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Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
   1) L'altro ministro (133 citazioni)
   2) Spinner's End (174 citazioni)
   3) Lettera e testamento (151 citazioni)
   4) Horace Lumacorno (235 citazioni)
   5) Un eccesso di flebo (274 citazioni)
   6) La deviazione di Draco (229 citazioni)
   7) Il Lumaclub (241 citazioni)
   8) Il trionfo di Piton (139 citazioni)
   9) Il Principe Mezzosangue (194 citazioni)
   10) La casa di Gaunt (209 citazioni)
   11) Una mano da Hermione (166 citazioni)
   12) Argento e Opali (197 citazioni)
   13) Il Riddle segreto (202 citazioni)
   14) Felix Felicis (211 citazioni)
   15) Il voto infrangibile (205 citazioni)
   16) Un Natale molto gelato (234 citazioni)
   17) Un ricordo lumacoso (214 citazioni)
   18) Sorprese di compleanno (231 citazioni)
   19) Roba da elfi (209 citazioni)
   20) La richiesta di Lord Voldemort (205 citazioni)
   21) La stanza delle necessità (192 citazioni)
   22) Dopo il funerale (225 citazioni)
   23) Gli Horcrux (160 citazioni)
   24) Sectumsempra (164 citazioni)
   25) La veggente spiata (220 citazioni)
   26) La caverna (225 citazioni)
   27) La torre (166 citazioni)
   28) La fuga del Principe (99 citazioni)
   29) Il lamento della Fenice (187 citazioni)
   30) La tomba bianca (133 citazioni)
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La deviazione di Draco


   Harry rimase entro i confini del giardino della Tana per le poche settimane che seguirono. Passò gran parte delle giornate a giocare a Quidditch due contro due nell’orto dei Weasley (lui e Hermione contro Ron e Ginny; Hermione era tremenda e Ginny brava, quindi erano ragionevolmente equilibrati) e le serate a mangiare triple porzioni di tutto ciò che la signora Weasley gli metteva davanti.
    Sarebbe stata una perfetta vacanza felice se non fosse stato per le storie di scomparse, strani incidenti e anche morti che ormai apparivano quasi ogni giorno sul Profeta. A volte Bill e il signor Weasley riportavano le notizie prima che fossero pubblicate sui giornali. E con gran dispiacere della signora Weasley, i festeggiamenti per il sedicesimo compleanno di Harry furono funestati dagli spaventosi eventi comunicati da Remus Lupin, scarno e cupo, con i capelli castani abbondantemente striati di grigio e gli abiti più strappati e rattoppati che mai.
    «I Dissennatori hanno attaccato ancora» annunciò, mentre la signora Weasley gli passava una grossa fetta di torta. «Ed è stato scoperto il corpo di Igor Karkaroff in una capanna, su a nord. Ci avevano messo il Marchio Nero… Be’, francamente mi stupisco che Karkaroff sia rimasto in vita per un anno intero dopo aver abbandonato i Mangiamorte. Mi ncordo che il fratello di Sirius, Regulus, ha resistito solo qualche giorno».
    «Sì, be’» intervenne la signora Weasley accigliata, «magari dovremmo parlare d’al…»
    «Hai sentito di Florian Fortebraccio, Remus?» si intromise Bill, al quale Fleur continuava a versare vino. «Quello che aveva…»
    «… la gelateria in Diagon Alley?» lo interruppe Harry, con un vuoto sgradevole in fondo allo stomaco. «Mi regalava sempre i gelati. Che cosa gli è successo?»
    «L’hanno portato via, a giudicare dall’aspetto del negozio».
    «Perché?» chiese Ron, mentre la signora Weasley guardava Bill con aria torva.
    «Chi lo sa? Deve averli infastiditi in qualche modo. Era una brava persona, Florian».
    «A proposito di Diagon Alley» intervenne il signor Weasley, «pare che anche Olivander se ne sia andato».
    «Il fabbricante di bacchette?» chiese Ginny, sbalordita.
    «Quello. Il negozio è vuoto. Nessun segno di lotta. Nessuno sa se è andato via di sua volontà o è stato rapito».
    «Ma le bacchette… come si fa adesso per le bacchette?»
    «Ci si rivolge agli altri artigiani» rispose Lupin. «Ma Olivander era il migliore, e se quelli l’hanno preso non è una bella cosa per noi».
    Il giorno dopo quel tetro compleanno, arrivarono da Hogwarts le lettere e le liste dei libri. Quella di Harry recava una sorpresa: era stato nominato Capitano della squadra di Quidditch.
    «Vuol dire che sei alla pari con i prefetti!» gridò Hermione allegra. «Puoi usare il nostro bagno speciale, adesso, e tutto il resto!»
    «Accidenti, mi ricordo quando Charlie ne aveva uno così» disse Ron, osservando il distintivo con gioia. «È fantastico, Harry, sei il mio Capitano… sempre che tu mi prenda di nuovo in squadra, ah ah…»
    «Be’, a questo punto non possiamo rimandare ancora per molto il giro a Diagon Alley» sospirò la signora Weasley, studiando la lista dei libri di Ron. «Ci andremo sabato, se tuo padre non avrà ancora da lavorare. Io senza di lui non mi muovo».
    «Mamma, credi davvero che Tu-Sai-Chi si nasconda dietro uno scaffale del Ghirigoro?» chiese Ron ridacchiando.
    «Perché, secondo te Fortebraccio e Olivander sono andati in vacanza?» scattò la signora Weasley, infiammandosi all’istante. «Se credi che la sicurezza sia roba da ridere puoi restare a casa, e le tue cose te le prendo io…»
    «No, no, vengo, voglio vedere il negozio di Fred e George!» esclamò precipitosamente Ron.
    «Allora metti la testa a posto, ragazzo, prima che io decida che sei troppo immaturo per venire con noi!» lo sgridò sua madre. Afferrò l’orologio, con tutte le nove lancette ancora puntate su pericolo mortale,e lo mise in equilibrio su una pila di strofinacci appena lavati. «E questo vale anche per il ritorno a Hogwarts!»
    Ron si voltò a fissare Harry sbalordito mentre la signora Weasley sollevava il cesto della biancheria e l’orologio traballante e usciva come una furia dalla stanza.
    «Accidenti… qui non si può più fare nemmeno una battuta…»
    Ma nei giorni seguenti Ron fece attenzione a non scherzare sul tema di Voldemort. Il sabato arrivò senza altre esplosioni da parte della signora Weasley, anche se a colazione era molto tesa. Bill, che sarebbe rimasto a casa assieme a Fleur (con grande gioia di Hermione e Ginny), passò a Harry un sacchetto pieno di soldi.
    «E il mio dov’è?» chiese subito Ron, sgranando gli occhi.
    «Questo è di Harry, idiota»rispose Bill. «Te l’ho preso dalla segreta, Harry, perché per il pubblico al momento ci vogliono cinque ore per ritirare il denaro, i folletti hanno irrigidito molto le regole di sicurezza. Due giorni fa Arkie Philpott si è ritrovato una Sonda Sensitiva su per il… be’, credimi, così è più semplice».
    «Grazie, Bill»disse Harry, intascando il denaro.
    «È talmonte jontile» fece le fusa un’adorante Fleur, accarezzando il naso a Bill. Alle spalle di Fleur, Ginny fece finta di vomitare nella propria tazza. A Harry andarono di traverso i fiocchi d’avena e Ron gli batté forte sulla schiena.
    Era un giorno nuvoloso e fosco. Quando uscirono di casa allacciandosi i mantelli, una delle auto speciali del Ministero della Magia, nella quale Harry aveva già viaggiato una volta, li stava aspettando sul viale.
    «È bello che papà possa usarle di nuovo» disse Ron soddisfatto, allungandosi con voluttà mentre l’auto si allontanava dalla Tana a un’andatura regolare, e Bill e Fleur salutavano con la mano dalla finestra della cucina. Lui, Harry, Hermione e Ginny erano tutti seduti larghi e comodi sull’ampio sedile posteriore.
    «Non farci l’abitudine, è solo per via di Harry» ribatté il signor Weasley senza voltarsi. Era seduto davanti con la signora Weasley e l’autista del Ministero: il sedile anteriore si era cortesemente allargato a forma di divano. «Gli è stata garantita una copertura di massima sicurezza. E avremo un’ulteriore scorta al Paiolo Magico».
    Harry non commentò; non gli piaceva molto l’idea di fare compere circondato da un battaglione di Auror. Aveva ficcato il Mantello dell’Invisibilità nello zaino e pensava che, se Silente lo riteneva una protezione adeguata, il Ministero doveva fare altrettanto, anche se a pensarci bene non era sicuro che il Ministero sapesse del Mantello.
    «Eccovi arrivati» annunciò l’autista dopo un tempo sorprendentemente breve, rallentando in Charing Cross Road e fermandosi davanti al Paiolo Magico. «Quanto vi fermerete, più o meno?»
    «Un paio d’ore, immagino» rispose il signor Weasley. «Ah, bene, è già qui!»
    Harry scrutò fuori dal finestrino; il suo cuore fece una capriola. Non c’erano Auror in attesa davanti alla locanda, ma la sagoma gigantesca e barbuta di Rubeus Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts. Indossava una lunga pelliccia di castoro e appena vide Harry fece un enorme sorriso, ignorando gli sguardi stupiti dei passanti Babbani.
    «Harry!» tuonò, stringendolo in un abbraccio da spezzare le ossa. «Fierobecco… cioè Alisecco, volevo dire… se lo vedi, ragazzo, è così felice che è di nuovo libero…»
    «Mi fa piacere» rispose Harry con un sorriso, massaggiandosi le costole. «Non sapevamo che ‘scorta’ volesse dire te!»
    «Già, come ai vecchi tempi, no? Sai, il Ministero voleva mandare un mucchio di Auror, ma Silente ci ha detto che bastavo io» fece Hagrid fiero, gonfiando il petto e infilandosi i pollici nelle tasche. «Su, andiamo, allora… dopo di voi, Molly, Arthur…»
    Per la prima volta a memoria di Harry, il Paiolo Magico era vuoto. Della vecchia folla era rimasto solo il proprietario Tom, raggrinzito e sdentato. Alzò lo sguardo speranzoso al loro ingresso ma, prima che potesse parlare, Hagrid disse con aria solenne: «Oggi siamo solo di passaggio, Tom, mi spiace. Faccende di Hogwarts, hai capito».
    Tom annuì cupo e tornò ad asciugare i bicchieri; Harry, Hermione, Hagrid e i Weasley attraversarono la sala e uscirono nel gelido cortiletto sul retro, dove c’erano i bidoni dell’immondizia. Hagrid alzò l’ombrello rosa e batté su un certo mattone nel muro, che si aprì subito per far posto a un arco, che dava su una tortuosa via acciottolata. Oltrepassarono l’ingresso e si fermarono a osservare la scena.
    Diagon Alley era cambiata. Le colorate, scintillanti vetrine stracolme di libri di magia, ingredienti di pozioni e paioli erano sparite, interamente coperte da grandi cartelloni del Ministero della Magia. La maggior parte dei cupi annunci erano ingrandimenti delle istruzioni del Ministero distribuite nel corso dell’estate, ma altri recavano foto in bianco e nero di pericolosi Mangiamorte ricercati. Bellatrix Lestrange sghignazzava dalla facciata della farmacia più vicina. Alcune vetrine erano sprangate, comprese quelle della gelateria di Florian Fortebraccio. D’altro canto, lungo la strada era sorto un certo numero di banchetti dall’aria squallida. Il più vicino, costruito subito fuori dal Ghirigoro sotto una sudicia tenda a righe, aveva un’insegna di cartone appesa davanti:
   
    Amuleti. Efficaci contro Lupi Mannari, Dissennatori e Inferi
    Un piccolo mago dall’aria sciatta agitava verso i passanti manciate di simboli d’argento appesi a catene.
    «Per la sua bambina, signora!» gridò alla signora Weasley, rivolgendo a Ginny un sorriso untuoso. «Per proteggere il suo bel collo!»
    «Se fossi in servizio…» borbottò il signor Weasley, scrutando con rabbia il venditore di amuleti.
    «Sì, ma adesso non arrestare nessuno, tesoro, siamo di fretta» ribatté la signora Weasley, consultando nervosamente una lista. «Meglio andare prima da Madama McClan, Hermione vuole una nuova veste elegante e dall’uniforme di Ron spunta un po’ troppa caviglia, e anche tu avrai bisogno di cose nuove, Harry, sei tanto cresciuto… Andiamo, tutti quanti…»
    «Molly, non ha senso che andiamo tutti da Madama McClan» obiettò il signor Weasley. «Perché loro tre non vanno con Hagrid, e noi andiamo al Ghirigoro a comprare i libri per tutti?»
    «Non saprei» replicò la signora Weasley ansiosa, chiaramente combattuta tra la voglia di finire le compere in fretta e il desiderio di restare tutti uniti. «Hagrid, tu credi…?»
    «Niente paura, con me saranno al sicuro, Molly» la tranquillizzò Hagrid, agitando una mano grossa come il coperchio di un bidone. La signora Weasley non era proprio convinta, ma alla fine accettò, affrettandosi verso Il Ghirigoro con suo marito e Ginny mentre Harry, Ron, Hermione e Hagrid partivano alla volta di Madama McClan.
    Harry notò che molti passanti avevano la stessa aria tormentata e ansiosa della signora Weasley, e che nessuno si fermava più a chiacchierare; camminavano tutti uniti a ranghi serrati, badando solo ai loro affari. Non c’era nessun compratore isolato.
    «Sarà un po’ strettirlo là dentro, se ci entriamo tutti» disse Hagrid fermandosi davanti al negozio di Madama McClan e chinandosi per spiare dalla vetrina. «Io sto di guardia qua fuori, va bene?»
    Così Harry, Ron e Hermione entrarono insieme nel negozietto. A prima vista sembrava vuoto, ma la porta si era appena richiusa alle loro spalle quando sentirono una voce familiare levarsi da dietro una fila di luccicanti uniformi verde e blu.
    «… se non te ne sei accorta, Madre, non sono un bambino. Sono perfettamente in grado di fare da solo».
    Si udì un risolino e una voce che Harry riconobbe per quella di Madama McClan: «Ma caro, tua madre ha ragione, nessuno di noi dovrebbe più andare in giro da solo, non è questione di essere un bambino…»
    «Stia attenta a dove infila quello spillo, piuttosto!»
    Un adolescente dal pallido volto appuntito e dai capelli di un biondo quasi bianco apparve da dietro la fila di divise con indosso un bel completo verde scuro che scintillava di spilli attorno all’orlo e ai bordi delle maniche. Si avvicinò allo specchio e si studiò; passò qualche istante prima che notasse Harry, Ron e Hermione riflessi dietro di lui. I suoi occhi verde chiaro si serrarono.
    «Se ti stai chiedendo che cos’è questa puzza, Madre, è appena entrata una sporca Mezzosangue» dichiarò Draco Malfoy.
    «Non è proprio il caso di usare questo linguaggio!» esclamò Madama McClan, sbucando fuori da dietro il supporto dei vestiti con un metro a nastro e una bacchetta. «E non voglio nemmeno bacchette sfoderate nel mio negozio!»aggiunse in fretta, quando vide Harry e Ron con le bacchette puntate contro Malfoy.
    Dietro di loro Hermione sussurrò: «No, davvero, non ne vale la pena…»
    «Certo, come se aveste il coraggio di fare magie fuori dalla scuola» li provocò Malfoy. «Chi ti ha fatto un occhio nero, Granger? Vorrei mandargli dei fiori».
    «Basta così!» ordinò Madama McClan, guardandosi alle spalle in cerca di sostegno. «Signora… la prego…»
    Narcissa Malfoy uscì da dietro la fila di vestiti.
    «Mettetele via» disse freddamente a Harry e Ron. «Se aggredite di nuovo mio figlio, vi garantisco che sarà l’ultima cosa che fate».
    «Davvero?»chiese Harry. Fece un passo avanti e scrutò il liscio volto arrogante che, nonostante il pallore, somigliava tanto a quello della sorella. Ormai era alto come lei. «Cosa fa, va a chiamare un po’ di amici Mangiamorte per farci fuori?»
    Madama McClan squittì e si strinse le mani sul cuore.
    «Davvero, non dovresti accusare… è una cosa pericolosa da dire… via le bacchette, per favore!»
    Ma Harry non abbassò la sua. Narcissa Malfoy fece un sorriso sgradevole.
    «Vedo che essere il cocco di Silente ti rende spavaldo, Harry Potter. Ma Silente non sarà sempre lì a proteggerti».
    Harry si guardò intorno per il negozio, sarcastico.
    «Ehi, guardi, adesso non c’è! Perché non ci prova? Forse riusciranno a trovarle una cella doppia ad Azkaban, insieme a quel cialtrone di suo marito!»
    Malfoy scattò verso Harry, ma inciampò nella veste troppo lunga. Ron scoppiò a ridere.
    «Non osare parlare con quel tono a mia madre, Potter!» ringhiò Malfoy.
    «Non preoccuparti, Draco» ribatté Narcissa, posandogli le bianche dita sottili sulla spalla per trattenerlo. «Vedrai che Potter sarà riunito al suo caro Sirius prima che io mi riunisca a Lucius».
    Harry levò più alta la bacchetta.
    «Harry, no!» gemette Hermione, afferrandogli il braccio e cercando di abbassarglielo a forza. «Rifletti… non devi… finirai nei guai…»
    Madama McClan rimase incerta per un attimo, poi decise di comportarsi come se non stesse succedendo nulla, nella speranza che non succedesse. Si chinò verso Malfoy, che ancora fissava torvo Harry.
    «Credo che questa manica sinistra potrebbe essere accorciata un altro po’, caro, lascia che…»
    «Ahia!» urlò Malfoy, allontanandole la mano con uno schiaffo. «Guarda dove metti i tuoi spilli, donna! Madre… non voglio più questa roba…»
    Si sfilò la veste dalla testa e la gettò per terra ai piedi di Madama McClan.
    «Hai ragione, Draco» rispose Narcissa con uno sguardo sprezzante a Hermione. «Ora che ho visto il genere di feccia che frequenta questo posto… meglio andare da Telami e Tarlatane».
    E con questo i due uscirono dal negozio; prima però Malfoy fece in modo di urtare Ron più forte che poteva.
    «Ma che modi!» esclamò Madama McClan, raccogliendo con un gesto brusco la veste caduta a terra e sfiorandola con la punta della bacchetta per rimuovere la polvere.
    Fu distratta per tutta la prova delle divise di Ron e Harry, cercò di vendere a Hermione una veste da mago invece che da strega, e quando infine li spinse fuori dal negozio pareva contenta di essersene liberata.
    «Preso tutto?» chiese Hagrid allegro quando ricomparvero al suo fianco.
    «Più o meno» rispose Harry. «Hai visto i Malfoy?»
    «Come no» fece Hagrid, imperturbabile. «Ma non ci verrebbe certo in mente di far cagnara in mezzo a Diagon Alley, Harry, non ci pensare a loro».
    Harry, Ron e Hermione si guardarono negli occhi, ma prima che potessero contraddire Hagrid comparvero i signori Weasley e Ginny, carichi di libri.
    «Siete tutti a posto?» chiese la signora Weasley. «Comprato i vestiti? Bene, allora possiamo fare un salto in farmacia e all’Emporio del Gufo sulla strada per Fred e George… state vicini, ora…»
    Né Harry né Ron comprarono niente in farmacia, visto che non avrebbero più studiato Pozioni, ma entrambi acquistarono grosse confezioni di noci per Edvige e Leotordo all’Emporio del Gufo. Poi, con la signora Weasley che controllava l’orologio ogni minuto, fecero un altro tratto di strada in cerca di Tiri Vispi Weasley, il negozio di scherzi di Fred e George.
    «Non abbiamo molto tempo»disse la signora Weasley. «Quindi daremo solo un’occhiata veloce e poi subito in macchina. Dovremmo esserci quasi, quello è il numero novantadue… novantaquattro…»
    «Urca»fece Ron, immobilizzandosi.
    In contrasto con le squallide facciate dei negozi soffocate dai manifesti, le vetrine di Fred e George colpivano come uno spettacolo di fuochi d’artificio. I passanti si voltavano a guardarle, e alcune persone stupefatte si erano fermate, come paralizzate. La vetrina di sinistra riluceva di un assortimento di oggetti che giravano su se stessi, esplodevano, lampeggiavano, rimbalzavano e strillavano: a Harry lacrimavano gli occhi alla sola vista. La vetrina di destra era coperta da un poster gigante, viola come quelli del Ministero, ma stampato a gialle lettere lampeggianti:
   
    Perché hai paura di Tu-Sai-Chi?
    MEGLIO aver paura di NO-PUPÙ-NO-PIPÌ
    La Sensazione di Occlusione che Stringe la Nazione!
   
    Harry scoppiò a ridere. La signora Weasley emise un debole gemito e fissò il poster a occhi sbarrati. Le sue labbra si muovevano, articolando in silenzio ‘No-Pupù-No-Pipì’.
    «Finiranno assassinati nei loro letti!» sussurrò.
    «Ma no!» esclamò Ron, sbellicandosi. «È geniale!»
    Lui e Harry entrarono per primi. Era stipato di clienti; Harry non riusciva ad avvicinarsi agli scaffali. Si guardò intorno, osservando gli scatoloni accatastati fino al soffitto: erano le Merendine Marinare che i gemelli avevano perfezionato durante il loro ultimo, incompiuto anno a Hogwarts. Harry notò che il Torrone Sanguinolento era assai richiesto, dato che ne restava solo una confezione ammaccata sullo scaffale. C’erano bidoni pieni di bacchette trabocchetto, dalle più economiche (che si limitavano a trasformarsi in polli di gomma o mutande quando venivano agitate) alle più costose (che picchiavano l’incauto possessore sulla testa e sul collo), e scatole di piume nelle varietà Autoinchiostrante, Autocorreggente e Rispostapronta. Un varco si aprì tra la folla e Harry si spinse fino al banco, dove un gruppo di festanti bambini di dieci anni osservava un minuscolo omino di legno che saliva i gradini di una vera forca, il tutto sopra una scatola che recitava: ‘Impiccato Rimpiccabile — Se sbagli si impicca!’
    «’Sognisvegli Brevettati…’»
    Hermione era riuscita a insinuarsi fino a un grosso espositore vicino al banco e leggeva le informazioni sul retro di una scatola con l’immagine coloratissima di un bel ragazzo e di una ragazza in estasi sul ponte di una nave pirata.
    «’Un semplice incantesimo ed entrerete in un sogno a occhi aperti lungo trenta minuti, di alta qualità e assolutamente realistico, facile da inserire in una tìpica lezione scolastica e virtualmente inintercettabile (gli effetti collaterali includono espressione vacua e rivolo di bava). Vietata la vendita ai minori di sedici anni’. Sai» commentò Hermione guardando Harry, «questa è davvero magia straordinaria!»
    «Per quello che hai detto, Hermione» intervenne una voce alle sue spalle, «puoi averne uno gratis».
    Un sorridente Fred apparve davanti a loro, indossando un completo color magenta in magnifico contrasto con i suoi capelli fiammeggianti.
    «Come stai, Harry?» Si strinsero la mano. «E che cosa è successo al tuo occhio, Hermione?»
    «Il tuo cannocchiale tirapugni» rispose lei mesta.
    «Oh, accidenti, me n’ero dimenticato» fece Fred. «Ecco…»
    Estrasse un tubo dalla tasca e glielo porse; lei lo svitò cauta e vide una densa pasta gialla.
    «Basta che ne applichi un po’ sul livido e sparirà entro un’ora» disse Fred. «Dovevamo ancora trovare un cancellalividi efficace, stiamo provando gran parte dei prodotti su noi stessi».
    Hermione era nervosa. «Non è pericoloso,vero?»
    «Certo che no» rispose Fred incoraggiante. «Vieni, Harry, ti faccio fare un giro».
    Harry lasciò Hermione a spalmarsi la pasta sull’occhio e seguì Fred verso il fondo del negozio, dove vide un espositore di giochi di prestigio con le carte e le corde.
    «Trucchi magici Babbani!» esclamò allegramente Fred. «Per fissati come papà, sai, che adorano la roba Babbana. Non si guadagna granché, ma è un introito regolare, sono di moda… Oh, ecco George…»
    Il gemello di Fred strinse con energia la mano a Harry.
    «Gli fai fare il giro? Vieni nel retro, Harry, è qui che si fanno i soldi sul serio… Prova a sgraffignare qualcosa, tu, e non pagherai solo in galeoni!» aggiunse minaccioso, rivolto a un bambinetto che ritrasse rapido la mano dal tubo che diceva: ‘Marchi Neri Commestibili — Nausea Garantita!’
    George scostò una tenda accanto ai trucchi Babbani e Harry vide una stanza più buia e meno affollata. Le confezioni dei prodotti che stipavano gli scaffali erano meno vistose.
    «Abbiamo appena messo in produzione questa linea più seria» spiegò Fred. «È una storia buffa…»
    «Non ci si crede quanta gente ci sia, anche impiegati del Ministero, che non sa fare un Sortilegio Scudo decente» spiegò George. «Naturalmente non hanno avuto te come maestro, Harry».
    «Vero… be’, pensavamo che i Cappelli Scudo fossero una roba da ridere. Sai, sfidi il tuo compagno a stregarti mentre lo indossi e guardi la faccia che fa quando il sortilegio ti rimbalza addosso. Ma il Ministero ne ha comprati cinquecento per tutto il personale di rinforzo! E continuiamo a ricevere ordini enormi!»
    «Così abbiamo sviluppato una linea di Mantelli Scudo, Guanti Scudo…»
    «… cioè, non sarebbero di grande aiuto contro le Maledizioni Senza Perdono, ma per stregonerie o malefici minori e medi…»
    «E poi abbiamo pensato di espanderci in tutta l’area della Difesa contro le Arti Oscure, perché è un bel giro di soldi» continuò George entusiasta. «Questo è forte. Guarda, Polvere Buiopesto, la importiamo dal Perù. Ottima per una fuga rapida».
    «E i nostri Detonatori Abbindolanti vanno tantissimo, guarda» disse Fred, indicando alcuni bizzarri oggetti neri simili a clacson che in effetti cercavano di andare via. «Ne fai cadere uno di nascosto e lui scappa e fa un gran baccano senza farsi vedere… una bella azione diversiva, se ne hai bisogno».
    «Comodi» commentò Harry, colpito.
    «Tieni» disse George: ne afferrò un paio e li lanciò a Harry.
    Una giovane strega con biondi capelli corti sbucò dalla tenda; Harry notò che indossava anche lei la veste magenta del personale.
    «C’è un cliente che cerca un calderone finto, signor Weasley e signor Weasley» annunciò.
    Harry trovò molto strano sentir chiamare Fred e George ‘signor Weasley’, ma loro non batterono ciglio.
    «Grazie, Verity, vengo» rispose subito George. «Harry, prendi quello che vuoi, d’accordo? Gratis».
    «Non posso!» protestò Harry, che aveva già estratto il suo sacchetto per pagare i Detonatori Abbindolanti.
    «Qui non paghi» chiarì Fred deciso, facendo cenno a Harry di mettere via i soldi.
    «Ma…»
    «Sei stato tu a finanziarci, non l’abbiamo dimenticato» disse George. «Prendi quello che vuoi e ricordati solo di dire in giro dove l’hai preso, se te lo chiedono».
    George sparì oltre la tenda per occuparsi dei clienti e Fred riaccompagnò Harry nella parte principale del negozio, dove scoprirono Hermione e Ginny ancora immerse nella contemplazione dei Sognisvegli Brevettati.
    «Ragazze, non avete ancora visto i nostri prodotti speciali Tumistreghi?» chiese Fred. «Seguitemi, signore…»
    Vicino alla vetrina c’era una gamma di prodotti rosa shocking attorno ai quali alcune ragazze ridacchiavano entusiaste. Hermione e Ginny si ritrassero sospettose.
    «Ecco» disse Fred orgoglioso. «Il miglior assortimento di filtri d’amore sulla piazza».
    Ginny sollevò un sopracciglio, scettica. «Funzionano?»
    «Sicuro che funzionano, fino a ventiquattr’ore di fila, secondo il peso del ragazzo in questione…»
    «… e il fascino della ragazza» concluse George, ricomparso all’improvviso al loro fianco. «Ma a nostra sorella non li vendiamo»aggiunse, improvvisamente serissimo, «visto che ha già cinque ragazzi in pista, da quello che abbiamo…»
    «Qualunque cosa vi abbia detto Ron è una menzogna» tagliò corto Ginny tranquilla, sporgendosi in avanti per prendere dallo scaffale un vasetto rosa. «Questo cos’è?»
    «Annullaforuncoli Garantito Dieci Secondi» rispose Fred. «Ottimo su tutto, dai brufoli ai punti neri, ma non cambiare discorso. È vero o no che stai con un certo Dean Thomas?»
    «Sì che è vero» rispose Ginny. «E l’ultima volta che l’ho visto era decisamente uno, non cinque. Quelle cosa sono?»
    Indicò un gruppo di palle pelose in varie sfumature di rosa e viola, che rotolavano sul fondo di una gabbia emettendo strilli acutissimi.
    «Puffole Pigmee» disse George. «Ne vendiamo tantissime, non facciamo in tempo ad allevarle. E un tale Michael Corner?»
    «L’ho piantato, non mi piaceva» fece Ginny, infilando un dito tra le sbarre della gabbia e osservando le Puffole radunarsi attorno. «Sono proprio carine!»
    «Sono tenere, sì» ammise Fred. «Ma non è che ti dai troppo da fare coi ragazzi?»
    Ginny si voltò a guardarlo, le mani sui fianchi. Aveva un cipiglio così da signora Weasley che Harry fu sorpreso che Fred non facesse un passo indietro.
    «Non sono affari tuoi. E ti sarei grata» aggiunse inviperita a Ron, appena comparso accanto a George, carico di mercanzia, «se la smettessi di raccontare storie su di me a questi due!»
    «Fanno tre galeoni, nove falci e uno zellino» contò Fred, osservando le numerose scatole tra le braccia di Ron. «Sgancia».
    «Sono vostro fratello!»
    «Ed è nostra la roba che ti stai portando via. Tre galeoni e nove falci. Ti faccio lo sconto dello zellino».
    «Ma io non ho tre galeoni e nove falci!»
    «Allora è meglio se rimetti tutto a posto, e sugli scaffali giusti».
    Ron lasciò cadere parecchie scatole, imprecò e fece un gestaccio a Fred che purtroppo fu intercettato dalla signora Weasley, riapparsa proprio in quel momento.
    «Se ti pesco a farlo un’altra volta ti affatturo le dita tutte insieme» lo fulminò.
    «Mamma, posso comprare una Puffola Pigmea?» chiese subito Ginny.
    «Una cosa?» domandò la signora Weasley, sospettosa.
    «Guarda, sono così dolci…»
    La signora Weasley si spostò per guardare le Puffole Pigmee, e Harry, Ron e Hermione videro per un attimo la strada oltre la vetrina. Draco Malfoy correva lungo la via, solo. Quando passò davanti a Tiri Vispi Weasley, si guardò alle spalle. Qualche attimo dopo oltrepassò la vetrina e scomparve alla vista.
    «Chissà dov’è la sua mammina?» osservò Harry, accigliato.
    «È riuscito a liberarsene, a quanto pare» aggiunse Ron.
    «Ma perché?» si chiese Hermione.
    Harry non rispose: era troppo impegnato a riflettere. Narcissa Malfoy non avrebbe lasciato volentieri da solo il suo prezioso figlio; Malfoy doveva aver fatto una bella fatica per liberarsi dalle sue grinfie. Harry, conoscendolo e detestandolo, era certo che il motivo non poteva essere innocente.
    Si guardò intorno. La signora Weasley e Ginny erano chine sulle Puffole Pigmee. Il signor Weasley, incantato, osservava un mazzo Babbano di carte da gioco segnate. Fred e George erano impegnati coi clienti. Dall’altra parte della vetrina, Hagrid dava loro la schiena, guardando lungo la via.
    «Venite qui sotto, presto» sussurrò Harry, sfilando il Mantello dell’Invisibilità dallo zaino.
    «Oh… non so, Harry» mormorò Hermione, guardando incerta la signora Weasley.
    «Andiamo!» la incitò Ron. Hermione esitò ancora un attimo, poi s’infilò sotto il Mantello con Harry e Ron. Nessuno li vide sparire; erano tutti troppo concentrati sui prodotti di Fred e George. Il terzetto oltrepassò la porta più veloce che poté, ma quando furono in strada Malfoy era scomparso.
    «Stava andando da quella parte» mormorò Harry in modo che Hagrid, intento a canterellare, non li sentisse. «Andiamo».
    Sgattaiolarono via, spiando a destra e a sinistra oltre vetrine e porte, finché Hermione non indicò un punto davanti a loro.
    «È lui, vero?» sussurrò. «Quello che gira a sinistra».
    «Bella sorpresa» disse Ron.
    Malfoy si era guardato intorno, poi si era infilato in Nottum Alley.
    «Svelti, o lo perderemo» li incitò Harry, accelerando.
    «Ci vedranno i piedi!» fece Hermione preoccupata, mentre il Mantello sbatacchiava attorno alle loro caviglie; era molto più difficile nascondercisi tutti e tre, adesso.
    «Non importa» rispose Harry, impaziente, «muovetevi e basta!»
    Ma Nottum Alley, la strada laterale dedicata alle Arti Oscure, era completamente deserta. Scrutarono nei negozi, ma nessuno sembrava avere dei clienti. Probabilmente, pensò Harry, comprare manufatti Oscuri in quei tempi di pericolo e sospetto, o almeno farsi vedere nell’atto di comprarli, era troppo compromettente.
    Hermione gli diede un pizzicotto sul braccio.
    «Ahia!»
    «Ssst, guarda! È là dentro!» gli sussurrò all’orecchio.
    Erano all’altezza dell’unico negozio di Notturn Alley che Harry avesse mai visitato: Magie Sinister, che vendeva un’ampia gamma di oggetti inquietanti. Lì, tra le casse piene di teschi e vecchie bottiglie, c’era Draco: dava loro le spalle ed era appena visibile dietro lo stesso armadio nero nel quale una volta Harry si era nascosto per evitare i Malfoy, padre e figlio. A giudicare dai gesti, stava parlando animatamente. Il proprietario del negozio, il signor Sinister, un uomo curvo dai capelli unti, stava di fronte a lui con una curiosa espressione, un misto di rancore e paura.
    «Se solo potessimo sentire quello che dicono!» sospirò Hermione.
    «Possiamo!» rispose Ron, eccitato. «Aspettate… accidenti…»
    Fece cadere un paio delle scatole che aveva sottobraccio per trafficare con quella più grande.
    «Guardate: Orecchie Oblunghe!»
    «Fantastico!» esclamò Hermione mentre Ron sbrogliava i lunghi fili color carne e cominciava a infilarli verso il fondo della porta. «Oh, spero che questa porta non sia Imperturbabile…»
    «No» ribatté Ron, allegro. «Ascoltate!»
    Avvicinarono le teste. Dalle estremità dei fili la voce di Malfoy proveniva forte e chiara, come attraverso una radio.
    «… Sa come aggiustarlo?»
    «Può darsi» rispose Sinister, e dal tono si capiva che non aveva alcun desiderio di prendere impegni. «Devo vederlo, però. Perché non me lo porta qui in negozio?»
    «Non posso» replicò Malfoy. «Deve stare nascosto. Ho bisogno solo che lei mi dica come fare».
    Harry vide Sinister leccarsi le labbra, nervoso.
    «Be’, senza vederlo, temo che sarà un lavoro molto difficile, forse impossibile. Non posso garantire nulla».
    «No?» chiese Malfoy, e Harry capì dal suo tono che stava sogghignando. «Forse questo le darà più sicurezza».
    Avanzò verso Sinister. L’armadio lo nascose. Harry, Ron e Hermione si spostarono per cercare di vedere, ma scorsero solo un Sinister molto spaventato.
    «Lo dica a qualcuno» mormorò Malfoy, «e verrà punito. Conosce Fenrir Greyback? È un amico di famiglia, ogni tanto farà un salto qui per assicurarsi che lei dedichi al problema la sua piena attenzione».
    «Non c’è bisogno che…»
    «Questo lo decido io» lo interruppe Malfoy. «Ora è meglio che vada. E non dimentichi di tenere quello al sicuro, ne avrò bisogno».
    «Lo vuole portare via adesso?»
    «No, certo che no, stupido ometto. Non posso portarlo così per strada. Ma non lo venda».
    «Naturalmente no… signore».
    Sinister fece un inchino profondo come quello che aveva fatto tempo prima a Lucius Malfoy.
    «Non una parola con nessuno, Sinister, mia madre compresa, capito?»
    «Naturalmente, naturalmente» mormorò Sinister con un altro inchino.
    Un attimo dopo, la campanella sulla porta tintinnò forte e Malfoy uscì dal negozio, molto soddisfatto. Passò così vicino a Harry, Ron e Hermione che loro sentirono il Mantello svolazzare di nuovo attorno alle ginocchia. Dentro il negozio, Sinister era immobile, il suo sorriso untuoso era sparito. Sembrava preoccupato.
    «Di che cosa parlava?»sussurrò Ron, riavvolgendo le Orecchie Oblunghe.
    «Non so» rispose Harry, meditabondo. «Vuole che qualcosa venga riparato… e vuole che gli si tenga da parte qualcosa che c’è là dentro… Siete riusciti a vedere che cosa indicava quando ha detto ‘quello’?»
    «No, era dietro quell’armadio…»
    «Voi due restate qui»mormorò Hermione.
    «Che cosa…?»
    Ma Hermione era già uscita da sotto il Mantello. Si controllò i capelli nel riflesso del vetro, poi entrò nel negozio, facendo tintinnare un’altra volta la campanella. Ron infilò di nuovo in tutta fretta le Orecchie Oblunghe sotto la porta e passò uno dei fili a Harry.
    «Buongiorno, mattinata orribile, vero?» esordì vivacemente Hermione. Sinister non rispose ma le lanciò un’occhiata sospettosa. Canticchiando allegra, Hermione avanzò nel caos di oggetti in mostra.
    «Questa collana è in vendita?» chiese, fermandosi davanti a una vetrinetta.
    «Se hai millecinquecento galeoni» rispose Sinister freddo.
    «Oh… ehm… no, non ho così tanti soldi» fece Hermione, e avanzò di nuovo. «E… questo adorabile… ehm… teschio?»
    «Sedici galeoni».
    «Quindi è in vendita? Non è che lo tiene… da parte per qualcuno?»
    Sinister la guardò. Harry ebbe la spiacevole sensazione che sapesse benissimo che cosa lei aveva in mente. A quanto pareva anche Hermione si sentì smascherata, perché all’improvviso gettò ogni cautela alle ortiche.
    «Il fatto è che quel… ehm… ragazzo che è appena stato qui, Draco Malfoy, be’, è un mio amico, e voglio fargli un regalo di compleanno, ma se ha già fatto mettere da parte qualcosa naturalmente non voglio comprargli lo stesso oggetto, quindi… ehm…»
    Un po’ debole, pensò Harry. Ed evidentemente Sinister era della stessa opinione.
    «Fuori» le ordinò. «Fuori di qui!»
    Hermione non se lo fece ripetere, e corse all’uscita con Sinister alle calcagna. La campanella tintinnò, Sinister sbatté la porta e appese il cartello ‘Chiuso’.
    «Be’» commentò Ron, gettandole addosso il Mantello. «Tentar non nuoce, ma sei stata un po’ ingenua…»
    «Be’, la prossima volta mi fai vedere tu come si fa, Maestro del Mistero!» sbottò lei.
    Ron e Hermione battibeccarono per tutta la strada di ritorno ai Tiri Vispi Weasley, dove furono costretti a smettere per sgattaiolare inosservati alle spalle di un’assai preoccupata signora Weasley e di Hagrid, che si erano accorti della loro assenza. Una volta dentro il negozio, Harry nascose il Mantello dell’Invisibilità nello zaino e si unì ai due amici quando, in risposta alle accuse della signora Weasley, sostennero di essere stati tutto il tempo nella stanza sul retro, dove lei sicuramente non aveva guardato bene.
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