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Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
   1) L'altro ministro (133 citazioni)
   2) Spinner's End (174 citazioni)
   3) Lettera e testamento (151 citazioni)
   4) Horace Lumacorno (235 citazioni)
   5) Un eccesso di flebo (274 citazioni)
   6) La deviazione di Draco (229 citazioni)
   7) Il Lumaclub (241 citazioni)
   8) Il trionfo di Piton (139 citazioni)
   9) Il Principe Mezzosangue (194 citazioni)
   10) La casa di Gaunt (209 citazioni)
   11) Una mano da Hermione (166 citazioni)
   12) Argento e Opali (197 citazioni)
   13) Il Riddle segreto (202 citazioni)
   14) Felix Felicis (211 citazioni)
   15) Il voto infrangibile (205 citazioni)
   16) Un Natale molto gelato (234 citazioni)
   17) Un ricordo lumacoso (214 citazioni)
   18) Sorprese di compleanno (231 citazioni)
   19) Roba da elfi (209 citazioni)
   20) La richiesta di Lord Voldemort (205 citazioni)
   21) La stanza delle necessità (192 citazioni)
   22) Dopo il funerale (225 citazioni)
   23) Gli Horcrux (160 citazioni)
   24) Sectumsempra (164 citazioni)
   25) La veggente spiata (220 citazioni)
   26) La caverna (225 citazioni)
   27) La torre (166 citazioni)
   28) La fuga del Principe (99 citazioni)
   29) Il lamento della Fenice (187 citazioni)
   30) La tomba bianca (133 citazioni)
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Il Principe Mezzosangue


   La mattina dopo Harry e Ron incontrarono Hermione nella sala comune prima di colazione. Sperando di trovare un sostegno alla propria teoria, Harry raccontò in tutta fretta a Hermione quello che aveva sentito dire a Malfoy sull’Espresso per Hogwarts.
    «Ma è chiaro che si faceva bello davanti alla Parkinson, no?» intervenne Ron rapido prima che Hermione potesse dire qualcosa.
    «Be’» fece lei, esitante, «non so… sarebbe da Malfoy fingersi più importante di quello che è… ma è una bugia bella grossa…»
    «Appunto» ribatté Harry, ma non poté insistere, perché troppi ragazzi cercavano di ascoltare la sua conversazione, lo fissavano e sussurravano di nascosto, coprendosi la bocca con la mano.
    «È maleducato indicare col dito» sbottò Ron rivolto a un bambinetto particolarmente piccolo del primo anno mentre si univano alla folla per varcare il buco nel ritratto. Il bambino, che stava borbottando qualcosa su Harry Potter al suo amico, diventò subito scarlatto e si buttò dall’altra parte del buco, preoccupato. Ron ridacchiò.
    «Adoro essere al sesto anno. E avremo anche delle ore buche. Ore intere in cui potremo stare qui a rilassarci».
    «Quelle ore ci serviranno per studiare, Ron!» lo rimbeccò Hermione mentre si avviavano lungo il corridoio.
    «Sì, ma non oggi» ribatté Ron. «Oggi sarà una pacchia».
    «Fermo!» esclamò Hermione, bloccando col braccio un ragazzino del quarto anno che cercava di superarla con un disco verde acido stretto in mano. «I Frisbee Zannuti sono proibiti, dammelo» gli intimò. Il ragazzino, accigliato, consegnò il Frisbee ringhiante, passò sotto il braccio di Hermione e raggiunse i suoi amici. Ron aspettò che sparisse, poi sfilò il Frisbee dalla presa di Hermione.
    «Ottimo, ne ho sempre desiderato uno».
    Le proteste di Hermione furono soffocate da una risatina acuta: Lavanda Brown evidentemente aveva trovato la battuta di Ron molto spiritosa. Li superò continuando a ridere e si voltò a guardare Ron, che sembrava piuttosto compiaciuto.
    Il soffitto della Sala Grande era di un azzurro sereno, macchiato da fragili nubi a ciuffi, proprio come i rettangoli di cielo visibili oltre le alte finestre a colonnine. Mentre si ingozzavano di porridge, uova e pancetta, Harry e Ron riferirono a Hermione dell’imbarazzante conversazione con Hagrid la sera prima.
    «Ma non può credere che continuiamo a frequentare Cura delle Creature Magiche!» si rammaricò lei. «Voglio dire, quando mai uno di noi ha manifestato… insomma… entusiasmo?»
    «Be’, in fondo sì» affermò Ron, mandando giù un uovo fritto intero. «Siamo stati quelli che si sono impegnati di più alle sue lezioni perché ci piace Hagrid. Ma lui è convinto che ci piacesse la sua stupida materia. Credi che qualcuno vorrà prendere un M.A.G.O.?»
    Né Harry né Hermione risposero; non ce n’era bisogno. Sapevano benissimo che nessuno del loro anno voleva continuare a seguire Cura delle Creature Magiche. Evitarono lo sguardo di Hagrid e risposero con scarso entusiasmo al suo saluto allegro quando si alzò dalla tavola degli insegnanti dieci minuti più tardi.
    Dopo aver mangiato, rimasero ai loro posti, aspettando che la professoressa McGranitt li raggiungesse. La distribuzione degli orari fu più complicata del solito, perché la McGranitt dovette prima accertarsi che tutti avessero ottenuto i voti di G.U.F.O. necessari per continuare nei M.A.G.O. che avevano scelto.
    Hermione ricevette subito il via libera per continuare con Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Erbologia, Aritmanzia, Antiche Rune e Pozioni, e filò via senza indugi alla lezione di Antiche Rune della prima ora. Neville impiegò un po’ più di tempo a sistemare le cose; la sua faccia tonda era preoccupata mentre la professoressa McGranitt studiava la sua domanda e poi consultava i risultati del G.U.F.O.
    «Erbologia va bene» disse lei. «La professoressa Sprite sarà felice di rivederti con un G.U.F.O. ‘Eccezionale’. E sei ammesso a Difesa contro le Arti Oscure con il tuo ‘Oltre Ogni Previsione’. Ma il problema è Trasfigurazione. Mi dispiace, Paciock, ma un ‘Accettabile’ non basta per continuare fino al livello M.A.G.O., non riusciresti a stare al passo con il programma».
    Neville abbassò la testa. La professoressa McGranitt lo scrutò attraverso gli occhiali quadrati.
    «Perché vuoi continuare con Trasfigurazione, comunque? Non ho mai avuto l’impressione che ti piacesse particolarmente».
    Neville, afflitto, borbottò qualcosa tipo ‘è mia nonna che vuole’.
    «Bene» sbuffò la professoressa McGranitt. «È venuto il momento che tua nonna impari a essere fiera del nipote che ha, e non di quello che si aspetta… soprattutto dopo quanto è successo al Ministero».
    Neville arrossì e sbatté le palpebre, confuso: la professoressa McGranitt non gli aveva mai fatto un complimento.
    «Mi dispiace, Paciock, ma non posso ammetterti alle mie lezioni di M.A.G.O. Vedo però che hai preso ‘Oltre Ogni Previsione’ in Incantesimi… Perché non provi a prendere un M.A.G.O. in Incantesimi?»
    «Mia nonna pensa che Incantesimi sia una scelta facile» borbottò Neville.
    «Tu scegli Incantesimi» disse la professoressa McGranitt, «e io manderò due righe ad Augusta per ricordarle che solo perché lei è stata bocciata nel suo G.U.F.O. in Incantesimi, ciò non vuol dire che la materia sia necessariamente inutile». Con un breve sorriso per l’espressione di lieta incredulità di Neville, la professoressa McGranitt colpì con la punta della bacchetta un orario in bianco e lo consegnò a Neville adeguatamente compilato.
    Poi si rivolse a Calì Patil, che per prima cosa chiese se Fiorenzo, il bel centauro, avrebbe insegnato ancora Divinazione.
    «Lui e la professoressa Cooman si dividono i corsi, quest’anno»rispose la professoressa McGranitt con una punta di disapprovazione: sapevano tutti che lei disprezzava la materia. «Gli studenti del sesto anno saranno con lei».
    Calì partì alla volta di Divinazione cinque minuti dopo, un po’ abbattuta.
    «Allora, Potter, Potter…» proseguì la McGranitt rivolta a Harry, consultando i propri appunti. «Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Erbologia, Trasfigurazione… tutto bene. Devo dire che mi ha fatto piacere il tuo voto in Trasfigurazione, Potter, molto piacere. Ora, perché non hai chiesto di continuare con Pozioni? Pensavo che volessi diventare un Auror…»
    «Lo volevo, ma lei mi ha detto che dovevo prendere ‘Eccezionale’ nel G.U.F.O., professoressa».
    «Ed era così quando il professor Piton insegnava la materia. Ma il professor Lumacorno è assolutamente felice di accettare allievi da M.A.G.O. che abbiano ottenuto ‘Oltre Ogni Previsione’ al G.U.F.O. Vuoi continuare con Pozioni?»
    «Sì» rispose Harry, «ma non ho comprato i libri né gli ingredienti né niente…»
    «Sono certa che il professor Lumacorno potrà prestarteli» lo tranquillizzò lei. «Molto bene, Potter, ecco il tuo orario. Oh, tra l’altro, venti giovani di belle speranze si sono già iscritti alle selezioni per la squadra di Quidditch di Grifondoro. Ti passerò la lista a tempo debito e potrai fissare le prove a tuo piacimento».
    Qualche minuto dopo, a Ron fu dato il via libera per le stesse materie di Harry, e i due si alzarono da tavola insieme.
    «Guarda» fece Ron soddisfatto, controllando l’orario, «adesso abbiamo un’ora buca… e una dopo l’intervallo… E una dopo pranzo… Ottimo!»
    Tornarono nella sala comune. C’erano solo cinque o sei allievi del settimo anno, tra cui Katie Bell, l’unica giocatrice rimasta della squadra di Quidditch a cui Harry si era unito il primo anno.
    «Lo immaginavo che te l’avrebbero dato, bravo!»gridò, indicando il distintivo da Capitano sul petto di Harry. «Fammi sapere quando fai le selezioni!»
    «Non dire sciocchezze» rispose lui, «tu non hai bisogno di prove, sono cinque armi che ti vedo giocare…»
    «Non fare così» lo ammonì lei. «Per quel che ne sai, là fuori ci può essere qualcuno molto più bravo di me. Si sono rovinate delle ottime squadre perché i Capitani continuavano a far giocare la solita gente, o portavano in squadra i loro amici…»
    Ron parve un po’ a disagio e cominciò a giocare con il Frisbee Zannuto che Hermione aveva sequestrato al ragazzo del quarto anno. Quello sfrecciò attraverso la sala comune ringhiando e tentando di staccare frammenti di tappezzeria. Grattastinchi lo seguì con i suoi occhi gialli, e soffiò quando il Frisbee si avvicinò troppo.
    Un’ora dopo, lasciarono a malincuore la sala comune inondata di sole per l’aula di Difesa contro le Arti Oscure, quattro piani più sotto. Hermione era già in coda, con una bracciata di libri pesanti e l’aria distrutta.
    «Abbiamo una quantità di compiti di Rune» disse preoccupata quando Harry e Ron si unirono a lei. «Cinquanta centimetri di saggio, due traduzioni, e devo leggere questi per mercoledì!»
    «Mi dispiace per te» sbadigliò Ron.
    «Aspetta» ribatté lei, rancorosa. «Scommetto che Piton ci caricherà».
    Mentre parlava si aprì la porta dell’aula e Piton uscì nel corridoio, il volto olivastro incorniciato come sempre da due tendine di unti capelli neri. Sulla coda calò un istantaneo silenzio.
    «Dentro» disse lui.
    Harry si guardò intorno. Piton aveva già imposto la propria personalità alla stanza; era più buia del solito, con le tende tirate, e illuminata da candele. Nuovi quadri adornavano le pareti, e molti mostravano persone che soffrivano, esibivano ferite orrende o parti del corpo stranamente deformate. Nessuno parlò mentre prendevano posto, guardando le cruente immagini dense d’ombra.
    «Non vi ho chiesto di prendere i libri» esordì Piton, che chiuse la porta e andò a fronteggiare la classe da dietro la scrivania; Hermione ricacciò in fretta la sua copia di Affrontare l’Informe nella borsa che ficcò sotto la sedia. «Voglio parlare con voi ed esigo la vostra massima attenzione».
    I suoi occhi neri frugarono le loro facce alzate, indugiando per una frazione di secondo in più su Harry.
    «Finora avete avuto cinque insegnanti di questa materia, mi sembra».
    Ti sembra… come se non fossi stato lì a guardarli tutti andare e venire, Piton, sperando di essere il prossimo,pensò Harry sarcastico.
    «Naturalmente, questi insegnanti avranno tutti avuto i loro metodi e le loro priorità. Data questa confusione sono sorpreso che tanti di voi abbiano rimediato un G.U.F.O. in questa materia. Sarò ancora più sorpreso se tutti voi riuscirete a tenere il passo con il lavoro per il M.A.G.O., che sarà molto più complicato».
    Piton prese a fare il giro della stanza, parlando a voce molto più bassa; i ragazzi tesero il collo per riuscire a vederlo.
    «Le Arti Oscure» continuò, «sono molte, varie, mutevoli ed eterne. Combatterle è come combattere un mostro con molte teste, il quale ogni volta che una testa viene mozzata ne fa ricrescere una ancora più feroce e astuta. Voi combatterete ciò che è indeterminato, cangiante, indistruttibile».
    Harry fissò Piton. Una cosa era rispettare le Arti Oscure come un nemico pericoloso, un’altra parlarne con un’amorevole carezza nella voce, come stava facendo lui. O no?
    «Le vostre difese» Piton alzò un po’ la voce, «devono dunque essere flessibili e fantasiose quanto le Arti che cercate di neutralizzare. Queste immagini» e ne indicò alcune passando, «danno un’onesta rappresentazione di ciò che accade a coloro che subiscono, per esempio, la Maledizione Cruciatus» e agitò una mano verso una strega che strillava di dolore, «provano il Bacio del Dissennatore» (un mago con lo sguardo vacuo, afflosciato e rannicchiato contro una parete), «o provocano l’aggressione dell’Inferius» (una massa sanguinolenta a terra).
    «Allora è stato avvistato un Inferius?» chiese Calì Patil con voce acutissima. «È vero che li usa?»
    «Il Signore Oscuro ha usato degli Inferi in passato» rispose Piton, «quindi farete bene a pensare che possa usarli ancora. Dunque…»
    Si avviò di nuovo lungo l’altro lato dell’aula, verso la cattedra, e di nuovo i ragazzi lo guardarono camminare, con la veste scura che ondeggiava dietro di lui.
    «… voi siete, credo, principianti assoluti nell’uso degli incantesimi non verbali. Qual è il vantaggio di un incantesimo non verbale?»
    La mano di Hermione scattò in aria. Piton indugiò a guardare tutti gli altri, assicurandosi di non aver scelta, prima di dire in tono asciutto: «Molto bene… signorina Granger?»
    «L’avversario non ha sentore di quale tipo di magia si sta per praticare» rispose Hermione, «il che concede un brevissimo vantaggio».
    «Risposta copiata quasi parola per parola dal Manuale degli Incantesimi, Volume sesto» commentò Piton in tono sdegnoso (e dal suo angolo Malfoy sogghignò), «ma essenzialmente corretta. Sì, coloro che avanzano nell’uso della magia senza strillare formule magiche guadagnano l’elemento sorpresa. Non tutti i maghi possono, naturalmente; è una questione di concentrazione e potere mentale di cui alcuni» e il suo sguardo indugiò ancora una volta, perfidamente, su Harry, «mancano».
    Piton stava pensando alle disastrose lezioni di Occlumanzia dell’anno prima. Harry rifiutò di abbassare lo sguardo, ma scrutò torvo Piton finché fu questi a dover distogliere il proprio.
    «Ora vi dividerete in coppie» riprese Piton. «Uno dei due cercherà di stregare l’altro senza parlare. L’altro cercherà di respingere la fattura in silenzio. Avanti».
    Anche se Piton non lo sapeva, l’anno prima Harry aveva insegnato ad almeno metà della classe (a tutti quelli che erano stati membri dell’ES) a eseguire un Sortilegio Scudo. Nessuno di loro, tuttavia, l’aveva mai fatto senza parlare. Ne seguì una certa quantità di scorrettezze. Molti ragazzi si limitarono a sussurrare la formula invece di recitarla ad alta voce. Come al solito, entro dieci minuti Hermione riuscì a respingere la Fattura Gambemolli borbottata da Neville senza pronunciare una sola parola, impresa che le avrebbe meritato venti punti per Grifondoro da parte di qualunque insegnante normale, pensò Harry amareggiato, ma che Piton ignorò. Passeggiava tra loro mentre si esercitavano, simile a un pipistrello troppo cresciuto, e indugiò a osservare Harry e Ron che si arrabattavano a eseguire il compito.
    Ron, che avrebbe dovuto incantare Harry, era viola, le labbra compresse per trattenersi dalla tentazione di mormorare l’incantesimo. Harry aveva la bacchetta levata, e aspettava sulle spine di respingere una fattura il cui arrivo pareva quanto mai improbabile.
    «Patetico, Weasley» commentò Piton dopo un po’. «Ecco… ti faccio vedere io…»
    Puntò la bacchetta contro Harry così veloce che lui reagì d’istinto e, dimenticati gli incantesimi non verbali, urlò: «Protego!»
    Il suo Sortilegio Scudo fu così potente che Piton perse l’equilibrio e urtò contro un banco. Tutta la classe si voltò a guardare l’insegnante che si raddrizzava, torvo.
    «Ricordi che stiamo praticando gli incantesimi non verbali,Potter?»
    «Sì» rispose Harry, rigido.
    «Sì, signore».
    «Non c’è bisogno di chiamarmi signore, professore».
    Le parole gli erano sfuggite prima che se ne rendesse conto. Parecchi ragazzi trattennero il respiro, Hermione compresa. Alle spalle di Piton, tuttavia, Ron, Dean e Seamus sorridevano ammirati.
    «In punizione, sabato sera nel mio ufficio» disse Piton. «Non accetto l’impudenza da nessuno, Potter… nemmeno dal Prescelto».
    «Geniale, Harry!» ridacchiò Ron un po’ dopo, quando furono al sicuro, diretti verso la sala comune per l’intervallo.
    «Non avresti dovuto» lo rimbrottò invece Hermione, guardando Ron accigliata. «Che cosa ti è venuto in mente?»
    «Ha cercato di stregarmi, nel caso che non te ne sia accorta!» esclamò Harry, irritato. «Ne ho avuto abbastanza durante quelle lezioni di Occlumanzia! Perché non usa un’altra cavia, una volta tanto? E a che gioco gioca Silente, a lasciargli insegnare Difesa? Ma l’avete sentito quando parlava delle Arti Oscure? Le adora! Tutta quella roba sull’indeterminato e indistruttibile…»
    «Be’» rispose Hermione, «io ho pensato che assomigliava un po’ a te».
    «A me?»
    «Sì, quando ci hai raccontato com’è stato affrontare Voldemort. Hai detto che non era solo imparare a memoria un mucchio di formule, hai detto che eri solo tu con il tuo cervello e la pancia… Be’, non è lo stesso che ha detto Piton? Che in fondo si tratta solo di essere coraggiosi e mentalmente pronti?»
    Harry fu talmente basito dal fatto che lei ricordasse a memoria le sue parole come quelle del Manuale degli Incantesimi che non ribatté.
    «Harry! Ehi, Harry!»
    Harry si voltò: Jack Sloper, uno dei Battitori di Grifondoro dell’anno prima, correva verso di lui con un rotolo di pergamena.
    «Per te» ansimò. «Senti, ho saputo che sei il nuovo Capitano. Quand’è che fai le selezioni?»
    «Non so ancora» rispose Harry, pensando che Sloper avrebbe dovuto essere molto fortunato per tornare in squadra. «Te lo farò sapere».
    «Oh, d’accordo. Speravo che fosse questo finesettimana…» Ma Harry non lo ascoltò: aveva appena riconosciuto la sottile grafìa obliqua. Lasciando Sloper a metà frase, corse via con Ron e Hermione, srotolando la pergamena.
   
    Caro Harry,
    Vorrei cominciare le nostre lezioni private questo sabato. Ti prego di venire nel mio ufficio alle otto di sera. Spero che ti stia godendo il primo giorno di scuola.
    Un caro saluto,
    Albus Silente
    P.S. Mi piacciono i Pallini Acidi.
   
    «Gli piacciono i Pallini Acidi?» ripeté Ron perplesso, dopo aver letto il messaggio da sopra la spalla di Harry.
    «È la parola d’ordine per oltrepassare il gargoyle fuori dal suo studio» rispose Harry a bassa voce. «Ah! A Piton non farà piacere… Non potrò stare in castigo con lui!»
    Lui, Ron e Hermione passarono tutto l’intervallo a lambiccarsi su cosa avrebbe insegnato Silente a Harry. Ron pensava che molto probabilmente sarebbero stati incanti e fatture spettacolari, cose che i Mangiamorte non potevano conoscere. Hermione ribatté che erano illegali, e riteneva assai più probabile che Silente volesse insegnare a Harry la magia difensiva avanzata. Dopo l’intervallo, andò ad Aritmanzia mentre Harry e Ron tornavano nella sala comune, dove attaccarono di malavoglia i compiti di Piton. I quali si rivelarono così complicati che non avevano ancora finito quando Hermione li raggiunse per l’ora buca dopo pranzo (anche se lei accelerò di parecchio il processo). Avevano appena concluso quando suonò la campana per la doppia ora pomeridiana di Pozioni e i tre intrapresero la familiare discesa verso la segreta che tanto a lungo era stata di Piton.
    Quando arrivarono nel corridoio, videro che a continuare la materia fino al livello M.A.G.O. erano solo una decina di ragazzi. Tiger e Goyle evidentemente non erano riusciti a ottenere il voto richiesto al G.U.F.O., ma quattro Serpeverde ce l’avevano fatta, compreso Malfoy. C’erano poi quattro Corvonero e un Tassorosso, Ernie Macmillan, che a Harry era simpatico nonostante i suoi modi pomposi.
    «Harry» lo accolse Ernie in tono solenne, tendendogli la mano, «non sono riuscito a parlarti stamattina a Difesa contro le Arti Oscure. Una buona lezione, ho pensato, ma i Sortilegi Scudo sono roba vecchia, naturalmente, per noi compari dell’ES… e voi come state, Ron… Hermione?»
    Prima che potessero rispondere qualcosa più di ‘bene’, la porta della segreta si aprì e il pancione di Lumacorno sbucò fuori dall’aula. Il professore li guardò entrare uno a uno, i vasti baffoni da tricheco curvi sopra la bocca sorridente, e salutò Harry e Zabini con particolare entusiasmo.
    La segreta era, cosa alquanto insolita, già piena di fumi e strani odori. Ron e Hermione annusarono interessati passando accanto ai grandi calderoni ribollenti. I quattro Serpeverde si raggrupparono attorno a un tavolo, come i quattro Corvonero. Così Harry, Ron e Hermione divisero il tavolo con Ernie. Scelsero quello più vicino a un calderone dorato che esalava uno degli aromi più seducenti che Harry avesse mai inspirato: gli ricordava al tempo stesso la torta di melassa, l’odore di legno di un manico di scopa e quello dei fiori che poteva aver annusato alla Tana. A un tratto si accorse che il suo respiro era diventato lento e profondo, e che i vapori della pozione sembravano saziarlo come una bibita. Un’enorme contentezza lo pervase; fece un gran sorriso a Ron, che gli sorrise pigramente di rimando.
    «Bene, bene, bene…» cominciò Lumacorno. La sua sagoma enorme tremava attraverso i densi vapori vibranti. «Fuori le bilance, tutti quanti, e gli ingredienti, e non dimenticate la vostra copia di Pozioni Avanzate…»
    «Signore» disse Harry alzando la mano.
    «Harry, ragazzo mio, dimmi».
    «Io non ho il libro né la bilancia né niente… e nemmeno Ron… Non sapevamo che avremmo potuto affrontare il M.A.G.O., sa…»
    «Ah sì, la professoressa McGranitt in effetti me l’ha accennato… non preoccuparti, mio caro ragazzo, non preoccuparti affatto. Oggi userete gli ingredienti che trovate nell’armadio delle scorte, e sono sicuro che possiamo prestarvi delle bilance, e abbiamo una piccola riserva di vecchi libri, qui, andranno benissimo finché non avrete scritto al Ghirigoro…»
    Lumacorno avanzò fino a un’angoliera e dopo aver frugato un po’ ne emerse con due copie molto fruste di Pozioni Avanzate di Libatius Borragine, che consegnò a Harry e Ron insieme a due bilance annerite.
    «E adesso» proseguì, tornando davanti alla classe e gonfiando il petto già sporgente, tanto che i bottoni del panciotto minacciarono di saltar via, «ho preparato un po’ di pozioni da farvi vedere, così per curiosità. È un esempio di ciò che dovreste saper fare dopo aver completato il vostro M.A.G.O. Forse ne avete sentito parlare, anche se non le avete mai preparate. Qualcuno sa dirmi che cos’è questo?»
    Indicò il calderone più vicino al tavolo di Serpeverde. Harry si alzò a metà e vide che conteneva qualcosa di simile ad acqua pura che ribolliva.
    L’addestrata mano di Hermione scattò prima di quella di chiunque altro. Lumacorno le fece un cenno.
    «È Veritaserum, una pozione incolore e inodore che costringe colui che la beve a dire la verità» disse Hermione.
    «Molto bene, molto bene!» esclamò Lumacorno allegro. «Ora» riprese, indicando il calderone più vicino al tavolo dei Corvonero, «questa è piuttosto famosa… di recente è stata citata con un certo rilievo in alcuni libriccini del Ministero… Chi sa…?»
    Ancora una volta la mano di Hermione fu la più veloce.
    «È Pozione Polisucco, signore» rispose.
    Anche Harry aveva riconosciuto la sostanza fangosa che bolliva lenta nel secondo calderone, ma non si irritò con Hermione per essersi presa il merito di rispondere; dopotutto era stata lei a prepararla quando facevano ancora il secondo anno.
    «Eccellente, eccellente! Ora, questa qui… Sì, mia cara?» chiese Lumacorno piuttosto sorpreso quando la mano di Hermione si levò di nuovo in aria.
    «È Amortentia!»
    «Lo è. Sembra quasi sciocco chiederlo» continuò Lumacorno, decisamente colpito, «ma immagino che tu sappia che effetti ha…»
    «È il filtro d’amore più potente del mondo!» rispose Hermione.
    «Esatto! L’hai riconosciuta, immagino, dalla sua tipica luminosità madreperlacea…»
    «E dal vapore che sale in caratteristiche spirali» proseguì Hermione con entusiasmo, «e dovrebbe avere un odore diverso per ciascuno di noi, a seconda di ciò che ci attrae, e io sento aroma di erba appena tagliata e pergamena nuova e…»
    Ma arrossì e non finì la frase.
    «Posso chiederti come ti chiami, mia cara?» domandò Lumacorno, ignorando l’imbarazzo di Hermione.
    «Hermione Granger, signore».
    «Granger? Granger? Possibile che tu sia imparentata con Hector Dagworth-Granger, che ha fondato la Strastraordinaria Società dei Pozionanti?»
    «No, non credo, signore. Sono Babbana di nascita».
    Harry vide Malfoy chinarsi verso Nott e mormorare qualcosa; entrambi sogghignarono, ma Lumacorno non mostrò disappunto; al contrario, fece un gran sorriso e spostò lo sguardo da Hermione a Harry, che era seduto accanto a lei.
    «Oho! ‘Una delle mie migliori amiche è Babbana, ed è la più brava del nostro anno!’ Suppongo che sia questa l’amica di cui parlavi, Harry».
    «Sì, signore»rispose Harry.
    «Bene, bene, venti meritatissimi punti per Grifondoro, signorina Granger» flautò Lumacorno gioviale.
    Malfoy aveva la stessa aria di quando Hermione l’aveva schiaffeggiato. Lei si rivolse a Harry e mormorò, radiosa: «Gli hai detto davvero che sono la più brava del nostro anno? Oh, Harry!»
    «Be’, che cosa c’è di tanto speciale?» sussurrò Ron, che chissà perché sembrava seccato. «Tu sei la più brava del nostro anno… Gliel’avrei detto anch’io, se me l’avesse chiesto!»
    Hermione sorrise ma gli fece segno di tacere, per poter sentire Lumacorno. Ron era decisamente contrariato.
    «L’Amortentia non crea veramente l’amore, è ovvio. È impossibile confezionare o imitare l’amore. No, si limita a provocare una potente infatuazione od ossessione. Probabilmente è la pozione più pericolosa e potente in tutta questa stanza… oh, sì» ribadì, annuendo grave verso Malfoy e Nott che ostentavano una smorfia scettica. «Quando avrete vissuto a lungo quanto me, non sottovaluterete la potenza di un amore ossessivo… E adesso è ora di metterci al lavoro».
    «Signore, non ci ha ancora detto che cosa c’è qui dentro» intervenne Ernie Macmillan, indicando un piccolo paiolo nero sulla scrivania di Lumacorno. La pozione all’interno sciaguattava allegra: era del colore dell’oro fuso, e grosse gocce balzavano in superficie come pesci, anche se non era traboccata nemmeno una stilla.
    «Oho»fece di nuovo Lumacorno. Harry era sicuro che non si fosse affatto scordato della pozione, ma che avesse aspettato la domanda per fare un po’ di teatro. «Sì. Quella. Be’, quella, signore e signori, è una pozioncina assai curiosa chiamata Felix Felicis. Suppongo» e si rivolse con un sorriso a Hermione, che aveva rumorosamente trattenuto il fiato, «che lei conosca gli effetti della Felix Felicis, signorina Granger».
    «È fortuna liquida» rispose Hermione eccitata. «Rende fortunati!»
    Tutta quanta la classe si drizzò sulle sedie. Ora Harry riusciva a vedere solo il retro della bionda testa liscia di Malfoy, che finalmente rivolgeva a Lumacorno tutta la sua attenzione.
    «Esatto. Altri dieci punti per Grifondoro. Sì, è una pozioncina bizzarra, la Felix Felicis» spiegò Lumacorno. «Assurdamente difficile da preparare, e disastrosa se si sbaglia. Tuttavia, se viene lavorata correttamente, come questa, scoprirete che tutti i vostri sforzi tendono ad avere successo… almeno finché l’effetto dura».
    «Perché la gente non la beve di continuo, signore?» chiese Terry Steeval, impaziente.
    «Perché se presa in eccesso provoca stordimento, irrequietezza e un pericoloso eccesso di fiducia in se stessi» rispose Lumacorno. «Il troppo stroppia, sapete… in grandi quantità è altamente tossica. Ma presa con parsimonia, e molto di rado…»
    «Lei l’ha mai presa, signore?» chiese Michael Corner con enorme interesse.
    «Due volte nella vita» rispose Lumacorno. «Una volta quando avevo ventiquattro anni, un’altra quando ne avevo cinquantasette. Due cucchiai a colazione. Due giorni perfetti».
    Scrutò sognante in lontananza. Teatro o no, pensò Harry, l’effetto era riuscito.
    «E questa pozione» riprese Lumacorno, evidentemente tornato sulla terra, «è ciò che darò in premio alla fine di questa lezione».
    Calò un silenzio in cui ogni bolla e gorgoglio delle pozioni nei paioli parve amplificato di dieci volte.
    «Una piccola bottiglietta di Felix Felicis» disse Lumacorno, estraendo dalla tasca una minuscola bottiglia di vetro col tappo e mostrandola a tutti. «Sufficiente per dodici ore di fortuna. Dall’alba al tramonto, sarete fortunati in qualunque cosa tenterete.
    «Ora, devo avvertirvi che la Felix Felicis è una sostanza messa al bando nelle competizioni ufficiali… negli eventi sportivi, per esempio, negli esami e alle elezioni. Quindi il vincitore dovrà usarla solo in un giorno qualunque… e stare a vedere come quel giorno qualunque diventa straordinario! Allora» proseguì, improvvisamente vivace, «come farete a vincere il mio favoloso premio? Be’, andando a pagina dieci di Pozioni Avanzate. Abbiamo ancora poco più di un’ora, nella quale dovrete mettere insieme un dignitoso tentativo di Distillato della Morte Vivente. So che è più complicata di qualunque cosa abbiate fatto prima, e non mi aspetto un risultato perfetto da nessuno. Chi farà meglio, tuttavia, vincerà questa piccola Felix. Forza!»
    Ci fu un sonoro grattare mentre tutti avvicinavano a sé i paioli, e alcuni tonfi sonori quando i ragazzi cominciarono a deporre i pesi sulle bilance, ma nessuno parlò. La concentrazione nella stanza era quasi palpabile. Harry vide Malfoy sfogliare febbrilmente il libro: era evidente che desiderava davvero per sé quel giorno fortunato. Harry si chinò rapido sul volume consunto che Lumacorno gli aveva prestato.
    Con sua grande irritazione notò che il proprietario precedente aveva scarabocchiato tutte le pagine, tanto che i margini erano neri come le parti stampate. Dopo essersi chinato più in basso per decifrare gli ingredienti (anche lì c’erano annotazioni e parole cancellate), Harry corse verso l’armadio delle scorte a prendere l’occorrente. Mentre tornava velocissimo al calderone, vide Malfoy tagliuzzare radici di valeriana più rapidamente che poteva.
    Tutti spiavano quello che facevano gli altri, un vantaggio e uno svantaggio di Pozioni: era difficile tenere segreto il proprio lavoro. Entro dieci minuti, la stanza era piena di vapore bluastro. Hermione, naturalmente, sembrava più avanti di tutti gli altri. La sua pozione somigliava già al ‘liquido omogeneo color ribes nero’ menzionato come l’ideale stadio intermedio.
    Finito di tritare le sue radici, Harry si chinò di nuovo sul libro. Era davvero seccante dover decifrare le istruzioni sotto tutti gli stupidi scarabocchi del proprietario precedente, che per qualche ragione aveva messo in discussione l’ordine di tagliare il Fagiolo Sopoforoso e aveva trascritto un’istruzione alternativa: Schiacciare con il piatto di un pugnale d’argento: il succo scaturisce in modo migliore.
    «Professore, credo che lei abbia conosciuto mio nonno, Abraxas Malfoy».
    Harry alzò lo sguardo; Lumacorno stava passando vicino al tavolo dei Serpeverde.
    «Sì» rispose il professore senza guardare Malfoy, «mi spiace, ho saputo che è morto, anche se naturalmente c’era da aspettarselo, il vaiolo di drago alla sua età…»
    E si allontanò. Harry tornò a curvarsi sul calderone con un ghigno. Sapeva che Malfoy si era aspettato di essere considerato come lui o Zabini: forse aveva anche sperato in un trattamento preferenziale come quello che gli aveva sempre riservato Piton. Sembrava che invece dovesse contare su nient’altro che il proprio talento per ottenere la bottiglietta di Felix Felicis.
    Il Fagiolo Sopoforoso si stava dimostrando molto difficile da tagliare. Harry si rivolse a Hermione.
    «Mi presti il tuo coltello d’argento?»
    Lei annuì impaziente, senza levare lo sguardo dalla pozione, che era ancora di un viola intenso, anche se secondo il libro avrebbe ormai dovuto assumere una sfumatura lilla chiaro.
    Harry schiacciò il fagiolo raggrinzito col piatto del pugnale. Con suo stupore, liberò all’istante molto più succo di quanto pensava ne potesse contenere. Lo versò tutto in fretta nel calderone e con sua sorpresa la pozione diventò subito della precisa sfumatura di lilla descritta dal manuale.
    La sua irritazione per il proprietario precedente svanì di botto. Harry guardò la riga di istruzioni successiva. Secondo il libro, si doveva mescolare in senso antiorario finché la pozione non fosse diventata limpida come acqua. Secondo la nota scritta a mano, tuttavia, si doveva alternare un giro in senso orario ogni sette in senso antiorario. Possibile che avesse ragione due volte?
    Harry mescolò in senso antiorario, trattenne il respiro e mescolò una volta in senso orario. L’effetto fu immediato. La pozione diventò rosa pallidissimo.
    «Come hai fatto?» gli chiese Hermione, rossa in faccia, coi capelli sempre più crespi per via dei vapori; la sua pozione era ancora decisamente viola.
    «Aggiungi un giro in senso orario…»
    «No, no, il libro dice antiorario!» sbottò lei.
    Harry scrollò le spalle e continuò. Sette giri in senso antiorario, uno in senso orario, pausa… sette giri in senso antiorario, uno in senso orario…
    Dall’altra parte del tavolo, Ron imprecava sottovoce; la sua pozione sembrava liquirizia liquida. Harry si guardò attorno. A quanto riusciva a vedere, nessuna delle altre pozioni era diventata chiara come la sua. Si sentì euforico, cosa che non gli era mai successa prima in quella segreta.
    «E il tempo è… scaduto!»annunciò Lumacorno. «Smettete di mescolare, prego!»
    Il professore avanzò lentamente fra i tavoli, spiando nei calderoni. Non fece commenti, ma ogni tanto dava una mescolata o un’annusata. Infine raggiunse il tavolo dove erano seduti Harry, Ron, Hermione ed Ernie. Rivolse un sorriso contrito alla sostanza simile a pece nel calderone di Ron. Oltrepassò il liquido blu scuro di Ernie. Al decotto di Hermione rivolse un cenno compiaciuto. Poi vide la pozione di Harry, e una gioia incredula gli illuminò il volto.
    «Il palese vincitore!» gridò a tutta quanta la segreta. «Ottimo, ottimo, Harry! Santo cielo, è chiaro che hai ereditato il talento di tua madre Lily, era un fenomeno in Pozioni! Ecco, allora, ecco… una bottiglietta di Felix Felicis, come promesso, e fanne buon uso!»
    Harry fece scivolare la minuscola bottiglia di liquido dorato nella tasca interna, con uno strano miscuglio di gioia per le espressioni furiose dei Serpeverde e di senso di colpa per il cipiglio deluso di Hermione. Ron era semplicemente sbalordito.
    «Come hai fatto?»sussurrò a Harry mentre uscivano dalla segreta.
    «Fortuna, immagino» rispose Harry, perché Malfoy era a portata d’orecchio.
    Una volta al sicuro alla tavola di Grifondoro per la cena, però, si sentì abbastanza tranquillo da rivelarlo. Il volto di Hermione si pietrificò sempre più a ogni parola.
    «Va bene, dillo che ho imbrogliato» concluse, esasperato dalla sua espressione.
    «Be’, non è stata proprio opera tua» sbottò lei, rigida.
    «Ha solo seguito istruzioni diverse dalle nostre» disse Ron. «Avrebbe potuto essere una catastrofe. Invece ha corso un rischio e ha funzionato». Trasse un sospiro. «Lumacorno poteva darlo a me, quel libro, e invece no, io ho preso quello su cui nessuno ha scritto niente. Semmai ci ha vomitato, a giudicare dall’aspetto di pagina cinquantadue, ma…»
    «Un momento» intervenne una voce vicina all’orecchio sinistro di Harry, che colse un’improvvisa folata di quell’odore di fiori annusato nella segreta di Lumacorno. Si voltò e vide Ginny. «Ho sentito bene? Hai preso ordini da qualcosa che qualcuno ha scritto in un libro, Harry?»
    Era preoccupata e arrabbiata. Harry capì subito che cosa le passava per la mente.
    «Ma no» la rassicurò, abbassando la voce. «Non è come, insomma, il diario di Riddle. È solo un vecchio manuale su cui qualcuno ha preso appunti».
    «Ma tu fai quello che dice?»
    «Ho solo provato alcuni dei suggerimenti scritti ai margini, davvero, Ginny, non c’è niente di strano…»
    «Ginny ha ragione» disse Hermione, inalberandosi subito. «Dobbiamo controllare che non ci sia niente di sospetto. Voglio dire, tutte queste bizzarre istruzioni, chi lo sa?»
    «Ehi!» fece Harry indignato, mentre lei gli sfilava dalla borsa la sua copia di Pozioni Avanzate e alzava la bacchetta.
    «Specialis revelio!» disse Hermione, battendo con un gesto elegante sulla copertina.
    Non successe nulla di nulla. Il libro rimase lì, vecchio e sporco e pieno di orecchie.
    «Finito?» chiese Harry, seccato. «O vuoi aspettare di vedere se fa qualche capriola all’indietro?»
    «Sembra a posto» mormorò Hermione, continuando a guardare il libro con sospetto. «Voglio dire, sembra davvero… solo un manuale».
    «Bene. Allora me lo riprendo» tagliò corto Harry, e lo prese bruscamente dal tavolo, ma gli scivolò di mano e atterrò sul pavimento.
    Nessun altro stava guardando. Harry si chinò a raccoglierlo, e notò qualcosa scarabocchiato lungo la base della quarta di copertina, nella stessa minuscola grafìa rattrappita delle istruzioni che gli avevano meritato la bottiglia di Felix Felicis, ora nascosta al sicuro dentro un paio di calzini nel suo baule, di sopra.
   
    Questo libro è proprietà del Principe Mezzosangue
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