
oppure denoterebbero difetti nel carattere del proprietario:
Il sorbo sparla, il castagno sogna,
testardo è il frassino, il nocciolo si lagna.
E naturalmente, in questa categoria di detti non dimostrati troviamo:
Bacchetta di sambuco, non cavi un ragno dal buco.

    Che sia perché nella storia di Beda la Morte fabbrica la bacchetta con il sambuco, o perché maghi violenti o assetati di potere hanno persistentemente dichiarato che le loro bacchette erano di sambuco, questo legno non è mai stato molto apprezzato dai fabbricanti di bacchette.
    La prima menzione documentata di una bacchetta di sambuco dai poteri particolarmente sviluppati e pericolosi riguarda quella posseduta da Emeric, comunemente chiamato 'il Maligno', un mago dalla vita piuttosto corta ma eccezionalmente aggressivo che terrorizzò l'Inghilterra meridionale nell'Alto Medio Evo. Morì com'era vissuto, in un feroce duello contro un mago chiamato Egbert. Cosa sia stato di Egbert non è noto, ma l'aspettativa di vita dei duellanti medievali in generale era breve. Prima che esistesse un Ministero della Magia a regolare l'uso della Magia Oscura, i duelli di solito erano fatali.
    Un secolo dopo, un altro personaggio poco raccomandabile, chiamato Godelot, fece progredire gli studi di Magia Oscura con una raccolta di pericolosi incantesimi, prodotti con l'ausilio di una bacchetta che descrive come «il più maligno e sottile tra li miei amici, il quale ha corpo di Sabuco,[24] e conosce i modi delle magie fetide e putridissime». (Delle Magie Fetide e Putridissime divenne il titolo del capolavoro di Godelot).
    Come si vede, Godelot considera la propria bacchetta un compagno, quasi un istruttore. Gli esperti dell'arte delle bacchette[25] sanno che le bacchette in effetti assorbono l'abilità di chi le usa, benché questa sia una questione delicata e imprevedibile; vanno infatti considerati molti fattori addizionali, come la relazione tra la bacchetta e chi la usa, per comprendere quanto possa funzionare una bacchetta in congiunzione con un particolare individuo. Tuttavia, un'ipotetica bacchetta che sia passata tra le mani di molti Maghi Oscuri mostrerà, come minimo, una spiccata affinità con i tipi più pericolosi di magia.
    La maggior parte dei maghi e delle streghe preferiscono una bacchetta che li abbia 'scelti' a qualsiasi bacchetta di seconda mano, proprio perché questa potrebbe aver preso dal precedente proprietario abitudini incompatibili con lo stile di magia del nuovo padrone. La pratica generale di seppellire (o cremare) la bacchetta insieme al proprietario tende a far sì che nessuna bacchetta assorba conoscenze da troppi padroni. Chi crede nella Bacchetta di Sambuco, però, sostiene che a causa del modo in cui avrebbe cambiato proprietà - ogni padrone avrebbe infatti superato il precedente, di solito uccidendolo - essa non sia mai stata distrutta né seppellita, ma sia sopravvissuta attraverso i secoli accumulando saggezza, forza e potere ben oltre il normale.
    Si sa che Godelot perì nelle proprie segrete, dove era stato rinchiuso dal figlio pazzo Hereward. Dobbiamo pensare che Hereward abbia sottratto la bacchetta al padre, altrimenti questi sarebbe riuscito a evadere, ma cosa ne fece successivamente Hereward non è dato di sapere. Quel che è certo è che una bacchetta chiamata 'Bacchetta di Surello'[26] dal suo stesso proprietario, Barnabas Deverill, appare all'inizio del diciottesimo secolo e che Deverill la utilizzò per farsi una reputazione di mago terrificante, finché il suo regno di terrore non venne sovvertito dall'altrettanto infame Loxias, che prese la bacchetta, la ribattezzò 'Stecca della Morte' e la usò per far scempio di chiunque non gli andasse a genio. È difficile tracciare la storia successiva della bacchetta di Loxias, perché furono molti a vantarsi di averlo fatto fuori, inclusa la sua stessa madre.
    Ciò che non può non colpire qualsiasi mente dotata di buonsenso che studi la cosiddetta storia della Bacchetta di Sambuco è che ogni uomo che si sia mai vantato di possederla[27] ha sempre sostenuto che fosse 'invincibile', mentre il suo stesso passaggio di mano in mano dimostra non solo che è stata vinta centinaia di volte, ma che attira guai quanto Ghiozza la Capra Zozza attira le mosche. In fin dei conti, la ricerca della Bacchetta di Sambuco non fa che confermare un'osservazione che ho avuto più volte occasione di ripetere nel corso della mia lunga vita, e cioè che gli esseri umani hanno un debole esattamente per le cose che sono peggiori per loro.
    Ma chi di noi avrebbe mostrato la saggezza del terzo fratello, se avessimo avuto la possibilità di scegliere fra i tre Doni della Morte? Maghi e Babbani sono altrettanto assetati di potere: chi avrebbe resistito alla 'Bacchetta del Destino'? Quale essere umano, che avesse perduto una persona cara, non avrebbe scelto la Pietra della Resurrezione? Persino io, Albus Silente, troverei più facile rifiutare il Mantello dell'Invisibilità. Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti.
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