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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Harry aveva di nuovo le gambe pesanti come il piombo, ma solo perché era stanco e con la pancia piena. Aveva troppo sonno per stupirsi del fatto che i Ritratti lungo i corridoi bisbigliavano e si facevano segno, al loro passaggio, o che un paio di volte Percy fece passare i ragazzi attraverso porte nascoste dietro a pannelli scorrevoli e arazzi appesi alle pareti. Salirono altre scale, sbadigliando e strascicando i piedi, e Harry stava già chiedendosi quanto avrebbero dovuto camminare ancora, quando si fermarono di colpo.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Il giorno dopo, da quando Harry ebbe lasciato il dormitorio, fu inseguito da una miriade di bisbigli. I ragazzi, in fila fuori delle classi, si alzavano in punta dei piedi per dargli un'occhiata anche solo per un attimo, oppure lo superavano lungo i corridoi per poi tornare indietro a osservarlo meglio. Harry avrebbe preferito che non lo facessero, perché stava cercando di concentrarsi sul percorso da seguire per arrivare in classe. A Hogwarts c'erano centoquarantadue scalinate: alcune ampie e spaziose; altre strette e pericolanti; alcune che il venerdì portavano in luoghi diversi; altre con a metà un gradino che scompariva e che bisognava ricordarsi di saltare. Poi c'erano porte che non si aprivano, a meno di non chiederglielo cortesemente o di non far loro il solletico nel punto giusto, e porte che non erano affatto porte ma facevano finta di esserlo. Molto difficile era anche ricordare dove fossero le cose, perché tutto sembrava soggetto a continui spostamenti: i personaggi dei Ritratti si allontanavano continuamente per farsi visita l'uno con l'altro, e Harry avrebbe giurato che le armature camminassero.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    Quando ebbero mangiato quanti più tramezzini potevano (il vassoio tornava a riempirsi da solo) si alzarono e lasciarono la stanza, percorrendo il familiare tragitto fino alla torre dei Grifondoro. Il castello era immerso nel silenzio; sembrava che la festa fosse terminata. Oltrepassarono i Ritratti brontoloni e le armature cigolanti, salirono le anguste rampe della scala di pietra e finalmente raggiunsero il passaggio dove si trovava l’ingresso segreto alla torre dei Grifondoro, dietro al quadro a olio della Signora Grassa nel suo vestito di seta rosa.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Il ragazzo si guardò intorno. Una cosa era certa: di tutte le stanze degli insegnanti che gli era capitato di vedere fino a quel momento, lo studio di Silente era senza dubbio il più interessante. Non fosse stato per la paura matta di essere espulso dalla scuola sarebbe stato entusiasta di dare un’occhiata a quel luogo. Era una stanza circolare, grande e bella, piena di rumorini strani. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in nuvolette di fumo, erano posati molti curiosi strumenti d’argento. Le pareti erano ricoperte di Ritratti di vecchi e vecchie presidi, garbatamente appisolati nelle loro cornici. C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era poggiato un cappello da mago, frusto e stracciato… il Cappello Parlante.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Seppe immediatamente dove si trovava. Quella stanza circolare con i Ritratti addormentati alle pareti era l’ufficio di Silente… ma quello seduto dietro alla scrivania non era Silente. Un mago grinzoso e dall’aria fragile, calvo tranne che per qualche raro ciuffo di capelli bianchi, stava leggendo una lettera al lume di candela. Harry non l’aveva mai visto prima.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)


    Harry notò anche che il castello fu ripulito da cima a fondo. Parecchi Ritratti sudici furono scrostati, con gran disappunto dei loro soggetti, che sedevano rannicchiati nelle cornici, borbottavano cupi e trasalivano tastandosi i volti di un rosa acceso. Le armature all’improvviso diventavano scintillanti e si muovevano senza cigolare. E Argus Gazza, il custode, divenne talmente feroce con gli studenti che dimenticavano di pulirsi le scarpe che provocò una crisi isterica in un paio di ragazzine del primo anno.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry oltrepassò il tavolo. Hagrid era seduto proprio alla fine. Non gli fece l’occhiolino né gli rivolse uno dei suoi soliti cenni di saluto: sembrava totalmente sbalordito, e si limitò a fissarlo come tutti gli altri. Harry varcò la soglia e si ritrovò in una stanza più piccola, tappezzata di Ritratti di maghi e streghe. Un bel fuoco scoppiettava nel camino davanti a lui.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Al suo ingresso le facce nei Ritratti si voltarono a guardarlo: una strega raggrinzita scivolò addirittura fuori dalla cornice del suo quadro ed entrò in quello accanto, che ospitava un mago coi baffoni da tricheco. La strega avvizzita prese a sussurrargli all’orecchio.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Era entrato in quell’ufficio al tempo di due dei suoi occupanti precedenti. All’epoca del professor Allock, le pareti erano tappezzate di Ritratti sorridenti di Allock stesso che facevano l’occhiolino. Quando c’era Lupin, era più probabile imbattersi in un esemplare di qualche nuova, affascinante Creatura Oscura che si era procurato per la lezione. Ora, invece, l’ufficio era pieno di una serie di oggetti straordinariamente stravaganti che Moody doveva aver usato nei giorni in cui era un Auror.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Scese le scale più piano che poteva, anche se i volti in alcuni Ritratti si girarono incuriositi allo scricchiolio di un’asse, al fruscio del suo pigiama. Sgattaiolò lungo il corridoio, spinse di lato un arazzo a metà strada e imboccò una scala più stretta, una scorciatoia che lo avrebbe portato due piani più in basso. Continuava a scrutare la mappa, perplesso… non era in carattere con il corretto, rigoroso signor Crouch intrufolarsi nell’ufficio di un’altra persona a quell’ora della notte…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry entrò. Era già stato una volta nell’ufficio di Silente; era una camera circolare, molto bella, tappezzata di Ritratti di Presidi di Hogwarts del passato, tutti immersi in un sonno profondo, il petto che si alzava e si abbassava dolcemente.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Le voci soffocate degli altri infondevano in Harry un tetro presagio: era come se fossero appena entrati nella casa di un morente. Udì un sibilo basso e poi vecchie lampade a gas tornarono in vita sputacchiando lungo le pareti, gettando una luce tremolante e inconsistente sulla tappezzeria scollata e sulla moquette lisa di un lungo, cupo corridoio, dove un candelabro coperto di ragnatele brillava sopra di loro e Ritratti anneriti dal tempo affollavano i muri. Harry udì qualcosa zampettare dietro lo zoccolo della parete. Sia il candelabro appeso al soffitto che quelli posati su un tavolino traballante lì vicino avevano la forma di serpenti.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    La vecchia sbavava, i suoi occhi roteavano, la pelle ingiallita del suo volto si tendeva; e lungo tutto il corridoio gli altri Ritratti si ridestarono e presero anch’essi a urlare. Harry strizzò gli occhi e si premette le mani sulle orecchie.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Tonks si scusò più e più volte, trascinando l’enorme, pesante zampa di troll al suo posto; la signora Weasley abbandonò il tentativo di chiudere le tende e corse su e giù per l’ingresso, Schiantando tutti gli altri Ritratti con la bacchetta; un uomo con lunghi capelli neri corse fuori da una porta di fronte a Harry.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    La voce della signora Weasley si smarrì tra nuovi strilli e grida dei Ritratti nell’ingresso.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)


    Si spostarono dal salotto a una sala da pranzo al piano terreno, dove trovarono ragni grandi come piattini appostati nella credenza (Ron uscì di corsa dalla stanza per farsi una tazza di tè e non tornò per un’ora e mezza). Sirius gettò in un sacco, senza alcun riguardo, tutte le porcellane che recavano impressi lo stemma e il motto dei Black, e la stessa sorte toccò a un gruppo di vecchie fotografie in ossidate comici d’argento: tutti i Ritratti emisero urla perforanti quando il vetro che li ricopriva s’infranse.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry guardò furtivo dentro le porte. Gli Auror avevano tappezzato le pareti dei loro cubicoli con un po’ di tutto, da Ritratti di maghi ricercati e foto delle loro famiglie a poster delle loro squadre del cuore di Quidditch e articoli della Gazzetta del Profeta. Un uomo vestito di scarlatto con una coda di cavallo più lunga di quella di Bill era seduto con gli stivali sulla scrivania e dettava una relazione alla sua piuma. Un po’ oltre, una strega con una benda sull’occhio parlava con Kingsley Shacklebolt da sopra la parete del suo cubicolo.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Non sapeva perché era stato un tale shock; aveva già visto altri Ritratti dei suoi genitori, e aveva incontrato Codaliscia… ma vederseli sbattere davanti così, quando meno se lo aspettava… non sarebbe piaciuto a nessuno, pensò con rabbia…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Ma insomma, che cosa c’è, Harry?» continuò Hermione mentre scendevano una rampa di scale fiancheggiate da Ritratti di vecchi maghi e streghe che, immersi in una loro conversazione, li ignorarono. «Sembri proprio arrabbiato».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Aveva già visto quell’ufficio al tempo dei tre precedenti occupanti. Nei giorni in cui Gilderoy Allock era vissuto lì, era tappezzato dei suoi Ritratti sorridenti. Quando l’aveva occupato Lupin, era assai probabile incontrarvi qualche ammaliante Creatura Oscura in una gabbia o in un acquario. Nei giorni di Moody l’impostore, era ingombro di vari strumenti e congegni per riconoscere malefici e occultamenti.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «E hai ucciso un Basilisco con la spada che c’è nell’ufficio di Silente?» domandò Terry Steeval. «Me l’ha raccontato uno di quei Ritratti sul muro quando ci sono andato l’anno scorso…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    La stanza era immersa nella semioscurità; gli strani strumenti d’argento sui tavoli erano silenziosi e fermi invece che ronzanti e fumanti come al solito; i Ritratti dei vecchi Presidi che coprivano le pareti sonnecchiavano nelle comici. Accanto alla porta, un magnifico uccello rosso e oro, grande come un cigno, era appollaiato sul suo trespolo, con la testa sotto l’ala.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Ma Silente si alzò così in fretta che Harry trasalì, e si rivolse a uno dei vecchi Ritratti appeso quasi sotto il soffitto. «Everard» chiamò. «E anche tu, Dilys!»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «La loro fama è tale che entrambi hanno i Ritratti appesi in altre importanti istituzioni magiche. E poiché sono liberi di muoversi fra i loro Ritratti, potranno dirci che cosa accade altrove…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Silente ripose lo strumento sul suo tavolino con le gambe sottili. Harry vide che molti dei Presidi nei Ritratti lo seguivano con lo sguardo, poi, appena si accorsero che Harry li stava osservando, finsero di nuovo di dormire. Harry voleva chiedere a che cosa serviva quello strano strumento, ma prima che potesse farlo, si udì un grido dall’alto della parete alla loro destra; il mago di nome Everard era riapparso nel suo ritratto, un po’ ansante.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)


    «Ho urlato finché non è arrivato qualcuno di corsa» disse il mago, asciugandosi la fronte con la tenda alle sue spalle, «ho detto che avevo sentito qualcosa scendere le scale… non sapevano se credermi ma sono andati lo stesso a controllare… lo sai, non ci sono Ritratti da cui guardare, laggiù. Comunque l’hanno portato su poco dopo. Non ha un bell’aspetto, è coperto di sangue, sono corso al ritratto di Elfrida Cragg per guardarlo meglio quando uscivano…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    I soggetti dei Ritratti che tappezzavano la stanza non fingevano più di dormire; si spostavano nelle cornici per veder meglio che cosa succedeva. Il mago dall’aria astuta continuava a far finta, e allora anche qualcuno degli altri prese a gridare il suo nome.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Harry riconobbe qualcosa di familiare nella voce di Phineas: dove l’aveva già sentita? Ma prima che potesse pensarci, i Ritratti sulle altre pareti insorsero.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    La seguirono oltre la doppia porta lungo uno stretto corridoio in cui erano allineati altri Ritratti di famosi Guaritori, illuminato da bocce di cristallo piene di candele che fluttuavano vicino al soffitto, simili a enormi bolle di sapone. Altri maghi e streghe in vesti verde acido entravano e uscivano dalle doppie porte; quando passarono davanti a una porta un gas giallo puzzolente invase il corridoio; ogni tanto si udiva un lamento in lontananza. Una rampa di scale li condusse al corridoio delle Lesioni da creature. La seconda porta a destra recava la dicitura: Reparto Dai “Pernicioso” Llewellyn: morsi gravi. Sotto, su un cartellino in una comice di bronzo, c’era scritto a mano: Guaritore Responsabile: Ippocrate Smethwyck. Tirocinante: Augustus Pye.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Oltrepassarono una porta a due battenti e trovarono una scricchiolante rampa di scale decorata con altri Ritratti di Guaritori dall’aria feroce. Mentre salivano, vari Guaritori rivolsero loro la parola, diagnosticando strani disturbi e suggerendo orribili rimedi.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «E che cosa sarebbe?» domandò furioso, quando il Guaritore lo inseguì per sei Ritratti, spingendo da parte gli occupanti.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Quella sera i Ritratti degli antichi Presidi non stavano sonnecchiando. Erano tutti vigili e seri, lo sguardo fisso su quanto accadeva sotto di loro. Quando Harry entrò, alcuni si spostarono nei quadri vicini, scambiandosi bisbigli ansiosi.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Un lampo argenteo attraversò la stanza, risuonò un botto simile a uno sparo e il pavimento tremò; una mano afferrò Harry per la collottola e lo costrinse a gettarsi a terra, mentre esplodeva una seconda saetta argentea; parecchi Ritratti urlarono, Fanny stridette e l’aria si riempì di polvere. Tossendo, Harry vide una figura scura accasciarsi a terra davanti a lui, sentì uno strillo e un tonfo, qualcuno gridò «No!», un vetro andò in frantumi, e poi un trepestio frenetico, un grugnito… infine silenzio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Caramell parve non sentirla. Stava perlustrando con lo sguardo l’ufficio sottosopra. Alcuni Ritratti gli sibilarono contro, e un paio gli rivolsero addirittura gestacci insolenti.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Non appena il vecchio ebbe varcato la soglia della Sala Grande, Harry salì di corsa la scala di marmo, sfrecciò nel corridoio così in fretta che i Ritratti gli borbottarono rimproveri, salì un’altra rampa di scale e fece irruzione in infermeria con la violenza di un uragano, strappando un grido di spavento a Madama Chips, che stava infilando un cucchiaio pieno di un liquido blu elettrico nella bocca aperta di Montague.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)


    Sembrava che durante l’assenza del Preside ogni cosa si fosse riparata da sola. I delicati strumenti d’argento erano di nuovo al loro posto sui tavolini snelli: borbottavano e ronzavano tranquilli. I Ritratti dei Presidi, maschi e femmine, dormicchiavano nelle cornici, la testa appoggiata allo schienale della poltrona o contro il bordo del quadro. Harry guardò fuori dalla finestra. All’orizzonte era comparsa una fresca linea verde pallido: l’alba si avvicinava.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Anche altri Ritratti si erano svegliati, e il timore che lo bersagliassero di domande spinse Harry a dirigersi verso la porta e afferrare la maniglia.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Harry si limitò a rivolgere un cenno di assenso al tappeto, che stava diventando più chiaro via via che il cielo impallidiva. Era sicuro che tutti i Ritratti nella stanza ascoltassero con grande attenzione ogni parola di Silente, chiedendosi dove fossero stati lui e Harry, e perché qualcuno fosse rimasto ferito.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «ALLORA… NON… VOGLIO… ESSERE… UMANO!» ruggì Harry. Afferrò un delicato strumento argenteo dall’esile tavolino accanto a lui e lo scaraventò dall’altra parte della stanza; si fracassò in mille pezzi contro la parete. Parecchi Ritratti lanciarono grida di collera e di spavento e quello di Armando Dippet esclamò: «Insomma!»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Tacque. Harry vide i raggi del sole, che scorrevano lenti sulla superficie lucida della scrivania, illuminare un calamaio d’argento, una piuma scarlatta. Senza bisogno di guardarli, sapeva che i Ritratti attorno a loro erano svegli e ascoltavano attenti; a tratti sentiva il fruscio di una veste, un sommesso schiarirsi di gola. Phineas Nigellus non era ancora tornato…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Ma per lui va bene, eh?» urlò Harry, ignorando le facce scandalizzate e i mormorii di disapprovazione dei Ritratti. «Per Piton va bene odiare mio padre, ma per Sirius non andava bene odiare Kreacher!»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «La odiava, sì!» esclamò Harry con voce spezzata. Di scatto gli diede le spalle e si allontanò dalla scrivania. Il sole ormai illuminava la stanza; sotto gli occhi dei Ritratti, Harry andava avanti e indietro nell’ufficio senza vederlo, senza sapere che cosa faceva. «E lei lo ha costretto a starsene rinchiuso là dentro, e lui non lo sopportava, ecco perché ieri notte è voluto uscire…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    A lungo nell’ufficio regnò il silenzio. Né Silente né Harry né alcuno dei Ritratti emise un suono. Anche Fanny si era zittita.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Va bene» assentì Harry, che aveva per la testa argomenti più gravi, e cercava furtivo con lo sguardo qualche indizio di ciò che Silente aveva deciso di fare con lui quella sera. L’ufficio circolare aveva l’aspetto di sempre: i delicati strumenti d’argento sbuffavano fumo e ronzavano su tavolini dalle gambe sottili; i Ritratti dei passati Presidi sonnecchiavano nelle loro cornici; e la magnifica fenice di Silente, Fanny, appollaiata sul suo trespolo dietro la porta, osservava Harry con vivace interesse. Non sembrava che Silente avesse fatto spazio per un duello d’allenamento.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Impertinente» intervenne una voce flebile da uno dei Ritratti sulla parete: Phineas Nigellus Black, il bis-bisnonno di Sirius, che un attimo prima sembrava addormentato, alzò la testa che teneva appoggiata alle braccia. «Ai miei tempi io non avrei permesso a uno studente di mettere in discussione le regole di Hogwarts».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Le lampade nell’ufficio erano accese, i Ritratti dei Presidi del passato russavano con dolcezza nelle cornici e il Pensatoio era ancora una volta pronto sulla scrivania. Le mani di Silente erano posate ai due lati, la destra annerita e bruciata come sempre. Non sembrava affatto guarita e Harry si domandò, forse per la centesima volta, che cosa avesse provocato una ferita così grave, però non lo chiese, visto che Silente aveva detto che alla fine l’avrebbe saputo. E, comunque, c’era un altro argomento che gli premeva discutere. Ma prima che potesse raccontare qualcosa su Piton e Malfoy, fu il Preside a parlare.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry notò all’improvviso che ognuno dei Presidi nei Ritratti sulle pareti era sveglio e ascoltava. Un mago corpulento dal naso rosso si era armato di cornetto acustico.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ha creato sette Horcrux?» esclamò Harry, orripilato, mentre parecchi Ritratti sulle pareti manifestavano pari spavento e indignazione. «Ma potrebbero essere in qualunque punto del mondo… nascosti… sepolti o invisibili…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

   L'atrio era vasto, poco illuminato, arredato con sfarzo; uno splendido tappeto ricopriva gran parte del pavimento di pietra. Gli occhi dei pallidi Ritratti alle pareti seguirono Piton e Yaxley. I due si fermarono davanti a una pesante porta di legno, esitarono un attimo, poi Piton abbassò la maniglia di bronzo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Di persona, Rita Skeeter è molto più affabile e gentile di quanto i suoi Ritratti in punta di piuma, celebri per la loro ferocia, possano suggerire. Mi riceve nell'ingresso della sua casa accogliente e mi accompagna in cucina per offrirmi una tazza di tÈ, una fetta di torta e, inutile dirlo, una bella dose di freschissimi pettegolezzi.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Mundungus Fletcher» gracchiò l'elfo, gli occhi ancora strizzati. «Ha rubato tutto Mundungus Fletcher: i Ritratti della signorina Bella e della signorina Cissy, i guanti della mia padrona, l'Ordine di Merlino, Prima Classe, i calici con il blasone di famiglia, e... e...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Evidentemente non solo i figli dei Babbani sono ignoranti, Potter. I Ritratti di Hogwarts possono comunicare l'uno con l'altro, ma non possono uscire dal castello se non per far visita a un ritratto gemello appeso in un altro luogo. Silente non può venire qui con me e, dopo il trattamento che mi avete riservato, posso garantirvi che nemmeno io tornerò a farvi visita!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Stava per tornare a casa, nel luogo dove aveva avuto una famiglia. Era a Godric's Hollow che, se non fosse stato per Voldemort, sarebbe cresciuto e avrebbe trascorso le vacanze scolastiche. Avrebbe potuto invitare degli amici a casa... forse avrebbe avuto fratelli e sorelle... sarebbe stata sua madre a preparargli la torta per i diciassette anni. La vita che aveva perduto non gli era mai sembrata reale come adesso che stava per vedere il posto nel quale gli era stata sottratta. Dopo che Hermione fu andata a dormire, Harry sfilò piano il suo zaino dalla borsetta e prese l'album di fotografie che Hagrid gli aveva regalato tanto tempo prima. Da mesi non guardava i Ritratti dei genitori, che gli sorridevano e lo salutavano con la mano dalle foto: di loro non gli restava altro.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Luna aveva affrescato il soffitto della sua stanza con cinque Ritratti, dipinti con cura e talento: Harry, Ron, Hermione, Ginny e Neville. Non si muovevano come quelli di Hogwarts, ma possedevano comunque una certa magia: pareva che respirassero. Attorno ai volti s'intrecciavano quelle che a prima vista sembravano sottili catene d'oro, ma guardando meglio Harry si rese conto che si trattava di una sola parola, ripetuta un migliaio di volte in vernice dorata: amici... amici... amici...
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Harry e gli altri salirono i larghi gradini di pietra a suon di spinte e calci ed entrarono nell'ingresso tappezzato di Ritratti.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Il salotto era accecante dopo tutto quel buio; anche con gli occhi semichiusi Harry si rese conto della vastità della stanza. Un lampadario di cristallo pendeva dal soffitto, altri Ritratti erano allineati sulle pareti viola scuro. Due figure si alzarono dalle poltrone davanti a un camino di marmo
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Lei sorrise, si voltò e se ne andò, non come le altre persone nei Ritratti, dal lato della cornice, ma in quello che sembrava un lungo tunnel dipinto dietro di lei. Guardarono la sua figura sottile allontanarsi, inghiottita dall'oscurità.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Harry ormai sapeva dove andare: partì di corsa, con Hagrid e Thor che gli galoppavano dietro. Passarono davanti a una serie di Ritratti e le figure dipinte corsero con loro, maghi e streghe con gorgiere e calzabrache, armature e mantelli, si stipavano nelle tele altrui, urlando notizie raccolte in altre parti del castello. Quando arrivarono alla fine di quel corridoio, l'intero edificio tremò e Harry capì, vedendo esplodere un vaso gigantesco sul suo piedistallo, che era preda di incantesimi più sinistri di quelli degli insegnanti e dell'Ordine.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Scesero di corsa un'altra scala e finirono in un corridoio affollato di duellanti. I Ritratti ai due lati erano stipati di figure che urlavano consigli e incoraggiamenti, mentre i Mangiamorte, mascherati e no, lottavano contro studenti e insegnanti. Dean si era procurato una bacchetta, perché era alle prese con Dolohov, mentre Calì fronteggiava Travers. Harry, Ron e Hermione alzarono subito le bacchette, pronti ad aiutarli, ma i duelli erano così rapidi che rischiavano di colpire un amico. Rimasero all'erta, aspettando l'occasione per intervenire, quando sentirono un altissimo wiiiiiiiiiii! Harry alzò lo sguardo e vide Pix sfrecciare in alto scagliando baccelli di Pugnacio: i Mangiamorte si ritrovarono con la testa in un groviglio di tuberi verdi che si contorcevano come grassi vermi.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    cambiato. I Ritratti appesi alle pareti erano vuoti. Non un solo preside era rimasto; evidentemente erano corsi tutti via, attraverso i quadri che tappezzavano il castello, per assistere da vicino agli eventi.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Se solo fosse successo quella notte d'estate che era uscito per l'ultima volta dal numero quattro di Privet Drive, quando invece la nobile bacchetta di piuma di fenice l'aveva salvato! Se avesse potuto morire come Edvige, così in fretta da non rendersene conto! Se si fosse potuto gettare davanti a una bacchetta per salvare una persona amata... invidiava perfino la morte dei suoi genitori. Quella passeggiata a sangue freddo verso la propria fine avrebbe richiesto un altro genere di coraggio. Sentì le dita tremare e fece uno sforzo per controllarle, anche se nessuno poteva vederlo; i Ritratti alle pareti erano vuoti.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il castello era deserto. Si sentì come uno spettro ad attraversarlo da solo, come se fosse già morto. Le cornici dei Ritratti erano ancora vuote; ovunque aleggiava una calma inquietante, come se tutta la linfa vitale rimasta
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Ma erano applausi. Dalle pareti, i Presidi di Hogwarts in piedi nei loro Ritratti gli battevano le mani; agitavano i cappelli e in qualche caso le parrucche, si sporgevano dalle cornici per felicitarsi a vicenda, saltavano sulle poltrone; Dilys Derwent singhiozzava senza pudore, Dexter Fortebraccio sventolava il cornetto acustico; e Phineas Nigellus gridò con la sua voce acuta ed esile: «Vorrei rimarcare che la Casa di Serpeverde ha fatto la sua parte! Che il nostro contributo non sia dimenticato!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Infine Harry alzò le mani e i Ritratti caddero in un rispettoso silenzio, sorridendo e asciugandosi gli occhi, aspettando con trepidazione che parlasse. Lui tuttavia si rivolse a Silente e scelse le parole con grande attenzione. Sfinito com'era, con gli occhi gonfi e arrossati, doveva fare un ultimo sforzo, chiedere un ultimo consiglio.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Mio caro ragazzo, lo sono» rispose Silente, mentre gli altri Ritratti mostravano confusione e curiosità. «Una saggia, coraggiosa decisione, ma è esattamente quello che mi aspettavo da te. Qualcun altro sa dove è caduta?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    [13] [Le fotografie e i Ritratti dei maghi si muovono e (nel caso dei dipinti) parlano come i loro soggetti. Altri rari oggetti, come lo Specchio delle Brame, possono mostrare più che un'immagine statica di una persona cara defunta. I fantasmi sono versioni trasparenti, mobili, parlanti e pensanti di maghi e streghe che, per qualsiasi ragione, hanno preferito restare sulla terra. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)