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Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
   1) L'altro ministro (133 citazioni)
   2) Spinner's End (174 citazioni)
   3) Lettera e testamento (151 citazioni)
   4) Horace Lumacorno (235 citazioni)
   5) Un eccesso di flebo (274 citazioni)
   6) La deviazione di Draco (229 citazioni)
   7) Il Lumaclub (241 citazioni)
   8) Il trionfo di Piton (139 citazioni)
   9) Il Principe Mezzosangue (194 citazioni)
   10) La casa di Gaunt (209 citazioni)
   11) Una mano da Hermione (166 citazioni)
   12) Argento e Opali (197 citazioni)
   13) Il Riddle segreto (202 citazioni)
   14) Felix Felicis (211 citazioni)
   15) Il voto infrangibile (205 citazioni)
   16) Un Natale molto gelato (234 citazioni)
   17) Un ricordo lumacoso (214 citazioni)
   18) Sorprese di compleanno (231 citazioni)
   19) Roba da elfi (209 citazioni)
   20) La richiesta di Lord Voldemort (205 citazioni)
   21) La stanza delle necessità (192 citazioni)
   22) Dopo il funerale (225 citazioni)
   23) Gli Horcrux (160 citazioni)
   24) Sectumsempra (164 citazioni)
   25) La veggente spiata (220 citazioni)
   26) La caverna (225 citazioni)
   27) La torre (166 citazioni)
   28) La fuga del Principe (99 citazioni)
   29) Il lamento della Fenice (187 citazioni)
   30) La tomba bianca (133 citazioni)
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La stanza delle necessità


   La settimana dopo Harry si spremette le meningi per trovare il modo di convincere Lumacorno a consegnargli il vero ricordo, ma non gli venne niente che assomigliasse a un’idea. Così tornò a fare quello che ultimamente faceva sempre più spesso quando era in difficoltà: immergersi nella lettura del suo libro di Pozioni, sperando che il Principe avesse scarabocchiato qualcosa di utile a margine, come tante altre volte.
    «Non ci troverai nulla, lì dentro» disse Hermione decisa, il sabato sera tardi.
    «Non cominciare, Hermione» ribatté Harry. «Se non fosse stato per il Principe, Ron adesso non sarebbe qui».
    «Sì, invece, se avessi ascoltato Piton il primo anno» rispose Hermione in un tono che non ammetteva repliche.
    Harry la ignorò. Aveva appena scoperto una formula (Sectumsempra!) scribacchiata sopra le interessanti parole ‘Contro i Nemici’, e bruciava dalla voglia di provarla, ma pensò che fosse meglio non farlo davanti a Hermione. Ripiegò furtivo l’angolo della pagina.
    Erano seduti accanto al fuoco nella sala comune; i soli altri ragazzi ancora svegli erano compagni del sesto anno. Si percepiva una certa agitazione, perché dopo cena gli studenti avevano trovato appeso in bacheca un nuovo cartello con la data dell’esame di Materializzazione. Chi avesse compiuto diciassette anni entro quella data, il ventuno aprile, aveva la possibilità di iscriversi a una serie di lezioni supplementari, che si sarebbero tenute (sotto strettissima vigilanza) a Hogsmeade.
    Ron era stato preso dal panico: non era ancora riuscito a Materializzarsi e temeva di non essere pronto per l’esame. Hermione, che era riuscita a Materializzarsi già due volte, era un po’ più tranquilla; ma Harry, che avrebbe compiuto diciassette anni solo di lì a quattro mesi, non poteva comunque sostenere l’esame, che fosse pronto o no.
    «Almeno tu ci riesci!»esclamò Ron, teso. «Non avrai problemi a luglio!»
    «L’ho fatto una volta sola» gli ricordò Harry; finalmente, nell’ultima lezione, era riuscito a scomparire e riapparire dentro il suo cerchio.
    Avendo perso un sacco di tempo a lamentarsi per la Materializzazione, Ron era ancora alle prese con un compito di Piton ferocemente difficile, che Harry e Hermione avevano già finito. Harry si aspettava di prendere un voto basso, perché non era d’accordo con Piton sul modo migliore per affrontare i Dissennatori, ma non se ne preoccupava: il ricordo di Lumacorno aveva la precedenza.
    «Ti dico che quello stupido Principe non ti aiuterà, Harry!» ripeté Hermione a voce più alta. «C’è un solo modo per costringere qualcuno a fare quello che vuoi, ed è la Maledizione Imperius, che è illegale…»
    «Sì, lo so, grazie» rispose Harry senza alzare lo sguardo dal libro. «Ecco perché sto cercando qualcosa di diverso. Silente dice che il Veritaserum non funziona, ma ci potrebbe essere qualcos’altro, una pozione o un incantesimo…»
    «Affronti il problema dalla parte sbagliata» insistette Hermione. «Silente dice che solo tu puoi ottenere quel ricordo. Deve voler dire che puoi convincere Lumacorno mentre altre persone non possono. Non si tratta di fargli bere di nascosto una pozione, potrebbe riuscirci chiunque…»
    «Come si scrive ‘belligerante’?» chiese Ron, scrollando molto forte la piuma e fissando la pergamena. «Non può essere B-U-M-…»
    «No che non lo è» disse Hermione, prendendo il compito di Ron. «E ‘augure’ non comincia con H-A-O-, proprio no. Che razza di piuma usi?»
    «È una delle Auto correggenti di Fred e George… ma credo che l’incantesimo si stia esaurendo…»
    «Molto probabile» convenne Hermione indicando il titolo del compito, «perché la domanda era come affrontare i Dissennatori, non i ‘Dimenaporci’, e non mi sembra nemmeno che tu ti chiami ‘Roonil Wazlib’».
    «Oh, no!» esclamò Ron, fissando agghiacciato la pergamena. «Non dirmi che dovrò riscrivere tutto!»
    «Non ti preoccupare, possiamo sistemarlo» rispose lei; prese la pergamena ed estrasse la bacchetta.
    «Ti amo, Hermione» sospirò Ron, sprofondando nella sua poltrona e strofinandosi stancamente gli occhi.
    Hermione arrossì, ma disse solo: «Non farti sentire da Lavanda».
    «No» rispose Ron tra le mani. «O forse sì… così mi pianterà…»
    «Perché non la pianti tu, se vuoi finirla?» gli chiese Harry.
    «Tu non hai mai mollato nessuno, vero?» ribatté Ron. «Tu e Cho vi siete solo…»
    «Allontanati, più o meno».
    «Mi piacerebbe che succedesse tra me e Lavanda» mugugnò Ron funereo, osservando Hermione che picchiettava con la punta della bacchetta le parole sbagliate, una a una. «Ma più butto lì che voglio finirla, più mi si attacca. È come stare con la piovra gigante».
    Una ventina di minuti dopo, Hermione gli rese il compito.
    «Ecco fatto».
    «Un milione di grazie» rispose Ron. «Posso prendere in prestito la tua piuma per scrivere la conclusione?»
    Harry, che fino a quel momento non aveva trovato niente di utile negli appunti del Principe Mezzosangue, alzò gli occhi; erano rimasti soli in sala comune, perché Seamus era appena andato a letto maledicendo Piton e il compito. Non c’erano altri rumori a parte lo scoppiettio del fuoco e la piuma di Hermione con cui Ron stava scrivendo l’ultimo paragrafo sui Dissennatori. Harry aveva appena chiuso il libro del Principe Mezzosangue e sbadigliava quando…
    Crac.
    Hermione fece un piccolo strillo; Ron versò l’inchiostro sul compito e Harry esclamò: «Kreacher!»
    L’elfo domestico fece un profondo inchino ai propri alluci contorti.
    «Il padrone ha detto che voleva rapporti regolari sul ragazzo Malfoy e così Kreacher è venuto a riferire…»
    Crac.
    Dobby apparve accanto a Kreacher, il cappello-copriteiera tutto storto.
    «Anche Dobby ha dato una mano, Harry Potter!» squittì, lanciando a Kreacher un’occhiata rancorosa. «E Kreacher dovrebbe dire a Dobby quando viene a trovare Harry Potter, così possono fare rapporto insieme!»
    «Cos’è questa storia?» chiese Hermione, ancora scombussolata. «Che succede, Harry?»
    Harry esitò prima di rispondere, perché non le aveva detto di aver messo Kreacher e Dobby alle costole di Malfoy; quello degli elfi domestici era un argomento al quale lei era ipersensibile.
    «Be’… stanno pedinando Malfoy per me»spiegò.
    «Giorno e notte» gracchiò Kreacher.
    «Dobby non dorme da una settimana, Harry Potter!» esclamò Dobby fiero, dondolando.
    Hermione era indignata.
    «Non dormi, Dobby? Ma Harry, non puoi avergli detto di non…»
    «No, certo che no» rispose subito Harry. «Dobby, puoi dormire, d’accordo? Ma qualcuno di voi due ha scoperto qualcosa?» si affrettò a chiedere prima che Hermione potesse intromettersi di nuovo.
    «Padron Malfoy si muove con la nobiltà che si conviene al sangue puro» attaccò Kreacher. «I suoi lineamenti ricordano le fattezze eleganti della mia padrona e i suoi modi sono quelli di un…»
    «Draco Malfoy è un ragazzaccio!»squittì Dobby arrabbiato. «Un ragazzaccio che… che…»
    Rabbrividì dal fiocchetto del copriteiera alla punta dei calzini e poi corse vicino al fuoco, come per gettarvisi; Harry, che un po’ se lo aspettava, lo afferrò per la vita e lo tenne stretto. Per qualche istante Dobby si divincolò, poi si afflosciò.
    «Grazie, Harry Potter» ansimò. «Per Dobby è ancora difficile parlar male dei vecchi padroni…»
    Harry lo lasciò andare; Dobby si raddrizzò il copriteiera e si rivolse a Kreacher in tono di sfida: «Ma Kreacher dovrebbe sapere che Draco Malfoy non è un buon padrone per un elfo domestico!»
    «Già, non ci interessa sentire che sei innamorato di lui» aggiunse Harry. «Sbrigati, dimmi dove va».
    Kreacher si inchinò di nuovo, furibondo, e rispose: «Padron Malfoy mangia nella Sala Grande, dorme in un dormitorio nei sotterranei, frequenta le lezioni in molte…»
    «Dobby, dimmelo tu» lo interruppe Harry. «Va dove non dovrebbe?»
    «Harry Potter, signore» rispose Dobby, gli occhioni grossi come globi lucenti alla luce del fuoco, «il ragazzo Malfoy non infrange regole che Dobby sia riuscito a scoprire, ma è molto attento a non farsi sorprendere. Fa visite regolari al settimo piano con svariati altri studenti, che fanno la guardia mentre lui entra…»
    «Nella Stanza delle Necessità!» esclamò Harry, dandosi Pozioni Avanzate sulla fronte. Hermione e Ron lo fissarono. «Ecco dove si nasconde! Ecco dove fa… quello che fa! Scommetto che è per questo che scompare dalla Mappa… Adesso che ci penso, non ho mai visto la Stanza delle Necessità sulla Mappa!»
    «Forse i Malandrini non ne hanno mai scoperto l’esistenza» suggerì Ron.
    «Credo che sia parte della magia della Stanza» intervenne Hermione. «Se si ha bisogno che sia indisegnabile, lo è».
    «Dobby, sei mai riuscito a entrare e a vedere che cosa fa Malfoy?»
    «No, Harry Potter, questo è impossibile» rispose Dobby.
    «Invece no» lo contraddisse Harry. «Malfoy è entrato nel Quartier Generale dell’ES l’anno scorso, quindi anch’io ci riuscirò, non c’è problema».
    «Non credo che ce la farai, Harry» osservò Hermione lentamente. «Malfoy sapeva già come usavamo la Stanza, perché quella stupida di Marietta aveva cantato. Aveva bisogno che la Stanza fosse il luogo di riunione dell’ES, e così è stato. Ma tu non sai che cosa diventa la Stanza quando ci entra Malfoy, quindi non sai in che cosa devi chiederle di trasformarsi».
    «Ci sarà pure un modo» tagliò corto Harry. «Sei stato bravissimo, Dobby».
    «Anche Kreacher è stato bravo» aggiunse gentilmente Hermione; ma ben lungi dall’essere grato, Kreacher distolse gli enormi occhi iniettati di sangue e gracchiò al soffitto: «La Mezzosangue parla con Kreacher, Kreacher farà finta di non sentire…»
    «Fuori di qui» sbottò Harry, e Kreacher fece un ultimo profondo inchino e si Smaterializzò. «È meglio che vada a dormire anche tu, Dobby».
    «Grazie, Harry Potter, signore» squittì Dobby felice, e svanì.
    «Fantastico, no?» si entusiasmò Harry non appena la stanza fa sgombra di elfi. «Sappiamo dove va Malfoy! L’abbiamo messo con le spalle al muro!»
    «Sì, grandioso» borbottò Ron tetro. Stava tentando di asciugare la massa zuppa d’inchiostro che poco prima era stata un compito quasi finito. Hermione lo prese e cominciò ad aspirare l’inchiostro con la bacchetta.
    «Ma cos’è questa storia che va lassù con ‘svariati altri studenti’?» chiese. «Quanti sono? Mi sembra strano che voglia raccontare a tanta gente quello che sta facendo…»
    «Già, è molto strano» rispose Harry, accigliato. «L’ho sentito dire a Tiger di farsi i fatti suoi… e allora che cosa racconta a tutti questi… a tutti questi…»
    La voce di Harry svanì; stava fissando il fuoco.
    «Sono un idiota»mormorò. «È ovvio, no? Ce n’era una tinozza piena giù nella segreta… potrebbe averne rubato in qualunque momento della lezione…»
    «Rubato cosa?»
    «La Pozione Polisucco. Ha rubato un po’ della Pozione Polisucco che Lumacorno ci ha mostrato alla prima lezione di Pozioni… Non sono svariati studenti che fanno il palo… sono Tiger e Goyle come al solito… sì, tutto torna!» esclamò, balzando in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro. «Sono abbastanza stupidi da obbedire a Malfoy senza sapere che cos’ha in mente… e siccome lui non vuole che vengano visti fuori dalla Stanza delle Necessità, li ha convinti a prendere la Polisucco… Quelle due ragazze con cui l’ho visto quando non è venuto alla partita… Ah! Tiger e Goyle!»
    «Cioè» sussurrò Hermione, «quella bambinetta a cui ho aggiustato la bilancia…?»
    «Sì, certo!» urlò Harry, fissandola. «Sicuro! Malfoy doveva essere dentro la Stanza in quel momento, così lei — ma che cosa dico? — lui ha lasciato cadere la bilancia per avvertirlo di non uscire, perché c’era qualcuno! E quella ragazzina che ha fatto cadere le uova di rospo, anche lei! Gli siamo passati davanti un sacco di volte senza saperlo!»
    «Costringe Tiger e Goyle a trasformarsi in ragazze?» sghignazzò Ron. «Accidenti… ci credo che non sembrano felici in questo periodo… mi stupisce che non gli dicano di andare al diavolo…»
    «Be’, non possono, se lui gli ha mostrato il Marchio Nero» osservò Harry.
    «Mmm… il Marchio Nero che non sappiamo se esiste» replicò Hermione, scettica, arrotolando il compito asciutto prima che potesse correre altri rischi e consegnandolo a Ron.
    «Vedremo» ribatté Harry, sicuro di sé.
    «Sì, vedremo» ripeté Hermione. Si alzò e si stiracchiò. «Però, Harry, prima di agitarti troppo, non credo che riuscirai a entrare nella Stanza delle Necessità se non sai che cosa c’è dentro. E non dimenticare» e mettendosi la borsa in spalla gli lanciò uno sguardo molto severo, «che quello su cui dovresti concentrarti è come ottenere il ricordo da Lumacorno. Buonanotte».
    Harry la guardò allontanarsi, un po’ scontento. Quando la porta del dormitorio delle ragazze si chiuse, si rivolse a Ron.
    «Che cosa ne pensi?»
    «Che vorrei potermi Smaterializzare come un elfo domestico» rispose lui, fissando il punto in cui Dobby era sparito. «Avrei già in tasca quell’esame».
    Harry non dormì bene. Rimase sveglio per ore, chiedendosi a che scopo Malfoy usava la Stanza delle Necessità e che cosa lui, Harry, avrebbe visto una volta che vi fosse entrato il giorno dopo, perché a dispetto di Hermione era sicuro che, se Malfoy aveva visto il Quartier Generale dell’ES, lui sarebbe riuscito a vedere il… che cosa poteva essere? Un luogo di riunione? Un nascondiglio? Un deposito? Un laboratorio? La mente di Harry lavorava febbrile e i suoi sogni, quando infine s’addormentò, furono frammentari e turbati da immagini di Malfoy che si trasformava in Lumacorno che si trasformava in Piton…
    La mattina dopo a colazione era tesissimo; aveva un’ora libera prima di Difesa contro le Arti Oscure ed era deciso a entrare nella Stanza delle Necessità. Hermione ostentò una totale mancanza di interesse per i piani che Harry le sussurrava, cosa che lo irritò, perché era convinto che sarebbe stata di grande aiuto, se solo avesse voluto.
    «Senti» mormorò. Si chinò in avanti e posò una mano sulla Gazzetta del Profeta appena arrivata via gufo per evitare che Hermione la aprisse, scomparendovi dietro. «Non ho dimenticato Lumacorno, ma non ho idea di come prendergli quel ricordo, e finché non mi viene un’illuminazione perché non scoprire che cosa combina Malfoy?»
    «Te l’ho già detto, devi convincere Lumacorno» ribatté Hermione. «Non è questione di ingannarlo o stregarlo: Silente l’avrebbe potuto fare in un attimo. Invece di bighellonare fuori dalla Stanza delle Necessità» e sfilò Il Profeta da sotto la mano di Harry, lo aprì e guardò la prima pagina, «dovresti andare a trovare Lumacorno e fare appello al suo lato più nobile».
    «Qualcuno che conosciamo…?» chiese Ron, mentre Hermione scorreva i titoli.
    «Sì!» rispose lei, facendo andar di traverso la colazione sia a Harry che a Ron, «ma non è morto… è Mundungus, è stato arrestato e spedito ad Azkaban! Pare che abbia impersonato un Inferius durante un tentativo di furto… e un certo Octavius Pepper è sparito… Oh, che cosa orribile, un bambino di nove anni è stato arrestato per aver cercato di uccidere i nonni, pensano che fosse sotto la Maledizione Imperius…»
    Finirono di mangiare in silenzio. Hermione partì subito per Antiche Rune, Ron salì alla Torre, visto che doveva ancora finire il compito per Piton, e Harry si diresse verso il corridoio del settimo piano e la striscia di parete di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo che insegnava danza classica ai troll.
    S’infilò il Mantello dell’Invisibilità non appena fu in un corridoio vuoto, ma non avrebbe dovuto preoccuparsi. Raggiunta la sua destinazione, la trovò deserta. Non sapeva se le probabilità di entrare nella Stanza fossero maggiori con Malfoy dentro o fuori, ma almeno il suo primo tentativo non sarebbe stato complicato dalla presenza di Tiger o Goyle nelle sembianze di ragazzine di undici anni.
    Chiuse gli occhi e si avvicinò al punto in cui la porta della Stanza delle Necessità era nascosta. Sapeva che cosa fare; era diventato molto pratico l’anno prima. Concentrandosi con tutto se stesso pensò: Devo vedere che cosa fa Malfoy qui dentro… Devo vedere che cosa fa Malfoy qui dentro… Devo vedere che cosa fa Malfoy qui dentro…
    Tre volte passò davanti alla porta, poi, col cuore che batteva forte, aprì gli occhi e la guardò… Ma stava ancora fissando un tratto di nuda parete.
    Fece un passo avanti e provò a spingere. La pietra rimase solida e irremovibile.
    «D’accordo» disse Harry ad alta voce. «D’accordo… ho pensato alla cosa sbagliata…»
    Meditò per un attimo, poi ricominciò, gli occhi chiusi, concentrandosi più che poteva.
    Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto… Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto…
    Dopo tre passaggi, aprì gli occhi, speranzoso.
    Niente porta.
    «Oh, dai» disse al muro, irritato. «Questo era un ordine chiaro… Bene…»
    Pensò intensamente per parecchi minuti prima di riprendere a camminare.
    Ho bisogno che tu diventi il luogo che diventi per Draco Malfoy…
    Non aprì subito gli occhi quando si fermò; ascoltava con attenzione, come se potesse sentire la porta prendere forma. Ma non udì nulla, a parte il cinguettio lontano degli uccelli fuori dal castello. Aprì gli occhi.
    Ancora nessuna porta.
    Harry imprecò. Qualcuno urlò. Si voltò e vide un gruppo di matricole che scappavano, chiaramente convinte di aver incontrato un fantasma molto sboccato.
    Harry tentò ogni variazione possibile sul tema ‘Ho bisogno di vedere che cosa fa Draco Malfoy dentro di te’ per un’ora intera, alla fine della quale fu costretto ad ammettere che forse Hermione non aveva torto: la Stanza non voleva aprirsi per lui. Deluso e seccato, si sfilò il Mantello dell’Invisibilità, lo ficcò nella borsa e andò a lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
    «Sei di nuovo in ritardo, Potter» lo apostrofò Piton, gelido, quando lui entrò di corsa nell’aula illuminata dalle candele. «Dieci punti in meno per Grifondoro».
    Harry si scaraventò nel posto accanto a Ron, lanciando a Piton un’occhiata torva: metà classe era ancora in piedi, a prendere i libri e sistemare le proprie cose. Non poteva essere molto più in ritardo di uno qualunque dei compagni.
    «Prima di cominciare, voglio i vostri temi sui Dissennatori». Piton agitò la bacchetta con noncuranza, e venticinque fogli di pergamena si levarono in aria e atterrarono in una pila ordinata sulla cattedra. «E spero per il vostro bene che siano migliori delle fesserie che ho dovuto sopportare sulle difese contro la Maledizione Imperius. Ora, se volete aprire tutti il libro a pagina… che cosa c’è, signor Finnigan?»
    «Signore» domandò Seamus, «mi chiedevo, come si fa a stabilire la differenza tra un Inferius e un fantasma? Perché sulla Gazzetta del Profeta c’era qualcosa su un Inferius…»
    «No, non c’era» rispose Piton, annoiato.
    «Ma signore, ho sentito della gente dire…»
    «Se avessi davvero letto l’articolo in questione, signor Finnigan, sapresti che il sedicente Inferius non era altro che un ladruncolo puzzolente che risponde al nome di Mundungus Fletcher».
    «Credevo che Piton e Mundungus fossero dalla stessa parte» borbottò Harry a Ron e Hermìone. «Non dovrebbe essere turbato dall’arresto di Mundun…?»
    «Ma Potter sembra avere molto da dire sull’argomento» osservò Piton, indicando all’improvviso il fondo dell’aula, gli occhi neri fissi su Harry. «Chiediamo a Potter come si fa a stabilire la differenza tra un Inferius e un fantasma».
    Tutta la classe si voltò a guardare Harry, che cercò in fretta di ricordare quello che gli aveva detto Silente la notte in cui erano andati a trovare Lumacorno.
    «Ehm… be’… i fantasmi sono trasparenti…» cominciò.
    «Oh, molto bene» lo interruppe Piton, con le labbra arricciate. «Sì, è bello vedere che quasi sei anni di istruzione magica non sono andati sprecati, Potter. I fantasmi sono trasparenti».
    Pansy Parkinson emise una risatina acuta. Parecchi altri ragazzi ridacchiarono. Harry respirò profondamente e continuò con calma, anche se le sue viscere ribollivano: «Sì, i fantasmi sono trasparenti, ma gli Inferi sono corpi morti, no? Quindi devono essere solidi…»
    «Un bambino di cinque anni avrebbe potuto dirci altrettanto» rispose Piton sarcastico. «L’Inferius è un cadavere che è stato rianimato dagli incantesimi di un Mago Oscuro. Non è vivo, viene solo usato come una marionetta per eseguire gli ordini del mago. Un fantasma, come voglio sperare che tutti ormai sappiate, è l’impronta di un’anima dipartita lasciata sulla terra, e naturalmente, come Potter ci informa, è trasparente».
    «Be’, quello che ha detto Harry è utilissimo se vogliamo distinguerli!» intervenne Ron. «Quando ci troviamo faccia a faccia con uno di loro in un vicolo buio abbiamo giusto il tempo di un’occhiata per vedere se è solido, non ci mettiamo a chiedere: ‘Mi scusi, lei è l’impronta di un’anima dipartita?’»
    Si levò un’ondata di risate, repressa all’istante dallo sguardo di Piton.
    «Altri dieci punti in meno per Grifondoro» dichiarò. «Non mi sarei aspettato niente di più sofisticato da te, Ronald Weasley, un ragazzo così concreto che non riesce a Materializzarsi quindici centimetri più in là di dove si trova».
    «No!» sussurrò Hermione, afferrando per un braccio Harry che stava per spalancare la bocca, furibondo. «Non serve a niente, finirai di nuovo in punizione, lascia perdere!»
    «Adesso aprite il libro a pagina duecentotredici» proseguì Piton con una smorfia, «e leggete i primi due paragrafi sulla Maledizione Cruciatus…»
    Ron fu mogio per tutta la lezione. Quando la campana suonò la fine dell’ora, Lavanda raggiunse lui e Harry (Hermione si era misteriosamente dissolta al suo arrivo) e coprì Piton di insulti per la sua frecciata sulla Materializzazione. Ron parve soltanto irritarsi e si liberò di lei deviando nel bagno dei maschi con Harry.
    «Piton però ha ragione, vero?» borbottò, dopo essersi contemplato in uno specchio crepato per qualche istante. «Non so se vale la pena che faccia l’esame. Non riesco proprio a capire la Materializzazione».
    «Dovresti provare a seguire le lezioni supplementari a Hogsmeade» consigliò Harry. «Sarà più interessante che cercare di entrare in uno stupido cerchio, comunque. E poi, se non sarai ancora — insomma — bravo come vorresti, puoi spostare l’esame, farlo con me dopo l’esta… Mirtilla, questo è il bagno dei ragazzi!»
    Il fantasma di una ragazza era sorto dal water in un cubicolo alle loro spalle e galleggiava a mezz’aria, fissandoli attraverso grossi occhiali bianchi e tondi.
    «Oh» fece lei, lugubre. «Siete voi due».
    «Chi ti aspettavi?» chiese Ron, guardandola nello specchio.
    «Nessuno» rispose Mirtilla di malumore, tormentandosi un foruncolo sul mento. «Ha detto che sarebbe tornato a trovarmi, ma anche tu avevi detto che avresti fatto un salto da me…» lanciò a Harry uno sguardo di rimprovero «… e non ti vedo da mesi. Ho imparato a non aspettarmi molto dai ragazzi».
    «Credevo che abitassi in quel bagno delle femmine» ribatté Harry, che da parecchi anni faceva bene attenzione a evitare quel posto.
    «È così» ribatté lei, con una scrollatina di spalle, «ma non vuol dire che non possa andare da altre parti. Una volta sono venuta a trovarti nel tuo bagno, ricordi?»
    «Come fosse ieri» confermò Harry.
    «Ma credevo di piacergli» si lagnò Mirtilla. «Forse se voi due andaste via lui tornerebbe… avevamo tante cose in comune… sono sicura che lo sentiva…»
    E guardò speranzosa verso la porta.
    «Quando dici che avevate tante cose in comune»chiese Ron, divertito, «intendi dire che abita anche lui in un tubo di scarico?»
    «No» rispose Mirtilla in tono di sfida, e la sua voce echeggiò alta nel vecchio bagno piastrellato. «Voglio dire che è sensibile, la gente è prepotente anche con lui, e si sente solo e non ha nessuno con cui parlare, e non ha paura di mostrare i suoi sentimenti e di piangere!»
    «Qui dentro c’era un ragazzo che piangeva?» domandò Harry, curioso. «Un ragazzino?»
    «Non sono affari tuoi!» esclamò Mirtilla, gli occhietti acquosi fissi su Ron, che ormai rideva apertamente. «Ho promesso di non dirlo a nessuno e porterò il suo segreto nella…»
    «Non nella tomba, vero?»sghignazzò Ron. «Magari nelle fogne…»
    Mirtilla levò un ululato di rabbia e si rituffò nel water, facendo traboccare l’acqua sul pavimento. Averla punzecchiata parve ridare vigore a Ron.
    «Hai ragione»concluse, rimettendosi in spalla la borsa dei libri, «seguirò le esercitazioni a Hogsmeade prima di decidere se fare l’esame».
    E così il finesettimana seguente Ron si unì a Hermione e agli altri studenti che avrebbero compiuto diciassette anni in tempo per fare l’esame di lì a quindici giorni. Harry provò una fitta di gelosia, guardandoli mentre si preparavano per scendere al villaggio; gli mancavano le gite laggiù, ed era un giorno di primavera particolarmente bello, uno dei primi cieli limpidi che vedessero da lungo tempo. Tuttavia aveva deciso di tentare un nuovo assalto alla Stanza delle Necessità.
    «Faresti meglio ad andare dritto nell’ufficio di Lumacorno e a cercare di ottenere quel ricordo»lo rimproverò Hermione, quando Harry rivelò il suo progetto a lei e a Ron nella Sala d’Ingresso.
    «Ci ho provato un sacco di volte!» ribatté Harry contrariato, ed era assolutamente vero. Si era attardato alla fine di tutte le lezioni di Lumacorno quella settimana nel tentativo di incastrarlo, ma l’insegnante lasciava sempre la segreta così in fretta che Harry non era riuscito ad acchiapparlo. Due volte era andato a bussare alla porta del suo ufficio, ma non aveva ottenuto risposta, anche se la seconda volta era sicuro di aver sentito il suono subito soffocato di un vecchio grammofono.
    «Non vuole parlarmi, Hermione! Sa che sto cercando di sorprenderlo di nuovo da solo e non vuole!»
    «Be’, devi solo continuare a provarci, no?»
    La breve coda di ragazzi in attesa di sfilare davanti a Gazza, che come al solito li pungolava con il Sensore Segreto, avanzò di qualche passo e Harry non rispose per non farsi sentire dal custode. Augurò buona fortuna a Ron e Hermione, poi si voltò e risalì la scalinata di marmo, deciso a dispetto di Hermione a dedicare un paio d’ore alla Stanza delle Necessità.
    Una volta lontano dalla Sala d’Ingresso, indossò il Mantello dell’Invisibilità, estrasse la Mappa del Malandrino dalla borsa e la colpì con la bacchetta, mormorando «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni»e la scrutò con cura.
    Siccome era domenica mattina, quasi tutti gli studenti si trovavano nelle sale comuni, i Grifondoro in una torre, i Corvonero in un’altra, i Serpeverde nei sotterranei e i Tassorosso nella cantina vicino alle cucine. Qua e là uno studente isolato vagava per la biblioteca o in un corridoio… c’era un gruppetto fuori nel prato… e là, solo nel corridoio del settimo piano, c’era Gregory Goyle. Non c’era traccia della Stanza delle Necessità, ma Harry non se ne preoccupava; se Goyle stava facendo la guardia, la Stanza era aperta, che la Mappa lo sapesse o no. Quindi filò su per le scale, rallentando solo quando raggiunse l’angolo che svoltava nel corridoio, e lì cominciò ad avvicinarsi, molto lentamente, alla bambinetta che reggeva la pesante bilancia di ottone, la stessa che Hermione aveva aiutato con tanta gentilezza due settimane prima. Aspettò di trovarsi alle sue spalle prima di chinarsi su di lei e sussurrare: «Ciao… sei molto carina, lo sai?»
    Goyle levò un acuto strillo di terrore, gettò per aria la bilancia e filò via. Era sparito molto prima che il rumore dell’oggetto che si fracassava avesse smesso di echeggiare nel corridoio. Ridendo, Harry si voltò a contemplare la parete vuota dietro la quale, ne era certo, Draco Malfoy stava immobile, ben sapendo che qualcuno di sgradito era là fuori, ma senza avere il coraggio di mostrarsi. L’idea diede a Harry una piacevolissima sensazione di potere, mentre si sforzava di ricordare quali formule non aveva ancora tentato.
    Ma il suo buonumore non durò a lungo. Mezz’ora e numerosi tentativi più tardi, la parete era sempre senza porte. La frustrazione di Harry era al massimo; Malfoy poteva essere a pochi centimetri da lui, e non c’era ancora un briciolo di prova di quello che stava facendo là dentro. Perse del tutto la pazienza, corse verso il muro e lo prese a calci.
    «AHIA!»
    Pensò di essersi come minimo rotto l’alluce; si afferrò il piede saltellando sull’altro, e il Mantello dell’Invisibilità gli scivolò via.
    «Harry?»
    Si voltò su una gamba sola, e cadde. Con profonda meraviglia vide Tonks che veniva verso di lui come se passeggiasse abitualmente in quel corridoio.
    «Che cosa ci fai qui?» le chiese, rialzandosi. Perché doveva sempre trovarlo disteso per terra?
    «Sono venuta per vedere Silente» rispose Tonks.
    Aveva un aspetto terribile; più magra del solito, i capelli color topo flosci.
    «Il suo ufficio non è qui» osservò Harry, «è dall’altra parte del castello, dietro il gargoyle…»
    «Lo so. Ma non c’è. Evidentemente è partito di nuovo».
    «Davvero?» domandò Harry, posando con cautela a terra il piede ammaccato. «Ehi… tu non sai dove va, immagino».
    «No» replicò Tonks.
    «Perché lo volevi vedere?»
    «Niente di particolare». Tonks cincischiò la manica della veste con aria assente. «Pensavo solo che forse lui sa che cosa sta succedendo… Ho sentito certe voci… gente ferita…»
    «Sì, era sui giornali» rispose Harry. «Quel bambino che ha tentato di uccidere i suoi…»
    «Il Profeta spesso resta indietro»lo interruppe Tonks, con l’aria di non starlo a sentire. «Non hai ricevuto lettere da qualcuno dell’Ordine ultimamente?»
    «Nessuno dell’Ordine mi scrive più» ribatté Harry. «Non da quando Sirius…»
    Si accorse che gli occhi di Tonks si riempivano di lacrime.
    «Scusa» borbottò, impacciato. «Voglio dire… manca anche a me…»
    «Che cosa?» chiese lei in tono distratto. «Be’… ci vediamo, Harry…»
    Si voltò di scatto e si avviò lungo il corridoio. Dopo che si fu allontanata, Harry si infilò il Mantello e ricominciò a cercare la Stanza delle Necessità, ma senza autentico impegno. Infine, un vuoto nello stomaco e la certezza che Ron e Hermione sarebbero tornati presto per il pranzo lo indussero ad abbandonare il tentativo e a lasciare il corridoio a Malfoy, che, se tutto andava bene, ancora per qualche ora sarebbe stato troppo spaventato per uscire.
    Trovò Ron e Hermione nella Sala Grande, già a metà di un pranzo anticipato.
    «Ce l’ho fatta… be’, quasi!» annunciò Ron entusiasta quando vide Harry. «Dovevo Materializzarmi fuori dalla sala da tè di Madama Piediburro e sono andato un po’ più in là, sono finito vicino a Scrivenshaft, ma almeno mi sono mosso!»
    «Bene»commentò Harry. «E tu come sei andata, Hermione?»
    «Oh, è stata perfetta, ovviamente» rispose Ron per lei. «Perfetta decisione, divinazione e disperazione, o che diavolo è… Siamo andati tutti a bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa, dopo, e dovevi sentire come parlava di lei Twycross… vedrai se prima o poi non le chiede di sposarlo…»
    «E tu?» gli domandò Hermione, ignorando Ron. «Sei stato su alla Stanza delle Necessità per tutto questo tempo?»
    «Sì» rispose Harry. «E indovinate chi ho incontrato? Tonks!»
    «Tonks?» ripeterono in coro Ron e Hermione, sorpresi.
    «Sì, ha detto che era venuta per vedere Silente…»
    «Secondo me»commentò Ron dopo che Harry ebbe finito di raccontare la loro conversazione, «è un po’ scoppiata. Ha perso la testa dopo quello che è successo al Ministero».
    «È curioso» disse Hermione, che sembrava molto preoccupata. «Dovrebbe fare la guardia alla scuola: perché abbandona il suo posto all’improvviso per venire a trovare Silente che non è nemmeno qui?»
    «Io ho un’ipotesi»azzardò Harry, incerto. Si sentiva strano a dirlo, quello era il campo di Hermione più che il suo. «Non credete che fosse… insomma… innamorata di Sirius?»
    Hermione lo fissò.
    «Che cosa diavolo te lo fa dire?»
    «Non so» rispose Harry, alzando le spalle, «ma quando l’ho nominato si è quasi messa a piangere… E il suo Patronus è un animale grosso a quattro zampe, adesso… magari è diventato… insomma… lui».
    «È un’idea» rifletté Hermione. «Ma continuo a non capire perché dovrebbe precipitarsi al castello per vedere Silente, ammesso che fosse qui per questo…»
    «Torniamo a quello che ho detto io, no?» intervenne Ron, ficcandosi in bocca una cucchiaiata di purè. «È diventata un po’ balenga. Crollo di nervi. Donne» disse rivolto a Harry con l’aria di chi la sa lunga. «Si turbano facilmente».
    «Eppure» ribatté Hermione, riscuotendosi dalla sua fantasticheria, «dubito che troveresti una donna capace di tenere il broncio per mezz’ora perché Madama Rosmerta non ha riso alla sua barzelletta sulla megera, il Guaritore e la Mimbulus mimbletonia».
    Ron si rabbuiò.
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