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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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Ricerca di Tom e di Tom (barista)


   La notte avanzava e la tempesta infuriava sempre più feroce. Harry non riusciva a dormire. Scosso da brividi, si rigirava alla ricerca di una posizione comoda, con lo sTomaco che gli gorgogliava per la fame. Il russare di Dudley era soffocato dal cupo rumore del tuono che iniziò attorno a mezzanotte. Il quadrante luminoso dell'orologio di Dudley, che pendeva oltre il bordo del divano al suo polso grassoccio, informò Harry che avrebbe compiuto undici anni di lì a dieci minuti. Restò sdraiato a guardare il suo compleanno avvicinarsi a ogni ticchettio, a chiedersi se i Dursley se ne sarebbero ricordati, a domandarsi dove fosse adesso l'autore delle lettere.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts’ disse il gigante dando una grossa pacca con la manona sulla spalla di Harry, al quale si piegarono le ginocchia.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry, che aveva lo sTomaco chiuso per l'emozione, si accorse che Ron era pallido, sotto le lentiggini. Infilarono nelle tasche gli ultimi dolci rimasti e si unirono alla calca che affollava il corridoio.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Su per le scale esterne, su per la scala di marmo, e la professoressa Mcgranitt non gli aveva ancora detto una parola. Spalancava le porte con violenza e correva per i corridoi, con lui che le trotterellava dietro disperato. Forse lo stava accompagnando da Silente. Pensò a Hagrid, che era stato espulso, ma che poi aveva avuto il permesso di rimanere come guardiacaccia. Forse avrebbe potuto fargli da assistente. Sentì lo sTomaco che gli si torceva a quella prospettiva: vedere Ron e gli altri diventare maghi, e lui lì, in giro per il castello, a far da galoppino a Hagrid.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry stava scendendo in picchiata verso terra quando gli spettatori lo videro mettersi una mano a coppa sulla bocca come se stesse per dare di sTomaco: cadde carponi sul terreno di gioco, tossì... e qualcosa di dorato gli cadde in mano.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)


   Harry aveva lo sTomaco chiuso. Aveva conosciuto i suoi genitori e quella notte li avrebbe rivisti. Di Flamel si era quasi dimenticato. Non sembrava più tanto interessante. Che cosa gliene importava di quel che custodiva il cane? Che cosa gliene importava, in fondo, se Piton lo rubava?
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Hermione si divertiva sempre a rivedere gli esercizi dopo l'esame, ma Ron le disse che gli faceva venire mal di sTomaco, e così si diressero verso il laghetto e si stesero comodamente sotto un albero. I gemelli Weasley e Lee Jordan stavano facendo il solletico ai tentacoli di un calamaro gigante che si crogiolava nell'acqua tiepida e poco profonda.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    Hogwarts gli mancava così tanto che era come avere costantemente mal di sTomaco. Gli mancava il castello con i suoi passaggi segreti e i suoi fantasmi, le lezioni (anche se magari non quelle di Piton, il professore di Pozioni), la posta consegnata via gufo, i banchetti nella Sala Grande, i sonni nel suo letto a baldacchino nel dormitorio della torre, le visitine al guardiacaccia Hagrid nella capanna vicino alla foresta proibita, e soprattutto il Quidditch, lo sport più popolare nel mondo dei maghi (sei alti pali alle porte, quattro palle volanti e quattordici giocatori a cavallo di un manico di scopa).
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Con la bocca secca, lo sTomaco stretto, Harry si precipitò dietro di lui, cercando di non far rumore. Saltò a pie’ pari gli ultimi sei gradini, atterrò come un gatto sul tappeto dell’ingresso e si guardò intorno in cerca dell’elfo. Dal salotto, udiva la voce di zio Vernon che diceva: «…signor Mason, racconti a Petunia quella buffissima storiella degli idraulici americani… lei muore dalla voglia di sentirla…»
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    La gattaiola cigolò e apparve la mano di zia Petunia, che introdusse nella stanza una ciotola di minestra in scatola. Harry, che aveva mal di sTomaco per la fame, saltò dal letto e l’afferrò. La zuppa era gelata, ma lui ne trangugiò la metà in un sol sorso. Poi si avvicinò alla gabbia di Edvige e versò nella sua mangiatoia vuota le verdure mollicce che galleggiavano sul fondo della ciotola. Lei arruffò tutte le penne e gli lanciò un’occhiata di profondo disgusto.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Il buio invadeva la stanza. Sfinito, con lo sTomaco che brontolava, la mente che si arrovellava intorno alle stesse domande senza risposta, Harry cadde in un sonno agitato.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi lo lasciò senza fiato. Ron si sporgeva fuori dal finestrino posteriore di una vecchia auTomobile color turchese, parcheggiata a mezz’aria. E dai sedili anteriori i gemelli Fred e George, i fratelli maggiori di Ron, guardavano Harry sorridendo.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry indietreggiò nell’ombra accanto a Edvige, che sembrava essersi resa conto dell’importanza di quel che stava accadendo e rimaneva immobile e silenziosa. Il motore girava sempre più forte e d’un tratto, con uno schianto, le sbarre si staccarono e l’auTomobile schizzò in avanti. Harry corse di nuovo alla finestra: l’inferriata penzolava a qualche metro da terra. Ansimando, Ron la caricò in macchina. Harry tendeva l’orecchio, ma dalla stanza da letto dei Dursley non giungeva alcun rumore.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry e George dettero una spallata al baule, che cadde sul sedile posteriore dell’auTomobile.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Ma i tre fratelli Weasley diedero uno strattone violentissimo e la gamba di Harry sfuggi alla presa di zio Vernon. Non appena Harry fu nell’auTomobile ed ebbe chiuso la portiera, Ron gridò: «Via a tutto gas, Fred!» e la macchina balzò d’un colpo verso la luna.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)


    L’auTomobile continuava ad abbassarsi. Ora, attraverso gli alberi, brillava il contorno di un sole rosso vivo.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «COME LE AUTomOBILI, PER ESEMPIO?»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Proprio così, macchine, Arthur» replicò la signora Weasley con gli occhi dardeggianti. «Immagina un mago che compra una vecchia auTomobile arrugginita e dice alla moglie che vuole solo smontarla per vedere come funziona, mentre in realtà intende fare un incantesimo per farla volare».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Ebbe la sensazione di essere risucchiato in un gigantesco imbuto. Gli sembrò di girare vorticosamente… il rombo nelle orecchie era assordante… Cercò di tenere gli occhi aperti, ma il turbinio delle fiamme verdi lo faceva sentir male… Qualcosa di duro gli colpì il gomito, e lui se lo strinse al corpo, continuando a roteare… Poi gli parve che delle mani gelide lo stessero schiaffeggiando… Socchiuse gli occhi e attraverso gli occhiali vide una fila confusa di camini, con dietro delle stanze… 1 panini al prosciutto gli ballavano nello sTomaco… Chiuse gli occhi, desiderando per l’ennesima volta di fermarsi e poi… cadde a faccia in giù su una fredda pietra e senti gli occhiali andare in frantumi.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry alzò gli occhi sul gigantesco orologio con una sensazione dolorosa alla bocca dello sTomaco. Dieci secondi… nove secondi…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Controllarono regolarmente il percorso del treno, mentre volavano sempre più a nord, e ogni immersione sotto le nuvole mostrava loro un paesaggio diverso. A Londra, che fu ben presto lontana, si sostituirono i contorni nitidi dei campi verdi, che si avvicendavano alla brughiera selvaggia color violaceo, ai villaggi dalle chiese piccole come giocattoli, e alla vista di una grande città brulicante di auTomobili, come tante formiche dai mille colori.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ron sussultò guardando attraverso il parabrezza e Harry si voltò appena in tempo per vedere un ramo grosso quanto un pitone che si abbatteva sull’auto. L’albero contro cui si erano schiantati era partito all’attacco. Aveva il tronco piegato in due e i suoi rami nodosi percuotevano ogni centimetro quadrato dell’auTomobile.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Ma l’auto era giunta ormai allo stremo. Con due schiocchi le portiere si spalancarono e Harry sentì che il suo sedile veniva sbalzato di lato. Poi non seppe più niente fino a quando si ritrovò sdraiato sul terreno umido. Alcuni tonfi sordi gli fecero capire che l’auTomobile stava sputando dal bagagliaio le loro cose; la gabbia di Edvige volò in aria e si spalancò; l’uccello ne uscì emettendo un grido stridulo e arrabbiato e volò via verso il castello senza voltarsi indietro. Poi, tutta ammaccata, scorticata e fumante, l’auTomobile si immerse rombando nell’oscurità, con le luci posteriori che lampeggiavano di collera.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Siete stati visti!» sibilò Piton mostrandogli il titolo di testa: UNA FORD ANGLIA VOLANTE SCONCERTA I BABBANI. Cominciò a leggere ad alta voce: «’Due Babbani, a Londra, affermano di aver visto una vecchia auTomobile volare sopra la torre dell’ufficio postale… a mezzogiorno, a Norfolk, la signora Hetty Bayliss, mentre stava stendendo il bucato… il signor Angus Fleet, di Peebles, ha riferito alla polizia…’ sei o sette Babbani in tutto. Sbaglio o tuo padre lavora nell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani?» chiese alzando lo sguardo su Ron con un sorriso ancor più maligno. «Per tutti i gargoyle… proprio suo figlio…»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry ebbe come la sensazione di essere stato colpito allo sTomaco da uno dei rami più grossi dell’albero impazzito. Se qualcuno scopriva che il signor Weasley aveva stregato l’auTomobile… a questo non aveva pensato…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)


    Se avesse gridato sarebbe stato meglio. Harry non sopportava la delusione che si avvertiva nella sua voce. Per qualche ragione non riuscì a guardarlo negli occhi e quindi parlò fissando le sue ginocchia. Gli disse tutto, tranne il fatto che il signor Weasley possedeva un’auto stregata, facendo sembrare che a lui e a Ron era capitato per caso di trovare un’auto volante, parcheggiata fuori della stazione. Sapeva che Silente non l’avrebbe bevuta, ma il preside non fece domande sull’auTomobile. Quando Harry ebbe terminato il racconto continuò semplicemente a guardarli attraverso gli occhiali.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Harry non aveva la minima idea di che cosa volesse dire. Stava per aprire bocca, ma Allock proseguì: «Non sono mai rimasto tanto scioccato. Far volare un’auTomobile fino a Hogwarts! Be’, naturalmente ho capito subito perché l’avevi fatto. Era lampante. Harry, Harry, Harry».
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Harry, Harry, Harry» ripeté Allock allungando un braccio e passandoglielo intorno alle spalle. «Io ti capisco. È naturale voler riassaporare una cosa che si è gustata per la prima volta… e io devo rimproverarmi per esserne stato la causa, perché dovevo prevedere che ti avrebbe dato alla testa… Ma vedi, giovanotto, non puoi cominciare a far volare le auTomobili per cercare di farti notare. Ti devi calmare, d’accordo? Avrai tutto il tempo per farlo quando sarai più grande. Sì, sì, lo so cosa stai pensando! ‘Fa presto a parlare lui che è già un mago famoso in tutto il mondo!’ Ma quando avevo dodici anni non ero proprio nessuno, come te adesso. Anzi, direi che ero ancor meno che nessuno! Voglio dire che qualcuno ha già sentito parlare di te, non è così? Tutte quelle storie a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!» Lanciò un’occhiata alla cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. «Lo so, lo so che non è piacevole come vincere cinque volte di fila il Premio per il Sorriso-Più-Affascinante indetto dal Settimanale delle Streghe, come è successo a me… ma è comunque un modo per iniziare, Harry, è un modo per iniziare».
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Uno scoppio tremendo risuonò per tutto lo stadio: un fascio di luce verde uscì dalla parte sbagliata della bacchetta di Ron, lo colpì allo sTomaco e lo scaraventò a terra.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Dall’altra parte del sotterraneo c’era un lungo tavolo, anch’esso coperto di velluto nero. Si avvicinarono entusiasti, ma si fermarono di botto, inorriditi. L’odore era assolutamente disgustoso. Grandi pesci putridi erano stati disposti su bei vassoi d’argento; torte bruciate, nere come il carbone, erano ammonticchiate su altri piatti da portata; c’erano poi una zuppiera di frattaglie verminose, una forma di formaggio coperto di uno spesso strato di muffa verde e pelosa e, al posto d’onore, un’enorme torta grigia a forma di pietra Tombale su cui, tracciata con glassa color catrame, c’era la seguente iscrizione:
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Gli venne un crampo allo sTomaco. «Sta per ammazzare qualcuno!» gridò, e ignorando le facce stupefatte di Ron e di Hermione salì a tre alla volta i gradini dell’ultima rampa di scale, cercando di ascoltare al di sopra del rumore dei suoi passi.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Non avevamo fame» spiegò Ron, con lo sTomaco che brontolava.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Hermione annuiva calorosamente, ma Harry taceva. Gli si era chiuso lo sTomaco, ed era una sensazione decisamente sgradevole.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Che sono l’erede di Serpeverde, immagino» rispose Harry con lo sTomaco che gli si era chiuso ancora di più al ricordo improvviso di come era scappato Justin Finch-Fletchley quando lo aveva incontrato.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Hermione aprì cautamente il Tomo e tutti e tre si chinarono sulle pagine macchiate di umidità. Bastò un’occhiata per capire perché venisse custodito nel Reparto Proibito. Alcune pozioni avevano effetti raccapriccianti soltanto a pensarli e c’erano alcune illustrazioni molto sgradevoli, tra cui quella di un uomo che sembrava fosse stato rivoltato come un guanto, e di una strega sulla cui testa spuntavano numerose paia di braccia.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)


    Harry si sentì come se gli avessero dato un pugno nello sTomaco. Lentamente e con grande cautela, si sollevò di qualche centimetro per vedere la statua. Un raggio di luna batteva sul suo viso immobile.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Harry si mosse auTomaticamente verso Hermione.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Un fascio di luce argentata colpì allo sTomaco Malfoy, che si piegò in due con un gemito.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Si voltò per guardare cosa fosse e si sentì un vuoto allo sTomaco.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Gli altri regali di Natale furono molto più gratificanti. Da Hagrid ricevette una grossa scatola di caramelle mou, che Harry mise ad ammorbidire davanti al fuoco; Ron gli aveva regalato un libro intitolato I Magnifici Sette, pieno di aneddoti interessanti sulla sua squadra del cuore; Hermione gli aveva comperato una lussuosa penna d’aquila. Nell’ultimo pacco Harry trovò un altro dei famosi maglioni fatti a mano dalla signora Weasley e un grosso ciambellone. Mentre sistemava il suo bigliettino di auguri fu assalito di nuovo dai sensi di colpa al pensiero dell’auTomobile del signor Weasley, che da quando era andata a schiantarsi contro il Platano Picchiatore non s’era vista più, e di tutto quel po’ po’ di regole che lui e Ron stavano organizzando di infrangere.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Immediatamente sentì torcersi le budella come se avesse inghiottito dei serpenti vivi: piegato in due, si chiedeva quando avrebbe vomitato; poi si sentì bruciare tutto, dallo sTomaco fino alla punta delle dita delle mani e dei piedi. Un attimo dopo ebbe l’orribile sensazione di sciogliersi, come se tutta la pelle fosse fatta di cera bollente, e davanti agli occhi le mani crebbero, le dita s’ingrossarono, le unghie si allargarono e le nocche si gonfiarono come bulloni. Le spalle gli si stirarono dolorosamente e dal prurito sulla fronte capì che i capelli gli stavano crescendo quasi attaccati alle sopracciglia; il torace gli si allargò come un barile a cui saltassero i cerchioni, gli abiti si strapparono; aveva i piedi doloranti per via delle scarpe, che erano di quattro misure più piccole…
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Arthur Weasley, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, ha ricevuto oggi una multa di cinquanta Galeoni per aver stregato un’auTomobile dei Babbani.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Lucius Malfoy, membro del Consiglio di amministrazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove l’auTomobile stregata si è schiantata all’inizio di quest’anno, ha chiesto le dimissioni del signor Weasley.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Mal di sTomaco» grugnì lui.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Presto, una medicina per il mal di sTomaco!» grugnì Ron, e senza altre storie attraversarono di corsa la sala comune dei Serpeverde, si lanciarono contro la parete di pietra e attraversarono il passaggio segreto, sperando ardentemente che Malfoy non si fosse accorto di nulla. Harry rimpiccioliva e sentiva i piedi sciacquare dentro le enormi scarpe di Goyle e i vestiti ballargli addosso. Fecero di volata le scale verso la sala d’ingresso, che era avvolta nell’oscurità: dall’armadio dove erano rinchiusi Tiger e Goyle provenivano dei colpi soffocati. Lasciarono le scarpe fuori dall’armadio e, con i soli calzini ai piedi, fecero di corsa la scalinata di marmo, dritti al bagno di Mirtilla Malcontenta.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ma, decisamente, aveva detto la cosa sbagliata. Mirtilla si gonfiò tutta e strillò: «Molto bene! Allora facciamo che tutti tirino libri addosso a Mirtilla, tanto lei non sente dolore! Dieci punti se le attraversi lo sTomaco! Cinquanta se le attraversi la testa! Benone, ha, ha, ha! Ma che gioco divertente! Per tutti, tranne che per me!»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Salve, Harry Potter. Io mi chiamo Tom Riddle. Come sei venuto in possesso del mio diario?
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Mia madre è morta appena sono nato, signore. All’orfanotrofio mi hanno detto che visse appena quanto bastava a darmi il nome: Tom, come mio padre, e Orvoloson, come mio nonno».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Il fatto è, Tom» sospirò, «che si sarebbe anche potuto fare uno strappo alla regola per te, ma date le attuali circostanze…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Puoi andare, Tom…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Cosa fai in giro a quest’ora, Tom
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Tom, che ci sei venuto a fare quaggiù?»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    La prossima partita di Quidditch il Grifondoro l’avrebbe giocata contro i Tassorosso. Baston insisteva per allenare la squadra tutte le sere dopo cena, per cui Harry non aveva tempo per altro che non fossero il Quidditch e i compiti. Ma le sessioni di allenamento stavano migliorando, o quanTomeno si facevano più all’asciutto, e la sera della vigilia dell’incontro Harry salì nel suo dormitorio per posare il manico di scopa con la sensazione che le probabilità dei Grifondoro di vincere la coppa non erano mai state tanto alte.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Ma Harry lo ascoltava solo per metà. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Hermione, immobile sul letto dell’infermeria come una statua di pietra. Quanto a lui, se il colpevole non veniva preso in tempo, la prospettiva che gli si parava davanti era una vita intera con i Dursley. Tom Riddle aveva denunciato Hagrid perché anche lui, se la scuola avesse chiuso, avrebbe trascorso i suoi anni migliori in un orfanotrofio di Babbani. Ora Harry sapeva perfettamente come doveva essersi sentito.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Harry!» gridò Ron con la voce rotta dal sollievo. «Harry, è la nostra auTomobile!»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    L’auTomobile del signor Weasley era là, in uno spiazzo contornato da grossi alberi, sotto una volta di rami frondosi, vuota e con i fari accesi. Quando Ron fece per avvicinarsi, a bocca aperta per lo stupore, cominciò ad avanzare lentamente verso di lui, esattamente come un grosso cane color turchese che corra incontro al padrone.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Con la testa ciondoloni, Harry vide la cosa che lo aveva ghermito camminare su otto zampe lunghissime e pelose: le due anteriori lo tenevano stretto sotto un paio di chele nere e lucenti. Dietro di sé avvertiva la presenza di un’altra creatura simile, che doveva certamente trasportare Ron. Si stavano inoltrando sempre più nel folto della foresta. Harry sentiva Thor che lottava per liberarsi da un terzo mostro, abbaiando forte. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto gridare; gli sembrava che la sua voce fosse rimasta con l’auTomobile, nella radura.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Era l’auTomobile del signor Weasley che, rombando, scendeva lungo il pendio, a fari accesi e sirene spiegate, travolgendo i ragni al suo passaggio: molti caddero a terra riversi, e continuarono per un pezzo ad agitare in aria le zampe. Con uno stridore di freni l’auTomobile si fermò davanti a Harry e Ron e le portiere si spalancarono.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Prendi Thor!» gridò Harry tuffandosi sul sedile anteriore. Ron afferrò il cane per la pancia e lo lanciò, ululante, sul sedile posteriore. Le portiere sbatterono. Ron non toccò neanche l’acceleratore, ma il veicolo non aveva bisogno di lui. Parti con un rombo, urtando altri ragni. Risalirono il pendio a tutta velocità, uscirono dalla fossa e ben presto attraversarono la foresta, con i rami che sbattevano contro i finestrini. L’auTomobile, con grande sagacia, seguiva il percorso migliore, scegliendo i passaggi meno angusti, lungo un tragitto che aveva tutta l’aria di conoscere bene.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Poi la macchina inchiodò così all’improvviso che per poco i ragazzi non furono scaraventati contro il parabrezza. Erano arrivati al limitare della foresta. Thor, che non vedeva l’ora di scendere, si lanciava contro il finestrino e quando Harry aprì la portiera schizzò via attraverso gli alberi, verso la casa di Hagrid, con la coda tra le zampe. Uscì anche Harry e Ron, che sembrava aver recuperato l’uso degli arti, dopo un paio di minuti lo seguì con il collo ancora rigido e lo sguardo fisso. Harry diede un colpetto di gratitudine all’auTomobile mentre questa ingranava la marcia indietro e tornava a immergersi nella foresta.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ma nel tunnel regnava un silenzio di Tomba e il primo rumore inatteso che li fece sobbalzare fu un sonoro scricchiolio, perché Ron aveva pestato qualcosa che poi risultò essere il teschio di un topo. Harry abbassò la bacchetta per ispezionare il pavimento, dove vide una miriade di piccole ossa di animali. Sforzandosi in tutti i modi di non pensare all’aspetto che avrebbe potuto avere Ginny se l’avessero trovata, proseguì, superando una curva.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Tirò fuori la bacchetta magica e cominciò ad avanzare fra le colonne sinuose. L’eco dei suoi passi circospetti rimbalzava sulle pareti nere. Harry teneva gli occhi semichiusi, pronto a serrarli del tutto alla prima avvisaglia di movimento. Gli pareva che le orbite vuote dei serpenti di pietra lo seguissero. Più di una volta, con una stretta allo sTomaco, credette di vedere qualcosa muoversi nell’ombra.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Tom… Toni Riddle?»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Harry lo fissò. Tom Riddle aveva studiato a Hogwarts cinquant’anni prima, eppure eccolo lì, avvolto in un’aura misteriosa e opalescente: non poteva avere più di sedici anni.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Devi aiutarmi, Tom» disse sollevando di nuovo il capo di Ginny. «Dobbiamo portarla fuori di qui. C’è un Basilisco… Non so dove si trovi, ma potrebbe arrivare da un momento all’altro. Ti prego, aiutami!»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «È una gran noia dover stare a sentire gli sciocchi, piccoli turbamenti di una ragazzina di undici anni» proseguì. «Ma sono stato paziente. Le ho risposto, sono stato comprensivo, sono stato gentile. E adesso lei mi adora. ‘Nessuno mi ha mai capito come te, Tom… Sono così felice di avere questo diario a cui confidarmi… è come avere un amico da portare sempre con me in tasca…’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E invece sì» riprese Riddle con calma. «Naturalmente all’inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi potuto leggere le annotazioni che scriveva via via sul diario… Col tempo, sono diventate sempre più interessanti… ‘Caro Tom’ recitò fissando il volto inorridito di Harry ‘credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me… Oggi c’è stata un’altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo… Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Era la mia parola contro quella di Hagrid. Be’, puoi immaginare da te com’è rimasto il vecchio Armando Dippet. Da una parte Tom Riddle, povero in canna ma brillante, orfano ma così coraggioso, Prefetto della scuola, studente modello; dall’altra quel gran pasticcione confusionario di Hagrid, che si metteva nei guai una settimana sì e una no, che tentava di allevare cuccioli di lupi mannari sotto il letto, che sgattaiolava nella foresta proibita per combattere i troll. Ma devo ammettere che persino io sono rimasto sorpreso della riuscita del mio piano. Pensavo che qualcuno si sarebbe reso conto che l’Erede di Serpeverde non poteva assolutamente essere Hagrid. C’erano voluti a me cinque anni interi per scoprire quel che c’era da sapere sulla Camera dei Segreti e trovarne l’ingresso… figuriamoci se Hagrid poteva avere il cervello o il potere per farlo!
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Tom ORVOLOSON RIDDLE
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il corpo dell’uccello si librò con una straordinaria leggerezza e un attimo dopo, con un sibilo, ecco che risalivano in volo la tubatura. Harry sentì Allock, sospeso in aria sotto di lui, esclamare: «Straordinario! Straordinario! Sembra un’autentica magia!» L’aria frizzante sferzava i capelli di Harry. Non avevano fatto in tempo a godersi l’ascensore che era già finita. Tutti e quattro capiTombolarono sul pavimento bagnato del gabinetto di Mirtilla Malcontenta, e mentre Allock si raddrizzava il cappello, il sifone che nascondeva la tubatura tornò al suo posto.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Pochi sanno che una volta Voldemort si chiamava Tom Riddle. Io stesso sono stato uno dei suoi insegnanti, cinquant’anni fa, qui a Hogwarts. Dopo che ebbe lasciato la scuola scomparve… viaggiò per ogni dove… si immerse profondamente nelle Arti Oscure, si alleò con i peggiori della nostra specie, subì tali e tante trasformazioni pericolose e magiche, che quando ricomparve come Lord Voldemort era quasi irriconoscibile. Quasi nessuno lo collegò al ragazzo brillante e avvenente che un tempo era stato Caposcuola qui».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «E così hai conosciuto Tom Riddle» disse Silente pensieroso. «Immagino che fosse molto interessato a te…»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Appunto» disse Silente ancora una volta tutto raggiante. «Il che ti rende assai diverso da Tom Riddle. Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità». Harry sedeva immobile, esterrefatto. «Se vuoi una prova che appartieni al Grifondoro, ti consiglio di dare un’occhiata più da vicino a questo».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Era l'una di notte. Lo sTomaco di Harry fece un buffo sobbalzo. Aveva tredici anni già da un'ora, senza saperlo.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   È bellissimo qui in Egitto. Bill ci ha portati a vedere le Tombe e non ti immagini nemmeno tutte le maledizioni che quegli antichi maghi egizi ci hanno ficcato dentro. La mamma non ha voluto che Ginny mettesse piede nell'ultima. Era piena di scheletri mutanti, di Babbani che erano riusciti a entrare e gli erano cresciute delle teste in più e roba del genere.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Lo sTomaco ridotto a un nodo, Harry aprì la porta.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Dudley caracollò avanti, i capelli biondi incollati piatti sul testone, il cravattino appena visibile sotto molteplici strati di doppio mento. Zia Marge scagliò la valigia nello sTomaco di Harry, mozzandogli il respiro, sollevò da terra Dudley, lo strizzò forte con il braccio libero e gli stampò un grosso bacio sulla guancia.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Aah» disse zia Marge schioccando le labbra, e posò il bicchiere vuoto. «Che mangiata, Petunia. Di solito la sera mi faccio due cosette veloci, con dodici cani a cui badare...» Ruttò sonoramente e si batté il grosso sTomaco ricoperto di tweed. «Scusate. Ma mi piace vedere un ragazzo sano» riprese, strizzando l'occhio a Dudley. «Diventerai un bell'omone, Dudders, proprio come tuo padre. Sì, ancora un po' di brandy, Vernon... Ma quello lì...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Piegò il capo verso Harry, che si sentì stringere lo sTomaco. Il Manuale, pensò in fretta.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma zia Marge all'improvviso tacque. Per un attimo, fu come se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia inesprimibile, una rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo faccione rosso cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere e la sua bocca si stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo, parecchi bottoni saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava gonfiando come un pallone mostruoso, con lo sTomaco che esplodeva dalla gonna di tweed e le dita simili a salsicce.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry non sarebbe riuscito a dormire nemmeno se fosse stato a bordo di un autobus che non faceva bang e non andava a centocinquanta all'ora. Senti una stretta allo sTomaco mentre tornava a riflettere su quello che lo aspettava e a chiedersi se i Dursley erano riusciti a far scendere zia Marge dal soffitto.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Caramell premette più forte la spalla di Harry, pilotandolo dentro il pub. Una sagoma curva che reggeva una lanterna apparve da dietro il bancone. Era Tom, l'avvizzito, sdentato proprietario del locale.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «L'ha trovato, Ministro!» disse Tom. «Qualcosa da bere? Birra? Brandy?»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Un salottino privato, Tom, per favore» disse Caramell con uno sguardo eloquente.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Addio». Harry salutò Stan ed Ernie in tono sconsolato, mentre Tom indicava a Caramell il corridoio dietro il bancone.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Caramell guidò Harry lungo lo stretto corridoio, e seguendo la lanterna si ritrovarono in un salottino. Tom schioccò le dita, il fuoco si accese nella stufa, e l'oste usci con un profondo inchino.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Tom ricomparve con un grembiule infilato sulla camicia da notte: portava un vassoio con tè e tartine. Lo posò sul tavolo tra Caramell e Harry e uscì dal salottino, richiudendosi la porta alle spalle.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Bene, allora qual è il problema?» disse Caramell sollevato. «Mangia una tartina, Harry, io vado a vedere se Tom ha una camera libera per te».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Caramell tornò, accompagnato da Tom il locandiere.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   te le sere prima che faccia buio. Sono certo che capirai. Tom ti terrà d'occhio per conto mio».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   E con un ultimo sorriso e un'ultima stretta di mano, Caramell uscì dalla stanza. Tom si avvicinò con un ampio sorriso.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry seguì Tom su per una bella scala di legno fino a una porta con il numero 11 in cifre d'ottone. Tom l'aprì con la chiave.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «Gran bella civetta» disse Tom ridendo. «È arrivata cinque minuti prima di lei. Se ha bisogno di qualcosa, signor Potter, non esiti a chiederla».
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   La cena fu molto piacevole. Tom l'oste unì tre tavoli nel salottino e i sette Weasley, Harry e Hermione consumarono insieme cinque deliziose portate.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   La mattina dopo, Tom svegliò Harry, con il suo solito sorriso sdentato e una tazza di tè. Harry si vestì e stava convincendo una riottosa Edvige a tornare dentro la gabbia quando Ron entrò nella sua camera sbattendo la porta, con una felpa infilata a metà e l'aria irritabile.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   In piedi sulla soglia, illuminata dalle fiammelle danzanti nella mano di Lupin, c'era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio. Gli occhi di Harry sfrecciarono in basso, e quello che vide gli diede una stretta allo sTomaco. Una mano spuntava dal mantello, ed era scintillante, grigiastra, viscida e rugosa, come una cosa morta rimasta troppo a lungo nell'acqua...
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Sono di guardia a tutti gli ingressi» riprese Silente, «e finché rimarranno con noi, voglio che sia chiaro che nessuno deve allontanarsi da scuola senza permesso. I Dissennatori non devono essere presi in giro con trucchi o travestimenti, né tanTomeno coi Mantelli dell'Invisibilità» aggiunse in tono neutro, e Harry e Ron si scambiarono un'occhiata. «Non fa parte della natura di un Dissennatore comprendere eventuali scuse o suppliche. Di conseguenza vi metto in guardia tutti quanti: non date loro motivo di farvi del male. Conto sui Prefetti, e sui nuovi Capiscuola, perché facciano in modo che nessuno entri in conflitto con i Dissennatori» disse.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Harry sentì una stretta allo sTomaco. Quel cane sulla copertina di Presagi di Morte al Ghirigoro, il cane nella penombra in Magnolia Crescent... an
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   ciate rivolte verso di lui. Fu come se il suo petto si riempisse di acqua gelata, che gli perforava lo sTomaco. E poi lo udì di nuovo... qualcuno gridava, gridava dentro la sua testa... una donna...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   C'erano scaffali su scaffali di dolci e caramelle, i più deliziosi che sì potessero immaginare. Blocchi di torrone cremoso, quadretti rosa lucenti coperti di glassa al cocco, mou color del miele; centinaia di tipi diversi di cioccolato disposti in pile ordinate: c'era un barile di Gelatine Tuttigusti + 1, e un altro di Api Frizzole. le palline di sorbetto levitante di cui aveva parlato Roti; lungo un'altra parete c'erano le caramelle Effetti Speciali; la SuperPallaGomma di Drooble (che riempiva una stanza di palloni color genziana che si rifiutavano di scoppiare per giorni interi), i curiosi frammenti di Fildimenta Interdentali, le minuscole Piperille nere («sputate fuoco davanti ai vostri amici!»), I Topoghiacci («per far squittire i vostri denti!»), i Rospi alla Menta («saltano nello sTomaco come se fossero veri!»), fragili piume di zucchero filato e bonbon esplosivi.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Harry non era riuscito a dormire fino all'alba. Al risveglio aveva trovato il dormitorio deserto, si era vestito ed era sceso in una sala comune completamente vuota, tranne che per Ron, che stava mangiando un Rospo alla Menta e si massaggiava lo sTomaco, e Hermione, che aveva sparpagliato libri e quaderni su tre tavoli.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Va bene» disse, cercando di richiamare alla mente con più precisione che poteva la meravigliosa sensazione del volo avvertita nello sTomaco.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Uscirono in campo, accolti da un tumultuoso applauso. La squadra di Corvonero, vestita di blu, era già schierata a metà campo. Il loro Cercatore, Cho Chang, era l'unica ragazza della squadra. Era più bassa di Harry di almeno tutta la testa, e Harry non poté fare a meno di notare, pur teso com'era, che era molto carina. Lei sorrise a Harry mentre le squadre si fronteggiavano dietro i loro capitani, e lui avvertì una lieve stretta dalle parti dello sTomaco, una cosa che non aveva nulla a che fare con i nervi.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Malfoy avrebbe creduto a quello che aveva visto? Qualcuno avrebbe creduto a Malfoy? Nessuno sapeva del Mantello dell'Invisibilità, nessuno tranne Silente. A Harry si rovesciò lo sTomaco: Silente avrebbe capito su
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   con Ron e Hermione, in disparte, e cercava di non pensare al giorno dopo, perché tutte le volte che ci pensava aveva l'orribile sensazione che qualcosa di molto grosso lottasse per uscire dal suo sTomaco.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Sì...» disse Harry, lo sTomaco contratto.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   intorno, le mazze levate, in caso che un Serpeverde meditasse vendetta. Bole e Derrick approfittarono dell'assenza di Fred e George per sparare entrambi i Bolidi contro Baston; lo colpirono allo sTomaco, uno dopo l'altro, e Baston rotolò nell'aria, stretto alla scopa, col fiato mozzo.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Harry si sentì lo sTomaco a pezzi.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «Ne sarà felice» disse Lupin freddamente. «Ha assegnato quel tema nella speranza che qualcuno capisse che cosa significavano i miei sinTomi. Hai controllato il calendario lunare e hai capito che ero sempre ammalato quando c'era la luna piena? O hai capito che il Molliccio si trasformava nella luna quando mi vedeva?»
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Qualcosa parve esplodere in fondo allo sTomaco di Harry.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   Ci fu una pausa. La mente di Harry parve muoversi un po' più rapida, e in fondo allo sTomaco il ragazzo avvertì una sensazione strana, come un morso...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Non appena Macnair Toma con i Dissennatori. Tutta questa faccenda di Black è stata molto imbarazzante. Non vedo l'ora di informare La Gazzetta del Profeta che finalmente l'abbiamo preso... Credo che vorranno intervistarla, Piton... e una volta che il giovane Harry sarà tornato in sé, mi aspetto che racconti alla Gazzetta come lei l'ha salvato, con tutti i particolari...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    Fu chiamata la polizia, e tutta quanta Little Hangleton si crogiolò in una curiosità atterrita e in una malcelata eccitazione. Nessuno si sforzò di fingersi addolorato per i Riddle, che erano stati assolutamente impopolari. Gli anziani signori Riddle, marito e moglie, erano ricchi, snob e sgarbati, e il loro figlio ormai adulto, Tom, era anche peggio. Tutto quello che importava agli abitanti era l’identità dell’assassino: chiaramente, tre persone in apparenza sane non morivano di colpo per cause naturali nella stessa notte.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Poiché non c’erano prove che i Riddle fossero stati assassinati, la polizia fu costretta a rilasciare Frank. I Riddle furono sepolti nel cimitero di Little Hangleton, e le loro Tombe furono per un po’ oggetto di curiosità. Con sorpresa di tutti, e in una nube di sospetto, Frank Bryce tornò nella sua casetta sulla proprietà dei Riddle.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    L’immagine di una stanza nell’oscurità affiorò nella sua mente… c’era un serpente su un tappeto… un ometto di nome Peter, detto Codaliscia… e una voce fredda, acuta… la voce di Voldemort. Il solo pensiero fece sentire Harry come se un cubetto di ghiaccio gli fosse scivolato nello sTomaco…
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Decisamente, quello sarebbe stato il consiglio di Hermione: andar dritto dal Preside di Hogwarts, e nel frattempo consultare un libro. Harry guardò fuori dalla finestra, verso il cielo nero d’inchiostro. Dubitava alquanto che un libro lo potesse aiutare. Per quanto ne sapeva, era l’unico essere vivente sopravvissuto a una maledizione come quella di Voldemort; era altamente improbabile, quindi, trovare i suoi sinTomi elencati in Comuni Disturbi e Malanni Magici. Quanto a informare il direttore, Harry non aveva idea di dove andasse Silente durante le vacanze estive. Si divertì per un attimo a immaginarlo, la lunga barba argentea, il mantello lungo da mago e il cappello a punta, disteso su una spiaggia, a spalmarsi l’abbronzante sul lungo naso adunco. Ovunque si trovasse Silente, Harry era certo che Edvige sarebbe stata in grado di trovarlo; la civetta di Harry fino ad allora non aveva mai mancato di consegnare una lettera a chicchessia, anche senza indirizzo. Ma che cosa avrebbe scritto?
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    «È stato un problema organizzativo cruciale» sospirò il signor Weasley. «Il guaio è che alla Coppa del Mondo arrivano qualcosa come cenTomila maghi, e naturalmente non abbiamo un sito magico abbastanza grande da accoglierli tutti. Ci sono luoghi in cui i Babbani non possono entrare, ma prova a immaginare di stipare cenTomila maghi a Diagon Alley o sul binario nove e tre quarti. Così abbiamo dovuto trovare una bella landa deserta e mettere in atto tutte le precauzioni anti-Babbani possibili. L’intero Ministero ci ha lavorato per mesi. Prima di tutto, naturalmente, bisogna scaglionare gli arrivi. Quelli con i biglietti più a buon mercato devono arrivare con due settimane d’anticipo. Un numero limitato usa mezzi di trasporto babbani, ma gli altri non possono affollare i loro pullman e treni: ricorda che i maghi arrivano da tutto il mondo. Alcuni si Materializzano, naturalmente, ma dobbiamo trovare dei luoghi sicuri per la loro Materializzazione, a distanza di sicurezza dai Babbani. Credo che per questo ci sia un bosco comodo. Per quelli che non vogliono o non possono Materializzarsi, ci sono le Passaporte, oggetti che servono a trasportare i maghi da un posto all’altro in un orario prestabilito. Si possono organizzare gruppi numerosi, se occorre. Ci sono duecento Passaporte disposte in punti strategici in tutta la Gran Bretagna, e la più vicina a noi è in cima al Col dell’Ermellino, ed è lì che siamo diretti».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ha cenTomila posti» disse il signor Weasley, intercettando l’aria sbalordita di Harry. «Una task force del Ministero, cinquecento persone, ci ha lavorato per un anno. Incantesimi Respingi-Babbani dappertutto. Tutte le volte che i Babbani ci si avvicinavano, gli venivano in mente certi appuntamenti importanti a cui non potevano mancare e filavano via, benedetti loro» aggiunse con calore, guidandoli verso l’ingresso più vicino, che era già circondato da uno sciame di streghe e maghi urlanti.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    CenTomila maghi e streghe prendevano posto sui sedili che si elevavano a strati sul lungo campo ovale. Tutto era pervaso da una misteriosa luce dorata che sembrava emanare dallo stadio stesso. Da lassù, il campo sembrava liscio come velluto. Alle due estremità del campo c’erano tre cerchi d’oro a quindici metri di altezza; proprio di fronte a loro, quasi al livello dello sguardo di Harry, c’era un tabellone gigantesco. Una grafia d’oro continuava a sfrecciare su di esso come se la mano di un gigante invisibile lo scarabocchiasse e poi cancellasse tutto; guardandolo, Harry vide che sparava messaggi pubblicitari per tutto il campo.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    CenTomila maghi e streghe trattennero il respiro mentre i due Cercatori, Krum e Lynch, precipitavano in mezzo ai Cacciatori, così rapidi che parve che si fossero appena lanciati da un aereo senza paracadute. Harry seguì la loro discesa con l’Omniocolo, strizzando gli occhi per vedere dov’era il Boccino…
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Nel letto sopra quello di Ron, Harry rimase sveglio a fissare il soffitto di tela, da cui trapelava ogni tanto il bagliore di un’occasionale lanterna di Lepricani, e rivivendo nel pensiero alcune delle più spettacolari azioni di Krum. Moriva dalla voglia di tornare a cavallo della sua Firebolt e provare la Finta Wronsky… con tutti i suoi schemi contorti Oliver Baston non era mai riuscito a spiegare per bene come fare quell’azione… Harry si vide vestito di abiti con il suo nome ricamato sulla schiena, e immaginò la sensazione che si doveva provare ascoltando il ruggito di una folla di cenTomila persone, mentre la voce di Ludo Bagman echeggiava per tutto lo stadio: «Ecco a voi… Potter!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Sì, lo so» disse Harry, ma una morsa gli serrava lo sTomaco mentre scrutava fuori dalla finestra il cielo del tutto privo di Edvige.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Oh, muovetevi» gemette Ron massaggiandosi lo sTomaco.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Sopra di loro si udì un improvviso fruscio, e un centinaio di gufi planarono dalle finestre aperte, carichi della posta del mattino. D’istinto Harry guardò in su, ma non c’era traccia di qualcosa di bianco nella massa di bruno e grigio. I gufi volteggiarono sui tavoli, cercando i destinatari delle lettere e dei pacchi. Un grosso allocco calò su Neville Paciock e gli depositò in grembo un pacchetto: Neville si dimenticava quasi sempre di mettere in valigia qualcosa. All’altro capo della Sala, il barbagianni di Draco Malfoy era atterrato sulla sua spalla, portando da casa quella che sembrava la consueta scorta di caramelle e dolci. Cercando di nascondere la delusione che gli attanagliava lo sTomaco, Harry tornò al suo porridge. Possibile che fosse successo qualcosa a Edvige, e che Sirius non avesse nemmeno ricevuto la sua lettera?
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Lei gli becchettò il dito, forse un po’ più forte di come avrebbe fatto normalmente, ma comunque cantò dolcemente, in tono rassicurante. Poi spalancò le ali e decollò verso il sole che sorgeva. Harry la guardò sparire avvertendo nello sTomaco la familiare sensazione di disagio. Era stato così sicuro, prima, che la risposta di Sirius avrebbe alleviato le sue preoccupazioni invece di aggravarle.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    AuTomaticamente, così parve, Silente tese la lunga mano e afferrò la pergamena. La allontanò da sé e lesse il nome. Per un lunghissimo istante, Silente fissò il foglietto, e tutta la Sala fissò Silente. Poi il Preside si schiarì la voce e lesse:
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Nel dirlo, il suo sTomaco fu invaso da un’ondata di panico purissimo. Non lo disse; lui e Hermione non avevano discusso molto di ciò che lo aspettava; Harry aveva la sensazione che lei non volesse pensarci.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Un istante dopo l’elfo urlatore gli piombò dritto contro lo sTomaco, abbracciandolo così forte che credette che gli si spezzassero le costole.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry si voltò a guardarla e il suo sTomaco fece un balzo, come se scendendo le scale avesse saltato un gradino.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Harry non aveva dimenticato il suggerimento di Cedric, ma i sentimenti men che amichevoli che nutriva nei suoi confronti al momento comportavano che preferiva non accettare il suo aiuto se poteva farne a meno. E comunque, se Cedric voleva davvero dargli una mano, avrebbe dovuto essere molto più esplicito. Lui, Harry, gli aveva detto esattamente che cosa sarebbe successo nella prima prova: e Cedric lo ricambiava dicendogli di farsi un bagno. Be’, non aveva bisogno di quella schifezza di suggerimento: e soprattutto non da parte di uno che continuava a camminare per i corridoi mano nella mano con Cho. E così giunse il primo giorno del nuovo trimestre, e Harry scese per andare a lezione, carico di libri, pergamene e penne come al solito, ma anche con il pensiero fisso dell’uovo che gli pesava sullo sTomaco, come se lo avesse mangiato.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Lo sTomaco di Harry si contorse per i sensi di colpa, ma lui decise di ignorarlo. Aveva ancora cinque settimane per risolvere l’indovinello dell’uovo, dopotutto, e praticamente erano secoli… e se andava a Hogsmeade, magari avrebbe incontrato Hagrid, e avrebbe potuto convincerlo a tornare.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Ma all’improvviso capì quello che stava dicendo, e sentì l’entusiasmo svanire come se qualcuno avesse appena tirato via un tappo dal suo sTomaco. Non nuotava molto bene; non aveva mai avuto occasioni per farlo. Dudley aveva preso lezioni quando era piccolo, ma zia Petunia e zio Vernon, senza dubbio nella speranza che prima o poi annegasse, non si erano preoccupati che Harry imparasse a sua volta. Un paio di vasche di quella piscina andavano benissimo, ma il lago era molto grande, e molto profondo… e le sirene di sicuro non vivevano in superficie…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Naturalmente, la soluzione ideale sarebbe che ti Trasfigurassi in un sotTomarino» disse. «Se solo avessimo già fatto Trasfigurazione umana! Ma non credo che si faccia prima del sesto anno, e può finire malissimo se non sai quello che fai…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Ron e Hermione fissarono Harry, che si sentì sprofondare lo sTomaco. La professoressa McGranitt avrebbe dato una strigliata a Ron e Hermione per quanto lo stavano aiutando, quando avrebbe dovuto scoprire come affrontare la prova da solo?
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Guardò l’orologio. Dobby aveva ragione. Erano le nove e venti. Un grosso peso morto parve sfondare il petto di Harry e invadergli lo sTomaco.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Lo sTomaco di Harry sussultò: ora era primo alla pari con Cedric. Ron e Hermione, colti di sorpresa, lo fissarono sbigottiti, poi scoppiarono a ridere e presero ad applaudire forte con il resto della folla.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry non disse nulla. Tornò a guardare le sue radici di zenzero, brandì il coltello e cominciò ad affettarle di nuovo. Non gli piaceva affatto quella storia della Pozione della Verità, e non escludeva che Piton potesse propinargliene un po’. Represse un brivido al pensiero di ciò che sarebbe potuto uscire dalla sua bocca in quel caso… a parte il fatto che avrebbe messo nei guai un sacco di persone — Hermione e Dobby, tanto per cominciare — c’erano tutte le altre cose che teneva segrete… come il fatto che era in contatto con Sirius… e — lo sTomaco gli si contorse al pensiero — i sentimenti che provava per Cho… Gettò anche le radici di zenzero nel calderone e si chiese se non fosse il caso di prendere esempio da Moody e cominciare a bere solo da una fiaschetta personale.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Lo sTomaco di Harry si contrasse. Hermione era brava in quel genere di cose, non lui. Soppesò le possibilità: se l’enigma era troppo difficile, poteva starsene zitto, andarsene via illeso e cercare di trovare un percorso alternativo per il centro.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La mia prima è la terza di passione, e tre ne vuole la sotTomissione, la seconda è colei che, amica o amante, del cuore è la compagnia costante, la terza è un albero dalla chioma folta, nobile ramo di foresta incolta. Ora unisci le tre e dimmi, o tu, viandante: nero, sei zampe, sporco e ripugnante, veramente baciarlo è cosa grama. Sai ora dirmi come esso si chiama?
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «La prima è la terza di passione… sotTomissione ne ha tre… aspetta… “S”! E poi… amica o amante… no… non lo so proprio… puoi ripetermi il terzo indovinello?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Aguzzando gli occhi nell’oscurità, videro una sagoma avanzare decisa tra le Tombe, verso di loro. Harry non riuscì a distinguerne il viso; ma da come camminava e teneva le braccia, capì che stava trasportando qualcosa. Chiunque fosse, era basso, e indossava un mantello con il cappuccio abbassato per nascondere il volto. E man mano che la distanza tra loro si riduceva, vide che la cosa tra le braccia della persona sembrava un neonato… o era solo un fagotto di abiti?
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Tom RIDDLE
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    L’uomo col mantello legò strettamente Harry con funi apparse dal nulla, assicurandolo da capo a piedi alla pietra Tombale. Harry udì un respiro corto e affannato dall’interno del cappuccio; si divincolò, e l’uomo lo colpì — lo colpì con una mano che aveva un dito in meno. E Harry capì chi c’era sotto il cappuccio. Era Codaliscia.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Ma Codaliscia non rispose: controllava che le funi fossero ben strette, armeggiando attorno ai nodi con dita scosse da un tremito incontrollabile. Una volta sicuro che Harry era legato così bene da non potersi muovere di un centimetro, Codaliscia estrasse un pezzo di stoffa nera dall’interno del mantello e glielo ficcò bruscamente in bocca; poi, senza dire una parola, si voltò e corse via. Harry non riusciva a emettere un suono, né a girarsi per vedere dall’altra parte della pietra Tombale; vedeva solo ciò che si trovava davanti a lui.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Il corpo di Cedric era disteso a sei metri di distanza. Un po’ più in là, lucente nell’oscurità, giaceva la Coppa Tremaghi. La bacchetta di Harry era a terra, ai suoi piedi. Il fagotto di stoffe che Harry aveva scambiato per un neonato era poco più in là, vicino alla Tomba. Sembrava che si agitasse furiosamente. Harry lo osservò, e la cicatrice gli bruciò di nuovo… e all’improvviso seppe che non voleva vedere che cosa c’era lì dentro… non voleva che il fagotto venisse aperto…
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Udì dei rumori e guardò in giù: un serpente gigantesco strisciava nell’erba, aggirando la pietra Tombale a cui era legato. Il respiro rapido e affannoso di Codaliscia diventava di nuovo più forte. Era come se stesse spingendo qualcosa di pesante. Poi tornò nel campo visivo di Harry, che lo vide spingere un calderone di pietra ai piedi della Tomba. Era pieno di quella che sembrava acqua — Harry ne sentì lo sciacquio — ed era più grande di qualunque calderone Harry avesse mai usato; un enorme ventre di pietra abbastanza vasto da contenere un uomo adulto seduto.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    La superficie della Tomba ai piedi di Harry si infranse. Paralizzato dall’orrore, Harry vide un sottile filo di polvere levarsi nell’aria all’ordine di Codaliscia, e ricadere dolcemente nel calderone. Lo specchio adamantino dell’acqua s’infranse con un sibilo; sprigionò scintille in tutte le direzioni, e divenne di un intenso blu venefico.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

   Voldemort distolse lo sguardo da Harry, e prese a esaminare il proprio corpo. Le mani erano come grossi, pallidi ragni; le lunghe dita bianche sfiorarono il petto, le braccia, il viso; gli occhi rossi dalle pupille verticali come quelle di un gatto scintillarono ancor più vivi nell’oscurità. Alzò le mani e fletté le dita, l’espressione rapita e trionfante. Non badò affatto a Codaliscia, che giaceva a terra contorcendosi e sanguinando, né al grosso serpente, che era tornato strisciando e girava di nuovo attorno a Harry, sibilando. Voldemort fece scivolare una di quelle sue mani dalle dita innaturalmente lunghe in una tasca profonda, ed estrasse una bacchetta. Sfiorò anch’essa con dolcezza; e poi la levò, e la puntò contro Codaliscia, che fu sollevato da terra e scagliato contro la pietra Tombale a cui era legato Harry, cadde vicino alla base e rimase lì accasciato a piangere. Voldemort rivolse gli occhi scarlatti verso Harry e rise, una risata acuta, fredda, senza gioia.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «La lasciò e tornò dai suoi genitori Babbani prima che io nascessi, Potter, e lei morì dandomi alla luce, e così fui allevato in un orfanotrofio Babbano… ma promisi di ritrovarlo… mi vendicai di lui, di quello sciocco che mi aveva dato il suo nome… Tom Riddle…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Continuò a camminare, gli occhi rossi che saettavano da una Tomba all’altra.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    L’aria si riempì all’improvviso del fruscio di mantelli. Tra le Tombe, dietro il tasso, in ogni angolo in ombra, si Materializzavano maghi. Erano tutti incappucciati e mascherati. E uno a uno si fecero avanti… lenti, cauti, come se non credessero ai loro occhi. Voldemort rimase in silenzio, in attesa. Poi uno dei Mangiamorte cadde in ginocchio, arrancò verso Voldemort, e baciò l’orlo della sua nera veste.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    I Mangiamorte alle sue spalle fecero lo stesso: ciascuno si avvicinò a Voldemort avanzando sulle ginocchia e gli baciò la veste, prima di alzarsi e ritrarsi in un cerchio silenzioso con al centro la Tomba di Tom Riddle, Harry, Voldemort, e il fagotto singhiozzante e fremente che era Codaliscia. Però lasciarono dei vuoti nel cerchio, come in attesa di altre persone. Voldemort, invece, aveva l’aria di non aspettarsi l’arrivo di altri. Guardò i volti incappucciati, e anche se non c’era vento, un fruscio parve diffondersi nel cerchio, scosso da un tremito improvviso.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    E poi tutto passò. Si ritrovò abbandonato contro le funi che lo legavano alla pietra Tombale del padre di Voldemort, a guardare quegli occhi rosso vivo attraverso una specie di nebbiolina. La notte echeggiava delle risate dei Mangiamorte.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

   Codaliscia si avvicinò a Harry, che tentò affannosamente di rimettersi in piedi, di reggersi prima che le corde fossero slegate. Codaliscia alzò la nuova mano d’argento, sfilò il tampone di tessuto che imbavagliava Harry e poi, con un solo colpo, tagliò le funi che lo fissavano alla pietra Tombale.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Ci fu un rapido istante, forse, in cui Harry soppesò l’idea di darsi alla fuga, ma la gamba ferita tremò sotto il suo peso mentre si alzava sulla Tomba ricoperta di erbacce, mentre i Mangiamorte serravano i ranghi, formando un cerchio più stretto attorno a lui e Voldemort, colmando gli spazi lasciati dai compagni assenti. Codaliscia uscì dal cerchio, si avvicinò al corpo di Cedric e fece ritorno con la bacchetta di Harry, che gli ficcò rudemente in mano senza guardarlo. Poi riprese il suo posto nel cerchio di Mangiamorte in attesa.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Harry si rannicchiò dietro la pietra Tombale, e seppe che era la fine. Non c’era alcuna speranza… alcun aiuto. E mentre sentiva Voldemort avvicinarsi, seppe una sola cosa, ed era al di là della paura o della ragionevolezza: non sarebbe morto rannicchiato lì come un bambino che gioca a nascondino; non sarebbe morto prostrandosi ai piedi di Voldemort… sarebbe morto in piedi come suo padre, e sarebbe morto cercando di difendersi, anche se nessuna difesa era possibile…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E poi — nulla avrebbe potuto preparare Harry per ciò che vide — si sentì alzare da terra. Lui e Voldemort furono entrambi sollevati per aria, le bacchette ancora unite da quel filo di luce d’oro scintillante. Volarono via dalla lapide del padre di Voldemort, e si posarono su un lembo di terreno spianato, privo di Tombe… I Mangiamorte urlavano, chiedevano ordini a Voldemort; si stringevano, ricostituivano il cerchio attorno a Harry e Voldemort, e il serpente strisciava ai loro piedi, alcuni estrassero le bacchette…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E Harry corse come non aveva mai corso in tutta la vita, urtando due Mangiamorte esterrefatti; sfrecciò zigzagando tra le lapidi, avvertì le loro maledizioni che lo inseguivano, li sentì colpire le pietre Tombali… scansava incantesimi e lapidi, precipitandosi verso il corpo di Cedric, senza più avvertire il dolore alla gamba, tutto il suo essere concentrato su ciò che doveva fare…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    La mano di Harry si chiuse sul polso di Cedric; solo una pietra Tombale lo separava da Voldemort, ma Cedric era troppo pesante da trasportare, e la Coppa era irraggiungibile…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    «Ha preso qualcosa dalla Tomba di suo padre, e da Codaliscia, e da me» rispose Harry. La testa gli si snebbiava; la cicatrice non faceva poi così male; ora vedeva distintamente il volto di Moody, anche se l’ufficio era buio. Udì ancora gemiti e grida dal lontano campo di Quidditch.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Inscenò la morte di mia madre. Un funerale privato, discreto. Quella Tomba è vuota. L’elfa domestica mi guarì. Poi dovetti rimanere nascosto. Dovevo essere controllato. Mio padre fu costretto a ricorrere a parecchi incantesimi per soggiogarmi. Quando ebbi ripreso le forze, pensai solo a ritrovare il mio maestro… a tornare al suo servizio».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    La fenice emise un verso dolce e tremulo. Vibrò nell’aria, e Harry avvertì come una goccia di liquido bollente scorrergli dalla gola allo sTomaco, riscaldandolo e dandogli forza.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Respirò profondamente e cominciò a raccontare. Mentre parlava, le immagini di tutto ciò che era accaduto quella notte parvero levarsi davanti ai suoi occhi: vide la superficie scintillante della pozione che aveva fatto risorgere Voldemort, vide i Mangiamorte Materializzarsi tra le Tombe, vide il corpo di Cedric disteso a terra accanto alla Coppa.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Harry provò una sensazione di gelo allo sTomaco mentre la professoressa McGranitt si sforzava di trovare le parole per descrivere ciò che era successo. Non dovette finire la frase. Lui sapeva che cosa doveva aver fatto il Dissennatore. Aveva dato il suo bacio fatale a Barty Crouch. Gli aveva risucchiato l’anima dalla bocca. Era peggio che morto.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Tutti quanti in Sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti… o meglio, quasi tutti. Al tavolo di Serpeverde, Harry vide Draco Malfoy bofonchiare qualcosa a Tiger e Goyle. Harry sentì lo sTomaco contrarsi per la rabbia, una rabbia folle e bruciante. Si costrinse a guardare di nuovo verso Silente.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Sentite» disse Harry con fermezza. «Se non lo prendete voi, lo butto in un Tombino. Non lo voglio e non mi serve. Ma un po’ di risate mi farebbero bene. Un po’ di risate farebbero bene a tutti. Ho la sensazione che ben presto ne avremo bisogno più del solito».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

   Il giorno più caldo dell’estate — almeno fino a quel momento — volgeva al termine e un silenzio sonnacchioso gravava sulle grandi case quadrate di Privet Drive. Le auTomobili di solito scintillanti sostavano impolverate nei vialetti e i prati un tempo verde smeraldo si stendevano incartapecoriti e giallognoli, perché l’irrigazione era stata proibita a causa della siccità. In mancanza delle loro consuete occupazioni — lavare l’auto e falciare il prato — gli abitanti di Privet Drive si erano rintanati nella penombra delle loro case fresche, con le finestre spalancate nella speranza di indurre una brezza inesistente a entrare. La sola persona rimasta all’aperto era un adolescente che giaceva lungo disteso sulla schiena in un’aiuola fuori dal numero quattro.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    L’attacco della sigla del notiziario delle sette raggiunse le orecchie di Harry e il suo sTomaco si contrasse. Forse quella — dopo un mese di attesa — sarebbe stata la sera giusta.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Gli affibbierei una bella siesta eterna, io, a quelli là» ringhiò zio Vernon in coda alla frase del giornalista, ma fuori, dentro l’aiuola, lo sTomaco di Harry si rilassò. Se fosse successo qualcosa, certo sarebbe stata la prima notizia; morte e distruzione erano più importanti dei vacanzieri bloccati.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Continuò a camminare, senza nemmeno pensare a che strada stava facendo, perché di recente aveva battuto quelle vie così spesso che i piedi lo portavano auTomaticamente verso i suoi rifugi preferiti. Ogni due o tre passi si guardava alle spalle. Un essere magico era vicino a lui quando era disteso tra le begonie morenti di zia Petunia, ne era certo. Perché non gli aveva rivolto la parola, perché non aveva cercato un contatto, perché ora si nascondeva?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Provò la sorda sensazione che lo sTomaco gli sprofondasse e, prima che se ne rendesse conto, la disperazione che lo aveva afflitto tutta l’estate gli fu di nuovo addosso.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Che cosa intendi dire?» chiese di nuovo Harry, ma c’era una sensazione di gelo e di vuoto nel suo sTomaco. La notte prima aveva rivisitato il cimitero in sogno.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Io… tu menti» disse Harry auTomaticamente. Ma la bocca gli si era inaridita. Sapeva che Dudley non mentiva: altrimenti come avrebbe fatto a sapere di Cedric?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Pronunciò l’incantesimo auTomaticamente, avido di luce che lo aiutasse nella sua ricerca. Con suo incredulo sollievo, la luce fiottò a pochi centimetri dalla sua mano destra. La punta della bacchetta si era accesa. Harry la afferrò, si alzò barcollando e si voltò.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Gli si rovesciò lo sTomaco.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Il bagliore tiepido che gli si era acceso dentro alla vista dei suoi due migliori amici si spense e qualcosa di ghiacciato gli invase la bocca dello sTomaco. All’improvviso — dopo aver desiderato di vederli per un mese intero — avrebbe preferito che Ron e Hermione lo lasciassero in pace.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ha fatto domanda per un lavoro di ufficio in modo da poter tornare a casa e collaborare con l’Ordine» disse Fred. «Dice che gli mancano le Tombe, ma» e fece una smorfia, «ci sono dei vantaggi».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Lestrange…» mormorò Harry. Il nome aveva risvegliato qualcosa nella sua memoria; sapeva di averlo sentito da qualche parte, ma per un attimo non riuscì a ricordare dove, anche se gli suscitava una strana sensazione, come un brivido nello sTomaco.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry si sentì come se lo sTomaco gli fosse sprofondato nella moquette polverosa. Non aveva più pensato all’udienza dalla cena della sera prima; nell’eccitazione di essere di nuovo tra le persone che preferiva, e di essere messo al corrente di quanto stava succedendo, gli era del tutto passata di mente. Alle parole di Sirius, però, lo schiacciante senso di terrore fece ritorno. Fissò Hermione e i Weasley, che stavano addentando i loro panini, e pensò a come si sarebbe sentito se loro fossero tornati a Hogwarts senza di lui.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Fu come se un mattone gli fosse cascato nello sTomaco quando mercoledì sera, durante la cena, la signora Weasley gli disse piano: «Ho stirato i tuoi vestiti migliori per domani mattina, Harry, e voglio anche che stasera ti lavi i capelli. Una buona prima impressione può fare meraviglie».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «D’accordo» rispose Harry auTomaticamente; lasciò il pane tostato e si alzò.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Semplicemente favoloso» sussurrò, indicando le biglietterie auTomatiche. «Meravigliosamente ingegnose».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry provò una terribile sensazione di vuoto alla bocca dello sTomaco. Qualunque cosa potesse dire la signora Figg, gli pareva che al massimo avesse visto un’immagine di un Dissennatore, e un’immagine non avrebbe mai potuto rivelare com’erano davvero quegli esseri: il modo strano di muoversi, aleggiando a qualche centimetro da terra; o il loro odore di putrefazione; o quel terribile rumore metallico che facevano quando risucchiavano l’aria tutto intorno…
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Lì in piedi dove l’avevano lasciato i gemelli, con la sola compagnia di un senso di colpa alla bocca dello sTomaco, Harry sentì pronunciare il suo nome. La voce profonda di Kingsley Shacklebolt sovrastava il chiacchiericcio circostante.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Guardando Alice Paciock Harry, già a disagio, sentì lo sTomaco contrarsi; conosceva molto bene il suo viso tondo e cordiale anche se non l’aveva mai incontrata, perché era identica a suo figlio Neville.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Senza alcun preavviso, la cicatrice sulla fronte gli bruciò di nuovo e il suo sTomaco si contorse orribilmente.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Lentamente, la lunga fila di bambini del primo anno si ridusse. Nelle pause tra i nomi e le decisioni del Cappello Parlante, Harry sentiva lo sTomaco di Ron borbottare forte. Finalmente, “Zeller, Rose” fu assegnata a Tassorosso, la professoressa McGranitt portò via Cappello e sgabello e il professor Silente si alzò.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Toma indietro, vile cane! Fermati e combatti!» strillò Sir Cadogan con voce soffocata dietro la visiera, ma Harry continuò a camminare e, quando il cavaliere tentò di seguirlo correndo in un quadro confinante, fu respinto dal suo abitatore, un grosso levriero iracondo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Il venerdì cominciò imbronciato e zuppo come il resto della settimana. Harry guardò auTomaticamente verso il tavolo degli insegnanti quando entrò nella Sala Grande, ma senza alcuna vera speranza di vedere Hagrid, e rivolse subito la mente ai problemi più pressanti che lo affliggevano, come la pila di compiti ormai simile a una montagna e la prospettiva di un’altra punizione della Umbridge.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse Harry auTomaticamente.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Era mezzanotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro tre e Grattastinchi. Gli unici rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro temi, e il fruscio delle pagine mentre controllava varie informazioni nei libri sparsi sul tavolo. Harry era sfinito. Provava anche uno strano senso di nausea e di vuoto allo sTomaco, che niente aveva a che vedere con la stanchezza e tutto con la lettera che ormai si arricciava nera nel cuore del fuoco.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry non vedeva l’ora di andare a Hogsmeade, ma c’era una cosa che lo preoccupava. Sirius aveva mantenuto un silenzio di Tomba da quando era apparso nel fuoco all’inizio di settembre; Harry sapeva che lo avevano fatto arrabbiare raccomandandogli di non venire, ma temeva ancora che Sirius potesse gettare la prudenza al vento e arrivare lo stesso. Che cosa avrebbe fatto se il grosso cane nero gli fosse venuto incontro lungo la strada di Hogsmeade, magari sotto il naso di Draco Malfoy?
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Faccio io» disse in fretta Harry, porgendogli le monete. Il barista lo squadrò, indugiando per una frazione di secondo sulla sua cicatrice. Poi si voltò e mise i soldi in un antiquato registratore di cassa di legno, il cui cassetto si aprì auTomaticamente. Harry, Ron e Hermione andarono a sedersi al tavolo più lontano dal bancone e si guardarono attorno. L’uomo con le sudicie bende grigie batté con le nocche sul banco e ricevette dal barista un altro beverone fumante.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Davanti c’erano Neville, Dean e Lavanda, seguiti da Calì e Padma Patil con (lo sTomaco di Harry fece un salto mortale all’indietro) Cho e una delle sue amiche ridoline; poi (da sola, e con aria così svagata che pareva fosse capitata lì per caso) Luna Lovegood; poi Katie Bell, Alicia Spinnet e Angelina Johnson, Colin e Dennis Canon, Ernie Macmillan, Justin Finch-Fletchley, Hannah Abbott e una ragazza di Tassorosso con una lunga treccia di cui Harry non sapeva il nome; tre ragazzi di Corvonero che era abbastanza sicuro si chiamassero Anthony Goldstein, Michael Corner e Terry Steeval; Ginny, seguita da un ragazzo alto, biondo e magro con il naso all’insù che Harry riconobbe vagamente come un membro della squadra di Quidditch di Tassorosso, e a chiudere la fila Fred e George Weasley con il loro amico Lee Jordan, tutti e tre muniti di grossi sacchetti di carta gonfi della mercanzia di Zonko.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Per non parlare» disse Cho (gli occhi di Harry saettarono verso di lei, che lo guardava sorridendo, e il suo sTomaco fece un’altra capriola), «delle prove che ha dovuto superare durante il Torneo Tremaghi l’anno scorso… draghi, sirene, Acromantula e tutto il resto…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Era sul sesto gradino quando, con un alto suono lamentoso simile a un clacson, gli scalini si fusero insieme a formare un lungo, liscio scivolo di pietra. Per un breve istante Ron cercò di correre, agitando le braccia come le pale di un mulino, poi fece un capiTombolo all’indietro e rotolò giù. Cadde sulla schiena, ai piedi di Harry.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Sì, la Umbridge ha dato subito il permesso alla squadra di Quidditch di Serpeverde di continuare a giocare, gliel’ho chiesto per prima cosa questa mattina. Be’, è stato praticamente auTomatico, lei conosce benissimo mio padre, lui entra ed esce dal Ministero come gli pare… sarà interessante vedere se anche Grifondoro otterrà il permesso, non credete?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Pix li sorvolò a pancia in giù, con la cerbottana pronta; con un gesto auTomatico, i tre si ripararono la testa con le borse finché non li ebbe superati.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry ci stava pensando. Aveva guardato la Umbridge negli occhi… la cicatrice gli aveva fatto male… e aveva avvertito quella strana sensazione allo sTomaco… una strana sensazione improvvisa… di contentezza… ma naturalmente non l’aveva riconosciuta per quello che era, dato che lui era così abbattuto…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «E guardate questi libri!» esclamò Hermione eccitata, facendo scorrere un dito lungo i dorsi di grossi Tomi rilegati in pelle. «Compendio degli Anatemi più Comuni e Relative Contro-Azioni… Come Gabbare le Arti Oscure… Difendersi con gli Incantesimi… accidenti…» si voltò raggiante a guardare Harry, che capì come la presenza di centinaia di libri avesse finalmente convinto Hermione che stavano facendo la cosa giusta. «Harry, è magnifico, c’è tutto quello che ci serve, qui!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Lo sTomaco di Harry fece un’altra capriola all’indietro.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Si sentivano centinaia di passi salire sugli spalti. Alcune voci cantavano, ma Harry non riuscì a capire le parole. Cominciava a sentirsi un po’ nervoso, anche se il suo mal di pancia era nulla in confronto a quello di Ron, che si teneva le mani sullo sTomaco, aveva le mascelle senate e un colorito grigiastro.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Harry non si rese neanche conto che lasciava andare George; fatto sta che un secondo dopo entrambi si avventarono su Malfoy. Aveva completamente dimenticato che tutti gli insegnanti stavano guardando: desiderava solo fare a Malfoy più male possibile; senza perdere tempo a sfilare la bacchetta, prese la mira col pugno che stringeva il Boccino e lo colpì più forte che poteva allo sTomaco…
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Purtroppo» rispose, tentando un sorriso di rimando che assomigliava di più a un sinTomo del tetano, «conta quello che penso io, visto che sono nella mia Casa, Dolores».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Raggiunse l’enorme tavolo di legno al centro della capanna e tolse lo strofinaccio che vi era disteso. Sotto c’era una bistecca cruda, sanguinolenta e verde, un po’ più grande di una gomma d’auTomobile.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    La Umbridge girò sui tacchi e percorse tutta la lunghezza della capanna, guardandosi intorno con grande attenzione. Si chinò a sbirciare sotto il letto, aprì gli armadi. Passò a pochi centimetri dal punto in cui Harry, Ron e Hermione erano appiattiti contro il muro e Harry contrasse lo sTomaco. Dopo aver esaminato con cura l’enorme calderone in cui Hagrid cucinava, la Umbridge si voltò e chiese: «Che cosa le è successo? Come si è procurato quelle ferite?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Molti ridacchiarono. Harry vide che Cho rideva e provò la familiare sensazione di vuoto allo sTomaco, come se avesse saltato un gradino scendendo le scale.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry non rispose. Era sotto shock. Metà di lui voleva raccontare a Ron e Hermione quanto era appena successo, ma l’altra metà voleva portare il segreto con sé nella Tomba.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry tacque. Le parole di Hermione aprivano un nuovo scenario di raccapriccianti possibilità. Cercò di immaginare di andare da qualche parte con Cho, magari a Hogsmeade, e restare solo con lei per ore e ore. Naturalmente lei si aspettava un invito dopo quello che era successo… il pensiero gli fece contrarre dolorosamente lo sTomaco.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry beveva solo per avere qualcosa da fare. Aveva lo sTomaco gonfio di un orribile, bruciante, ribollente senso di colpa. Non sarebbero stati lì se non fosse stato per lui; sarebbero stati ancora a dormire nei loro letti. E non serviva a nulla ripetersi che dando l’allarme aveva permesso che il signor Weasley fosse ritrovato, perché c’era anche quel fatto innegabile: era stato lui ad aggredire il padre dei suoi amici.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    C’era una sola cosa da fare: doveva andar via subito da Grimmauld Place. Avrebbe passato il Natale a Hogwarts senza gli altri, che così sarebbero stati al sicuro almeno per le vacanze… ma no, non funzionava, c’erano ancora tante persone a Hogwarts da mutilare e ferire. E se la prossima volta fosse toccato a Seamus, Dean o Neville? Smise di marciare su e giù e fissò la cornice vuota del ritratto di Phineas Nigellus. Era come se avesse del piombo in fondo allo sTomaco. Non c’erano alternative: doveva ritornare a Privet Drive, separarsi completamente dagli altri maghi.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Non sarebbe sceso per cena, non voleva imporre la sua presenza agli altri. Si voltò su un fianco e poco dopo si riaddormentò. Si svegliò molto più tardi, alle prime ore del mattino, con lo sTomaco indolenzito dalla fame e Ron che russava nel letto accanto. Sbattendo le palpebre, vide la sagoma scura di Phineas Nigellus di nuovo nel suo ritratto e pensò che Silente doveva averlo mandato per sorvegliarlo, nel caso che aggredisse qualcun altro.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Harry sbirciò dentro. L’armadio era occupato da un grosso e antiquato scaldabagno, ma nello spazio sotto i tubi Kreacher si era creato una specie di nido. Un groviglio di stracci e vecchie coperte puzzolenti era ammucchiato sul pavimento e un piccolo incavo mostrava il punto in cui Kreacher si acciambellava ogni notte. Qua e là c’erano croste di pane raffermo e vecchi pezzi ammuffiti di formaggio. In un angolo brillavano piccoli oggetti e monete che Kreacher, immaginò Harry, aveva salvato, come fanno le gazze, dalla gran pulizia di Sirius; era anche riuscito a recuperare le foto di famiglia incorniciate d’argento che Sirius aveva gettato via in estate. I vetri erano rotti, ma le piccole figure in bianco e nero lo guardavano ancora con arroganza, compresa (Harry sentì una piccola fitta allo sTomaco) la donna scura dalle palpebre pesanti che aveva visto processare nel Pensatoio di Silente: Bellatrix Lestrange. A quanto pareva, la sua era la foto preferita di Kreacher; l’aveva messa davanti alle altre e aveva aggiustato alla meglio il vetro con il Magiscotch.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Oh» mormorò, mentre il suo sTomaco si annodava. «Ciao».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Ogni lezione di Divinazione e di Cura delle Creature Magiche si svolgeva ormai in presenza della Umbridge e della sua tavoletta. Si appostava accanto al fuoco nella stanza troppo profumata sulla Torre, interrompendo i discorsi sempre più isterici della Cooman con domande difficili sull’orniTomanzia e sull’epTomologia, insistendo perché prevedesse le risposte degli allievi e pretendendo che dimostrasse la propria abilità con la sfera di cristallo, le foglie di tè e le pietre runiche. Harry si aspettava che la Cooman cedesse presto alla tensione. Spesso la incrociò nei corridoi (cosa insolita, perché in genere restava nella sua stanza nella Tone) e la vide mormorare rabbiosamente fra sé, torcendosi le mani e lanciandosi occhiate terrorizzate alle spalle, sempre accompagnata da un forte odore di sherry scadente. Se non fosse stato tanto preoccupato per Hagrid, si sarebbe dispiaciuto per lei… ma se uno solo di loro doveva perdere il posto, Harry non aveva dubbi su chi preferiva che restasse.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Cho Chang entrò nella Sala con l’amica Marietta e lo sTomaco di Harry si contorse in modo spiacevole, ma lei non guardò verso il tavolo di Grifondoro, e si sedette voltandogli le spalle.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry provò un’orribile sensazione di vuoto allo sTomaco. Era finita, erano andati a sbattere contro una prova che nemmeno Silente sarebbe stato in grado di confutare.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry sentì una morsa chiudergli lo sTomaco e la mano che reggeva la tazza tremò, facendola tintinnare contro il piattino. La riavvicinò alle labbra — sempre sigillate — e la inclinò tanto che un po’ di tè caldo gli gocciolò sulla veste.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Fuori dalle finestre della Torre di Grifondoro svolazzavano porcellini rosei dalle ali argentate. Harry rimase ad ascoltare le grida di esultanza dei compagni nei dormitori ai piani di sotto. E si sentì stringere lo sTomaco quando gli venne in mente che la sera dopo lo aspettava un’altra lezione di Occlumanzia.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Una vampata di eccitazione gli esplose nello sTomaco: era come guardare se stesso, ma con alcuni errori intenzionali. James aveva gli occhi nocciola, il naso un po’ più lungo di quello di Harry e nessuna cicatrice sulla fronte, però avevano lo stesso viso sottile, la stessa bocca, le stesse sopracciglia; i capelli di James stavano ritti esattamente come quelli di Harry, le sue mani avrebbero potuto essere quelle di Harry, e Harry sapeva che quando James si fosse alzato, sarebbero stati più o meno della stessa altezza.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Con un altro sussulto, Harry vide Sirius, rilassato sulla sedia in bilico sulle gambe posteriori, rivolgere a James un cenno soddisfatto. Sirius era molto attraente: i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi gli davano un’aria di distratta eleganza che né James né Harry avrebbero mai potuto eguagliare, e una ragazza seduta alle sue spalle lo fissava sognante, anche se lui non pareva essersene accorto. E due banchi dietro la ragazza — di nuovo Harry si sentì stringere piacevolmente lo sTomaco — c’era Remus Lupin. Sembrava piuttosto pallido, aveva l’aria malaticcia (che fosse vicina la luna piena?) e non aveva ancora finito di pensare all’esame: rileggeva le risposte grattandosi accigliato il mento con l’estremità della piuma.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Poteva immaginarsi la reazione della professoressa McGranitt se fosse stato sorpreso nell’ufficio della Umbridge poche ore dopo che lei si era esposta in quel modo per lui… Tutto sommato, niente gli impediva di tornare nella Torre di Grifondoro e sperare che durante le vacanze estive gli capitasse la possibilità di parlare con Sirius della scena del Pensatoio… niente, a parte il fatto che la sola idea di seguire quella ragionevole linea di condotta lo faceva sentire come se avesse del piombo nello sTomaco… E poi c’erano Fred e George, che avevano già preparato il loro piano diversivo, per non parlare del coltello regalatogli da Sirius, che al momento si trovava nella sua borsa insieme al Mantello dell’Invisibilità.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Nel frattempo divenne chiaro che, prima di lasciare Hogwarts, Fred e George erano riusciti a vendere una consistente provvista di Merendine Marinare. Appena la Umbridge entrava in classe gli studenti cominciavano a svenire, vomitare, avvampare di febbre, perdere sangue dal naso. Strillando di rabbia e di frustrazione, lei cercò di risalire alla causa dei sinTomi misteriosi, ma gli allievi continuavano a ripetere ostinati di essere afflitti da “Umbridgite”. Alla fine, dopo aver messo in castigo quattro classi una dopo l’altra senza riuscire a scoprire il loro segreto, fu costretta a permettere agli studenti sanguinanti, vacillanti, febbricitanti o vomitanti di lasciare l’aula in blocco.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «…Bradley… Davies… Chang…» Quando Cho passò, con i lucenti capelli neri mossi dalla brezza, lo sTomaco di Harry fece un abbozzo di capriola, più una sorta di fiacco sussulto. Non sapeva più che cosa voleva, ma di sicuro non altri litigi. Perfino vederla chiacchierare con Roger Davies mentre si preparavano a inforcare le scope gli provocò solo una punta di gelosia.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Furono costretti a correre per tenergli dietro attraverso il prato, voltandosi a ogni passo per guardarsi alle spalle. Arrivati all’altezza della capanna, Hermione puntò auTomaticamente verso la porta. Ma Hagrid proseguì, tuffandosi nell’ombra dei primi alberi, dove si fermò a recuperare un arco appoggiato a un tronco. Quando si rese conto che non lo avevano seguito, si voltò.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Devo avvertirvi che ai fogli che userete sono stati applicati i più severi incantesimi antiimbroglio. È proibito l’uso di Piume a Risposta AuTomatica, come pure di Ricordelle, Polsini Copiativi e Inchiostro Autocorrettivo. Mi dispiace dire che ogni anno sembra che ci sia almeno uno studente convinto di poter aggirare le regole fissate dalla Commissione Magica d’Esame. Mi auguro solo che stavolta non sia nessuno di Grifondoro. La nostra nuova… Preside…» e pronunciò la parola con la stessa espressione di zia Petunia quando contemplava una macchia di sudiciume particolarmente resistente, «…ha chiesto ai Direttori delle Case di informare gli allievi che qualunque imbroglio sarà severamente punito… poiché, ovviamente, dai risultati degli esami verrà giudicato anche il nuovo regime imposto dalla Preside…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Ma là in fondo c’era una sagoma accasciata per terra, una sagoma nera che sussultava come una bestia ferita… Harry sentì lo sTomaco contrarsi di paura… di eccitazione…
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Non c’era nessuno. Se l’era aspettato, ma non era preparato all’ondata di terrore e panico che la vista della stanza deserta gli suscitò nello sTomaco.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Lo sTomaco di Harry sussultò: il Thestral aveva puntato di colpo il muso verso terra, facendolo scivolare in avanti sul lungo collo. Finalmente scendevano… gli parve di sentire uno strillo alle sue spalle e si voltò sfidando il pericolo, ma non vide precipitare nessuno… probabilmente il brusco cambiamento di direzione li aveva spaventati quanto lui.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Allora usatele» lo sfidò Harry, levando la sua all’altezza del petto. Nello stesso istante, le bacchette di Ron, Hermione, Neville, Ginny e Luna si alzarono attorno a lui. La morsa che stringeva lo sTomaco di Harry si serrò. Se davvero Sirius non era lì, allora aveva guidato i suoi amici a morte sicura senza motivo…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Sei stato uno sciocco a venire qui stanotte, Tom» disse calmo Silente. «Gli Auror stanno per arrivare…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    «Sappiamo entrambi che ci sono altri modi per distruggere un uomo, Tom» replicò tranquillo Silente, e avanzò verso di lui come se non avesse paura alcuna, come se nulla fosse successo a interrompere la sua passeggiata nell’Atrium. «Ammetto che non mi darebbe soddisfazione toglierti soltanto la vita…»
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Luna si allontanò, e mentre la seguiva con lo sguardo Harry ebbe la sensazione che quel terribile senso di oppressione allo sTomaco fosse un po’ diminuito.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il Primo Ministro non poteva in tutta sincerità dire altrettanto, perciò non rispose. Non era affatto contento di vedere Caramell, le cui occasionali apparizioni, oltre a essere allarmanti in sé, significavano in genere l’annuncio di brutte notizie. Inoltre, Caramell era evidentemente preoccupato. Era più magro, più calvo e più grigio, e il suo volto sembrava stropicciato. Il Primo Ministro aveva già visto quei sinTomi nei politici, e non promettevano mai bene.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Oh, eccoti, Albus» disse. «Sei stato via un pezzo. STomaco in subbuglio?»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Non riesco ancora a capire perché dobbiamo fare questo teatrino tutte le volte che Tomi a casa» protestò la signora Weasley, ancora rossa in faccia mentre aiutava il marito a sfilarsi il mantello. «Voglio dire, un Mangiamorte avrebbe potuto strapparti a forza la risposta prima di assumere le tue sembianze!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Grazie, Molly. È stata una nottataccia. C’è un idiota che vende Mutamedaglie. Mettile al collo e potrai modificare il tuo aspetto a piacere. CenTomila travestimenti, per soli dieci galeoni!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Lei lo stava osservando come se si aspettasse da un momento all’altro l’esplosione di sinTomi preoccupanti. Ricompose in fretta la propria espressione in un sorriso poco convincente.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Era un commento quanTomeno bizzarro a proposito della madre di Ron; con la sensazione di aver perso qualche pezzo, Harry chiese: «Di chi state…?»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Arrì» disse con voce roca. «Quanto Tompo che non sci vediamo!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    A Harry si attorcigliò lo sTomaco. Avrebbe voluto mangiare meno a colazione.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry tornò a guardare i suoi risultati. Erano buoni, secondo le sue aspettative. Provò solo una piccolissima fitta di rimpianto… Era la fine della sua ambizione di diventare un Auror: non era riuscito a ottenere il voto richiesto in Pozioni. Sapeva da sempre che non ce l’avrebbe fatta, ma sentì lo stesso un buco nello sTomaco riguardando quella piccola ‘O’ nera.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «… la gelateria in Diagon Alley?» lo interruppe Harry, con un vuoto sgradevole in fondo allo sTomaco. «Mi regalava sempre i gelati. Che cosa gli è successo?»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Per la prima volta a memoria di Harry, il Paiolo Magico era vuoto. Della vecchia folla era rimasto solo il proprietario Tom, raggrinzito e sdentato. Alzò lo sguardo speranzoso al loro ingresso ma, prima che potesse parlare, Hagrid disse con aria solenne: «Oggi siamo solo di passaggio, Tom, mi spiace. Faccende di Hogwarts, hai capito».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Tom annuì cupo e tornò ad asciugare i bicchieri; Harry, Hermione, Hagrid e i Weasley attraversarono la sala e uscirono nel gelido cortiletto sul retro, dove c’erano i bidoni dell’immondizia. Hagrid alzò l’ombrello rosa e batté su un certo mattone nel muro, che si aprì subito per far posto a un arco, che dava su una tortuosa via acciottolata. Oltrepassarono l’ingresso e si fermarono a osservare la scena.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Vorrei tanto che il carrello si spicciasse, muoio di fame». Ron sospirò, sprofondando nel sedile accanto a Harry e accarezzandosi lo sTomaco. «Ciao, Neville, ciao, Luna. Indovina un po’?» aggiunse, rivolto a Harry. «Malfoy non è in servizio come prefetto. Sta seduto nel suo scompartimento con gli altri Serpeverde, l’abbiamo visto passando».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Harry e Ron si guardarono. Harry sapeva che Ron sentiva il suo stesso groppo nello sTomaco.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Mio Dio, che orrore!» esclamò una voce di ragazza, chiarissima attraverso la finestra aperta, come se fosse stata nella stanza accanto a loro. «Tuo padre non potrebbe far radere al suolo quella baracca, Tom
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Tom» disse ancora la voce della ragazza, ora così vicina che doveva essere appena fuori dalla casa, «forse mi sbaglio… ma qualcuno ha inchiodato un serpente a quella porta?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Molto bene, davvero» fece Silente con un gran sorriso. «Sì, quello era Tom Riddle Senior, il bel Babbano che aveva l’abitudine di passare a cavallo davanti alla casa dei Gaunt e per il quale Merope Gaunt covava una segreta, ardente passione».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Secondo te, come avrebbe potuto fare Merope perché Tom Riddle dimenticasse la compagna Babbana e si innamorasse invece di lei?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sì» disse Silente. «Dobbiamo tirare un po’ a indovinare, anche se è difficile immaginare che cosa accadde. Vedi, pochi mesi dopo la fuga, Tom Riddle ricomparve nella sua dimora di Little Hangleton senza la moglie. Nel vicinato corse voce che raccontasse di essere stato ‘ingannato’ e ‘truffato’. .Certamente voleva dire che aveva subito un incantesimo che poi era cessato, anche se dubito che abbia osato ricorrere a queste precise parole per timore di essere preso per pazzo. Tuttavia gli abitanti del villaggio ne dedussero che Merope aveva mentito a Tom Riddle, fingendo di aspettare un bambino da lui, e che lui l’aveva sposata per questo».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sì, ma solo un anno dopo il matrimonio. Tom Riddle la lasciò quando lei era ancora incinta».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Niente» risposero in coro Harry e Hermione, e lo seguirono di corsa. Il profumo del roast beef inflisse allo sTomaco di Harry una fitta di fame, ma si erano appena avviati verso il tavolo di Grifondoro quando il professor Lumacorno bloccò loro il passo.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Ricorderai, ne sono certo, che abbiamo lasciato il racconto degli esordi di Lord Voldemort al punto in cui quell’attraente Babbano, Tom Riddle, aveva abbandonato la moglie strega, Merope, ed era tornato alla dimora di famiglia a Little Hangleton. Merope rimase sola a Londra; aspettava il bambino che un giorno sarebbe diventato Lord Voldemort».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sono qui, come le ho scritto nella mia lettera, per parlare di Tom Riddle e dei provvedimenti per il suo futuro» esordì Silente.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «No, sono un insegnante» rispose lui. «Sono qui per offrire a Tom un posto nella mia scuola».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «E come mai è interessato a Tom
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Mi chiedevo se lei potesse raccontarmi qualcosa sulla storia di Tom Riddle. Credo che sia nato qui all’orfanotrofio, vero?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «A dire il vero sì» rispose la signora Cole, che sembrava godersela parecchio, col gin in mano e un pubblico attento alla sua storia. «Ricordo che mi disse: ‘Spero che assomigli al suo papà’ e davvero faceva bene a sperarlo, perché lei non era una bellezza… poi mi ha detto che dovevamo chiamarlo Tom, come suo padre, e Orvoloson, come il padre di lei… sì, un nome strano, vero? Ci siamo chiesti se facesse parte di un circo… Poi disse che il cognome del bambino doveva essere Riddle. Ed è morta poco dopo senza un’altra parola.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Be’, l’abbiamo chiamato come aveva detto lei, sembrava così importante per quella povera ragazza, ma nessun Tom né Orvoloson né Riddle è mai venuto a cercarlo, nessun parente, quindi è rimasto all’orfanotrofio da allora».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Il coniglio di Billy Stubbs… Be’, Tom ha detto che non è stato lui e io non vedo come avrebbe potuto, ma comunque non si è impiccato da solo alle travi, no?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ma se invece è stato lui, che io sia maledetta se so come ha fatto ad arrampicarsi fin lassù. So solo che lui e Billy avevano litigato il giorno prima. E poi…» la signora Cole bevve un altro po’ di gin, versandosene un goccio sul mento, questa volta, «… alla gita estiva… li portiamo fuori, sa, una volta l’anno, in campagna o al mare… Be’, Amy Benson e Dennis Bishop non sono più stati gli stessi, dopo, e siamo riusciti a cavargli solo che erano stati in una caverna con Tom Riddle. Lui ha giurato che erano solo andati a esplorare, ma qualcosa è successo là dentro, ne sono certa. E poi, be’, sono accadute un sacco di cose, cose bizzarre…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Tom, hai una visita. Questo è il signor Sipiente… mi scusi, Saliente. È venuto a… be’, te lo dirà lui».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Non c’era traccia dei Gaunt sul volto di Tom Riddle. L’ultimo desiderio di Merope era stato esaudito: era l’affascinante padre in miniatura, alto per i suoi undici anni, pallido e coi capelli scuri. Socchiuse un po’ gli occhi, per valutare l’aspetto eccentrico del nuovo venuto. Ci fu un momento di silenzio.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Come stai, Tom?» chiese Silente. Si fece avanti e tese la mano.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry pensava che Silente avrebbe insistito per accompagnare Riddle, ma ancora una volta rimase sorpreso. Silente consegnò a Riddle la busta con la lista delle cose necessarie e, dopo avergli spiegato con precisione come arrivare dall’orfanotrofio al Paiolo Magico, disse: «Tu riuscirai a vederlo, anche se i Babbani… la gente non magica… non possono. Chiedi di Tom il barista… è facile da ricordare, ha il tuo stesso nome…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Non ti piace il nome ‘Tom’?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ci sono un mucchio di Tom» borbottò Riddle. Poi, come se non potesse trattenere la domanda, come se gli venisse fuori suo malgrado, chiese: «Mio padre era un mago? Si chiamava anche lui Tom Riddle, mi hanno detto».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Ci rivediamo a Hogwarts, Tom».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Prima di tutto, spero che tu abbia notato la reazione di Riddle quando ho osservato che un’altra persona portava il suo nome, ‘Tom’».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Confido che tu abbia notato pure che Tom Riddle era già del tutto autonomo, incline all’isolamento e privo di amici. Non volle aiuto o compagnia per andare a Dìagon Alley. Preferì agire da solo. Il Voldemort adulto è uguale. Sentirai molti dei suoi Mangiamorte sostenere di godere della sua fiducia, di essere i soli vicini a lui, perfino di capirlo. Sono degli illusi. Lord Voldemort non ha mai avuto un amico, e non credo che ne abbia mai voluto uno.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «E spero che tu non abbia troppo sonno per prestare attenzione a un’ultima cosa: il giovane Tom Riddle amava collezionare trofei. Hai visto la scatola di oggetti rubati che aveva nascosto nella sua stanza. Erano stati sottratti alle vittime della sua prepotenza: ricordi, se vuoi, di momenti di magia particolarmente sgradevole. Rammenta questa inclinazione, perché sarà importantissima più avanti.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Fu come se qualcosa di grosso e squamoso avesse preso bruscamente vita nello sTomaco di Harry, artigliandogli le viscere: il sangue caldo gli salì al cervello e gli spense ogni pensiero, sostituito da un selvaggio impulso di trasformare Dean in un budino. Lottando contro questa improvvisa follia, sentì la voce di Ron come da un’enorme distanza.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non voleva dire niente, Ginny…» intervenne Harry auTomaticamente, anche se il mostro ruggiva la sua approvazione alle parole di Ron.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Lo sTomaco di Harry si rivoltò.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Smith è proprio un idiota,pensò Harry, non si è accorto dello scontro? Ma un attimo dopo il suo sTomaco parve precipitare dal cielo… Smith aveva ragione, Harper non era sfrecciato in su a caso. Aveva individuato qualcosa che a lui era sfuggito: il Boccino volava alto e rapido sopra di loro, scintillante contro il limpido cielo azzurro.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Gli diede un colpetto sul braccio; Harry sentì lo sTomaco sprofondare, ma poi lei si allontanò per prendere dell’altra Burrobirra. Grattastinchi trotterellò dietro di lei, gli occhi gialli fissi su Arnold.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Harry sentì la rabbia ribollirgli in fondo allo sTomaco: Dolores Umbridge era ancora al Ministero?
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Quindi» proseguì Silente con voce sonora, «ci incontriamo questa sera per continuare la storia di Tom Riddle, che all’ultima lezione abbiamo lasciato sospeso sulla soglia dei suoi anni a Hogwarts. Ricorderai quanto si era emozionato nello scoprire di essere un mago, che rifiutò la mia compagnia per il giro in Diagon Alley e che io, a mia volta, lo misi in guardia contro il perseverare nei furti una volta a scuola.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Be’, arrivò l’inizio dell’anno scolastico e con esso arrivò Tom Riddle, un ragazzo tranquillo, con un’uniforme di seconda mano, che si mise in fila con gli altri del primo anno per essere Smistato. Fu assegnato alla Casa di Serpeverde nello stesso istante in cui il Cappello Parlante sfiorò la sua testa». Silente agitò la mano annerita verso lo scaffale che ospitava il Cappello, antico e immobile. «Non so quanto tempo dopo Riddle apprese che il celebre fondatore della Casa sapeva parlare coi serpenti… forse quella sera stessa. La scoperta può soltanto averlo esaltato e aver accresciuto il suo senso di importanza.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Mi dissero che Riddle era ossessionato dalla sua stirpe. Questo è comprensibile, naturalmente; era cresciuto in un orfanotrofio ed era ovvio che desiderasse sapere come c’era arrivato. Pare che abbia cercato invano tracce di Tom Riddle Senior sugli scudi nella sala dei trofei, tra le liste dei prefetti nei vecchi documenti scolastici, perfino sui libri di Storia della Magia. Infine fu costretto ad accettare il fatto che il padre non aveva mai messo piede a Hogwarts. Fu allora, credo, che abbandonò il suo nome per sempre, assunse l’identità di Lord Voldemort e cominciò le indagini sulla famiglia della madre che fino ad allora aveva disprezzato, la donna che, ricorderai, era convinto non potesse essere una strega, poiché aveva ceduto alla vergognosa debolezza umana della morte.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Intanto, nel villaggio di Little Hangleton una servetta correva lungo la strada principale, urlando che c’erano tre cadaveri nel salotto della grande casa: Tom Riddle Senior, sua madre e suo padre.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo» rispose Lumacorno, agitando verso di lui un dito coperto di zucchero a mo’ di rimprovero, anche se sciupò l’effetto facendogli l’occhiolino. «Ammetto che mi piacerebbe sapere da dove prendi le tue informazioni, ragazzo; ne sai di più di metà del corpo insegnanti, davvero».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Attento, Tom» lo ammonì Lumacorno, voltandosi e scoprendo che era ancora lì. «Non vorrai farti sorprendere fuori dal letto nelle ore proibite, sei anche un prefetto…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non è possibile» biascicò Ron, ficcandosi in bocca un secondo Cioccalderone mentre scivolava giù dal letto per vestirsi. «Andiamo, se non ti spicci dovrai Materializzarti a sTomaco vuoto… forse sarebbe più facile, chissà…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Raggiunse il settimo anno di istruzione, come puoi immaginare, con il massimo dei voti in tutti gli esami. Attorno a lui, i compagni sceglievano il mestiere da intraprendere una volta lasciata Hogwarts. Quasi tutti si aspettavano cose spettacolari da Tom Riddle, prefetto, Caposcuola, vincitore del Premio Speciale per i Servigi Resi alla Scuola. So che parecchi insegnanti, tra cui il professor Lumacorno, gli suggerirono di andare a lavorare al Ministero della Magia, si offrirono di procurargli dei colloqui, gli fornirono contatti utili. Rifiutò tutte le offerte. E dopo un po’ di tempo gli insegnanti vennero a sapere che Voldemort lavorava da Magie Sinister».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ragazzaccio, non avresti dovuto!» squittì lei, anche se Harry notò che aveva un vaso vuoto pronto sul tavolino lì accanto. «Tu vizi questa vecchia signora, Tom… Siediti, siediti… dov’è Hokey… ah…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Serviti pure, Tom» lo invitò Hepzibah. «So che ti piacciono i miei dolci. Ma come stai? Sei pallido. Ti fanno lavorare troppo in quel negozio, l’ho detto mille volte…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, il signor Burke, bah!»esclamò Hepzibah, agitando la manina. «Ho da farti vedere una cosa che a lui non ho mai mostrato! Sai tenere un segreto, Tom? Mi prometti che non ne parlerai al signor Burke? Non mi lascerebbe in pace se lo sapesse, e non ho intenzione di venderla, né a lui né ad altri. Ma tu, Tom, tu la apprezzerai per la sua storia, non per i galeoni che ne potresti ricavare…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ora» disse Hepzibah allegra prendendo le scatole, posandosele in grembo e accingendosi ad aprire la prima, «credo che questa ti piacerà, Tom… Oh, se la mia famiglia sapesse che te la sto mostrando… non vedono l’ora di metterci le mani!»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Chissà se sai che cos’è, Tom. Prendila, guardala bene!» sussurrò Hepzibah. Voldemort tese una mano dalle lunghe dita e prese la coppa per un manico, sollevandola dalla morbida imbottitura di seta. A Harry parve di scorgere una scintilla rossa nei suoi occhi scuri. La sua espressione avida si rispecchiò curiosamente sul volto di Hepzibah, solo che gli occhietti di lei erano fissi sui bei tratti di Voldemort.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Credo che questo ti piacerà ancora di più, Tom» sussurrò. «Chinati un po’, caro ragazzo, per vedere bene… Naturalmente Burke sa che ce l’ho, l’ho comprato da lui, e oserei dire che gli piacerebbe tanto riaverlo quando sarò morta…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Bene, Tom, caro, spero che ti sia divertito!» Hepzibah lo guardò in faccia e per la prima volta Harry vide esitare il suo sciocco sorriso. «Stai bene, caro?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Quando Hokey fu condannata, la famiglia di Hepzibah si era già resa conto che mancavano due dei suoi più preziosi tesori. C’era voluto un po’ di tempo per accertarlo, perché lei aveva un sacco di nascondigli, avendo sempre custodito gelosamente la sua collezione. Ma prima che fossero assolutamente certi che la coppa e il medaglione erano entrambi svaniti, il commesso di Magie Sinister, il giovane che così spesso aveva fatto visita a Hepzibah e l’aveva affascinata tanto, aveva dato le dimissioni ed era sparito nel nulla. I suoi superiori non avevano idea di dove fosse andato; erano sorpresi quanto chiunque altro. E per lungo tempo non si vide né si sentì più parlare di Tom Riddle.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Harry restò senza fiato. Voldemort era entrato nella stanza. I suoi tratti non erano quelli che Harry aveva visto affiorare dal vasto calderone di pietra quasi due anni prima; non erano così serpenteschi, gli occhi non erano ancora rossi, il volto non così simile a una maschera, ma non era più il bel Tom Riddle. Era come se i suoi tratti fossero stati bruciati e confusi; erano cerei e vagamente deformati, e il bianco degli occhi era iniettato di sangue, anche se le pupille non erano ancora ridotte a fessure. Indossava un lungo mantello nero e il suo volto era pallido come la neve che gli scintillava sulle spalle.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Buonasera, Tom»lo salutò semplicemente. «Vuoi sederti?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Allora, Tom… a che cosa devo il piacere?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Non mi chiamo più ‘Tom’» disse infine. «Adesso sono noto come…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «So come sei noto»lo interruppe Silente con un sorriso garbato. «Ma temo che per me sarai sempre Tom Riddle. È una delle manie fastidiose dei vecchi insegnanti, purtroppo, non dimenticare mai gli esordi dei loro allievi».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «So che hai visto e fatto molto da quando ci hai lasciato» mormorò. «Molte voci hanno raggiunto la tua vecchia scuola, Tom. Mi dispiacerebbe dover credere anche solo alla metà».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh no, solo in buoni rapporti con i baristi» rispose Silente con leggerezza. «Ora, Tom…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, vuoi tornare a Hogwarts, ma non vuoi insegnare più di quanto lo volessi a diciott’anni. Che cosa cerchi, Tom? Perché non provi con una richiesta sincera, per una volta?»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Voldemort si alzò. Era meno Tom Riddle che mai, i tratti del volto scavati dalla rabbia.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «No, niente» replicò Silente, e un’infinita tristezza gli pervase il volto. «È lontano il tempo in cui potevo spaventarti con un armadio incendiato e costringerti a fare ammenda per i tuoi crimini. Ma vorrei riuscirci ancora, Tom… vorrei riuscirci…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Non nella Tomba, vero?»sghignazzò Ron. «Magari nelle fogne…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Si voltò di scatto e si avviò lungo il corridoio. Dopo che si fu allontanata, Harry si infilò il Mantello e ricominciò a cercare la Stanza delle Necessità, ma senza autentico impegno. Infine, un vuoto nello sTomaco e la certezza che Ron e Hermione sarebbero tornati presto per il pranzo lo indussero ad abbandonare il tentativo e a lasciare il corridoio a Malfoy, che, se tutto andava bene, ancora per qualche ora sarebbe stato troppo spaventato per uscire.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Hagrid si rabbuiò. Harry sapeva il perché: Tom Riddle era riuscito a farlo espellere da scuola con l’accusa di aver aperto la Camera dei Segreti. Ma Lumacorno non sembrava ascoltare; stava fissando il soffitto, da cui pendevano parecchie pentole di ottone, e anche una lunga matassa setosa di lucenti peli bianchi.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Era sempre lui, più giovane, con i capelli color paglia fitti e lucidi e i baffoni biondo zenzero; era comodamente seduto in poltrona, i piedi appoggiati a un puf di velluto. Con una mano reggeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas candito. E tra gli studenti seduti attorno a lui c’era Tom Riddle, l’anello nero e oro di Orvoloson che gli scintillava al dito.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo» rispose Lumacorno, agitando il dito a mo’ di rimprovero, e facendogli intanto l’occhiolino. «Ammetto che mi piacerebbe sapere da dove prendi le tue informazioni, ragazzo; ne sai di più di metà del corpo insegnanti, davvero».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Tom Riddle si limitò a sorridere mentre gli altri ridevano. Harry notò che non era affatto il più anziano del gruppo, ma tutti lo guardavano come se fosse il loro leader.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Sciocchezze» tagliò corto Lumacorno, «con capacità come le tue, è lampante che discendi da una rispettabile stirpe magica. No, andrai lontano, Tom, non mi sono mai sbagliato su uno studente».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Attento, Tom» lo ammonì. «Non vorrai farti sorprendere fuori dal letto nelle ore proibite, sei anche un prefetto…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «No… insomma… è molto difficile trovare a Hogwarts un libro che parli degli Horcrux, Tom. È roba molto Oscura, molto Oscura davvero» ribatté Lumacorno.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Pochi la vorrebbero, Tom, davvero pochi. La morte sarebbe preferibile».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Per la barba di Merlino, Tom!» guaì Lumacorno. «Sette! Non è già abbastanza orribile pensare di uccidere una persona? E in ogni caso… dividere l’anima è orribile… ma strapparla in sette pezzi…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «E in ogni caso, Tom… tieni per te quello che ti ho detto… cioè, quello che abbiamo discusso. Alla gente non piacerebbe sapere che parliamo di Horcrux. È un argomento bandito a Hogwarts… Silente è severissimo a questo proposito…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Bene, Harry» riprese Silente, «sono sicuro che hai colto l’importanza di quanto abbiamo appena udito. Alla stessa età che tu hai ora, mese più, mese meno, Tom Riddle stava cercando in ogni modo di scoprire come rendersi immortale».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Era stordito; era come se un adorato cucciolo fosse diventato all’improvviso un animale feroce. Ma che cosa aveva in testa il Principe per trascrivere un simile incantesimo nel suo libro? E che cosa sarebbe successo quando Piton l’avesse visto? Avrebbe raccontato a Lumacorno — lo sTomaco gli ribollì — come Harry aveva ottenuto quei risultati in Pozioni per tutto l’anno? Avrebbe confiscato o distrutto il libro che gli aveva insegnato tante cose… che era diventato una sorta di guida e di amico? Harry non poteva permetterlo… non poteva…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry provò la familiare sensazione di bollore in fondo allo sTomaco. Si morse la lingua per non rispondere, sedette davanti alle scatole e ne prese una.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Era, come Harry aveva previsto, un lavoro inutile e noioso, inframmezzato (evidentemente secondo i desideri di Piton) da una morsa allo sTomaco ogni volta che leggeva il nome di suo padre o quello di Sirius, di solito in coppia in varie malefatte minori, qualche volta accompagnati da Remus Lupin e Peter Minus. E mentre ricopiava tutti i vari crimini e le punizioni, si chiedeva che cosa stava succedendo là fuori: la partita doveva essere appena cominciata… Ginny giocava da Cercatrice contro Cho…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Lo sTomaco di Harry cominciò a borbottare quando l’orologio segnò le dodici e mezzo. Piton, che non aveva aperto bocca dopo avergli affidato il compito, all’una e dieci finalmente alzò lo sguardo.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Temo» riprese lei, «che il ronzino… oh, scusa, il centauro… non sappia nulla di carTomanzia. Gli ho chiesto — da Veggente a Veggente — se non aveva avvertito anche lui le remote vibrazioni della catastrofe che incombe. Ma sembrava che mi ritenesse quasi ridicola. Sì, ridicola!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non so qual è con precisione — anche se direi che possiamo escludere il serpente — ma credo che sia a molti chilometri da qui, in una caverna sulla costa che da lunghissimo tempo cerco di individuare: la caverna in cui Tom Riddle un giorno terrorizzò due bambini del suo orfanotrofio durante la gita annuale, ricordi?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non proprio» rispose Silente. «C’è un villaggio a metà della scogliera, dietro di noi. Credo che gli orfani siano stati accompagnati là per godersi un po’ d’aria di mare e una vista sulle onde. No, devono essere stati solo Tom Riddle e le sue giovani vittime ad aver visitato questo luogo. Nessun Babbano avrebbe potuto raggiungere questa roccia a meno di non essere uno scalatore straordinariamente abile, e le barche non riescono ad avvicinarsi alla scogliera; le acque sono troppo pericolose. Immagino che Riddle si sia calato giù; la magia sarà stata più utile delle funi. E ha portato con sé due bambini, probabilmente per il piacere di terrorizzarli. Penso che sia bastato il viaggio, non ti pare?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «La magia lascia sempre tracce» rispose Silente, mentre la barca urtava morbida contro la riva. «A volte molto evidenti. Io sono stato l’insegnante di Tom Riddle. Conosco il suo stile».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Sto bene» mugolò Neville, stringendosi lo sTomaco. «Harry… Piton e Malfoy… di qui…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Harry provò un dolore straziante allo sTomaco. Nel silenzio, nell’immobilità, fu invaso dall’orrore.
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Calò il silenzio. Ciascuno di loro era smarrito nei propri pensieri, ma Harry era certo che i suoi amici, come lui, stessero pensando alla mattina dopo, quando Silente sarebbe stato deposto nella Tomba. Harry non era mai stato a un funerale; non c’era stato un corpo da seppellire quando Sirius era morto. Non sapeva che cosa aspettarsi ed era un po’ in ansia per quello che avrebbe visto, per quello che avrebbe provato. Si chiese se la morte di Silente gli sarebbe sembrata più vera a funerale concluso. Anche se in alcuni momenti l’orribile verità minacciava di sopraffarlo, c’erano distese vuote di stordimento nelle quali, nonostante il fatto che non si parlasse d’altro in tutto il castello, trovava difficile credere che fosse davvero morto. Non aveva cercato disperatamente una sorta di scappatoia, come con Sirius, un modo per far tornare indietro Silente… cercò nella tasca la fredda catena del falso Horcrux che portava con sé ovunque, non come talismano, ma come memoria di quanto era costato e di quanto ancora restava da fare.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Uno straordinario assortimento di persone aveva già preso posto: sciatti ed eleganti, vecchi e giovani. Harry non ne riconobbe la gran parte, ma alcuni sì, compresi i membri dell’Ordine della Fenice: Kingsley Shacklebolt, Malocchio Moody, Tonks dai capelli tornati miracolosamente di un accesissimo rosa, Remus Lupin, mano nella mano con lei, i signori Weasley, Bill sorretto da Fleur e seguito da Fred e George, che indossavano giacche di pelle di drago nera. Poi c’erano Madame Maxime, che occupava da sola due sedie e mezzo, Tom, il padrone del Paiolo Magico, Arabella Figg, la vicina Maganò di Harry, la villosa bassista del gruppo magico le Sorelle Stravagarie, Ernie Urto, autista del Nottetempo, Madama McClan del negozio di vestiti di Diagon Alley, e alcune persone che Harry conosceva solo di vista, come il barista della Testa di Porco e la strega che spingeva il carrello dell’Espresso per Hogwarts. C’erano anche i fantasmi del castello, appena visibili alla splendente luce del sole, riconoscibili solo quando si muovevano, tremando evanescenti nell’aria luminosa.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Poi molte persone urlarono. Bianche fiamme splendenti si erano levate attorno a Silente e alla tavola sulla quale giaceva; diventarono sempre più alte, nascondendo il corpo. Fumo bianco salì a spirale nell’aria disegnando strane forme: Harry credette, per un istante che gli fermò il cuore, di vedere una fenice volare gioiosa nell’azzurro, ma un attimo dopo il fuoco era sparito. Al suo posto c’era una Tomba di marmo bianco, che racchiudeva il corpo di Silente e la tavola sulla quale aveva riposato.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry non sopportava quelle parole, e temeva di non riuscire a mantenere la risoluzione presa se fosse rimasto seduto accanto a lei. Vide Ron, con le lacrime che gli colavano dalla punta del lungo naso, stringere a sé Hermione e accarezzarle i capelli mentre lei gli singhiozzava contro la spalla. Carico di infelicità, Harry si alzò, voltò le spalle a Ginny e alla Tomba di Silente e andò a camminare sulla riva del lago. Muoversi gli sembrava molto più sopportabile che restare seduto. Come partire al più presto per scovare gli Horcrux e uccidere Voldemort sarebbe stato meglio che aspettare…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Pensavo di tornare a Godric’s Hollow» borbottò Harry. Aveva in testa quell’idea dalla notte della morte di Silente. «Per me è cominciato lì, tutto quanto. Ho come la sensazione di doverci andare. E posso far visita alle Tombe dei miei genitori, mi piacerebbe».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Poi devo rintracciare gli altri Horcrux» continuò Harry, lo sguardo fisso sulla Tomba bianca di Silente, riflessa nell’acqua dall’altra parte del lago. «È quello che voleva da me, è per questo che mi ha detto della loro esistenza. Se Silente aveva ragione — e sono sicuro che è così — ce ne sono ancora quattro. Devo trovarli e distruggerli e poi devo cercare il settimo frammento dell’anima di Voldemort, quello che si trova ancora nel suo corpo. Sarò io a ucciderlo. E se incontrerò Severus Piton sul mio cammino» aggiunse, «meglio per me e peggio per lui».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   «Noi, io e Narcissa, non abbiamo mai più guardato nostra sorella da quando ha sposato quello sporco Mezzosangue. Quella mocciosa di sua figlia non ha niente a che fare con nessuno di noi, e tanTomeno ce l'hanno le bestie con cui si accoppia».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   In libreria la prossima settimana le rivelazioni shock sul genio imperfetto considerato da molti il più grande mago della sua generazione. Smantellando la tradizionale immagine di serena barbuta saggezza, Rita Skeeter rivela l'infanzia disturbata, la giovinezza sregolata, le interminabili faide e i colpevoli segreti che Silente ha portato con sé nella Tomba. PER CHé il più volte candidato al ruolo di Ministro della Magia si accontentò di restare un semplice preside? QUALE era il vero scopo della società segreta nota come Ordine della Fenice? COME si concluse davvero la vita di Silente? Le risposte a queste e a molte altre domande nell'esplosiva biografia Vita e Menzogne di Albus Silente di Rita Skeeter. Intervista esclusiva all'autrice di Betty Braithwaite, a pagina 13.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Provò una tremenda fitta allo sTomaco per Edvige quando lo vide esplodere; il Mangiamorte più vicino fu scaraventato giù dalla scopa e scomparve; l'altro rimase indietro e sparì alla vista.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry scattò in avanti e afferrò George per le gambe. Insieme a Lupin lo trasportò in casa, oltre la cucina, nel salotto, dove lo deposero sul divano. Quando la luce illuminò la testa di George, Ginny trattenne il fiato e Harry si sentì stringere lo sTomaco: gli mancava un orecchio. Il lato della faccia e
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Se sapessimo dove sono, sarei d'accordo con te» le rispose Harry, convinto che Hermione non comprendesse fino in fondo il suo desiderio di tornare a Godric's Hollow. La Tomba dei suoi genitori era solo parte del richiamo: aveva la forte quanto inspiegabile sensazione che quel posto avesse in serbo delle risposte. Forse era solo perché laggiù era sopravvissuto all'Anatema che Uccide di Voldemort; ora, davanti all'idea di dover replicare l'impresa, Harry era attratto dal luogo dove era avvenuta, voleva capire.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Non credi che Voldemort stia tenendo d'occhio Godric's Hollow?» chiese Hermione. «Forse si immagina che tu vada a vedere la Tomba dei tuoi genitori, una volta libero di andare dove vuoi».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Probabilmente sta cercando di liberarsi di un Gorgosprizzo» rispose Harry, che riconosceva i sinTomi.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    Harry si sentì prosciugato, vuoto. Mai una volta in sei anni Silente gli aveva detto che entrambi erano vissuti e avevano perduto i loro cari a Godric's Hollow. Perché? Lily e James erano sepolti vicino alla madre e alla sorella di Silente? Il Preside aveva fatto visita alle loro Tombe, forse passando davanti a quella di Lily e James? E non gliel'aveva mai detto... non si era mai preoccupato di dirlo...
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Harry annuì, poi ricordò che non lo potevano vedere e disse: «Sì». Ma pensò a Ginny e la paura ribollì come acido nel suo sTomaco.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Nella credenza del salotto. Nessuno riusciva ad aprirlo. E noi... noi...» Per Harry fu come se un mattone gli fosse scivolato dal petto nello sTomaco. Se lo ricordava benissimo: aveva perfino tenuto in mano quell'oggetto quando se l'erano passato, cercando a turno di aprirlo. Era stato gettato in un mucchio di rifiuti, insieme alla tabacchiera di polvere di Capperuncolo e al carillon che metteva sonno a tutti...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry pensò a Godric's Hollow, alle Tombe a cui Silente non aveva mai fatto cenno; pensò ai misteriosi oggetti lasciati, senza spiegazioni, in eredità e la sua rabbia crebbe nel buio. Perché non gliel'aveva detto? Perché non si era fatto capire? Gli importava di lui, o Harry era stato solo uno strumento da lucidare e affilare, non una persona in cui confidare?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Si voltarono e a Harry si strinse lo sTomaco. Uno dei Mangiamorte che avevano assistito alla morte di Silente veniva verso di loro. I dipendenti del Ministero tacquero, gli sguardi a terra; Harry avvertì la paura propagarsi tra di loro. Il volto cupo e rozzo dell'uomo faceva uno strano contrasto con la splendida veste svolazzante, ricamata a ricchi fili d'oro. Qualcuno nella folla attorno agli ascensori gridò, in tono adulatore: «'Giorno, Yaxley!» Yaxley lo ignorò.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Sentiva il panico pulsargli in fondo allo sTomaco. Passando davanti alle lustre porte di legno, ciascuna con il nome e il ruolo del funzionario scritti su una piccola targa, il potere del Ministero, la sua complessità, la sua inespugnabilità gli furono così evidenti che il piano congegnato con tanta cura assieme a Ron e Hermione nelle ultime quattro settimane gli parve ridicolo e infantile. Avevano concentrato tutti i loro sforzi su come entrare senza farsi riconoscere: non avevano mai pensato a cosa fare se fossero stati costretti a separarsi. Ora Hermione era incastrata in procedimenti giudiziari che sarebbero durati ore; Ron doveva compiere magie superiori, Harry ne era certo, alle sue capacità e forse la libertà di una donna dipendeva dal loro esito; quanto a lui, vagava al Livello più alto, ben sapendo che la sua preda era appena scesa.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Tese le mani e Harry si sfilò dal collo la catena d'oro. Nel momento in cui si staccò dalla sua pelle, si sentì libero e stranamente leggero. Non si era nemmeno accorto di essere sudato, o di avere un peso sullo sTomaco, finché entrambe le sensazioni non erano svanite.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Fu il loro primo incontro col fatto che lo sTomaco pieno voleva dire buonumore, lo sTomaco vuoto battibecchi e depressione. Harry fu il meno sorpreso, perché dai Dursley qualche volta aveva rischiato di morire di fame. Hermione sopportava abbastanza bene le sere in cui non riuscivano a raccattare altro che bacche o biscotti muffiti: diventava solo un po' più impaziente del solito e si chiudeva in silenzi cupi. Ron, invece, era sempre stato abituato a tre deliziosi pasti al giorno, grazie a sua madre o agli elfi domestici di Hogwarts, e la fame lo rendeva irragionevole e irascibile. Ogni volta che la mancanza di cibo coincideva col suo turno di portare l'Horcrux, diventava decisamente sgradevole.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Punzecchiò di malavoglia i grumi di pesce grigio bruciacchiato sul piatto. Harry guardò auTomaticamente il collo di Ron e, come aveva previsto, vide scintillare la catena d'oro dell'Horcrux. Cercò di reprimere l'impulso di insultarlo, sapendo che il suo atteggiamento sarebbe un po' migliorato al momento di togliersi il medaglione.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Fecero colazione in silenzio. Hermione aveva gli occhi gonfi e rossi e la faccia di chi non ha dormito. Fecero i bagagli, e lei ci mise molto tempo. Harry sapeva perché; diverse volte la vide alzare lo sguardo speranzosa e capì che si era illusa di aver sentito dei passi nella pioggia, ma tra gli alberi non apparve nessuna figura con i capelli rossi. Ogni volta Harry faceva come lei: si girava (perché non poteva evitare di nutrire qualche piccola speranza anche lui) e non vedeva altro che boschi spazzati dall'acqua e sentiva dentro un'altra piccola esplosione di rabbia. Udiva di nuovo Ron: 'Pensavamo che tu sapessi cosa stavi facendo!' e riprendeva a fare i bagagli con un nodo nello sTomaco.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    Queste scarse notizie gli suscitavano un desiderio di rivederla così intenso che gli sembrava di avere il mal di sTomaco; ma lo costringevano anche a ripensare a Ron, a Silente, e alla stessa Hogwarts, che gli mancavano quasi quanto la sua ex fidanzata. Una volta, mentre Phineas Nigellus raccontava delle misure restrittive di Piton, in un istante di pura follia Harry immaginò di tornare a scuola per unirsi alla resistenza contro il nuovo Preside: essere nutrito, avere un letto morbido, e che il peso della responsabilità gravasse su altre spalle era la prospettiva più straordinaria del mondo, in quel momento. Ma poi ricordò di essere l'Indesiderabile Numero Uno, con una taglia di diecimila galeoni sulla testa, e Hogwarts in quei tempi era pericolosa quanto il Ministero della Magia. Ed era proprio Phineas Nigellus a sottolinearlo involontariamente, buttando lì domande insidiose sul luogo in cui si trovavano Harry e Hermione. Lei lo ricacciava nella borsetta ogni volta, dopodiché Phineas Nigellus si rifiutava invariabilmente di riapparire per diversi giorni.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry non voleva ammettere di non avere affatto pensato alla spada quando aveva suggerito di andare a Godric's Hollow. Per lui il richiamo del villaggio stava nella Tomba dei genitori, nella casa dove era sfuggito per un soffio alla morte e in Bathilda Bath.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ma Harry non voleva entrare nel villaggio come il cavallo di una panTomima, cercando di stare nascosti e intanto di cancellare le tracce con la magia.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Dietro la chiesa, file dopo file di pietre Tombali emergevano da una coltre azzurro pallido screziata di rosso, oro e verde brillanti dove le vetrate si riflettevano sulla neve. Con la mano stretta attorno alla bacchetta nella tasca del cappotto, Harry si avvicinò alla prima lapide.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   S'inoltrarono nel cimitero, lasciandosi dietro tracce scure nella neve, fermandosi a leggere parole incise su vecchie pietre Tombali, e di tanto in tanto guardandosi attorno nelle tenebre per essere sicuri di essere soli.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Hermione era rimasta due file di Tombe più in là; Harry tornò faticosamente indietro nella neve, col cuore che gli esplodeva in petto.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Vedere la Tomba era quasi peggio che sentirne parlare. Harry non poteva fare a meno di pensare che lui e Silente avevano entrambi radici in quel cimitero e che Silente avrebbe dovuto dirglielo; e invece non aveva mai voluto condividere quella cosa. Avrebbero potuto andarci insieme; per un attimo Harry s'immaginò di visitare il cimitero con Silente... che legame sarebbe stato, quanto avrebbe significato per lui. Ma sembrava che per Silente il fatto che le loro famiglie giacessero l'una accanto all'altra nello stesso cimitero fosse una coincidenza priva d'importanza, irrilevante, forse, per il compito assegnato a Harry.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Sicuro» tagliò corto Harry, poi aggiunse: «Continuiamo a cercare» e si voltò, desiderando di non aver mai visto quella Tomba. Non voleva che la sua trepidazione fosse sciupata dal rancore.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   La Tomba era molto antica, tanto consunta dal tempo che si riusciva a malapena a leggere il nome. Hermione gli indicò un simbolo.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «Io continuo a cercare i miei genitori, d'accordo?» disse Harry, con una punta di fastidio nella voce, e si rimise in moto, lasciandola accovacciata accanto alla Tomba.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ogni tanto riconosceva un cognome che, come Abbott, aveva incontrato a Hogwarts. A volte ritrovava diverse generazioni della stessa famiglia di maghi: dalle date Harry arguiva che doveva essersi estinta o trasferita altrove. Man mano che s'inoltrava fra le Tombe, ogni volta che raggiungeva una nuova lapide avvertiva un piccolo sussulto di apprensione e attesa.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   La lapide era a sole due file da quella di Kendra e Ariana. Era di marmo bianco, come la Tomba di Silente, il che la rendeva facile da leggere, perché sembrava quasi brillare nel buio. Harry non dovette inginocchiarsi e nemmeno avvicinarsi tanto per distinguere le parole che vi erano incise:
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Hermione gli aveva preso di nuovo la mano e la stringeva forte. Harry non riusciva a guardarla, ma restituì la stretta, e inspirò profondamente l'aria della notte, cercando di calmarsi, di riprendere il controllo. Avrebbe dovuto portare qualcosa da offrire ai suoi genitori, non ci aveva pensato, e ogni pianta nel cimitero era gelata e senza foglie. Ma Hermione alzò la bacchetta, disegnò un cerchio nell'aria e una corona di elleboro sbocciò davanti a loro. Harry la prese e la posò sulla Tomba.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Non appena si alzò, ebbe il desiderio di andarsene: non riusciva a stare lì un momento di più. Cinse le spalle di Hermione, lei gli passò il braccio attorno alla vita, si girarono in silenzio e sì allontanarono attraverso la neve, oltre la Tomba della madre e della sorella di Silente, verso la chiesa buia e il cancello del cimitero.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Avevano appena raggiunto la Tomba dello sconosciuto Abbott.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Babbani che hanno appena deposto fiori sulla Tomba dei tuoi genitori!
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Il Silente che credevamo di conoscere non voleva sotTomettere i Babbani con la forza!» gridò Harry, e la sua voce echeggiò attraverso la cima della collina deserta, e un gruppo di merli si alzò in volo strillando e disegnando spirali nel cielo perlaceo.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Dietro le finestrelle di vetro palpitavano due occhi vivi, scuri e belli come lo erano stati quelli di Tom Riddle prima di diventare scarlatti e con le pupille a fessura.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Comunque, si sono messi a discutere se ero Stan o no e hanno cominciato a litigare. Era un po' patetico a essere sincero, ma loro erano cinque e io ero da solo, e mi avevano preso la bacchetta. Poi due si sono azzuffati e mentre gli altri erano distratti sono riuscito a dare un pugno nello sTomaco a quello che mi teneva fermo, gli ho strappato la bacchetta, ho Disarmato il tipo che aveva preso la mia e mi sono Smaterializzato. Non mi è venuto benissimo, mi sono Spaccato di nuovo...» Ron alzò la mano destra per mostrare due unghie mancanti; Hermione inarcò freddamente le sopracciglia «... e sono finito a chilometri da dov'eravate voi. Quando sono riuscito a tornare al fiume... ve n'eravate andati».
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Continua a saltar fuori, vero? So che Viktor ha detto che era il simbolo di Grindelwald, ma c'era anche su quella vecchia Tomba a Godric's Hollow, e le date sulla lapide erano di molto precedenti alla nascita di Grindelwald! E ora questo! Be', non possiamo chiedere a Silente o a Grindelwald che cosa significhi non so nemmeno se Grindelwald è ancora vivo ma possiamo chiederlo al signor Lovegood. Indossava il simbolo al matrimonio. Sono sicura che è importante, Harry!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Era il nome sulla Tomba con il simbolo, a Godric's Hollow» spiegò Hermione, senza staccare gli occhi da Xenophilius. «Ignotus Peverell».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Esatto!» Xenophilius alzò l'indice con pedanteria. «Il simbolo dei Doni della Morte sulla Tomba di Ignotus è una prova lampante!»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «No» rispose lei, sollevata di cambiare argomento. «Ho cercato informazioni dopo aver visto il simbolo sulla Tomba; se fosse stato famoso o avesse compiuto qualcosa di importante, sono sicura che uno dei nostri libri ne parlerebbe. Sono riuscita a trovare il nome 'Peverell' solo in Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. L'ho preso in prestito da Kreacher» spiegò, quando Ron inarcò le sopracciglia. «Elenca le famiglie Purosangue che si sono estinte nella linea maschile. A quanto pare i Peverell furono una delle prime famiglie a sparire».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Diagon Alley, Hogwarts, Casa Riddle, Magie Sinister, l'Albania, tutti i luoghi in cui sapevano che Tom Riddle era vissuto, aveva lavorato o aveva ucciso, Ron e Hermione li ripassarono al setaccio. Harry si univa a loro solo per far smettere Hermione di tormentarlo. Sarebbe stato felice di restare
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Harry sentì un vuoto nello sTomaco. Lui, Ron e Hermione si guardarono terrorizzati.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   A Harry si rivoltò lo sTomaco. L'aveva riconosciuto: Fenrir Greyback, il lupo mannaro che aveva il permesso di indossare vesti di Mangiamorte in cambio della sua mercenaria ferocia.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Chi comanda qui?» ruggì Greyback, celando il proprio momento di inadeguatezza. «Io dico che è Potter, e lui più la sua bacchetta fanno duecenTomila galeoni tondi tondi! Ma se non avete il fegato di seguirmi, mi terrò tutto io, e con un po' di fortuna mi daranno anche la ragazza!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   E poco dopo si mise al lavoro da solo, per scavare la Tomba dove gli aveva mostrato Bill, in fondo al giardino, tra i cespugli. Scavava con una
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Sprofondò sempre di più nella Tomba e capì dov'era stato Voldemort e chi aveva ucciso nella cella più alta di Nurmengard e perché...
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Se gli avessero chiesto perché non aveva semplicemente creato una Tomba a regola d'arte con la bacchetta, Harry avrebbe avuto la risposta pronta, ma non ne ebbe bisogno. I due saltarono nella buca, armati di pale, e insieme lavorarono in silenzio finché lo scavo fu abbastanza profondo.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry avvolse l'elfo più stretto nel suo giaccone. Ron si sedette sul bordo della Tomba e si tolse calze e scarpe, che infilò sui piedi nudi di Dobby. Dean offrì un berretto di lana, che Harry gli calzò con cautela sulla testa, coprendogli le orecchie da pipistrello.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry appoggiò l'elfo nella Tomba, dispose le minuscole membra in modo che sembrasse riposare, poi risalì e guardò per l'ultima volta il piccolo corpo. Si sforzò di non crollare al ricordo del funerale di Silente, le file e file di sedie d'oro e il Ministro della Magia davanti a tutti, la litania dei successi di Silente, la maestosità della Tomba di marmo bianco. Sentiva che Dobby meritava un funerale altrettanto grandioso, e invece giaceva lì in una rozza buca tra i cespugli.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Mentre tutti la guardavano, si rivolse all'elfo morto in fondo alla Tomba.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Addio, Dobby». Non riuscì ad aggiungere altro, ma Luna aveva già detto tutto. Bill alzò la bacchetta e la pila di terra accanto alla Tomba si levò e ricadde con precisione nello scavo, un piccolo cumulo rossastro.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    Lentamente, seguendo le istruzioni che mormorava, apparvero incisioni profonde sulla superficie della pietra. Sapeva che Hermione l'avrebbe fatto meglio e forse più in fretta, ma voleva segnare quel punto così come aveva voluto scavare la Tomba. Quando si rialzò, la pietra recitava:
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Sentì l'autorità nella propria voce, la convinzione, il senso di decisione che avevano preso possesso di lui quando scavava la Tomba di Dobby. Lo stavano fissando tutti, perplessi.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «In che senso?» chiese Harry, stropicciandosi distrattamente la cicatrice. «Hai scavato la Tomba».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Unci-unci non rispose. Harry pensò che lo stesse canzonando perché si era comportato come un Babbano, ma non gl'importava che il folletto approvasse la faccenda della Tomba di Dobby. Si preparò per il suo attacco.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Il fabbricante di bacchette era disteso sul letto più lontano dalla finestra. Era rimasto prigioniero nel sotterraneo per più di un anno ed era stato torturato, Harry lo sapeva, almeno in una circostanza. Era emaciato, le ossa del suo volto sporgevano affilate contro la pelle giallastra. Gli occhi color argento sembravano enormi nelle orbite incavate. Le mani che posava sulla coperta avrebbero potuto appartenere a uno scheletro. Harry sedette sul letto vuoto, vicino a Ron e Hermione. Da lì il sole dell'alba non si vedeva: la stanza dava sul giardino in cima alla scogliera e sulla Tomba scavata di fresco.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Ed eccola, vicino al lago, riflessa nelle acque scure. La Tomba di marmo bianco, una macchia superflua nel paesaggio familiare. Provò di nuovo quell'empito di euforia misurata, quell'inebriante proposito distruttivo. Levò la vecchia bacchetta di tasso: era giusto che quello fosse il suo ultimo grande gesto.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   La Tomba si spaccò da un capo all'altro. La figura avvolta nel sudario era lunga e sottile come lo era stata in vita. Alzò di nuovo la bacchetta.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Quel vecchio pazzo aveva davvero pensato che il marmo o la morte avrebbero protetto la Bacchetta? Aveva creduto che il Signore Oscuro non avrebbe osato violare la sua Tomba? La mano simile a un ragno scese e sfilò la Bacchetta dalla presa di Silente. Quando la afferrò, una pioggia di
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry non aveva risposte: c'erano momenti in cui si chiedeva se era stata pura follia non cercare di impedire a Voldemort di aprire la Tomba. Non riusciva nemmeno a spiegare in maniera soddisfacente perché l'avesse deciso: ogni volta che cercava di ricostruire gli argomenti che l'avevano condotto a quella scelta, gli sembravano sempre più deboli.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Tu non avresti mai potuto farlo, Harry» diceva ogni volta. «Tu non avresti potuto violare la Tomba di Silente».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Non lo so... ma tu puoi spiegare come ha fatto Silente a mandarlo da noi se giace in una Tomba a Hogwarts?»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Ci fu una pausa, e tutti cercarono di pensare a come aggirare il problema. Harry guardò la Tomba di Dobby al di là della finestra. Luna stava sistemando accanto alla lapide un mazzetto di lavanda in un vasetto di marmellata.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Piccoli germogli verdi spuntavano ormai nella terra rossa della Tomba di Dobby; entro un anno il tumulo sarebbe stato coperto di fiori. La pietra bianca col nome dell'elfo era già segnata dalle intemperie. Harry si rese conto che non avrebbero potuto trovare un luogo più bello per far riposare Dobby, ma il pensiero di lasciarlo lì gli faceva male al cuore. Guardando la sua Tomba, si chiese di nuovo come aveva fatto a sapere dove andare a salvarli. Portò inconsapevolmente le dita alla saccoccia che teneva ancora al collo e tastò il frammento di specchio dove era certo di aver visto l'occhio di Silente. Poi il rumore di una porta lo fece voltare.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il bar del Paiolo Magico era quasi deserto. Tom, il barista curvo e sdentato, lustrava bicchieri dietro al banco; nell'angolo più lontano, due maghi che stavano chiacchierando sottovoce gettarono un'occhiata a Hermione e si ritrassero nell'ombra.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Signora Lestrange» mormorò Tom al passaggio di Hermione, e chinò il capo ossequioso.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Buongiorno» gli rispose Hermione. Harry, che le stava dietro, con Unci-unci in spalla sotto il Mantello, notò la sorpresa di Tom.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Anche Ron e Hermione puntarono le bacchette, e la piccola coppa d'oro brillò illuminata come da tre riflettori: il calice di Tosca Tassorosso, passato poi nelle mani di Hepzibah Smith, alla quale Tom Riddle l'aveva rubato.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Oh» fece Ron. «Sì... be', ho molta fame!» aggiunse a mo' di scusa, mentre il suo sTomaco gorgogliava fragoroso.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Harry rimase in silenzio. Non era il momento di manifestare i dubbi che lo arrovellavano da mesi. Aveva fatto la sua scelta scavando la Tomba per Dobby; aveva deciso di proseguire lungo il tortuoso, rischioso sentiero tracciato per lui da Albus Silente, di accettare che non gli fosse stato detto tutto ciò che avrebbe voluto sapere, ma di fidarsi e basta. Non nutriva alcun desiderio di dubitare ancora, non voleva sentir dire nulla che lo distogliesse dal suo scopo. Incrociò lo sguardo di Aberforth, straordinariamente simile a quello del fratello: gli occhi azzurri sembravano passare ai raggi X l'oggetto del loro esame, proprio allo stesso modo, e Harry pensò che Aberforth sapesse che cosa stava pensando e lo disprezzasse per questo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    Sì, pensò Harry, Tom Riddle aveva certamente capito il desiderio di Helena Corvonero di possedere oggetti favolosi sui quali non poteva vantare diritti.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Generazioni di studenti non erano riuscite a trovare il diadema; il che faceva pensare che non fosse nella Torre di Corvonero... ma se non era lì, allora dove? Quale nascondiglio aveva scoperto Tom Riddle nel castello di Hogwarts, convinto che sarebbe rimasto segreto per sempre?
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Tom Riddle, che non si fidava di nessuno e agiva da solo, forse era stato tanto arrogante da pensare di essere l'unico ad aver penetrato i misteri più profondi del castello di Hogwarts. Naturalmente Silente e Vitious, studenti modello, non ci avevano mai messo piede, ma lui, Harry, nel corso della sua carriera scolastica aveva deviato dal sentiero tracciato... ecco infine un segreto che lui e Voldemort condividevano e Silente non aveva mai scoperto...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

    «Ho cercato una terza bacchetta, Severus. La Bacchetta di Sambuco, la Bacchetta del Destino, la Stecca della Morte. L'ho presa al suo precedente proprietario. L'ho presa dalla Tomba di Silente».
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Poi Neville per poco non lo urtò. Era con un altro e trasportavano un cadavere. Harry abbassò lo sguardo e avvertì un'altra fitta allo sTomaco: Colin Canon, anche se minorenne, doveva essere riuscito a sgattaiolare indietro come Malfoy, Tiger e Goyle. Era piccolissimo da morto.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Fu la cosa che ci unì» sussurrò. «Due ragazzi intelligenti e arroganti con un'ossessione in comune. Lui voleva venire a Godric's Hollow, l'avrai capito, per la Tomba di Ignotus Peverell. Voleva esplorare il luogo in cui era morto il terzo fratello».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «... o forse che violasse la sua Tomba?» suggerì Harry, e Silente si asciugò gli occhi.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Era la voce di Bellatrix, e parlava come chi si rivolge a un amante. Harry non osò aprire gli occhi, ma lasciò che gli altri sensi esplorassero la situazione. Sapeva che la sua bacchetta era ancora riposta sotto gli abiti perché la sentiva tra il petto e il suolo. Una lieve imbottitura dalle parti dello sTomaco gli disse che anche il Mantello dell'Invisibilità era lì.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Sì, io oso» continuò Harry. «Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io so molte cose importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di commettere un altro grosso errore?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Silente è morto!» Voldemort sputò queste parole contro Harry come se gli potessero provocare un dolore insopportabile. «Il suo corpo marcisce nella Tomba di marmo vicino a questo castello, io l'ho visto, Potter, e non tornerà!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    dalla Tomba del suo ultimo padrone! Io l'ho portata via contro il desiderio del suo ultimo padrone! Il suo potere è mio!»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco vo lare in alto, scura contro l'alba, roteare come la testa di Nagini contro il soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l'infallibile abilità del Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all'indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l'alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    Immediatamente Asha riuscì ad alzarsi. Non solo, ma tutti i sinTomi del suo terribile morbo erano spariti.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    L'ironia della sorte è che da questa storia è scaturita una curiosa leggenda, che contraddice precisamente il messaggio originale. La leggenda sostiene che i doni che la Morte consegna ai fratelli - una bacchetta invincibile, una pietra che può richiamare i morti dall'oltreTomba, e un Mantello dell'Invisibilità che dura per sempre - siano oggetti reali che esistono nel nostro mondo. La leggenda va oltre: se qualcuno diventasse il legittimo proprietario di tutti e tre, diverrebbe 'padrone della Morte', locuzione che è sempre stata intesa a significare invulnerabile, persino immortale.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)