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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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    Mr e Mrs Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano peRfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Nel suo ufficio, al nono piano, Mr Dursley sedeva sempre con la schiena rivolta alla finestra. Se così non fosse stato quella mattina avrebbe avuto ancor più difficoltà a concentrarsi sui suoi trapani. Lui non vide i gufi volare a sciami in pieno giorno, ma la gente per strada sì. E li additavano, guardandoli a bocca aperta, passare a tutta velocità, uno dopo l'altro sopra le loro teste. La maggior parte di quella gente non aveva mai visto un gufo neanche di notte. Ciononostante, Mr Dursley ebbe il privilegio di una mattinata peRfettamente normale, del tutto immune dai gufi. Uscì dai gangheri con cinque persone diverse. Fece molte telefonate importanti e qualche altro urlaccio. Fino all'ora di pranzo, il suo umore si mantenne ottimo. A quel punto decise che, per sgranchirsi le gambe, avrebbe attraversato la strada per andarsi a comperare una ciambella dal fornaio di fronte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

    Mr Dursley rimase lì impalato. Era stato abbracciato da un peRfetto sconosciuto. Gli tornò anche in mente che quel tale lo aveva chiamato ‘Babbano’, qualsiasi cosa volesse dire. Era esterrefatto. Si affrettò a raggiungere la macchina e partì alla volta di casa, sperando di aver lavorato di fantasia, cosa che non aveva mai sperato prima perché non approvava le fantasie.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Aveva trovato quel che stava cercando nella tasca interna del mantello. Sembrava un accendino d'argento. Lo aprì con uno scatto, lo tenne sollevato e lo accese. Il lampione più vicino si fulminò con un piccolo schiocco. L'uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si fulminò il lampione appresso. Dodici volte fece scattare quel suo ‘Spegnino’, fino a che l'unica illuminazione rimasta in tutta la strada furono due capocchie di spillo in lontananza: gli occhi del gatto che lo fissavano. Se in quel momento qualcuno - peRfino quell'occhio di lince di Mr Dursley - avesse guardato fuori della finestra, non sarebbe riuscito a vedere niente di quel che accadeva in strada. Silente si fece scivolare di nuovo nella tasca del mantello il suo ‘Spegnino’ e si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘E lei non può farci niente, Silente?’
‘Anche se potessi, non lo farei. Le cicatrici possono tornare utili. Anch'io ne ho una, sopra il ginocchio sinistro, che è una piantina peRfetta della metropolitana di Londra. Bene... Dammelo qua, Hagrid; vediamo di concludere’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   ‘Sono quasi pronto’ rispose Harry.
‘Be', vedi di spicciarti, voglio che sorvegli il bacon che ho messo sul fuoco. E non ti azzardare a farlo bruciare. Voglio che tutto sia peRfetto, il giorno del compleanno di Duddy’.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Il direttore dello zoo in persona preparò a zia Petunia una tazza di tè dolce molto forte, e intanto non la finiva più di scusarsi. Piers e Dudley non riuscivano a far altro che faRfugliare. Per quel che aveva visto Harry, il serpente non aveva fatto altro che dargli un colpettino giocoso sui tacchi, mentre passava, ma fecero appena a tempo a tornare tutti nella macchina di zio Vernon che già Dudley raccontava come il boa gli avesse quasi staccato la gamba a morsi, mentre Piers giurava che aveva cercato di soffocarlo nella sua stretta mortale. Ma il peggio, almeno per Harry, fu che Piers riuscì a calmarsi quel tanto che gli consentì di dire: ‘Harry gli ha parlato. Non è vero, Harry?’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Ci fu un improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene. Sovrastando il rumore, Piton disse: ‘E al dormitorio di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Potter’.
Col procedere della lezione di Pozioni, la situazione dei Grifondoro non migliorò. Piton li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli. Intanto, avvolto nel suo lungo mantello nero, si aggirava di qua e di là per la classe, osservandoli pesare ortiche secche e schiacciare zanne di serpente, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy, che sembrava stargli simpatico. Aveva appena cominciato a dire agli altri di osservare il modo peRfetto in cui Malfoy aveva stufato le sue lumache cornute, quando il sotterraneo fu invaso da una nube di fumo verde e acido e da un sibilo potente. Non si sa come, Neville era riuscito a fondere il calderone di Seamus trasformandolo in un ammasso di metallo contorto, e la loro pozione, colando sul pavimento di pietra, bruciava le scarpe degli astanti facendoci dei buchi. In pochi secondi, tutti i ragazzi erano saltati sugli sgabelli, salvo Neville, che si era bagnato con la pozione quando il calderone si era bucato e adesso piangeva di dolore, mentre sulle braccia e sulle gambe gli spuntavano bolle infiammate.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle zanne giallastre.
Era lì, peRfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di loro, e Harry capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo ringhiare sordo non dava adito a equivoci.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Anche Harry, che pure ignorava tutto dei manici di scopa, pensò che era meraviglioso. Sottile e scintillante, con una maniglia di mogano, aveva una lunga chioma di rametti peRfettamente diritti e in cima, in lettere d'oro, la scritta Nimbus Duemila.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Era lì, riflesso sulla sua supeRficie, pallido e atterrito, e riflesse dietro di lui c'erano almeno altre dieci persone. Harry tornò a guardare dietro di sé da sopra la spalla, ma ancora una volta, la stanza era vuota. Oppure anche gli altri erano invisibili? Forse si trovava in una stanza piena di gente invisibile, e il trucco dello specchio era di rifletterli tutti, invisibili o meno che fossero?
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Ron faRfugliò qualcosa nel sonno. Doveva svegliarlo? Qualcosa lo trattenne. Il mantello di suo padre... Harry sentì che per quella volta... la prima volta... voleva provarlo da solo.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   uno qualsiasi dei libri proibiti occorreva un'apposita autorizzazione firmata da uno dei professori, e lui sapeva benissimo che non sarebbe mai riuscito a procurarsela. Quelli erano i libri che contenevano i potenti segreti della Magia Nera che non veniva mai insegnata a Hogwarts, e venivano letti soltanto dagli allievi più anziani che si peRfezionavano nella Difesa contro le Arti Oscure.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Mentre aspettava il loro ritorno, Ron si era addormentato nella sala di ritrovo immersa nell'oscurità. Quando Harry lo svegliò bruscamente, scuotendolo, gridò alcune parole sconnesse a proposito di un fallo a Quidditch. Ma nel giro di pochi secondi era peRfettamente sveglio, e ascoltava Harry spiegare a lui e a Hermione che cosa era successo nella foresta.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Fiorenzo mi ha salvato, ma non avrebbe dovuto farlo... Cassandro era arrabbiatissimo... parlava di inteRferenze con quello che predicono i pianeti... Probabilmente, secondo i pianeti Voldemort sta per tornare... Secondo Cassandro, Fiorenzo avrebbe dovuto lasciare che Voldemort mi uccidesse... Credo proprio che anche questo fosse scritto nelle stelle’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)


   La Mcgranitt poteva aspettarsi di tutto, tranne quello. I libri che reggeva le caddero di mano e lei non si dette neanche la pena di raccoglierli.
‘E voi, come lo sapete?’ faRfugliò.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.
‘Accidenti, non ve lo dovevo dire!’ faRfugliò. ‘Dimenticate tutto! Ehi... ma dove andate?’
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘E' stato molto più facile di quanto credessi’ gli disse Hermione mentre si univano alla folla dei compagni che sciamavano fuori, sul prato assolato. ‘Era peRfettamente inutile imparare a memoria il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la rivolta di Elfric l'Avido’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    «Il mio piccolo gentiluomo peRfetto!» sospirò zia Petunia.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «PeRfetto… Dudley?»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Migliaia di volte Harry era stato sul punto di aprire con la magia la gabbia di Edvige e di mandarla da Ron e da Hermione con una lettera, ma non valeva la pena rischiare. Ai maghi minorenni non era permesso di fare incantesimi fuori della scuola. Questo ai Dursley non lo aveva detto; sapeva che solo il terrore di venire trasformati in scarafaggi li aveva trattenuti dal chiudere anche lui nell’armadio del sottoscala insieme alla bacchetta magica e al manico di scopa. Durante le ultime due settimane Harry si era divertito a faRfugliare tra sé parole senza senso e guardare Dudley catapultarsi fuori dalla stanza a tutta la velocità permessa dalle sue gambe grasse. Ma il lungo silenzio di Ron e di Hermione aveva fatto sentire Harry così tagliato fuori dal mondo della magia che anche tormentare Dudley aveva perso il suo fascino… e ora Ron e Hermione avevano dimenticato il suo compleanno.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Che cosa non avrebbe dato per ricevere un messaggio da Hogwarts! Da un mago o da una strega qualsiasi! Sarebbe stato contento peRfino di vedere il suo più acerrimo nemico, Draco Malfoy, solo per assicurarsi di non essersi sognato tutto…
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Passando davanti alla porta del salotto Harry intravide zio Vernon e Dudley in cravatta a faRfalla e smoking. Era appena arrivato al pianerottolo quando il campanello suonò e la faccia furibonda di zio Vernon apparve in fondo alle scale.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Percy il peRfetto, ti pareva» bofonchiò tra sé Fred.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Be’, mia cara, penso che converrai con me che facendo questo lui è peRfettamente in regola, anche se… ehm… forse avrebbe fatto meglio a… dire alla moglie la verità… Vedi, c’è una scappatoia nella legge… per cui se lui non intendeva far volare la macchina, il fatto che la macchina potesse volare non…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)


    Harry entrò, sfiorando con la testa il soffitto spiovente, e sbatté gli occhi: era come entrare in una fornace. Quasi tutto, nella stanza di Ron, sembrava essere di un violento color arancio: il copriletto, le pareti, peRfino il soffitto. Poi Harry si rese conto che Ron aveva ricoperto quasi completamente la consunta carta da parati con poster delle stesse sette persone, che salutavano animatamente, tutti con indosso sgargianti abiti arancioni, e muniti di manici di scopa.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

   La vita alla Tana era quanto di più diverso da Privet Drive si potesse immaginare. Ai Dursley piaceva che tutto fosse pulito e in ordine; la casa dei Weasley era tutta stranezze e imprevisti. Harry rimase scioccato la prima volta che, guardandosi allo specchio sul camino della cucina, quello gli gridò: «Infilati la camicia dentro i pantaloni, sciamannato!». Lo spiritello della soffitta ululava e batteva sui tubi ogni volta che gli pareva regnasse troppa calma, e le piccole esplosioni provenienti dalla camera di Fred e George erano considerate peRfettamente normali. Ma quello che Harry trovava estremamente insolito, per quanto riguardava la sua vita a casa di Ron, non erano lo specchio parlante e lo spiritello rumoroso: era la sensazione di essere simpatico a tutti.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry, Ron, Fred e George pensavano di risalire la collina fino a un piccolo campo recintato di proprietà dei Weasley. Era circondato da alberi che lo nascondevano alla vista del villaggio sottostante, il che significava potersi allenare a Quidditch, purché non volassero troppo alto. Non potevano usare vere palle da Quidditch perché se avessero raggiunto il villaggio in qualche lancio troppo audace sarebbe stato difficile dare spiegazioni; così si esercitavano lanciandosi delle mele. A turno usavano la Nimbus Duemila, la scopa volante di Harry, che era la migliore di tutte; la vecchia Stella Cadente di Ron spesso veniva superata in volo da faRfalle sfaccendate.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Gilderoy Allock apparve lentamente, seduto a un tavolo e circondato da gigantografie della sua faccia. Erano tutte ammiccanti e mostravano alla folla due file di denti di un candore abbagliante. Il vero Allock indossava un abito color non-ti-scordar-di-me, che si adattava peRfettamente al colore dei suoi occhi; sui capelli ondulati portava, disinvoltamente poggiato di lato, il cappello a punta da mago.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry si assicurò che la gabbia di Edvige fosse ben fissata sopra al baule e portò il suo carrello di fronte alla barriera. Si sentiva peRfettamente sicuro di sé; questo non era difficile come usare la Polvere Volante. Tutti e due i ragazzi si chinarono sull’impugnatura dei loro carrelli e si incamminarono verso la barriera, acquistando velocità. A pochi metri di distanza spiccarono una corsa e…
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    L’auto ebbe un fremito sinistro. Guardando fuori dal finestrino, un miglio sotto di loro, Harry vide la supeRficie dell’acqua liscia, nera e cristallina. Le nocche di Ron erano bianche dallo sforzo di reggere il volante. L’auto tremò ancora.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «Siete stati visti!» sibilò Piton mostrandogli il titolo di testa: UNA FORD ANGLIA VOLANTE SCONCERTA I BABBANI. Cominciò a leggere ad alta voce: «’Due Babbani, a Londra, affermano di aver visto una vecchia automobile volare sopra la torre dell’ufficio postale… a mezzogiorno, a NoRfolk, la signora Hetty Bayliss, mentre stava stendendo il bucato… il signor Angus Fleet, di Peebles, ha riferito alla polizia…’ sei o sette Babbani in tutto. Sbaglio o tuo padre lavora nell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani?» chiese alzando lo sguardo su Ron con un sorriso ancor più maligno. «Per tutti i gargoyle… proprio suo figlio…»
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Scesero a pranzo, dove l’umore di Ron non migliorò di certo quando Hermione mostrò la manciata di peRfetti bottoni da soprabito da lei prodotti durante la lezione di Trasfigurazione.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Attento a te, Weasley» fece Malfoy con una smoRfia. «Non vuoi cacciarti in un altro guaio, vero? Altrimenti la tua mammina dovrà venire a prenderti e a portarti via da scuola». E con voce acuta e penetrante proseguì: «SE PROVI A FARE UN ALTRO PASSO FALSO…»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Ah, ecco il fuRfante!» esclamò. «Entra, Harry, entra pure».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)


    «L’hai… l’hai letta?» faRfugliò.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    A differenza dei fantasmi presenti, il folletto Pix era tutto meno che pallido e trasparente. Indossava un cappellino di carta arancione, una cravatta a faRfalla che girava come un’elica, e sul faccione maligno era stampato un largo sorriso.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Sì, sì, è stato lui!» continuava a gridare Gazza con il viso gonfio e paonazzo. «Lei ha visto quel che ha scritto sul muro! Ha scoperto… nel mio ufficio… lui sa che io sono… che io sono…» il viso gli si contorse in una smoRfia orribile. «Lui sa che io sono un Magonò!» concluse.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Può darsi semplicemente che a Potter e ai suoi amici sia capitato di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato» disse Piton con un sorriso che gli incurvava le labbra in una smoRfia, come se dubitasse delle sue stesse parole. «Ma qui abbiamo una serie di circostanze sospette. Perché si trovavano nel corridoio del terzo piano? E perché non erano alla festa di Halloween?»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Avresti dovuto venire dritto filato da me!» lo redarguì sollevando lo squallido e floscio avanzo di quello che, soltanto mezz’ora prima, era stato un braccio peRfettamente funzionante. «A riaggiustare le ossa ci metto un attimo… ma a farle ricrescere…»
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    La Sala Grande era uno splendore. Non solo era addobbata con una dozzina di alberi di Natale coperti di ghiaccio e con grossi festoni di agrifoglio e di vischio che andavano da una parte all’altra del soffitto, ma dall’alto fioccava anche neve magica, calda e asciutta. Silente diresse il canto corale di alcune delle sue carole preferite, mentre Hagrid, man mano che tracannava grog, batteva il tempo sempre più freneticamente. Percy non s’era accorto che Fred aveva fatto un incantesimo al suo cartellino di Prefetto, su cui ora si leggeva ‘PeRfetto’, e continuava a chiedere che avessero tanto da ridere. Dalla tavola dei Serpeverde, Draco Malfoy, con voce stentorea, faceva commenti maligni sul maglione nuovo di Harry, ma lui lo ignorava. Con un po’ di fortuna, di lì a poche ore lo avrebbe sistemato a dovere.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    E Malfoy cominciò a scattare foto con un’immaginaria macchina fotografica, in una replica di Colin crudele ma peRfetta: «Potter, posso avere una tua foto, Potter? Mi fai un autografo? Per favore, posso leccarti le scarpe, Potter?»
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Se non sbaglio, trascorri le vacanze in un oRfanotrofio di Babbani» disse Dippet.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Mia madre è morta appena sono nato, signore. All’oRfanotrofio mi hanno detto che visse appena quanto bastava a darmi il nome: Tom, come mio padre, e Orvoloson, come mio nonno».
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «Proprio così» disse il preside. «Mio caro ragazzo, devi capire quanto sarebbe irragionevole da parte mia lasciarti rimanere al castello, una volta terminato il trimestre. Specialmente alla luce della recente tragedia… la morte di quella povera ragazza… Sarai molto più al sicuro nel tuo oRfanotrofio. Il Ministero della Magia sta parlando addirittura di chiudere la scuola. Non abbiamo fatto nessun progresso nell’individuare la… ehm… fonte di questa antipatica…»
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    «E se Hogwarts chiudeva, Riddle sarebbe dovuto tornare in un oRfanotrofio di Babbani» disse Harry. «Non posso dargli torto se voleva restare qui…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Condizioni peRfette per il Quidditch» disse Baston entusiasticamente al tavolo della colazione, riempiendo di uova strapazzate i piatti dei giocatori. «Dacci dentro, Harry, devi fare una colazione decente».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Ma Harry lo ascoltava solo per metà. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Hermione, immobile sul letto dell’infermeria come una statua di pietra. Quanto a lui, se il colpevole non veniva preso in tempo, la prospettiva che gli si parava davanti era una vita intera con i Dursley. Tom Riddle aveva denunciato Hagrid perché anche lui, se la scuola avesse chiuso, avrebbe trascorso i suoi anni migliori in un oRfanotrofio di Babbani. Ora Harry sapeva peRfettamente come doveva essersi sentito.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Io… be’… io…» faRfugliò Allock.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Era la mia parola contro quella di Hagrid. Be’, puoi immaginare da te com’è rimasto il vecchio Armando Dippet. Da una parte Tom Riddle, povero in canna ma brillante, oRfano ma così coraggioso, Prefetto della scuola, studente modello; dall’altra quel gran pasticcione confusionario di Hagrid, che si metteva nei guai una settimana sì e una no, che tentava di allevare cuccioli di lupi mannari sotto il letto, che sgattaiolava nella foresta proibita per combattere i troll. Ma devo ammettere che persino io sono rimasto sorpreso della riuscita del mio piano. Pensavo che qualcuno si sarebbe reso conto che l’Erede di Serpeverde non poteva assolutamente essere Hagrid. C’erano voluti a me cinque anni interi per scoprire quel che c’era da sapere sulla Camera dei Segreti e trovarne l’ingresso… figuriamoci se Hagrid poteva avere il cervello o il potere per farlo!
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    A Harry parve che il cervello gli si fosse inceppato. Fissava con sguardo ottuso Riddle, l’oRfano cresciuto per uccidere i suoi genitori, e tanti altri ancora… Finalmente si costrinse a parlare.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Il volto di Riddle si contorse in una smoRfia. Poi il ragazzo si costrinse a sorridere: un sorriso orrendo.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E così tua madre è morta per salvarti? Sì, devo ammettere che si tratta di un potente contro-incantesimo. Ora lo capisco… in fin dei conti, in te non c’è niente di speciale. Me lo chiedevo, capisci? Perché fra noi, Harry Potter, esistono strane somiglianze. PeRfino tu devi averle notate. Tutti e due siamo mezzosangue, oRfani, e allevati da Babbani. Probabilmente gli unici Rettilofoni che mai abbiano frequentato Hogwarts dai tempi del grande Serpeverde. Anche fisicamente ci assomigliamo un po’… Ma in fondo a salvarti da me è stato solo un caso, un caso fortunato. Era quello che m’interessava sapere».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    La fenice scese in picchiata. Il suo lungo becco d’oro scomparve e un attimo dopo un torrente di sangue nero schizzò sul pavimento. Il serpente menava colpi con la coda; mancò di poco Harry, e prima che il ragazzo facesse in tempo a chiudere gli occhi si voltò. Harry lo fissò e vide che la fenice gli aveva peRforato gli occhi gialli e sporgenti; il sangue colava a fiotti sul pavimento e il mostro, agonizzante, sputava.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

   Ron naturalmente capì di aver messo Harry nei guai, perché non richiamò. Nemmeno l'altra sua grande amica di Hogwarts, Hermione Granger, si era fatta viva. Harry sospettava che Ron avesse avvertito Hermione di non chiamare, il che era un peccato, perché Hermione, la studentessa più brillante del loro corso, aveva genitori Babbani, sapeva peRfettamente come usare un telefono e probabilmente avrebbe avuto abbastanza buonsenso da non dire che frequentava Hogwarts.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Sulla soglia c'era zia Marge. Somigliava molto a zio Vernon: larga, bene in carne e paonazza, aveva peRfino i baffi, anche se non cespugliosi come quelli dello zio. In una mano reggeva un'enorme valigia, e infilato sotto l'altro braccio c'era un vecchio bulldog dal pessimo carattere.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Non dire sì con quel tono ingrato» ringhiò zia Marge. «Vernon e Petunia sono maledettamente gentili a tenerti. Io non l'avrei fatto. Saresti andato dritto filato all'oRfanotrofio se ti avessero abbandonato sulla porta di casa mia».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry moriva dalla voglia di dire che avrebbe preferito stare in un oRfanotrofio invece che con i Dursley, ma il pensiero del permesso per Hogsmeade lo fermò. Così sorrise a fatica.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Non fare quelle smoRfie!» tuonò zia Marge. «Vedo che non sei affatto migliorato dall'ultima volta. Speravo che la scuola ti avrebbe ficcato in testa un po' di buone maniere». Prese una gran sorsata di tè, si asciugò i baffi e disse: «Dove hai detto che lo mandate, Vernon?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zio Vernon e zia Petunia erano molto tesi. PeRfino Dudley alzò gli occhi dalla torta per osservare i genitori.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Sono morti in un incidente, piccolo peRfido bugiardo, e ti hanno scaricato come un fardello sulle spalle dei loro bravi, operosi parenti!» strillò zia Marge furiosa. «Sei un insolente, ingrato moccioso...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry ci mise diversi giorni ad abituarsi alla nuova, strana libertà. Prima di allora non aveva mai potuto alzarsi quando voleva o mangiare quello che gli andava. Poteva peRfino andare dove gli pareva, purché rimanesse a Diagon Alley; e dal momento che sulla lunga via acciottolata si affacciavano uno accanto all'altro i negozi di magia più affascinanti del mondo, Harry non provò il desiderio di mancare alla parola data a Caramell e di addentrarsi nel mondo Babbano.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry faceva colazione ogni mattina al Paiolo magico, osservando gli altri ospiti: buffe streghette di campagna, in città per un giorno di shopping; maghi dall'aspetto venerabile che discutevano l'ultimo articolo su Trasfigurazione Oggi; stregoni dall'aria selvatica, nani rauchi e una volta peRfino una fattucchiera, che ordinò un piatto di fegato crudo parlando attraverso un pesante passamontagna di lana.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Dopo aver riempito la borsa di galeoni d'oro, falci d'argento e zellini di bronzo ritirati dalla sua camera blindata alla Gringott, Harry dovette esercitare un notevole autocontrollo per non spendere tutto in una volta. Solo continuando a ripetersi che lo aspettavano ancora cinque anni a Hogwarts, e quanto sgradevole sarebbe stato dover chiedere ai Dursley il denaro per i libri di incantesimi, riuscì a trattenersi dal comprare un magnifico set di Gobbiglie d'oro massiccio (un gioco magico simile alle biglie, in cui le sferette spruzzavano un liquido puzzolente sulla faccia dell'avversario quando perdeva un punto). Fu tremendamente tentato anche dal peRfetto, commovente modellino della galassia in una grande sfera di vetro, che gli sarebbe servito per non dover seguire più nemmeno una lezione di Astronomia. Ma la cosa che più mise alla prova la fermezza di Harry comparve nel suo negozio preferito, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, una settimana dopo il suo arrivo al Paiolo magico.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   FIREBOLT
Questa scopa da corsa all'avanguardia è fornita di un raffinato, aerodinamico manico di frassino, trattato con vernice adamantina e numerato a mano. I ramoscelli di betulla che formano la coda, selezionati uno per uno, sono stati sfrondati e lavorati fino a raggiungere un peRfetto design per offrire alla Firebolt un ineguagliabile equilibrio e una precisione millimetrica. La Firebolt ha un'accelerazione da 0 a 250 km orari in dieci secondi. In dotazione un Incantesimo Frenante indistruttibile.
Prezzo su richiesta.

Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Due enormi rospi violetti dall'aria bavosa si stavano facendo una scorpacciata di tafani morti. Una tartaruga gigante con il carapace tempestato di pietre preziose luccicava vicino alla finestra. Parecchie lumache velenose di color arancione strisciavano lente su per la parete del loro terrario di vetro, e un grasso coniglio bianco continuava a trasformarsi in un cappello a cilindro e poi di nuovo in coniglio, accompagnando ogni metamoRfosi con uno schiocco secco. Poi c'erano gatti di tutti i colori, una rumorosa gabbia di corvi, un cestino di buffe palle di pelo color crema che ronzavano forte e, sul bancone, una grande gabbia piena di lustri topi neri che giocavano a saltare la corda con le lunghe code pelate.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Prima saliamo sul treno meglio è» disse. «Almeno a Hogwarts riuscirò a stare alla larga da Percy. Ora mi accusa di aver versato il tè sulla sua foto di Penelope Light. Sai» Ron fece una smoRfia, «la sua fidanzata. Si è nascosta sotto la cornice perché ha il naso tutto a macchie...»
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Malfoy diede una gomitata a Hermione per bloccare la strada a Harry sui gradini che portavano al castello. Aveva una smoRfia soddisfatta e i suoi occhi pallidi brillavano di malizia.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Indietro, vile spaccone! Indietro, fuRfante!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   In silenzio, i ragazzi riportarono le tazze all'insegnante, presero i libri e li riposero nelle borse. PeRfino Ron evitava lo sguardo di Harry.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Si interruppe di nuovo, e poi disse in tono molto pratico: «A me sembri in peRfetta salute, Potter, quindi mi scuserai se non ti dispenso dai compiti oggi. Ti assicuro che se dovessi morire non sei tenuto a consegnarli».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Mi sa che è un record» faRfugliò quando li ebbe riconosciuti. «Credo che non hanno mai avuto un insegnante che è durato un giorno solo».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Malfoy fece una smoRfia.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ma gli occhi di Malfoy brillavano di una luce peRfida, ed erano puntati su Harry. Malfoy si chinò sul tavolo.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Malfoy li oltrepassò, scortato da Tiger e Goyle. Fece una smoRfia a Harry e sparì.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   La sala, una stanza lunga, rivestita di legno, piena di vecchie sedie scompagnate, era vuota, tranne che per un insegnante. Il professor Piton era seduto in una poltrona bassa, e alzò lo sguardo mentre la classe entrava. Aveva gli occhi scintillanti e una smoRfia antipatica sul viso. Mentre il professor Lupin entrava e chiudeva la porta alle sue spalle, Piton disse:
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Non avrei saputo dirlo meglio» approvò il professor Lupin, e Hermione sorrise radiosa. «Quindi il Molliccio che sta lì al buio non ha ancora assunto una forma. Non sa ancora che cosa spaventerà la persona dall'altra parte della porta. Nessuno sa che aspetto ha un Molliccio quando è solo, ma quando lo farò uscire, diventerà immediatamente ciò di cui ciascuno di noi ha più paura. Questo significa» disse il professor Lupin, ben deciso a ignorare il faRfugliare terrorizzato di Neville, «che abbiamo un grosso vantaggio sul Molliccio prima di cominciare. Hai capito quale, Harry?»
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Baston era così abbattuto che peRfino Fred e George si mostrarono comprensivi.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Seguì Lupin nel suo studio. Nell'angolo c'era un grande acquario pieno. Una creatura di un verde malsano con piccole corna sulla fronte schiacciava il muso contro il vetro, facendo delle smoRfie e piegando le lunghe dita magre.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Lupin vuotò il calice e fece una smoRfia.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Che c'è?» disse Baston, irritato da quel comportamento così supeRficiale.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   ciate rivolte verso di lui. Fu come se il suo petto si riempisse di acqua gelata, che gli peRforava lo stomaco. E poi lo udì di nuovo... qualcuno gridava, gridava dentro la sua testa... una donna...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «I Dissennatori sono le creature più disgustose della terra. Infestano i luoghi più cupi e sporchi, esultano nella decadenza e nella disperazione, svuotano di pace, speranza e felicità l'aria che li circonda. PeRfino i Babbani avvertono la loro presenza, anche se non li vedono. Se ti avvicini troppo a un Dissennatore, ogni sensazione piacevole, ogni bel ricordo ti verrà succhiato via. Se appena può, il Dissennatore si nutrirà di te abbastanza a lungo da farti diventare simile a lui... malvagio e senz'anima. Non ti rimarranno altro che le peggiori esperienze della tua vita. E le cose peggiori che sono successe a te, Harry, bastano a far precipitare chiunque da un manico di scopa. Non hai niente di cui vergognarti».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Una vecchia pergamena!» esclamò Fred, chiudendo gli occhi con una smoRfia, come se Harry lo avesse offeso a morte. «Spiega tu. George».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   E i due gemelli uscirono con una smoRfia soddisfatta.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Si trovava in una cantina piena di casse e scatole di legno. Harry uscì dalla botola e la richiuse: combaciava così peRfettamente con il pavimento polveroso che era impossibile individuarla. Harry strisciò lentamente verso la scala di legno che portava di sopra. Ora sentiva delle voci, oltre al tintinnio di un campanello e a una porta che si apriva e si chiudeva.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Era una Firebolt, la gemella della meraviglia che Harry era andato a vedere tutti i giorni a Diagon Alley. Il manico scintillò mentre lo afferrava. Harry lo sentì vibrare e lasciò la presa: si librò a mezz'aria, da solo, esattamente all'altezza giusta per essere inforcato. Lo sguardo di Harry si spostò dal numero di serie inciso in oro sulla punta del manico, e poi giù giù fino agli aerodinamici ramoscelli di betulla peRfettamente levigati che formavano la coda.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Sì» disse Harry, stringendo forte la bacchetta e spostandosi al centro della classe deserta. Cercò di mantenere il pensiero fisso sul volo, ma qualcos'altro continuava a inteRferire... rischiava di risentire sua madre in ogni istante... ma non doveva pensarci, altrimenti l'avrebbe risentita davvero, e non voleva... o invece voleva?
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Brutte notizie, Harry. Sono appena stato dalla professoressa McGranitt a parlare della Firebolt. Lei... ehm... si è un po' arrabbiata con me. Mi ha detto che non capivo che cos'è più importante. Ha detto che m'importava di più di vincere la Coppa che della tua vita. Solo perché le ho detto che non era un problema se la scopa ti disarcionava, purché prima tu fossi riuscito a prendere il Boccino». Baston scosse la testa incredulo. «Davvero, dovevi sentire come urlava... neanche avessi detto una cosa terribile... poi le ho chiesto quanto tempo pensava di tenersela...» Fece una smoRfia e imitò la voce severa della professoressa McGranitt: «'Per tutto il tempo necessario, Baston'... credo che sia ora di ordinarti una scopa nuova, Harry. C'è un modulo in fondo a Guida ai Manici di Scopa... potresti prendere una Nimbus Duemilauno, come quella di Malfoy».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   chiata peRfettamente controllata, sfiorando il campo erboso con le punte dei piedi prima di innalzarsi di nuovo a dieci, dodici, quindici metri...
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   L'occasione era troppo peRfetta per sprecarla. Harry strisciò in silenzio dietro Malfoy, Tiger e Goyle, si chinò e raccolse una grossa manciata di fango dal sentiero.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Gli occhi di Piton peRforavano quelli di Harry. Era esattamente come cercare di fissare un Ippogrifo. Harry cercò disperatamente di non battere ciglio.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Come se una mano invisibile vi scrivesse, alcune parole apparvero sulla liscia supeRficie della mappa:
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Insomma!» disse la professoressa Cooman mentre tutti si voltavano verso di loro. Calì e Lavanda erano scandalizzate. «Cosi inteRferite con le vibrazioni della preveggenza!» L'insegnante si avvicinò al tavolo e scrutò la loro sfera di cristallo. Harry si senti sprofondare il cuore in petto. Era si
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Ron si era assunto la responsabilità dell'appello di Fierobecco. Quando non faceva i compiti, era chino su enormi volumi con titoli come Manuale di Psicologia dell'Ippogrifo e Feroce o Ferace? Studi sulla Brutalità dell'Ippogrifo. Era così concentrato che dimenticava peRfino di trattar male Grattastinchi.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   I prati erano calmi e tranquilli. Nemmeno un alito di vento sfiorava le cime degli alberi della foresta proibita; il Platano Picchiatore era immobile e sembrava innocuo. Pareva che le condizioni per la partita sarebbero state peRfette.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   E poi vide qualcosa che gli paralizzò il cuore. Malfoy era in picchiata, trionfante. Laggiù, a pochi piedi dalla supeRficie dell'erba, c'era un lieve scintillio d'oro...
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   L'euforia di Harry per aver finalmente conquistato la Coppa del Quidditch durò almeno una settimana. Anche il tempo sembrava festeggiare: con l'avvicinarsi di giugno, le giornate si fecero serene e afose, e l'unica cosa che veniva voglia di fare era passeggiare nei prati e gettarsi lunghi distesi sull'erba con parecchie pinte di succo di zucca gelato, a giocare qualche distratta partita a Gobbiglie o a guardare l'enorme piovra che avanzava sognante sulla supeRficie del lago.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Fiero del proprio successo, Harry rimase nei paraggi per vedere come se la cavavano Ron e Hermione. Ron andò molto bene finché non arrivò al Marciotto, che riuscì a confonderlo e a farlo sprofondare fino alla vita nell'acquitrino. Hermione fece tutto alla peRfezione finché non fu arrivata al tronco con il Molliccio dentro. Dopo un minuto, sbucò fuori urlando.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Ronald Weasley» disse la familiare voce velata sopra le loro teste. Ron fece una smoRfia rivolto a Harry e sparì su per la scaletta d'argento. Harry era l'ultimo rimasto. Sedette per terra, la schiena contro il muro, ascoltando una mosca che ronzava contro la finestra inondata di sole, il pensiero al di là del prato, con Hagrid.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Se può entrare quel cane, possiamo anche noi» disse Harry col fiato grosso, correndo di qua e di là nel tentativo di aprirsi la strada fra i peRfidi rami sibilanti, ma non era possibile avvicinarsi alle radici senza finire a tiro dell'albero.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   Indicò Black, il cui viso si contorse in una smoRfia.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Lily e James ti hanno scelto come Custode Segreto solo perché gliel'ho detto io» ringhiò Black in tono così velenoso che Minus fece un passo indietro. «Credevo che fosse un piano peRfetto... un inganno... Voldemort avrebbe di certo dato la caccia a me, non avrebbe mai immaginato che avessero scelto una creatura debole e ottusa come te... dev'essere stato il momento più bello della tua misera vita, dire a Voldemort che potevi consegnargli i Potter».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Harry, questa feccia è il motivo per cui sei oRfano» esclamò Black irato. «Questo viscido sudicio essere ti avrebbe guardato morire senza battere ciglio. L'hai sentito. La sua pelle schifosa per lui contava più di tutta la tua famiglia».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Stammi lontano» disse Harry sprezzante, allontanando da sé le mani di Minus con una smoRfia di disgusto. «Non lo faccio per te. Lo faccio perché... non credo che mio padre avrebbe voluto che loro... diventassero assassini... solo per colpa tua».
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Si avvicinò a Ron, si chinò, batté la gamba rotta con la bacchetta e mormorò Ferula. Delle bende si avvolsero attorno alla gamba di Ron, legandola stretta a una stecca. Lupin lo aiutò ad alzarsi; Ron spostò cautamente il peso sulla gamba, senza una smoRfia.
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Preside!» faRfugliò Madama Chips. «Hanno bisogno di cure e di riposo...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Proprio così! Non capiresti, e forse attaccheresti te stesso! Non capisci? La professoressa McGranitt mi ha raccontato le cose orribili che sono successe quando i maghi hanno inteRferito col tempo... tantissimi hanno finito per uccidere i loro sé passati o futuri per errore!»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   E dalla punta della bacchetta esplose non una nuvola di vapore informe, ma un accecante, abbagliante animale d'argento. Harry socchiuse gli occhi per cercare di vedere cos'era. Sembrava un cavallo. Galoppava silenzioso allontanandosi da lui, attraverso la supeRficie nera del lago; lo vide abbassare il capo e caricare i Dissennatori che sciamavano... ora inseguiva le ombre nere sul terreno, e i Dissennatori cadevano all'indietro, si disperdevano, si ritiravano nell'oscurità... erano spariti.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Il Patronus si voltò. Tornò al trotto verso Harry sulla supeRficie immobile dell'acqua. Non era un cavallo. Non era nemmeno un unicorno. Era un cervo. Risplendeva luminoso come la luna nel cielo... tornava verso di lui...
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Lupin fece una smoRfia.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Benché il tempo fosse peRfetto, benché l'atmosfera fosse così allegra, benché sapesse che avevano fatto l'impossibile per aiutare Sirius a restare libero, Harry non aveva mai affrontato la fine della scuola con il morale così basso.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Percy aveva ottenuto il suo M.A.G.O. a pieni voti; Fred e George erano riusciti a strappare una manciata di G.U.F.O. per ciascuno. La Casa di Grifondoro, intanto, grazie soprattutto alla sua spettacolare prestazione nella Coppa del Quidditch, aveva vinto la Coppa delle Case per il terzo anno di fila. E così il banchetto di fine trimestre fu celebrato in un trionfo di decorazioni scarlatte e dorate, e il tavolo dei Grifondoro fu il più rumoroso di tutti, perché tutti festeggiavano. PeRfino Harry riuscì a dimenticare per un po' il ritorno dai Dursley che lo attendeva l'indomani, mangiando, bevendo, chiacchierando e ridendo assieme agli altri.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Padrino?» faRfugliò zio Vernon. «Tu non hai un padrino...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    La polizia non aveva mai letto un referto così strano. Una commissione di medici aveva esaminato i corpi, e aveva concluso che nessuno dei Riddle era stato avvelenato, pugnalato, colpito da pallottole, strangolato, soffocato o (per quello che se ne poteva desumere) ferito in qualche modo. E aggiungeva, in tono di inequivocabile meraviglia, che in effetti i Riddle sembravano in peRfetta salute, a parte il fatto che erano morti tutti e tre. I dottori, come a voler trovare a tutti i costi qualcosa che non andava nei cadaveri, osservarono che ciascun Riddle aveva un’espressione di terrore sul volto: ma come disse la polizia delusa, chi ha mai sentito di tre persone morte di paura?
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank rivolse l’orecchio destro verso la porta per sentire meglio. Ci fu il tintinnio di una bottiglia posata su una supeRficie dura, e poi il tetro strofinio di una sedia pesante trascinata sul pavimento. Frank riuscì a intravedere un ometto che dava le spalle alla porta e spingeva la sedia al suo posto. Indossava un lungo mantello nero, e c’era una chiazza calva sulla sua testa. Poi l’ometto scomparve di nuovo alla vista.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Codaliscia, che aveva faRfugliato in maniera incoerente, tacque all’improvviso. Per qualche istante, Frank non sentì altro che lo scoppiettio del fuoco. Poi il secondo uomo parlò di nuovo, in un sussurro che era quasi un sibilo.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Il fuoco era l’unica sorgente di luce nella stanza e gettava lunghe ombre aguzze sulle pareti. Frank fissò lo schienale della poltrona; l’uomo seduto sembrava peRfino più piccolo del suo servitore, perché Frank non riusciva a vedergli nemmeno la sommità della testa.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Harry la guardò sparire, poi strisciò sotto il letto, sollevò l’asse mobile ed estrasse un grosso pezzo di torta di compleanno. Rimase seduto sul pavimento a mangiarla, assaporando la felicità che lo invadeva. Aveva un dolce, e Dudley non aveva altro che pompelmo, era una bella giornata estiva, avrebbe lasciato Privet Drive l’indomani, la cicatrice era di nuovo peRfettamente normale, e avrebbe visto la Coppa del Mondo di Quidditch. Era difficile in quel momento preoccuparsi di qualcosa, peRfino di Voldemort.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Fred e George rientrarono col baule scolastico di Harry, si guardarono intorno e riconobbero Dudley. I loro volti si storsero in due identici ghigni peRfidi.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Non gli ho dato niente» rispose Fred, con un altro ghigno peRfido. «L’ho solo fatta cadere… è stata colpa sua se l’ha presa e l’ha mangiata, io non gli ho mai detto di farlo».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Al ritorno, carichi d’acqua, riattraversarono il campeggio più lentamente. Qua e là videro facce più familiari: altri studenti di Hogwarts con le loro famiglie. Oliver Baston, l’ex capitano della squadra di Quidditch della Casa di Grifondoro, che aveva appena lasciato Hogwarts, trascinò Harry fino alla tenda dei genitori per presentarlo, e gli disse in tono eccitato che era appena stato ingaggiato nella riserva della squadra del Puddlemore United. Poi furono salutati da Ernie Macmillan, uno del quarto anno di Tassorosso, e un po’ più in là videro Cho Chang, una ragazzina molto graziosa che giocava da Cercatrice per la squadra di Corvonero. Salutò Harry con la mano e gli sorrise, e lui si rovesciò parecchia acqua addosso per rispondere al saluto. Più che altro per far smettere Ron di fare smoRfie, Harry indicò in fretta un bel gruppo di ragazzi che non aveva mai visto prima.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Arthur, vecchio mio» disse ansando mentre si avvicinava al fuoco, «che giornata, eh? Che giornata! Potevamo desiderare un tempo migliore? Si prospetta una notte senza nuvole… e i preparativi vanno quasi alla peRfezione… non ho niente da fare!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Un mago si era appena Materializzato accanto al loro falò, e non avrebbe potuto fare un contrasto maggiore con Ludo Bagman, sdraiato nell’erba con i suoi vecchi vestiti da Vespa. Barty Crouch era un uomo anziano, rigido e impettito, impeccabilmente vestito in completo e cravatta. La scriminatura nei suoi corti capelli grigi era diritta in maniera quasi innaturale e i baffetti a spazzolino avevano l’aria di essere stati spuntati con l’aiuto della riga millimetrata. Le sue scarpe erano lucidate con estrema accuratezza. Harry capì subito perché Percy lo idolatrava: lui era un convinto assertore delle regole e della necessità di seguirle a puntino, e il signor Crouch aveva osservato la regola sull’abbigliamento babbano così coscienziosamente che avrebbe potuto passare per un direttore di banca; Harry dubitava che peRfino zio Vernon sarebbe riuscito a riconoscerlo per quello che era.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Guardò Krum e Lynch scendere di nuovo in picchiata al rallentatore. “FINTA WRONSKY — PERICOLOSA AZIONE DIVERSIVA TRA CERCATORI” recitavano le lucenti lettere viola oltre le lenti. Vide il viso di Krum deformato nello sforzo di concentrazione mentre scartava dalla picchiata appena in tempo, mentre Lynch si schiantava, e capì: Krum non aveva affatto visto il Boccino, voleva solo che Lynch lo imitasse. Harry non aveva mai visto nessuno volare così; Krum si muoveva nell’aria apparentemente senza peso, con tale naturalezza che non sembrava nemmeno usare un manico di scopa. Harry riportò l’Omniocolo a velocità normale e mise a fuoco Krum. Stava volando in alti cerchi sopra Lynch, che in quel momento veniva rianimato dai medimaghi con calici di pozione. Harry usò lo zoom per inquadrare il viso di Krum e vide i suoi occhi scuri dardeggiare per tutto il campo trenta metri sotto. Stava usando il tempo in cui Lynch veniva rianimato per individuare il Boccino senza inteRferenze.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Vedila un po’ come ti pare, Potter» disse Malfoy con un sorriso peRfido. «Se credi che non possano riconoscere una Mezzosangue, restate pure dove siete».
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Almeno questo cancellerebbe quella smoRfia dalla faccia del vecchio Draco, certo» disse Ron.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Tutti risero, peRfino la signora Weasley.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Sarà un anno interessante per voi» disse Bill, con gli occhi che brillavano. «Potrei peRfino prendermi una vacanza per venire a dare un’occhiata…»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Mentecatto» sospirò Ron, scuotendo la testa verso i giocatori peRfettamente immobili.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    ’Bleah’ era una descrizione peRfetta per gli Schiopodi, secondo Harry. Avevano l’aspetto di aragoste deformi senza corazza, orrendamente pallide e viscide, con le zampe che sbucavano da punti molto strani, e senza testa, almeno non visibile. In ogni cassa ce n’erano un centinaio, ciascuno lungo una ventina di centimetri, e brulicavano l’uno addosso all’altro, urtando ciechi contro i lati dei contenitori. Emanavano un foltissimo odore di pesce marcio. Ogni tanto dalla coda di uno Schiopodo volavano via delle scintille, e con un piccolo fuut questo schizzava in avanti di parecchi centimetri.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «SupeRforte» disse il migliore amico dei gemelli, Lee Jordan, scivolando nel posto accanto a George. «L’abbiamo avuto oggi pomeriggio» disse a Harry e Ron.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

   I due giorni successivi trascorsero senza gravi incidenti, a parte il fatto che Neville fuse il suo sesto calderone a Pozioni. Il professor Piton, che nel corso dell’estate sembrava aver raggiunto nuove vette di peRfidia, lo punì costringendolo a sventrare un intero barile di rospi cornuti, e Neville tornò in uno stato di collasso nervoso.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Infilò la mano nel barattolo di vetro, e come se intuisse che cosa stava per succedere, il terzo ragno corse freneticamente sul fondo del barattolo, cercando di sfuggire alle dita di Moody, ma lui lo afferrò e lo depose sulla cattedra. Il ragno prese a zampettare affannosamente sulla supeRficie di legno.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Oh, sì, sto bene» faRfugliò Neville con la stessa voce innaturale. «Una cena molto interessante… voglio dire, una lezione… che cosa c’è da mangiare?»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Salirono in dormitorio a prendere i libri e le mappe, e vi trovarono Neville solo, seduto sul letto a leggere. Sembrava parecchio più tranquillo che alla fine della lezione di Moody, anche se ancora non peRfettamente in sé. Aveva gli occhi piuttosto arrossati.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Credo di aver solo immaginato che mi facesse male la cicatrice. Ero mezzo addormentato l’ultima volta che ti ho scritto. Non serve che tu ritorni, qui va tutto bene. Non stare in pensiero per me, la mia testa è peRfettamente a posto.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Calì si rabbuiò e si tolse una grossa faRfalla decorativa dall’estremità della treccia.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Dalla loro postazione in cima ai prati che sovrastavano il parco, potevano vedere chiaramente la liscia supeRficie nera dell’acqua, solo che all’improvviso non fu più affatto liscia. Al centro, in profondità, c’era una strana turbolenza; grandi bolle si formavano in supeRficie, ondate si abbattevano sulle rive fangose… e poi, proprio al centro del lago, apparve un vortice, come se un tappo gigante fosse appena stato tirato via dal fondo…
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Il colore svanì dal viso di Karkaroff. I suoi lineamenti si torsero in una terribile smoRfia di rabbia e paura.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Come sarebbe a dire, congratulazioni?» esclamò Harry, fissando Ron. C’era decisamente qualcosa che non andava nel sorriso di Ron; era più che altro una smoRfia.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    I Tassorosso, che di solito erano in ottimi rapporti con i Grifondoro, erano diventati decisamente freddi nei loro confronti: una lezione di Erbologia bastò a dimostrarlo. Evidentemente i Tassorosso sentivano che Harry aveva rubato la gloria al loro campione; un sentimento inasprito, forse, dal fatto che la casa di Tassorosso molto di rado si copriva di gloria, e che Cedric era uno dei pochi ad avergliene conferita, quando aveva battuto Grifondoro a Quidditch. Ernie Macmillan e Justin Finch-Fletchley, con i quali Harry di solito andava molto d’accordo, non gli rivolsero la parola anche se stavano trapiantando Bulbi Balzellanti allo stesso tavolo: in compenso risero in maniera piuttosto sgradevole quando uno dei Bulbi Balzellanti si divincolò dalla presa di Harry e lo schiaffeggiò. Nemmeno Ron gli rivolgeva la parola: Hermione sedeva tra di loro, sforzandosi di fare conversazione, ma anche se tutti e due le rispondevano normalmente, evitavano di guardarsi. Harry pensò che peRfino la professoressa Sprite sembrava fredda con lui: ma d’altra parte era la Direttrice della casa di Tassorosso.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo controllare che le vostre bacchette siano peRfettamente efficienti, senza problemi, sai, visto che sono i vostri strumenti più importanti nelle prove che vi aspettano» disse Bagman. «L’esperto adesso è di sopra con Silente. E poi ci sarà il tempo per qualche scatto. Questa è Rita Skeeter» aggiunse, indicando la strega con il vestito cremisi, «scriverà un piccolo articolo sul Torneo per La Gazzetta del Profeta…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Di una peRfidia incantevole» commentò Silente, con gli occhi che brillavano. «Ho particolarmente apprezzato il fatto che lei mi abbia definito un obsoleto pisquano».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Il signor Olivander impiegò molto più tempo per osservare la bacchetta di Harry. Alla fine ne fece sprizzare una fontana di vino e la riconsegnò a Harry, sentenziando che era ancora in peRfette condizioni.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Il retro del testone lanoso di Hagrid — aveva provvidenzialmente abbandonato i ciuffctti affiorava sopra la folla. Harry si chiese come mai non lo avesse notato subito, visto che Hagrid era così grosso, ma alzandosi con cautela vide che Hagrid era chino verso il professor Moody. Hagrid aveva di fronte il solito boccale enorme, ma Moody beveva dalla fiaschetta. Madama Rosmerta, la graziosa ostessa, non sembrava apprezzarlo molto; osservava sospettosa Moody mentre raccoglieva i bicchieri dai tavoli attorno a loro. Forse pensava che fosse un insulto al suo idromele aromatizzato, ma Harry capiva peRfettamente. Moody aveva detto a tutti loro durante l’ultima lezione di Difesa contro le Arti Oscure che preferiva prepararsi sempre da sé cibo e bevande, perché era molto facile per i Maghi Oscuri avvelenare una tazza incustodita.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Senti, conosco Bertha Jorkins» disse Sirius con una smoRfia. «Era a Hogwarts quando c’ero anch’io, qualche classe avanti a me e a tuo padre. Ed era un’idiota. Molto indiscreta, e senza cervello, nemmeno un po’. Non è una bella combinazione. Sarebbe stato molto facile attirarla in una trappola».
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Hai pensato che dovevi venire a ficcare il naso, eh?» gridò Harry. Sapeva che Ron non aveva idea di ciò che aveva interrotto, sapeva che non l’aveva fatto apposta, ma non gì’importava: in quel momento odiava tutto di Ron, peRfino i parecchi centimetri di caviglie nude che spuntavano dai pantaloni del suo pigiama a disegni marrone.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «I draghi sono estremamente difficili da uccidere, a causa dell’antica magia che intride la loro spessa pelle, che solo gli incantesimi più potenti sono in grado di peRforare… ma Sirius ha detto che ne basta uno semplice…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Un Sensore Segreto. Vibra quando capta dissimulazioni e bugie… qui non serve, naturalmente, ci sono troppe inteRferenze — studenti da tutte le parti che mentono sul perché non hanno fatto i compiti. Ronza da quando sono arrivato. Ho dovuto disattivare lo Spioscopio perché non smetteva mai di fischiare. È molto sensibile, capta segnali nel raggio di un chilometro. Naturalmente è in grado di captare molto più della solita roba da bambini» aggiunse con un brontolio.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Che cosa credi che stia cercando di fare, Harry?» ribatté lei, gli occhi sbarrati dall’ansia al di sopra del fremente Cespuglio FaRfallino che stava potando.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    La ragazza infilò una mano tremante nel sacchetto ed estrasse un minuscolo, peRfetto modellino di drago: un Gallese Verde. Attorno al collo aveva appeso il numero due. E Harry seppe, dal fatto che Fleur non diede segno di sorpresa, ma piuttosto una determinata rassegnazione, che aveva avuto ragione: Madame Maxime le aveva detto che cosa la aspettava.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Draghi!» esclamò in tono disgustato, trascinando dentro Harry. La tenda era divisa in cubicoli; Harry distinse l’ombra di Cedric attraverso la tela, ma Cedric non sembrava ferito gravemente; era seduto, almeno. Madama Chips esaminò la spalla di Harry, parlando in tono arrabbiato per tutto il tempo. «L’anno scorso i Dissennatori, quest’anno i draghi, cos’altro faranno entrare a scuola l’anno prossimo? Sei molto fortunato… è piuttosto supeRficiale… devo ripulirla prima di medicarla, però…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Era Rita Skeeter. Quel giorno era vestita di verde acido, che s’intonava peRfettamente con la Penna Prendiappunti, pronta all’azione.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Harry non rispose. Sapeva peRfettamente chi gli sarebbe piaciuto invitare, ma trovare il coraggio era un’altra cosa… Cho era un anno più grande di lui; era molto carina, era un’ottima giocatrice di Quidditch, ed era anche molto popolare. Ron parve capire che cosa stava succedendo nella testa di Harry.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Doveva intervistare Piton» disse Harry con una smoRfia. «Lui mi cuocerebbe a puntino. Potter passa il limite da quando ha messo piede in questa scuola…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Alcuni dei professori rinunciarono a insegnar loro granché quando le loro menti erano cosi evidentemente altrove; il minuscolo professor Vitious li lasciò giocare durante la sua lezione del mercoledì, e lui stesso rimase a lungo a parlare con Harry del peRfetto Incantesimo di Appello che aveva usato nella prima prova del Torneo Tremaghi. Altri insegnanti non furono così generosi. Nulla avrebbe mai distolto il professor Rüf, per esempio, dall’arrancare tra i suoi appunti sulle rivolte dei goblin: visto che Rüf non aveva permesso nemmeno alla propria morte di impedirgli di continuare a insegnare, sospettavano che una cosetta come il Natale non lo avrebbe dissuaso. Era incredibile come riuscisse a far sembrare le più turpi e sanguinarie rivolte dei goblin noiose come la relazione di Percy sui fondi di calderone. Anche i professori McGranitt e Moody li fecero lavorare fino all’ultimo, e Piton, naturalmente, li avrebbe lasciati giocare in classe tanto quanto avrebbe nominato Harry suo erede universale. Fissandoli con aria cattiva, li informò che li avrebbe messi alla prova sugli antidoti ai veleni nel corso dell’ultima lezione del trimestre.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «È proprio peRfido» disse Ron amaramente quella sera nella sala comune di Grifondoro. «Assegnarci un test l’ultimo giorno. Rovinare l’ultimo pezzetto di trimestre con un bel mucchio di ripasso».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Hermione faRfugliò indignata. «Un paio di… come hai detto?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Ron gemette e si nascose il viso tra le mani. Continuò a parlare, meglio, a faRfugliare. «Mi ha guardato come se fossi una lumaca marina o roba del genere. Non mi ha nemmeno risposto. E poi… non so… è come se fossi tornato in me, e sono scappato via».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Be’» faRfugliò, folgorato, «be’… questo dimostra solo… non ha proprio capito…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «E chi se ne importa se qualcuno aiuta Diggory?» ribatté Ron. Dentro di sé Harry si disse peRfettamente d’accordo.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Ottimo argomento» disse il professor Silente. «Mio fratello AbeRforth è stato processato per aver praticato incantesimi inopportuni su una capra. Era su tutti i giornali, ma AbeRforth si è nascosto? Certo che no! Ha tenuto la testa alta ed è andato avanti a fare le sue cose come al solito! Certo, non sono proprio sicuro che sappia leggere, quindi potrebbe non essere stato coraggio, il suo…»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Ne scorse acqua mischiata a vari tipi di bagnoschiuma, anche se era un genere di bagnoschiuma che Harry non aveva mai provato prima. Da un rubinetto schizzavano bolle rosa e azzurre grandi come palloni da calcio, un altro versava una schiuma candida così densa all’aspetto che pareva ci si potesse camminare sopra; un terzo spruzzava nubi violette dall’aroma intenso che galleggiavano appena sopra l’acqua. Harry si divertì per un po’ ad aprire e chiudere i rubinetti, apprezzandone soprattutto uno, dal getto che rimbalzava in ampi archi sulla supeRficie dell’acqua. Poi, quando la piscina fu piena di acqua calda, schiuma e bolle (e ci mise pochissimo tempo, considerate le dimensioni), Harry chiuse tutti i rubinetti, si sfilò la vestaglia, il pigiama e le pantofole, e scivolò dentro.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry mise l’uovo sotto la supeRficie schiumosa e lo aprì… e questa volta non si lamentò. Ne usci invece un suono gorgogliante, una canzone le cui parole non si riuscivano a distinguere attraverso l’acqua.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Harry ritornò a galla e infranse la supeRficie coperta di bolle, scuotendosi via i capelli dagli occhi.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Oooh, molto bene» replicò lei, gli spessi occhiali che brillavano. «Diggory ci ha messo molto di più! Eppure lei era sveglia…» — Mirtilla fece un cenno verso la sirena con una smoRfia di disgusto sulla faccia triste — «che ridacchiava e si metteva in mostra e agitava la coda…»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Ma all’improvviso capì quello che stava dicendo, e sentì l’entusiasmo svanire come se qualcuno avesse appena tirato via un tappo dal suo stomaco. Non nuotava molto bene; non aveva mai avuto occasioni per farlo. Dudley aveva preso lezioni quando era piccolo, ma zia Petunia e zio Vernon, senza dubbio nella speranza che prima o poi annegasse, non si erano preoccupati che Harry imparasse a sua volta. Un paio di vasche di quella piscina andavano benissimo, ma il lago era molto grande, e molto profondo… e le sirene di sicuro non vivevano in supeRficie…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Parla più piano!» sibilò Harry. «Ho solo bisogno di… peRfezionarlo, va bene?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Così Harry, pensando che ben presto ne avrebbe avuto abbastanza della biblioteca per tutta la vita, si seppellì di nuovo tra i volumi polverosi, alla ricerca di un incantesimo che consentisse a un essere umano di sopravvivere senza ossigeno. Comunque, anche se lui, Ron e Hermione fecero ricerche all’ora di pranzo, la sera e per tutti i fine settimana, anche se Harry chiese alla professoressa McGranitt il permesso di usare il Reparto Proibito, e domandò aiuto peRfino all’irritabile Madama Pince con quella sua aria da avvoltoio, non trovarono proprio niente che consentisse a Harry di trascorrere un’ora sott’acqua e di riuscire a raccontarlo.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry accelerò, guardandosi attorno, e ben presto le caverne diventarono più numerose; c’erano giardini di alghe attorno ad alcune, e vide peRfino un Avvincino domestico legato a un palo fuori da una porta. Il popolo delle sirene spuntava da tutte le parti, osservandolo con curiosità, indicando le sue mani palmate e le branchie, parlottando e nascondendosi dietro le mani. Harry svoltò un angolo in fretta, e davanti ai suoi occhi comparve uno spettacolo molto strano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    L’uomo-squalo nuotò diritto verso Hermione e prese ad addentare e a mordere le funi: il guaio era che i nuovi denti di Krum si trovavano in una posizione difficile per mordere qualunque cosa più piccola di un delfino, e Harry era sicuro che se Krum non fosse stato attento, avrebbe tagliato in due Hermione. Sfrecciando in avanti, diede una gran botta sulla spalla di Krum, e gli tese la pietra tagliente. Krum la afferrò e cominciò a liberare Hermione. Entro pochi secondi ce l’aveva fatta; prese Hermione per la vita e, senza guardarsi indietro, cominciò a risalire rapidamente con lei verso la supeRficie.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    E poi sentì la testa infrangere la supeRficie del lago; l’aria pura, fredda e meravigliosa, gli punse la faccia bagnata; la inghiottì, con la sensazione di non aver mai davvero respirato prima, e ansimando tirò su anche Ron e la bambina. Tutto intorno, teste arruffate di capelli verdi affioravano dall’acqua con lui, ma ora gli sorridevano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si sentiva sempre più stupido. Ora che era fuori dall’acqua, gli pareva peRfettamente chiaro che le misure di sicurezza di Silente non avrebbero consentito la morte di un ostaggio solo perché il suo campione non si era fatto vedere. Perché non aveva preso Ron, e via? Sarebbe stato il primo a tornare su… Cedric e Krum non avevano perso tempo a preoccuparsi degli altri; non avevano preso sul serio la canzone delle sirene…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Non mentire» sibilò Piton, gli impenetrabili occhi neri che peRforavano quelli di Harry. «La pelle di Girilacco. L’Algabranchia. Vengono tutte e due dalle mie scorte personali, e io so chi le ha rubate».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Di rado una lezione di Storia della Magia era stata così lunga. Harry continuava a guardare l’orologio di Ron. visto che finalmente aveva rinunciato al suo, ma quello di Ron si muoveva così piano che sembrava essersi rotto anche quello. Erano tutti e tre così stanchi che avrebbero posato volentieri la testa sul banco per dormire; peRfino Hermione non prendeva appunti come al solito, ma era seduta con la testa appoggiata alla mano e fissava il professor Rüf con occhi vuoti.
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Silente, mi spiace ma non vedo il nesso, non lo vedo proprio!» Era la voce del Ministro della Magia, Cornelius Caramell. «Ludo sostiene che Bertha è peRfettamente in grado di perdersi. Sono d’accordo, ormai avremmo dovuto trovarla, ma comunque non abbiamo alcuna prova che sia stato commesso un delitto, Silente, assolutamente no. E nemmeno che la sua scomparsa sia legata a quella di Barty Crouch!»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Dentro c’era un basso bacile di pietra, con strane figure incise sul bordo; rune e simboli che Harry non riconobbe. La luce d’argento emanava dal contenuto del bacile, che non somigliava a nulla che Harry avesse mai visto prima. Non riuscì a capire se la sostanza fosse liquida o gassosa. Era di un colore argento luminoso e biancastro, e si muoveva incessantemente; la supeRficie s’increspò come acqua accarezzata dal vento, e poi, simile alle nuvole in cielo, si separò e vorticò dolcemente. Sembrava luce liquida — o vento solido; Harry non riuscì a capirlo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Voleva toccarla, scoprire com’era al tatto, ma quasi quattro anni di esperienza del mondo magico gli suggerivano che infilare la mano in una ciotola piena di una sostanza sconosciuta era una cosa molto stupida da fare. Quindi estrasse la bacchetta, gettò un’occhiata nervosa intorno, guardò di nuovo il contenuto del bacile e lo tentò con la punta. La supeRficie della cosa argentea prese a vorticare molto in fretta.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Poi la punta del suo naso toccò la supeRficie vetrosa.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry si sentì gelare. I Dissennatori, alte creature incappucciate dai volti nascosti, scivolarono lentamente verso la sedia al centro della sala, le mani putrefatte attorno alle braccia del prigioniero, che sembrava sul punto di svenire. Harry lo capiva: ricordava peRfettamente il potere dei Dissennatori, benché ora non potessero toccarlo, dentro la memoria di un altro. La folla in attesa si ritrasse mentre i Dissennatori spingevano l’uomo sulla sedia e uscivano silenziosamente dalla sala. La porta si chiuse alle loro spalle.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    E poi la segreta riapparve. Harry era seduto in un altro posto; sempre sulla panca più in alto, ma questa volta alla sinistra di Crouch. L’atmosfera sembrava diversa; rilassata, peRfino allegra. I maghi e le streghe tutto attorno parlavano tra loro, quasi fossero a un incontro sportivo. Una strega a metà della fila di panche di fronte attrasse l’attenzione di Harry. Aveva corti capelli biondi, era vestita di cremisi e succhiava la punta di una penna verde acido. Era un’inconfondibile Rita Skeeter più giovane. Harry si guardò intorno; Silente era seduto di nuovo accanto a lui. con una veste diversa. Il signor Crouch sembrava più stanco e in certo modo più feroce, più emaciato… Harry capì. Era un altro ricordo, un altro giorno… un altro processo.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Lievemente accigliato, con la punta della bacchetta diede un colpetto alla supeRficie vetrosa. Immediatamente ne emerse una sagoma, una ragazzina robusta e torva sui sedici anni, che prese a girare lentamente, i piedi ancora dentro la sostanza. Non fece alcun caso a Harry o al professor Silente. Quando parlò, la sua voce echeggiò come quella di Piton poco prima, come se provenisse dal profondo del bacile di pietra: «Mi ha scagliato un incantesimo, professor Silente, e io lo stavo solo prendendo in giro, avevo solo detto che l’avevo visto baciare Florence dietro le serre giovedì scorso…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Voldemort?» chiese Silente, guardando Harry al di sopra del Pensatoio. Era il tipico sguardo penetrante che Silente gli aveva rivolto in altre occasioni, e che faceva sempre provare a Harry la sensazione che il Preside vedesse attraverso di lui, in un modo impossibile peRfino per l’occhio magico di Moody. «Ancora una volta, Harry, posso solo rivelarti i miei sospetti».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Harry e Ron salirono lentamente le scale che portavano al loro dormitorio. Mentre Harry s’infilava il pigiama, guardò verso il letto di Neville. Aveva mantenuto la parola e non aveva raccontato a Ron e Hermione dei genitori di Neville. Mentre si toglieva gli occhiali e si arrampicava sul letto a baldacchino, cercò di immaginare che cosa si prova ad avere i genitori ancora in vita, ma incapaci di riconoscerti. Gli estranei avevano spesso compassione di lui perché era oRfano, ma mentre ascoltava Neville russare, pensò che l’amico ne meritava molta di più. Disteso al buio, Harry provò un moto di rabbia e odio verso quelli che avevano torturato i Paciock… gli tornarono alla mente le grida di scherno della folla mentre il figlio di Crouch e i suoi compari venivano trascinati fuori dal tribunale dai Dissennatori… capiva cos’avevano provato… poi ripensò al viso bianco latteo del ragazzo urlante, e si rese conto con un sussulto che era morto un anno dopo…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Harry e Hermione si avvicinarono. Malfoy, Tiger e Goyle erano all’ombra di un albero. Tiger e Goyle erano intenti a far la guardia; entrambi avevano un sorriso peRfido. Malfoy si teneva la mano vicino alla bocca e vi parlava dentro.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e potenzialmente pericoloso, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Sono venute alla luce testimonianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che insinuano seri dubbi sull’opportunità che partecipi a una gara impegnativa come il Torneo Tremaghi, e peRfino che frequenti la scuola di Hogwarts.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Al tavolo di Serpeverde, Malfoy, Tiger e Goyle ridevano di lui, si picchiavano la testa con le dita, facevano grottesche smoRfie da matti e dardeggiavano la lingua come serpenti.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il liquido nel calderone parve scaldarsi molto in fretta. La supeRficie prese non solo a ribollire, ma anche a emettere scintille ardenti, come se fosse incendiata. Il vapore si addensava, offuscando la sagoma di Codaliscia che alimentava il fuoco. I movimenti sotto il mantello divennero più frenetici. E Harry udì di nuovo la voce fredda e acuta.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    Tutta la supeRficie dell’acqua era coperta di scintille. Sembrava incrostata di diamanti.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    La cosa sembrava quasi innocua; levò le braccine e le mise attorno al collo di Codaliscia, che lo sollevò. Nel farlo, il cappuccio gli ricadde indietro, e nel bagliore del fuoco Harry vide l’espressione di disgusto sul volto pallido e debole di Codaliscia mentre portava la creatura fino alla bocca del calderone. Per un istante, Harry vide la malvagia faccia piatta illuminata dalle scintille che danzavano sulla supeRficie della pozione. E poi Codaliscia vi immerse la creatura. Quella scomparve sotto la supeRficie con un sibilo; Harry udì il suo corpo fragile cadere sul fondo con un tonfo lieve.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    La supeRficie della tomba ai piedi di Harry si infranse. Paralizzato dall’orrore, Harry vide un sottile filo di polvere levarsi nell’aria all’ordine di Codaliscia, e ricadere dolcemente nel calderone. Lo specchio adamantino dell’acqua s’infranse con un sibilo; sprigionò scintille in tutte le direzioni, e divenne di un intenso blu venefico.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «La lasciò e tornò dai suoi genitori Babbani prima che io nascessi, Potter, e lei morì dandomi alla luce, e così fui allevato in un oRfanotrofio Babbano… ma promisi di ritrovarlo… mi vendicai di lui, di quello sciocco che mi aveva dato il suo nome… Tom Riddle…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «E mi rispondo: forse hanno creduto che potesse esistere un potere ancora più grande, tale da poter vincere peRfino il Signore Voldemort… forse ora sono fedeli a un altro… forse a quel paladino dei comuni mortali, dei Mezzibabbani e dei Babbani, Albus Silente?»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Sì» proseguì Voldemort, con un ghigno che gli arricciava la bocca priva di labbra, mentre gli occhi di tutti saettavano verso Harry. «Harry Potter si è graziosamente unito a noi per la festa della mia rinascita. Ci si potrebbe peRfino azzardare a definirlo il mio ospite d’onore».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Era un dolore al di là di quanto Harry avesse mai provato. PeRfino le ossa erano in fiamme; la testa stava per spaccarsi lungo la cicatrice, lo sentiva; gli occhi gli roteavano folli nella testa; voleva che finisse… che si spegnesse… voleva morire…
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Non stiamo giocando a nascondino, Harry» disse la voce gelida di Voldemort, avvicinandosi, mentre i Mangiamorte sghignazzavano. «Non puoi nasconderti da me. Vorrebbe forse dire che sei stanco del nostro duello? Vorrebbe forse dire che preferisci che vi ponga fine ora, Harry? Vieni fuori, Harry… vieni fuori a giocare, allora… farò in fretta… forse sarà peRfino indolore… non saprei… non sono mai morto…»
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Harry annuì. Si sentiva oppresso da una sorta di stordimento e da un senso di totale irrealtà, ma non gl’importava; ne era peRfino contento. Non voleva dover pensare a nulla di ciò che era successo da quando aveva toccato la Coppa Tremaghi per la prima volta. Non voleva dover passare in rassegna i ricordi, freschi e nitidi come fotografie, che continuavano a lampeggiare nella sua mente. Malocchio Moody dentro il baule. Codaliscia, accasciato a terra, che si reggeva il moncherino. Voldemort che sorgeva tra i vapori del calderone. Cedric… morto… Cedric, che gli chiedeva di riportarlo dai suoi genitori…
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Respirò profondamente e cominciò a raccontare. Mentre parlava, le immagini di tutto ciò che era accaduto quella notte parvero levarsi davanti ai suoi occhi: vide la supeRficie scintillante della pozione che aveva fatto risorgere Voldemort, vide i Mangiamorte Materializzarsi tra le tombe, vide il corpo di Cedric disteso a terra accanto alla Coppa.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Una o due volte, sembrò che Sirius fosse sul punto di parlare, stringendo la spalla di Harry, ma Silente glielo impedì con un cenno. Harry ne fu felice, perché era più facile andare avanti ora che aveva cominciato. Fu peRfino un sollievo, come se qualcosa di velenoso gli venisse sottratto. Continuare a parlare gli costò ogni briciola di determinazione che possedeva, ma capiva che una volta finito si sarebbe sentito meglio.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Tu-Sai-Chi… di ritorno? Assurdo. Andiamo, Silente…» faRfugliò.
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ottimo» disse Silente. «Raccontagli cos’è successo. Digli che fra breve mi metterò direttamente in contatto con lui. Dovrà comportarsi con discrezione, però. Se Caramell pensasse che inteRferisco…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    Un sussurro terrorizzato spazzò la Sala Grande. Tutti fissarono Silente increduli e atterriti. Lui rimase peRfettamente calmo a guardarli confabulare, e poi tacere di nuovo.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Nel complesso, Harry era convinto di aver avuto un’ottima idea a nascondersi lì. Forse non stava molto comodo, disteso sulla dura terra calda, ma d’altra parte nessuno lo guardava storto, né digrigliava i denti così forte da impedirgli di ascoltare il notiziario, né gli sparava domande peRfide, com’era successo tutte le volte che aveva tentato di sedersi in salotto a guardare la televisione con gli zii.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Continuò a sorridere in un modo orribile, maniacale, finché tutti i vicini curiosi non furono scomparsi dalle varie finestre; poi mutò il sorriso in una smoRfia di rabbia, e fece cenno a Harry di avvicinarsi.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non fare il furbo con me, ragazzo! Voglio sapere che cos’hai davvero in mente… e non rifilarmi più queste sciocchezze sul fatto che vuoi ascoltare il telegiornale! Sai peRfettamente che i tuoi simili…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    I Dursley lo guardarono con gli occhi sbarrati per qualche istante, poi zia Petunia disse: «Sei un peRfido piccolo bugiardo. Che cosa fanno…» e anche lei abbassò la voce, tanto che Harry dovette leggerle le labbra per il resto della frase «…tutti quei gufi, se non portarti notizie?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Forse non era un rumore magico, dopotutto. Forse lui era così avido del minimo segno di contatto da parte del suo mondo che aveva solo una reazione eccessiva a rumori peRfettamente ordinali. Poteva essere certo che non fosse stato il fragore di qualcosa che si rompeva in casa di un vicino?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Magnolia Road, come Privet Drive, era piena di grandi case quadrate con prati peRfettamente curati, tutte appartenenti a grandi proprietari quadrati che guidavano auto molto pulite simili a quella di zio Vernon. Harry preferiva Little Whinging di notte, quando le tende abbassate disegnavano macchie di colore come gioielli nell’oscurità e lui non correva il rischio di sentire borbottii di disapprovazione per il suo aspetto da “delinquente”. Camminava in fretta, tanto che a metà di Magnolia Road la banda di Dudley fu di nuovo in vista; si stavano congedando all’imbocco di Magnolia Crescent. Harry entrò nell’ombra di un grande albero di lillà e attese.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Niente» rispose Harry, sapendo peRfettamente che zio Vernon non gli avrebbe creduto.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Allora non smetto di sperare» commentò zio Vernon, peRfido.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Mi hai sentito: FUORI!» urlò zio Vernon, e peRfino zia Petunia e Dudley sussultarono. «FUORI! FUORI! Avrei dovuto farlo anni fa! Gufi che trattano questo posto come un trespolo, pudding che esplodono, mezzo salotto distrutto, la coda di Dudley, Marge che rimbalza sul soffitto e quella Ford Anglia volante… FUORI! FUORI! È finita! Hai chiuso! Non resterai qui se un pazzo ti dà la caccia, non metterai in pericolo mia moglie e mio figlio, non ci procurerai altri guai. Se stai imboccando la strada dei tuoi inutili genitori, io ne ho abbastanza! FUORI!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Mi hai sentito!» gridò zio Vernon, chinandosi in avanti, il faccione violetto così vicino che Harry sentì gli spruzzi di saliva colpirgli il viso. «Muoviti! Non vedevi l’ora di andartene mezz’ora fa! Ti accontento! Esci e non oscurare mai più la nostra soglia! Perché poi ti abbiamo tenuto, non lo so. Marge aveva ragione, dovevi andare all’oRfanotrofio. Siamo stati troppo deboli, credevamo di fartela passare, credevamo di renderti normale, ma sei sempre stato marcio e io ne ho abbastanza… di gufi!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Sono un MetamoRfomagus» disse lei, tornando a osservare il proprio riflesso e voltando la testa in modo da vedere i capelli da tutte le angolature. «Vuol dire che posso cambiare il mio aspetto quando voglio» aggiunse, quando scorse nello specchio l’espressione perplessa di Harry alle sue spalle. «Sono nata così. Ho preso il massimo dei voti in Occultamento e Travestimento al corso di addestramento per Auror senza dover studiare affatto: è stato magnifico».
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Si può imparare a essere un MetamoRfomagus?» le chiese Harry rialzandosi, del tutto dimentico dei bagagli.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Be’, ti toccherà imparare nel modo più difficile, temo» disse Tonks. «I MetamoRfomagi sono davvero rari, sono così dalla nascita, non lo diventano. Quasi tutti i maghi hanno bisogno di usare una bacchetta o delle pozioni per cambiare il proprio aspetto. Ma dobbiamo muoverci, Harry, dovremmo essere qui a fare le valigie» aggiunse in tono colpevole, guardando il caos sul pavimento.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Ha fatto domanda per un lavoro di ufficio in modo da poter tornare a casa e collaborare con l’Ordine» disse Fred. «Dice che gli mancano le tombe, ma» e fece una smoRfia, «ci sono dei vantaggi».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Io non ho chiesto… io non volevo… Voldemort ha ucciso i miei genitori!» faRfugliò Harry. «Sono diventato famoso perché ha assassinato la mia famiglia, ma non è riuscito a uccidere me! Chi vuole essere famoso per questo motivo? Non pensano che preferirei che non fosse mai…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ginny fece una smoRfia e seguì la madre, lasciando Harry solo con Ron e Hermione. Entrambi lo osservavano ansiosi, come se temessero che ricominciasse a urlare, ora che gli altri se n’erano andati. Le loro espressioni nervose lo fecero vergognare un po’.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry, Sirius e Mundungus si voltarono e un attimo dopo si tuffarono lontano dal tavolo. Fred e George avevano stregato un gran calderone di stufato, un boccale di ferro di Burrobirra e una pesante asse di legno per il pane, completa di coltello, in modo che sfrecciassero nell’aria verso di loro. Lo stufato scivolò fino in fondo al tavolo e si bloccò appena prima del bordo, lasciando una lunga bruciatura nera sulla supeRficie di legno; la bottiglia di Burrobirra cadde con un tonfo, versando dappertutto il contenuto; il coltello del pane scivolò dall’asse e si conficcò con la punta all’ingiù, vibrando minaccioso, esattamente dove un attimo prima c’era la mano di Sirius.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    L’atmosfera nella stanza mutò con la rapidità che Harry associava all’arrivo dei Dissennatori. Da sonnolenta e rilassata, adesso era all’erta, peRfino tesa. Al nome di Voldemort un brivido era corso attorno al tavolo. Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò piano il calice con aria diffidente.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Mi è peRfettamente chiaro chi è, grazie, Molly» rispose Sirius gelido.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Harry era sicuro che non sarebbe riuscito a addormentarsi; la serata era stata così densa che sarebbe rimasto lì disteso, peRfettamente sveglio, per ore, a rimuginare. Voleva continuare a parlare con Ron, ma la signora Weasley stava tornando di sotto annunciata da altri scricchiolii, e quando si fu allontanata sentì che altri salivano le scale… in effetti, creature dotate di molte zampe trotterellavano piano su e giù davanti alla porta; Hagrid, l’insegnante di Cura delle Creature Magiche, stava dicendo: Una vera bellezza, eh, Harry? Quest’anno studiamo le armi… e Harry vide che le creature avevano la testa a forma di cannone e ruotavano per fronteggiarlo… si chinò…
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «…’che ti rimette in salute, consentendoti di praticare l’attività di svago prescelta durante un’ora che altrimenti sarebbe stata dedicata a una noia infruttuosa’. È quello che scriveremo nella pubblicità, perlomeno» mormorò Fred, che si era tolto dal campo visivo della signora Weasley e stava raccogliendo e intascando alcuni Doxy sparsi dal pavimento. «Ma dobbiamo peRfezionarle un po’. Al momento le nostre cavie hanno qualche difficoltà a smettere di vomitare quanto basta per mandar giù la parte viola».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Kreacher non aveva visto il padroncino» rispose, voltandosi e inchinandosi a Fred. Ancora con la faccia al pavimento, aggiunse, a un livello peRfettamente udibile: «PeRfida piccola canaglia di un traditore del suo sangue, ecco cos’è».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Il padrone ha sempre amato scherzare» disse Kreacher inchinandosi di nuovo, e continuò sottovoce: «Il padrone era un peRfido porco ingrato che ha spezzato il cuore di sua madre…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Trovarono uno strumento d’argento dall’aspetto inquietante, delle specie di pinzette con molte zampe, che si arrampicarono su per il braccio di Harry come un ragno quando lui le prese, e cercarono di peRforargli la pelle. Sirius le afferrò e le schiacciò con un pesante volume intitolato Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. C’era un carillon che una volta caricato emise una musichetta tintinnante e vagamente sinistra, e si sentirono tutti stranamente deboli e sonnolenti, finché Ginny non ebbe il buonsenso di chiudere il coperchio; un pesante lucchetto che nessuno di loro riuscì ad aprire; un certo numero di antichi sigilli; e, in una scatola polverosa, un Ordine di Merlino, Prima Classe, che era stato attribuito al nonno di Sirius per “servizi resi al Ministero”.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Si spostarono dal salotto a una sala da pranzo al piano terreno, dove trovarono ragni grandi come piattini appostati nella credenza (Ron uscì di corsa dalla stanza per farsi una tazza di tè e non tornò per un’ora e mezza). Sirius gettò in un sacco, senza alcun riguardo, tutte le porcellane che recavano impressi lo stemma e il motto dei Black, e la stessa sorte toccò a un gruppo di vecchie fotografie in ossidate comici d’argento: tutti i ritratti emisero urla peRforanti quando il vetro che li ricopriva s’infranse.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Nonostante dormisse ancora male e sognasse ancora corridoi e porte chiuse che gli facevano prudere la cicatrice, Harry riuscì a divertirsi per la prima volta in tutta l’estate. Finché era indaffarato, era sereno; ma quando sospendevano il lavoro e abbassava la guardia, o giaceva sfinito a letto osservando ombre sfocate muoversi sul soffitto, lo riprendeva l’ansia per l’udienza imminente. La paura gli peRforava le viscere al pensiero di che cosa gli sarebbe successo se fosse stato espulso. L’idea era così terribile che non osava esprimerla, nemmeno a Ron e Hermione, i quali, anche se lui li vedeva spesso sussurrare tra loro e gettargli sguardi ansiosi, seguivano il suo esempio e non ne parlavano mai. A volte non poteva impedire alla sua fantasia di mostrargli un funzionario senza volto del Ministero che spezzava in due la sua bacchetta e gli ordinava di tornare dai Dursley… ma non ci sarebbe andato. Su questo era fermissimo. Sarebbe tornato in Grimmauld Place a vivere con Sirius.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Silente avanzava con serenità nell’aula, sfoggiando una lunga veste blu mezzanotte e un’espressione di calma peRfetta. La lunga barba e i capelli d’argento scintillavano alla luce delle torce mentre si avvicinava a Harry e guardava in su verso Caramell attraverso gli occhiali a mezzaluna posati a metà del naso adunco.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Gli ricordò un grosso, pallido rospo. Era tozza, con la faccia larga e vizza, il collo corto come quello di zio Vernon e la bocca molto grande e molle. Aveva gli occhi grandi, tondi e un po’ sporgenti. PeRfino il fiocchetto di velluto nero in equilibrio in cima ai corti capelli ricci gli fece pensare a una mosca che lei stesse per catturare con la lingua lunga e appiccicosa.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «PeRfetto» commentò Silente sbrigativo. Scattò in piedi, estrasse la bacchetta e fece sparire le due poltrone di chintz. «Be’, devo andare. Buona giornata a tutti».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Ron e Hermione si sedettero davanti a lui, felici come mai da quando era arrivato in Grimmauld Place, e la sensazione di vertiginoso sollievo di Harry, che in qualche modo era stata intaccata dall’incontro con Lucius Malfoy, si dilatò di nuovo. La tetra casa sembrava all’improvviso più calda e più accogliente; peRfino Kreacher parve meno brutto quando infilò il naso a gnigno in cucina per indagare sulla fonte di tutto quel fracasso.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Harry si scoprì a fantasticare su Hogwarts sempre più spesso via via che si avvicinava la fine delle vacanze; non vedeva l’ora di ritrovare Hagrid, di giocare a Quidditch, peRfino di passeggiare tra i rettangoli dell’orto verso le serre di Erbologia; sarebbe stata una festa solo lasciare quella casa polverosa e muffita, dove metà degli armadi erano ancora sprangati e nell’ombra Kreacher sibilava insulti, anche se Harry stava bene attento a non lasciar indovinare questi suoi sentimenti a Sirius.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Se no?» disse Fred, con un ghigno peRfido che si allargava sul suo viso. «Ci vuoi mettere in castigo?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Questo è AbeRforth, il fratello di Silente, l’ho incontrato solo quella volta, un tipo strano… ecco Dorcas Meadowes, Voldemort l’ha uccisa personalmente… Sirius, quando aveva ancora i capelli corti… e… ecco, ho pensato che questo ti poteva interessare!»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Bel cardigan» commentò Ron con una smoRfia.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Gli studenti si scambiarono occhiate e alcuni nascosero a stento delle smoRfie.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Il Ministero della Magia ha sempre considerato l’istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e peRfezionati da un’educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev’essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell’insegnamento».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «…perché alcuni cambiamenti saranno per il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosciuti come errori di giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità, decisi a conservare ciò che deve essere conservato, peRfezionare ciò che ha bisogno di essere peRfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Guardate oggi!» gemette Ron. «Storia della Magia, due ore di Pozioni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure… Rüf, Piton, Cooman e quella Umbridge tutti in un giorno! Spero che Fred e George si spiccino a peRfezionare quelle Merendine Marinare…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Eppure, pensò mentre si univano alla coda che si allungava fuori dalla classe di Piton, Cho aveva deciso di venire a parlare con lui, no? Era stata la ragazza di Cedric; avrebbe potuto odiare Harry per essere uscito vivo dal labirinto del Tremaghi quando Cedric era morto, eppure gli parlava da amica, non come se lo credesse pazzo, o bugiardo, o in qualche orrendo modo responsabile per la morte di Cedric… sì, aveva proprio deciso di venire a parlare con lui, ed era la seconda volta in due giorni… a quell’idea l’umore di Harry si risollevò. PeRfino il cigolio minaccioso della porta del sotterraneo di Piton che si apriva non fece scoppiare la piccola, speranzosa bolla che pareva essersi gonfiata nel suo petto. Entrò in classe dietro a Ron e Hermione e li seguì al solito banco in fondo, dove sedette ignorando i loro battibecchi.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry, che sudava copiosamente, si guardò intorno disperato. Il suo calderone emanava un’abbondante quantità di fumo grigio scuro; quello di Ron sprizzava scintille verdi. Seamus attizzava in modo febbrile le fiamme alla base del suo con la punta della bacchetta, perché erano lì lì per spegnersi. La supeRficie della pozione di Hermione, tuttavia, era una nebbiolina fosforescente di vapore argenteo, e passando Piton la guardò senza fare commenti, il che voleva dire che non trovava nulla da criticare. Ma davanti al calderone di Harry si fermò, e lo scrutò con un orribile sorriso mellifluo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Be’, signorina Granger, credo che gli obiettivi del corso siano peRfettamente chiari se li legge attentamente» disse la professoressa Umbridge con deliberata dolcezza.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Per l’amor del cielo, Potter!» inveì la McGranitt raddrizzandosi gli occhiali con rabbia (aveva fatto una smoRfia terribile al nome di Voldemort). «Credi davvero che c’entrino la verità o le bugie? Il problema è che devi stare tranquillo e controllarti!»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sì… ha detto… che il progresso verrà proibito o… be’, voleva dire che… che il Ministero della Magia sta cercando di inteRferire a Hogwarts».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sai peRfettamente che quelli sono pezzi di Torrone Sanguinolento o… Pasticche Vomitose, o…»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Perché non sarà mai brava come Hagrid» concluse Harry perentorio. Sapeva peRfettamente di aver appena assistito a una lezione esemplare di Cura delle Creature Magiche e questo lo irritava.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Adesso però era irriconoscibile. Le supeRfici piane erano state ricoperte da tovaglie e pizzi. C’erano parecchi vasi pieni di fiori secchi, ciascuno posato sul suo centrino, e su una delle pareti era appesa una collezione di piatti ornamentali, raffiguranti gattini in technicolor, ma ognuno con un fiocco diverso al collo. Erano così orrendi che Harry li fissò costernato finché la professoressa Umbridge non parlò di nuovo.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry trasalì e si guardò attorno. Lì per lì non l’aveva notata perché indossava un completo a fiorami sgargianti che si mimetizzava peRfettamente con la tovaglia sul tavolo dietro di lei.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Harry non aveva mai pensato prima d’allora di poter odiare un altro insegnante più di Piton, ma tornando alla Torre di Grifondoro dovette ammettere che Piton aveva un valido concorrente. È cattiva, pensò, salendo una scalinata per andare al settimo piano, è una peRfida, perversa vecchia pazza…
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Andò dritto verso la sua vecchia, molle poltrona preferita accanto al fuoco ormai spento, si mise comodo e srotolò il foglio. Si guardò intorno: i frammenti accartocciati di pergamena, vecchie Gobbiglie, barattoli di ingredienti vuoti e incarti di dolci che in genere ingombravano la sala comune alla fine di ogni giornata erano spariti, così come tutti i berretti da elfo di Hermione. Chiedendosi distratto quanti elfi fossero ormai stati liberati volenti o nolenti, Harry stappò la boccetta dell’inchiostro, intinse la piuma, poi la tenne sospesa qualche centimetro sopra la liscia supeRficie giallognola della pergamena e pensò intensamente… ma dopo un minuto si trovò a fissare il focolare vuoto, senza che gli fosse venuta un’idea.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Sapeva che metà delle persone a Hogwarts lo considerava strano, peRfino pazzo; sapeva che La Gazzetta del Profeta faceva maligne allusioni a lui da mesi, ma vederle scritte così dalla grafia di Percy, sapere che Percy consigliava a Ron di lasciarlo perdere e anche di andare a fare la spia alla Umbridge, gli dava il senso della situazione come nient’altro. Conosceva Percy da quattro anni, era stato a casa sua per le vacanze estive, aveva diviso una tenda con lui alla Coppa del Mondo di Quidditch, si era visto peRfino assegnare da lui i pieni voti nella seconda prova del Torneo Tremaghi l’anno prima, eppure ora Percy lo giudicava uno squilibrato, addirittura violento.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì, e Silente ha detto che succedeva tutte le volte che Voldemort provava un’emozione intensa» rispose Harry, ignorando, come al solito, le smoRfie di Ron e Hermione. «Quindi forse, non so, era solo molto arrabbiato la sera che ho subito quella punizione».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Madame Maxime era con lui, ci siamo messi in contatto con lei e dice che si sono separati nel viaggio di ritorno… ma niente lascia pensare che sia ferito o… be’, niente suggerisce che non sia peRfettamente a posto».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «PeRfetto» rispose la Caporal, e la Umbridge si avviò sul prato verso il castello.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    L’intero gruppo parve trattenere il respiro mentre Harry parlava. Gli parve che peRfino il barista stesse ascoltando, intanto che strofinava lo stesso bicchiere con lo straccio sudicio, sporcandolo sempre di più.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Un momento» obiettò Angelina. «Dobbiamo assicurarci cne non inteRferisca con i nostri allenamenti di Quidditch».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    E lui che aveva pensato che gli credessero, peRfino che lo ammirassero…
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Piton fece una smoRfia.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Harry si lasciò cadere su una sedia, tirò fuori la pergamena di malavoglia e si mise al lavoro. Gli fu molto difficile concentrarsi; anche se sapeva che avrebbe visto Sirius solo molto più tardi, non poteva fare a meno di guardare nel fuoco ogni cinque minuti, tanto per controllare. C’era anche un baccano incredibile nella sala: Fred e George avevano finalmente peRfezionato un modello di Merendine Marinare, di cui davano dimostrazione a turno tra una folla vociante ed entusiasta.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Lo sospettavo da quando Gazza ti ha accusato di aver ordinato Caccabombe: era una bugia così stupida» bisbigliò Hermione. «Insomma, una volta letta la tua lettera sarebbe stato evidente che non stavi ordinando nulla, e quindi non saresti stato affatto nei guai… è una cosa abbastanza scema, no? Ma poi ho pensato: e se qualcuno cercasse solo una scusa per leggere la tua posta? Quello sarebbe stato un modo peRfetto per la Umbridge: mettere Gazza sull’avviso, fargli fare il lavoro sporco e confiscare la lettera, poi trovare un modo per sottrargliela o chiedergli di vederla… non credo che Gazza avrebbe avuto nulla da obiettare, quando mai ha difeso qualche diritto degli studenti? Harry, stai stritolando la rana».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry si diede una spinta con i piedi, spruzzando fango in tutte le direzioni, e schizzò verso l’alto, mentre il vento lo mandava leggermente fuori rotta. Non sapeva come avrebbe fatto a individuare il Boccino con quel tempo; aveva già abbastanza difficoltà a vedere il Bolide con cui si stavano allenando; dopo un minuto l’aveva quasi disarcionato e lui aveva dovuto usare la Presa Rovesciata del Bradipo per evitarlo. Purtroppo Angelina non lo vide. In effetti, non sembrava in grado di vedere nulla; nessuno di loro aveva la minima idea di quello che facevano gli altri. Il vento si era alzato; anche a distanza Harry sentiva il suono martellante della pioggia sulla supeRficie del lago.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «I miei no» rispose George con una smoRfia di dolore, «e pulsano da morire… sembrano anche più grossi».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry non pensava più a quelle parole da settimane; era stato troppo assorbito da quanto succedeva a Hogwarts, troppo occupato con la Umbridge, con l’ingiustizia delle inteRferenze del Ministero… ma ecco che gli tornavano alla mente, e lo facevano riflettere: la rabbia di Voldemort avrebbe avuto senso se fosse stato ancora lontano dal mettere le mani sull’arma, di qualunque cosa si trattasse. L’Ordine lo aveva forse ostacolato, impedendogli di prenderla? Dove era nascosta? Chi ce l’aveva in quel momento?
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby si è offerto volontario per riportare il gufo di Harry Potter» squittì l’elfo, con espressione adorante. «La professoressa Caporal dice che ora sta benissimo, signore». Fece un inchino così profondo che il suo naso a matita sfiorò la supeRficie lisa del tappeto. Edvige, con uno stridio indignato, volò sul bracciolo della poltrona di Harry.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Dobby conosce un posto peRfetto, signore!» esclamò contento. «Dobby l’ha sentito dire dagli altri elfi domestici quando è arrivato a Hogwarts, signore. Noi la chiamiamo Stanza Va-e-Vieni, signore, oppure Stanza delle Necessità!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «È fantastico» disse Harry, col cuore che batteva forte. «È peRfetto, Dobby. Quando puoi mostrarmi dov’è?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Sulla supeRficie bianca della pergamena apparve una mappa di Hogwarts. Piccoli punti neri mobili, ciascuno etichettato con un nome, indicavano la posizione di diverse persone.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

   Nelle due settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle lezioni della Umbridge e gli rendeva peRfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Lui e l’ES la combattevano sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più, e a ogni sua lezione, invece di leggere il libro di Wilbert Slinkhard, si abbandonava ad appaganti ricordi delle ultime riunioni: Neville era riuscito a disarmare Hermione, Colin Canon aveva imparato a padroneggiare l’Incantesimo di Ostacolo dopo tre incontri di grande impegno, Calì Patil aveva prodotto un Incantesimo Reductor così ben fatto da mandare in polvere il tavolo degli Spioscopi.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Vi dico che sto bene» insisté Hagrid. Si raddrizzò e si voltò con un gran sorriso e insieme una smoRfia di dolore. «Che mi venga un colpo, sono contento di vedervi… com’è andata “st’estate”?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sì, Weasley, ci stavamo proprio chiedendo…» disse una voce venata di peRfidia. Senza che nessuno di loro avesse sentito i passi attutiti dalla neve, Malfoy, Tiger e Goyle erano arrivati alle loro spalle. «Credi che se avessi visto qualcuno tirare le cuoia vedresti meglio la Pluffa?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Arrivò dicembre e portò con sé altra neve e un’autentica valanga di compiti per gli allievi del quinto anno. I doveri di prefetto di Ron e Hermione divennero ancora più gravosi via via che Natale si avvicinava. Furono incaricati di sovrintendere alla decorazione del castello («Provaci tu ad appendere un festone quando all’altro capo c’è Pix che tenta di strozzarti» disse Ron), di sorvegliare gli allievi del primo e del secondo anno che dovevano trascorrere gli intervalli all’interno per via del freddo pungente («E fanno anche gli arroganti, quei mocciosi, noi non eravamo così maleducati al primo anno» osservò Ron) e di pattugliare i corridoi a turno con Argus Gazza, che sospettava che lo spirito vacanziero potesse esprimersi in improvvisi duelli di magia («Ha il letame al posto del cervello, quello lì» commentò Ron furioso). Erano così impegnati che Hermione aveva peRfino smesso di sferruzzare berretti da elfo e si rammaricava perché gliene mancavano solo tre.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «State diventando molto bravi» disse, con un gran sorriso. «Al ritorno dalle vacanze possiamo cominciare a lavorare sulle cose serie… magari peRfino i Patronus».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Silente era seduto alla sua scrivania, su una sedia dallo schienale alto; si chinò in avanti nel cerchio di luce della candela che illuminava le carte sparse davanti a lui. Indossava una vestaglia viola e oro, sontuosamente ricamata, sopra una camicia da notte candida, ma era peRfettamente sveglio, e i suoi penetranti occhi azzurri fissavano la professoressa McGranitt.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Le sue parole parvero echeggiare nell’aria, e suonarono vagamente ridicole, peRfino comiche. Ci fu una pausa durante la quale Silente si appoggiò allo schienale e fissò pensieroso il soffitto. Pallido e spaventato, Ron guardava da Harry a Silente.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Probabilmente non sa ancora nulla» rispose Sirius. «L’importante era portarvi via prima che la Umbridge potesse inteRferire. Immagino che Silente abbia mandato qualcuno a dirlo a Molly, ora».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Non c’era traccia del brutto manichino o della vetrina. Si trovavano in quella che sembrava una grande sala di accettazione, con file di maghi e streghe seduti su traballanti sedie di legno, alcuni dall’aspetto peRfettamente normale, intenti a sfogliare vecchie copie del Settimanale delle Streghe, altri affetti da orrende deformità, tipo zampe da elefante o mani supplementari che spuntavano dal torace. La sala era poco meno rumorosa della strada, anche perché molti pazienti producevano suoni bizzarri: una strega con il viso sudato al centro della prima fila, che si sventolava vigorosamente con una copia del La Gazzetta del Profeta, emetteva un fischio acuto e continuo, sbuffando vapore dalla bocca; in un angolo uno stregone dall’aspetto sudicio risuonava come una campana appena si muoveva, e a ogni rintocco la testa gli vibrava in modo spaventoso, tanto che doveva afferrarsi le orecchie per tenerla ferma.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    E poi, con un terribile senso di panico, pensò: questa è una follia… se sono posseduto da Voldemort, in questo momento gli sto dando una visione peRfetta del Quartier Generale dell’Ordine della Fenice! Saprà chi fa parte dell’Ordine e dove si trova Sirius… e da quando sono qui ho sentito un mucchio di cose che non avrei dovuto sapere, tutto quello che Sirius mi ha detto la prima notte, quando sono arrivato…
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ma come era potuto venirgli in mente di tornare a Privet Drive per Natale? La gioia di Sirius nell’avere di nuovo la casa piena, e soprattutto nel riavere Harry, era contagiosa. Non era più imbronciato come l’estate passata; pareva deciso a fare in modo che tutti si divertissero quanto a Hogwarts, se non di più, e trascorse i giorni prima di Natale a pulire e decorare senza sosta, con l’aiuto di tutti, così che quando andarono a dormire la sera della vigilia la casa era a stento riconoscibile. I lampadari anneriti non erano più carichi di ragnatele ma di ghirlande di agrifoglio e festoni d’oro e d’argento; mucchi di neve magica scintillavano sui tappeti lisi; un grande albero di Natale, procurato da Mundungus e addobbato con fate vive, nascondeva l’albero genealogico di Sirius, e peRfino le teste d’elfo imbalsamate sulle pareti portavano barbe e cappelli da Babbo Natale.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Sirius e Lupin avevano donato a Harry una bellissima serie di libri dal titolo Magia Difensiva Pratica: Come Usarla contro le Arti Oscure, che contenevano splendide illustrazioni animate a colori di tutte le controfatture e dei sortilegi descritti. Harry sfogliò avido il primo volume e vide subito che gli sarebbe stato utilissimo nei suoi programmi per l’ES. Hagrid gli aveva mandato un portamonete marrone, peloso e dotato di zanne, che Harry presumeva dovessero fungere da dispositivo antifurto, ma che purtroppo impedivano di metterci dentro i soldi a meno di farsi amputare le dita. Il regalo di Tonks era un modellino peRfettamente funzionante di Firebolt, che Harry guardò volare per la stanza, desiderando di riavere la sua; Ron gli aveva regalato una scatola enorme di Gelatine Tuttigusti+1; i signori Weasley il solito maglione fatto a mano e dei pasticci di carne, e Dobby un quadro davvero agghiacciante che Harry sospettava avesse dipinto lui stesso. L’aveva appena girato a testa in giù per vedere se migliorava quando, con un sonoro crac, Fred e George si Materializzarono ai piedi del suo letto.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Parve sgonfiarsi sotto lo sguardo peRforante di sua moglie.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Tutto a posto, voi due?» disse, tentando un sorriso ma ottenendo solo una smoRfia di dolore.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La cosa si stava trasformando in un incubo; peRfino la ragazza di Roger Davies si era scollata per guardare Cho che piangeva.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sì… te l’ho già detto… due reietti, ecco» proseguì Hagrid, e annuì con aria saggia. «E oRfani, tutti e due. Sì… oRfani».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «La Signorina PeRfettini stava per dirmelo quando sei arrivato» rispose Rita, bevendo un generoso sorso dal suo bicchiere. «Immagino che mi sia permesso di parlargli, vero?» sbottò rivolta a Hermione.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    La disoccupazione non si addiceva a Rita. I capelli, che un tempo erano acconciati in eleganti riccioli, ora le pendevano flosci e spettinati attorno al viso. Lo smalto scarlatto sui suoi artigli di cinque centimetri era scheggiato e mancavano un paio di pietre false nella montatura degli occhiali a faRfalla. Bevve un altro sorso e chiese a denti stretti: «È carina, Harry?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Dunque continui a sostenere che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è di nuovo tra noi?» chiese Rita, abbassando il bicchiere e lanciando a Harry uno sguardo peRforante, mentre il suo dito si allungava goloso verso il fermaglio della borsetta di coccodrillo. «Sostieni tutte le idiozie che dice Silente sul fatto che Tu-Sai-Chi è tornato e tu sei l’unico testimone?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ma naturalmente» proseguì, abbassando la penna e lanciando sguardi di fuoco a Hermione, «la Signorina PeRfettini non vorrebbe mai un articolo del genere, giusto?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «A dire il vero» ribatté soave Hermione, «è esattamente quello che la Signorina PeRfettini vuole».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Papà vuole ristampare!» annunciò a Harry, con gli occhi che sporgevano dall’eccitazione. «Non riesce a crederci, dice che alla gente questo interessa peRfino di più degli Snorticoli Cornuti!»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Gli occhi scuri di Piton peRforarono quelli di Harry. Ricordando che Piton aveva detto che il contatto visivo era essenziale per la Legilimanzia, Harry sbatté le palpebre e distolse lo sguardo.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Fu la lezione più strana a cui Harry avesse mai assistito. Bruciarono salvia e malva sul pavimento dell’aula, e Fiorenzo li invitò a cercare particolari forme e simboli nei vapori pungenti, ma non si scompose quando nessuno di loro riuscì a vederne uno solo. Di rado, spiegò, gli umani erano capaci di scorgerli, e gli stessi centauri impiegavano anni per padroneggiare quell’arte; in ogni caso — concluse — era sciocco riporre in quei metodi una fede eccessiva, perché peRfino i centauri a volte ne traevano conclusioni sbagliate. Era diverso da qualunque insegnante umano Harry avesse mai avuto. Sembrava più interessato a convincerli che niente era infallibile — nemmeno le conoscenze dei centauri — che a trasmettere il suo sapere agli allievi.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Nemmeno Neville se la cavava troppo bene. Aveva il volto contratto in una smoRfia di concentrazione, ma dalla punta della sua bacchetta uscivano solo sparuti ciuffi di fumo grigio.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ho la testimonianza di Willy Widdershins, Minerva, che in quel momento si trovava per caso al bar. Era bendato da capo a piedi, è vero, ma sentiva peRfettamente» rispose compiaciuta la Umbridge. «Ha ascoltato ogni parola pronunciata da Potter e si è precipitato a scuola per riferirmele…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Signor Potter» disse la Umbridge, «le ricordo che in ottobre ho quasi catturato il criminale Black nel camino di Grifondoro. So peRfettamente che era lì per incontrarsi con lei, e se ne avessi avuto le prove nessuno di voi due sarebbe in libertà al momento, glielo assicuro. Allora, signor Potter… dov’è Sirius Black?»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    PeRfino il pavimento tremò. Sbigottita, la Umbridge scivolò di lato e fu costretta ad aggrapparsi alla scrivania per non cadere.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Quella sera, Fred e George furono accolti da eroi nella sala comune di Grifondoro. PeRfino Hermione si fece largo tra la folla per congratularsi con loro.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Il suo fiato appannò la supeRficie dei pensieri di Piton… il suo cervello sembrava incapace di decidere… era assurdo, ma la tentazione era irresistibile… tremava da capo a piedi… Piton poteva tornare da un momento all’altro… poi pensò alla rabbia di Cho e al ghigno di Malfoy, e una folle audacia s’impadronì di lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si fermarono in riva al lago, sotto lo stesso faggio dove tempo prima Harry, Ron e Hermione avevano trascorso una domenica a finire i compiti, e si distesero sull’erba. Ancora una volta Harry si voltò, e con sollievo vide che Piton si era seduto poco lontano, all’ombra di alcuni cespugli. Era sempre immerso nella lettura dei fogli del G.U.F.O., il che lasciò Harry libero di sedersi sull’erba, a metà strada tra il faggio e i cespugli, e osservare i quattro sotto l’albero. Il sole splendeva abbagliante sulla supeRficie del lago e sul gruppetto di ragazze ridenti che si erano tolte calze e scarpe per rinfrescarsi i piedi nell’acqua.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Però Lily era intervenuta, rifletté; sua madre era stata corretta. Eppure il ricordo della sua espressione mentre litigava con James lo disturbava quanto tutto il resto: era chiaro che provava solo disgusto per lui, e Harry non riusciva a capire perché alla fine l’avesse sposato. Un paio di volte si chiese peRfino se James l’avesse costretta…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

   La storia della fuga di Fred e George fu ripetuta così spesso nei giorni successivi che — Harry ne era sicuro — presto sarebbe diventata leggenda a Hogwarts: nel giro di una settimana, peRfino coloro che avevano assistito alla scena erano quasi convinti di aver visto i gemelli scendere in picchiata sulla Umbridge con le loro scope e tempestarla di Caccabombe prima di sfrecciare fuori dal portone. Già molti parlavano di imitarli: Harry sentì diversi studenti fare battute del tipo «Certi giorni avrei proprio voglia di saltare sulla scopa e piantare questo posto», o «Un’altra lezione del genere e me la svigno come i Weasley».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «…Bradley… Davies… Chang…» Quando Cho passò, con i lucenti capelli neri mossi dalla brezza, lo stomaco di Harry fece un abbozzo di capriola, più una sorta di fiacco sussulto. Non sapeva più che cosa voleva, ma di sicuro non altri litigi. PeRfino vederla chiacchierare con Roger Davies mentre si preparavano a inforcare le scope gli provocò solo una punta di gelosia.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry non disse nulla, ma si voltò a guardare la sagoma gigantesca distesa a terra davanti a loro. A differenza di Hagrid, che sembrava solo un essere umano un po’ troppo grosso, il suo fratellastro era stranamente deforme. Quella che Harry aveva preso per un masso coperto di muschio sulla sinistra era in realtà la testa di Grop: molto grande rispetto al corpo, quasi peRfettamente rotonda e piena di fitti capelli ricci color felce. Sulla cima era visibile il contorno di un grosso orecchio carnoso che sembrava spuntare, un po’ come le orecchie di zio Vernon, direttamente dalla spalla, con poco o niente collo nel mezzo. La schiena, coperta da una sorta di sudicia camicia marrone fatta di pelli d’animali cucite alla meglio, era molto vasta; i rozzi punti che tenevano insieme le pelli si tendevano a ogni respiro. Grop dormiva su un fianco, le gambe raggomitolate sotto il corpo, mostrando le piante di enormi, sporchi piedi nudi, grossi come slittini, poggiati l’uno sull’altro.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    I prati intorno al castello luccicavano sotto il sole come se fossero stati verniciati di fresco; il cielo limpido sorrideva sulla levigata, scintillante supeRficie del lago; l’erba verde e setosa era increspata a tratti da una brezza gentile. Giugno era arrivato, ma per gli studenti del quinto anno voleva dire solo una cosa: incombevano i G.U.F.O.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Il loro primo esame, Teoria degli Incantesimi, era in programma per lunedì mattina. La domenica Harry acconsentì a esercitarsi con Hermione, ma se ne pentì quasi subito; era così agitata che continuava a strappargli il libro di mano per controllare di aver dato la risposta peRfettamente giusta, finché non lo colpì sul naso con l’angolo di Incantesimi Avanzati.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Ancora una volta, fu il professor Tofty a esaminarlo. «Bravo!» esclamò, mentre Harry lanciava un peRfetto Incantesimo Scaccia-Molliccio. «Davvero ottimo! Direi che è tutto, Potter… a meno che…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Arrivarono in cima alla Torre di Astronomia alle undici in punto di una notte peRfetta per osservare le stelle: senza un filo di vento e senza una nuvola. I prati erano inondati dalla luce argentea della luna e l’aria era frizzante. Ognuno di loro prese posto dietro un telescopio, e all’ordine della professoressa Marchbanks cominciarono a completare la mappa muta che avevano davanti.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Sentì gli occhi della professoressa peRforargli la nuca. Si accostò di nuovo al telescopio e lo puntò sulla Luna, anche se ne aveva segnato la posizione un’ora prima, ma proprio mentre la professoressa Marchbanks si spostava, un ruggito esplose nella capanna lontana e rimbombò nell’oscurità fino alla cima della Torre. Parecchi studenti attorno a Harry tesero il collo al di sopra dei telescopi per guardare da quella parte.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    La porta della capanna si era spalancata e nella luce improvvisa lo distinsero peRfettamente: una figura massiccia che ruggiva e agitava i pugni, circondata da cinque persone, tutte — a giudicare dai sottili fili scarlatti puntati su di lui — intente a Schiantarlo.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Solo verso le quattro del mattino la sala comune si svuotò. Harry era peRfettamente sveglio, tormentato dall’immagine di Hagrid che fuggiva nell’oscurità, e così furioso con la Umbridge da non riuscire a pensare a una punizione adeguata, anche se l’idea di Ron di farle nutrire una cassa di Schiopodi Sparacoda aveva i suoi pregi. Si addormentò meditando tremende vendette, e si svegliò tre ore dopo, sfinito.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    FaRfugliava, divincolandosi dal professor Tofty che lo fissava preoccupato mentre lo accompagnava nella Sala d’Ingresso fra gli sguardi sbigottiti degli altri studenti.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Allora, Potter» disse. «Ha piazzato un paio di sentinelle attorno al mio ufficio e ha mandato quell’idiota» accennò a Ron, il che fece ridere Malfoy peRfino più forte, «a raccontarmi che il poltergeist combinava disastri nel Dipartimento di Trasfigurazione, mentre sapevo benissimo che era impegnato a sparare inchiostro sulle lenti di tutti i telescopi della scuola… come mi aveva appena riferito il signor Gazza. A quanto pare, aveva fretta di parlare con qualcuno. Con Albus Silente, forse? O con quell’ibrido… Hagrid? Dubito che si trattasse di Minerva McGranitt… ho sentito che sta troppo male per parlare con chiunque».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Ron si immobilizzò e sgranò gli occhi; Ginny smise di attentare ai piedi della Serpeverde; e peRfino Luna parve vagamente stupita. Per fortuna la Umbridge e i suoi compari erano troppo concentrati su Hermione per notare quei segni sospetti.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Altroché» rispose Hermione decisa, aprendosi un varco nel sottobosco e facendo una quantità di rumore che a lui parve supeRflua. Dietro di loro, sentirono la Umbridge inciampare su un alberello caduto. Nessuno dei due si fermò ad aiutarla. Hermione continuò a camminare, voltando appena la testa per gridare: «Ancora un po’ più avanti!»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Con uno strattone, lui si liberò e si guardò attorno. Erano circondati da una cinquantina di centauri, tutti con l’arco levato e puntato su di loro. Lentamente, i tre indietreggiarono verso il centro della radura. La Umbridge faRfugliava cose strane e piagnucolava atterrita. Harry lanciò un’occhiata a Hermione. La vide sorridere trionfante.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    Seguito dagli altri, andò verso la porta che aveva di fronte, posò la mano contro la fredda supeRficie levigata e la spinse, tenendo la bacchetta levata, pronta a colpire.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Cedendo a un impulso avventato, chiuse le dita sulla supeRficie polverosa della sfera. Immaginava che fosse fredda: invece no. Anzi, sembrava che fosse rimasta al sole per ore, come se la tenue luce interna la riscaldasse. Aspettandosi, quasi sperando che succedesse qualcosa di drammatico, qualcosa di eccitante che dopotutto giustificasse il loro lungo, pericoloso viaggio, tolse la sfera di vetro dallo scaffale e la fissò.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Uno zampillo di luce rossa volò oltre il Mangiamorte per centrare una vetrinetta appesa al muro, piena di clessidre di varie forme, che cadde e si infranse in un torrente di vetro, poi tornò sulla parete, peRfettamente riparata, poi ricadde e si frantumò…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    «Io… non… ecco…» faRfugliò Caramell, guardandosi attorno come nella speranza che qualcuno gli suggerisse cosa fare. Alla fine, visto che nessuno apriva bocca, si decise a dire: «Molto bene… Dawlish! Williamson! Scendete all’Ufficio Misteri e vedete… Silente, tu… dovrai raccontarmi per filo e per segno… La fontana dei Magici Fratelli… cos’è successo?» aggiunse in una specie di piagnucolio, fissando il pavimento cosparso dai resti delle statue di strega, mago e centauro.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Tacque. Harry vide i raggi del sole, che scorrevano lenti sulla supeRficie lucida della scrivania, illuminare un calamaio d’argento, una piuma scarlatta. Senza bisogno di guardarli, sapeva che i ritratti attorno a loro erano svegli e ascoltavano attenti; a tratti sentiva il fruscio di una veste, un sommesso schiarirsi di gola. Phineas Nigellus non era ancora tornato…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Quella che si è infranta era solo la registrazione conservata nell’Ufficio Misteri. Ma c’è una persona che ha sentito la profezia e la ricorda peRfettamente».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Malfoy era più furioso che mai, e Harry provò una sorta di soddisfazione distaccata vedendo una smoRfia rabbiosa contorcergli la pallida faccia aguzza.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Zio Vernon si gonfiò minaccioso. Per un attimo la sua dignità offesa parve superare peRfino la paura che gli incuteva quel branco di svitati.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    E, purtroppo, questo era peRfettamente vero. Anche il Primo Ministro lo avvertiva: la gente sembrava davvero più depressa del solito. PeRfino il tempo era lugubre; tutta quella nebbia gelida a metà luglio… non era giusto, non era normale…
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Cera voluto un po’ di tempo perché lo shock si attenuasse. Per un certo periodo aveva cercato di convincersi che Caramell era davvero un’allucinazione causata dalla mancanza di sonno durante l’estenuante campagna elettorale. In un vano tentativo di sbarazzarsi di tutto ciò che gli ricordava quello spiacevole incontro, aveva regalato il gerbillo a una felicissima nipotina e dato ordine al suo segretario personale di eliminare il ritratto parlante dell’ometto. Però, con grande sconforto del Primo Ministro, il quadro si era dimostrato impossibile da rimuovere. Dopo che parecchi falegnami, uno o due operai, uno storico dell’arte e il Cancelliere dello Scacchiere avevano tentato invano di staccarlo dalla parete, il Primo Ministro aveva lasciato perdere e si era rassegnato a sperare che quel coso restasse zitto e immobile per il resto del suo mandato. Ogni tanto avrebbe potuto giurare di aver visto con la coda dell’occhio l’abitante del dipinto sbadigliare o grattarsi il naso; peRfino, un paio di volte, uscire dalla cornice lasciandosi alle spalle solo una striscia di tela color fango. Tuttavia si era allenato a non guardare molto da quella parte, e a ripetersi con fermezza ogni volta che succedeva qualcosa del genere che si trattava di un’illusione ottica.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Io… che cosa… draghi?» aveva faRfugliato il Primo Ministro.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Caramell fece una smoRfia. «Ha usato i Giganti l’ultima volta, quando voleva gli effetti speciali. L’Ufficio Fraintendimenti sta lavorando ventiquattr’ore su ventiquattro, abbiamo squadre di Obliviatori impegnate a modificare la memoria di tutti i Babbani che hanno visto quello che è successo davvero, abbiamo messo gran parte dell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche a setacciare il Somerset, ma non riusciamo a trovare il Gigante… è un disastro».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Io… be’, finché il lavoro di Shacklebolt continua a essere… ehm… eccellente» faRfugliò il Primo Ministro, ma Scrimgeour non diede segno di averlo sentito.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Vernon Dursley non aprì bocca. Harry non dubitava che la parola gli sarebbe tornata, e presto — le pulsazioni della vena sulla sua tempia stavano raggiungendo la soglia del pericolo — ma qualcosa in Silente sembrava avergli mozzato il fiato. Poteva essere il suo vistoso aspetto stregonesco; o forse poteva essere che, come peRfino zio Vernon aveva percepito, lì c’era qualcuno con cui sarebbe stato molto difficile fare il prepotente.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    La porta della cucina si era aperta, ed ecco la zia di Harry, con i guanti di gomma e un grembiule sopra la camicia da notte, evidentemente intenta all’abituale ripassata serale di tutte le supeRfici della cucina. La sua faccia cavallina non mostrava altro che paura.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Dudley aveva sbirciato in quel momento dalla soglia del salotto. Il suo testone biondo che spuntava dal colletto a righe del pigiama sembrava curiosamente staccato dal corpo, e la bocca era spalancata in una smoRfia di stupore e paura. Silente attese per vedere se qualcuno dei Dursley diceva qualcosa, ma quando il silenzio si protrasse sorrise.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    PeRfino alla luce fioca della lanterna Harry notò che la signora Weasley era diventata di un rosso acceso; e anche lui avvertì all’improvviso un calorino attorno al collo e alle orecchie, e mandò giù in fretta la zuppa, facendo tintinnare il cucchiaio più forte che poteva contro la ciotola.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Sulla soglia c’era una ragazza, di una bellezza così mozzafiato che la stanza sembrò improvvisamente sottovuoto. Era alta e flessuosa, con lunghi capelli biondi, e pareva emanare un vago bagliore argenteo. Per completare quella visione peRfetta, portava un vassoio carico di una ricca colazione.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «È il senso di colpa dei sopravvissuti» spiegò Hermione. «So che Lupin ha cercato di convincerla, ma è davvero molto depressa. Ha anche dei problemi con le MetamoRfosi!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Sarebbe stata una peRfetta vacanza felice se non fosse stato per le storie di scomparse, strani incidenti e anche morti che ormai apparivano quasi ogni giorno sul Profeta. A volte Bill e il signor Weasley riportavano le notizie prima che fossero pubblicate sui giornali. E con gran dispiacere della signora Weasley, i festeggiamenti per il sedicesimo compleanno di Harry furono funestati dagli spaventosi eventi comunicati da Remus Lupin, scarno e cupo, con i capelli castani abbondantemente striati di grigio e gli abiti più strappati e rattoppati che mai.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «… se non te ne sei accorta, Madre, non sono un bambino. Sono peRfettamente in grado di fare da solo».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Lui e Harry entrarono per primi. Era stipato di clienti; Harry non riusciva ad avvicinarsi agli scaffali. Si guardò intorno, osservando gli scatoloni accatastati fino al soffitto: erano le Merendine Marinare che i gemelli avevano peRfezionato durante il loro ultimo, incompiuto anno a Hogwarts. Harry notò che il Torrone Sanguinolento era assai richiesto, dato che ne restava solo una confezione ammaccata sullo scaffale. C’erano bidoni pieni di bacchette trabocchetto, dalle più economiche (che si limitavano a trasformarsi in polli di gomma o mutande quando venivano agitate) alle più costose (che picchiavano l’incauto possessore sulla testa e sul collo), e scatole di piume nelle varietà Autoinchiostrante, Autocorreggente e Rispostapronta. Un varco si aprì tra la folla e Harry si spinse fino al banco, dove un gruppo di festanti bambini di dieci anni osservava un minuscolo omino di legno che saliva i gradini di una vera forca, il tutto sopra una scatola che recitava: ‘Impiccato Rimpiccabile — Se sbagli si impicca!’
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Quando eravamo in Diagon Alley…» esordì, ma il signor Weasley lo interruppe con una smoRfia.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    I ragazzi lo fissavano spudoratamente, schiacciando peRfino la faccia contro il vetro degli scompartimenti. Harry si era aspettato una nuova ondata di bocche aperte e occhi spalancati dopo tutte quelle storie sul ‘Prescelto’ sulla Gazzetta del Profeta,ma la sensazione di essere sotto un riflettore non gli piaceva. Batté sulla spalla di Ginny.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Ma non fu possibile: i corridoi, affollati di ragazzi che aspettavano il carrello, erano impraticabili col Mantello. Harry, dispiaciuto, lo ripiegò e lo ripose nello zaino: sarebbe stato bello indossarlo anche solo per evitare tutti quegli sguardi, che dalla mattina sembravano essersi ulteriormente intensificati. Alcuni studenti uscivano di corsa dal proprio scompartimento solo per guardarlo meglio; Cho Chang invece, quando lo vide arrivare, sfrecciò dentro il suo. Harry la vide immersa in un’ostentata conversazione con la sua amica Manetta, cui uno spesso strato di fondotinta non nascondeva del tutto la fioritura di strani foruncoli sul viso. Con una smoRfia, Harry proseguì.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Ginny fece una smoRfia a Harry e Neville dietro la schiena di Lumacorno.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Tu invece, Cormac» disse, «so che vedi spesso tuo zio Tiberius, perché ha una magnifica foto di voi due a caccia di Nogtail nel NoRfolk, giusto?»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «E ora» proseguì Lumacorno, agitandosi sul sedile come un presentatore che annuncia il suo numero più brillante, «Harry Potter! Da dove cominciare? Ho la sensazione di aver appena grattato la supeRficie quando ci siamo incontrati quest’estate!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Dopo!» rispose Harry, sfrecciando dietro Zabini più silenziosamente possibile, anche se lo sferragliare del treno rendeva supeRflua tanta cautela.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Rannicchiato sulla reticella sotto il suo Mantello, Harry sentì il cuore battere più forte. Che cosa avrebbero detto Ron e Hermione? Tiger e Goyle guardavano Malfoy stupefatti: evidentemente non avevano la minima idea dei suoi progetti più grandi e più importanti. PeRfino Zabini aveva concesso a una vaga curiosità di intaccare la sua faccia sprezzante. Pansy riprese ad accarezzare lentamente i capelli di Malfoy, stordita.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Una lanterna dondolava lontano, ai piedi del castello. Harry fu così lieto di vederla che sentì di poter sopportare peRfino i rimproveri asmatici di Gazza e le sue tirate su come la puntualità sarebbe migliorata con la regolare applicazione di schiacciapollici. Fu solo quando la brillante luce gialla fu a tre metri da loro, e Harry si fu tolto il Mantello dell’Invisibilità, che riconobbe, con un fiotto di puro odio, il naso adunco e i lunghi, unti capelli neri di Severus Piton.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ve lo spiego dopo» replicò lui, asciutto. Sapeva che Ginny, Neville, Dean e Seamus erano lì in ascolto; peRfino Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, era arrivato fluttuando lungo la panca per origliare.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Risposta copiata quasi parola per parola dal Manuale degli Incantesimi, Volume sesto» commentò Piton in tono sdegnoso (e dal suo angolo Malfoy sogghignò), «ma essenzialmente corretta. Sì, coloro che avanzano nell’uso della magia senza strillare formule magiche guadagnano l’elemento sorpresa. Non tutti i maghi possono, naturalmente; è una questione di concentrazione e potere mentale di cui alcuni» e il suo sguardo indugiò ancora una volta, peRfidamente, su Harry, «mancano».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «L’Amortentia non crea veramente l’amore, è ovvio. È impossibile confezionare o imitare l’amore. No, si limita a provocare una potente infatuazione od ossessione. Probabilmente è la pozione più pericolosa e potente in tutta questa stanza… oh, sì» ribadì, annuendo grave verso Malfoy e Nott che ostentavano una smoRfia scettica. «Quando avrete vissuto a lungo quanto me, non sottovaluterete la potenza di un amore ossessivo… E adesso è ora di metterci al lavoro».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Signore, non ci ha ancora detto che cosa c’è qui dentro» intervenne Ernie Macmillan, indicando un piccolo paiolo nero sulla scrivania di Lumacorno. La pozione all’interno sciaguattava allegra: era del colore dell’oro fuso, e grosse gocce balzavano in supeRficie come pesci, anche se non era traboccata nemmeno una stilla.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Due volte nella vita» rispose Lumacorno. «Una volta quando avevo ventiquattro anni, un’altra quando ne avevo cinquantasette. Due cucchiai a colazione. Due giorni peRfetti».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ora, devo avvertirvi che la Felix Felicis è una sostanza messa al bando nelle competizioni ufficiali… negli eventi sportivi, per esempio, negli esami e alle elezioni. Quindi il vincitore dovrà usarla solo in un giorno qualunque… e stare a vedere come quel giorno qualunque diventa straordinario! Allora» proseguì, improvvisamente vivace, «come farete a vincere il mio favoloso premio? Be’, andando a pagina dieci di Pozioni Avanzate. Abbiamo ancora poco più di un’ora, nella quale dovrete mettere insieme un dignitoso tentativo di Distillato della Morte Vivente. So che è più complicata di qualunque cosa abbiate fatto prima, e non mi aspetto un risultato peRfetto da nessuno. Chi farà meglio, tuttavia, vincerà questa piccola Felix. Forza!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «ORfin!»chiamò forte una voce.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden puntò la bacchetta verso il proprio naso, da cui colava ancora una grossa quantità di pus giallo, e il flusso cessò all’istante. Il signor Gaunt biascicò qualcosa a ORfin.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Questa volta Harry riconobbe il Serpentese; capiva le parole e avvertiva anche lo strano sibilo che sentiva Ogden. ORfin fu lì lì per disobbedire, ma quando suo padre gli scoccò uno sguardo minaccioso cambiò idea, si avviò pesantemente verso la casa con una strana andatura barcollante e si sbatté la porta alle spalle, così che il serpente oscillò di nuovo, malinconico.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sono qui per suo figlio, signor Gaunt» disse Ogden asciugandosi le ultime tracce di pus dalla giacca. «Quello è ORfin, vero?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Eh, quello è ORfin» confermò il vecchio con indifferenza. «Sei Purosangue?» chiese, improvvisamente aggressivo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sì, signor Gaunt. Gliel’ho già detto. Sono qui per ORfin. Abbiamo mandato un gufo…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    La casa era composta da tre piccole stanze. Due porte conducevano fuori da quella principale, che serviva da cucina e salotto insieme. ORfin era seduto in una sudicia poltrona vicino al fuoco fumante, intento a torcere tra le grosse dita una vipera viva, canticchiandole piano in Serpentese:
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Soffia, soffia, serpentello, striscia, striscia e va’, fa’ il bravino con zio ORfin o sulla porta t’inchioderà.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Bene, signor Gaunt» cominciò Ogden, «per arrivare subito al punto, abbiamo ragione di credere che suo figlio ORfin abbia eseguito una magia davanti a un Babbano ieri notte».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    ORfin si abbandonò a una risata folle. Gaunt strillò: «Aggiustala, inutile melma, aggiustala!»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ti ho già sentito!» sbottò Gaunt. «E allora? ORfin ha dato a un Babbano quello che si meritava… e allora?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «ORfin ha infranto la legge magica» disse Ogden severo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «ORfin ha infranto la legge magica» lo scimmiottò Gaunt, pomposo e cantilenante. ORfin ridacchiò di nuovo. «Ha dato a uno schifoso Babbano una bella lezione, è illegale adesso?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    E sputò per terra ai piedi di Ogden. ORfin ridacchiò di nuovo. Merope, rannicchiata vicino alla finestra, il capo chino e il volto nascosto dai capelli flosci, non diceva nulla.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Signor Gaunt»insistette Ogden. «Temo che né i suoi antenati né i miei abbiano nulla a che fare con la questione. Sono qui a causa di ORfin. Di ORfin e del Babbano che ha avvicinato ieri notte. Siamo a conoscenza» e diede un’occhiata alla pergamena, «del fatto che ORfin ha eseguito una fattura o una stregoneria sul detto Babbano, provocandogli un’eruzione di assai dolorosa orticaria».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    ORfin ridacchiò.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Taci, ragazzo»sibilò Gaunt in Serpentese, e ORfin tacque di nuovo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Questa discussione non ci porta da nessuna parte» ribadì Ogden deciso. «È chiaro dall’atteggiamento di suo figlio che non prova alcun rimorso per le proprie azioni». Guardò di nuovo la pergamena. «ORfin si presenterà a un’udienza il quattordici settembre per rispondere all’accusa di aver usato la magia davanti a un Babbano e di aver provocato dolore e disagio allo stesso Babba…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden si interruppe. Un tmtinnio e un rumore di zoccoli di cavalli e alte voci ridenti entrarono dalla finestra aperta. A quel che pareva il viottolo tortuoso che scendeva al villaggio passava molto vicino alla macchia che circondava la casa. Gaunt rimase immobile, in ascolto, gli occhi spalancati. ORfin sibilò e rivolse il viso ai suoni con aria avida. Merope alzò la testa. La sua faccia, notò Harry, era di un biancore assoluto.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    La ragazza rise. Il tmtinnio e il tonfo degli zoccoli divennero sempre più sonori. ORfin fece per alzarsi dalla poltrona.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Tesoro»sussurrò ORfin in Serpentese, guardando sua sorella. «L’ha chiamata ‘tesoro’. Quindi non ti vorrebbe comunque».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Che cosa?»chiese Gaunt brusco, sempre in Serpentese, spostando lo sguardo dal figlio alla figlia. «Che cos’hai detto, ORfin?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «A lei piace guardare quel Babbano» rispose ORfin con espressione malvagia, fissando la sorella terrorizzata. «Sta sempre in giardino quando lui passa, lo spia attraverso la siepe, non è vero? E ieri sera…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Merope scosse il capo a scatti, supplichevole, ma ORfin continuò, spietato: «Si è spenzolata dalla finestra aspettando che lui tornasse a casa a cavallo!»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ma io l’ho preso, Padre!»ridacchiò ORfin. «L’ho beccato mentre passava, e non era più cosi carino con tutte le bolle dell’orticaria, vero, Merope?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Sia Harry che Ogden urlarono ‘No!’ all’unisono; Ogden alzò la bacchetta e gridò: «Relascio!»Gaunt fu scagliato all’indietro, lontano dalla figlia; volò oltre una sedia e cadde sulla schiena. Con un ruggito di rabbia, ORfin balzò su dalla poltrona e corse verso Ogden, brandendo il pugnale insanguinato e sparando indiscriminatamente maledizioni con la bacchetta.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Oh, è sopravvissuta» rispose Silente, riprendendo posto dietro la scrivania e facendo cenno a Harry di sedersi. «Ogden si Materializzò di nuovo al Ministero e tornò con i rinforzi quindici minuti dopo. ORfin e suo padre cercarono di dare battaglia, ma furono sopraffatti entrambi, portati via e in seguito condannati dal Wizengamot. ORfin, che aveva già precedenti per aggressioni contro Babbani, fu condannato a tre anni ad Azkaban. Orvoloson, che aveva ferito parecchi dipendenti del Ministero oltre a Ogden, ebbe sei mesi».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Il nonno di Voldemort, sì» completò Silente. «Orvoloson, suo figlio ORfin e sua figlia Merope erano gli ultimi dei Gaunt, una famiglia magica molto antica nota per una vena di squilibrio e violenza che fiorì attraverso le generazioni a causa della loro abitudine di sposarsi tra cugini. La mancanza di buonsenso unita a una smisurata tendenza allo sperpero fecero sì che il denaro di famiglia fosse dilapidato parecchie generazioni prima della nascita di Orvoloson. Lui, come hai visto, finì nello squallore e nella miseria, con un carattere pessimo, una straordinaria dose di arroganza e orgoglio, e un paio di cimeli di famiglia che aveva cari quanto suo figlio, e parecchio più di sua figlia».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Il Babbano che ORfin ha aggredito? L’uomo a cavallo?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Dimentichi che Merope era una strega» rispose Silente. «Io non credo che i suoi poteri magici fossero al meglio fintanto che era terrorizzata dal padre. Ma quando Orvoloson e ORfin furono rinchiusi ad Azkaban, quando lei si ritrovò sola e libera per la prima volta in vita sua, evidentemente fu in grado di scatenare la propria abilità e progettare la fuga dalla condizione disperata in cui era vissuta per diciotto anni.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «E Merope? Lei… lei morì, vero? Voldemort non stava in oRfanotrofio?»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

   Come Hermione aveva previsto, le ore libere del sesto anno non si rivelarono le liete pause sperate da Ron, ma momenti in cui tentare di stare alla pari con l’enorme montagna di compiti assegnati. Non solo studiavano come se avessero gli esami tutti i giorni, ma le lezioni stesse erano diventate più ardue che mai. Harry capiva a stento la metà di ciò che spiegava la professoressa McGranitt, e peRfino Hermione aveva dovuto chiederle un paio di volte di ripetere le istruzioni. Cosa incredibile, e sempre più irritante per Hermione, la materia in cui Harry eccelleva era improvvisamente diventata Pozioni, grazie al Principe Mezzosangue.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Sua sorella l’ha fatto apposta» ringhiò McLaggen minaccioso. Harry notò che una vena gli pulsava nella tempia in peRfetto stile zio Vernon. «Ha tirato facile».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Per un momento pensò che McLaggen gli avrebbe dato un pugno, invece si accontentò di fare una brutta smoRfia e filò via, ringhiando all’aria quelle che sembravano minacce.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Questa volta era davvero Hermione quella che correva verso di loro dalle tribune; Harry vide Lavanda allontanarsi immusonita dal campo a braccetto con Calì. Ron sembrava estremamente soddisfatto di sé e peRfino più alto del solito; rivolgeva grandi sorrisi alla squadra e a Hermione.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Col suo passo pesante andò a preparare il tè nell’enorme bollitore di rame, borbottando ininterrottamente. Infine sbatté davanti a loro tre boccali grossi come secchi e traboccanti di tè color mogano, insieme a un piatto dei suoi biscotti rocciosi. Harry era abbastanza affamato peRfino per la cucina di Hagrid, e ne prese subito uno.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «C’è… c’è qualcosa che possiamo fare?» chiese Hermione, ignorando le frenetiche smoRfie e i dinieghi di Ron.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Oh cielo!» esclamò Lumacorno, con una smoRfia di delusione quasi ridicola. «Cielo, cielo, contavo proprio su di te, Harry! Be’, posso dire una parolina a Severus e spiegargli la situazione, sono sicuro che riuscirò a convincerlo a rimandarla. Sì, a più tardi, tutti e due!»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Harry si chinò sul Pensatoio; il suo viso infranse la fresca supeRficie della memoria, e lui precipitò di nuovo nel buio… Qualche secondo più tardi i suoi piedi toccarono terra, aprì gli occhi e scoprì che lui e Silente si trovavano in una vecchia e animata strada di Londra.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Senza dubbio la signora Cole era una donna inopportunamente acuta. Anche Silente doveva essere dello stesso avviso, perché Harry lo vide sfilare la bacchetta dalla tasca dell’abito di velluto e nello stesso tempo prendere un foglio peRfettamente bianco dalla scrivania.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Mi chiedevo se lei potesse raccontarmi qualcosa sulla storia di Tom Riddle. Credo che sia nato qui all’oRfanotrofio, vero?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Be’, l’abbiamo chiamato come aveva detto lei, sembrava così importante per quella povera ragazza, ma nessun Tom né Orvoloson né Riddle è mai venuto a cercarlo, nessun parente, quindi è rimasto all’oRfanotrofio da allora».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Lei lo guidò su per le scale di pietra, impartendo allo stesso tempo ordini e raccomandazioni a inservienti e bambini. Harry vide che gli oRfani indossavano tutti la stessa tunica grigiastra. Sembravano nel complesso ben curati, ma non si poteva negare che fosse un posto triste in cui crescere.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry pensava che Silente avrebbe insistito per accompagnare Riddle, ma ancora una volta rimase sorpreso. Silente consegnò a Riddle la busta con la lista delle cose necessarie e, dopo avergli spiegato con precisione come arrivare dall’oRfanotrofio al Paiolo Magico, disse: «Tu riuscirai a vederlo, anche se i Babbani… la gente non magica… non possono. Chiedi di Tom il barista… è facile da ricordare, ha il tuo stesso nome…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sì, Riddle era peRfettamente pronto a credere di essere… per usare la sua parola… ‘speciale’».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Confido che tu abbia notato pure che Tom Riddle era già del tutto autonomo, incline all’isolamento e privo di amici. Non volle aiuto o compagnia per andare a Dìagon Alley. Preferì agire da solo. Il Voldemort adulto è uguale. Sentirai molti dei suoi Mangiamorte sostenere di godere della sua fiducia, di essere i soli vicini a lui, peRfino di capirlo. Sono degli illusi. Lord Voldemort non ha mai avuto un amico, e non credo che ne abbia mai voluto uno.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Cerchi Ron?» gli chiese lei con una smoRfia. «È laggiù, quello schifoso ipocrita».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non avevano portato i filtri in bagno» rispose Hermione, sdegnosa. «Stavano solo parlando di come fare. Siccome dubito che peRfino il Principe Mezzosangue»e scoccò al libro un’altra occhiataccia, «si sia potuto sognare un antidoto per una decina di pozioni diverse in un colpo solo, al posto tuo la farei finita e ne inviterei una: così le altre smetteranno di illudersi. È domani sera, sono sull’orlo della disperazione».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    La professoressa Cooman sembrava troppo brilla per riconoscere Harry. Approfittando della stroncatura in atto su Fiorenzo, lui si avvicinò a Hermione e le sussurrò: «Chiariamo una cosa. Hai in mente di dire a Ron che hai inteRferito nelle selezioni per il Portiere?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Mio caro ragazzo!» bisbigliò lei in modo peRfettamente udibile. «Quante voci! Quante storie! Il Prescelto! Naturalmente io lo so da molto, molto tempo… I presagi non sono mai stati favorevoli, Harry… Ma perché non sei tornato a frequentare Divinazione? Per te, più che per chiunque altro, la materia è della massima importanza!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ah, Sibilla, siamo tutti convinti che la nostra materia sia la più importante!» intervenne una voce sonora, e Lumacorno comparve all’altro fianco della professoressa Cooman, molto rosso in viso, il cappello di velluto un po’ storto, un bicchiere di idromele in una mano e un enorme pasticcio di carne nell’altra. «Ma io non credo di aver mai conosciuto una persona così portata per le pozioni!» continuò, guardando Harry con occhi affettuosi e arrossati. «Ha istinto, sai… come sua madre! Ho insegnato solo a pochi ragazzi così dotati, te lo garantisco, Sibilla… Ma sì, peRfino Severus…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «No, per niente!» ribatté Gazza, in peRfetto contrasto con la pura gioia dipinta sul suo viso. «Sei nei guai, oh, sì! Il Preside non ha detto che andare in giro di sera è vietato se non si ha il permesso?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    L’espressione di Gazza, di offesa delusione, era peRfettamente prevedibile: ma perché, si chiese Harry guardandolo, Malfoy sembrava quasi altrettanto scontento? E perché Piton guardava Malfoy come se fosse insieme arrabbiato e… possibile?… un po’ spaventato?
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry premette l’orecchio contro la serratura… Che cosa era successo perché Malfoy si rivolgesse a Piton in quel modo… Piton, verso il quale aveva sempre mostrato rispetto, peRfino ammirazione?
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Allora è per questo che mi eviti? Temi la mia inteRferenza? Ti rendi conto che se chiunque altro avesse mancato di venire nel mio ufficio dopo che gli avevo detto più volte di venire, Draco…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non lo odio e non lo amo» rispose Lupin. «No, Harry, dico la verità» aggiunse, perché Harry aveva assunto un’espressione scettica. «Non saremo mai amici, forse; dopo tutto quello che è successo tra James, Sirius e Severus c’è troppo rancore. Ma non dimentico che, durante l’anno in cui ho insegnato a Hogwarts, Severus ha preparato la Pozione Antilupo per me tutti i mesi, alla peRfezione, perché non soffrissi durante la luna piena».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Sì. Mio padre l’aveva offeso. A lungo ho ignorato l’identità del lupo mannaro che mi aveva aggredito; provavo peRfino pietà per lui, pensavo che non riuscisse a controllarsi, dal momento che ormai sapevo come ci si sentiva. Ma Greyback non è così. Quando c’è la luna piena, si apposta vicino alle vittime, per essere sicuro di colpire. Pensa a tutto. E questo è l’essere che Voldemort sta usando per riunire i lupi mannari. Non posso dire che i miei argomenti ragionevoli abbiano gran successo contro i proclami di Greyback che noi lupi mannari meritiamo il sangue, che dobbiamo vendicarci delle persone normali».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Sì, è molto indiscreto a questo proposito» replicò Silente, ora allegro, e Harry si disse che poteva rialzare lo sguardo. «Ha peRfino cercato di farmi seguire. Divertente, davvero. Mi ha messo Dawlish alle calcagna. Non è stato carino da parte sua. Sono già stato costretto a stregare Dawlish una volta; e ho dovuto farlo di nuovo, con enorme dispiacere».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sì, Harry, dotato come sono di un cervello straordinario, ho capito tutto quello che mi hai raccontato» rispose Silente con una certa asprezza. «Credo che potresti peRfino prendere in considerazione la possibilità che abbia capito più di te. Sono contento che tu ti sia confidato con me, ma permettimi di rassicurarti: non mi hai detto niente che mi provochi inquietudine».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Tuttavia, se spaventò o cercò di affascinare i compagni Serpeverde con esibizioni di Serpentese in sala comune, non ne giunse voce al corpo insegnanti. Riddle non diede alcun segnale di arroganza o aggressività. Essendo un oRfano di insolito talento e di bell’aspetto, fin dal suo arrivo attirò l’attenzione e la comprensione dei professori. Sembrava educato, tranquillo, e avido di sapere. Quasi tutti furono assai favorevolmente colpiti da lui».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non aveva detto loro, signore, com’era quando l’aveva conosciuto all’oRfanotrofio?» chiese Harry.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Mi dissero che Riddle era ossessionato dalla sua stirpe. Questo è comprensibile, naturalmente; era cresciuto in un oRfanotrofio ed era ovvio che desiderasse sapere come c’era arrivato. Pare che abbia cercato invano tracce di Tom Riddle Senior sugli scudi nella sala dei trofei, tra le liste dei prefetti nei vecchi documenti scolastici, peRfino sui libri di Storia della Magia. Infine fu costretto ad accettare il fatto che il padre non aveva mai messo piede a Hogwarts. Fu allora, credo, che abbandonò il suo nome per sempre, assunse l’identità di Lord Voldemort e cominciò le indagini sulla famiglia della madre che fino ad allora aveva disprezzato, la donna che, ricorderai, era convinto non potesse essere una strega, poiché aveva ceduto alla vergognosa debolezza umana della morte.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Aveva solo un nome su cui basarsi, ‘Orvoloson’, e dal personale dell’oRfanotrofio aveva saputo che era il nome del padre di sua madre. Infine, dopo faticose ricerche in vecchi libri sulle famiglie magiche, scoprì l’esistenza del ramo sopravvissuto dei Serpeverde. Nell’estate del suo sedicesimo anno, lasciò l’oRfanotrofio e partì alla ncerca dei parenti Gaunt. E ora, Harry, se sei pronto…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry si avvicinò al bacile di pietra e si chinò obbediente finché il suo viso sprofondò nella supeRficie del ricordo; provò la familiare sensazione di cadere nel nulla e poi atterrò su un sudicio pavimento di pietra, nel buio quasi totale.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sono ORfin, no?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    ORfin si allontanò i capelli dal volto sporco per vedere meglio Riddle. Alla mano destra portava l’anello con la pietra nera appartenuto a Orvoloson.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Quel Babbano che piaceva a mia sorella, quel Babbano che vive nella casa grande lassù»rispose ORfin, e sputò per terra. «Sei identico a lui. Riddle. Ma adesso è più vecchio, eh? È più vecchio di te, adesso che ci penso…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    ORfin era un po’ stordito e oscillò, reggendosi al bordo del tavolo.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Voldemort osservava ORfin come per valutarlo. Si avvicinò un po’ e disse: «Riddle è tornato?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Già, l’ha lasciata, e le sta bene, sposare quella feccia!»ringhiò ORfin, sputando di nuovo per terra. «Ci ha derubati, sai, prima di scappare! Dov’è il medaglione, eh, dov’è il medaglione di Serpeverde?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Voldemort non rispose. ORfin era sempre più furibondo; brandì il pugnale e urlò: «Ci ha disonorati, quella sgualdrina! E tu chi sei, che vieni qui e fai domande su tutto? È finita, no… finita…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Distolse lo sguardo barcollando, e Voldemort si fece avanti. In quel momento calò un’oscurità innaturale, che spense la lampada di Voldemort e la candela di ORfin, che spense tutto…
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Perché ORfin non è riuscito a ricordare nulla da quel momento in poi» spiegò Silente, facendogli cenno di sedersi. «Quando si svegliò la mattina dopo, era disteso a terra, solo. L’anello di Orvoloson era sparito.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Così il Ministero fece visita a ORfin. Non ebbero bisogno di interrogarlo, di Veritaserum o di Legilimanzia. Ammise subito il delitto, rivelando particolari che solo l’assassino poteva conoscere. Era fiero, disse, di aver ucciso i Babbani, aveva aspettato per tutti quegli anni l’occasione giusta. Consegnò la bacchetta, che subito fu riconosciuta come l’arma del delitto. E si lasciò portare ad Azkaban senza lottare. Lo turbava solo il fatto che l’anello di suo padre fosse sparito. ‘Mi ucciderà per averlo perso’ ripeteva continuamente. ‘Mi ucciderà perché gli ho perso l’anello’. E a quanto pare furono le ultime parole che pronunciò. Visse ciò che gli restava da vivere ad Azkaban, lamentando la perdita dell’ultimo cimelio di Orvoloson, e fu sepolto accanto alla prigione insieme alle altre povere anime che erano spirate dentro quelle mura».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Quindi Voldemort rubò la bacchetta di ORfin e la usò?» chiese Harry, raddrizzandosi sulla sedia.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Proprio così» rispose Silente. «Non abbiamo ricordi che ce lo mostrino, ma possiamo esserne abbastanza sicuri. Voldemort gettò uno Stupeficium sullo zio, gli prese la bacchetta e attraversò la valle diretto alla ‘casa grande lassù’. Là uccise l’uomo Babbano che aveva abbandonato sua madre strega e, per buona misura, i nonni Babbani, cancellando così gli ultimi indegni Riddle e vendicandosi del padre che non l’aveva mai voluto. Poi tornò alla catapecchia dei Gaunt, eseguì la complicata magia per innestare un falso ricordo nella mente dello zio, posò la bacchetta di ORfin accanto al proprietario privo di sensi, intascò l’antico anello e se ne andò».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «E ORfin non capì mai che non era stato lui?»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sì, ma ci è voluta una bella dose di abile Legilimanzia per estrarglielo» ribatté Silente, «e perché qualcuno avrebbe dovuto scavare più a fondo nella mente di ORfin quando aveva già confessato il delitto? Comunque io riuscii a fargli visita nelle ultime settimane della sua vita; a quel tempo stavo cercando di scoprire tutto quello che potevo sul passato di Voldemort. Gli estrassi questo ricordo con difficoltà. Quando vidi che cosa conteneva, cercai di usarlo per ottenere il suo rilascio da Azkaban. Però, prima che il Ministero prendesse una decisione, ORfin morì».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ma perché il Ministero non capì che Voldemort aveva fatto tutto questo a ORfin?» chiese Harry con rabbia. «Era minorenne, no? Pensavo che si potesse intercettare la magia eseguita da minori!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Be’, sono sciocchezze» sbottò Harry. «Guardi che cosa è successo qui, guardi che cosa è successo a ORfin!»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Sono d’accordo» approvò Silente. «Qualunque cosa fosse ORfin, non meritava di morire come morì, accusato di omicidi che non aveva commesso. Ma si sta facendo tardi, e voglio che tu veda quest’altro ricordo prima che ci separiamo…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry cadde di nuovo attraverso la supeRficie argentea, e questa volta atterrò davanti a un uomo che riconobbe subito.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Il professor Lumacorno è un mago estremamente capace, e si aspetta entrambe le cose» rispose Silente. «È molto più abile in Occlumanzia del povero ORfin Gaunt, e mi stupirei se non avesse portato con sé un antidoto al Veritaserum fin da quando l’ho costretto a consegnarmi questa parodia di un ricordo.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Il loro tavolo era l’ultimo. Lumacorno annusò la pozione di Ernie e passò a quella di Ron con una smoRfia. Non indugiò sul suo calderone, ma si ritrasse in fretta con un breve conato.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Nel frattempo, la biblioteca di Hogwarts aveva tradito Hermione per la prima volta a memoria d’uomo. Era così sconvolta che dimenticò peRfino di essere irritata con Harry per il trucchetto del bezoar.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non ho trovato una sola spiegazione degli effetti di un Horcrux!» gli rivelò. «Nemmeno una! Ho cercato in tutto il Reparto Proibito e peRfino nei libri più orrendi,quelli che ti spiegano come preparare le pozioni più raccapriccianti… niente! Sono riuscita a trovare solo questo, nell’introduzione a Delle Magie Fetide e Putridissime… sentite qui: ‘Dell’Horcrux, la più malvagia delle magiche invenzioni, non discorreremo né daremo istruzione’… Ma allora perché citarlo?» esclamò con impazienza, chiudendo bruscamente il vecchio libro, che emise un lamento spettrale. «Oh, stai zitto» sbottò, e lo ricacciò nella borsa.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    La neve si sciolse attorno alla scuola all’arrivo di febbraio, sostituita da un’umidità fredda e desolata. Nubi di un grigio violetto gravavano sul castello e una costante pioggia gelida rendeva i prati fangosi e sdrucciolevoli. Il risultato fu che la prima lezione di Materializzazione per i ragazzi del sesto anno, fissata per un sabato mattina in modo che non inteRferisse col programma regolare, si tenne nella Sala Grande invece che all’aperto.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ne vuoi uno?» faRfugliò Ron, offrendogli una scatola di Cioccalderoni.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Cosa… ma…» faRfugliò Lumacorno.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

   Harry e Ron uscirono dall’infermeria il lunedì mattina, completamente guariti dalle cure di Madama Chips. Potevano finalmente godersi i privilegi di essere stati abbattuti e avvelenati, il migliore dei quali era la rinata amicizia tra Hermione e Ron. Lei arrivò peRfino a scortarli a colazione, annunciando che Ginny aveva litigato con Dean. La creatura che sonnecchiava nel petto di Harry alzò all’improvviso la testa, annusando l’aria, speranzosa.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Ron apparve a colazione mezz’ora dopo, immusonito e irritato e, anche se si sedette vicino a Lavanda, Harry non li vide scambiarsi una parola per tutto il tempo che rimasero insieme. Hermione si comportava con assoluta indifferenza, ma un paio di volte Harry notò un sorrisetto inesplicabile incresparle il viso. Per tutto il giorno fu di umore particolarmente buono, e quella sera in sala comune acconsentì peRfino a controllare (in altre parole, a finire di scrivere) la ricerca di Erbologia di Harry, cosa che si era categoricamente rifiutata di fare fino a quel momento, perché sapeva che Harry poi avrebbe permesso a Ron di copiarla.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sì, signore» rispose subito Harry. «Voldemort ha ucciso suo padre e i nonni e ha fatto in modo che la colpa fosse attribuita a suo zio ORfin. Poi è tornato a Hogwarts e ha chiesto… ha chiesto al professor Lumacorno degli Horcrux» borbottò, imbarazzato.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Voldemort fece un sorriso meccanico e lei una smoRfia affettata.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Voldemort aveva modificato la sua memoria, come con ORfin!»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Sì, è la mia stessa conclusione» convenne Silente. «E proprio come con ORfin, il Ministero era prevenuto nei confronti di Hokey…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Esatto. Era vecchia, ammise di aver avvelenato la bevanda e nessuno al Ministero si prese la briga di indagare più a fondo. Come nel caso di ORfin, quando la rintracciai e riuscii a estrarle questo ricordo, la sua vita era quasi finita… ma la sua memoria, naturalmente, prova solo che Voldemort sapeva dell’esistenza della coppa e del medaglione.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ora, se non ti spiace, Harry, voglio fare un’altra pausa per richiamare la tua attenzione su alcuni punti della nostra storia. Voldemort aveva commesso un altro omicidio, non so se fosse il primo dopo l’assassinio dei Riddle, ma credo di sì. Questa volta, come avrai visto, non uccise per vendetta ma per profitto. Voleva i due favolosi trofei che quella povera vecchia infatuata gli aveva mostrato. Come aveva derubato gli altri bambini all’oRfanotrofio, come aveva rubato l’anello di suo zio ORfin, così fuggì con la coppa e il medaglione di Hepzibah».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Adesso aprite il libro a pagina duecentotredici» proseguì Piton con una smoRfia, «e leggete i primi due paragrafi sulla Maledizione Cruciatus…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Oh, è stata peRfetta, ovviamente» rispose Ron per lei. «PeRfetta decisione, divinazione e disperazione, o che diavolo è… Siamo andati tutti a bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa, dopo, e dovevi sentire come parlava di lei Twycross… vedrai se prima o poi non le chiede di sposarlo…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Che cosa ci facevi lassù con lei?» strillò Lavanda Brown, attraversando Harry con lo sguardo per fissare Ron e Hermione che uscivano insieme dal dormitorio dei maschi. Harry senti Ron faRfugliare qualcosa e si allontanò di corsa.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «L’Elisir di Lunga Vita in effetti protrae l’esistenza, ma deve essere bevuto regolarmente, per tutta l’eternità, se si vuole rimanere immortali. Voldemort sarebbe stato quindi del tutto dipendente dall’Elisir, e se quello fosse finito, o fosse stato contaminato, o se la Pietra fosse stata rubata, sarebbe morto come chiunque altro. A Voldemort piace agire da solo, ricordi? Deve aver trovato intollerabile l’idea di dipendere da qualcosa, peRfino dall’Elisir. Certo, era pronto a berlo, per liberarsi dall’orribile semivita alla quale era condannato dopo averti aggredito, ma solo per riacquistare un corpo. Dopodiché sono convinto che intendesse contare sugli Horcrux: non gli sarebbe servito altro, se solo fosse riuscito a riprendere una forma umana. Era già immortale, capisci… o vicino all’immortalità quanto un umano può esserlo.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, come ora sai, da molti anni il mio obiettivo primario è scoprire tutto il possibile sul passato di Voldemort. Ho viaggiato molto, visitando i luoghi che conobbe un tempo. Mi sono imbattuto nell’anello, nascosto tra le rovine di casa Gaunt. Pare che da quando Voldemort riuscì a sigillare al suo interno un frammento della propria anima non abbia più voluto portarlo. Lo nascose, protetto da molti potenti incantesimi, nella baracca dove erano vissuti un tempo i suoi antenati (dopo che ORfin era stato portato ad Azkaban, naturalmente), senza sospettare che un giorno mi sarei preso la briga di visitarla, o che avrei cercato le tracce di nascondigli magici.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «È essenziale che tu lo capisca!» gridò Silente. Si alzò e prese a camminare per la stanza, la veste scintillante che frusciava e ondeggiava a ogni passo: Harry non l’aveva mai visto così agitato. «Cercando di ucciderti, Voldemort stesso ha designato la persona eccezionale seduta davanti a me e le ha dato gli strumenti per agire! È colpa di Voldemort se sei riuscito a leggere nei suoi pensieri, nelle sue ambizioni, se comprendi peRfino il linguaggio serpentesco con cui dà gli ordini; eppure, Harry, nonostante il tuo privilegiato accesso al mondo di Voldemort (tra l’altro, un dono per il quale qualunque Mangiamorte sarebbe capace di uccidere), non sei mai stato sedotto dalle Arti Oscure. Mai, nemmeno per un istante, hai mostrato il minimo desiderio di diventare uno dei suoi!»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Ah già» fece Ron, guardandosi le spalle con sorpresa. «Scusa… adesso sembra che abbiamo tutti la foRfora…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Doveva chiederglielo subito; la curiosità lo distrasse peRfino dal pensiero di Ginny, almeno per il momento. Attorno a loro gli amici di Katie, in ritardo per Trasfigurazione, cominciavano a raccogliere le loro cose.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    A Harry non venne in mente di disobbedire nemmeno per un attimo. Si alzò piano, tremando, e guardò il pavimento bagnato. Macchie di sangue galleggiavano come fiori cremisi sulla supeRficie. Non riuscì neanche a trovare la forza di dire a Mirtilla Malcontenta di star zitta, visto che lei continuava a gemere e singhiozzare con palese e crescente piacere.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry corse in uno dei molti vicoli che serpeggiavano tra tutti quei tesori. Voltò a destra dopo un enorme troll impagliato, percorse qualche metro, girò a sinistra davanti all’Armadio Svanitore in cui Montague si era perso l’anno prima, e infine si fermò davanti a una vasta credenza la cui supeRficie piena di bolle pareva essere stata danneggiata dall’acido. Aprì una delle ante cigolanti: era già stato usato come nascondiglio per una creatura in gabbia, morta da tempo; il suo scheletro aveva cinque zampe. Harry ficcò il libro del Principe Mezzosangue dietro la gabbia e chiuse l’anta. Si fermò un istante, col cuore che batteva orrendamente, osservando la confusione… sarebbe riuscito a ritrovare quel punto, in mezzo a tutto quel ciarpame? Sollevò il busto sbeccato di un brutto vecchio stregone dalla cima di una botte vuota, lo posò sull’armadio dove il libro era nascosto, mise una vecchia parrucca polverosa e una tiara annerita sulla testa della statua per renderla più riconoscibile, poi sfrecciò a ritroso lungo i vicoli più velocemente possibile, tornò alla porta, uscì e la chiuse. Con un tonfo la porta si nascose di nuovo nella parete.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «… ottenuto una fama di abile pozionista che non meriti» concluse Hermione, peRfida.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Io… be’» rispose la Cooman, stringendosi addosso gli scialli come per proteggersi e fissandolo con gli occhi enormi. «Io desideravo depositare… ah… certi… ehm… effetti personali nella Stanza…» E borbottò qualcosa a proposito di ‘peRfide accuse’.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non so qual è con precisione — anche se direi che possiamo escludere il serpente — ma credo che sia a molti chilometri da qui, in una caverna sulla costa che da lunghissimo tempo cerco di individuare: la caverna in cui Tom Riddle un giorno terrorizzò due bambini del suo oRfanotrofio durante la gita annuale, ricordi?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «È qui che hanno portato i bambini dell’oRfanotrofio?» chiese Harry, che non riusciva a immaginare un luogo meno piacevole per una gita.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Non proprio» rispose Silente. «C’è un villaggio a metà della scogliera, dietro di noi. Credo che gli oRfani siano stati accompagnati là per godersi un po’ d’aria di mare e una vista sulle onde. No, devono essere stati solo Tom Riddle e le sue giovani vittime ad aver visitato questo luogo. Nessun Babbano avrebbe potuto raggiungere questa roccia a meno di non essere uno scalatore straordinariamente abile, e le barche non riescono ad avvicinarsi alla scogliera; le acque sono troppo pericolose. Immagino che Riddle si sia calato giù; la magia sarà stata più utile delle funi. E ha portato con sé due bambini, probabilmente per il piacere di terrorizzarli. Penso che sia bastato il viaggio, non ti pare?»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Lumos»disse Silente, raggiungendo il masso più vicino alla parete della scogliera. Mille macchioline di luce dorata scintillarono sulla supeRficie scura dell’acqua poche decine di centimetri più in basso, dove il mago si era accovacciato; anche la nera parete di roccia accanto a lui era illuminata.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E con l’improvvisa agilità di un uomo molto più giovane, si lanciò in mare e nuotò con un impeccabile stile a rana verso la fessura buia nella supeRficie rocciosa, la bacchetta accesa tra i denti. Harry si sfilò il Mantello, se lo ficcò in tasca e lo seguì.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «L’ho detto, che era di cattivo gusto» ribatté Silente, che sembrava indignato, peRfino deluso, come se Voldemort non fosse stato all’altezza delle sue aspettative. «L’idea, come sono certo avrai compreso, è che il nemico debba indebolirsi per entrare. Ancora una volta, Lord Voldemort non riesce ad afferrare che vi sono cose ben più terribili delle ferite fisiche».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non sapeva che cosa voleva dire: più giovane, più sano? Ma Silente sorrise. Ci fu un lampo d’argento e uno schizzo scarlatto; la supeRficie della roccia era macchiata da scure gocce scintillanti.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Con un fragore simile a un’esplosione, qualcosa di molto grosso e pallido affiorò dall’acqua scura a pochi metri da loro; prima che Harry riuscisse a vedere che cos’era, era sparito di nuovo con un tonfo fragoroso che provocò cerchi ampi e profondi sulla supeRficie. Harry balzò indietro, spaventato, e urtò la parete; il suo cuore tuonava ancora quando si voltò verso Silente.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Una spessa catena verde, di rame, apparve dal nulla, un’estremità sprofondata negli abissi, un’altra stretta nella mano di Silente. Lui la colpì, e quella gli scorse tra le dita come un serpente; quindi si arrotolò a terra con un tintinnio che echeggiò fragoroso contro le pareti di roccia, tirandosi dietro qualcosa dal fondo dell’acqua nera. Harry trattenne il respiro mentre la prua spettrale di una minuscola barca infrangeva la supeRficie, con un baluginio verde come la catena, e scivolava verso di loro senza quasi increspare l’acqua.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry guardò in basso e vide il riflesso della sua bacchetta sulla distesa nera. La barca scavava increspature profonde nella supeRficie vitrea, solchi nello specchio oscuro…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Ma Harry sapeva la nsposta prima che Silente potesse dargliela; la luce della bacchetta aveva illuminato un nuovo tratto d’acqua, mostrandogli un uomo morto disteso a faccia in su appena sotto la supeRficie, gli occhi aperti velati come da ragnatele, capelli e abiti vorticanti come fumo attorno a lui.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Rimboccò la manica della mano annerita e tese le dita bruciate verso la supeRficie della pozione.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Levò la bacchetta e fece complicati movimenti sulla supeRficie della pozione, mormorando parole senza suono. Non accadde nulla, a parte forse il fatto che la supeRficie brillò un po’ di più. Harry rimase in silenzio mentre Silente era all’opera, ma dopo un po’ questi ritrasse la bacchetta e Harry capì che poteva parlare di nuovo.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Oh, sì». Silente scrutò il contenuto del bacile più da vicino. Harry ne vide il volto riflesso alla rovescia sulla liscia supeRficie verde. «Ma come raggiungerlo? Questa pozione non può essere penetrata da una mano, Svanita, separata, raccolta o risucchiata, e non può essere nemmeno Trasfigurata, Incantata o comunque indotta a mutare la sua natura».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Prima che Harry potesse aggiungere altro, Silente immerse il calice di cristallo nella pozione. Per un breve istante Harry sperò che nemmeno il calice riuscisse a toccarla, ma il cristallo affondò nella supeRficie come nient’altro era riuscito a fare; quando il bicchiere fu colmo fino all’orlo, Silente lo portò alla bocca.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Non poté fare di meglio, perché il tocco gelido sul braccio non era quello dell’acqua. Una scivolosa mano bianca l’aveva afferrato per un polso; una creatura lo stava trascinando lentamente indietro. La supeRficie del lago non era più liscia come uno specchio; ribolliva, e ovunque Harry guardasse, teste e mani bianche affioravano dall’acqua scura, uomini e donne e bambini con occhi sprofondati e ciechi avanzavano verso la roccia: un esercito di morti che emergeva dal nero lago.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Petrificus Totalus!»urlò Harry, cercando di aggrapparsi alla liscia pietra bagnata e puntando la bacchetta contro l’Inferius che lo aveva afferrato: quello lo lasciò andare e ricadde nell’acqua con un tonfo. Harry si rialzò; ma molti altri Inferi già si arrampicavano sulla roccia, le mani ossute artigliate alla supeRficie scivolosa, gli occhi vacui e orlati di ghiaccio fissi su di lui, trascinando stracci grondanti d’acqua, le facce scavate aperte in orribili ghigni.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Adesso non parli» replicò Harry, angosciato da come Silente faRfugliava, da come trascinava i suoi passi, «risparmi le forze, signore… Presto saremo lontani da qui…»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Di sotto si levò un altro urlo, più intenso. Malfoy si guardò di nuovo nervosamente alle spalle, poi tornò a fissare Silente, che riprese: «E così la povera Rosmerta è stata costretta ad appostarsi nel suo stesso bagno per passare quella collana alla prima studentessa di Hogwarts che fosse entrata da sola? E l’idromele avvelenato… Be’, naturalmente Rosmerta è riuscita ad avvelenarlo prima di mandare la bottiglia a Lumacorno, convinta che dovesse essere il mio regalo di Natale… Sì, peRfetto… peRfetto… il povero signor Gazza non ha pensato di dover controllare una bottiglia di Rosmerta… Dimmi, come facevi a comunicare con lei? Credevo che avessimo sotto controllo tutti i canali da e per la scuola».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Piton non rispose. Avanzò e spinse rudemente Malfoy di lato. I tre Mangiamorte si ritrassero senza una parola. PeRfino il lupo mannaro era intimorito.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    In silenzio salirono la scala mobile a chiocciola ed entrarono nell’ufficio circolare. Non sapeva che cosa si fosse aspettato: che la stanza fosse adorna di paramenti neri, forse, o peRfino che il corpo di Silente si trovasse lì disteso. In realtà aveva quasi lo stesso aspetto di quando lui e Silente l’avevano lasciata poche ore prima: gli strumenti d’argento ronzavano e sbuffavano sui tavoli dalle gambe sottili, la spada di Grifondoro nella teca di vetro scintillava alla luce lunare, il Cappello Parlante stava sulla mensola dietro la scrivania. Ma il posatoio di Fanny era vuoto; la fenice stava ancora cantando il suo lamento nel parco. E un nuovo ritratto si era unito ai vecchi Presidi di Hogwarts… Silente dormiva in una cornice d’oro sopra la scrivania, gli occhiali a mezzaluna in bilico sul naso adunco, tranquillo e indisturbato.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Si misero in fila dietro le panche in un silenzio quasi peRfetto. Harry scorse Lumacorno in testa alla colonna di Serpeverde, con una magnifica veste verde smeraldo ricamata d’argento. Non aveva mai visto la professoressa Sprite, direttrice dei Tassorosso, cosi pulita; sul suo cappello non c’era una sola toppa, e quando raggiunsero la Sala d’Ingresso trovarono Madama Pince in piedi accanto a Gazza, lei avvolta in un pesante velo nero che le arrivava alle ginocchia, lui in un antico completo con la cravatta, sempre neri, e olezzanti di naftalina.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Li vide nell’acqua verde chiaro illuminata dal sole, pochi centimetri sotto la supeRficie, e gli ricordarono orrendamente gli Inferi: un coro di sirene e tritoni che cantavano in una lingua incomprensibile, i pallidi volti increspati, i capelli violetti che danzavano attorno alle teste. La musica gli fece venire la pelle d’oca, eppure non era sgradevole. Parlava chiaramente di perdita e disperazione. Mentre guardava in basso i volti selvaggi dei cantori ebbe la sensazione che almeno loro fossero davvero tristi. Poi Ginny gli diede un altro colpetto e lui si voltò.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry guardò Ginny, Ron e Hermione: il volto di Ron era contratto come se la luce del sole lo accecasse. Quello di Hermione era lucido di lacrime, ma Ginny non piangeva più. Incrociò gli occhi di Harry con la stessa espressione dura e ardente di quando lo aveva abbracciato dopo aver vinto la Coppa di Quidditch senza di lui, e lui seppe che in quel momento si capivano alla peRfezione e che, quando lui le avesse detto che cosa avrebbe fatto, non avrebbe detto ‘sta’ attento’ o ‘non farlo’, ma avrebbe accettato la sua decisione, perché non si sarebbe aspettata da lui niente di meno. E così si preparò a dire quello che doveva da quando Silente era morto.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry rise. PeRfino Hermione abbozzò un sorriso, che però svanì quando alzò lo sguardo verso il castello.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   Il salotto era pieno di persone sedute in silenzio a un tavolo lungo e riccamente decorato. Il normale mobilio della stanza era stato accostato alla bell'e meglio contro le pareti. L'unica luce veniva dal fuoco che ruggiva in un bel camino di marmo, sormontato da uno specchio con la cornice dorata. Piton e Yaxley indugiarono sulla soglia. I loro sguardi, che si stavano abituando alla penombra, furono attratti verso l'alto, dal più bizzarro elemento della scena: una figura umana priva di sensi che, sospesa a testa in giù sopra il tavolo, girava lentamente, come attaccata a una fune invisibile, riflessa nello specchio e nella supeRficie nuda e lustra del tavolo. Nessuno dei presenti guardava quel singolare spettacolo, tranne un giovane pallido che si trovava quasi esattamente lì sotto e non riusciva a fare a meno di alzare gli occhi a intervalli regolari.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Harry aveva passato la mattina a svuotare completamente il baule di scuola per la prima volta da quando l'aveva riempito sei anni prima. All'inizio degli anni scolastici passati, si era limitato a scremare la supeRficie e a sostituirla o aggiornarla, lasciando uno strato di detriti sul fondo: vecchie piume, occhi di scarafaggio essiccati, calzini spaiati ormai piccoli. Qualche minuto prima, affondando la mano in quel pacciame, aveva avvertito un dolore penetrante all'anulare della mano destra e l'aveva ritratta coperta di sangue.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Tre anni dopo di noi arrivò a Hogwarts il fratello di Albus, AbeRforth. I due non si somigliavano; AbeRforth non fu mai un grande amante dei libri e, a differenza di Albus, preferiva risolvere le dispute con un duello piuttosto che con una discussione pacata. Tuttavia è certamente errato insinuare, come alcuni hanno fatto, che i fratelli non fossero amici. Andavano d'accordo come possono andare d'accordo due ragazzi tanto diversi. Per amor di giustizia, bisogna riconoscere che vivere all'ombra di Albus non dev'essere stato gradevole. Venire costantemente eclissato era il prezzo che bisognava pagare per essere suo amico, e per un fratello non può essere stato più piacevole.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

    allegro. In aggiunta al proprio dolore, la perdita di Ariana non aveva condotto a una rinnovata vicinanza tra Albus e AbeRforth, ma a un distacco (che nel tempo si sarebbe colmato: in anni più recenti i due fratelli ristabilirono un legame se non stretto, certamente cordiale). Tuttavia, da allora Silente parlò di rado dei suoi genitori o di Ariana, e gli amici impararono a non nominarli.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Non aveva mai pensato di chiedergli del suo passato. Senza dubbio sarebbe parso strano, impertinente, peRfino, ma in fondo tutti sapevano che Silente aveva combattuto quel leggendario duello con Grindelwald, e Harry non gli aveva mai chiesto niente, né di quello, né degli altri suoi celebri successi. No, avevano sempre parlato di Harry, del passato di Harry, del futuro di Harry, dei progetti di Harry... e ora gli sembrava, nonostante lo attendessero prove così rischiose e incerte, di aver perso preziosissime occasioni non chiedendo a Silente qualcosa di più su di lui. Anche se l'unica domanda personale che gli avesse mai rivolto era la sola alla quale sospettava che Silente non avesse risposto con sincerità:
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   In libreria la prossima settimana le rivelazioni shock sul genio impeRfetto considerato da molti il più grande mago della sua generazione. Smantellando la tradizionale immagine di serena barbuta saggezza, Rita Skeeter rivela l'infanzia disturbata, la giovinezza sregolata, le interminabili faide e i colpevoli segreti che Silente ha portato con sé nella tomba. PER CHé il più volte candidato al ruolo di Ministro della Magia si accontentò di restare un semplice preside? QUALE era il vero scopo della società segreta nota come Ordine della Fenice? COME si concluse davvero la vita di Silente? Le risposte a queste e a molte altre domande nell'esplosiva biografia Vita e Menzogne di Albus Silente di Rita Skeeter. Intervista esclusiva all'autrice di Betty Braithwaite, a pagina 13.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, per chi possiede un'esperienza giornalistica come la mia lavorare con una scadenza è peRfettamente naturale. Sapevo che il mondo magico chiedeva a gran voce la verità e ho voluto essere la prima a soddisfare questo bisogno».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Ti riferisci al fratello di Silente, AbeRforth, la cui condanna da parte del Wizengamot per abuso di magia suscitò un piccolo scandalo quindici anni fa?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, AbeRforth è solo la punta del letamaio. No, no, sto parlando di cose molto peggiori di un fratello con la passione per le capre, peggiori anche del padre storpiaBabbani; Silente del resto non è riuscito a coprire nessuno dei due, infatti furono entrambi condannati dal Wizengamot. No, erano la madre e la sorella che mi affascinavano, e le mie indagini hanno rivelato un autentico vespaio. Ma, come ho detto, dovrete aspettare i capitoli da nove a dodici del mio libro per ulteriori dettagli. Per ora anticipo solo che non c'È da stupirsi che Silente non abbia mai parlato di come si ruppe il naso».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, sì» Rita Skeeter annuisce con veemenza, «ho dedicato un intero capitolo alla relazione Potter-Silente. è stata definita malsana, peRfino sinistra. Di nuovo, i tuoi lettori dovranno comprare il mio libro per conoscere tutta la storia, ma non c'È dubbio che Silente abbia manifestato fin dall'inizio un interesse innaturale per Potter. Che sia stato davvero per il bene del ragazzo... be', lo vedremo. Certo non è un segreto che Potter ha vissuto un'adolescenza assai difficile».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Cominciò a marciare alla cieca per la stanza, aprendo cassetti vuoti e raccogliendo libri solo per rimetterli dov'erano, senza sapere quel che faceva, mentre frasi volanti dell'articolo di Rita gli echeggiavano in testa: un intero capitolo alla relazione Potter-Silente... è stata definita malsana, peRfino sinistra... sguazzato nelle Arti Oscure da ragazzo... ho avuto accesso a una fonte per la quale molti giornalisti si venderebbero la bacchetta...
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Siediti!» esclamò zio Vernon. Harry inarcò le sopracciglia. «Per favore!» aggiunse zio Vernon, facendo una smoRfia come se la formula gli si fosse impigliata in gola.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Be', è impegnato» tagliò corto Harry. «Ma Hestia Jones e Dedalus Lux sono peRfettamente in grado...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Lo spero» disse Harry, «perché quando avrò diciassette anni, tutti Mangiamorte, Dissennatori, forse peRfino Inferi, che sono cadaveri soggiogati dalla magia di un Mago Oscuro potranno trovarvi e vi aggrediranno di sicuro. E se ricordate l'ultima volta che avete avuto a che fare con dei maghi, forse ammetterete di aver bisogno d'aiuto».
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Se so...? Ma che cavolo, certo che so guidare!» faRfugliò zio Vernon.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Va bene, va bene, avremo tempo dopo per scambiarci le ultime notizie» ruggì Moody sovrastando il chiacchiericcio, e nella cucina calò il silenzio. Moody lasciò cadere i sacchi e si rivolse a Harry. «Come probabilmente ti ha detto Dedalus, abbiamo dovuto abbandonare il piano A. Pius O'Tusoe è passato dall'altra parte, il che ci pone un grosso problema. Ha reso punibile con la carcerazione collegarsi a questa casa via Metropolvere, piazzarci una Passaporta o Materializzarcisi, in arrivo o in partenza. Tutto in nome della tua protezione, per evitare che Tu-Sai-Chi ti raggiunga. PeRfettamente inutile, visto che l'incantesimo di tua madre ti protegge già. In realtà, ti impedisce di uscire di qui in sicurezza.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Mundungus scrollò le spalle e fece una smoRfia; l'occhio magico di Moody si volse di lato per guardarlo con severità.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry guardò Ron, che gli fece una smoRfia come per dire fallo-e-basta. «Ora!» ordinò Moody.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   la supeRficie, la Pozione cominciò a schiumare e fumare, poi di colpo diventò limpida e brillante come l'oro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Ron, Hermione, Fred, George, Fleur e Mundungus bevvero. Tutti boccheggiarono e fecero smoRfie quando la Pozione arrivò loro in gola: subito i loro tratti cominciarono a ribollire e deformarsi come cera calda. Hermione e Mundungus crebbero; Ron, Fred e George rimpicciolirono; i loro capelli si scurirono, quelli di Hermione e Fleur si ritrassero dentro il cranio.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   I sorrisi dei gemelli si trasformarono in smoRfie spaventate. Nessuno sapeva che cosa fare. Tonks piangeva in silenzio dentro un fazzoletto: era molto affezionata a Malocchio, Harry lo sapeva bene, era la sua pupilla e la sua protetta al Ministero della Magia. Hagrid, seduto per terra nell'angolo dove c'era più spazio, si picchiettava gli occhi con il fazzoletto grande come una tovaglia.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Hermione cercò nella pila e ne sfilò un grosso volume con la legatura di pelle nera sbiadita. Fece una smoRfia di disgusto e lo resse con cautela, come se fosse una cosa morta da poco.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Harry non aveva mai visto il cortile della Tana così tirato a lucido. I calderoni arrugginiti e i vecchi stivali di gomma che di solito ingombravano i gradini della porta erano spariti, rimpiazzati da due nuovi Cespugli FaRfallini in grandi portavasi ai lati della soglia; anche senza vento, le foglie si agitavano pigre con un gradevole effetto ondeggiante. Le galline erano state rinchiuse, il cortile spazzato e il giardino accanto potato, ripulito e agghindato, anche se Harry, a cui piaceva più selvatico, lo trovava triste senza il consueto drappello di gnomi saltellanti.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Ron si sfogò sferrando un calcio a uno gnomo sbucato da uno dei nuovi Cespugli FaRfallini.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Mi spiace di inteRferire» esordì il Ministro, zoppicando fino al tavolo. «Soprattutto perché sto rovinando una festa».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Non si aprì. L'amarezza e la delusione lo invasero: abbassò la sfera dorata, ma Hermione gridò: «Una scritta! C'È una scritta sopra, presto, guarda!» Harry lasciò quasi cadere il Boccino per l'eccitazione e la sorpresa. Era vero: incise sulla liscia supeRficie dorata, dove solo qualche istante prima non c'era nulla, erano apparse quattro parole scritte nella sottile grafia sghemba che Harry riconobbe come quella di Silente:
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Dietro di lui, il tendone si apriva su file e file di fragili sedie dorate ai due lati di un lungo tappeto color porpora. Ai pali di sostegno erano intrecciati fiori bianchi e oro. Fred e George avevano fissato un enorme grappolo di palloncini anch'essi dorati sopra il punto preciso in cui Bill e Fleur sarebbero diventati marito e moglie. Fuori, faRfalle e api volavano pigre sull'erba e sulle siepi. Harry si sentiva a disagio: il ragazzo Babbano di cui aveva preso le sembianze era un po' più grasso di lui e l'abito da cerimonia era stretto e caldissimo nel fulgore della giornata estiva.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «PeRfetto» commentò Ron, mentre i camerieri spuntavano da tutte le parti, alcuni reggendo vassoi d'argento carichi di succo di zucca, Burrobirra e Whisky Incendiario, altri con pile di tartine e tramezzini.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «A cosa seRfe» commentò, vuotando il calice e alzandosi, «essere ciocatore internazionale di Qvidditch se tutte ragazze carine è cià occupate?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Come lo conoscevano tutti» rispose Doge, tamponandosi gli occhi con un tovagliolo. «Certo da molto più tempo di chiunque altro, se non consideri AbeRforth... e pare che nessuno consideri mai AbeRforth».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Non solo il cuore. AbeRforth non gli ha spaccato il naso a metà del servizio funebre?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Mia madre era amica della vecchia Bathilda Bath» rispose zia Muriel tutta allegra. «Quando Bathilda le raccontò cos'era successo, io stavo origliando. Una rissa davanti alla bara! Stando a Bathilda, AbeRforth urlò che
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    era tutta colpa di Albus se Ariana era morta, e poi gli diede un pugno in faccia. Albus non si difese nemmeno, ed è strano, avrebbe potuto fare a pezzi AbeRforth in duello con le mani legate dietro la schiena».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Che alternative abbiamo?» gli chiese Hermione, facendo una smoRfia quando gli ubriachi cominciarono a fischiare al suo indirizzo. «Non possiamo mica prendere delle stanze al Paiolo Magico, no? E Grimmauld Pla ce è da escludere, se Piton può entrarci... potremmo provare a casa dei miei, anche se può darsi che vadano a controllare... oh, perché non chiudono il becco!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «È Dolohov» disse Ron. «Mi ricordo la foto di quando era un ricercato. Credo che quello grosso sia ThoRfinn Rowle».
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Nella credenza del salotto. Nessuno riusciva ad aprirlo. E noi... noi...» Per Harry fu come se un mattone gli fosse scivolato dal petto nello stomaco. Se lo ricordava benissimo: aveva peRfino tenuto in mano quell'oggetto quando se l'erano passato, cercando a turno di aprirlo. Era stato gettato in un mucchio di rifiuti, insieme alla tabacchiera di polvere di Capperuncolo e al carillon che metteva sonno a tutti...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry scosse il capo e indicò il cartello. Lei lo lesse, poi gli strinse il braccio così forte che lui fece una smoRfia.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Harry, pensi seriamente di poter trovare la verità in quel che dicono una vecchia peRfida come Muriel o Rita Skeeter? Come fai a crederci? Tu conoscevi Silente!»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Che Silente cosa? Ma c'erano un sacco di cose di Silente che si potevano definire pazzesche: che avesse preso un brutto voto in Trasfigurazione, per esempio, o che avesse cominciato a dedicarsi agli incantesimi sulle capre come AbeRforth...
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Kreacher ormai singhiozzava così forte da risultare incomprensibile. Le lacrime rigavano le guance di Hermione che guardava l'elfo senza più osare toccarlo. PeRfino Ron, che non era certo un fan di Kreacher, era turbato. Harry si mise a sedere sui talloni e scosse il capo, cercando di chiarirsi le idee.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Harry, Kreacher non ragiona così» intervenne Hermione, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. «È uno schiavo; gli elfi domestici sono abituati a subire un trattamento sgarbato, peRfino violento; ciò che gli ha fatto Voldemort non era poi fuori dal normale. Che cosa sono le guerre magiche per un elfo come Kreacher? Lui è fedele a chi lo tratta con gentilezza, come la signora Black e Regulus, quindi li ha serviti volentieri e ha imparato a ripetere come un pappagallo tutte le loro convinzioni. Lo so che cosa stai per dire» aggiunse, quando Harry fece per protestare, «che Regulus aveva
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Impiegarono quasi mezz'ora per calmare Kreacher, così sopraffatto all'idea di ricevere in dono un cimelio di famiglia dei Black tutto per sé da non riuscire a reggersi sulle ginocchia. Quando infine fu in grado di muovere qualche passo barcollante, lo accompagnarono tutti al suo armadio, lo guardarono infilare il medaglione al sicuro tra le coperte sudicie e gli garantirono che mentre era via l'avrebbero custodito con la massima cura. Poi l'elfo fece due profondi inchini a Harry e Ron e rivolse peRfino una buffa piccola smoRfia a Hermione che forse era un tentativo di saluto rispettoso, prima di Smaterializzarsi col solito sonoro crac.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Lupin abbozzò un sorriso posticcio più simile a una smoRfia, poi riprese:
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Tu mi hai visto sempre solo in mezzo ai compagni dell'Ordine o sotto la protezione di Silente a Hogwarts! Non sai come gran parte del mondo magico considera le creature come me! Quando vengono a sapere della mia condizione, non mi rivolgono nemmeno la parola! Non capisci quello che ho fatto? PeRfino la sua famiglia è disgustata dal nostro matrimonio, quali genitori vorrebbero che la loro unica figlia sposasse un lupo mannaro? E il bambino... il bambino...»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La cucina silenziosa sembrava vibrare per l'emozione della recente scenata e per i rimproveri inespressi di Ron e Hermione. La Gazzetta del Profeta di Lupin era ancora sul tavolo e il volto di Harry fissava il soffitto dalla prima pagina. Lui si avvicinò e si sedette, aprì il giornale a caso e finse di leggere. Non riusciva a capire le parole, era ancora stordito per lo scontro con Lupin. Era certo che Ron e Hermione avevano ripreso a comunicare in silenzio dall'altra parte del giornale. Voltò una pagina rumorosamente e il nome di Silente gli balzò agli occhi. Gli ci volle qualche secondo per cogliere il significato della foto, che mostrava un gruppo di famiglia. La didascalia recitava: 'La famiglia Silente: da sinistra, Albus, Percival con in braccio la neonata Ariana, Kendra e AbeRforth'.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Harry osservò l'immagine con più attenzione. Il padre di Silente, Percival, era un bell'uomo con gli occhi brillanti anche nella vecchia immagine sbiadita. La piccola Ariana era poco più lunga di un filoncino di pane e non molto più interessante. La madre, Kendra, aveva lunghi capelli nerissimi raccolti in un alto chignon; il suo volto sembrava scolpito nella pietra. Portava un vestito di seta a collo alto, ma i suoi occhi scuri, gli zigomi alti e il naso diritto ricordavano a Harry gli indiani d'America. Albus e AbeRforth avevano giacche identiche con i colletti di pizzo e lo stesso taglio di
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Evidentemente, Kendra riteneva il trasferimento a Godric's Hollow l'opportunità peRfetta per nascondere Ariana una volta per sempre, cosa che probabilmente progettava da anni. La tempistica è importante. Ariana aveva appena compiuto sette anni quando sparì, e sette anni è l'età entro la quale secondo gran parte degli esperti la magia dovrebbe rivelarsi, se
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   La cucina era quasi irriconoscibile. Tutte le supeRfici splendevano: pentole e padelle di rame erano state lucidate fino a emanare un roseo brillio, il piano del tavolo era lustro, calici e piatti già disposti per la cena scintillavano alla luce di un fuoco allegro, sul quale ribolliva un calderone. Nessuna trasformazione però era più impressionante di quella dell'elfo domestico che corse incontro a Harry, vestito con uno strofinaccio candido, i peli delle orecchie puliti e vaporosi come cotone, il medaglione di Regulus che gli rimbalzava sul petto scarno.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Per un istante Harry dimenticò dove si trovava e perché: dimenticò peRfino di essere invisibile. Andò fino alla porta per osservare l'occhio. Non si muoveva: guardava all'insù, cieco, paralizzato. La targa sottostante diceva:
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Gli parve di essere tornato indietro nel tempo. La stanza era identica all'ufficio della Umbridge a Hogwarts: tovagliette di pizzo, centrini e fiori secchi ricoprivano ogni supeRficie. Alle pareti erano appesi gli stessi piatti decorativi, ciascuno col suo nauseante gattino infiocchettato a colori squillanti, che saltellava e faceva capriole. La scrivania era coperta da una tovaglia a fiori con i falpalà. Dietro l'occhio di Malocchio, un dispositivo telescopico consentiva alla Umbridge di spiare gli scrivani dall'altro lato della porta. Harry ci guardò dentro: erano ancora tutti riuniti attorno al Detonatore Abbindolante. Strappò il telescopio dalla porta, lasciando un foro, sfilò l'occhio magico e se lo mise in tasca. Poi si voltò, levò la bacchetta e mormorò: «Accio medaglione».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Uno schifo» gracchiò lui in risposta, e si tastò il braccio ferito con una smoRfia.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   «Non l'ha voluta indietro, la sua lombaggine è peggiorata» spiegò Hermione, tracciando complicati disegni a otto con la bacchetta, «quindi il papà di Ron ha detto che potevo prenderla in prestito. Erecto!» aggiunse, puntando la bacchetta sulla tela sformata, che in un solo movimento fluido si sollevò in aria e si posò, peRfettamente montata, davanti a uno stupefatto Harry. Dalle mani di quest'ultimo volò un picchetto che si piantò con un ultimo tonfo all'estremità di un tirante.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Lo passò a Harry, che se lo rigirò tra le dita. Sembrava peRfetto, intatto. Ricordò i resti dilaniati del diario e come la pietra dell'anello Horcrux si era spaccata quando Silente l'aveva distrutto.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Era convinto che una volta recuperato l'Horcrux sarebbe stato euforico, ma non era così; lì seduto a fissare il buio, di cui la bacchetta accesa rischiarava solo una minuscola parte, l'unica cosa che provava era ansia per il futuro. Era come se da settimane, mesi, forse peRfino anni non avesse fatto che precipitare verso quel momento, ma adesso era arrivato a un vicolo cieco, aveva finito la strada.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Secondo quanto Silente aveva detto a Harry, Voldemort aveva nascosto gli Horcrux in luoghi per lui importanti, perciò continuavano a recitare, in una sorta di tetra litania, i posti dove sapevano che Voldemort era vissuto o era stato. L'oRfanotrofio in cui era nato e cresciuto; Hogwarts, dove aveva ricevuto un'istruzione; Magie Sinister, dove aveva lavorato dopo la scuola; poi l'Albania, dove aveva trascorso gli anni dell'esilio: queste erano le basi delle loro ipotesi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Senza altri indizi, tornarono a Londra e, nascosti sotto il Mantello dell'Invisibilità, cercarono l'oRfanotrofio di Voldemort.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Non avrebbe mai nascosto un Horcrux qui» dichiarò Harry. L'aveva sempre saputo: l'oRfanotrofio era il posto da cui Voldemort aveva voluto
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Cosa? Cos'hai visto?» gli chiedeva Ron tutte le volte che lo vedeva fare una smoRfia.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Cucina tu, domani, Ron, trova tu gli ingredienti e prova un po' a incantarli in qualcosa di commestibile; intanto io starò qui a fare smoRfie e a lamentarmi, e vedrai come...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Se anche l'avessi fatto, la spada non l'avrebbe aiutato a uscirne» ribatté Unci-unci. Gonci rise di nuovo e peRfino Dirk fece una risatina secca.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Un'improvvisa esplosione di tosse e conati, accompagnati da un bel po' di colpi: Dirk doveva aver ingoiato una lisca. Infine riuscì a faRfugliare: «Il Cavillo? Quel fogliaccio pazzoide di Xeno Lovegood?»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Stava grattando la supeRficie di una pietra sgretolata e ricoperta di muschio, e la guardava con la fronte aggrottata.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Puntò la bacchetta attentamente contro il volto del bambino: voleva vederla bene, la distruzione di questo unico, inesplicabile pericolo. Il bambino scoppiò a piangere: si era accorto che non era James. Non gli piace va che piangesse, non aveva mai sopportato i bambini che frignavano all'oRfanotrofio...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Era fuori di zucca, quell'AbeRforth» dichiara Enid Smeek, che a quell'epoca abitava con la famiglia ai margini di Godric's Hollow. «Era scatenato. Certo, senza più mamma e papà faceva anche pena, solo che continuava a tirarmi cacche di capra in testa. Non credo che Silente ci andasse matto, io di sicuro non li ho mai visti insieme».
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Come il resto del mondo magico, Bathilda attribuisce la prematura morte di Kendra al 'ritorno di fiamma di un incantesimo', spiegazione ribadita più volte da Albus e AbeRforth. Bathilda ripete a pappagallo anche la versione di famiglia sulla salute di Ariana, definendola 'cagionevole' e 'delicata'. Per un argomento in particolare, tuttavia, è davvero valsa la pena di procurarmi il Veritaserum che ho somministrato a Bathilda, per ché lei sola conosce tutta la verità sul segreto meglio conservato della vita di Albus Silente. Rivelato ora per la prima volta, esso pone in dubbio tutto ciò che i suoi ammiratori hanno sempre creduto: il suo presunto odio per le Arti Oscure, la sua lotta contro l'oppressione dei Babbani, peRfino la sua devozione alla sua stessa famiglia.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   La stessa estate che Silente fece ritorno a Godric's Hollow, ormai oRfano e capofamiglia, Bathilda Bath accettò di ospitare il bisnipote Gellert Grindelwald.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Istruito a Durmstrang, scuola già al tempo celebre per la sua inopportuna tolleranza delle Arti Oscure, Grindelwald rivelò un talento precoce quanto quello di Silente. Invece di rivolgere le proprie capacità alla conquista di premi e riconoscimenti, tuttavia, si dedicò ad altre imprese. Quando ebbe sedici anni, peRfino a Durmstrang si resero conto di non poter continuare a chiudere un occhio sui suoi perversi esperimenti e lo espulsero.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   «Albus era fuori di sé per la morte di Ariana. Fu terribile per i due fratelli. Avevano perso tutti, restavano solo loro due. Non c'È da stupirsi che ci fosse tensione. AbeRforth accusò Albus, come può succedere in circostanze così tragiche. Ma AbeRforth era sempre un po' sopra le righe, povero ragazzo. Però, spaccare il naso di Albus al funerale non era una cosa da fare. Avrebbe distrutto Kendra vedere i suoi figli accapigliarsi sul cadavere della sorella. Peccato che Gellert non fosse potuto restare per il funerale... sarebbe stato di conforto a Silente, almeno...»
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Questa terribile zuffa davanti alla bara, nota solo ai pochi presenti al funerale di Ariana Silente, solleva parecchi interrogativi. Perché, esattamente, AbeRforth Silente accusò Albus della morte della sorella? Fu, come sostiene 'Batty', un puro sfogo di dolore? O c'erano ragioni più concrete per la sua rabbia? Grindelwald, già espulso da Durmstrang per le aggressioni quasi mortali ai compagni di scuola, fuggi dall'Inghilterra poche ore dopo la morte della ragazzina e Albus (per vergogna, o per paura?) non lo rivide mai più, finché non fu costretto dalle richieste del mondo magico.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Qualcosa brillò alla luce della bacchetta e Harry si voltò di scatto, ma non vide altro che una pozza ghiacciata; la sua supeRficie nera e incrinata scintillò quando lui alzò ancora la bacchetta per osservarla.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Il rumore sembrò quello di una pallottola nel silenzio: la supeRficie della pozza s'infranse e frammenti di ghiaccio scuro dondolarono sull'acqua increspata. Non sembrava profonda, ma per prendere la spada avrebbe dovuto immergersi completamente.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry scalciò con forza, cercando di tornare in supeRficie, ma riuscì solo a spingersi contro il margine roccioso del laghetto. Divincolandosi, soffocando, tirò la catena che lo strangolava, le dita gelate incapaci di allentarla, adesso piccole luci gli esplodevano dentro la testa, sarebbe affogato, non c'era nulla, nulla che potesse fare, le braccia che si chiudevano attorno al suo petto erano certamente quelle della Morte...
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «Vieni». Fece strada a Ron, spazzò via la neve dalla supeRficie della roccia e tese la mano per prendere l'Horcrux. Ma quando Ron gli offrì la spada scosse il capo.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Harry, che si limitò a fare una smoRfia impotente.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Le tirò il medaglione in grembo; con cautela lei lo prese e osservò le finestrelle peRforate.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   «No!» ruggì Ron. Harry saltò dentro un cespuglio e Hermione, il naso immerso in un libro all'ingresso della tenda, li guardò accigliata. «Scusa» disse Ron aiutando l'amico a districarsi dai rovi, «ma il nome è stato stregato, Harry: è così che scoprono la gente! Usare il suo nome infrange gli incantesimi di protezione, provoca una specie di inteRferenza magica... è così che ci hanno trovati in Tottenham Court Road!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Cosa? Cosa c'È? Chi siete? Cosa volete?» gridò con voce acuta e querula, guardando prima Hermione, poi Ron, e infine Harry, di fronte al quale la bocca gli si aprì in una peRfetta, comica 'O'.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Appena ebbero varcato la porta Xenophilius la chiuse dietro di loro. Si trovavano nella cucina più bizzarra che Harry avesse mai visto. La stanza era peRfettamente circolare, così che sembrava di stare dentro un macinapepe gigante. Tutto era curvo per adattarsi alle pareti: i fornelli, il lavandino e gli armadietti, e tutto era stato dipinto a fiori, insetti e uccelli in vivaci colori primari. Harry riconobbe lo stile di Luna: l'effetto, in uno spazio così chiuso, era un po' opprimente.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   La stanza di sopra era una combinazione di salotto e laboratorio, e quindi ancora più ingombra della cucina. Benché molto più piccola e peRfettamente circolare, assomigliava alla Stanza delle Necessità nell'indimenticabile circostanza in cui si era trasformata in un enorme labirinto contenente gli oggetti nascosti nel corso di secoli. C'erano pile e pile di libri e fogli su tutte le supeRfici. Dal soffitto pendevano modellini delicati di creature che Harry non riconobbe, ognuno dei quali sbatteva le ali o chiudeva le mascelle.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Ma le cose che ha detto sugli altri mantelli, e non è che li vendono a dieci per uno zellino, be', sono vere! Non mi era mai venuto in mente, ma ho sentito parlare degli incantesimi che evaporano dai mantelli quando invecchiano, o di certe maledizioni che li strappano e ci fanno dei buchi. Quello di Harry era di suo padre, quindi non è proprio nuovissimo, ma È... peRfetto!»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

    «Ma nemmeno lei, la ragazza del racconto, è tornata davvero. La storia dice che quando una persona è morta, appartiene ai morti. Il secondo fratello però è riuscito lo stesso a vederla e a parlare con lei. è peRfino vissuto con lei per un po'...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Leggi» le disse, mettendole in mano la lettera di sua madre. «Leggi! Silente aveva il Mantello, Hermione! Perché l'avrebbe voluto, se no? Non ne aveva bisogno, era in grado di produrre un Incantesimo di Disillusione così potente da rendersi peRfettamente invisibile senza!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Voldemort era stato allevato in un oRfanotrofio Babbano. Di sicuro nessuno gli aveva raccontato Le Fiabe di Beda il Bardo da bambino, come non aveva potuto ascoltarle Harry. Pochissimi maghi credevano nei Doni della Morte. Era possibile che Voldemort sapesse della loro esistenza?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   PeRfino il mistero della cerva d'argento, che gli altri due continuavano a discutere, gli sembrava meno importante ora, un'attrazione secondaria, di relativo interesse. La sola altra cosa che gli premeva era che la cicatrice aveva ripreso a pizzicare, anche se si sforzava di tenerlo nascosto ai suoi amici. Quando succedeva, cercava scuse per stare da solo, ma era deluso da ciò che vedeva. Le visioni che condivideva con Voldemort avevano cambiato di qualità; adesso erano sfocate, sfuggenti; un momento erano nitide e quello dopo non lo erano più. Harry riusciva a stento a riconoscere i tratti indistinti di un oggetto che poteva assomigliare a un teschio, e qualcosa come una montagna, più ombra che sostanza. Abituato a immagini precise quanto la realtà, era sconcertato dal mutamento. Era preoccupato che la connessione tra lui e Voldemort fosse stata danneggiata, quella connessione che insieme paventava e teneva in gran conto, qualunque cosa avesse detto a Hermione. Collegava quelle immagini vaghe e deludenti alla distruzione della propria bacchetta, come se fosse colpa di quella nuova se non vedeva più bene come prima nella mente di Voldemort.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Restano tre Horcrux» continuava a ripetere. «Ci serve un piano, avanti! Dov'È che non abbiamo guardato? Ricominciamo. L'oRfanotrofio...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Harry vide il volto di Draco avvicinarsi, adesso, accanto a quello del padre. Erano straordinariamente simili, ma Lucius era fuori di sé dall'esaltazione, mentre l'espressione di Draco era piena di riluttanza, peRfino di spavento.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    Lentamente, seguendo le istruzioni che mormorava, apparvero incisioni profonde sulla supeRficie della pietra. Sapeva che Hermione l'avrebbe fatto meglio e forse più in fretta, ma voleva segnare quel punto così come aveva voluto scavare la tomba. Quando si rialzò, la pietra recitava:
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    «Penetrare in una camera blindata della Gringott?» ripeté, mentre cambiava posizione con una smoRfia di dolore. «È impossibile».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Oh, sì. è peRfettamente possibile rintracciare il percorso della Bacchetta nella storia. Ci sono dei vuoti, naturalmente, periodi anche lunghi, nei quali la si è persa di vista, temporaneamente perduta o nascosta; ma riaffiora sempre. Possiede alcune caratteristiche peculiari che gli eruditi nell'arte delle bacchette sanno riconoscere. Esistono resoconti scritti, alcuni oscuri, che io e altri fabbricanti ci siamo impegnati a studiare. E parrebbero autentici».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Ed eccola, vicino al lago, riflessa nelle acque scure. La tomba di marmo bianco, una macchia supeRflua nel paesaggio familiare. Provò di nuovo quell'empito di euforia misurata, quell'inebriante proposito distruttivo. Levò la vecchia bacchetta di tasso: era giusto che quello fosse il suo ultimo grande gesto.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Le bende si squarciarono. Il viso era traslucido, pallido, incavato, ma quasi peRfettamente conservato. Avevano lasciato gli occhiali sul naso adunco: nel guardarli provò un divertito disprezzo. Le mani di Silente erano intrecciate sul petto, ed eccola lì, stretta fra le dita, sepolta con lui.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «PeRfetto» sussurrò, e si chinò per controllare i piedi di Harry. «Non si vede niente. Andiamo».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «I-Incantesimo Imbottito» faRfugliò Hermione, mentre Ron la aiutava ad alzarsi: ma Harry vide con orrore che non era più Bellatrix; era avvolta in abiti troppo grandi, bagnata fradicia e inequivocabilmente se stessa; Ron era di nuovo rosso di capelli e senza barba. Se ne resero conto guardandosi e tastandosi i volti.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Assentirono, Hermione un po' debolmente: Harry vide il ventre ampio e giallo del bestione specchiarsi nella supeRficie increspata del lago.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Si lasciò scivolare sul fianco del drago e si tuffò di piedi. Il salto era più alto di quanto si aspettava: urtò violentemente l'acqua, affondando come una pietra in un mondo gelido, verde, irto di canne. Scalciò per tornare in supeRficie e quando affiorò, ansimante, vide onde allargarsi in cerchio dai punti in cui erano caduti Ron e Hermione. Il drago non si accorse di nulla: era già cinquanta metri più avanti e volava basso sul lago per raccogliere acqua nel muso segnato dalle cicatrici. Ron e Hermione riemersero, sputacchiando e senza fiato, dalle profondità del lago; il drago continuò a dare
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Quando ebbe finito, raggiunse gli altri. Li guardò bene per la prima volta dopo la fuga dalla camera blindata. Avevano tutti e due il volto e le braccia coperti di scottature rosse e gli abiti bruciacchiati qua e là. Si stavano tamponando le numerose piaghe con essenza di dittamo, facendo smoRfie di dolore. Hermione passò l'essenza a Harry, poi prese tre bottiglie di succo di zucca che aveva portato da Villa Conchiglia e abiti asciutti per tutti. Si cambiarono e tracannarono il succo.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Il lago, impossibile... anche se c'era una minima eventualità che Silente avesse scoperto alcuni dei suoi misfatti passati, attraverso l'oRfanotrofio.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Si voltò e accese le lampade a colpi di bacchetta, evitando di guardarli. «Lei è AbeRforth» mormorò Harry rivolto alla schiena dell'uomo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «L'ho comprato da Mundungus un annetto fa» rispose AbeRforth. «Albus mi aveva detto cos'era. Cercavo di tenervi d'occhio».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Di cosa stai parlando?» chiese AbeRforth.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ho del cibo» ribatté AbeRforth, e uscì dalla stanza. Riapparve qualche minuto dopo con una grossa pagnotta, del formaggio e una caraffa di peltro colma di idromele, che posò su un tavolino davanti al fuoco. Affamati, mangiarono e bevvero, e per un po' gli unici rumori furono lo scoppiettio del fuoco, il tintinnio dei bicchieri e il rumore delle mascelle.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Bene» cominciò AbeRforth quando si furono saziati; Harry e Ron si erano abbandonati sonnolenti nelle poltrone. «Dobbiamo pensare al modo migliore per tirarvi fuori di qui. Di notte non si può, avete sentito cosa succede se si esce di casa con il buio: parte l'Incanto Gnaulante e vi saltano addosso come Asticelli sulle uova di Doxy. Non credo di poter far passare un cervo per una capra un'altra volta. All'alba, quando cesserà il coprifuoco, potrete rimettervi il Mantello e andarvene a piedi. Uscite subito da Hogsmeade, andate sulle montagne: là potrete Smaterializzarvi. Magari incontrate Hagrid. Si nasconde lassù in una grotta con Grop da quando hanno cercato di arrestarlo».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Non essere stupido, ragazzo» replicò AbeRforth. «Dobbiamo» insisté Harry.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    «Quello che dovete fare» osservò AbeRforth, chinandosi in avanti, «È andare il più lontano possibile da qui».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Per un attimo la luce del fuoco rese le lenti unte degli occhiali di AbeRforth opache, di un bianco luminescente e piatto, che a Harry ricordò gli occhi ciechi del ragno gigante, Aragog.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Mio fratello Albus voleva un sacco di cose» commentò AbeRforth, «e di solito la gente aveva il vizio di farsi del male nel corso dei suoi grandiosi piani. Vattene da questa scuola, Potter, e anche dal paese, se puoi. Dimentica mio fratello e i suoi audaci progetti. è andato dove niente di tutto questo può ferirlo e tu non gli devi nulla».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Oh, davvero?» mormorò AbeRforth. «Tu credi che io non capissi mio fratello? Credi di aver conosciuto Albus meglio di me?»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ma davvero?» fece AbeRforth. «Un bel lavoretto, spero. Piacevole? Facile? Il genere di cosa che un qualsiasi maghetto possa eseguire senza troppi sforzi?»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «'Devi'? Perché 'devi'? è morto, no?» insisté AbeRforth senza riguardo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Io...» Harry era sopraffatto; non riusciva a spiegarsi, quindi decise di contrattaccare. «Ma anche lei lotta, fa parte dell'Ordine della Fenice...» «Una volta» lo corresse AbeRforth. «L'Ordine della Fenice non c'È più. Tu-Sai-Chi ha vinto, è finita, e chiunque finga di credere il contrario si sbaglia. Qui non sarai mai al sicuro, Potter, lui ti vuole troppo. Vai all'estero, entra in clandestinità, salvati. Meglio se porti questi due con te». E indicò Ron e Hermione col pollice. «Saranno sempre in pericolo, adesso che tutti sanno che lavorano con te».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Harry avrebbe voluto con tutto il cuore rispondere di sì, ma quel semplice monosillabo non gli salì alle labbra. AbeRforth parve capire che cosa stava pensando.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Sì» rispose subito AbeRforth. «Hai letto Rita Skeeter, eh, signorina?» Anche alla luce rosata del fuoco si notava che Hermione era arrossita. «Ce ne ha parlato Elphias Doge» spiegò Harry, cercando di difendere
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Quel vecchio stupido» borbottò AbeRforth, tracannando un'altra sorsata di idromele. «Era convinto che il sole brillasse da tutti i pori di mio fratello. Be', come un sacco di altra gente, voi tre compresi, a quanto pare».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Harry rimase in silenzio. Non era il momento di manifestare i dubbi che lo arrovellavano da mesi. Aveva fatto la sua scelta scavando la tomba per Dobby; aveva deciso di proseguire lungo il tortuoso, rischioso sentiero tracciato per lui da Albus Silente, di accettare che non gli fosse stato detto tutto ciò che avrebbe voluto sapere, ma di fidarsi e basta. Non nutriva alcun desiderio di dubitare ancora, non voleva sentir dire nulla che lo distogliesse dal suo scopo. Incrociò lo sguardo di AbeRforth, straordinariamente simile a quello del fratello: gli occhi azzurri sembravano passare ai raggi X l'oggetto del loro esame, proprio allo stesso modo, e Harry pensò che AbeRforth sapesse che cosa stava pensando e lo disprezzasse per questo.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ma davvero?» ribatté AbeRforth. «È buffo: un sacco di persone a cui mio fratello teneva molto sono finite peggio che se le avesse lasciate in pace».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Lascia perdere» rispose AbeRforth.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    AbeRforth la scrutò accigliato: le sue labbra si mossero come se stessero masticando le parole che tratteneva. Poi sbottò.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Gli occhi di Hermione erano enormi alla luce del fuoco; Ron pareva nauseato. AbeRforth si levò in piedi, alto come Silente, improvvisamente terribile nella rabbia e nell'intensità del suo dolore.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Mio padre inseguì quei bastardi» continuò AbeRforth, «e li aggredì. Lo rinchiusero ad Azkaban. Non disse mai perché l'aveva fatto, perché se il Ministero avesse scoperto cos'era diventata Ariana l'avrebbe fatta rinchiudere per sempre al San Mungo. L'avrebbero considerata una minaccia allo Statuto Internazionale di Segretezza, squilibrata com'era, con la magia che le schizzava fuori quando non riusciva più a controllarla.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ero io il suo preferito» aggiunse, e in quel momento un ragazzino sporco balenò sotto le rughe e la barba arruffata di AbeRforth. «Non Albus, lui stava sempre in camera sua quando era a casa, a leggere i suoi libri e contare i suoi premi, a mantenere viva la corrispondenza con 'i maghi più influenti dell'epoca'» rise. «Non aveva tempo da perdere con lei. Lei preferiva me. Io riuscivo a farla mangiare quando non ce la faceva mia madre, io riuscivo a calmarla durante i suoi accessi, e quando era tranquilla mi aiutava a dar da mangiare alle capre.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    altro, ma AbeRforth continuò a raccontare e lui si chiese da quanto tempo non ne parlava; o se ne avesse mai parlato.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   AbeRforth sputò nel fuoco.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Ora AbeRforth aveva un'espressione decisamente minacciosa.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Ma dopo qualche settimana non ne potevo più. Era quasi il momento di tornare a Hogwarts, così gliel'ho detto, a tutti e due, faccia a faccia, così come adesso sono qui con voi». AbeRforth abbassò lo sguardo su Harry e non ci volle molta immaginazione per figurarselo come un adolescente magro e arrabbiato che affrontava il fratello maggiore. «Ho detto: è meglio che lasci perdere, adesso. Non puoi spostarla, non sta abbastanza bene, non te la puoi portare dietro, ovunque tu stia pensando di andare a fare i tuoi discorsi, a cercare di farti un seguito. Non gli è piaciuto» continuò AbeRforth, gli occhi schermati per un attimo dalla luce del fuoco sulle lenti, che brillarono di nuovo vuote e bianche. «A Grindelwald non è piaciuto per niente. Si è arrabbiato. Mi ha detto che ero un ragazzino stupido, che cercavo di intralciare lui e quel genio di mio fratello... non capivo che la mia povera sorella non avrebbe più dovuto nascondersi una volta che avessero cambiato il mondo, tirato i maghi fuori dalla clandestinità e messo al loro posto i Babbani?
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Il volto di AbeRforth impallidì come se avesse subito una ferita mortale.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Perduta» mormorò AbeRforth. «Perduta per sempre».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Come?» chiese AbeRforth.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   AbeRforth sembrava smarrito nella contemplazione delle proprie mani nodose e coperte di vene. Dopo una lunga pausa domandò: «Come fai, Potter, a essere sicuro che mio fratello non fosse più interessato al bene superiore che a te? Come fai a essere sicuro di non essere supeRfluo, come la mia sorellina?»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Una scheggia di ghiaccio peRforò il cuore di Harry.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Non ci credo. Silente voleva bene a Harry» intervenne Hermione. «Perché non gli ha detto di nascondersi, allora?» ribatté AbeRforth. «Perché non gli ha detto: 'Pensa a te stesso, è così che si sopravvive'?» «Perché» rispose Harry, prima che potesse farlo Hermione, «a volte bi sogna pensare a qualcosa di più della propria salvezza! A volte bisogna pensare al bene superiore! Questa è una guerra!»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   Aspettò che AbeRforth ridesse di lui o replicasse, ma non lo fece. Si limitò ad aggrottare le sopracciglia.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   AbeRforth rimase immobile sulla sedia, scrutando Harry con il suo sguardo così straordinariamente simile a quello del fratello. Infine si schiarì la voce, si alzò, fece il giro del tavolino e si avvicinò al ritratto di Ariana.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «C'È solo un modo per entrare, ormai» spiegò AbeRforth. «Dovete sapere che sorvegliano tutti i vecchi passaggi segreti da una parte e dall'altra, ci sono Dissennatori tutto attorno alle mura di cinta e pattuglie regolari dentro la scuola, stando alle mie fonti. Hogwarts non è mai stata così ben sorvegliata. Cosa pensi di poter fare una volta dentro, con Piton al comando e i Carrow come suoi vice... be', in fondo è quello che cerchi, no? Hai detto che sei pronto a morire».
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Cosa? Questo?» Neville liquidò le ferite con una scrollata del capo. «Non è niente. Seamus è messo peggio. Vedrai. Andiamo, allora? Oh» e si rivolse ad AbeRforth, «Ab, ce n'È un altro paio in arrivo».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Un altro paio?» ripeté AbeRforth minaccioso. «Come sarebbe un altro paio, Paciock? Ci sono il coprifuoco e l'Incanto Gnaulante su tutto il villaggio!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Neville porse la mano a Hermione e la aiutò ad arrampicarsi sulla mensola e poi nella galleria; Ron la seguì, poi toccò a Neville. Harry si rivolse ad AbeRforth.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Allora tenetevela stretta» ribatté AbeRforth burbero. «Non so se ci riuscirò una terza».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Ma ti hanno usato come un affilacoltelli» ribatté Ron con una lieve smoRfia, perché passando sotto una lampada vide ancora meglio le ferite dell'amico.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

    Porco. L'ho percorso e ho incontrato AbeRforth. Ci procura sempre lui il cibo: non so perché, ma è l'unica cosa che la Stanza non fa».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «AbeRforth è un filino seccato» annunciò Fred, alzando la mano in risposta a diverse grida di saluto. «Vorrebbe andare a dormire e il suo pub è diventato una stazione ferroviaria».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Salirono in stretti cerchi che davano alla testa; Harry non era mai stato lassù. Finalmente giunsero davanti a una porta. Non c'era maniglia né serratura: solo una liscia supeRficie di legno antico e un battente di bronzo a forma di corvo.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «È solo Schiantata» osservò la professoressa McGranitt spazientita, china su Alecto per esaminarla. «Si rimetterà peRfettamente».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

    A queste parole, un'ira simile a dolore fisico attraversò Harry da parte a parte, incendiando la cicatrice, e per un attimo lui guardò dentro un bacile colmo di una pozione che era diventata trasparente e vide che sotto la supeRficie non c'era alcun medaglione d'oro...
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Era un po' che ci pensavo» rispose Percy, asciugandosi gli occhi sotto le lenti con un angolo del mantello da viaggio. «Ma dovevo trovare un modo di venir via e non è facile al Ministero, sbattono in prigione traditori uno dopo l'altro. Sono riuscito a mettermi in contatto con AbeRforth e dieci minuti fa mi ha fatto sapere che Hogwarts stava per dare battaglia, e così sono tornato».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Poi si è ammalata, mortalmente. Nonostante la mia peRfidia, voleva vedermi per l'ultima volta. Mandò a cercarmi un uomo che mi aveva molto amato, anche se io avevo disdegnato le sue profferte. Sapeva che non avrebbe smesso di cercarmi finché non mi avesse trovato».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   AbeRforth Silente bloccava il passaggio, la bacchetta tesa.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «... attaccando perché non ti hanno consegnato, già» continuò AbeRforth,
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   AbeRforth grugnì e filò via nella direzione opposta.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Io sono stata l'ultima a passare» assicurò la signora Paciock. «L'ho chiuso, credo che non sia prudente lasciarlo aperto ora che AbeRforth ha lasciato il pub. Hai visto mio nipote?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Brava!» ruggì qualcuno correndo verso di loro nella polvere, e Harry vide di nuovo AbeRforth, i capelli grigi svolazzanti, alla guida di un manipolo di studenti. «Pare che stiano per entrare dai bastioni a nord, si son portati dietro dei giganti!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Stava combattendo contro Dolohov» urlò in risposta AbeRforth, «poi non l'ho più visto!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ma Tonks schizzò dietro AbeRforth.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «PeRfetto!» ansimò Hermione.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Si levò un grido terribile. Harry vide il volto di Piton perdere quel poco colore che aveva e gli occhi neri dilatarsi. Le zanne del serpente gli peRforavano il collo e lui non riusciva a liberarsi dalla gabbia incantata; le ginocchia gli cedettero e cadde a terra.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Petunia era senza fiato, spaventata per essere stata scoperta. Harry vide che cercava qualcosa di peRfido da dire.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Uno dei ragazzi nello scompartimento, che fino a quel momento non aveva mostrato alcun interesse per Lily o Piton, a quella parola si voltò, e Harry, che si era concentrato sui due accanto al finestrino, riconobbe suo padre: smilzo, con i capelli neri come Piton, ma con quell'aria indefinibile di chi è stato molto curato, peRfino adorato, di cui Piton era così vistosamente privo.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

    Il volto di Piton si contorse in una smoRfia. FaRfugliò: «Salvato? Salvato? Credi che abbia fatto l'eroe? Stava salvando se stesso e anche i suoi amici! Tu non... io non ti permetterò...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Silente fece una smoRfia.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Se solo fosse successo quella notte d'estate che era uscito per l'ultima volta dal numero quattro di Privet Drive, quando invece la nobile bacchetta di piuma di fenice l'aveva salvato! Se avesse potuto morire come Edvige, così in fretta da non rendersene conto! Se si fosse potuto gettare davanti a una bacchetta per salvare una persona amata... invidiava peRfino la morte dei suoi genitori. Quella passeggiata a sangue freddo verso la propria fine avrebbe richiesto un altro genere di coraggio. Sentì le dita tremare e fece uno sforzo per controllarle, anche se nessuno poteva vederlo; i ritratti alle pareti erano vuoti.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Come la pioggia contro una finestra fredda, questi pensieri tamburellavano sulla dura supeRficie dell'incontrovertibile verità: doveva morire. Io devo morire. Doveva finire.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry si avvolse nel Mantello dell'Invisibilità e scese un piano dopo l'altro, poi la scalinata di marmo fino alla Sala d'Ingresso. Forse una piccola parte di lui sperava che qualcuno avvertisse la sua presenza, che lo vedesse, che lo fermasse, ma il Mantello era come sempre impenetrabile, peRfetto, e Harry raggiunse senza difficoltà il portone.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   L'illusione svanì rapida com'era arrivata. I giganti ruggirono, i Mangiamorte si alzarono tutti insieme e si levarono urla, esclamazioni, peRfino risate. Voldemort era rimasto immobile, ma i suoi occhi rossi individuarono Harry e lo guardarono venire avanti. Tra loro c'era solo il fuoco.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Era disteso a faccia in giù, ascoltando il silenzio. Era peRfettamente solo. Nessuno lo guardava. Non c'era nessun altro. Non era del tutto sicuro di esserci nemmeno lui.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   Dopo molto tempo, o forse nessun tempo, capì che doveva esistere, doveva essere più che pensiero disincarnato, perché era disteso, certamente disteso su una supeRficie. Quindi possedeva il senso del tatto, e anche la cosa sulla quale giaceva esisteva.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Adesso però mi sento benissimo». Harry osservò le proprie mani pulite e peRfette. «Dove siamo di preciso?»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ah, sì» mormorò. Era peRfino un po' preoccupato.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Tu. Hai capito, immagino, perché avevo il Mantello la notte che i tuoi genitori sono morti. James me l'aveva mostrato solo qualche giorno prima. Spiegava molte delle sue malefatte mai scoperte a scuola! Quasi non ci credevo. Gli chiesi di prestarmelo. Avevo ormai rinunciato da tempo al sogno di riunire i Doni, ma non resistetti, non potei fare a meno di esaminarlo... era un mantello del quale non ho mai visto l'uguale, antichissimo, peRfetto in ogni senso... poi tuo padre morì e finalmente io avevo due Doni tutti per me!»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   I due giganti seguivano i Mangiamorte; Harry sentì gli alberi scricchiolare e cadere al loro passaggio; facevano tanto rumore che gli uccelli si alzarono in volo strillando e peRfino le risate dei Mangiamorte furono coperte. Il corteo vittorioso continuò a marciare verso il terreno aperto e dopo un
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    la stanza da Hagrid, colpire la parete di pietra e cadere a terra svenuto. Vide Ron e Neville abbattere Fenrir Greyback, AbeRforth Schiantare Rookwood, Arthur e Percy atterrare O'Tusoe, e Lucius e Narcissa Malfoy correre nella folla, senza nemmeno provare a combattere, chiamando a gran voce il figlio.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «È stato un caso quando mia madre morì per salvarmi?» chiese Harry. Continuavano a spostarsi di lato, tutti e due, disegnando un cerchio peRfetto, mantenendo la stessa distanza l'uno dall'altro. Per Harry esisteva solo il volto di Voldemort. «Un caso che io abbia deciso di combattere in quel cimitero? Un caso che io non mi sia difeso questa notte, eppure sia sopravvissuto, e tornato per combattere di nuovo?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «È di nuovo l'amore?» ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto in una smoRfia di scherno. «La soluzione preferita di Silente, l'amore, che a sentir lui vince la morte. Ma l'amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera. L'amore non ha impedito a me di schiacciare quella Mezzosangue di tua madre come uno scarafaggio, Potter... e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti impedirà di morire adesso, quando colpirò?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    Immediatamente si udì un fracasso venire dalla cucina. Il mago accese la bacchetta e aprì la porta; con sommo stupore, vide la pentola del padre: le era spuntato un unico piede di ottone e saltellava sul posto, in mezzo alla stanza, producendo uno spaventevole baccano sulle pietre del pavimento. Il mago le si avvicinò meravigliato, ma fece un balzo all'indietro quando vide che l'intera supeRficie della pentola era coperta di verruche.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il tocco delle sue morbide e candide braccia, il suo respiro nelle orecchie, il profumo dei suoi folti capelli dorati peRforavano come lance il cuore appena ridestato. Ma durante il suo lungo esilio, il cuore s'era fatto strano, cieco e selvaggio nelle tenebre cui era stato condannato, e i suoi appetiti erano potenti e perversi.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Gli Animagi costituiscono una minima percentuale della popolazione magica. Arrivare a una peRfetta e spontanea trasformazione da umano in animale e viceversa richiede molto studio e molto esercizio, e molti maghi ritengono che il loro tempo possa essere meglio impiegato in altri ambiti. Certamente, le applicazioni di un simile talento sono limitate, a meno che si abbia un gran bisogno di travestirsi o nascondersi. È per questo motivo che il Ministero della Magia ha voluto istituire un registro degli Animagi, poiché non ci sono dubbi che questo tipo di magia sia di grande utilità soprattutto a chi operi in attività clandestine, segrete o addirittura criminali.[14]
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Questa storia mi fece una profonda impressione da bambino. La sentii per la prima volta da mia madre e ben presto divenne la fiaba che chiedevo più spesso di ogni altra prima di addormentarmi. Richiesta che più di una volta portò ad alterchi con il mio fratellino AbeRforth, che preferiva Ghiozza, la Capra Zozza.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Più di un milione di bambini vivono in grandi istituti di accoglienza in tutta Europa. Al contrario di quanto comunemente si crede, la maggioranza di loro non sono oRfani, ma sono affidati a comunità perché le loro famiglie sono povere, problematiche o appartenenti a una minoranza etnica. Molti di questi bambini sono portatori di disabilità o di handicap, ma spesso sono privi di qualunque genere di assistenza sanitaria e di sostegno educativo. In alcuni casi non sono loro garantite nemmeno le prime necessità, come un'alimentazione adeguata. Quasi sempre vivono in assenza di contatti umani o stimoli affettivi.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)