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Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
   1) L'altro ministro (133 citazioni)
   2) Spinner's End (174 citazioni)
   3) Lettera e testamento (151 citazioni)
   4) Horace Lumacorno (235 citazioni)
   5) Un eccesso di flebo (274 citazioni)
   6) La deviazione di Draco (229 citazioni)
   7) Il Lumaclub (241 citazioni)
   8) Il trionfo di Piton (139 citazioni)
   9) Il Principe Mezzosangue (194 citazioni)
   10) La casa di Gaunt (209 citazioni)
   11) Una mano da Hermione (166 citazioni)
   12) Argento e Opali (197 citazioni)
   13) Il Riddle segreto (202 citazioni)
   14) Felix Felicis (211 citazioni)
   15) Il voto infrangibile (205 citazioni)
   16) Un Natale molto gelato (234 citazioni)
   17) Un ricordo lumacoso (214 citazioni)
   18) Sorprese di compleanno (231 citazioni)
   19) Roba da elfi (209 citazioni)
   20) La richiesta di Lord Voldemort (205 citazioni)
   21) La stanza delle necessità (192 citazioni)
   22) Dopo il funerale (225 citazioni)
   23) Gli Horcrux (160 citazioni)
   24) Sectumsempra (164 citazioni)
   25) La veggente spiata (220 citazioni)
   26) La caverna (225 citazioni)
   27) La torre (166 citazioni)
   28) La fuga del Principe (99 citazioni)
   29) Il lamento della Fenice (187 citazioni)
   30) La tomba bianca (133 citazioni)
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Il voto infrangibile


   Ancora una volta la neve vorticava contro le finestre ghiacciate; il Natale si avvicinava in fretta. Hagrid, da solo, aveva già portato al castello i consueti dodici alberi per la Sala Grande; ghirlande di agrifoglio e lamé erano state avvolte attorno alle balaustre delle scale; candele perpetue brillavano dentro gli elmi delle armature ed enormi mazzi di vischio erano stati appesi a intervalli regolari lungo i corridoi. Ampi gruppi di ragazze tendevano a convergere sotto i rami di vischio tutte le volte che passava Harry, creando ingorghi nei corridoi; ma per fortuna i frequenti vagabondaggi notturni di Harry gli avevano conferito una conoscenza non comune dei passaggi segreti del castello, tanto che riusciva a navigare senza troppe difficoltà lungo rotte prive di vischio tra una lezione e l’altra.
    Ron, che un tempo avrebbe preso queste deviazioni come motivo di gelosia più che di ilarità, si schiantava dalle risate. Anche se Harry preferiva di gran lunga questo nuovo Ron scherzoso e ridanciano al modello umorale e aggressivo delle ultime settimane, il progresso fu pagato a caro prezzo. Prima di tutto Harry dovette accettare la presenza frequente di Lavanda Brown, che sembrava ritenere sprecato ogni momento che passava senza baciare Ron; in secondo luogo, Harry si ritrovò ancora una volta a essere il migliore amico di due persone che probabilmente non si sarebbero mai più rivolte la parola.
    Ron, che aveva ancora mani e avambracci coperti di graffi e tagli dopo l’attacco dei canarini di Hermione, assumeva un tono difensivo e risentito.
    «Di che si lamenta?» disse a Harry. «Ha baciato Krum. Poi ha scoperto che qualcuno vuole baciare anche me. Be’, è un paese libero. Non ho fatto niente di male».
    Harry non rispose, ma finse di concentrarsi sul libro che avrebbero dovuto leggere prima della lezione di Incantesimi del mattino dopo (La Quintessenza: una Missione). Deciso com’era a restare amico sia di Ron che di Hermione, passava un sacco di tempo con la bocca sigillata.
    «Non ho mai promesso niente a Hermione» borbottò Ron. «Voglio dire, d’accordo, sarei andato alla festa di Natale di Lumacorno con lei, ma lei non ha mai detto… solo come amici… non ho mica firmato un contratto…»
    Harry voltò una pagina della Quintessenza,sapendo che Ron lo stava osservando. La voce dell’amico si perse in un mormorio, quasi impercettibile tra lo scoppiettare robusto del fuoco, anche se a Harry parve di cogliere le parole ‘Krum’ e di nuovo ‘di che si lamenta’.
    L’orario di Hermione era così fitto che Harry riusciva a parlarle sul serio solo la sera, quando Ron era comunque così avvinto a Lavanda da non vedere nient’altro. Hermione si rifiutava di restare nella sala comune quando c’era Ron, così di solito Harry la raggiungeva in biblioteca, dove ovviamente dovevano sussurrare tutto il tempo.
    «È libero di baciare chi vuole» affermò Hermione mentre la bibliotecaria, Madama Pince, pattugliava gli scaffali dietro di loro. «Non me ne importa un accidente».
    Levò la piuma e mise un puntino su una ‘i’ con tanta ferocia che bucò la pergamena. Harry tacque. Si disse che presto avrebbe perso la voce per mancanza di esercizio. Si chinò un po’ di più su Pozioni Avanzate e continuò a prendere appunti sugli Elisir Eterni, interrompendosi ogni tanto per decifrare le utili integrazioni del Principe al testo di Libatius Borragine.
    «Fra parentesi» aggiunse Hermione dopo un po’, «devi stare attento».
    «Per l’ultima volta» sussurrò Harry, leggermente roco dopo tre quarti d’ora di silenzio, «non ho intenzione di restituire questo libro, ho imparato di più dal Principe Mezzosangue che da Piton e Lumacorno in…»
    «Non sto parlando del tuo cosiddetto Principe» lo interruppe Hermione, lanciando uno sguardo cattivo al libro, come se fosse stato sgarbato con lei. «Sto parlando di poco fa. Sono andata nel bagno delle ragazze prima di venire qui e ce n’erano una decina, compresa quella Romilda Vane, che cercavano di decidere come farti avere di nascosto un filtro d’amore. Sperano di convincerti a portarle alla festa di Lumacorno e a quanto pare hanno comprato tutte i filtri d’amore di Fred e George, che temo funzionino…»
    «Perché non glieli hai confiscati, allora?» chiese Harry. Era sorprendente che la mania di Hermione per il rispetto delle regole potesse averla abbandonata in quel momento cruciale.
    «Non avevano portato i filtri in bagno» rispose Hermione, sdegnosa. «Stavano solo parlando di come fare. Siccome dubito che perfino il Principe Mezzosangue»e scoccò al libro un’altra occhiataccia, «si sia potuto sognare un antidoto per una decina di pozioni diverse in un colpo solo, al posto tuo la farei finita e ne inviterei una: così le altre smetteranno di illudersi. È domani sera, sono sull’orlo della disperazione».
    «Non c’è nessuna che voglio invitare» borbottò Harry, che cercava di pensare a Girmy il meno possibile, nonostante lei continuasse a sbucare nei suoi sogni in modi che gli facevano ringraziare il cielo che Ron non sapesse esercitare la Legilimanzia.
    «Be’, stai attento a quello che bevi, perché Romilda Vane aveva l’aria di fare sul serio» concluse Hermione, funerea.
    Fece scorrere il lungo rotolo di pergamena sul quale stava scrivendo il tema di Aritmanzia e continuò a grattare sul foglio con la piuma. Harry la guardava, con la mente lontanissima.
    «Aspetta un momento» scandì. «Pensavo che Gazza avesse messo al bando qualunque cosa di Tiri Vispi Weasley, no?»
    «E da quando in qua si fa caso a quello che mette al bando Gazza?»gli chiese Hermione, sempre concentrata sul tema.
    «Ma io pensavo che tutti i gufi venissero perquisiti. Come mai allora queste qui riescono a far passare i filtri d’amore a scuola?»
    «Fred e George li mandano sotto forma di profumi e pozioni per la tosse»rispose Hermione. «Fa parte del loro Servizio Ordini via Gufo».
    «Sei molto informata».
    Hermione gli rivolse lo stesso sguardo cattivo riservato al libro del Principe Mezzosangue.
    «C’era scritto sull’etichetta delle bottiglie che hanno mostrato a me e a Ginny questa estate» spiegò con freddezza. «Io non verso pozioni nelle bibite della gente… e nemmeno faccio finta, che è altrettanto disonesto…»
    «Sì, va bene, lasciamo perdere» replicò Harry in fretta. «Il punto è che Gazza viene imbrogliato, no? Queste ragazze ricevono a scuola delle cose sotto forma di altre! Quindi perché Malfoy non avrebbe potuto portare la collana…?»
    «Oh, Harry… non di nuovo…»
    «Andiamo, perché no?» insistette Harry.
    «Senti» sospirò Hermione, «i Sensori Segreti intercettano fatture, maledizioni e incantesimi dissimulanti, no? Sono abituati a trovare Magia Oscura e oggetti Oscuri. Avrebbero riconosciuto una maledizione potente come quella della collana in pochi secondi. Ma qualcosa che è solo stato messo nella bottiglia sbagliata non viene notato… E, comunque, i filtri d’amore non sono Oscuri e nemmeno pericolosi…»
    «Lo dici tu» borbottò Harry, pensando a Romilda Vane.
    «… Quindi sarebbe compito di Gazza capire che non si tratta di una pozione per la tosse, ma non è un mago molto abile, dubito che sappia distinguere una pozione da…»
    Hermione s’interruppe di botto. L’aveva sentito anche Harry: qualcuno si era mosso molto vicino, alle loro spalle, tra gli scaffali bui. Rimasero in attesa, e un attimo dopo il cipiglio da avvoltoio di Madama Pince apparve da dietro l’angolo, le guance incavate, la pelle come pergamena e il lungo naso adunco illuminato in modo poco lusinghiero dalla lampada che reggeva.
    «La biblioteca adesso chiude» esordì. «Badate di rimettere qualunque cosa abbiate preso in prestito nel giusto… Che cosa stavi facendo a quel libro, ragazzo perverso?»
    «Non è della biblioteca, è mio!» esclamò Harry, togliendo rapido dal tavolo Pozioni Avanzate mentre lei cercava di artigliarlo con la mano.
    «Depredato!» sibilò. «Profanato! Insozzato!»
    «È solo un libro su cui qualcuno ha preso degli appunti!» ribatté Harry, mettendolo fuori portata.
    Sembrava che Madama Pince fosse lì lì per avere un colpo; Hermione, che aveva messo via le sue cose in fretta e furia, afferrò Harry per un braccio e lo trascinò via.
    «Ti proibirà l’ingresso alla biblioteca se non stai attento. Perché hai portato quello stupido libro?»
    «Non è colpa mia se è matta da legare, Hermione. O magari ti ha sentito parlar male di Gazza? Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa tra quei due…»
    «Oh, ah, ah…»
    Godendosi il fatto di poter parlare di nuovo ad alta voce, avanzarono lungo i corridoi deserti illuminati dalle lampade fino alla sala comune, discutendo se Gazza e Madama Pince fossero o non fossero segretamente innamorati.
    «Bagatelle»disse Harry alla Signora Grassa: era la nuova parola d’ordine dei giorni di festa.
    «Altrettanto» rispose la Signora Grassa con un sorriso birbante, e si aprì per lasciarli passare.
    «Ciao, Harry!» esclamò Romilda Vane nel momento stesso in cui lui entrava dal buco del ritratto. «Ti va un’Acquaviola?»
    Hermione allontanandosi gli lanciò un’occhiata in stile ‘che-ti-dicevo?’
    «No, grazie» rispose pronto Harry. «Non mi piace molto».
    «Be’, allora prendi questi» ribatté Romilda, ficcandogli in mano una scatola. «Sono Cioccalderoni ripieni di Whisky Incendiario. Me li ha mandati mia nonna, ma a me non piacciono».
    «Oh… bene… Grazie mille» rispose Harry, senza trovare altro da dire. «Ehm… sto andando di là con…»
    Rincorse Hermione con la voce che si spegneva.
    «Visto?» fece Hermione, sbrigativa. «Prima ne inviti una, prima ti lasceranno in pace tutte le altre e potrai…»
    Ma sbiancò all’improvviso: aveva avvistato Ron e Lavanda avvinghiati in una poltrona.
    «Be’, buonanotte, Harry» lo salutò, anche se erano solo le sette, e si avviò verso il dormitorio delle ragazze senza dire altro.
    Harry andò a letto consolandosi col pensiero che c’era ancora solo un giorno di lezioni, più la festa di Lumacorno, e poi lui e Ron sarebbero partiti insieme per la Tana. Era improbabile che Ron e Hermione facessero la pace prima dell’inizio delle vacanze, ma forse in qualche modo la pausa avrebbe dato loro il tempo di calmarsi, di riflettere…
    Non nutriva grandi speranze però, e queste si affievolirono il giorno successivo, dopo una lezione di Trasfigurazione insieme ai due. Avevano appena affrontato l’argomento enormemente complesso della trasfigurazione umana: ciascuno davanti a uno specchio, dovevano cambiare il colore delle proprie sopracciglia. Hermione rise con insolenza del primo disastroso tentativo di Ron, che si fece spuntare un paio di spettacolari baffi a manubrio; Ron ricambiò con una feroce ma fedele imitazione di Hermione che saltava su e giù sulla sedia tutte le volte che la professoressa McGranitt faceva una domanda, imitazione che Lavanda e Calì trovarono tremendamente buffa e che spinse di nuovo Hermione sull’orlo delle lacrime. Al suono della campanella scappò via lasciando metà della sua roba in classe; Harry decise che tra Hermione e Ron al momento era lei ad aver più bisogno di aiuto, per cui le raccolse le cose e la seguì.
    Alla fine la trovò che usciva da un bagno al piano di sotto. Era con Luna Lovegood, che le dava colpetti distratti sulla schiena.
    «Oh, ciao, Harry» lo salutò Luna. «Lo sapevi che hai un sopracciglio giallo?»
    «Ciao, Luna. Hermione, hai lasciato la tua roba…»
    Le porse i libri.
    «Oh, sì» rispose Hermione con voce soffocata; prese tutto e si voltò in fretta per non far vedere che si stava asciugando gli occhi con l’astuccio delle matite. «Grazie, Harry. Be’, è meglio che vada…»
    E corse via senza dargli il tempo di dirle qualche parola di conforto, anche se non gliene veniva in mente nemmeno una.
    «È un po’ sconvolta» osservò Luna. «All’inizio ho pensato che lì dentro ci fosse Mirtilla Malcontenta, e invece era Hermione. Ha detto qualcosa su quel Ron Weasley…»
    «Sì, hanno litigato» confermò Harry.
    «Lui dice delle cose molto buffe a volte, vero?» fece Luna, mentre si avviavano insieme lungo il corridoio. «Ma ogni tanto può essere poco gentile. L’ho notato l’anno scorso».
    «Già»disse Harry. Luna stava mostrando il suo solito dono per le verità scomode; non aveva mai incontrato nessuno come lei. «Hai passato un bel quadrimestre?»
    «Oh, è andato bene» rispose Luna. «Mi sento un po’ sola senza l’ES. Ginny è carina, però. L’altro giorno ha costretto due ragazzi del nostro corso di Trasfigurazione a smettere di chiamarmi ‘Lunatica’…»
    «Ti va di venire alla festa di Lumacorno con me stasera?»
    Le parole erano uscite dalla bocca di Harry prima che potesse fermarle; si udì pronunciarle come se a parlare fosse un estraneo.
    Luna gli puntò addosso gli occhi sporgenti, sorpresa.
    «Alla festa di Lumacorno? Con te?»
    «Sì» confermò Harry. «Dobbiamo portare degli ospiti, e così ho pensato che magari ti va… voglio dire…» Era ansioso di chiarire le sue intenzioni. «Voglio dire, come amici, sai. Ma se non vuoi…»
    Già quasi sperava che non volesse.
    «Oh, no, sono felice di venirci con te come amica!» esclamò Luna, sorridendo come non l’aveva mai vista sorridere. «Nessuno mi ha mai invitato a una festa, come amica! È per quello che ti sei tinto il sopracciglio, per la festa? Devo tingermelo anch’io?»
    «No» rispose Harry deciso, «è stato un errore, chiederò a Hermione di sistemarmelo. Allora ci vediamo nella Sala d’Ingresso alle otto».
    «AHA!» urlò una voce dall’alto, ed entrambi sussultarono; senza accorgersene erano appena passati sotto Pix, appeso a testa in giù a un lampadario, con un ghigno malvagio.
    «Potty ha chiesto a Lunatica di andare alla festa! Potty ama Lunatica! Potty aaaaaaaaama Lunatica!»
    E schizzò via ridacchiando e strillando.
    «È bello poter tenere segrete queste cose» commentò Harry. E infatti in un baleno tutta la scuola sapeva che Harry Potter portava Luna Lovegood alla festa di Lumacorno.
    «Avresti potuto invitare chiunque!» esclamò Ron incredulo a cena. «Chiunque! E hai scelto Lunatica Lovegood?»
    «Non chiamarla così, Ron» sbottò Ginny, fermandosi alle spalle di Harry prima di raggiungere gli amici. «Sono proprio contenta che tu l’abbia invitata, Harry, è così emozionata».
    E passò oltre per sedersi vicino a Dean. Harry cercò di essere contento del fatto che Ginny approvasse la sua scelta, ma non ci riuscì proprio. Molto più in là, Hermione era seduta da sola, a giocherellare col suo stufato. Harry notò che Ron la guardava furtivo.
    «Potresti chiederle scusa» suggerì con schiettezza.
    «Sì, per farmi aggredire da un altro stormo di canarini?» borbottò Ron.
    «Dovevi proprio farle l’imitazione?»
    «Ha riso dei miei baffoni!»
    «Anch’io ho riso, sono la cosa più stupida che abbia mai visto».
    Ma Ron parve non aver sentito; Lavanda era appena arrivata con Calì. Si insinuò tra loro e gettò le braccia al collo di Ron.
    «Ciao, Harry» lo salutò Calì che, come lui, sembrava un po’ imbarazzata e stufa del comportamento di quei due.
    «Ciao» replicò Harry. «Come stai? Resti a Hogwarts, allora? Ho sentito che i tuoi genitori volevano portarti via».
    «Sono riuscita a convincerli, per il momento» rispose Calì. «La storia di Katie li ha proprio spaventati, ma siccome non è successo niente da… oh, ciao, Hermione!»
    Calì fece un gran sorriso. Harry capì che si sentiva in colpa per aver riso di lei a Trasfigurazione. Si voltò e vide che Hermione sorrideva a sua volta, e se possibile il suo sorriso era ancora più grande. Le ragazze erano molto strane, a volte.
    «Ciao, Calì!» la salutò Hermione, ignorando del tutto Ron e Lavanda. «Vai alla festa di Lumacorno stasera?»
    «Non sono stata invitata» rispose Calì, mesta. «Mi piacerebbe andarci, pare che sarà proprio bello… Tu ci vai, vero?»
    «Sì, vedo Cormac alle otto e poi…»
    Ci fu un rumore di ventosa staccata da un lavandino otturato e Ron riemerse. Hermione fece come se non avesse visto o sentito nulla.
    «… andiamo insieme alla festa».
    «Cormac?» domandò Calì. «Cormac McLaggen, vuoi dire?»
    «Esatto» rispose Hermione con dolcezza. «Quello che è quasi»e sottolineò accuratamente il quasi,«diventato Portiere di Grifondoro».
    «Allora stai con lui?» le chiese Calì con gli occhi sgranati.
    «Oh… sì… non lo sapevi?» rispose Hermione con una risatina non da lei.
    «No!» esclamò Calì, elettrizzata dal pettegolezzo. «Be’, ti piacciono i giocatori di Quidditch, eh? Prima Krum, poi McLaggen…»
    «Mi piacciono i giocatori di Quidditch molto bravi»la corresse Hermione, sempre sorridente. «Be’, ci vediamo… Devo andare a prepararmi per la festa…»
    E se ne andò. Subito Lavanda e Calì si avvicinarono per discutere il nuovo sviluppo, con tutto quello che avevano sentito dire di McLaggen e che avevano sospettato di Hermione. Ron aveva un’espressione vacua e non disse nulla. Harry rimase in silenzio a meditare sugli abissi nei quali le ragazze possono sprofondare per amor di vendetta.
    Quando arrivò nella Sala d’Ingresso alle otto in punto, vi trovò un numero insolitamente ampio di ragazze, e tutte lo fissarono risentite quando si avvicinò a Luna. Lei indossava un completo di paillettes d’argento che attirò una certa quantità di risatine da parte delle spettatrici, ma nell’insieme era carina. Harry fu contento comunque che non si fosse portata gli orecchini a rapanello, la collana di tappi di Burrobirra e gli Spettrocoli.
    «Ciao» la salutò. «Allora andiamo?»
    «Oh, sì» rispose lei allegra. «Dov’è la festa?»
    «Nell’ufficio di Lumacorno» replicò Harry, guidandola su per la scalinata di marmo, lontano da tutti quegli sguardi e bisbigli. «Hai sentito che dovrebbe venire un vampiro?»
    «Rufus Scrimgeour?» chiese Luna.
    «Io… che cosa?» chiese Harry, sconcertato. «Il Ministro della Magia?»
    «Sì, è un vampiro» confermò Luna come se niente fosse. «Mio padre ha scritto un lungo articolo su di lui quando ha preso il posto di Cornelius Caramell, ma qualcuno del Ministero gli ha impedito di pubblicarlo. Evidentemente non volevano che la verità venisse a galla!»
    Harry riteneva piuttosto improbabile che Rufus Scrimgeour fosse un vampiro, ma era anche abituato a sentire Luna ripetere le bizzarre opinioni del padre come se fossero fatti, quindi non replicò; erano già vicini all’ufficio di Lumacorno e il rumore di risate, musica e voci aumentava a ogni passo.
    Che fosse stato costruito così o che lui avesse usato qualche espediente magico per farlo diventare tale, l’ufficio di Lumacorno era molto più grande di quelli degli altri insegnanti. Soffitto e pareti erano stati ricoperti da arazzi color smeraldo, cremisi e oro: sembrava di essere dentro un’enorme tenda. La sala era affollata, calda e inondata dalla luce rossa di un elaborato lampadario d’oro appeso al soffitto: dentro svolazzavano delle vere fate, ciascuna una lucente scheggia di luce. Voci accompagnate da mandolini cantavano in un angolo remoto; un’aura di fumo di pipa aleggiava sulle teste di molti stregoni anziani immersi in conversazione, e un certo numero di elfi domestici si faceva strada strillando nella foresta di ginocchia, portando pesanti vassoi d’argento carichi di cibo, tanto da sembrare tavolini errabondi.
    «Harry, ragazzo mio!» tuonò Lumacorno non appena Harry e Luna si furono insinuati nella porta. «Vieni, vieni, ci sono tante persone che vorrei presentarti!»
    Lumacorno indossava un cappello di velluto infiocchettato coordinato alla giacca da camera. Afferrò il braccio di Harry così forte che sembrava volesse Smaterializzarsi con lui e lo guidò risoluto nel cuore della festa; Harry prese Luna per mano e se la trascinò dietro.
    «Harry, ti presento Eldred Worple, un mio vecchio studente, autore di Fratelli di Sangue: La Mia Vita tra i Vampiri… e naturalmente il suo amico Sanguini».
    Worple, che era un ometto occhialuto, prese la mano di Harry e la strinse con entusiasmo; il vampiro Sanguini, alto ed emaciato, con ombre scure sotto gli occhi, si limitò a fare un cenno. Sembrava annoiato. Un gruppetto di ragazze curiose ed eccitate gli stava accanto.
    «Harry Potter, sono semplicemente estasiato!» esclamò Worple, scrutando in su con occhi miopi il viso di Harry. «Stavo dicendo proprio l’altro giorno al professor Lumacorno: Dov’è la biografia di Harry Potter che stiamo tutti aspettando?»
    «Ehm»fece Harry, «davvero?»
    «Modesto proprio come lo descrive Horace!» vociò Worple. «Ma sul serio»e i suoi modi cambiarono, improvvisamente pratici, «sarei lieto di scriverla io… la gente muore dalla voglia di saperne di più su di te, ragazzo mio, muore dalla voglia! Se fossi disposto a rilasciarmi alcune interviste, diciamo in sedute di quattro o cinque ore, ecco, potremmo avere il libro pronto fra qualche mese. E tutto con un impegno minimo da parte tua, te lo garantisco: chiedi a Sanguini se non è… Sanguini, stai fermo!»aggiunse Worple, a un tratto severo, perché il vampiro si avviava verso il gruppo di ragazze con sguardo avido. «Tieni, mangia un canapè» gli disse, prendendone uno da un elfo di passaggio e ficcandolo in mano a Sanguini prima di tornare a rivolgersi a Harry. «Mio caro ragazzo, non hai idea di quanti soldi potresti guadagnare…»
    «Non sono affatto interessato» rispose Harry deciso, «e ho appena visto una mia amica, mi scusi».
    Trascinò Luna dietro di sé in mezzo alla folla; aveva visto davvero una criniera di capelli castani sparire tra quelle che gli erano sembrate due delle Sorelle Stravagarie.
    «Hermione! Hermione!»
    «Harry! Ci sei, grazie al cielo! Ciao, Luna!»
    «Che cos’hai fatto?» le chiese Harry, perché Hermione era parecchio scarmigliata, come se fosse appena uscita a fatica da una macchia di Tranello del Diavolo.
    «Oh, sono appena sfuggita… voglio dire, ho appena lasciato Cormac» rispose. «Sotto il vischio» aggiunse a mo’ di spiegazione, visto che Harry continuava a guardarla interrogativo.
    «Così impari a invitarlo» ribatté lui severamente.
    «Ho pensato che avrebbe mandato Ron fuori dai gangheri» confessò Hermione. «Per un po’ ho preso in considerazione Zacharias Smith, ma tutto sommato…»
    «Hai preso in considerazione Zacharias Smith?»ripeté Harry, schifato.
    «Esatto, e sto cominciando a pentirmi di non averlo scelto: in confronto a McLaggen, Grop è un gentiluomo. Andiamo di qua, così riesco a vederlo se arriva, è così alto…»
    Il terzetto si fece strada fino all’altro lato della stanza, afferrando calici di idromele, e si rese conto troppo tardi che la professoressa Cooman era là, sola.
    «Buonasera» la salutò gentilmente Luna.
    «Buonasera, cara» rispose la professoressa, mettendola a fuoco con una certa difficoltà. Harry sentì ancora l’odore di sherry. «Non ti ho visto alle mie lezioni ultimamente…»
    «No, quest’anno ho Fiorenzo» disse Luna.
    «Ah, già» ribatté la professoressa Cooman con un risolino iroso e alcolico. «O il Ronzino, come preferisco chiamarlo. Si pensava che adesso che sono tornata a scuola il professor Silente si sarebbe liberato di quel cavallo, no?… E invece no… ci dividiamo le lezioni… È un insulto, onestamente, un insulto. Ma lo sai…»
    La professoressa Cooman sembrava troppo brilla per riconoscere Harry. Approfittando della stroncatura in atto su Fiorenzo, lui si avvicinò a Hermione e le sussurrò: «Chiariamo una cosa. Hai in mente di dire a Ron che hai interferito nelle selezioni per il Portiere?»
    Hermione alzò le sopracciglia.
    «Credi davvero che cadrei così in basso?»
    Harry le rivolse un’occhiata pungente.
    «Hermione, se hai invitato McLaggen…»
    «C’è una certa differenza» osservò lei con dignità. «Non ho intenzione di dire niente a Ron di ciò che potrebbe essere successo o non essere successo alle selezioni per il Portiere».
    «Bene» Harry sospirò di sollievo. «Perché sarebbe di nuovo depresso, e perderemmo la prossima partita…»
    «Quidditch!» sbottò lei con rabbia. «I maschi non sanno pensare ad altro? Cormac non mi ha fatto una sola domanda su di me, no, ma mi sono dovuta sorbire le Cento Grandi Parate di Cormac McLaggen Non-Stop, fin da quando… Oh, no, ecco che arriva!»
    Si spostò così in fretta che fu come se si fosse Smaterializzata; un attimo era lì, un attimo dopo si era infilata fra due streghe sghignazzanti ed era sparita.
    «Hai visto Hermione?»chiese McLaggen un minuto dopo, facendosi largo tra la folla.
    «No, mi spiace»rispose Harry, e si voltò in fretta per inserirsi nella conversazione di Luna, dimenticando per un istante con chi stava parlando.
    «Harry Potter!» esclamò la professoressa Cooman con voce profonda e vibrante, notandolo per la prima volta.
    «Oh, buonasera» la salutò lui senza entusiasmo.
    «Mio caro ragazzo!» bisbigliò lei in modo perfettamente udibile. «Quante voci! Quante storie! Il Prescelto! Naturalmente io lo so da molto, molto tempo… I presagi non sono mai stati favorevoli, Harry… Ma perché non sei tornato a frequentare Divinazione? Per te, più che per chiunque altro, la materia è della massima importanza!»
    «Ah, Sibilla, siamo tutti convinti che la nostra materia sia la più importante!» intervenne una voce sonora, e Lumacorno comparve all’altro fianco della professoressa Cooman, molto rosso in viso, il cappello di velluto un po’ storto, un bicchiere di idromele in una mano e un enorme pasticcio di carne nell’altra. «Ma io non credo di aver mai conosciuto una persona così portata per le pozioni!» continuò, guardando Harry con occhi affettuosi e arrossati. «Ha istinto, sai… come sua madre! Ho insegnato solo a pochi ragazzi così dotati, te lo garantisco, Sibilla… Ma sì, perfino Severus…»
    E, con orrore di Harry, Lumacorno tese un braccio e parve trarre Piton fuori dal nulla, trascinandolo verso di loro.
    «Smettila di nasconderti e vieni con noi, Severus!» singultì Lumacorno allegramente. «Stavo parlando delle straordinarie capacità di Harry in Pozioni! Un po’ di merito è tuo, ovviamente, sei stato il suo insegnante per cinque anni!»
    In trappola, col braccio di Lumacorno attorno alle spalle, Piton guardò Harry dall’alto del suo naso adunco, gli occhi neri ridotti a fessure.
    «Buffo, non ho mai avuto l’impressione di riuscire a insegnare alcunché a Potter».
    «Be’, allora è tutta abilità naturale!» urlò Lumacorno. «Dovevi vedere che cosa mi ha preparato alla prima lezione, il Distillato della Morte Vivente… Mai uno studente ha fatto di meglio al primo tentativo, nemmeno tu, credo, Severus…»
    «Davvero?» sussurrò Piton, gli occhi ancora fissi su Harry, che provò un certo disagio. L’ultima cosa che voleva era che Piton indagasse sulla fonte della sua nuova abilità in Pozioni.
    «Mi ricordi quali altre materie segui, Harry?» gli chiese Lumacorno.
    «Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia…»
    «Tutte le materie richieste, in breve, per un Auror»osservò Piton, con una vaga ombra di disprezzo.
    «Sì, be’, è quello che mi piacerebbe diventare» ribatté Harry in tono di sfida.
    «E sarai un grande Auror!» tuonò Lumacorno.
    «Non credo che dovresti diventare un Auror, Harry» intervenne Luna a sorpresa. Tutti la guardarono. «Gli Auror fanno parte del Complotto Zannamarcia, pensavo che lo sapessero tutti. Lavorano dall’interno per minare il Ministero della Magia usando una combinazione di Magia Oscura e piorrea».
    Harry scoppiò a ridere, mandandosi nel naso metà del suo idromele. Valeva la pena di aver invitato Luna anche solo per questo. Riaffiorando dal suo calice, tossendo, zuppo ma ancora sorridente, vide qualcosa che riuscì a migliorare ancora di più il suo umore: Draco Malfoy veniva trascinato per un orecchio verso di loro da Argus Gazza.
    «Professor Lumacorno» sibilò Gazza, le guance tremolanti e negli occhi sporgenti la luce maniacale di chi ha beccato una malefatta, «ho trovato questo ragazzo nascosto in un corridoio di sopra. Sostiene di essere stato invitato alla sua festa e di essere in ritardo. Lei lo ha invitato?»
    Malfoy si liberò dalla presa di Gazza, furente.
    «D’accordo, non sono invitato!» sbottò furibondo. «Stavo cercando di imbucarmi, contento?»
    «No, per niente!» ribatté Gazza, in perfetto contrasto con la pura gioia dipinta sul suo viso. «Sei nei guai, oh, sì! Il Preside non ha detto che andare in giro di sera è vietato se non si ha il permesso?»
    «Va bene così, Gazza, va bene così» intervenne Lumacorno sventolando una mano. «È Natale, e non è un crimine voler andare a una festa. Solo per questa volta sospendiamo le punizioni: puoi restare, Draco».
    L’espressione di Gazza, di offesa delusione, era perfettamente prevedibile: ma perché, si chiese Harry guardandolo, Malfoy sembrava quasi altrettanto scontento? E perché Piton guardava Malfoy come se fosse insieme arrabbiato e… possibile?… un po’ spaventato?
    Ma prima ancora che Harry avesse elaborato quanto aveva appena visto, Gazza si voltò e si trascinò via borbottando; Malfoy ricompose il volto in un sorriso e ringraziò Lumacorno per la sua generosità; e il viso di Piton tornò imperscrutabile.
    «Niente, niente» rispose Lumacorno, schermendosi dai ringraziamenti di Malfoy. «Conoscevo tuo nonno, dopotutto…»
    «Ha sempre parlato molto bene di lei, signore» disse in fretta Malfoy. «Diceva che lei era il miglior pozionista che avesse mai incontrato…»
    Harry fissò Malfoy. Non era stupito dall’adulazione, che gli vedeva praticare nei confronti di Piton da molto tempo, ma dal fatto che sembrava davvero malaticcio. Era la prima volta da secoli che lo vedeva da vicino; notò che aveva ombre scure sotto gli occhi e una distinta sfumatura grigia nella pelle.
    «Vorrei parlarti un momento, Draco» disse Piton all’improvviso.
    «Oh, andiamo, Severus» fece Lumacorno con un altro singhiozzo, «è Natale, non essere troppo duro…»
    «Sono il direttore della sua Casa, e decido io se essere duro oppure no» ribatté Piton, asciutto. «Seguimi, Draco».
    Uscirono, Piton davanti e Malfoy dietro con l’aria rancorosa. Harry rimase un attimo indeciso, poi disse: «Torno subito, Luna… ehm… il bagno».
    «Va bene» cinguettò lei allegra, e a Harry, mentre si tuffava rapido tra la folla, parve di sentirle riprendere l’argomento del Complotto Zannamarcia con la professoressa Cooman, sinceramente interessata.
    Gli fu facile, una volta fuori dalla festa, sfilarsi di tasca il Mantello dell’Invisibilità e gettarselo addosso, perché il corridoio era deserto; più difficile fu trovare Piton e Malfoy. Harry corse, il rumore dei passi coperto dalla musica e dalle voci che ancora uscivano dall’ufficio di Lumacorno alle sue spalle. Forse Piton aveva portato Malfoy nel suo ufficio nelle segrete… o forse lo stava scortando fino alla sala comune di Serpeverde… ma Harry, mentre sfrecciava nel corridoio, premette l’orecchio contro ogni porta, finché si rannicchiò vicino a quella dell’ultima classe e, con un brivido di eccitazione, sentì delle voci.
    «… Non puoi permetterti degli errori, Draco, perché se vieni espulso…»
    «Io non c’entro niente, chiaro?»
    «Spero che tu stia dicendo la verità, perché è stato un tentativo goffo e sciocco insieme. E tu ne sei già sospettato».
    «Chi sospetta di me?» sbottò Malfoy, adirato. «Per l’ultima volta, non sono stato io, d’accordo? Quella Bell deve aver avuto un nemico di cui nessuno sa nulla… Non mi guardi così! Lo so che cosa sta cercando di fare, non sono stupido, ma non funzionerà… io la posso fermare!»
    Ci fu una pausa e poi Piton mormorò: «Ah… Zia Bellatrix ti insegna Occlumanzia, vedo. Quali pensieri stai cercando di nascondere al tuo signore, Draco?»
    «Non sto cercando di nascondere niente a lui,è lei che non voglio che si intrometta!»
    Harry premette l’orecchio contro la serratura… Che cosa era successo perché Malfoy si rivolgesse a Piton in quel modo… Piton, verso il quale aveva sempre mostrato rispetto, perfino ammirazione?
    «Allora è per questo che mi eviti? Temi la mia interferenza? Ti rendi conto che se chiunque altro avesse mancato di venire nel mio ufficio dopo che gli avevo detto più volte di venire, Draco…»
    «Allora mi metta in punizione! Mi denunci a Silente!» lo schernì Malfoy, beffardo.
    Un’altra pausa. Poi Piton rispose: «Sai benissimo che non desidero fare alcuna delle due cose».
    «Allora la smetta di dirmi di venire nel suo ufficio!»
    «Ascoltami» mormorò Piton, a voce così bassa che Harry dovette premere più forte l’orecchio contro il buco della serratura per sentire. «Io sto cercando di aiutarti. Ho giurato a tua madre che ti avrei protetto. Ho stretto il Voto Infrangibile, Draco…»
    «Pare che dovrà infrangerlo, allora, perché io non ho bisogno della sua protezione! È la mia missione, lui l’ha affidata a me e io la sto portando a compimento. Ho un piano e funzionerà, ci vuole solo un po’ più tempo di quanto pensassi!»
    «Qual è il tuo piano?»
    «Non sono affari suoi!»
    «Se mi dici che cosa stai cercando di fare, posso aiutarti…»
    «Ho tutto l’aiuto che mi serve, grazie, non sono solo!»
    «Stasera eri solo, cosa estremamente stupida, vagare per i corridoi senza sentinelle o retroguardia. Questi sono errori elementari…»
    «Avrei avuto Tiger e Goyle se lei non li avesse puniti!»
    «Abbassa la voce!» sbottò Piton, perché il tono di Malfoy era salito per l’agitazione. «Se i tuoi amici Tiger e Goyle questa volta intendono passare il G.U.F.O. in Difesa contro le Arti Oscure, devono studiare un po’ più di quanto non facciano al mo…»
    «Che importanza ha?» lo interruppe Malfoy. «Difesa contro le Arti Oscure… è tutto uno scherzo, no, una messinscena! Come se noi avessimo bisogno di protezione contro le Arti Oscure…»
    «È una messinscena cruciale per ottenere il successo, Draco!» ribatté Piton. «Dove credi che sarei stato in tutti questi anni, se non avessi saputo fingere? Adesso ascoltami! Sei imprudente, a vagare così di notte, a farti sorprendere, e se pensi di poterti fidare di assistenti come Tiger e Goyle…»
    «Non sono i soli, ho altra gente dalla mia, gente migliore!»
    «Allora perché non mi confidi tutto? Io posso…»
    «Lo so che cos’ha in mente! Vuole rubarmi la gloria!»
    Un’altra pausa, poi Piton rispose gelido: «Parli come un bambino. Capisco che la cattura e la prigionia di tuo padre ti abbiano sconvolto, ma…»
    Harry ebbe solo un attimo di preavviso. Sentì i passi di Malfoy al di là della porta e riuscì a scansarsi proprio mentre si apriva; Malfoy si allontanò velocemente lungo il corridoio, oltre la porta aperta dell’ufficio di Lumacorno, svoltò l’angolo lontano e sparì.
    Senza quasi avere il coraggio di respirare, Harry rimase accovacciato mentre Piton usciva lentamente dalla classe. Con espressione indecifrabile, tornò alla festa. Harry rimase a terra, nascosto sotto il Mantello, la mente che lavorava frenetica.
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