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Harry Potter e La Pietra Filosofale (2184 citazioni)
Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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   Quando i cOniugi Dursley si svegliarono, la mattina di quel martedì grigio e coperto in cui inizia la nostra storia, nel cielo nuvoloso nulla faceva presagire le cose strane e misteriose che di lì a poco sarebbero accadute in tutto il paese. Mr Dursley scelse canticchiando la cravatta da giorno più anOnima del suo guardaroba, e Mrs Dursley continuò a chiacchierare ininterrottamente mentre con grande sforzo costringeva sul seggiolone Dudley che urlava a squarciagola.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘E infine, da tutte le postaziOni gli avvistatori di uccelli riferiscono che oggi, sull'intero territorio nazionale, i gufi hanno manifestato un comportamento molto insolito. Sebbene normalmente escano di notte a caccia di prede e ben di rado vengano avvistati di giorno, fin dall'alba sono stati segnalati centinaia di gufi che volavano in tutte le direziOni. Gli esperti non sanno spiegare perché, tutt'a un tratto, i gufi abbiano modificato il loro ritmo sonno/veglia’. Lo speaker si lasciò andare a un sorrisetto. ‘Molto misterioso. E ora, la parola a Jim McGuffin per le previsiOni del tempo. Si prevedono altri scrosci di gufi, stanotte, Jim?’
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Anche lei sarebbe rigido se fosse rimasto seduto tutto il giorno su un muretto di mattOni’ rimbeccò la professoressa Mcgranitt.
‘Tutto il giorno? Quando invece avrebbe potuto festeggiare? Venendo qui mi sono imbattuto in una decina e più di feste e banchetti’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Lo so, lo so’ disse la professoressa Mcgranitt in tono irritato. ‘Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo una vera imprudenza, a girare per la strada in pieno giorno senza neanche vestirsi da Babbano, e scambiandosi indiscreziOni’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   ‘Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe decidersi a chiamarlo anche per nome!! Tutte queste allusiOni a "Lei-Sa-Chi" sono una vera stupidaggine... Sono undici anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: Voldemort’. La professoressa Mcgranitt trasalì, ma Silente, che stava scartando un ghiacciolo al limone, sembrò non farvi caso. ‘Crea tanta di quella confusione continuare a dire "Lei-Sa-Chi". Non ho mai capito per quale ragione bisognasse avere tanta paura di pronunciare il nome di Voldemort’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)


   Silente annuì malincOnicamente.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Asciugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della giacca, Hagrid si rimise a cavalciOni della motocicletta e accese il motore; si sollevò in aria con un rombo e sparì nella notte.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Silente si voltò e si avviò lungo la strada. Giunto all'angolo, si fermò ed estrasse il suo ‘Spegnino’ d'argento. Uno scatto, e dodici sfere luminose si riaccesero di colpo nei lampiOni, illuminando Privet Drive di un bagliore aranciato. A quel chiarore scorse un gatto soriano che se la svignava dietro l'angolo all'altro capo della strada. Da quella distanza vedeva appena il mucchietto di coperte sul gradino del numero 4.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive, che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il cielo nero come l'inchiostro. L'ultimo posto dove ci si sarebbe aspettati di veder accadere cose stupefacenti. Sotto le sue coperte, Harry Potter si girò dall'altra parte senza svegliarsi. Una manina si richiuse sulla lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a qualche ora sarebbe stato svegliato dall'urlo di Mrs Dursley che apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di spintOni e pizzicotti dal cugino Dudley... Non poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare ‘a Harry Potter il bambino che è sopravvissuto’.
Il bambino sopravvissuto (Cap. 1 Harry Potter 1)

   Un'altra volta, la zia aveva cercato di infilargli a forza un orrendo maglione smesso di Dudley (marrone con dei pompon aranciOni). Ma più cercava di infilarglielo dalla testa, più il maglione si rimpiccioliva, fino a che avrebbe potuto andar bene a una marionetta, ma non certo a Harry. Zia Petunia aveva decretato che doveva essersi ritirato in lavatrice, e questa volta Harry, con suo gran sollievo, non venne punito.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Invece, il giorno che fu trovato sul tetto delle cucine della scuola, passò un guaio terribile. La banda di amici di Dudley lo stava rincorrendo, come al solito, quando, con immensa sorpresa di Harry e di tutti, lui si era ritrovato seduto sul comignolo. I Dursley avevano ricevuto una lettera molto indignata della direttrice, la quale li informava che Harry aveva dato la scalata all'edificio scolastico. Eppure, lui aveva soltanto cercato (come gridò a zio Vernon attraverso la porta sprangata del ripostiglio) di saltare dietro i grossi bidOni della spazzatura fuori della cucina. E credeva che, a metà di quel salto, una folata di vento lo avesse sollevato in aria.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Ma si pentì di aver parlato. Se c'era una cosa che i Dursley odiavano ancor più delle sue domande era il sentirlo parlare di cose che non si comportavano come dovevano, anche se si trattava di sogni o di cartOni animati. A quanto pareva, temevano che si potesse far venire in mente idee pericolose.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Dopo pranzo, andarono al serpentario. Il luogo era fresco e semibuio, con vetrine illuminate lungo tutte le pareti. Dietro ai vetri, lucertole e serpenti di ogni specie strisciavano e si arrampicavano su tronchi di legno e sassi. Dudley e Piers volevano vedere i giganteschi e velenosi cobra e i grossi pitOni capaci di stritolare un uomo. Dudley fu molto veloce nell'individuare il serpente più grosso di tutti. Avrebbe potuto benissimo avvolgersi due volte intorno alla macchina di zio Vernon e ridurla alle dimensiOni di un bidone per la spazzatura, ma al momento non sembrava in vena. Anzi, era profondamente addormentato. Dudley rimase con il naso spiaccicato contro il vetro, a contemplarne le spire brune e lucenti.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Quella sera, Dudley fece passerella in salotto per la famiglia, nella sua uniforme nuova di zecca. I ragazzi di Snobkin indossavano una giacchetta color melanzana, pantalOni alla zuava arancione e un copricapo piatto detto paglietta. Erano inoltre dotati di un bastone nodoso usato per picchiarsi a vicenda quando gli insegnanti non guardavano. Si riteneva che questo fosse un buon addestramento per la vita futura.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Guardando Dudley nei nuovi pantalOni alla zuava, zio Vernon disse con tono burbero che non si era mai sentito tanto orgoglioso in vita sua. Zia Petunia scoppiò in lacrime e disse che non le sembrava vero che quello fosse il suo piccolino, da quanto era bello e cresciuto. Harry non si arrischiò a parlare. Aveva l'impressione di essersi rotto un paio di costole nel tentativo di non ridere.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)


   ‘Questo è troppo’ disse zio Vernon cercando di parlare con calma e al tempo stesso strappandosi a ciuffi i folti baffi. ‘Vi voglio qui tra cinque minuti, pronti a partire. Ce ne andiamo. Prendete solo qualche abito. Niente discussiOni’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Cominciò a piovere. Grossi gocciolOni tambureggiavano sul tettuccio dell'auto. Dudley tirò su col naso.
‘lunedì’ disse alla madre. ‘Stasera ci sono i cartOni. Voglio andare da qualche parte dove hanno il televisore’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Le previsiOni per stasera annunciano tempesta!’ disse zio Vernon in tono gaio, battendo le mani. ‘Questo signore ha gentilmente acconsentito a prestarci la sua barca!’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   E passò le salsicce a Harry: il ragazzo era talmente affamato che gli parve di non aver mai assaggiato niente di così squisito; intanto, non riusciva a togliere gli occhi di dosso al gigante. Infine, visto che nessuno si decideva a dare spiegaziOni, disse: ‘Scusa, ma ancora non ho capito bene chi sei’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Credo che Silente è il solo di cui Tu-Sai-Chi avesse paura. Non ha osato impadrOnirsi della scuola, a ogni modo non allora.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Sferzando l'aria con l'ombrello, lo puntò contro Dudley: ci fu un bagliore di luce violetta, un rumore come di petardo e un acuto squittio. Un attimo dopo, Dudley ballava con le mani serrate sul grosso deretano, ululando di dolore. Quando volse loro le spalle, Harry vide un codino arricciato da maialetto che gli spuntava da un buco nei pantalOni.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Che non ti scappi con nessuno, a Hogwarts, eh?’ disse. ‘Ehm... vedi, secondo la regola, io non dovrei fare magie. Mi è stato permesso di farne qualcuna, ma solo per seguire te e per portarti le lettere e robe del genere... e questa era una delle ragiOni per cui desideravo tanto ricevere questo incarico’.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   SCUOLA di MAGIA e
STREGONERIA di HOGWARTS
Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere
contrassegnati da una targhetta con il nome.
Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Bathilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
Infusi e poziOni magiche, di Arsenius Brodus
Gli animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le Forze Oscure: guida all'autoprotezione, di Dante Tremante
Altri accessori
1 bacchetta magica
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d'ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, oppure un gatto, oppure un rospo.
Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo anno non è consentito l'uso di manici di scopa personali.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Folletti?’
‘Sì... E bisogna essere matti per tentare una rapina, te lo dico io. Con i folletti non si scherza. La Gringott è il posto più sicuro del mondo, se vuoi mettere qualcosa al sicuro... tranne Hogwarts, forse. Ora che ci penso, alla Gringott ci devo andare in tutti i modi. Per Silente. QuestiOni che riguardano Hogwarts’. Hagrid gonfiò il petto tutto fiero. ‘In genere lui mi manda a fare le sue commissiOni importanti. Venire a prendere te... portargli certe cose dalla Gringott... Sa che di me si può fidare, capisci?
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Hagrid stava contando i mattOni sul muro sopra il bidone della spazzatura.
‘Tre verticali... due orizzontali...’ bofonchiava. ‘Bene. Sta' indietro, Harry’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)


   Il sole splendeva illuminando una pila di calderOni fuori del negozio più vicino. Un'insegna appesa sopra diceva: CalderOni. Tutte le dimensiOni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Da un negozio buio la cui insegna diceva: Emporio del Gufo: gufi selvatici, barbagianni, gufi da granaio, gufi bruni e?civette bianche si udiva provenire un richiamo basso e soffocato. Molti ragazzi, più o meno dell'età di Harry, tenevano il naso schiacciato contro la vetrina, dove erano esposti dei manici di scopa. ‘Guarda’ Harry sentì dire uno di loro, ‘il Nimbus Duemila, il più veloce di tutti’. Alcuni negozi vendevano abiti, altri telescopi e bizzarri strumenti d'argento che Harry non aveva mai visto prima; c'erano vetrine stipate di barili impilati, contenenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi pericolanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di pergamena, bottiglie di poziOni, globi lunari...
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Devo averla da qualche parte’ fece Hagrid, cominciando a svuotare le tasche sul banco, e sparpagliando sul libro contabile del folletto una manciata di biscotti ammuffiti per cani. Il folletto storse il naso. Harry, intanto, osservava un altro?folletto alla loro destra pesare un mucchio di rubini grossi come tizzOni accesi.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Quelli d'oro sono galeOni’ spiegò. ‘Diciassette falci d'argento fanno un galeone e ventinove zellini fanno un falci: facilissimo no? Bene, questo dovrebbe bastare per un paio di trimestri. Il resto te lo terremo da conto’. Si rivolse a Unci-unci: ‘E ora, alla camera blindata settecentotredici, per favore, che... si potrebbe andare un po' più piano?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Se chiunque non sia un folletto della Gringott provasse a farlo, verrebbe risucchiato attraverso la porta e rimarrebbe prigiOniero dentro’ disse Unci-unci.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Dopo la pazza corsa di ritorno, rimasero un poco a sbattere le palpebre, accecati dalla luce del sole. Anche se ora aveva una borsa piena zeppa di soldi, Harry non sapeva da dove iniziare a fare i suoi acquisti. Non aveva bisogno di sapere quanti galeOni entravano in una sterlina per capire che disponeva di più denaro di quanto non ne avesse mai avuto in vita sua: più di quanto non ne avesse mai avuto lo stesso Dudley.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Potremmo andare per la tua uniforme’ disse Hagrid accennando con la testa al negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasiOni. ‘Senti, Harry, ti spiacerebbe se facessi un salto al Paiolo magico a bere un cordiale? Detesto quei carrelli della Gringott’. Aveva ancora l'aria un po' sbattuta, e quindi Harry entrò da solo nel negozio di Madama McClan, con un certo nervosismo.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Io non penso che dovrebbero permettere agli "altri" di frequentare, non trovi? Loro non sono come noi, non sono capaci di fare quello che facciamo noi. Pensa che alcuni, quando hanno ricevuto la lettera, non avevano mai neanche sentito parlare di Hogwarts. Secondo me, dovrebbero limitare la frequenza alle più antiche famiglie di stregOni. A proposito, tu come ti chiami di cognome?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Bene, penso che ci rivedremo a Hogwarts’ si congedò il ragazzo, sempre con la stessa parlata lenta e strascicata.
Harry gustò in silenzio il gelato che Hagrid gli aveva comperato (cioccolato e lampOni con granella di noccioline).
‘Che cosa c'è?’ chiese Hagrid.
‘Niente’ mentì Harry. Si fermarono per acquistare pergamena e penne d'oca. Harry divenne di un umore un po' più allegro quando trovò una bottiglia d'inchiostro che, scrivendo, cambiava colore. Una volta fuori dal negozio chiese: ‘Hagrid, che cos'è il Quidditch?’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘E che cosa sono Serpeverde e Tassorosso?’
‘Sono dormitori. A Hogwarts ce ne sono quattro. Tutti dicono che quelli di Tassorosso sono un branco di mollacciOni, ma...’
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)


   ‘Vol... oh, scusa... Tu-Sai-Chi è stato a Hogwarts?’
‘Tanti anni fa’ disse Hagrid.
Comperarono i libri di testo per Harry in un negozio chiamato Il ghirigoro dove gli scaffali erano stipati fino al soffitto di libri grossi come lastrOni di pietra e rilegati in pelle; libri delle dimensiOni di un francobollo, foderati in seta; libri pieni di simboli strani e alcuni con le pagine bianche. Anche Dudley, che non leggeva mai niente, avrebbe fatto pazzie per metterci le mani sopra. Hagrid dovette quasi trascinare via Harry da MalediziOni e ContromalediziOni (Stregate gli amici e confondete i nemici con l'ultimo grido delle vendette: caduta dei capelli, gambe di ricotta, lingua legata e molte altre ancora) del professor Vindictus Viridian.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Hagrid non permise a Harry neanche di comperare un calderone d'oro massiccio (‘Nella lista c'è scritto "peltro"‘), ma acquistarono una graziosa bilancia per pesare gli ingredienti delle poziOni, e un telescopio pieghevole in ottone. Poi andarono in farmacia, luogo talmente interessante da ripagare del pessimo odore che vi regnava, un misto di uova fradice e cavoli marci. Per terra c'erano barili di roba viscida; vasi di erbe officinali, radici secche e polveri dai colori brillanti erano allineati lungo le pareti; fasci di piume, di zanne e artigli aggrovigliati pendevano dal soffitto. Mentre Hagrid chiedeva all'uomo dietro il bancone una provvista di alcuni ingredienti fondamentali per preparare poziOni, Harry esaminava alcuni corni di unicorno in argento, che costavano ventuno galeOni ciascuno, e minuscoli occhi di coleottero di un nero lucente (a cinque zellini la manciata).
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Alzi il braccio. Così’. Misurò il braccio di Harry dalla spalla?alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra,?dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: ‘Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, Mr Potter. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buOni con la bacchetta di un altro mago’.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   Harry rabbrividì. Non era certo di trovare molto simpatico quel Mr Olivander. Pagò sette galeOni d'oro per la sua bacchetta, e mentre uscivano, Mr Olivander li salutò con un inchino da dentro il negozio.
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   ‘Eh... sì, credo di sì’ disse Ron. ‘Penso che mamma abbia un cugino di secondo grado che fa il ragiOniere, ma non ne parliamo mai’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Con quelle devi fare attenzione’ lo ammonì Ron. ‘Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti... puoi trovare quelli più comuni come cioccolato, menta e marmellata d'arancia, ma può anche capitarti spinaci, fegato e trippa. George dice che una volta ne ha trovate alcune alle caccole’.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Tutto questo l'aveva detto quasi senza riprendere fiato.
Harry lanciò un'occhiata a Ron e si sentì molto sollevato nel vedere dal suo viso attOnito che neanche lui aveva imparato a memoria i libri di testo.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Dopo aver rallentato, infine il treno si fermò. La gente procedette a spintOni verso lo sportello e poi scese sul marciapiedi stretto e buio. Harry rabbrividì all'aria gelida della notte. Poi, sopra le
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Non più di quattro per battello’ avvertì Hagrid indicando una flotta di piccole imbarcaziOni in acqua, vicino alla riva. Harry e Ron furono seguiti a bordo da Neville e Hermione.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   ‘Oh, ma allora conosci già Raptor! Non c'è da stupirsi che sia così nervoso; quello è il professor Piton. Insegna PoziOni, ma non gli piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘E ora, prima di andare a letto, intOniamo l'inno della scuola!’ gridò Silente. Harry notò che agli altri insegnanti s'era come gelato il sorriso sulle labbra.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Dall'altro lato di Harry, Percy Weasley e Hermione stavano parlando delle leziOni (‘Spero proprio che comincino subito, c'è tanto da imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, quando un oggetto viene cambiato in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto difficile... Si comincia dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere...’).
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Forse sarebbe stato chiesto loro di estrarne un cOniglio, pensò Harry tutto emozionato. Sembrava proprio il genere di cosa che... poi, notando che tutti, nella sala, stavano fissando il cappello, fece altrettanto. Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto. Poi il cappello si contrasse. Uno strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominciò a cantare:
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘E ora, sgombrare!’ ordinò una voce aspra. ‘Sta per cominciare la CerimOnia dello Smistamento’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Tornerò non appena saremo pronti per la cerimOnia’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Vi prego di attendere in silenzio’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘La CerimOnia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. Nell'attesa, vi suggerisco di farvi belli più che potete’.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Benvenuti a Hogwarts’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nei vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimOnia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, il vostro dormitorio sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le leziOni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo del vostro dormitorio.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Un fascio di bastOni da passeggio fluttuava a mezz'aria davanti a loro e, quando Percy fece per avvicinarsi, quelli cominciarono a menargli colpi all'impazzata.
‘Pix’ sussurrò Percy a quelli del primo anno. ‘Un Poltergeist’. Poi, alzando la voce: ‘Pix... fatti vedere!’
Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di colpo l'aria da un pallone.
‘Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?’
Ci fu uno schiocco e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve galleggiando nell'aria a gambe incrociate, e afferrò i bastOni.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   ‘Oooooooh!’ esclamò con una risata maligna. ‘Pivellini del primo anno. Ma che bello!’
Si gettò a capofitto su di loro. Tutti si chinarono per schivarlo.
‘Vattene, Pix, o dirò tutto al Barone, sta' sicuro!’ gli ringhiò Percy.
Pix svanì con una linguaccia, lasciando cadere i bastOni sulla testa di Neville. Lo udirono allontanarsi di corsa, sbatacchiando le armature al suo passaggio.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   All'estremità del corridoio, era appeso il ritratto di una donna molto grassa, con indosso un abito di seta rosa.
‘La parola d'ordine?’ chiese.
‘Caput DracOnis’ disse Percy, e il ritratto si staccò dal muro scoprendo un'apertura circolare. Passarono tutti, aiutandosi con le mani e coi piedi - Neville ebbe bisogno di una spinta - e sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro, una stanza accogliente a pianta rotonda, piena di soffici poltrone.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Per poco i biscotti non gli spezzarono i denti, ma Harry e Ron finsero di gradirli moltissimo, mentre facevano a Hagrid il resoconto delle prime leziOni. Thor aveva poggiato la testa sulle ginocchia di Harry e gli sbavava addosso, tutto contento.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Ci fu un improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene. Sovrastando il rumore, Piton disse: ‘E al dormitorio di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Potter’.
Col procedere della lezione di PoziOni, la situazione dei Grifondoro non migliorò. Piton li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli. Intanto, avvolto nel suo lungo mantello nero, si aggirava di qua e di là per la classe, osservandoli pesare ortiche secche e schiacciare zanne di serpente, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy, che sembrava stargli simpatico. Aveva appena cominciato a dire agli altri di osservare il modo perfetto in cui Malfoy aveva stufato le sue lumache cornute, quando il sotterraneo fu invaso da una nube di fumo verde e acido e da un sibilo potente. Non si sa come, Neville era riuscito a fondere il calderone di Seamus trasformandolo in un ammasso di metallo contorto, e la loro pozione, colando sul pavimento di pietra, bruciava le scarpe degli astanti facendoci dei buchi. In pochi secondi, tutti i ragazzi erano saltati sugli sgabelli, salvo Neville, che si era bagnato con la pozione quando il calderone si era bucato e adesso piangeva di dolore, mentre sulle braccia e sulle gambe gli spuntavano bolle infiammate.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Piton continuava a ignorare la mano fremente di Hermione. ‘E... Potter, qual è la differenza tra l'AcOnitum napellus e l'AcOnitum lycoctonum?’
A questo punto, Hermione si alzò in piedi con la mano protesa come se volesse toccare il soffitto.
‘Non lo so’ disse Harry tranquillamente. ‘Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Alcuni risero; Harry colse lo sguardo di Seamus e Seamus ammiccò. Ma Piton non lo trovò affatto divertente.
‘Sta' seduta!’ ordinò secco a Hermione. ‘Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda l'AcOnitum napellus e l'AcOnitum lycoctonum, sono la stessa pianta, nota anche con il semplice nome di acOnito. Be'? Perché non prendete appunti?’
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    ‘Siete qui per imparare la delicata scienza e l'arte esatta delle PoziOni’ cominciò. Le sue parole erano poco più di un sussurro, ma ai ragazzi non ne sfuggiva una: come la professoressa Mcgranitt, Piton aveva il dono di mantenere senza sforzo il silenzio in classe. ‘Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente, stregando i sensi... Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... sempre che non siate una manica di teste di legno, come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Le leziOni di PoziOni si svolgevano in una delle celle sotterranee. Qui faceva più freddo che ai piani alti, il che sarebbe bastato a far venire loro la pelle d'oca anche senza tutti quegli animali che galleggiavano nei barattoli di vetro lungo le pareti.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Appena arrivato, durante il banchetto inaugurale, Harry aveva avuto l'impressione di non stare simpatico al professor Piton. Alla fine della prima lezione di PoziOni seppe che si era sbagliato. Non è che lo trovasse antipatico... lo odiava.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Meno male che Harry aveva la piacevole aspettativa del tè con Hagrid, perché la lezione di PoziOni fu la peggior cosa che gli fosse capitata fino a quel momento.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

    Il venerdì successivo fu un giorno importante per Harry e Ron. Finalmente riuscirono ad arrivare alla Sala Grande per colazione senza perdersi neanche una volta.
‘Cosa abbiamo oggi?’ chiese Harry a Ron versandosi lo zucchero nel tè.
‘PoziOni doppie per i Serpeverde’ disse Ron. ‘Il capo del dormitorio Serpeverde è Piton, e quelli di Serpeverde dicono che lui li favorisce sempre... vedremo se è vero’.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Il corso che tutti non vedevano l'ora di frequentare era Difesa contro le Arti Oscure, ma le leziOni di Raptor si dimostrarono un po' una barzelletta. L'aula odorava fortemente di aglio: tutti dicevano servisse a tenere lontano un vampiro che egli aveva incontrato in Romania, e che temeva che sarebbe tornato un giorno o l'altro a prenderlo per portarlo via. Il turbante, così disse ai suoi allievi, lo aveva ricevuto in dono da un principe africano, come pegno di gratitudine per averlo liberato di un fastidioso zombie; ma loro non erano così sicuri che quella storia fosse vera. Tanto per cominciare, quando Seamus Finnigan aveva chiesto a Raptor di raccontare come aveva fatto a scacciare lo zombie, lui era diventato tutto rosso e aveva cominciato a parlare del tempo. E poi avevano notato che intorno al turbante aleggiava uno strano odore, e i gemelli Weasley insistevano che anche quello era imbottito d'aglio, perché Raptor fosse protetto ovunque andasse.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   E poi, una volta che uno riusciva a trovare la classe, c'erano le leziOni. Come Harry scoprì ben presto, la magia era tutt'altra cosa dall'agitare semplicemente la bacchetta magica pronunciando parole incomprensibili.
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   Quando Harry e Ron fecero ritorno al castello per cena, le loro tasche erano stracolme di biscotti che i due ragazzi erano stati troppo beneducati per rifiutare, e Harry si disse che nessuna delle leziOni frequentate fino a quel momento gli aveva dato tanto da pensare quanto quell'ora trascorsa a prendere il tè con Hagrid. Hagrid aveva ritirato il pacchetto appena in tempo? E ora dove si trovava? E poi, c'era qualche cosa su Piton che Hagrid sapeva e non voleva dirgli?
Il maestro delle Pozioni (Cap. 8 Harry Potter 1)

   ‘Sono le undici e mezzo’ bisbigliò finalmente Ron. ‘Dobbiamo andare’.
Si infilarono la vestaglia, presero ciascuno la propria bacchetta magica e attraversarono la stanza della torre, scesero per la scala a chiocciola e raggiunsero la sala di ritrovo di Grifondoro. Dal camino, arrivava ancora il bagliore di alcuni tizzOni, che trasformava le poltrone in ombre nere e contorte. Avevano quasi raggiunto il buco coperto dal ritratto, quando, dalla poltrona più vicina, si sentì una voce: ‘Non ci posso credere, Harry! Ma che cosa stai facendo?’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Da un secolo’ disse Harry cacciandosi in bocca un grosso pezzo di pasticcio. Era particolarmente affamato, dopo le emoziOni di quel pomeriggio. ‘Me l'ha detto Baston’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!’ disse Pansy Parkinson, una ragazza Serpeverde dai lineamenti duri. ‘Non avrei mai creduto che proprio a te, Calì, stessero simpatici i piagnucolosi, e per di più cicciOni’.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Hermione Granger era nervosa quanto Neville al pensiero di volare. Il volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui libri. Intendiamoci bene, non che lei non ci avesse mai provato. Giovedì, durante la colazione, li aveva rintontiti a forza di leggere notizie e informaziOni sul volo in un libro della biblioteca intitolato Il Quidditch attraverso i secoli. Neville pendeva letteralmente dalle sue labbra, nel disperato tentativo di carpire qualcosa che potesse aiutarlo a reggersi in sella alla scopa, ma gli altri furono più che contenti quando l'arrivo della posta interruppe la conferenza di Hermione.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Neville non era mai salito in vita sua su un manico di scopa, perché sua nonna non gli aveva mai neanche permesso di toccarne uno. Personalmente, Harry pensava che la signora avesse le sue buone ragiOni, visto che Neville riusciva a procurarsi una quantità incredibile di incidenti anche quando stava con entrambi i piedi per terra.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Harry non avrebbe mai creduto possibile incontrare un ragazzo più odioso di Dudley; questo, prima di conoscere Draco Malfoy. Eppure, i Grifondoro del primo anno frequentavano con i Serpeverde soltanto il corso di PoziOni e quindi non gli toccava sopportarlo troppo a lungo. O per lo meno, fu così fino a quando, nella bacheca della sala di ritrovo di Grifondoro, non comparve un avviso che li fece gemere di disperazione. Il giovedì successivo sarebbero iniziate le leziOni di volo, cui Grifondoro e Serpeverde avrebbero partecipato insieme.
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   ‘NIENTE! Ah-ha! Te l'avevo detto che non avrei detto niente se non dicevi per favore! Ha ha! Haaaa!’ E i ragazzi udirono Pix allontanarsi con un sibilo mentre Gazza, furente, lanciava malediziOni.
‘Crede che questa porta sia chiusa a chiave’ bisbigliò Harry. ‘Penso che siamo salvi... E piantala, Neville!’ Infatti, era un minuto circa che Neville tirava la manica della vestaglia di Harry. ‘Che cosa c'è?’
Il duello di mezzanotte (Cap. 9 Harry Potter 1)

   Si chinò sul mostro e gli estrasse la bacchetta dal naso. Era coperta di una sostanza che sembrava una colla grigia tutta grumi. ‘Puah! Caccole di mostro!’
E ripulì la bacchetta sui calzOni del bestione.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Come furono riusciti a farsi largo a spintOni tra una folla di Tassorosso agitatissimi, all'improvviso Harry afferrò il braccio di Ron.
‘M'è venuto in mente soltanto ora... Hermione!’ ‘Che cosa le è successo?’
‘Non sa del mostro’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Non chiederlo a me. Si dice che siano esseri veramente stupidi’ disse Ron. ‘Forse è stato Pix, per fare uno scherzo di Halloween’. Incontrarono vari gruppi di ragazzi che si affrettavano in direziOni diverse.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Hermione non si presentò alla lezione successiva e non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Mentre si avviavano verso la Sala Grande per la festa di Halloween, Harry e Ron sentirono Calì Patil dire alla sua amica Lavanda che Hermione stava piangendo nel bagno delle femmine e voleva essere lasciata in pace. A questa notizia, Ron si sentì ancora più imbarazzato, ma un attimo dopo erano nella Sala Grande, dove le decoraziOni per Halloween fecero loro dimenticare Hermione.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Forse per tutte le cose che aveva da fare, con gli allenamenti di Quidditch tre sere a settimana oltre alla gran quantità di compiti, Harry stentava a credere che fossero passati quasi due mesi da quando era arrivato a Hogwarts. Al castello, si sentiva come a casa sua, molto più di quanto non gli fosse mai accaduto a Privet Drive. Anche le leziOni stavano cominciando a diventare sempre più interessanti, ora che avevano imparato a padroneggiare le noziOni fondamentali.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Baston pescò dentro la cassa e tirò fuori la quarta e ultima palla. A confronto con la Pluffa e i Bolidi era piccola, delle dimensiOni di una grossa noce. Era d'oro lucente e aveva due tremule alucce d'argento.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Questo’ disse Baston, ‘è il Boccino d'Oro, ed è la palla più importante di tutte. molto difficile prenderla perché è velocissima e non si distingue bene. Compito del Cercatore è acchiapparla. Tu devi muoverti a zigzag tra Cacciatori, Battitori, Bolidi e Pluffa per prendere il Boccino prima del Cercatore dell'altra squadra, perché chi lo prende per primo guadagna alla sua squadra altri centocinquanta punti, e quindi la squadra vince quasi sempre. Ecco perché ai Cercatori vengono fischiati tanti falli. Una partita di Quidditch termina soltanto quando il Boccino viene acchiappato, e quindi può andare avanti per intere settimane... Mi pare che il record sia stato di tre mesi, e hanno dovuto fare continue sostituziOni perché i giocatori potessero riposarsi un po'. Questo è tutto. Domande?’
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘Tre Cacciatori’ ripeté Harry, mentre Baston tirava fuori una palla di colore rosso brillante, all'incirca delle dimensiOni di un pallone da calcio.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Aprì la cassetta che conteneva quattro palle di dimensiOni diverse. ‘Bene’ disse Baston. ‘Ora, il Quidditch è abbastanza facile da capire, anche se giocare non lo è altrettanto. Ci sono sette giocatori per parte. Tre di loro si chiamano Cacciatori’.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Quel giorno, Harry ebbe molte difficoltà a rimanere concentrato sulle leziOni. Continuava ad andare con la mente al dormitorio dove si trovava il suo manico di scopa nuovo fiammante, riposto sotto il letto, o a vagare per il campo di Quidditch dove quella sera avrebbe imparato a giocare. Trangugiò la cena senza neanche far caso a quel che stava mangiando e poi si precipitò su per le scale, seguito da Ron, per andare a scartare finalmente la sua Nimbus Duemila.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   Lasciarono la sala velocemente, impazienti di scartare il pacco in separata sede prima dell'inizio delle leziOni, ma nella sala d'ingresso trovarono l'accesso alle scale sbarrato da Tiger e Goyle. Malfoy afferrò il pacco dalle mani di Harry e cominciò a tastarlo.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   ‘una cosa o molto preziosa o molto pericolosa’ commentò Ron. ‘O tutt'e due’ concluse Harry.
Ma dal momento che l'unica informazione certa che avevano sull'oggetto misterioso erano le sue dimensiOni, circa sei centimetri di lunghezza, senza ulteriori indizi, non avevano molte possibilità di indovinare che cosa fosse.
Halloween (Cap. 10 Harry Potter 1)

   I Serpeverde esultavano. Nessuno sembrava essersi accorto che la scopa di Harry si stava comportando in modo strano. Lentamente, a sbalzi e a strattOni, lo stava trasportando sempre più in alto, lontano dal gioco.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Poi accadde di nuovo. Era come se la scopa stesse cercando di disarcionarlo. Ma una Nimbus Duemila non decideva da sola, tutto d'un tratto, di disarcionare il suo cavaliere. Harry cercò di tornare indietro verso i pali della porta del Grifondoro; aveva una mezza idea di chiedere a Baston di far fischiare un intervallo. Ma poi si rese conto che la scopa non rispondeva assolutamente più ai comandi. Non riusciva a sterzare. Non riusciva a dirigerla dove voleva. Zigzagava nell'aria dando dei violenti scossOni che stavano per disarcionarlo.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry seguì Fred e George fuori dagli spogliatoi sperando che le ginocchia non gli si piegassero per l'emozione ed entrò in campo salutato da grandi ovaziOni.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   fine. ‘Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste! Ecco dove stava andando quando lo abbiamo visto... sta cercando di impadrOnirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!’
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

    Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio di voci. Harry, Ron e Hermione sedevano insieme vicino a una finestra. Hermione stava correggendo i compiti di Incantesimi di Harry e Ron. Lei non avrebbe mai permesso che copiassero (‘Altrimenti, come imparate?’) ma chiedendole di correggerglieli, i due ragazzi riuscivano a ottenere comunque le soluziOni esatte.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   All'inizio di novembre cominciò a fare molto freddo. Le montagne intorno alla scuola si tinsero di un grigio glaciale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte le mattine il terreno era coperto di brina. Dalle finestre delle scale dei piani superiori si vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da Quidditch, infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti di pelo di cOniglio ed enormi stivali foderati di castoro. La stagione del Quidditch era iniziata. Quel sabato, Harry avrebbe giocato la sua prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro contro Serpeverde. Se avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei dormitori.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Harry stava scendendo in picchiata verso terra quando gli spettatori lo videro mettersi una mano a coppa sulla bocca come se stesse per dare di stomaco: cadde carpOni sul terreno di gioco, tossì... e qualcosa di dorato gli cadde in mano.
Il Quidditch (Cap. 11 Harry Potter 1)

   Quando finalmente Harry si alzò da tavola, era carico di tutti gli strani oggetti venuti fuori dalle confeziOni dei petardi, fra cui un pacchetto di palloncini luminosi a prova di spillo, un kit ‘fai-da-te’ per far spuntare le verruche e una scacchiera magica tutta nuova, completa di pezzi. I topolini bianchi erano scomparsi, e Harry fu assalito dall'atroce dubbio che potessero diventare il pranzo natalizio della gatta Mrs Purr.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Ehi, guarda... anche Harry ha un maglione alla Weasley!’
Fred e George indossavano due magliOni blu, uno con una grossa F in giallo, e l'altro con una G.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Madama Pince, la bibliotecaria, brandiva contro di lui un piumino per la polvere.
‘Allora farai meglio ad andartene. Fila... fuori!’
Rimpiangendo di non essere stato più veloce a inventare qualche scusa, Harry lasciò la biblioteca. Con Ron e Hermione aveva convenuto che era meglio non chiedere a Madama Pince dove poter trovare notizie su Flamel. Lei sarebbe stata certamente in grado di dirglielo, ma non potevano rischiare che le loro intenziOni giungessero all'orecchio di Piton.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Era vero che, da quando Hagrid se l'era fatto sfuggire di bocca, avevano sfogliato libri su libri in cerca di quel nome perché in quale altro modo avrebbero potuto scoprire che cosa stava cercando di rubare Piton? Il guaio era che non sapevano da dove cominciare, ignorando quel che Flamel poteva aver fatto per essere citato in un libro. Non compariva in Grandi maghi del ventesimo secolo, e neanche in Esponenti di rilievo della magia del nostro tempo; non era citato in Scoperte importanti della magia moderna, né in Rassegna dei recenti sviluppi della magia. E poi, naturalmente, c'era il problema delle dimensiOni della biblioteca; decine di migliaia di volumi; migliaia di scaffali, centinaia di stretti corridoi.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Quanti giorni mancano alle vacanze?’ chiese Hagrid.
‘Soltanto uno’ rispose Hermione. ‘E questo mi fa venire in mente... Harry, Ron, manca mezz'ora al pranzo, dobbiamo andare in biblioteca’.
‘Ah, già, è vero’ disse Ron distogliendo lo sguardo dal professor Vitious, che dalla sua bacchetta magica stava facendo uscire festOni di bolle che si depositavano sui rami del nuovo albero.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Su, basta coi musi, è quasi Natale!’ disse Hagrid. ‘Adesso sapete che cosa facciamo? Vi porto a vedere la Sala Grande. E' tutta una festa!’
Così, seguirono Hagrid e il suo albero fino alla Sala Grande, dove la professoressa Mcgranitt e il professor Vitious erano tutti indaffarati a sistemare le decoraziOni natalizie.
‘Ah, ecco Hagrid con l'ultimo albero... Mettilo in quell'angolo laggiù, ti spiace?’
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Quando lasciarono i sotterranei alla fine della lezione di PoziOni, i ragazzi trovarono un grosso abete che bloccava il corridoio. I due enormi piedi che sbucavano da sotto l'albero e il rumore ansimante fecero capire loro che dietro c'era Hagrid.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   ‘Mi dispiace proprio tanto’ disse un giorno Draco Malfoy, durante la lezione di PoziOni, ‘per tutti quelli che a Natale dovranno restare a Hogwarts perché a casa nessuno li vuole’.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Tutti quanti non vedevano l'ora che cominciassero le vacanze. Mentre nella sala di ritrovo di Grifondoro e nella Sala Grande ardevano fuochi scoppiettanti, i corridoi pieni di spifferi erano gelidi, e un vento sferzante faceva sbattere le imposte nelle aule. Il peggio erano le leziOni del professor Piton, che si tenevano nei sotterranei, dove il respiro si condensava in nuvolette e tutti cercavano di starsene il più vicino possibile ai calderOni bollenti.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

   Harry non sapeva se fosse tutta un'idea sua oppure no, ma gli sembrava di imbattersi in Piton dovunque andasse. A volte si chiedeva persino se Piton lo stesse pedinando, nel tentativo di sorprenderlo da solo. Le leziOni di PoziOni si stavano trasformando in una specie di tortura settimanale, tanto Piton lo assillava. Era mai possibile che avesse intuito che avevano scoperto la storia della Pietra Filosofale? Harry non capiva come, ma a volte aveva l'agghiacciante sensazione che Piton sapesse leggere nel pensiero.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   In quel preciso istante, Neville piombò nella sala di ritrovo. Non si capiva come avesse fatto a passare dal buco dietro il ritratto, perché aveva le gambe bloccate insieme da quello che riconobbero immediatamente come l'Incantesimo della Pastoia: probabilmente aveva fatto tutta la strada fino alla torre di Grifondoro a balzellOni, come un cOniglio.
Nicolas Flamel (Cap. 13 Harry Potter 1)

   A fine giornata, Harry e Hermione si precipitarono in infermeria dove trovarono Ron a letto, in condiziOni pietose.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Mi ha morso!’ disse mostrando loro la mano fasciata in un fazzoletto insanguinato. ‘Non riuscirò a tenere in mano una penna d'oca per una settimana. Ve lo dico io: il drago è l'animale più orribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un tenero cOniglietto bianco. Quando Norberto mi ha morso, Hagrid mi ha rimproverato che l'avevo spaventato. E quando sono uscito gli stava cantando la ninnananna’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   D'un colpo si udì raschiare e l'uovo si spaccò in due. Il draghetto cadde sul tavolo con un piccolo tonfo. Non era esattamente quel che si dice grazioso. A Harry parve assomigliasse a un piccolo ombrello nero tutto raggrinzito. Le ali, coperte da aculei, erano enormi a confronto del corpicino esile e nero come la pece. Aveva il muso allungato, narici larghe, due cornini appena accennati e sporgenti occhi aranciOni. Il draghetto starnutì e dal naso gli uscirono un paio di scintille.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma abbiamo le leziOni! Ci cacceremo nei guai, ed è ancora niente in confronto a quel che capiterà a Hagrid quando si scoprirà quel che sta facendo!’
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Ma è contro le nostre leggi’ disse Ron. ‘L'allevamento dei draghi è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli StregOni del 1709, questo lo sanno tutti. difficile non farsi notare dai Babbani se alleviamo un drago in giardino, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso. Dovreste vedere le bruciature che si è beccato Charlie in Romania coi draghi selvatici’.
Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia (Cap. 14 Harry Potter 1)

   ‘Sono certo che Fiorenzo era convinto di agire per il meglio’ disse con quella sua voce malincOnica.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Oh, be', parecchi... Per lo più se ne stanno per i fatti loro, ma per fortuna si fanno vivi, quando ho voglia di scambiare una parola con qualcuno. Badate bene, i centauri sono dei gran cervellOni... sanno un sacco di cose. Solo che non sono tanto chiacchierOni’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Buona sera a te, Hagrid’ disse Conan. Aveva una voce profonda e malincOnica. ‘Non è che volevi colpirmi?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Adesso credo proprio che ci penserete due volte, prima di violare di nuovo il regolamento della scuola, eh?’ fece in tono di scherno. ‘Se volete sapere come la penso io, i migliori insegnanti sono il lavoro duro e le puniziOni... proprio un peccato che non ne diano più spesso come una volta... Allora ti appendevano al soffitto per i polsi e ti ci lasciavano per qualche giorno! Ho ancora le catene in ufficio: le tengo ben oliate, nel caso che servano... Allora, andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se ci provate, sarà peggio per voi’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry era quasi contento che non mancasse molto agli esami. Aveva da ripassare un sacco di leziOni e questo distoglieva la sua mente dai guai. Lui, Ron e Hermione se ne stavano fra loro, studiavano fino a notte alta, cercando di mandare a memoria gli ingredienti di complicate poziOni, gli incantesimi e gli scongiuri di ogni genere, le date di grandi scoperte magiche e di rivolte di folletti...
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Anche Hermione e Neville se la passavano male. Non quanto Harry, perché non avevano neanche lontanamente la sua notorietà; ma nemmeno a loro nessuno rivolgeva più la parola. In classe, durante le leziOni, Hermione aveva smesso di attirare l'attenzione degli altri: stava a testa china e studiava in silenzio.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘DimissiOni?’ tuonò Baston. ‘E a che cosa servirebbero? Come facciamo a riacquistare punti, se non vinciamo a Quidditch?’
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Era un po' tardi per rimediare al danno, ma Harry giurò a se stesso che da allora in poi non si sarebbe più immischiato in cose che non lo riguardavano. Doveva piantarla di andarsene in giro di nascosto a cacciare il naso qua e là. Provava tanta vergogna che andò da Baston a offrirgli le sue dimissiOni dalla squadra di Quidditch.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   Harry incrociò lo sguardo di Neville e tentò di dirgli, sempre senza parlare, che non era vero, perché Neville aveva un'espressione attOnita e ferita. Povero Neville, sempre così maldestro! Harry sapeva bene quanto doveva essergli costato cercare di raggiungerli al buio per avvertirli.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘No’ rispose Harry, stupito da quella strana domanda. ‘Noi abbiamo usato soltanto il corno e i peli della coda, a lezione di PoziOni’.
La Foresta proibita (Cap. 15 Harry Potter 1)

   ‘Già’ fece Ron, ‘e fortuna che Hermione non perde mai la testa in situaziOni di emergenza... "Non c'è legna!"... ma insomma!’ ‘Da questa parte’ riprese Harry, additando l'unica via di uscita che si scorgesse: un passaggio fra due pareti di pietra.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Oh, mi scusi tanto, Eccellenza Sanguinaria!’ disse con voce untuosa. ‘stato un deplorevole errore... non l'avevo vista... E per forza non l'avevo vista: lei è invisibile... Signore, perdOni l'innocente scherzetto di un povero vecchietto...!’
‘Ho da fare qui, Pix’ fece Harry sempre gracchiando. ‘Per questa notte, veda di starsene alla larga’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Improvvisamente, Harry ebbe un'idea.
‘Pix’ disse piano, con voce roca e contraffatta, ‘il Barone Sanguinario ha le sue buone ragiOni per rendersi invisibile’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa; aveva le maniche e le gambe dei pantalOni arrotolate e stava sgusciando piselli in una grossa ciotola.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Harry annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa sensazione che c'era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò: ‘l'effetto degli esami. Io la notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle TrasfiguraziOni’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   ‘Rilassati, Harry: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c'è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di riprovarci. E prima che Hagrid abbandOni Silente, Neville avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch’.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Forse perché non avevano visto quel che aveva visto Harry nella foresta, o perché non avevano cicatrici brucianti in fronte, Ron e Hermione non sembravano altrettanto ossessionati di Harry dalla Pietra Filosofale. Naturalmente, il pensiero di Voldemort li atterriva, ma almeno non turbava i loro sonni, ed erano talmente impegnati a ripassare le leziOni che non avevano il tempo di scervellarsi a pensare che cosa potesse combinare Piton o chiunque altro.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

   Gli esami comprendevano anche esercitaziOni pratiche. Il professor Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per vedere se erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell'Ananasso sulla scrivania. La professoressa Mcgranitt li stette a guardare mentre trasformavano un topolino in una tabacchiera: se la tabacchiera era carina si guadagnavano punti, se aveva i baffi se ne perdevano. Piton li rese tutti nervosi fiatandogli nel collo mentre cercavano di ricordare come si fabbricava la pozione che fa dimenticare le cose.
La botola (Cap. 16 Harry Potter 1)

    «A volte» disse, «trovo difficile seguire le istruziOni del mio padrone… lui è un mago grande e potente, mentre io sono debole…».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    ‘Quel che voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo in questo momento’ pensava, ‘è trovare la Pietra prima di Raptor. Perciò se mi guardo nello specchio, dovrei vedermi nell’atto di trovarla… il che significa che dovrei vedere dove è nascosta! Ma come faccio a specchiarmi senza che Raptor capisca le mie intenziOni?’ Cercò di spostarsi verso sinistra per trovarsi di fronte allo specchio senza che Raptor lo notasse, ma le corde intorno alle caviglie erano troppo strette: incespicò e cadde. Raptor continuava a ignorarlo e a parlare tra sé e sé.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «La verità…» sospirò Silente. «È una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con grande cautela. In ogni caso, risponderò alle tue domande, a meno che non abbia ottime ragiOni per non farlo, nel qual caso ti prego di perdonarmi. Ma non mentirò».
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Hagrid!» disse Harry scosso, vedendo Hagrid tremare di pena e di rimorso, con i luccicOni che gli rotolavano giù per la barba. «Dài, Hagrid, l’avrebbe scoperto lo stesso. Parliamo di Voldemort: l’avrebbe scoperto anche senza che glielo dicessi tu!»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    A quel punto Harry gridò con quanto fiato aveva: «Voldemort!» Hagrid rimase talmente sconvolto che smise di piangere. «Io l’ho conosciuto, e lo chiamo per nome. Dài, Hagrid, consolati: abbiamo salvato la Pietra, ora non c’è più e lui non può usarla. Su, prendi una Cioccorana, ne ho a vagOni…»
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    Una boato di ovaziOni e battimani esplose dal tavolo di Serpeverde. Harry vide Draco Malfoy che batteva il suo calice sul tavolo, e quella visione lo fece star male.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ehm…» disse Silente, «ho alcune comunicaziOni dell’ultimo minuto da fare, a proposito del punteggio. Vediamo un po’. Ecco…
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ciò significa» riprese Silente sovrastando l’uragano di applausi dei Corvonero e dei Tassorosso, anche loro al settimo cielo per la sconfitta di Serpeverde, «ciò significa che dovremo ritoccare un po’ quelle decoraziOni
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    A Harry era passato di mente che non erano ancora usciti i risultati degli esami; ma quelli puntualmente arrivarono. Con loro grande sorpresa, sia lui che Ron erano stati promossi con ottimi voti; quanto a Hermione, com’era da prevedere, risultò l’alunna migliore dell’anno. Persino Neville riuscì a passare per il rotto della cuffia: i buOni voti che aveva preso in Erbologia avevano compensato quelli disastrosi in PoziOni. Avevano sperato che Goyle, stupido quasi quanto cattivo, venisse buttato fuori; ma anche lui venne promosso. Era un gran peccato ma, come disse Ron, nella vita non si poteva avere tutto.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ma mi hai preso per scemo?» ringhiò zio Vernon con un pezzetto di uovo fritto impigliato nei baffOni. «So bene cosa succederebbe a lasciar libero quell’animale».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Hogwarts gli mancava così tanto che era come avere costantemente mal di stomaco. Gli mancava il castello con i suoi passaggi segreti e i suoi fantasmi, le leziOni (anche se magari non quelle di Piton, il professore di PoziOni), la posta consegnata via gufo, i banchetti nella Sala Grande, i sonni nel suo letto a baldacchino nel dormitorio della torre, le visitine al guardiacaccia Hagrid nella capanna vicino alla foresta proibita, e soprattutto il Quidditch, lo sport più popolare nel mondo dei maghi (sei alti pali alle porte, quattro palle volanti e quattordici giocatori a cavallo di un manico di scopa).
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Dudley si tirò su i pantalOni che gli calavano sotto il sederone.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Aprì gli occhi. La luna splendeva attraverso l’inferriata. Ed effettivamente c’era qualcuno che lo fissava attOnito da dietro le sbarre: qualcuno con il viso coperto di lentiggini, i capelli rossi e un lungo naso.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    «E quando Tu-Sai-Chi scomparve» disse Fred girandosi per guardare in faccia Harry, «Lucius Malfoy tornò dicendo che lui non aveva mai avuto cattive intenziOni. Un mucchio di stupidaggini… Papà pensa che facesse parte della cerchia più stretta di Tu-Sai-Chi».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Aveva l’aria di essere stata, un tempo, un grosso porcile di pietra, ma qua e là erano state aggiunte delle stanze per un’altezza di diversi piani e, così contorta, la costruzione sembrava proprio reggersi in piedi per magia (il che, come Harry rammentò a se stesso, era probabilmente vero). Sul tetto rosso facevano capolino quattro o cinque comignoli. Su un’insegna sbilenca fissata a terra, vicino all’entrata, si leggeva: ‘La Tana’. Dietro alla porta principale, alla rinfusa, erano ammucchiati degli stivalOni di gomma e un calderone tutto arrugginito. Molte galline marrOni ben pasciute andavano beccando qua e là per l’aia.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Letti vuoti! Neanche un biglietto… L’auto sparita… Potevate esservi schiantati… Ero fuori di me dall’angoscia… Ma a voi che vi importava?… Mai in tutta la vita… Ma aspettate che vostro padre torni a casa. Bill, Charlie e Percy non ci hanno mai dato preoccupaziOni di questo genere…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Oh, è straordinario» disse. «Nessuno è più esperto di disinfestaziOni, è un libro meraviglioso…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «Sì, le ho viste quelle cose che loro scambiano per gnomi» disse Ron con la testa infilata in un cespuglio di peOnie. «Come tanti piccoli e grassi Babbo Natale con la canna da pesca…»
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Si udì un violento rumore di zuffa, il cespuglio di peOnie tremò tutto e Ron si raddrizzò: «Questo è uno gnomo» disse tutto serio.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    Harry entrò, sfiorando con la testa il soffitto spiovente, e sbatté gli occhi: era come entrare in una fornace. Quasi tutto, nella stanza di Ron, sembrava essere di un violento color arancio: il copriletto, le pareti, perfino il soffitto. Poi Harry si rese conto che Ron aveva ricoperto quasi completamente la consunta carta da parati con poster delle stesse sette persone, che salutavano animatamente, tutti con indosso sgargianti abiti aranciOni, e muniti di manici di scopa.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    «I CannOni di Chudley» disse Ron indicando il copriletto arancione guarnito con due ‘C’ gigantesche e una palla di cannone lanciata a tutta velocità. «Nona in classifica».
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

   La vita alla Tana era quanto di più diverso da Privet Drive si potesse immaginare. Ai Dursley piaceva che tutto fosse pulito e in ordine; la casa dei Weasley era tutta stranezze e imprevisti. Harry rimase scioccato la prima volta che, guardandosi allo specchio sul camino della cucina, quello gli gridò: «Infilati la camicia dentro i pantalOni, sciamannato!». Lo spiritello della soffitta ululava e batteva sui tubi ogni volta che gli pareva regnasse troppa calma, e le piccole esplosiOni provenienti dalla camera di Fred e George erano considerate perfettamente normali. Ma quello che Harry trovava estremamente insolito, per quanto riguardava la sua vita a casa di Ron, non erano lo specchio parlante e lo spiritello rumoroso: era la sensazione di essere simpatico a tutti.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry, Ron, Fred e George pensavano di risalire la collina fino a un piccolo campo recintato di proprietà dei Weasley. Era circondato da alberi che lo nascondevano alla vista del villaggio sottostante, il che significava potersi allenare a Quidditch, purché non volassero troppo alto. Non potevano usare vere palle da Quidditch perché se avessero raggiunto il villaggio in qualche lancio troppo audace sarebbe stato difficile dare spiegaziOni; così si esercitavano lanciandosi delle mele. A turno usavano la Nimbus Duemila, la scopa volante di Harry, che era la migliore di tutte; la vecchia Stella Cadente di Ron spesso veniva superata in volo da farfalle sfaccendate.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry non disse niente. Si sentiva un po’ a disagio. Chiusa nei sotterranei della Gringott, a Londra, c’era una piccola fortuna che i suoi genitori gli avevano lasciato. Naturalmente solo nel mondo dei maghi lui possedeva dei soldi; non era possibile usare galeOni, zellini e falci nei negozi dei Babbani. Non aveva mai parlato ai Dursley del suo conto in banca alla Gringott; era sicuro che il loro orrore per qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia sarebbe scomparso d’incanto di fronte a un bel gruzzolo d’oro.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Cercando disperatamente di tenere a memoria tutte quelle istruziOni, Harry prese un pizzico di Polvere Volante e si avvicinò al fuoco. Respirò profondamente, gettò la polvere tra le fiamme e fece un passo in avanti: il fuoco sembrava una brezza calda. Aprì la bocca e immediatamente inghiottì una gran quantità di cenere bollente.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Cominciarono a contrattare. Con un certo nervosismo Harry vide Draco avvicinarsi sempre più al suo nascondiglio, esaminando gli oggetti in vendita. Il ragazzo si fermò a guardare un lungo rotolo di corda per impiccagiOni e si soffermò a leggere, con un ghignetto, il cartellino appeso su una stupenda collana di opali: Attenzione: non toccare. Letale. Fino a oggi è costata la vita a diciannove Babbane che l’hanno posseduta.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Harry, Ron e Hermione si avviarono lungo l’acciottolato della via tortuosa. Le monete d’oro, d’argento e di bronzo tintinnavano allegramente nella borsa di Harry e reclamavano di essere spese. Fu cosi che comprò tre grossi gelati alla fragola e al burro di noccioline che divorarono tutti felici, gironzolando e guardando le vetrine. Ron si fermò estasiato di fronte a una divisa completa dei CannOni di Chudley esposta da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, finché Hermione non li trascinò a comprare inchiostro e pergamena al negozio accanto. Nella bottega di Scherzi da maghi incontrarono Fred, George e Lee Jordan che facevano rifornimento di Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e in un piccolo negozio di cianfrusaglie, pieno di bacchette magiche rotte, di traballanti bilance d’ottone e di vecchi mantelli tutti impataccati trovarono Percy, immerso nella lettura di un noiosissimo libretto dal titolo: Prefetti che hanno conquistato il potere.
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    «Ho sentito che è un momento di superlavoro, al Ministero» disse Malfoy. «Tutte quelle ispeziOni… Spero bene che le paghino gli straordinari!»
Alla libreria "Il Ghirigoro" (Cap. 4 Harry Potter 2)

    Ma dopo molte ore trascorse senza eventi degni di nota, Harry dovette ammettere che un po’ del divertimento era svanito. Le caramelle gli avevano messo una gran sete e loro non avevano niente da bere. Si erano tolti i magliOni, ma la T-shirt di Harry si appiccicava al sedile, e gli occhiali continuavano a scivolargli sulla punta del naso sudato. Le forme fantastiche delle nuvole non gli interessavano più, e pensava con nostalgia al treno che correva qualche miglio sotto di loro, dove una strega paffutella spingeva un carrello da cui si poteva comprare succo di zucca ghiacciato. Ma perché non erano riusciti a raggiungere il binario nove e tre quarti?
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Il professor Severus Piton era l’insegnante meno simpatico a Harry. E si dava il caso che Harry fosse lo studente meno simpatico a Piton. Crudele, sarcastico e sgradito a tutti, tranne agli studenti della sua Casa (Serpeverde), Piton insegnava PoziOni.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Piton tornò dieci minuti dopo e naturalmente con lui c’era la professoressa McGranitt. Sebbene Harry l’avesse vista arrabbiata in molte occasiOni, o aveva dimenticato quanto potessero diventare sottili le sue labbra, o non l’aveva mai vista tanto in collera. Nell’entrare, la McGranitt levò in aria la sua bacchetta magica. Harry e Ron indietreggiarono, ma lei la puntò semplicemente sul caminetto spento, dove subito guizzò il fuoco.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    «La CerimOnia dello Smistamento è terminata» disse la McGranitt. «Anche tua sorella è con i Grifondoro».
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Quando ebbero mangiato quanti più tramezzini potevano (il vassoio tornava a riempirsi da solo) si alzarono e lasciarono la stanza, percorrendo il familiare tragitto fino alla torre dei Grifondoro. Il castello era immerso nel silenzio; sembrava che la festa fosse terminata. Oltrepassarono i ritratti brontolOni e le armature cigolanti, salirono le anguste rampe della scala di pietra e finalmente raggiunsero il passaggio dove si trovava l’ingresso segreto alla torre dei Grifondoro, dietro al quadro a olio della Signora Grassa nel suo vestito di seta rosa.
Il Platano Picchiatore (Cap. 5 Harry Potter 2)

    Cadde un silenzio assoluto. La busta rossa, caduta dalla mano di Ron, prese fuoco e si contorse fino a ridursi in cenere. Harry e Ron sedevano attOniti, come se gli fosse passata sopra l’onda di un maremoto. Alcuni risero e lentamente si levò di nuovo un brusio di voci.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ma non ebbe tempo di rimuginare su questi pensieri; la professoressa McGranitt si stava avvicinando al tavolo del Grifondoro per distribuire gli orari delle leziOni. Harry prese il suo e vide che per cominciare avrebbero fatto due ore di Erbologia con i Tassorosso.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ci fu un mormorio di curiosità. Fino a quel momento avevano lavorato soltanto nella Serra numero Uno. Ma nella numero Tre c’erano piante molto più interessanti e pericolose. La professoressa Sprite si staccò dalla cintura una grossa chiave e aprì la porta. Harry percepì un odore di terra umida e di concime, che si mischiava al greve profumo di alcuni fiori giganti, delle dimensiOni di un ombrello, appesi al soffitto. Stava per entrare dietro a Ron e a Hermione quando Allock tese una mano verso di lui.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Al posto delle radici, dalla terra venne fuori un minuscolo neonato coperto di fango e terribilmente brutto. Le foglie gli spuntavano direttamente dalla testa. Aveva la pelle verdastra tutta chiazze ed era chiaro che stava urlando con quanta forza aveva nei polmOni.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Poiché le nostre mandragole sono solo piantine da semenzaio, il loro pianto ancora non uccide» disse tranquilla, come se non avesse fatto niente di più emozionante che annaffiare una begOnia. «Però possono mettervi fuori combattimento per molte ore e poiché sono sicura che nessuno di voi vuole perdersi il primo giorno di leziOni, quando ci lavorate assicuratevi di indossare correttamente i paraorecchi. Quando sarà ora di interrompere, vi farò il solito cenno.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Quell’Allock è veramente eccezionale, non trovate?» disse Justin garrulo mentre cominciavano a riempire i vasi di concime allo sterco di drago. «È un tipo terribilmente coraggioso. Avete letto i suoi libri? Io sarei morto di paura se fossi stato intrappolato in una cabina telefOnica da un lupo mannaro; ma lui no, ha mantenuto il sangue freddo e… zac… Semplicemente fantastico.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Dopo di che non ebbero molte altre occasiOni di parlare. Avevano indossato di nuovo i paraorecchi e dovevano concentrarsi sulle mandragole. A sentire la professoressa Sprite sembrava una cosa estremamente facile, ma non lo era affatto. Alle mandragole non piaceva venire fuori da sotto terra, ma non sembrava piacergli neanche tornarci dentro. Si dimenavano, scalciavano, battevano i piccoli pugni e digrignavano i denti; Harry passò dieci minuti buOni a cercare di cacciarne una particolarmente grassa in un vaso.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Le leziOni della professoressa McGranitt erano sempre pesanti, ma quel giorno fu particolarmente difficile. Tutto quel che Harry aveva imparato l’anno prima sembrava essergli uscito completamente dalla testa durante l’estate. Quel che gli veniva richiesto, quella mattina, era di trasformare uno scarafaggio in un bottone, ma riuscì solo a far fare un bel po’ di ginnastica al suo scarafaggio, che scorrazzava sulla scrivania evitando la sua bacchetta magica.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Scrivi a casa e fattene mandare un’altra» suggerì Harry, visto che la bacchetta emetteva una raffica di esplosiOni come petardi.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Scesero a pranzo, dove l’umore di Ron non migliorò di certo quando Hermione mostrò la manciata di perfetti bottOni da soprabito da lei prodotti durante la lezione di Trasfigurazione.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «E perché» chiese Ron strappandole di mano l’orario, «hai incorniciato tutte le leziOni di Allock con dei cuoricini?»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Tutto confuso, Colin afferrò maldestramente la macchina fotografica e scattò la foto proprio nel momento in cui suonava la campanella delle leziOni pomeridiane.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Oh, oh… quasi nessuno ricordava che il mio colore preferito è il lilla. Lo dico in Un anno con lo yeti. E poi alcuni di voi dovranno leggere con più attenzione A passeggio con i lupi mannari… Nel capitolo dodici dico chiaramente che il mio regalo di compleanno ideale sarebbe l’armOnia tra il popolo dei maghi e dei non maghi… anche se non rifiuterei una bella bottiglia di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio!»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «…invece, la signorina Hermione Granger sapeva che la mia ambizione segreta è di liberare il mondo dal maligno e mettere in vendita tutta la mia gamma di poziOni per la cura dei capelli. Brava ragazza! E infatti…» voltò il foglio del suo compito, «ha ottenuto il massimo dei voti! Dov’è la signorina Hermione Granger?»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    «Se fossi in te non ne sarei tanto sicuro» disse Allock scuotendo un dito ammOnitore in direzione del ragazzo. «Possono essere tipetti discretamente diabolici!»
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Ci fu un pandemOnio. I folletti schizzavano in tutte le direziOni come missili. Due di loro afferrarono Neville per le orecchie e lo sollevarono in aria. Molti si fiondarono contro le finestre, innaffiando di vetri rotti quelli dell’ultima fila. Gli altri si impegnarono a distruggere la classe meglio di un rinoceronte infuriato. Afferrarono i calamai e spruzzarono inchiostro dappertutto, ridussero a brandelli libri e fogli di carta, strapparono i quadri dalle pareti, rovesciarono il cestino della carta, afferrarono borse e libri e li scaraventarono fuori dalle finestre rotte; nel giro di pochi minuti metà della classe si riparava sotto i banchi e Neville oscillava appeso al candelabro sul soffitto.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

   Nei giorni successivi, Harry passò molto tempo a mimetizzarsi ogni volta che intravedeva Gilderoy Allock per un corridoio. Più difficile da evitare era Colin Canon, che sembrava avesse imparato a memoria i suoi orari. Niente sembrava emozionarlo di più del chiedergli sei o sette volte al giorno: «Tutto bene, Harry?» e del sentirsi rispondere da lui un lacOnico ed esasperato «Ciao, Colin».
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Ci vollero circa venti minuti per spiegare il primo grafico, ma sotto a quello ce n’era un altro e poi un terzo. Harry cominciò a sonnecchiare mentre Baston, con voce monotona, continuava le sue spiegaziOni.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Hagrid apparve all’istante; aveva un’aria immusOnita ma quando li vide si illuminò.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    «Credo che non ci sia altro da fare che aspettare che finiscano» disse Hermione ansiosa, osservando Ron. «Già è una magia difficile in condiziOni ottimali, figuriamoci con una bacchetta rotta…»
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Nel piccolo orto dietro alla capanna c’era una dozzina di zucche, le più grosse che Harry avesse mai visto. Avevano le dimensiOni di un macigno.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Le candele si consumavano lentamente e la loro luce tremula danzava sugli innumerevoli volti mobili di Allock che lo guardavano. Harry allungò la mano indolenzita su quella che doveva essere la millesima busta e scrisse l’indirizzo di VerOnica Smethley. ‘Dovrebbe essere quasi l’ora di andarsene’ pensò. ‘Dio mio, fa’ che stia per finire…’
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Harry fece un gran salto e sull’indirizzo di VerOnica Smethley cadde una grossa macchia d’inchiostro lilla.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Allock fissava Harry completamente attOnito.
Mezzosangue e mezze voci (Cap. 7 Harry Potter 2)

    Per giorni e giorni, gocce di pioggia grosse come pallottole picchiarono sulle finestre del castello; il livello del lago salì, le aiuole divennero rigagnoli fangosi e le zucche di Hagrid raggiunsero le dimensiOni di capanni da giardino. Ma l’entusiasmo di Oliver Baston nell’organizzare regolarmente gli allenamenti non venne meno; fu per questo motivo che in un tempestoso sabato pomeriggio, pochi giorni prima di Halloween, Harry fu visto far ritorno alla torre del Grifondoro fradicio fino al midollo e completamente inzaccherato.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Non ricordavo nessun incantesimo e in famiglia le mie poziOni erano una barzelletta. Ora, dopo il corso SpeedyMagic, sono diventata il centro dell’attenzione a tutti i ricevimenti e gli amici non fanno che chiedermi la ricetta del mio Decotto di Scintillazione!»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Darò una festa giù in una delle grandi sale dei sotterranei. Verranno amici da ogni parte. Sarebbe un tale onore se ci fossi anche tu! Anche il signor Weasley e la signorina Granger sarebbero i benvenuti, naturalmente… ma forse preferisci la festa della scuola?» e guardava Harry come fosse sui carbOni ardenti.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Ma chi può desiderare di festeggiare il giorno della propria morte?» chiese Ron che aveva fatto solo metà dei compiti di PoziOni ed era di umore piuttosto irritabile. «Mi sembra così deprimente…»
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Harry stava per raccontare a Ron e Hermione di Gazza e del corso SpeedyMagic quando d’un tratto la salamandra schizzò in aria con un fischio, scoppiettando e sprigionando botti e scintille, e cominciò a vorticare all’impazzata per la stanza. La vista di Percy che imprecava contro Fred e George fino a perdere la voce, lo spettacolo di stelle grosse come mandarini che piovevano dalla bocca della salamandra e la sua fuga nel fuoco, accompagnata da esplosiOni, fecero sparire sia Gazza che il corso SpeedyMagic dalla mente di Harry.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «Stai attento a non passare attraverso gli spettri» disse Ron nervoso, e si avviarono lungo il bordo della pista da ballo. Passarono accanto a un gruppo di malincOniche suore, a un uomo stracciato in catene e al Frate Grasso, un allegro fantasma del Tassorosso, che stava parlando con un cavaliere con una freccia conficcata in fronte. Harry non fu sorpreso di vedere che gli altri fantasmi facevano largo intorno al Barone Sanguinario, un fantasma dei Serpeverde, macilento, dallo sguardo fisso, coperto di macchie di sangue argenteo.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Il fantasma tarchiato di una ragazza si era avvicinato furtivamente. Aveva la faccia più malincOnica che Harry avesse mai visto, per metà nascosta dai capelli dritti come spinaci e da un paio di spessi occhiali periati.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    Troppo tardi. Un rombo, come tuOni in lontananza, annunciò la fine della festa. Dall’estremità del corridoio giunse lo scalpiccio di centinaia di piedi che salivano le scale e il cicaleccio soddisfatto di chi ha ben mangiato; un attimo dopo, gli studenti irruppero nel corridoio.
La festa di complemorte (Cap. 8 Harry Potter 2)

    «…Ricordo che a Ouagadougou è accaduto qualcosa di molto simile» diceva intanto Allock. «Una serie di aggressiOni: racconto tutto nella mia autobiografia. Allora riuscii a dare agli abitanti alcuni amuleti che risolsero la situazione una volta per tutte…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Fino a prova contraria» disse Piton glaciale, «l’esperto di PoziOni in questa scuola sono io».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    L’attentato aveva avuto ripercussiOni anche su Hermione che aveva sempre letto moltissimi libri, ma ora non faceva quasi più nient’altro. Né Harry né Ron riuscivano a farle spiccicare parola quando le chiedevano cosa avesse in mente. Questo fino al mercoledì successivo, quando lo scoprirono.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Harry era stato trattenuto alla lezione di PoziOni, dove Piton lo aveva incaricato di ripulire le scrivanie dai vermi. Dopo un pranzo veloce Harry si era avviato di sopra per incontrarsi con Ron in biblioteca, quando si vide venire incontro Justin Finch-Fletchley del Tassorosso, di ritorno dalla lezione di Erbologia. Harry aveva appena aperto bocca per salutarlo, ma Justin, scorgendolo, gli aveva voltato d’improvviso le spalle ed era scappato nella direzione opposta.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non c’è più una copia dispOnibile di Hogwarts: storia di una Scuola di Magia» disse andandosi a sedere vicino ai suoi amici. «E c’è una lista d’attesa di due settimane. Come vorrei non aver lasciato la mia a casa! Ma con tutti quei libri di Allock non sono riuscita a farlo entrare nel baule!»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Storia della Magia era la materia più noiosa del programma. La teneva il professor Rüf, l’unico insegnante fantasma, e la cosa più eccitante mai accaduta durante le sue leziOni era il suo ingresso in aula attraverso la lavagna. Decrepito e avvizzito, molti dicevano che non si era accorto di essere morto. Era accaduto semplicemente che un giorno, alzatosi per andare a lezione, aveva lasciato il proprio corpo su una poltrona davanti al camino, nella stanza dei professori; ma anche così, le sue abitudini non erano minimamente cambiate.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «La mia materia è Storia della Magia» disse con la sua vocetta secca. «Io mi occupo di fatti, signorina Granger, non di miti e leggende». Si schiarì la gola con un piccolo schiocco, come di un gessetto che si spezzasse, e proseguì: «Nel settembre di quello stesso anno, un sotto-comitato di stregOni sardi…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    S’interruppe, volse intorno alla stanza uno sguardo opaco e proseguì: «Per alcuni anni, i quattro fondatori lavorarono insieme in grande armOnia, andando in cerca di giovani che mostrassero doti magiche e portandoli al castello per educarli. Ma un giorno tra loro nacquero dei dissapori. Fra Serpeverde e gli altri cominciò a crearsi una spaccatura. Serpeverde voleva essere più severo nella scelta degli studenti da ammettere a Hogwarts. Era convinto che il sapere magico dovesse essere custodito nelle famiglie di maghi. Non gli piaceva prendere studenti nati in famiglie di Babbani: li riteneva inaffidabili. Dopo qualche tempo, tra Grifondoro e Serpeverde scoppiò una gravissima lite al riguardo e Serpeverde lasciò la scuola».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Il professor Rüf concluse il racconto nel silenzio generale, ma non era il solito silenzio sonnacchioso, tipico delle sue leziOni. Gli alunni continuavano a fissarlo sperando che la storia avesse un seguito, ma nell’aria si avvertiva un certo disagio. Il professore aveva un’aria lievemente annoiata.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Senza dubbio, si tratta di stupidaggini belle e buone» disse. «Naturalmente la scuola è stata perquisita molte volte in lungo e in largo dai maghi e dalle streghe più colti per trovare la prova dell’esistenza di un luogo simile. Ma quella stanza non esiste. È una storia che si racconta per spaventare i credulOni».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Non lo sapevo» disse Hermione guardandolo sorpresa. «Hai maneggiato ragni migliaia di volte, nelle poziOni…»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    Era il bagno più squallido e deprimente dove Harry avesse mai messo piede. Sotto un grosso specchio rotto e macchiato c’era una fila di lavandini in pietra sbreccati. Il pavimento era bagnaticcio e rifletteva la luce fioca di alcuni mozzicOni di candela; le porte di legno dei gabinetti erano graffiate e scorticate e una ciondolava fuori dai cardini.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Ma allora chi può essere?» disse a bassa voce, come riprendendo una conversazione interrotta poco prima. «Chi può volere che tutti i Maghinò e i figli dei Babbani abbandOnino Hogwarts?»
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Pensi proprio che durante le leziOni di PoziOni non abbiamo niente di meglio da fare che ascoltare Piton?» borbottò Ron.
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

    «Dopo un po’ svanisce da sola» disse Hermione con un gesto d’impazienza. «Resta il fatto che impadrOnirsi della ricetta sarà molto difficile. Piton ha detto che si trova in un libro intitolato De Potentissimis PotiOnibus, che viene custodito nel Reparto Proibito della biblioteca».
La scritta sul muro (Cap. 9 Harry Potter 2)

   Dal giorno del disastroso episodio con i Folletti della Cornovaglia Allock non aveva più portato in classe creature vive. Ora leggeva agli alunni brani dai suoi libri e a volte inscenava alcuni degli episodi più drammatici. In genere chiamava Harry a farsi aiutare in queste ricostruziOni; fino a quel momento Harry era stato costretto a recitare la parte di un contadino sempliciotto della Transilvania che Allock aveva curato per un Incantesimo Tartagliante, uno yeti incimurrito e un vampiro che da quando Allock gli aveva prestato le sue cure non era riuscito a mangiare nient’altro che lattuga.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    «De Potentissimis PotiOnibus?» ripeté sospettosa cercando di prendere il biglietto dalle mani di Hermione, che non voleva mollarlo.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Cinque minuti dopo erano barricati di nuovo nel bagno ‘guasto’ di Mirtilla Malcontenta. Hermione aveva scartato le obieziOni di Ron spiegando che era l’ultimo posto dove chiunque sano di mente sarebbe andato, e che quindi potevano contare su una certa riservatezza. Mirtilla stava piangendo rumorosamente nel suo gabinetto, ma la ignorarono e lei fece altrettanto.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Hermione aprì cautamente il tomo e tutti e tre si chinarono sulle pagine macchiate di umidità. Bastò un’occhiata per capire perché venisse custodito nel Reparto Proibito. Alcune poziOni avevano effetti raccapriccianti soltanto a pensarli e c’erano alcune illustraziOni molto sgradevoli, tra cui quella di un uomo che sembrava fosse stato rivoltato come un guanto, e di una strega sulla cui testa spuntavano numerose paia di braccia.
Il bolide fellone (Cap. 10 Harry Potter 2)

    Nel frattempo, all’insaputa dei professori, fra gli studenti prendeva piede un fiorente commercio di talismani, amuleti e altre proteziOni. Neville Paciock acquistò una grossa cipolla verde e maleodorante, un cristallo appuntito color viola e una coda di tritone putrefatta prima che i suoi compagni del Grifondoro gli spiegassero che lui non correva pericolo: essendo un purosangue, era assai improbabile che venisse aggredito.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Quel che ci serve» disse Hermione animatamente mentre si avvicinava la doppia lezione di PoziOni del giovedì pomeriggio, «è distrarlo. A quel punto, uno di noi sgattaiola nel suo ufficio e prende gli ingredienti».
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Harry sorrise debolmente. Provocare confusione di proposito durante la lezione di PoziOni di Piton era pericoloso almeno quanto cacciare un dito nell’occhio di un drago addormentato.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Le leziOni di PoziOni si tenevano in una vasta sala dei sotterranei. Quel giovedì pomeriggio la lezione si svolse nel modo consueto. Venti calderOni fumanti erano stati sistemati fra i banchi di legno, su cui erano poggiate bilance d’ottone e i barattoli degli ingredienti necessari. Piton si aggirava in mezzo a tutto quel fumo, facendo osservaziOni pungenti sul lavoro dei Grifondoro, mentre i Serpeverde sogghignavano in segno di approvazione. Draco Malfoy, che era il cocco del professore, continuava a lanciare occhi di pesce-palla su Ron e Harry, il quale sapeva che qualsiasi rappresaglia sarebbe costata loro una punizione immediata.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Quando tutti ebbero sorseggiato l’antidoto e fu posto rimedio alle varie tumefaziOni, Piton si avvicinò al calderone di Goyle e trovò i resti contorti del fuoco d’artificio. Di colpo cadde il silenzio.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Hanno fondato il Club dei Duellanti!» esclamò Seamus. «Il primo incontro è per questa sera! Non mi dispiacerebbe prendere leziOni di duello; coi tempi che corrono, potrebbe tornare utile…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Permettete che vi presenti il mio assistente, il professor Piton» continuò Allock con un largo sorriso stampato in faccia. «Mi dice di intendersi un po’ dell’arte del duello e molto sportivamente ha accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di iniziare. Niente paura, ragazzi… quando avrò finito avrete ancora il vostro insegnante di PoziOni tutto intero, non temete!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Ecco fatto!» disse mentre tornava sul palco barcollando. «Questo era un Incantesimo di Disarmo… come potete vedere, ho perso la bacchetta magica… ah, grazie signorina Brown. Sì, ottima idea davvero, mostrargli questo, professor Piton, ma non se la prenda se le dico che le sue intenziOni erano molto evidenti. Avrei potuto fermarla in qualsiasi momento. Ma ho pensato che fosse più istruttivo che i ragazzi vedessero…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Piton aveva uno sguardo omicida. Probabilmente Allock se ne rese conto, perché soggiunse: «Basta con le dimostraziOni! Ora io passo in mezzo a voi e formerò delle coppie. Professor Piton, se vuole aiutarmi…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ron lo trascinò fuori dalla sala e Hermione li seguì. Quando attraversarono il portone, tutti si ritrassero facendogli ala, come se temessero di prendersi un contagio. Harry non aveva la più pallida idea di quel che stesse accadendo, e Ron e Hermione non gli diedero spiegaziOni fino a che non lo ebbero trascinato nella sala di ritrovo del Grifondoro. Allora Ron lo costrinse a sedere in poltrona e disse: «Tu sei un Rettilofono… Perché non ce l’hai detto?»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Proprio così» confermò Ron. «E ora tutta la scuola penserà che tu sei il suo pro-pro-pro-prOnipote o qualcosa del genere…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Il castello, che già normalmente era buio anche di giorno, quella mattina lo era ancor più del solito per via della fitta neve grigia che fioccava, oscurando tutte le finestre. Scosso da un brivido, Harry passò davanti alle classi dove si tenevano le leziOni, cercando di capire che cosa stesse accadendo dentro. La professoressa McGranitt stava rimproverando qualcuno che, a quanto pareva, aveva trasformato il suo amico in un tasso. Resistendo all’impulso di entrare a dare un’occhiata Harry passò oltre, pensando che forse Justin aveva deciso di sfruttare l’ora libera per portarsi avanti con i compiti per l’indomani, e decise di andare a vedere prima in biblioteca.
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    «Lo ha mancato di poco» replicò Ernie. «E nel caso tu ti stessi facendo venire in mente qualche strana idea» si affrettò a soggiungere, «posso dirti che per quanto indietro tu voglia risalire nell’albero genealogico della mia famiglia non troverai altro che generaziOni di streghe e di maghi, e che il mio sangue è purissimo, quindi…»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Poi si interruppe, facendo un salto mortale a mezz’aria. Da sotto in su, vide Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa. Tornò in posizione eretta, si riempì i polmOni d’aria e prima che Harry potesse fermarlo cominciò a gridare: «ATTENTATO! ATTENTATO! NÉ MORTALI NÉ FANTASMI SONO AL SICURO! METTETEVI IN SALVO! ATTENTATOOOOOO!»
Il Club dei Duellanti (Cap. 11 Harry Potter 2)

    Ridacchiò di fronte all’aria attOnita di Harry.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Gli altri regali di Natale furono molto più gratificanti. Da Hagrid ricevette una grossa scatola di caramelle mou, che Harry mise ad ammorbidire davanti al fuoco; Ron gli aveva regalato un libro intitolato I Magnifici Sette, pieno di aneddoti interessanti sulla sua squadra del cuore; Hermione gli aveva comperato una lussuosa penna d’aquila. Nell’ultimo pacco Harry trovò un altro dei famosi magliOni fatti a mano dalla signora Weasley e un grosso ciambellone. Mentre sistemava il suo bigliettino di auguri fu assalito di nuovo dai sensi di colpa al pensiero dell’automobile del signor Weasley, che da quando era andata a schiantarsi contro il Platano Picchiatore non s’era vista più, e di tutto quel po’ po’ di regole che lui e Ron stavano organizzando di infrangere.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    La Sala Grande era uno splendore. Non solo era addobbata con una dozzina di alberi di Natale coperti di ghiaccio e con grossi festOni di agrifoglio e di vischio che andavano da una parte all’altra del soffitto, ma dall’alto fioccava anche neve magica, calda e asciutta. Silente diresse il canto corale di alcune delle sue carole preferite, mentre Hagrid, man mano che tracannava grog, batteva il tempo sempre più freneticamente. Percy non s’era accorto che Fred aveva fatto un incantesimo al suo cartellino di Prefetto, su cui ora si leggeva ‘Perfetto’, e continuava a chiedere che avessero tanto da ridere. Dalla tavola dei Serpeverde, Draco Malfoy, con voce stentorea, faceva commenti maligni sul maglione nuovo di Harry, ma lui lo ignorava. Con un po’ di fortuna, di lì a poche ore lo avrebbe sistemato a dovere.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    «Sono sicura di aver fatto tutto a dovere» disse nervosamente Hermione, scorrendo ancora una volta la pagina impataccata del De Potentissimis PotiOnibus. «Mi sembra che il libro dica che… dopo averla bevuta, avremo esattamente un’ora prima di riprendere le nostre sembianze».
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Immediatamente sentì torcersi le budella come se avesse inghiottito dei serpenti vivi: piegato in due, si chiedeva quando avrebbe vomitato; poi si sentì bruciare tutto, dallo stomaco fino alla punta delle dita delle mani e dei piedi. Un attimo dopo ebbe l’orribile sensazione di sciogliersi, come se tutta la pelle fosse fatta di cera bollente, e davanti agli occhi le mani crebbero, le dita s’ingrossarono, le unghie si allargarono e le nocche si gonfiarono come bullOni. Le spalle gli si stirarono dolorosamente e dal prurito sulla fronte capì che i capelli gli stavano crescendo quasi attaccati alle sopracciglia; il torace gli si allargò come un barile a cui saltassero i cerchiOni, gli abiti si strapparono; aveva i piedi doloranti per via delle scarpe, che erano di quattro misure più piccole…
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Così com’era iniziato, tutto cessò di colpo. Harry si stese faccia a terra sul freddo pavimento di pietra, ascoltando il cupo gorgogliare di Mirtilla. Si tolse le scarpe con difficoltà e si alzò in piedi. Dunque, ecco come ci si sentiva nei panni di Goyle. Con la grossa mano tremante si tolse i calzOni che gli arrivavano due palmi sopra le caviglie, si infilò quelli nuovi e si allacciò le scarpe di Goyle, che sembravano due barche. Fece per togliersi i capelli dagli occhi, ma sentì soltanto peli ispidi e corti che gli crescevano lungo la bassa attaccatura della fronte. Poi si rese conto che gli occhiali gli davano fastidio, perché ovviamente Goyle non ne aveva bisogno. Se li tolse e chiese: «Tutto bene, voi due?» con la voce bassa e gracchiante di Goyle.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Arthur Weasley, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, ha ricevuto oggi una multa di cinquanta GaleOni per aver stregato un’automobile dei Babbani.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Lucius Malfoy, membro del Consiglio di amministrazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove l’automobile stregata si è schiantata all’inizio di quest’anno, ha chiesto le dimissiOni del signor Weasley.
La Pozione Polisucco (Cap. 12 Harry Potter 2)

    Ron indicò il tavolo degli insegnanti, troppo disgustato per parlare. Allock, che indossava un abito dello stesso colore rosa acceso delle decoraziOni, stava agitando le braccia per chiedere silenzio. Gli insegnanti che sedevano al suo fianco erano impassibili, come pietrificati. Dal punto dove si trovava, Harry vedeva un muscolo contrarsi sulla guancia della McGranitt. Quanto a Piton, pareva gli avessero propinato un bel bicchierone di Ossofast.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Ma con sua grande delusione Riddle non lo condusse in un passaggio nascosto o in un tunnel segreto, ma semplicemente nel sotterraneo dove Piton teneva le sue leziOni di PoziOni. Le torce non erano accese e quando Riddle entrò richiudendo la porta quasi del tutto Harry non vedeva più altri che lui, immobile, mentre sorvegliava il corridoio.
Il diario segretissimo (Cap. 13 Harry Potter 2)

    Quasi quasi, Harry avrebbe preferito non scoprire come funzionava il diario di Riddle. Ron e Hermione gli fecero ripetere un’infinità di volte quel che aveva visto e a lui era venuta la nausea di quei racconti e anche delle lunghe e inconcludenti conversaziOni che ne seguivano.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Io voglio solo smettere PoziOni» disse Harry.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    La prossima partita di Quidditch il Grifondoro l’avrebbe giocata contro i Tassorosso. Baston insisteva per allenare la squadra tutte le sere dopo cena, per cui Harry non aveva tempo per altro che non fossero il Quidditch e i compiti. Ma le sessiOni di allenamento stavano migliorando, o quantomeno si facevano più all’asciutto, e la sera della vigilia dell’incontro Harry salì nel suo dormitorio per posare il manico di scopa con la sensazione che le probabilità dei Grifondoro di vincere la coppa non erano mai state tanto alte.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «CondiziOni perfette per il Quidditch» disse Baston entusiasticamente al tavolo della colazione, riempiendo di uova strapazzate i piatti dei giocatori. «Dacci dentro, Harry, devi fare una colazione decente».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Aveva appena lasciato la Sala Grande insieme a Ron e Hermione per andare a prendere il suo equipaggiamento da Quidditch, quand’ecco che un’altra angoscia si aggiunse al già nutrito elenco delle sue preoccupaziOni. Non aveva fatto in tempo a poggiare un piede sul primo gradino della scala di marmo che la udì di nuovo: «Uccidere adesso… fare a pezzi… squartare…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Le squadre entrarono in campo tra uno scrosciare di applausi. Oliver Baston decollò per un volo di riscaldamento intorno ai pali delle porte, Madama Bumb mise in campo le palle. I Tassorosso, che giocavano in tuta giallo canarino, riuniti a capannello, stavano terminando le consultaziOni sulla tattica di gioco.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Lei lo ignorò e continuò a parlare al megafono: «Tutti gli studenti tornino nelle sale comuni delle rispettive Case, dove i Responsabili forniranno ulteriori informaziOni. Più in fretta possibile, per favore!»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Madama Chips era china su una ragazza del quinto anno dai lunghi capelli ricciuti. Harry la riconobbe per la Corvonero cui avevano chiesto casualmente informaziOni sulla sala di ritrovo dei Serpeverde. E sul letto vicino al suo c’era…
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Vi scorterò fino alla Torre del Grifondoro» disse la McGranitt cupa. «In ogni caso, devo fare alcune comunicaziOni agli studenti.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «D’ora in avanti, tutti gli studenti rientreranno nelle sale comuni entro le sei di sera. Nessuno di loro dovrà lasciare il dormitorio dopo quell’ora. Un insegnante vi scorterà alle leziOni. Nessuno studente deve usare il bagno se non è accompagnato da un insegnante. Tutti gli allenamenti e le partite di Quidditch dovranno essere rinviati. Le attività serali sono soppresse».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Brutta faccenda, Hagrid» disse Caramell con voce piuttosto secca. «Bruttissima faccenda. Dovevo venire. Quattro aggressiOni a figli di Babbani. Si è passato ogni limite. Il Ministero deve intervenire».
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    «Cerca di metterti nei miei panni» disse Caramell giocherellando con la bombetta. «Io sto ricevendo un mucchio di pressiOni. Bisogna far vedere che si sta facendo qualcosa. Se si scopre che non è stato Hagrid lo rimandiamo a casa e non se ne parla più. Ma devo prenderlo. Devo. Non farei il mio dovere se…»
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

    Una sola persona sembrava godere dell’atmosfera di terrore e di sospetto: Draco Malfoy se ne andava in giro tutto tronfio come se fosse stato appena nominato Caposcuola. Harry comprese cosa lo rendeva tanto contento solo durante la lezione di PoziOni, una quindicina di giorni dopo che Silente e Hagrid se n’erano andati, quando, seduto proprio dietro di lui, lo udì per caso gongolare malignamente con Tiger e Goyle.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Strano che i mezzosangue non abbiano ancora fatto le valige» proseguì Malfoy. «Scommetto cinque galeOni che il prossimo morirà. Peccato non sia toccato alla Granger…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry preferì non rispondere a questa domanda, e invece disse: «Ci sono anche cose benevole, là dentro. I centauri sono buOni e anche gli unicorni sono buOni».
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Harry si fermò cercando di individuare in quale direzione andassero, ma fuori del piccolo fascio di luce della sua bacchetta era buio pesto. Non si era mai addentrato così tanto nella foresta. Nella sua mente era vivissimo il ricordo dell’ultima volta che c’era stato, e di Hagrid che lo ammOniva a non abbandonare il sentiero. Ora, invece, Hagrid era lontano centinaia di chilometri, probabilmente chiuso in una cella di Azkaban, e per giunta gli aveva detto di seguire i ragni.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Con la testa ciondolOni, Harry vide la cosa che lo aveva ghermito camminare su otto zampe lunghissime e pelose: le due anteriori lo tenevano stretto sotto un paio di chele nere e lucenti. Dietro di sé avvertiva la presenza di un’altra creatura simile, che doveva certamente trasportare Ron. Si stavano inoltrando sempre più nel folto della foresta. Harry sentiva Thor che lottava per liberarsi da un terzo mostro, abbaiando forte. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto gridare; gli sembrava che la sua voce fosse rimasta con l’automobile, nella radura.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Ragni. Non ragni piccoli come quelli che si arrampicavano sulle foglie sottostanti. Ragni delle dimensiOni di cavalli da tiro, con otto occhi e otto zampe, neri, pelosi, giganteschi. L’enorme esemplare che lo stava trasportando imboccò la ripida discesa, diretto verso una ragnatela a cupola, avvolta nella caligine, proprio al centro della cavità, mentre i suoi compagni si richiudevano a cerchio schioccando le chele, eccitati alla vista del suo carico.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Il ragno mollò la presa e Harry cadde a terra carpOni. Poi caddero anche Thor e Ron. Thor, che non latrava più, si rannicchiò là dove si trovava. Ron era l’immagine vivente di come si sentiva Harry: la bocca spalancata in una sorta di grido senza voce e gli occhi fuori dalle orbite.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    E dal bel mezzo della caliginosa ragnatela a cupola, molto lentamente, emerse un ragno dalle dimensiOni di un piccolo elefante. La schiena e le zampe erano grigie, e sulla testa orribile, fornita di chele, spiccavano gli occhi color bianco latte. Era cieco.
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    «Ma allora… Tu conosci la cosa che ha ucciso la ragazza?» chiese Harry. «Perché, di qualsiasi cosa si tratti, è tornata e le aggressiOni sono ricominciate…»
Aragog (Cap. 15 Harry Potter 2)

    Impegnare nello studio! A Harry non era mai passato neanche per la testa che in quelle condiziOni ci potessero essere gli esami. La classe insorse, cosa che rese ancora più inflessibile la professoressa McGranitt.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Le istruziOni del professor Silente sono di mantenere il normale andamento della scuola» disse. «E non serve ricordarvi che ciò significa verificare quanto avete appreso quest’anno».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Harry abbassò lo sguardo sui due cOnigli bianchi che avrebbe dovuto trasformare in pantofole. Che cosa aveva imparato, quell’anno? Non gli venne in mente niente che gli potesse tornare utile a un esame.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Dei molti, spaventosi animali e mostri che popolano la nostra terra, nessuno è più insolito e micidiale del Basilisco, noto anche come il Re dei Serpenti. Questo serpente, che può raggiungere dimensiOni gigantesche e che vive molte centinaia di anni, nasce da un uovo di gallina covato da un rospo. Esso uccide in modo portentoso: oltre alle zanne, che contengono un potente veleno, anche lo sguardo del Basilisco provoca morte istantanea. I ragni fuggono davanti al Basilisco, perché è il loro nemico mortale e il Basilisco fugge solo quando ode il canto del gallo, che gli è fatale.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    In calce c’era scritta una sola parola, con una calligrafia che Harry riconobbe per quella di Hermione: TubaziOni.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «TubaziOni» disse. «TubaziOni… Ron, ha usato l’impianto idraulico. La sua voce io l’ho sentita dentro i muri…»
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    «Professore, abbiamo alcune informaziOni da darle» disse Harry. «Pensiamo che potrebbero esserle utili».
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Fu come scivolare lungo una pista viscida e senza fondo. Vide altri tubi diramarsi in tutte le direziOni, ma nessuno era grosso come il loro, ripido, tutto curve e giravolte. Capì che stavano sprofondando sotto il livello della scuola, addirittura oltre quello dei sotterranei. Dietro sentiva Ron che, a ogni curva, urtava leggermente contro le pareti.
La Camera dei Segreti (Cap. 16 Harry Potter 2)

    Dovette piegare indietro il collo per riuscire a intravedere il volto gigantesco che lo sovrastava: era il volto antico e scimmiesco di un vecchio mago, con una lunga barba rada che gli arrivava quasi fino all’orlo della veste scolpita, lunga fino a terra, e due enormi piedi grigi che poggiavano sul pavimento levigato della stanza. Tra i piedi, giaceva boccOni una figurina vestita di nero dai capelli rosso fiamma.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Tom… TOni Riddle?»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Indicò il pavimento, in direzione dei piedi giganteschi della statua. Lì accanto, aperto, c’era il piccolo diario nero che Harry aveva trovato nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Per un attimo, il ragazzo si chiese come avesse fatto ad arrivare fin lì… ma c’erano questiOni più urgenti da affrontare.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Il diario» rispose Riddle. «Il mio diario. Sono mesi che la piccola Ginny ci scrive fiumi di parole, raccontandomi tutte le sue lacrimevoli preoccupaziOni e angosce: che i suoi fratelli la prendono in giro, che è dovuta venire a scuola con abiti e libri di seconda mano, che…» — e qui gli occhi di Riddle mandarono un lampo — «…che non pensava di riuscire mai a piacere al famoso, al bravo, al grande Harry Potter…»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E invece sì» riprese Riddle con calma. «Naturalmente all’inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi potuto leggere le annotaziOni che scriveva via via sul diario… Col tempo, sono diventate sempre più interessanti… ‘Caro Tom’ recitò fissando il volto inorridito di Harry ‘credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me… Oggi c’è stata un’altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo… Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!’»
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    Apparve un uccello vermiglio delle dimensiOni di un cigno, che riempiva la stanza del suo canto arcano, fino alle volte del soffitto. Aveva una coda d’oro scintillante lunga quanto quella di un pavone e due artigli, anche quelli d’oro lucente, tra cui stringeva un fagotto cencioso.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «E così tua madre è morta per salvarti? Sì, devo ammettere che si tratta di un potente contro-incantesimo. Ora lo capisco… in fin dei conti, in te non c’è niente di speciale. Me lo chiedevo, capisci? Perché fra noi, Harry Potter, esistono strane somiglianze. Perfino tu devi averle notate. Tutti e due siamo mezzosangue, orfani, e allevati da Babbani. Probabilmente gli unici RettilofOni che mai abbiano frequentato Hogwarts dai tempi del grande Serpeverde. Anche fisicamente ci assomigliamo un po’… Ma in fondo a salvarti da me è stato solo un caso, un caso fortunato. Era quello che m’interessava sapere».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    La fenice scese in picchiata. Il suo lungo becco d’oro scomparve e un attimo dopo un torrente di sangue nero schizzò sul pavimento. Il serpente menava colpi con la coda; mancò di poco Harry, e prima che il ragazzo facesse in tempo a chiudere gli occhi si voltò. Harry lo fissò e vide che la fenice gli aveva perforato gli occhi gialli e sporgenti; il sangue colava a fiotti sul pavimento e il mostro, agOnizzante, sputava.
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Là dentro» disse Ron con un sorriso, indicando col capo la parte superiore della galleria, in direzione delle condutture. «È in condiziOni pietose. Vieni a vedere».
L'erede di Serpeverde (Cap. 17 Harry Potter 2)

    «Eccezionale» disse piano. «Certo, fu forse l’allievo più brillante che sia mai passato a Hogwarts». Si girò verso i Weasley, che avevano un’aria assolutamente attOnita.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Pochi sanno che una volta Voldemort si chiamava Tom Riddle. Io stesso sono stato uno dei suoi insegnanti, cinquant’anni fa, qui a Hogwarts. Dopo che ebbe lasciato la scuola scomparve… viaggiò per ogni dove… si immerse profondamente nelle Arti Oscure, si alleò con i peggiori della nostra specie, subì tali e tante trasformaziOni pericolose e magiche, che quando ricomparve come Lord Voldemort era quasi irriconoscibile. Quasi nessuno lo collegò al ragazzo brillante e avvenente che un tempo era stato Caposcuola qui».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «La signorina Weasley dovrebbe salire immediatamente in infermeria» interruppe Silente con voce ferma. «È stata una prova terribile per lei. Non ci saranno puniziOni. Maghi più vecchi e saggi di lei sono stati messi nel sacco da Voldemort». Avanzò verso la porta e l’aprì. «Riposo a letto e, perché no?, una grossa tazza di cioccolata bollente. A me fa tornare sempre il buonumore» aggiunse con una garbata strizzatina d’occhi. «Vedrai che Madama Chips è ancora sveglia. Sta distribuendo la pozione di mandragola… Credo che le vittime del Basilisco stiano per svegliarsi da un momento all’altro».
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    «Allora… è riuscito a fermare le aggressiOni?» disse con un ghigno sarcastico. «Ha preso il colpevole?»
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

    Il resto dell’estate trascorse in un trionfo di sole. Hogwarts era tornata alla normalità con pochi piccoli cambiamenti: le leziOni di Difesa contro le Arti Oscure erano state annullate («tanto, abbiamo fatto un bel po’ di esercizio» aveva commentato Ron con Hermione, contrariata per la notizia) e Lucius Malfoy era stato licenziato dal suo incarico di amministratore della scuola. Draco non se ne andava più in giro tutto tronfio come se fosse il padrone del posto. Al contrario, aveva un’aria risentita e imbronciata. Infine Ginny Weasley era tornata la ragazzina felice che era sempre stata.
Un premio per Dobby (Cap. 18 Harry Potter 2)

   Il libro si chiuse di colpo sulla sua mano e poi corse via sbatacchiando, sempre di sghembo sui bordi della copertina. Harry avanzò carpOni, si slanciò in avanti e cercò di appiattirlo. Dalla camera accanto giunse un grugnito sonnolento di zio Vernon.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Non ci potevo credere quando papà ha vinto il Super Galeone d'Oro della Gazzetta. Settecento galeOni! Li abbiamo spesi quasi tutti per questa vacanza, ma mi compreranno una nuova bacchetta magica per il nuovo anno scolastico.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   cinava, c'era una grande creatura stranamente sghemba, che volava verso di lui. Harry rimase immobile a fissarla. Per un attimo esitò, la mano sulla maniglia della finestra, chiedendosi se non fosse il caso di chiuderla rapidamente. Ma poi la bizzarra creatura planò su uno dei lampiOni di Privet Drive, e Harry, che finalmente aveva capito cosa fosse, fece un balzo di lato per farla passare.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Nel Medioevo, i non-maghi (comunemente noti come Babbani) nutrivano un particolare timore per la magia, ma non erano molto abili nel riconoscerla. Nelle rare occasiOni in cui catturavano una vera strega o un vero mago, i roghi non avevano comunque alcun effetto. La strega o il mago eseguivano un semplice Incantesimo Freddafiamma e poi fingevano di urlare di dolore mentre in realtà provavano una piacevole sensazione di solletico. Guendalina la Guercia era così contenta di farsi bruciare che si lasciò catturare non meno di quarantasette volte sotto vari travestimenti.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Il sequestro dei libri era un autentico problema per Harry, dal momento che aveva da fare un sacco di compiti per le vacanze. Tra l'altro l'insegnante meno amato da Harry, il professor Piton, gli aveva assegnato un tema particolarmente difficile sulle PoziOni Restringenti e non aspettava altro che una scusa per punirlo un mese di fila; così Harry aveva colto l'occasione durante la prima settimana di vacanza. Mentre zio Vernon, zia Petunia e Dudley erano in giardino ad ammirare la nuova auto aziendale (a voce molto alta, in modo che si sapesse in tutto il vicinato), Harry era scivolato dabbasso, aveva aperto il lucchetto del ripostiglio del sottoscala, aveva afferrato rapidamente alcuni libri e li aveva nascosti sotto il letto. Fintantoché non lasciava macchie di inchiostro sulle lenzuola, i Dursley non avrebbero mai scoperto che studiava di notte.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   È bellissimo qui in Egitto. Bill ci ha portati a vedere le tombe e non ti immagini nemmeno tutte le malediziOni che quegli antichi maghi egizi ci hanno ficcato dentro. La mamma non ha voluto che Ginny mettesse piede nell'ultima. Era piena di scheletri mutanti, di Babbani che erano riusciti a entrare e gli erano cresciute delle teste in più e roba del genere.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   «È chiaro che è un delinquente» bofonchiò zio Vernon fissando l'ex prigiOniero da sopra il giornale. «Guardatelo un po', guardate com'è sporco! E i capelli, poi!»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Black è armato ed estremamente pericoloso. È stata attivata una linea telefOnica speciale, e chiunque lo avvisti è pregato di comunicarlo immediatamente alle autorità».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Spezzarmi le ossa non farebbe dimenticare a zia Marge quello che le potrei dire» ribatté irOnico.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry non tornò in cucina. Invece andò di sopra, nella sua camera. Se doveva comportarsi come un vero Babbano, era meglio cominciare subito. Lentamente, malincOnicamente, raccolse i regali e i biglietti di auguri e li nascose sotto il letto insieme ai compiti. Poi andò alla gabbia di Edvige. Errol si era ripreso; lui ed Edvige erano addormentati, il capo sotto l'ala. Harry sospirò, poi li svegliò.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Ottimo» disse zia Marge. «Io non la capisco, questa mania di non darle alla gente che se lo merita. È da smidollati, da mollacciOni. Una bella battuta è quello che ci vuole in novanta casi su cento. E te, ti picchiano spesso?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Hai sentito il telegiornale stamattina, Marge? Di quel prigiOniero evaso? Che storia...»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Mentre zia Marge cominciava a fare come se fosse a casa sua, Harry si sorprese a pensare con nostalgia alla vita al numero 4 senza di lei. Zio Vernon e zia Petunia di solito lo esortavano a stare fuori dai piedi, cosa che Harry faceva con gran gioia. Zia Marge, invece, voleva tenere Harry sempre sott'occhio, in modo da poter dispensare consigli su come migliorare i suoi modi. Era felice di poter paragonare Harry a Dudley; provava un gran piacere nel comprare al nipote regali costosi e nel darglieli fissando Harry, sfidandolo a chiedere perché non ci fosse un regalo anche per lui. In più. continuava a lasciar cadere cupe allusiOni su ciò che faceva di Harry una persona così manchevole.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   In quel momento, il bicchiere esplose in mano a zia Marge. Frammenti di vetro volarono in tutte le direziOni e zia Marge prese a sputacchiare e a strizzare gli occhi, il faccione rosso grondante di vino.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Harry era ancora un mago minorenne, e la legge dei maghi gli proibiva di fare magie fuori dalla scuola. Ma il suo curriculum non era proprio immacolato in questo senso. Solo l'estate precedente aveva ricevuto una severa ammOnizione ufficiale: se il Ministero avesse avuto notizia di altre pratiche magiche compiute a Privet Drive, Harry sarebbe stato espulso da Hogwarts.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma zia Marge all'improvviso tacque. Per un attimo, fu come se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia inesprimibile, una rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo faccione rosso cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere e la sua bocca si stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo, parecchi bottOni saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava gonfiando come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di tweed e le dita simili a salsicce.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «MARGE!» gridarono zio Vernon e zia Petunia in coro, mentre il corpo di zia Marge cominciava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il soffitto. Ormai era completamente rotonda, un'enorme boa di salvataggio con gli occhi porcini, e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a mezz'aria, con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a scivolOni, abbaiando furiosamente.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Tese l'altra mano all'indietro, cercando a tentOni la maniglia.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ernie Urto, un anziano mago con gli occhialOni spessi, fece un cenno a Harry, che si appiattì nervosamente la frangia e si sedette sul letto.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Stan superò il letto di Harry e scomparve su per una scaletta di legno. Harry guardò ancora fuori dal finestrino, sempre più nervoso. Pareva che Ernie non avesse idea di come si usa un volante. Il Nottetempo continuava a salire sobbalzando sul marciapiede, ma non urtava nulla: file di lampiOni, cassette delle lettere e bidOni si ritraevano al suo passaggio e tornavano al loro posto subito dopo.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry sedette, con la pelle d'oca sulle braccia nonostante il calore. Caramell si sfilò il mantello gessato e lo gettò da una parte, poi si tirò su i pantalOni del completo verde bottiglia e si sedette davanti a Harry.
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   «L'anno scorso ho ricevuto un'ammOnizione ufficiale solo perché un elfo domestico ha spiaccicato una torta in casa di mio zio!» disse a Caramell. accigliato. «Il Ministero della Magia ha detto che sarei stato espulso da Hogwarts se avessi praticato un altro incantesimo laggiù!»
Il Nottetempo (Cap. 3 Harry Potter 3)

   Harry faceva colazione ogni mattina al Paiolo magico, osservando gli altri ospiti: buffe streghette di campagna, in città per un giorno di shopping; maghi dall'aspetto venerabile che discutevano l'ultimo articolo su Trasfigurazione Oggi; stregOni dall'aria selvatica, nani rauchi e una volta perfino una fattucchiera, che ordinò un piatto di fegato crudo parlando attraverso un pesante passamontagna di lana.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Trascorreva le lunghe giornate estive esplorando i negozi e mangiando sotto gli ombrellOni colorati fuori dai caffè, dove gli avventori si mostravano i loro acquisti («è un Lunascopio. vecchio mio, basta perdere tempo con le carte lunari») o discutevano il caso di Sirius Black («personalmente
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Dopo aver riempito la borsa di galeOni d'oro, falci d'argento e zellini di bronzo ritirati dalla sua camera blindata alla Gringott, Harry dovette esercitare un notevole autocontrollo per non spendere tutto in una volta. Solo continuando a ripetersi che lo aspettavano ancora cinque anni a Hogwarts, e quanto sgradevole sarebbe stato dover chiedere ai Dursley il denaro per i libri di incantesimi, riuscì a trattenersi dal comprare un magnifico set di Gobbiglie d'oro massiccio (un gioco magico simile alle biglie, in cui le sferette spruzzavano un liquido puzzolente sulla faccia dell'avversario quando perdeva un punto). Fu tremendamente tentato anche dal perfetto, commovente modellino della galassia in una grande sfera di vetro, che gli sarebbe servito per non dover seguire più nemmeno una lezione di Astronomia. Ma la cosa che più mise alla prova la fermezza di Harry comparve nel suo negozio preferito, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, una settimana dopo il suo arrivo al Paiolo magico.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry dovette comunque fare degli acquisti. Andò in farmacia a rifornire le scorte di ingredienti per poziOni, e dal momento che la sua divisa ormai si era accorciata parecchio, andò da Madama McClan: Abiti per tutte le occasiOni e ne scelse una nuova. Ma soprattutto dovette comprare i libri, compresi quelli per le due nuove materie, Cura delle Creature Magiche e Divinazione.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Ho ancora dieci galeOni» disse controllando il portafogli. «Fra poco è il
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Non c'era molto spazio all'interno. Tutte le pareti erano tappezzate di gabbie. C'era uno strano odore e un gran fracasso perché gli ospiti delle gabbie strillavano, squittivano, borbottavano e sibilavano, tutti insieme. La strega dietro il bancone stava dando dei consigli a un mago su come allevare i tritOni a due code, così Harry, Ron e Hermione aspettarono il loro turno osservando le gabbie.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Due enormi rospi violetti dall'aria bavosa si stavano facendo una scorpacciata di tafani morti. Una tartaruga gigante con il carapace tempestato di pietre preziose luccicava vicino alla finestra. Parecchie lumache velenose di color arancione strisciavano lente su per la parete del loro terrario di vetro, e un grasso cOniglio bianco continuava a trasformarsi in un cappello a cilindro e poi di nuovo in cOniglio, accompagnando ogni metamorfosi con uno schiocco secco. Poi c'erano gatti di tutti i colori, una rumorosa gabbia di corvi, un cestino di buffe palle di pelo color crema che ronzavano forte e, sul bancone, una grande gabbia piena di lustri topi neri che giocavano a saltare la corda con le lunghe code pelate.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «Mettilo qui sopra» disse la strega, ed estrasse dalla tasca un paio di occhialOni neri.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   «EsibiziOnisti» mormorò Ron.
Il Paiolo Magico (Cap. 4 Harry Potter 3)

   Harry cercò il suo sedile a tentOni.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Mentre la carrozza attraversava una maestosa cancellata in ferro battuto, affiancata da colonne di pietra sormontate da cinghiali alati, Harry vide altri due Dissennatori torreggianti e incappucciati che facevano la guardia ai lati dell'ingresso. Un'ondata di freddo malessere minacciò di assalirlo di nuovo; appoggiò la schiena al sedile bitorzoluto e chiuse gli occhi finché non furono passati. La carrozza prese velocità sul lungo viale che saliva al castello; Hermione si sporse dal finestrino a guardare le torri e i torriOni avvicinarsi. Infine, la carrozza si fermò, e Ron e Hermione scesero.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Hermione diede una spinta a Ron per farlo muovere, e i tre si unirono alla folla che sciamava per le scale, attraversava i portOni di quercia ed entrava nella Sala d'Ingresso illuminata da torce fiammeggianti, da cui partiva una maestosa scalinata di marmo che portava ai piani superiori.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Il professor Piton, l'insegnante di PoziOni, stava guardando il professor Lupin. Tutti sapevano che Piton desiderava moltissimo il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, ma anche Harry, che odiava Piton, rimase stupito nel vedere l'espressione che gli deformava il viso scarno e olivastro. Era più che rabbia: era disgusto allo stato puro. Harry conosceva fin troppo bene quell'espressione: era lo sguardo che Piton gli rivolgeva ogni volta che lo incontrava.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   Finalmente, quando gli ultimi boccOni di torta di zucca furono spariti dai piatti d'oro, Silente annunciò che era ora di andare a dormire, e i ragazzi colsero al volo l'opportunità.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «CongratulaziOni, Hagrid!» strillò Hermione, mentre si avvicinavano al tavolo degli insegnanti.
Il Dissennatore (Cap. 5 Harry Potter 3)

   «Lascia perdere, Harry» lo esortò George. «Papà è dovuto andare ad Azkaban una volta, ti ricordi, Fred? E ha detto che è il posto peggiore in cui sia mai stato. È tornato che era tutto un tremito... è come se portassero via la felicità, i Dissennatori. Quasi tutti i prigiOnieri impazziscono là dentro».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Ma guarda» esclamò Ron ridendo, «hai visto stamattina cosa ti tocca? Alle nove, Divinazione. E lì sotto, alle nove, Babbanologia. E...» Ron avvicinò il foglio, incredulo, «guarda... sotto, Aritmanzia, alle nove. Voglio dire, lo so che sei brava, Hermione, ma nessuno è così bravo. Come fai a seguire tre leziOni contemporaneamente?»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Non essere sciocco» disse Hermione secca. «Certo che non seguirò tre leziOni contemporaneamente».
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Aha!» urlò, vedendo Harry, Ron e Hermione. «Che razza di villanzOni sono costoro che osano invadere le mie terre! Siete forse venuti a burlarvi di me? Via di qui, canaglie, cani!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Ora in marcia, buOni signori e gentile damigella! Avanti! Avanti!»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Spuntò nell'aula più strana che avesse mai visto. In effetti non aveva l'aspetto di un'aula; sembrava più un incrocio tra un solaio e una sala da tè vecchio stile. Ospitava almeno venti tavolini rotondi, tutti circondati da poltroncine foderate di chintz e piccoli, grassi sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende alle finestre erano tirate, e le numerose lampade erano drappeggiate con sciarpe rosso scuro. C'era un caldo soffocante, e il fuoco che ardeva nel camino lambendo un grosso bollitore di rame emanava un profumo intenso, quasi malsano. Gli scaffali che correvano tutto attorno ai muri circolari erano stipati di piume dall'aria polverosa, mozzicOni di candele, scatole di vecchie carte da gioco, innumerevoli sfere di cristallo argentate e una gran varietà di tazze da tè.
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   «Molte streghe e molti maghi, per quanto talento possano avere nel campo delle esplosiOni e degli odori e delle spariziOni improvvise, non sono tuttavia in grado di penetrare i misteri velati del futuro» riprese la professoressa Cooman, con gli enormi occhi scintillanti che si spostavano da un volto all'altro. «È un Dono concesso a pochi. Tu, ragazzo» disse improvvisamente rivolta a Neville, che quasi cadde dallo sgabello, «sta bene tua nonna?»
Artigli e foglie di tè (Cap. 6 Harry Potter 3)

   Malfoy non si ripresentò a lezione fino a martedì mattina tardi, quando i Serpeverde e i Grifondoro erano a metà della doppia ora di PoziOni. Entrò spavaldo nel sotterraneo, il braccio destro bendato e appeso al collo, con l'aria baldanzosa, almeno secondo Harry, di uno che è eroicamente sopravvissuto a una tremenda battaglia.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Harry e Ron si scambiarono sguardi cupi. Piton non si sarebbe limitato a dire 'al posto' se fossero stati loro ad arrivare in ritardo: li avrebbe puniti e basta. Invece Malfoy se la cavava sempre alle leziOni di Piton, che era il direttore dei Serpeverde e di solito riservava un trattamento di favore agli studenti della sua Casa.
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Qualche paiolo più in là, Neville era nei guai. Le leziOni di PoziOni gettavano sempre Neville nel panico; era la materia in cui andava peggio, e il terrore che gli incuteva il professor Piton non faceva che peggiorare le cose. La sua pozione, che sarebbe dovuta essere di uno splendente verde acido, era diventata...
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   «Ma...» Ron guardò le copertine dei libri che lei gli porgeva. «Oggi non ci sono queste leziOni. Nel pomeriggio abbiamo solo Difesa contro le Arti Oscure».
Il Molliccio nell'armadio (Cap. 7 Harry Potter 3)

   Ma nessun altro badava agli abiti lisi e rattoppati del professor Lupin. Le leziOni che seguirono furono interessanti quanto la prima. Dopo i Mollicci, studiarono i Berretti Rossi, piccole, malvagie creature simili ai goblin che si aggiravano ovunque vi fosse stato uno spargimento di sangue, nelle segrete dei castelli e nelle buche dei campi di battaglia deserti, in attesa di colpire con un randello chi si era smarrito. Dai Berretti Rossi passarono ai Kappa, tetre creature acquatiche che sembravano scimmie squamose, con mani palmate pronte a strangolare gli ignari nuotatori negli stagni.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   Il peggiore di tutti era PoziOni. Piton in quel periodo era particolarmente vendicativo, e nessuno aveva dubbi sul perché. La storia del Mollìccio che aveva assunto le sue sembianze, e di come Neville gli aveva fatto indossare gli abiti di sua nonna, si era propagata per tutta la scuola alla velocità del fulmine. Piton non la trovò affatto divertente. I suoi occhi lampeggiavano minacciosi solo a sentir nominare il professor Lupin, e strapazzava Neville più che mai.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   A nessuno piaceva davvero Cura delle Creature Magiche, che, dopo la prima lezione tutta emoziOni e colpi di scena, era diventata estremamente tediosa. Hagrid sembrava aver perso la fiducia in se stesso. Ora passavano leziOni intere a imparare come badare ai Vermicoli, che probabilmente erano tra le creature più noiose del mondo.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   All'inizio di ottobre, comunque, Harry ebbe qualcos'altro a cui pensare, qualcosa di così piacevole da compensare le leziOni insoddisfacenti. Si avvicinava la stagione del Quidditch, e Oliver Baston, capitano della squadra dei Grifondoro, un giovedì sera indisse una riunione per discutere le tattiche per il nuovo campionato.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Ha ricevuto una lettera da casa stamattina» sussurrò Calì. «È il suo cOniglio, Binky. E stato ucciso da una volpe».
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   «Il professor Piton è stato così gentile da prepararmi una pozione» disse. «Io non sono mai stato un granché a distillare poziOni, e questa è particolarmente complicata». Prese il calice e lo annusò. «Peccato che lo zucchero ne annulli i poteri» aggiunse, bevendone un sorso con un brivido di disgusto.
La fuga della Signora Grassa (Cap. 8 Harry Potter 3)

   La Sala si riempì in un attimo di mormOni eccitati; i Grifondoro raccontarono l'accaduto al resto della scuola.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Ma giocavamo in condiziOni completamente diverse!» urlò Baston, gli occhi un po' sporgenti. «Diggory ha messo su una squadra molto forte! È un ottimo Cercatore! Era proprio quello che temevo, che la prendeste così alla leggera! Non dobbiamo rilassarci! Dobbiamo restare concentrati! I Serpeverde stanno cercando di prenderci in contropiede! Dobbiamo vincere!»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   «Zitta» disse Piton gelido. «Non ti ho chiesto informaziOni. Stavo solo commentando la mancanza di organizzazione del professor Lupin...»
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Harry cercò a tentOni la sveglia e la guardò. Erano le quattro e mezzo. Maledicendo Pix, si ridistese e cercò di riprendere sonno, ma era molto difficile, ora che era sveglio, ignorare il rombo del tuono, l'urto del vento contro i muri del castello e gli scricchiolii lontani degli alberi nella foresta proibita. Di lì a poche ore sarebbe stato fuori, sul campo da Quidditch, a combattere nella tempesta. Alla fine rinunciò a dormire, si alzò, si vestì, prese la sua Nimbus Duemila e uscì dal dormitorio senza fare rumore.
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Il vento era cosi forte che entrando in campo barcollarono. Se la folla applaudì, non la sentirono: ogni altro rumore era sovrastato dai tuOni. La pioggia schizzava gli occhiali di Harry. Come accidenti avrebbe fatto a vedere il Boccino d'Oro?
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   L'incantesimo di Hermione fece il miracolo. Harry era ancora intirizzito, era ancora più zuppo di quanto non fosse mai stato in vita sua, ma almeno ci vedeva. Pieno di una nuova determinazione, spinse la scopa nell'aria turbolenta, cercando il Boccino in tutte le direziOni, evitando un Bolide, tuffandosi sotto Diggory che filava nella direzione opposta...
Una Grama sconfitta (Cap. 9 Harry Potter 3)

   Non aveva raccontato a nessuno del Gramo, nemmeno a Ron e Hermione, perché sapeva che Ron si sarebbe spaventato e Hermione lo avrebbe preso in giro. Comunque, restava il fatto che ormai era apparso due volte, e che entrambe le sue appariziOni erano state seguite da incidenti quasi mortali; la prima volta aveva rischiato di essere travolto dal Nottetempo, la seconda era volato giù dal manico di scopa, e da una grande altezza. Il Gramo aveva intenzione di perseguitarlo fino a ottenere la sua morte? Doveva passare il resto dei suoi giorni a guardarsi le spalle dalla bestia?
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Per Harry fu un sollievo tornare al caos della scuola il lunedì, essere costretto a pensare ad altro, anche se dovette sopportare la persecuzione di Draco Malfoy. Malfoy era quasi fuori di sé per la gioia dopo la sconfitta dei Grifondoro. Finalmente si era tolto le bende, e festeggiava il recuperato uso di entrambe le mani producendosi in ispirate imitaziOni di Harry che precipitava dal manico di scopa. Malfoy trascorse gran parte della lezione di PoziOni imitando i Dissennatori per tutto il sotterraneo; Ron alla fine non ne poté più e gli lanciò contro un grosso, viscido cuore di coccodrillo che gli si spiaccicò sulla faccia e diede a Piton l'opportunità di togliere cinquanta punti ai Grifondoro.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   zione... le emoziOni al massimo... per loro è come un banchetto».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «La fortezza si trova su un'isoletta in mezzo al mare, ma non servono mura e acqua per trattenere i prigiOnieri, non quando sono tutti intrappolati nelle proprie teste, incapaci di formulare un solo pensiero allegro. Quasi tutti impazziscono entro qualche settimana».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Un po' per la promessa di Lupin di dargli qualche lezione AntiDissennatore, un po' per il pensiero che forse non avrebbe mai più dovuto riascoltare la morte di sua madre, un po' per il fatto che Corvonero aveva schiacciato Tassorosso nell'incontro alla fine di novembre, l'umore di Harry migliorò decisamente. Grifondoro dopotutto non era fuori gara, anche se non poteva permettersi di perdere un'altra partita. Baston tornò in possesso della sua energia frenetica, e fece lavorare la squadra come sempre nei turbini di pioggia gelida che continuarono anche in dicembre. Harry non vide traccia di Dissenatori nel territorio della scuola. La furia di Silente sembrava trattenerli nelle loro postaziOni agli ingressi.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «...di puniziOni...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Estrasse la bacchetta, sfiorò il foglio e disse: «Giuro solennemente di non avere buone intenziOni».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Il passaggio era tutto curve e zigzag, un po' come la tana di un cOniglio gigante. Harry lo percorse in fretta, inciampando spesso sul terreno sconnesso, la bacchetta sfoderata davanti a sé.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   C'erano scaffali su scaffali di dolci e caramelle, i più deliziosi che sì potessero immaginare. Blocchi di torrone cremoso, quadretti rosa lucenti coperti di glassa al cocco, mou color del miele; centinaia di tipi diversi di cioccolato disposti in pile ordinate: c'era un barile di Gelatine Tuttigusti + 1, e un altro di Api Frizzole. le palline di sorbetto levitante di cui aveva parlato Roti; lungo un'altra parete c'erano le caramelle Effetti Speciali; la SuperPallaGomma di Drooble (che riempiva una stanza di pallOni color genziana che si rifiutavano di scoppiare per giorni interi), i curiosi frammenti di Fildimenta Interdentali, le minuscole Piperille nere («sputate fuoco davanti ai vostri amici!»), I Topoghiacci («per far squittire i vostri denti!»), i Rospi alla Menta («saltano nello stomaco come se fossero veri!»), fragili piume di zucchero filato e bonbon esplosivi.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Era molto affollata, rumorosa, calda e fumosa. Una donna ben tornita con un viso grazioso stava servendo una comitiva di chiassosi stregOni al bancone.
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Era certo che qualcuno vicino ai Potter stesse tenendo informato VoiSapeteChi sui loro spostamenti» disse cupamente la professoressa McGranitt. «In verità da qualche tempo sospettava che qualcuno dalla nostra parte avesse tradito e stesse passando un sacco di informaziOni a VoiSapeteChi».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Su, su, Minerva» disse Caramell gentilmente, «Minus è morto da eroe. I testimOni Babbani, naturalmente, poi abbiamo cancellato i loro ricordi ci hanno raccontato come Minus ha affrontato Black. Dicono che singhiozzava: 'Lily e James, Sirius! Come hai potuto!' E poi ha preso la bacchetta magica. Be', naturalmente Black è stato più veloce. Ha polverizzato Minus...»
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   «Vorrei poterlo dire» esclamò Caramell lentamente. «Credo che certamente la sconfitta del suo maestro lo abbia messo fuori gioco per un po'. L'assassinio di Minus e di tutti quei Babbani fu l'atto di un uomo disperato, senza via di scampo: crudele e inutile. Ho incontrato Black nella mia ultima ispezione ad Azkaban. Sapete, gran parte dei prigiOnieri stanno seduti e borbottano tra sé nel buio, privi di senno... ma vedere come Black sembrava normale mi ha lasciato di stucco. Mi ha parlato come un essere ragionevole. È stato snervante. Sembrava solo annoiato: mi ha chiesto se avevo finito di leggere il giornale, tranquillissimo, ha detto che gli mancavano i cruciverba. Sì, mi ha stupito lo scarso effetto che i Dissennatori sembrano avere su di lui... ed era uno dei prigiOnieri più sorvegliati, sapete. Dissennatori fuori dalla sua cella giorno e notte».
La Mappa del Malandrino (Cap. 10 Harry Potter 3)

   Si soffermò su una foto del matrimOnio dei genitori. Suo padre lo salutava con la mano, sorridendo, con i capelli neri arruffati come quelli di
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry sparati in tutte le direziOni. Ecco sua madre, splendente di felicità, che lo teneva sottobraccio. E li vicino... doveva essere lui. Il loro testimone... Harry non ci aveva mai pensato prima.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   in seguito alla nostra inchiesta sull'aggressione di uno studente da parte di un Ippogrifo durante la sua lezione, abbiamo accettato le assicuraziOni del professor Silente sul fatto che lei non è responsabile del malaugurato incidente.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Ascolta, Hagrid» disse. «Non puoi arrenderti. Hermione ha ragione, hai solo bisogno di una buona difesa. Puoi chiamarci a testimOniare...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Alla fine, dopo molte assicuraziOni di aiuto, davanti a una tazza di tè fumante, Hagrid si soffiò il naso in un fazzoletto grande come una tovaglia e disse:
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Io non sono più io ultimamente» disse Hagrid, accarezzando Thor con una mano e asciugandosi la faccia con l'altra. «Sono preoccupato per Fierobecco, e le mie leziOni non piacciono a nessuno...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   gliose decoraziOni natalizie, anche se non era rimasto quasi nessuno a godersele. Fitte ghirlande di vischio e agrifoglio furono appese nei corridoi, luci misteriose brillavano dall'interno delle armature e la Sala Grande ospitava come sempre dodici abeti scintillanti di stelle d'oro. Un robusto, delizioso aroma di cibo pervadeva i corridoi, e per la Vigilia di Natale era diventato così intenso che anche Crosta mise il muso fuori dal suo rifugio nella tasca di Ron per annusare l'aria speranzoso.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Che cos'è?» chiese Ron con in mano un paio di calze marrOni appena scartate.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Io scommetto che è stato Silente» disse Ron, che ora si aggirava attorno alla Firebolt studiandone uno per uno i sontuosi dettagli. «Anche il Mantello dell'Invisibilità te l'aveva mandato anOnimo...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Ma quello era di mio padre» disse Harry. «Silente me l'ha solo consegnato. Non spenderebbe centinaia di galeOni per me. Non può permettersi di regalare cose del genere agli studenti...»
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry infilò di nuovo lo Spioscopio dentro i calzini e li gettò nel baule. Ora si sentivano solo i gemiti e le imprecaziOni di Ron. Crosta era rannicchiato tra le mani del suo padrone. Harry, che non lo vedeva da parecchio,
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   «Probabilmente cercherà di farsi aumentare le leziOni» disse Ron con uno sbadiglio mentre attraversavano l'ingresso, completamente sgombro di pazzi armati di ascia.
La Firebolt (Cap. 11 Harry Potter 3)

   Harry sapeva che Hermione aveva agito con le migliori intenziOni, ma questo non gli impedì di arrabbiarsi con lei. Per poche, brevi ore era stato il proprietario di uno dei migliori manici di scopa del mondo, e ora, grazie alla sua intromissione, non sapeva se l'avrebbe mai più rivisto. Era certo che al momento non ci fosse niente che non andava nella Firebolt, ma in che condiziOni sarebbe stata dopo aver subito ogni genere di test antimalocchio?
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Baston andò a cercare Harry la sera prima dell'inizio delle leziOni.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Il giorno dopo ricominciarono le leziOni. L'ultima cosa che si potesse desiderare era passare due ore all'aperto in una gelida mattina di gennaio, ma Hagrid aveva preparato un falò pieno di Salamandre per divertirli, e trascorsero una lezione insolitamente piacevole raccogliendo legna secca e foglie per alimentare il fuoco, mentre le bestiole scorrazzavano su e giù per i ceppi incandescenti che si sgretolavano. La prima lezione di Divinazione del nuovo trimestre fu molto meno divertente; la professoressa Cooman era passata alla Lettura della Mano, e informò subito Harry che aveva le linee della vita più brevi che avesse mai visto.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Era a Difesa contro le Arti Oscure che Harry aveva davvero voglia di andare; dopo la conversazione con Baston, voleva cominciare le leziOni
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   L'urlo dentro la sua testa era ricominciato, solo che questa volta era come se uscisse da una radio male sintOnizzata. Diminuiva, aumentava, diminuiva di nuovo... e Harry vide ancora il Dissennatore... si era fermato... e poi una grande ombra argentea esplose dalla punta della bacchetta di Harry, si alzò fluttuando tra lui e il Dissennatore, e anche se Harry si sentiva le gambe molli, era ancora in piedi... anche se non sapeva per quanto avrebbe resistito...
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Corvonero giocò contro Serpeverde una settimana dopo l'inizio del trimestre. Vinse Serpeverde, anche se di stretta misura. Secondo Baston, era un bene per Grifondoro, che si sarebbe piazzato secondo se a sua volta avesse battuto Corvonero. Quindi Baston portò il numero degli allenamenti a cinque la settimana. Con le leziOni AntiDissennatore di Lupin, che da sole erano più faticose di sei allenamenti di Quidditch, Harry aveva solo una sera la settimana per fare i compiti. Anche così, non parve accusare lo sforzo tanto quanto Hermione, il cui immenso carico di lavoro cominciava a farsi sentire. Tutte le sere, senza ecceziOni, Hermione era in un angolo della sala comune, con parecchi tavoli coperti di libri, schemi di Aritmanzia, dizionari di rune, diagrammi di Babbani che sollevavano oggetti pesanti e quaderni su quaderni di appunti fitti fitti; quasi non parlava con nessuno, e quando veniva interrotta scattava, nervosissima. «Come fa?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «A star dietro a tutte le leziOni!» disse Ron. «Questa mattina l'ho sentita che parlava con la professoressa Vector, quella di Aritmanzia. Discutevano della lezione di ieri, ma Hermione non può esserci andata, perché era con noi a Cura delle Creature Magiche! Ed Ernie McMillan mi ha detto che non ha mai perso una lezione di Babbanologia, ma metà delle ore coincidono con Divinazione, e non ne ha mai saltata una neanche di quelle!»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «No, Potter, non puoi ancora riaverla» gli disse la professoressa McGranitt la dodicesima volta, prima ancora che aprisse bocca. «Abbiamo controllato quasi tutte le malediziOni principali, ma il professor Vitious ritiene che la scopa potrebbe essere infestata da un Incantesimo di Lancio. Te lo
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   A peggiorare le cose, le legiOni AntiDissennatore non stavano andando affatto bene come sperava. Per parecchie volte di fila, Harry riuscì a produrre una confusa ombra argentata tutte le volte che il MolliccioDissennatore gli si avvicinava, ma il suo Patronus era troppo debole per scacciarlo. Non faceva altro che aleggiare come una nuvola semitrasparente, prosciugando le energie di Harry che lottava per trattenerlo. Harry era arrabbiato con se stesso e si sentiva in colpa per il suo segreto desiderio di risentire le voci dei genitori.
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Pretendi troppo da te stesso» disse il professor Lupin severo la quarta settimana di leziOni. «Per un mago di tredici anni, anche un Patronus confuso è un gran risultato. E poi non svieni più, no?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «Oh, no» disse Lupin. «È molto peggio. Puoi esistere anche senza l'anima, sai, purché il cuore e il cervello funziOnino ancora. Ma non avrai più nessuna idea di te stesso, nessun ricordo... nulla. Non è possibile guarire. Esisti e basta. Come un guscio vuoto. E la tua anima se n'è andata per sempre... è perduta».
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Dopo una decina di minuti, durante i quali la Firebolt passò di mano in mano e fu ammirata da tutte le angolaziOni, la folla si disperse e Harry e
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   «SANGUE!» urlò Ron nel silenzio attOnito. «NON CÈ PIÙ! E SAPETE CHE COSA HO TROVATO PER TERRA?»
Il Patronus (Cap. 12 Harry Potter 3)

   Lei e Ron uscirono dal campo e presero posto sulle tribune, mentre la squadra dei Grifondoro si riuniva attorno a Baston per le istruziOni finali prima della partita del giorno dopo.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   E finalmente Harry si mise a cavalciOni della Firebolt e decollò.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Su, su, Penny, niente sabotaggi!» disse Percy cordialmente, mentre la ragazza esaminava la Firebolt da vicino. «Io e Penelope abbiamo fatto una scommessa» disse agli altri. «Dieci galeOni sul risultato della partita!»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Harry, fai in modo di vincere» disse Percy con un sussurro frettoloso. «Io non ce li ho, dieci galeOni. Sì, vengo, Penny!» E si affrettò a raggiungerla davanti a una fetta di pane tostato.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   «Benfatto, Harry!» disse Percy entusiasta. «Ho vinto dieci galeOni! Devo andare a cercare Penelope, scusa...»
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Un silenzio attOnito si diffuse dentro e fuori la sala comune.
Grifondoro contro Corvonero (Cap. 13 Harry Potter 3)

   Neville era nella disgrazia più totale. La professoressa McGranitt era così arrabbiata con lui che gli aveva interdetto qualunque futura gita a Hogsmeade, lo aveva punito e aveva proibito a tutti di dirgli la parola d'ordine per entrare nella Torre. Il povero Neville era costretto ad aspettare tutte le sere fuori dalla sala comune che qualcuno lo facesse entrare, mentre i troll della sorveglianza lo fissavano minacciosi. Nessuna di queste puniziOni, comunque, uguagliava quella che sua nonna aveva in serbo per lui. Due giorni dopo l'incursione di Black, spedì a Neville la cosa peggiore che uno studente di Hogwarts potesse ricevere per colazione: una Strillettera.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   Harry lo seguì di sotto, cercando di pulirsi le mani dentro i pantalOni senza farsi notare. Scesero fino ai sotterranei ed entrarono nello studio del professore.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Forse è meglio se va a trovare Madama Chips» disse Harry. «Se ha delle visiOni...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Malfoy non ha le allucinaziOni» sibilò Piton, e si chinò verso Harry posando le mani sui braccioli della sedia, finché il suo viso non fu vicinissimo a quello del ragazzo. «Se la tua testa era a Hogsmeade, vuol dire che c'era anche il resto».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Neanche tuo padre dava molto peso alle regole» riprese Piton, approfittando del vantaggio, il volto magro pervaso di malvagità. «Le regole erano fatte per i comuni mortali, non per i campiOni di Quidditch. Aveva la testa piena...»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Allora!» esclamò Piton, le lunghe narici vibranti. «È un altro prezioso regalo del signor Weasley? O è... qualcos'altro? Una lettera, magari, scritta con l'inchiostro invisibile? Oppure... le istruziOni per andare a Hogsmeade senza dover passare davanti ai Dissennatori?»
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Severus Piton, professore di questa scuola, ti ordina di rivelare le informaziOni che nascondi!» disse Piton, e colpi di nuovo la mappa con la bacchetta.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Non voglio sentire spiegaziOni» disse Lupin secco. Si guardò intorno nella Sala d'Ingresso deserta e abbassò la voce. «So che questa mappa fu requisita da Mastro Gazza molti anni fa. Sì, so che è una mappa» disse in risposta agli sguardi stupiti di Ron e Harry. «Non voglio sapere come ne sei entrato in possesso. Comunque sono esterrefatto che tu non l'abbia consegnata. Soprattutto dopo quello che è successo l'ultima volta che uno studente ha lasciato in giro delle informaziOni sul castello. E non posso restituirtela, Harry».
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Li ho visti una volta» rispose lacOnico Lupin. Guardò Harry, più serio che mai.
L'ira di Piton (Cap. 14 Harry Potter 3)

   «Insomma!» disse la professoressa Cooman mentre tutti si voltavano verso di loro. Calì e Lavanda erano scandalizzate. «Cosi interferite con le vibraziOni della preveggenza!» L'insegnante si avvicinò al tavolo e scrutò la loro sfera di cristallo. Harry si senti sprofondare il cuore in petto. Era si
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Harry, nel frattempo, doveva far convivere i compiti e le leziOni con l'allenamento quotidiano di Quidditch, per non parlare delle interminabili discussiOni di tattica con Baston. La partita GrifondoroSerpeverde si sarebbe tenuta il primo sabato dopo le vacanze di Pasqua. Serpeverde era in testa di duecento punti esatti. Il che voleva dire (come Baston ricordava costantemente alla sua squadra) che dovevano vincere la partita con un vantaggio maggiore per conquistare la Coppa. Voleva dire anche che la responsabilità della vittoria pesava soprattutto su Harry, perché la cattura del Boccino valeva da sola centocinquanta punti.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Per Harry fu un gran brutto periodo. Non poteva andare a lezione senza che qualche Serpeverde non cercasse di fargli lo sgambetto; Tiger e Goyle sbucavano da tutte le parti, e strisciavano via delusi quando lo vedevano circondato da altri ragazzi. Baston aveva dato istruziOni perché Harry venisse scortato ovunque, nel caso che i Serpeverde tentassero di metterlo fuori gioco. Tutta la Casa di Grifondoro raccolse la sfida con entusiasmo, così che per Harry era impossibile arrivare alle leziOni in orario perché era sempre circondato da un'enorme folla rumorosa. Era più preoccupato per la sicurezza della sua Firebolt che per la propria. Quando non la cavalcava, la chiudeva al sicuro nel suo baule, e spesso durante gli intervalli sfrecciava su nella Torre di Grifondoro a controllare che ci fosse ancora.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   I prati erano calmi e tranquilli. Nemmeno un alito di vento sfiorava le cime degli alberi della foresta proibita; il Platano Picchiatore era immobile e sembrava innocuo. Pareva che le condiziOni per la partita sarebbero state perfette.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Baston passò tutta la colazione esortando la sua squadra a mangiare, ma lui non toccò cibo. Poi si affrettò a farli correre in campo prima che gli altri finissero, per farsi un'idea delle condiziOni in cui avrebbero giocato. Mentre uscivano dalla Sala Grande, tutti applaudirono di nuovo.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   quarti della folla portavano coccarde scarlatte, agitavano bandiere scarlatte con il leone di Grifondoro disegnato sopra o brandivano strisciOni con slogan come 'VAI GRIFONDORO!' e 'LA COPPA AI LEOni'. Dietro la porta di Serpeverde, comunque, erano schierate almeno duecento persone in verde; il serpente argentato di Serpeverde scintillava sulle loro bandiere, e il professor Piton era seduto in prima fila, vestito di verde come tutti gli altri, con in faccia un sorriso sgradevole.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «TRENTA A ZERO! VI STA BENE, BRUTTI IMBROGLIOni...»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Mi perdOni, professoressa, mi perdOni! Non succederà più! Allora, Grifondoro è in vantaggio trenta a dieci, ed è in possesso...»
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   «Rigore! Rigore per Grifondoro! Non ho mai visto un comportamento simile!» strillò Madama Bumb, sfrecciando in su mentre Malfoy riscivolava a cavalciOni della sua Nimbus Duemilauno.
La finale di Quidditch (Cap. 15 Harry Potter 3)

   Ma non potevano permetterselo: gli esami erano vicini, e invece di impigrire in giro, gli studenti erano costretti a rimanere al castello, cercando di obbligare i cervelli a concentrarsi mentre seducenti sbuffi di aria estiva penetravano dalle finestre. Anche Fred e George Weasley furono visti studiare: dovevano ottenere il G.U.F.O. (Giudizio Unico per i Fattucchieri Ordinari). Percy invece si preparava per il M.A.G.O. (Magia Avanzata Grado Ottimale), il diploma più alto che si potesse prendere a Hogwarts. Dal momento che sperava di entrare al Ministero della Magia, doveva ottenere il massimo dei voti. Diventava sempre più irritabile, e assegnava puniziOni molto severe a chiunque disturbasse la pace serale della sala comune. In effetti, l'unica persona più tesa di lui era Hermione.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   decidere per il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. Draco, che dal trionfo di Grifondoro nella finale di Quidditch era stato insolitamente tranquillo, negli ultimi giorni aveva riacquistato un po' della vecchia spavalderia. A giudicare da qualche sprezzante osservazione colta per caso, Malfoy era certo che Fierobecco sarebbe stato giustiziato, e sembrava assolutamente soddisfatto di sé per essere riuscito a ottenere quel risultato. Harry riuscì a stento a trattenersi dall'imitare Hermione prendendo a schiaffi Malfoy, in quelle occasiOni. E la cosa peggiore era che non avevano né il tempo né la possibilità di andare a trovare Hagrid, perché le nuove, severe misure di sicurezza non erano state allentate, e Harry non osava recuperare il Mantello dell'Invisibilità dall'interno della strega orba.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Poi, dopo un rapido pasto, tutti di nuovo di sopra per l'esame di Incantesimi. Hermione aveva ragione; in effetti il professor Vitious chiese loro gli Incantesimi Rallegranti. Per la tensione Harry esagerò un po'; tanto che Ron, che faceva coppia con lui, ebbe un accesso di risatine isteriche e dovette restare rinchiuso in un posto tranquillo per un'ora prima di essere in grado di eseguire a sua volta l'Incantesimo. Dopo cena, gli studenti tornarono in fretta nelle sale comuni, non per rilassarsi, ma per ripassare Cura delle Creature Magiche, PoziOni e Astronomia.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Quel pomeriggio ci fu l'esame di PoziOni, che fu un disastro totale. Per quanto ci provasse, Harry non riuscì a far addensare il suo Intruglio Confondente, e Piton, che era rimasto lì a guardarlo con un'aria di vendicativa soddisfazione, prima di allontanarsi scarabocchiò qualcosa di terribilmente simile a uno zero nei suoi appunti.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   «Non sarà andata a prenderlo...» disse Ron attOnito.
La profezia della professoressa Cooman (Cap. 16 Harry Potter 3)

   Ma Grattastinchi affondò gli artigli negli abiti di Black e non si mosse. Voltò il brutto muso schiacciato verso Harry e lo guardò con gli occhiOni gialli. Alla sua destra, Hermione ruppe in un singhiozzo.
Gatto, topo e cane (Cap. 17 Harry Potter 3)

   «C'erano dei testimOni che hanno visto Minus morire» disse. «Una strada intera...»
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ma poi Silente diventò Preside, e trovò la soluzione. Disse che se prendevamo alcune precauziOni non c'era motivo per cui io non potessi venire a scuola...» Lupin sospirò e guardò apertamente Harry. «Qualche mese fa ti ho detto che il Platano Picchiatore fu piantato l'anno che sono arrivato a Hogwarts. La verità è che fu piantato perché sono arrivato a Hogwarts. Questa casa...» e Lupin si guardò intorno desolato, «...e il tunnel che porta qui... furono costruiti per me. Una volta al mese mi facevano uscire di nascosto dal castello e venivo qui a trasformarmi. L'albero fu messo all'entrata del tunnel per impedire a chiunque di incrociarmi quando ero pericoloso».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Le mie trasformaziOni in quei giorni erano... erano terribili. È molto doloroso trasformarsi in un Lupo Mannaro. Non avevo intorno degli umani da mordere, cosi mordevo e graffiavo me stesso. Gli abitanti del villaggio udivano il rumore e le urla e credettero che si trattasse di spiriti particolarmente violenti. Silente incoraggiò le dicerie... anche adesso che la casa è silenziosa da anni, gli abitanti di qui non osano avvicinarsi...
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Ma trasformaziOni a parte, ero più felice di quanto non fossi mai stato. Per la prima volta avevo degli amici, tre grandi amici. Sirius Black... Peter
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «E non mi abbandonarono affatto. Anzi, fecero per me una cosa che non solo rese le mie trasformaziOni sopportabili, ma le mutò nei momenti più belli della mia vita. Diventarono Animagi».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Il professor Piton era a scuola con noi. Si è battuto molto perché non mi venisse affidata la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. È tutto l'anno che ripete a Silente che non bisogna fidarsi di me. Ha le sue ragiOni... vedete, Sirius gli fece uno scherzo che quasi lo uccise, uno scherzo che coinvolse me...».
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso (Cap. 18 Harry Potter 3)

   «Il professor Lupin avrebbe potuto uccidermi cento volte quest'anno» disse Harry. «Sono rimasto solo con lui per ore, a prendere leziOni di difesa contro i Dissennatori. Se davvero stava aiutando Black, perché non mi ha finito allora?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Andiamo» disse debolmente, «sta cercando di dire che è fuggito da Azkaban solo per mettere le mani su Crosta? Insomma...» Guardò Harry e Hermione, in cerca di sostegno. «D'accordo, diciamo che Minus sapeva trasformarsi in un topo... ci sono miliOni di topi al mondo... come fa a sapere qual è quello che cercava se è rimasto chiuso ad Azkaban?»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   La lucidità di Harry parve vacillare sotto il peso di tutte quelle rivelaziOni. Era assurdo... eppure...
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Lo abbiamo sentito dire» esclamò Lupin, più freddamente. «Vorrei chiarire una o due questiOni con te, Peter, se sei così gentile da...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Non sono dodici anni che ti nascondi da me» disse Black. «Tu ti nascondi dagli antichi sostenitori di Voldemort. Ho sentito delle voci ad Azkaban, Peter... Credono tutti che tu sia morto, perché altrimenti dovresti spiegare molte cose... Li ho sentiti gridare nel sonno. Sembrano convinti che il doppiogiochista abbia fatto il doppio gioco anche con loro. Voldemort è arrivato ai Potter seguendo le tue informaziOni... e Voldemort là è caduto. E non tutti i suoi sostenitori sono finiti ad Azkaban, vero? Ce ne sono ancora molti liberi, che aspettano la loro occasione, fingendo di aver capito l'errore commesso... se mai venissero a sapere che sei ancora vivo,
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Non so come ho fatto» disse lentamente. «Immagino che l'unico motivo per cui non sono impazzito è che sapevo di essere innocente. Non era un bel pensiero, quindi i Dissennatori non sono riusciti a portarmelo via... ma mi ha conservato il senno, e non ho perso me stesso... mi ha aiutato a mantenere i miei poteri... così quando tutto è diventato... troppo... sono riuscito a trasformarmi nella mia cella... sono diventato un cane. I Dissennatori, sapete, non ci vedono...» Deglutì. «Vanno a tentOni verso le persone captando le loro emoziOni... capivano che le mie emoziOni erano meno... meno umane, meno complesse quando ero un cane... ma naturalmente hanno pensato che stessi perdendo la testa come tutti gli altri là dentro, e non si sono preoccupati. Ma ero debole, molto debole, e non avevo alcuna speranza di allontanarli da me senza una bacchetta magica...
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Ma poi ho visto Peter in quella foto... Ho capito che era a Hogwarts con Harry... nelle condiziOni ideali per agire, se gli fosse giunta voce che il Lato Oscuro stava riprendendo potere...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «Era come se qualcuno mi avesse acceso un fuoco nella testa, e i Dissennatori non potevano spegnerlo... non era una sensazione piacevole... era un'ossessione... ma mi diede forza, mi snebbiò la mente. Così, una sera, quando aprirono la porta della mia cella per portarmi il cibo, scivolai alle loro spalle in forma di cane... è molto più difficile per loro avvertire le emoziOni di un animale, è difficile tanto da confonderli... io ero magro, abbastanza magro da passare attraverso le sbarre... da cane nuotai fino alla terraferma e da allora ho vissuto nella foresta... tranne quando sono venuto a vedere la partita di Quidditch, naturalmente... voli bene come tuo padre, Harry...»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   «NON MENTIRE!» urlò Black. «GLI PASSAVI INFORMAZIOni DA UN ANNO QUANDO LILY E JAMES SONO MORTI! ERI LA SUA SPIA!»
Il servo di Voldemort (Cap. 19 Harry Potter 3)

   Il volto tormentato di Black si aprì nel primo vero sorriso che Harry vi avesse scorto finora. La differenza era sorprendente, come se una persona più giovane di dieci anni brillasse attraverso la maschera incavata; per un attimo, riapparve l'uomo che aveva riso al matrimOnio dei genitori di Harry.
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   La nebbia bianca lo accecava. Doveva lottare... expecto Patronum... non vedeva niente... e a grande distanza sentì l'urlo familiare... expecto Patronum... cercò a tentOni Sirius nella foschia, e trovò il suo braccio... non l'avrebbero preso...
Il bacio dei Dissennatori (Cap. 20 Harry Potter 3)

   «Black li aveva stregati, l'ho capito subito. Un Incantesimo Confundus, a giudicare dal loro comportamento. Sembravano convinti che potesse essere innocente. Non erano responsabili delle loro aziOni. D'altra parte, il loro intervento avrebbe potuto consentire a Black di fuggire... Credo che fossero convinti di poterlo catturare da soli. L'hanno passata liscia in un sacco di occasiOni prima d'ora... e temo che si siano fatti un'alta opinione di se stessi... e naturalmente il Preside ha sempre concesso a Potter un'eccessiva li
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Si, ma è un bene concedergli un trattamento così speciale? Personalmente cerco di trattarlo come tutti gli altri studenti. E qualunque altro studente verrebbe sospeso, come minimo, per aver messo a repentaglio le vite dei suoi amici come ha fatto lui. Ci pensi, Ministro: contro tutte le regole della scuola, dopo tutte le precauziOni prese per proteggerlo, uscire di notte, farsi complice di un Lupo Mannaro e di un assassino... e ho anche ragione di credere che abbia fatto visita illegalmente a Hogsmeade...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «No, Ministro... quando sono arrivato stavano già tornando alle loro postaziOni vicino agli ingressi...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «E la mia testimOnianza non conta niente?» ringhiò Piton. «Peter Minus non era nella Stamberga Strillante, e non c'era traccia di lui nel parco».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Ma Silente alzò la mano per bloccare la raffica di spiegaziOni.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Ora tocca a voi ascoltare, e vi prego di non interrompermi, perché abbiamo pochissimo tempo» disse con calma. «Non c'è una straccio di prova a sostegno della storia di Black, eccetto la vostra parola... e la parola di due maghi di tredici anni non convincerà nessuno. Tantissimi testimOni, una strada intera, hanno giurato di aver visto Sirius uccidere Minus. Io stesso ho fornito al Ministero la prova che Sirius era il Custode Segreto dei Potter».
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry cercò a tentOni la propria gamba e la pizzicò forte. Gli fece parecchio male, il che parve escludere la possibilità che si trattasse di un sogno molto strano.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «È una GiraTempo» sussurrò Hermione, «e me l'ha data la professoressa McGranitt il primo giorno di scuola quest'anno. E da allora che la uso per riuscire a frequentare tutte le leziOni. La professoressa McGranitt mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno. Ha dovuto scrivere un sacco di lettere al Ministero della Magia per farmene avere una. Ha dovuto spiegare che sono una studentessa modello, e che non l'avrei mai usata assolutamente per altro se non per lo studio... La giro e ho delle ore in più, è così che rie
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   sco a seguire tante leziOni contemporaneamente, capito? Ma... Harry, non capisco che cosa Silente vuole che facciamo. Perché ci ha detto di tornare indietro di tre ore? Come possiamo aiutare Sirius?»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «...davanti ai testimOni. Hagrid, firma qui...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Harry e Hermione ascoltarono attentamente. Sentirono dei passi, le imprecaziOni del boia, lo scattare della porta, e poi di nuovo silenzio.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Se corressi a prenderlo adesso, Piton non potrebbe mai impadrOnirsene e...»
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   L'Ippogrifo stava cercando disperatamente di raggiungere Hagrid. Anche Harry afferrò la corda, sforzandosi di trattenere Fierobecco. Seguirono con lo sguardo Hagrid che zigzagava verso il castello, un po' brillo. Fierobecco cessò di agitarsi e chinò il testone, malincOnico.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Hermione posò le mani sulla groppa di Fierobecco e Harry l'aiutò. Poi appoggiò il piede su uno dei rami più bassi del cespuglio e si issò a cavalciOni davanti a lei. Prese la corda che penzolava dal collo dell'animale e la legò dall'altra parte del collare, ottenendo un paio di redini.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Sferrò un colpo di tallOni nei fianchi di Fierobecco.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Un solo battito delle ali possenti dell'Ippogrifo ed eccoli di nuovo in volo, all'altezza della cima della Torre Ovest. Fierobecco atterrò con uno scalpiccio sui bastiOni, e Harry e Hermione scivolarono immediatamente giù dal suo dorso.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   Colpì i fianchi di Fierobecco con i tallOni; Harry e Hermione fecero un balzo indietro mentre le enormi ali si dispiegavano di nuovo. L'Ippogrifo prese il volo. Davanti agli occhi di Harry lui e il suo cavaliere diventarono sempre più piccoli, poi una nuvola passò davanti alla luna... e sparirono.
Il segreto di Hermione (Cap. 21 Harry Potter 3)

   «Va via, no?» disse Hagrid, sorpreso per la domanda. «Ha dato le dimissiOni stamattina presto. Dice che non deve succedere un'altra volta».
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Ma se ha dato le dimissiOni...»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Ho appena parlato con Hagrid» disse Harry. «Dice che lei ha dato le dimissiOni. Non è vero, eh?»
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Allora addio, Remus» disse Silente lacOnico. Lupin spostò appena l'acquario dell'Avvinano per poter stringere la mano a Silente. Poi, con un ultimo cenno a Harry e un breve sorriso, uscì dallo studio.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Non è così» disse Silente tranquillo. «La tua esperienza con la GiraTempo non ti ha insegnato niente, Harry? Le conseguenze delle nostre aziOni sono sempre così complicate, così mutevoli, che predire il futuro è davvero molto difficile... La professoressa Cooman, che Dio la benedica, ne è la prova vivente. Hai compiuto un gesto molto nobile risparmiando la
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Di certo non era l'unico a rammaricarsi per la partenza del professor Lupin. Tutta la classe di Difesa contro le Arti Oscure si rattristò alla notizia delle sue dimissiOni.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   stupito di essersela cavata in PoziOni. Aveva il fondato sospetto che Silente fosse intervenuto per impedire a Piton di bocciarlo. Il comportamento di Piton verso Harry durante l'ultima settimana era stato piuttosto preoccupante: Harry non riteneva possibile che l'avversione dell'insegnante nei suoi confronti potesse aumentare, ma di sicuro era così. Un muscolo si contraeva in maniera sgradevole a un angolo della bocca sottile di Piton tutte le volte che guardava Harry, e l'insegnante fletteva di continuo le dita, come se morisse dalla voglia di stringergliele attorno al collo.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   Percy aveva ottenuto il suo M.A.G.O. a pieni voti; Fred e George erano riusciti a strappare una manciata di G.U.F.O. per ciascuno. La Casa di Grifondoro, intanto, grazie soprattutto alla sua spettacolare prestazione nella Coppa del Quidditch, aveva vinto la Coppa delle Case per il terzo anno di fila. E così il banchetto di fine trimestre fu celebrato in un trionfo di decoraziOni scarlatte e dorate, e il tavolo dei Grifondoro fu il più rumoroso di tutti, perché tutti festeggiavano. Perfino Harry riuscì a dimenticare per un po' il ritorno dai Dursley che lo attendeva l'indomani, mangiando, bevendo, chiacchierando e ridendo assieme agli altri.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

   «Oh, su con la vita, Harry!» esclamò Hermione malincOnica.
Ancora posta via gufo (Cap. 22 Harry Potter 3)

    Gli hangletOniani convenivano tutti che la vecchia casa era “sinistra”. Mezzo secolo prima, qualcosa di strano e terribile era successo là dentro, qualcosa di cui gli abitanti più anziani del villaggio amavano ancora discutere quando erano a corto di pettegolezzi. La storia era stata ripetuta così tante volte, e vi erano stati aggiunti cosi tanti fronzoli che nessuno era più certo di quale fosse la verità. Ogni versione del racconto, comunque, cominciava allo stesso modo: cinquant’anni prima, all’alba di una bella giornata d’estate, quando Casa Riddle era ancora ben tenuta e imponente, una cameriera era entrata in salotto e aveva trovato morti tutti e tre i Riddle.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Il proprietario di Casa Riddle, a quei tempi, era un ricco signore che non ci abitava né la utilizzava in alcun modo; al villaggio dicevano che la teneva per “ragiOni fiscali”, anche se nessuno diceva chiaramente quali potessero essere. Il ricco proprietario continuò comunque a pagare Frank perché badasse al giardino: lui ormai si avvicinava al suo settantasettesimo compleanno, era piuttosto sordo e la sua gamba ferita era più rigida che mai, ma lo si vedeva ancora affaccendarsi attorno alle aiuole quando c’era bel tempo, anche se le erbacce cominciavano ad avere la meglio.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Si ritrovò nella cucina tenebrosa. Frank non entrava là dentro da molti anni; comunque, anche se era buio pesto, si ricordava dov’era la porta che si apriva sull’ingresso, e vi si diresse a tentOni, le narici piene dell’odore dell’abbandono, le orecchie tese a cogliere qualunque rumore di passi o voci provenisse da sopra. Raggiunse il vasto ingresso, un po’ più illuminato grazie alle ampie finestre che si trovavano ai due lati dell’entrata, e prese a salire le scale, benedicendo lo spesso strato di polvere che ricopriva la pietra, perché smorzava il rumore dei suoi piedi e del bastone.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Ho le mie ragiOni per voler usare il ragazzo, come ti ho già spiegato, e non userò nessun altro. Ho aspettato tredici anni. Qualche mese in più non farà alcuna differenza. Quanto alla protezione di cui gode, sono convinto che il mio piano funzionerà. Tutto quello che serve è un po’ di coraggio da parte tua, Codaliscia: coraggio che troverai, a meno che tu non voglia provare tutta la potenza dell’ira di Voldemort…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Se?» sussurrò la prima voce. «Se? Se seguirai il piano, Codaliscia, il Ministero non dovrà mai sapere che qualcun altro è scomparso. Lo farai con calma, senza creare scompiglio; vorrei solo poterlo fare io, ma nelle mie attuali condiziOni… andiamo, Codaliscia, basta rimuovere un altro ostacolo e la strada che ci porta a Harry Potter sarà sgombra. Non ti sto chiedendo di farlo da solo. Per allora, il mio fedele servo ci avrà raggiunto…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Bugiardo» disse di nuovo la prima voce, ancor più intrisa di crudele divertimento. «Comunque, non nego che le sue informaziOni si sono rivelate di un valore incalcolabile. Senza di esse, non avrei mai potuto architettare il nostro piano, e per questo avrai la tua ricompensa, Codaliscia. Ti permetterò di svolgere un compito essenziale per me, un compito che molti dei miei seguaci darebbero la mano destra per eseguire…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Avremmo potuto modificarle la memoria? Ma gli Incantesimi di Memoria possono essere infranti da un mago potente, come ho dimostrato quando l’ho interrogata. Sarebbe stato un insulto alla sua memoria non usare le informaziOni che le ho estorto, Codaliscia».
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Frank sapeva cosa fare. Doveva andare alla polizia, ora o mai più. Sarebbe sgattaiolato fuori e sarebbe andato dritto alla cabina telefOnica al villaggio… ma la voce fredda aveva ripreso a parlare, e Frank rimase dov’era, paralizzato, ad ascoltare con tutto se stesso.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    «Un altro incantesimo… il mio fedele servo a Hogwarts… Harry Potter è praticamente già mio, Codaliscia. È deciso. Non ci saranno altre discussiOni. Ma ora zitto… credo di aver sentito Nagini…»
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    E la voce del secondo uomo cambiò. Cominciò a emettere suOni che Frank non aveva mai udito prima; sibilava e sputacchiava senza prendere fiato. Frank credette che fosse in preda a un qualche attacco.
Casa Riddle (Cap. 1 Harry Potter 4)

    Harry sollevò il viso dalle mani, aprì gli occhi e si guardò intorno come se si aspettasse di vedere qualcosa d’insolito. A dire il vero c’era una quantità straordinaria di cose insolite in quella stanza: un grosso baule di legno, spalancato ai piedi del letto, mostrava un calderone, un manico di scopa, abiti neri e svariati libri d’incantesimi. Rotoli di pergamena ingombravano quella parte della sua scrivania che non era occupata dalla grande gabbia vuota in cui di solito era appollaiata Edvige, la sua civetta candida. Sul pavimento accanto al letto c’era un libro aperto; lo stava leggendo prima di addormentarsi la sera prima. Le figure del libro si muovevano: uomini in abiti aranciOni sfrecciavano avanti e indietro cavalcando scope e lanciandosi una palla rossa.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Addormentati: era così che Harry preferiva i Dursley; da svegli non erano per lui di alcuna utilità. Zio Vernon, zia Petunia e Dudley erano i soli parenti di Harry al mondo. Erano Babbani (ovvero non-maghi) che odiavano e disprezzavano la magia in qualunque forma, e questo significava che Harry era benvenuto nella loro casa quasi quanto una torma di insetti infestanti. Avevano raccontato a tutti che, negli ultimi tre anni, Harry era stato assente non perché frequentava Hogwarts, bensì il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Ragazzi Irrimediabilmente Criminali. Sapevano benissimo che, in quanto mago minorenne, Harry non aveva il permesso di usare la magia al di fuori di Hogwarts, ma erano sempre pronti ad accusarlo di qualunque cosa andasse storta a casa loro. Harry non aveva mai potuto contare su di loro, o rivelare alcunché della sua vita nel mondo dei maghi. La sola idea di parlargli della cicatrice che gli faceva male e delle sue preoccupaziOni per Voldemort era ridicola.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    C’era una ragione molto semplice per spiegare la totale assenza di Sirius dalla vita di Harry fino ad allora: Sirius si trovava ad Azkaban, la terribile prigione dei maghi, i cui guardiani erano creature chiamate Dissennatori, demOni ciechi che succhiavano l’anima e che erano venuti a cercare Sirius a Hogwarts quando era fuggito. Ma Sirius era innocente: gli omicidi per i quali era stato condannato erano stati commessi da Codaliscia, il servitore di Voldemort, che tutti credevano morto e che Harry, Ron e Hermione avevano incontrato faccia a faccia l’anno prima, anche se il solo a credere alla loro storia era stato il professor Silente.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Comunque, in fondo alla pagella c’erano alcuni commenti accuratamente stilati dall’infermiera della scuola che nemmeno zio Vernon e zia Petunia poterono liquidare. Per quanto zia Petunia gemesse che Dudley era di costituzione robusta, e che il suo grasso era solo dovuto alla crescita, e che era un ragazzo in via di sviluppo che aveva bisogno di mangiare molto, restava il fatto che i sarti fornitori della scuola non avevano più calzOni alla zuava abbastanza grandi per lui. L’infermiera scolastica aveva visto ciò che gli occhi di zia Petunia — così acuti nell’individuare ditate sulle pareti scintillanti di casa sua, e nell’osservare gli andirivieni dei vicini — semplicemente si rifiutavano di vedere: che, ben lungi dall’aver bisogno di cibo in più, Dudley aveva raggiunto più o meno la taglia e il peso di una giovane orca assassina.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Così — dopo molte scenate, dopo liti che fecero tremare il pavimento della camera di Harry, e dopo che zia Petunia ebbe versato molte lacrime — il nuovo regime era cominciato. La dieta prescritta dall’infermiera scolastica di Snobkin era stata attaccata al frigorifero, opportunamente svuotato di tutte le cose preferite da Dudley — bevande gassate e dolci, cioccolata e hamburger — e riempito invece di frutta e verdura e del genere di cose che zio Vernon definiva “roba da cOnigli”. Per non mettere Dudley a disagio, inoltre, zia Petunia aveva insistito che tutta la famiglia seguisse la dieta: così passò un quarto di pompelmo a Harry. Quest’ultimo notò che era molto più piccolo di quello di Dudley. Zia Petunia era convinta che la cosa migliore per far star su di morale Dudley era assicurarsi che almeno mangiasse più di Harry.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon fece un gran sospiro che gli scompigliò i baffOni cespugliosi e prese il cucchiaio.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Harry avrebbe tanto voluto dire «Dunque che cosa?» ma non credeva che l’umore di zio Vernon dovesse essere messo alla prova la mattina così presto, soprattutto in condiziOni di forte stress a causa della mancanza di cibo. Quindi decise di mostrarsi educatamente meravigliato.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon si era messo il suo vestito migliore. Ad alcuni questo sarebbe potuto sembrare un gesto di benvenuto, ma Harry sapeva che in realtà zio Vernon voleva apparire impressionante e minaccioso. Dudley, d’altro canto, pareva come rimpicciolito. Non per gli effetti della dieta, ma per il terrore: l’ultima volta che si era imbattuto in un mago adulto ne era uscito con una coda di maiale a cavatappi che gli spuntava dal fondo dei pantalOni, e zia Petunia e zio Vernon avevano dovuto farlo operare in una clinica privata di Londra. Non c’era affatto da stupirsi, quindi, se Dudley continuava a strofinarsi nervosamente la mano sul sedere e si spostava da una stanza all’altra camminando di lato, come per non offrire lo stesso bersaglio al nemico.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Zio Vernon sbuffò tra i baffi. In circostanze normali avrebbe chiesto che tipo di macchina aveva il signor Weasley; tendeva a giudicare gli altri dalle dimensiOni e dal costo delle loro auto. Ma Harry dubitava che a zio Vernon sarebbe piaciuto il signor Weasley anche se fosse arrivato a bordo di una Ferrari.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Visto che il salotto solitamente immacolato al momento era invaso di polvere e frammenti di mattOni, i Dursley non presero molto bene l’osservazione. Il volto di zio Vernon divenne violetto, e zia Petunia prese a mordersi la lingua, ma sembravano troppo spaventati per dire qualcosa.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Il viso di zio Vernon era lo specchio dei suoi pensieri. L’idea di sentirsi dare leziOni di rispetto da un uomo che aveva appena fatto saltare in aria metà del suo salotto sembrava essere per lui motivo di intensa sofferenza.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Cambierà il mondo, quella relazione» disse Ron. «Finiranno in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta, le perdite dei calderOni…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Un rapporto per l’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale» disse Percy compiaciuto. «Stiamo cercando di uniformare lo spessore dei calderOni. Alcuni dei prodotti d’importazione sono un po’ troppo sottili… le perdite stanno crescendo quasi del tre per cento l’anno…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Non stiamo facendo chiasso» ribatté Ron irritato. «Stiamo camminando. Scusa se abbiamo disturbato le operaziOni top-secret del Ministero della Magia».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Sono secoli che sentiamo delle esplosiOni venire dalla loro camera, ma non abbiamo mai pensato che stessero facendo sul serio» spiegò Ginny, «credevamo che gli piacesse il rumore e basta».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    «Non è divertente!» urlò il signor Weasley. «Questo genere di comportamento mina seriamente le relaziOni maghi-Babbani! Passo metà della mia vita a battermi contro i maltrattamenti ai Babbani, e i miei figli…»
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Ron alzò gli occhi al cielo e borbottò a Harry e Hermione: «Vuole che gli chiediamo di che si tratta, fa così fin da quando ha cominciato a lavorare. Probabilmente è una mostra di calderOni col doppio fondo».
I Tiri Vispi di Fred e George (Cap. 5 Harry Potter 4)

    Harry cercò gli occhiali a tastOni, li inforcò e si sedette. Fuori era ancora buio. Ron borbottò qualcosa mentre sua madre lo svegliava. Ai piedi del suo materasso Harry vide due grosse sagome insonnolite emergere da grovigli di coperte.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «È stato un problema organizzativo cruciale» sospirò il signor Weasley. «Il guaio è che alla Coppa del Mondo arrivano qualcosa come centomila maghi, e naturalmente non abbiamo un sito magico abbastanza grande da accoglierli tutti. Ci sono luoghi in cui i Babbani non possono entrare, ma prova a immaginare di stipare centomila maghi a Diagon Alley o sul binario nove e tre quarti. Così abbiamo dovuto trovare una bella landa deserta e mettere in atto tutte le precauziOni anti-Babbani possibili. L’intero Ministero ci ha lavorato per mesi. Prima di tutto, naturalmente, bisogna scaglionare gli arrivi. Quelli con i biglietti più a buon mercato devono arrivare con due settimane d’anticipo. Un numero limitato usa mezzi di trasporto babbani, ma gli altri non possono affollare i loro pullman e treni: ricorda che i maghi arrivano da tutto il mondo. Alcuni si Materializzano, naturalmente, ma dobbiamo trovare dei luoghi sicuri per la loro Materializzazione, a distanza di sicurezza dai Babbani. Credo che per questo ci sia un bosco comodo. Per quelli che non vogliono o non possono Materializzarsi, ci sono le Passaporte, oggetti che servono a trasportare i maghi da un posto all’altro in un orario prestabilito. Si possono organizzare gruppi numerosi, se occorre. Ci sono duecento Passaporte disposte in punti strategici in tutta la Gran Bretagna, e la più vicina a noi è in cima al Col dell’Ermellino, ed è lì che siamo diretti».
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    Non ebbero fiato da sprecare per la conversazione quando cominciarono a salire il Col dell’Ermellino, inciampando ogni tanto in tane di cOniglio nascoste, scivolando su grosse zolle nere. A ogni respiro l’aria sembrava penetrare come una lama nel petto di Harry, e le gambe stavano cominciando a irrigidirsi quando alla fine i suoi piedi incontrarono un terreno pianeggiante.
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Ci siamo dovuti alzare alle due, vero, Ced? Te lo assicuro, sarò felice quando avrà passato l’esame di Materializzazione. Ma non mi lamento, la Coppa del Mondo di Quidditch non me la perderei per un sacco pieno di galeOni… e in effetti i biglietti costano quasi altrettanto. E tieni conto che me la sono cavata a buon mercato…» Amos Diggory lanciò uno sguardo allegro ai ragazzi. «Sono tutti tuoi, Arthur?»
La Passaporta (Cap. 6 Harry Potter 4)

    «Mai stato così pieno» disse all’improvviso, guardando di nuovo verso il campo nebbioso. «Centinaia di prenotaziOni. Di solito la gente arriva e basta…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    In quel momento, un mago con i pantalOni alla zuava apparve dal nulla vicino al signor Roberts.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Il mago con i pantalOni alla zuava li accompagnò verso il cancello del campeggio. Sembrava sfinito; aveva il mento blu di barba non fatta e profonde ombre viola sotto gli occhi. Una volta fuori dalla portata del signor Roberts, bisbigliò al signor Weasley: «Mi sta dando un sacco di problemi. Ha bisogno di un Incantesimo di Memoria dieci volte al giorno per starsene tranquillo. E Ludo Bagman non mi dà certo una mano. Va in giro a parlare di Bolidi e Pluffe a voce altissima, e non ci pensa proprio alla sicurezza anti-Babbani. Cielo, sarò felice quando tutto questo sarà finito. Ci vediamo più tardi. Arthur».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Risalirono il campo nebbioso tra lunghe file di tende. Molte avevano un’aria quasi normale; i loro proprietari avevano chiaramente cercato di renderle più babbanesche possibile, ma poi si erano traditi aggiungendo camini, batacchi, o banderuole. Qua e là spuntavano tende così vistosamente magiche che Harry non poteva certo stupirsi se il signor Roberts nutriva dei sospetti. A metà del campo sorgeva una stravagante costruzione di seta a righe simile a un palazzo in miniatura, con parecchi pavOni vivi legati all’ingresso. Un po’ più in là passarono davanti a una tenda con tre piani e parecchie torrette; e ancora oltre c’era una tenda con giardino, completo di vasca per gli uccellini, meridiana e fontana.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Harry non era mai andato in campeggio in vita sua; i Dursley non lo avevano mai portato in vacanza, preferendo lasciarlo con la signora Figg, un’anziana vicina. Comunque, lui e Hermione scoprirono dove dovevano andare quasi tutti i pali e i picchetti, e anche se il signor Weasley fu più d’intralcio che d’aiuto, perché divenne decisamente sovreccitato quando fu il momento di usare il martelletto, alla fine riuscirono a montare due malincOniche tende a due posti.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Harry s’infilò carpOni sotto il lembo della tenda e rimase a bocca aperta. Era entrato in quello che sembrava un appartamento di tre stanze un po’ vecchiotto, completo di bagno e cucina. Cosa bizzarra, era arredato esattamente allo stesso modo di quello della signora Figg; c’erano foderine all’uncinetto sulle sedie scompagnate, e un forte odore di gatto.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «C’è un rubinetto segnato su questa mappa che ci ha dato il Babbano» disse Ron, che aveva seguito Harry dentro la tenda, e sembrava assolutamente indifferente alle sue straordinarie dimensiOni interne. «È dall’altra parte del campo».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Ora, col sole appena sorto e la nebbiolina che si diradava, videro la città di tende che si allargava in tutte le direziOni. Si fecero strada lentamente tra le file, guardandosi intorno incuriositi. Solo in quel momento Harry cominciò a capire quanti maghi e quante streghe dovevano esserci al mondo; non aveva mai pensato molto a quelli degli altri paesi.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Qua e là maghi e streghe adulti emergevano dalle loro tende e cominciavano a preparare la colazione. Alcuni, gettandosi intorno occhiate furtive, accendevano il fuoco con la bacchetta; altri sfregavano fiammiferi con aria dubbiosa, come se fossero certi che non poteva funzionare. Tre maghi africani sedevano immersi in una seria conversazione, tutti vestiti con lunghe tuniche bianche, intenti a cuocere quello che sembrava un cOniglio su un fuoco di un viola chiaro, mentre un gruppo di streghe americane di mezza età sedeva spettegolando allegramente sotto uno striscione teso tra le loro tende che diceva: “Istituto delle Streghe di Salem”. Harry colse stralci di conversazione in lingue strane man mano che oltrepassavano le tende, e anche se non riuscì a capire una sola parola, il tono di ogni voce era eccitato.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Vi piacciono le decoraziOni?» disse Seamus con un sorriso, quando Harry, Ron e Hermione si avvicinarono per salutarlo. «Il Ministero non è molto contento».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    C’era già una piccola coda davanti al rubinetto nell’angolo del campo. Harry, Ron e Hermione si misero in fila, dietro a due uomini impegnati in un’accesa discussione. Uno era un mago molto anziano che indossava una lunga camicia da notte a fiori. L’altro era chiaramente un mago del Ministero; sventolava un paio di pantalOni gessati e quasi urlava, esasperato:
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Le donne babbane se le mettono. Archie, non gli uomini, loro portano questi» disse il mago del Ministero, brandendo i pantalOni gessati.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Quello era Cuthbert Mockridge, Direttore dell’Ufficio RelaziOni coi Goblin… ecco che arriva Gilbert Wimple, fa parte del Comitato di Incantesimi Sperimentali, è da un po’ che ha quelle corna… ciao, Arnie… Arnold Peasegood, è un Obliviatore… un membro della Squadra Cancellazione Magia Accidentale… e quelli sono Bode e Croaker… sono Indicibili…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «E voi tutti, sentite» continuò il signor Weasley. «questo è Ludo Bagman. sapete bene chi è, è grazie a lui che abbiamo dei posti così buOni…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Scommettiamo trentasette galeOni, quindici zellini e tre falci» disse Fred, mentre lui e George radunavano in fretta tutto il denaro che avevano, «l’Irlanda vince… ma Viktor Krum prende il Boccino. Oh, e aggiungiamo una bacchetta finta».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Eccellente! Non ne vedevo una così credibile da anni! Pagherei cinque galeOni per averla!»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Non fare il guastafeste, Arthur!» tuonò Ludo Bagman, facendo risuonare le tasche eccitato. «Sono abbastanza grandi da sapere quello che vogliono! Dite che vince l’Irlanda ma Krum prende il Boccino? Impossibile, ragazzi, impossibile… Vi darò delle buone quote per questa scommessa… aggiungeremo cinque galeOni per quella buffa bacchetta, allora, d’accordo…»
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Sono informaziOni riservate fino a quando il Ministero non deciderà di renderle pubbliche» disse Percy rigidamente. «Il signor Crouch ha fatto bene a non rivelarle».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    Venditori ambulanti si Materializzavano ogni pochi metri, trasportando vassoi e spingendo carretti carichi di merci straordinarie. C’erano coccarde luminose — verdi per l’Irlanda, rosse per la Bulgaria — che strillavano i nomi dei giocatori, cappelli a punta verdi coperti di trifogli danzanti, sciarpe bulgare adorne di leOni che ruggivano per davvero, bandiere di entrambi i paesi che suonavano l’inno nazionale quando le agitavi; c’erano modellini di Firebolt che volavano veramente, e pupazzetti da collezione di giocatori celebri che camminavano sul palmo della mano, pavoneggiandosi.
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

    «Omniocolo» disse il venditore con foga. «Si può fare il replay dell’azione… passare tutto al rallentatore… e vedere tutto azione per azione, se vi va. È un affare: dieci galeOni l’uno».
Bagman e Crouch (Cap. 7 Harry Potter 4)

   Tenendo ben stretti i loro acquisti, il signor Weasley in I testa, si affrettarono tutti a entrare nel bosco, seguendo il percorso illuminato dalle lanterne. Sentivano i rumori di migliaia di persone che si muovevano attorno a loro, urla e risate, frammenti di canzOni. L’atmosfera di eccitazione febbrile era altamente contagiosa; Harry non riusciva a smettere di sorridere. Camminarono nel bosco per venti minuti, parlando e scherzando a voce alta, finché uscirono all’aperto e si ritrovarono all’ombra di uno stadio gigantesco. Anche se Harry riuscì a vedere solo una piccola porzione degli immensi muri d’oro che circondavano il campo, si rese conto che dieci cattedrali ci sarebbero state dentro comodamente.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    La creaturina guardò in su e allargò le dita, mostrando gli enormi occhi marrOni e un naso dell’esatta forma e dimensione di un grosso pomodoro. Non era Dobby… era comunque senz’ombra di dubbio un elfo domestico, come Dobby, che Harry aveva liberato dai suoi vecchi padrOni, la famiglia Malfoy.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «La libertà gli sta dando alla testa, signore» disse Winky malincOnica. «Gli fa venire idee strane sulla sua posizione, signore. Non riesce a trovare un altro lavoro».
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    La musica cessò. Harry sbatté le palpebre. Era in piedi, e una delle sue gambe era a cavalciOni del muretto della tribuna. Accanto a lui, Ron era paralizzato in una posa che lo faceva sembrare sul punto di tuffarsi da un trampolino.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Time out!» urlò Bagman. «Intanto medimaghi professiOnisti corrono in campo a verificare le condiziOni di Aidan Lynch!»
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    I Lepricani, che si erano alzati infuriati a mezz’aria come uno sciame di calabrOni lucenti quando era stato commesso fallo su Mullet, ora scattarono insieme per formare le parole “HA HA HA!” Le Veela dall’altra parte del campo balzarono in piedi, scossero le chiome con rabbia e ripresero a danzare.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    «Due puniziOni per l’Irlanda!» urlò Bagman, e la folla bulgara ululò di rabbia.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Uno per uno, i Bulgari sfilarono tra gli ordini di posti della tribuna, e Bagman gridò il nome di ciascuno mentre stringevano la mano al loro Ministro e poi a Caramell. Krum, che era l’ultimo, era davvero in condiziOni disastrose. Sul viso insanguinato gli si stavano gonfiando due occhi neri a velocità spettacolare. Teneva ancora il Boccino. Harry notò che a terra sembrava molto meno coordinato: aveva un principio di piedi piatti e le spalle piuttosto cascanti. Ma quando venne pronunciato il suo nome, tutto quanto lo stadio rispose con un boato spaccatimpani.
La Coppa del Mondo di Quidditch (Cap. 8 Harry Potter 4)

    Nel letto sopra quello di Ron, Harry rimase sveglio a fissare il soffitto di tela, da cui trapelava ogni tanto il bagliore di un’occasionale lanterna di Lepricani, e rivivendo nel pensiero alcune delle più spettacolari aziOni di Krum. Moriva dalla voglia di tornare a cavallo della sua Firebolt e provare la Finta Wronsky… con tutti i suoi schemi contorti Oliver Baston non era mai riuscito a spiegare per bene come fare quell’azione… Harry si vide vestito di abiti con il suo nome ricamato sulla schiena, e immaginò la sensazione che si doveva provare ascoltando il ruggito di una folla di centomila persone, mentre la voce di Ludo Bagman echeggiava per tutto lo stadio: «Ecco a voi… Potter!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Il rogo di una tenda illuminò all’improvviso le persone in aria, e Harry riconobbe una di loro: era il signor Roberts, il direttore del campeggio. Gli altri tre dovevano essere sua moglie e i suoi figli. A un tocco di bacchetta di uno dei maghi in marcia la signora Roberts si ribaltò a testa in giù, e la camicia da notte ricadde rivelando ampi mutandOni; lei cercò di coprirsi mentre la folla al di sotto strillava e fischiava sguaiatamente.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Be’, con dei piedi di quelle dimensiOni è difficile evitarlo» disse una voce melliflua alle loro spalle.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Io guadagno cento sacchi di galeOni l’anno» gridò uno di loro. «Faccio il killer di draghi per il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose!»
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Ma si interruppe di colpo e si guardò alle spalle. Anche Harry e Ron si guardarono rapidamente attorno. Era come se qualcuno avanzasse barcollando verso la radura. Attesero, ascoltando i suOni dei passi irregolari dietro gli alberi scuri. Ma i passi si fermarono all’improvviso.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Winky si mosse debolmente. I suoi occhiOni marrOni si aprirono e sbatté più volte le palpebre, perplessa. Sotto gli occhi dei maghi silenziosi, si levò a sedere tremando. Vide i piedi del signor Diggory e lentamente, esitante, alzò gli occhi per guardarlo; poi, ancor più lentamente, guardò su in cielo. Harry vide il teschio galleggiante riflesso due volte nei suoi enormi occhi vitrei. L’elfa trattenne il respiro, lanciò uno sguardo terrorizzato alla radura affollata e scoppiò in singhiozzi disperati.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    Winky prese a tremare più forte che mai. I suoi occhiOni scattarono da Diggory a Ludo Bagman e tornarono da Crouch.
Il Marchio Nero (Cap. 9 Harry Potter 4)

    «Quella donna ce l’ha con il Ministero della Magia!» esclamò Percy infuriato. «La settimana scorsa ha scritto che stiamo perdendo tempo a cavillare sullo spessore dei calderOni, quando dovremmo occuparci di marchiare i vampiri! Come se non fosse espressamente stabilito nel paragrafo dodici delle IndicaziOni per il Trattamento dei Non Maghi Semiumani…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Non con nome e cognome» disse il signor Weasley. «Sentite qui: Se i maghi e le streghe terrorizzati che attendevano col fiato sospeso qualche notizia ai margini del bosco si aspettavano di ricevere rassicuraziOni dal Ministero della Magia, sono rimasti amaramente delusi. Un rappresentante del Ministero si è presentato parecchio tempo dopo l’apparizione del Marchio Nero, sostenendo che nessuno era rimasto ferito, ma rifiutandosi di fornire ulteriori informaziOni. Resta da vedere se questa dichiarazione sarà sufficiente a smentire le voci secondo cui parecchi corpi sono stati portati via dal bosco un’ora dopo. Figuriamoci» disse il signor Weasley esasperato, passando il giornale a Percy. «Nessuno è rimasto ferito, che cosa avrei dovuto dire? Voci secondo cui parecchi corpi sono stati portati via dal bosco … be’, certo che gireranno delle voci, adesso che ha scritto questa roba».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Vengo con te, papà» disse Percy in tono pomposo. «Il signor Crouch avrà bisogno di tutti in prima linea. E così gli potrò consegnare di persona la relazione sui calderOni».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Le reaziOni di Ron e Hermione furono quasi esattamente quelle che Harry aveva immaginato nella sua stanza a Privet Drive. A Hermione si mozzò il fiato, poi prese a snocciolare consigli uno dopo l’altro, citando un gran numero di enciclopedie, e tutti quanti da Albus Silente a Madama Chips, l’infermiera di Hogwarts.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    La signora Weasley gettò un’occhiata alla pendola del nonno nell’angolo. A Harry piaceva quell’orologio. Era del tutto inutile se uno voleva sapere che ora era, ma per altri versi forniva molte informaziOni. Aveva nove lancette d’oro, e ognuna portava scritto il nome di un Weasley. Non c’erano cifre sul quadrante, ma i posti dove poteva trovarsi ciascun membro della famiglia. C’erano “casa”, “scuola” e “lavoro”, ma anche “perduto”, “ospedale”, “prigione” e, al posto del dodici, “pericolo mortale”.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    Depose una pila di pacchi sulla brandina di Harry e vi lasciò cadere accanto il sacchetto col denaro e un mucchio di calze. Harry prese ad aprire i pacchi: a parte il Manuale di Incantesimi, volume quarto, di Miranda Gadula, aveva un mazzetto di penne nuove, una dozzina di rotoli di pergamena e ricambi per il suo kit di poziOni — era a corto di leonella ed essenza di belladonna. Stava ammucchiando la biancheria nel calderone quando alle sue spalle Ron fece un versaccio di disgusto.
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Ma certo che no» disse la signora Weasley. «È per te. Un abito da cerimOnia».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Un abito da cerimOnia!» ripeté la signora Weasley. «Sulla lista della scuola c’è scritto che dovete avere un abito da cerimOnia quest’anno… un abito per le grandi occasiOni».
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    «Non fare lo sciocco» ribatté la signora Weasley, «devi avere un abito da cerimOnia, è sulla lista! Ne ho preso uno anche per Harry… faglielo vedere, Harry…»
Caos al Ministero (Cap. 10 Harry Potter 4)

    La testa di Diggory alzò gli occhi al cielo. «Dice che ha sentito un intruso in giardino. Dice che qualcuno strisciava verso casa sua, ma è stato sorpreso dai suoi bidOni».
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Che cos’hanno fatto i bidOni?» chiese il signor Weasley, scrivendo freneticamente.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Arthur, lo sai com’è fatto Malocchio» disse la testa di Diggory alzando di nuovo gli occhi al cielo. «Qualcuno che striscia nel suo giardino nel cuore della notte? È più probabile che da qualche parte ci sia un gatto molto traumatizzato coperto di bucce di patata. Ma se quelli dell’Uso Improprio della Magia mettono le mani su Malocchio, è finito: pensa ai suoi precedenti. Dobbiamo farlo uscire con un’accusa minore, qualcosa del tuo Ufficio… quanto valgono i BidOni Esplosivi?»
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Lo vedrete» disse Charlie. «Ma non dite a Percy che ve ne ho parlato… sono “informaziOni riservate, almeno fino al momento in cui il Ministero non riterrà opportuno renderle note, dopotutto”» disse nel tono pomposo di Percy.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Sì, vorrei tanto tornare a Hogwarts quest’anno» disse Bill, le mani in tasca, guardando il treno con aria quasi malincOnica.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    I pistOni sibilarono forte, e il treno prese a muoversi.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Harry, Ron e Hermione tornarono nel loro scompartimento. La pioggia fitta che spruzzava i finestrini rendeva molto difficile guardare fuori. Ron aprì il suo baule, estrasse l’abito da cerimOnia marrone e lo gettò sulla gabbia di Leo per farlo star zitto.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    «Weasley… che cos’è quella?» disse Malfoy, indicando la gabbia di Leo. Una manica dell’abito da cerimOnia di Ron penzolava, oscillando al movimento del treno, mettendo chiaramente in mostra il polsino di pizzo tarlato.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

    Mentre le portiere si aprivano, in alto echeggiò un rombo di tuono. Hermione avvolse Grattastinchi nel suo mantello e Ron lasciò l’abito da cerimOnia sopra Leo mentre scendevano dal treno, le teste chine e gli occhi ridotti a fessure per il diluvio. La pioggia ora scendeva così fitta e rapida che era come se sulle loro teste venissero continuamente rovesciati secchi d’acqua ghiacciata.
Sull'Espresso di Hogwarts (Cap. 11 Harry Potter 4)

   Le carrozze avanzarono pesantemente attraverso i cancelli, fiancheggiati da statue di cinghiali alati, e su per il ripido viale, oscillando pericolosamente in quella che stava diventando in fretta una tempesta. La fronte contro il finestrino, Harry vide Hogwarts avvicinarsi, le molte finestre illuminate confuse e tremolanti al di là della fitta cortina di pioggia. Un fulmine dardeggiò nel cielo mentre la loro carrozza si fermava davanti ai grandi portOni di quercia in cima alla rampa di gradini di pietra. Chi era a bordo delle carrozze davanti a loro già si affrettava a salire e a entrare nel castello; anche Harry, Ron, Hermione e Neville balzarono giù e sfrecciarono per gli scalini, alzando lo sguardo solo quando si trovarono al riparo nell’imponente Sala d’Ingresso illuminata dalle torce con la sua grandiosa scalinata di marmo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Pix tirò fuori la lingua, scagliò gli ultimi gavettOni e sfrecciò via su per la scalinata di marmo, ridendo come un pazzo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    La CerimOnia dello Smistamento degli studenti alle Case si svolgeva all’inizio di ogni anno scolastico, ma per una sfortunata serie di circostanze Harry non aveva assistito a nessuna, dopo la sua. Aveva una certa voglia di vederla.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Non avevano ancora avuto un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che fosse durato più di tre trimestri. Il preferito di Harry, di gran lunga, era stato il professor Lupin, che aveva dato le dimissiOni l’anno prima. Guardò il tavolo dei professori in lungo e in largo. Decisamente non c’erano facce nuove laggiù.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry scrutò il tavolo con maggiore attenzione. Il minuscolo professor Vitious, l’insegnante di Incantesimi, era seduto su una grossa pila di cuscini accanto alla professoressa Sprite, l’insegnante di Erbologia, che aveva il cappello di traverso sui capelli neri svolazzanti; stava parlando con la professoressa Sinistra di Astronomia. Accanto sedeva il giallastro, aquilino, untuoso insegnante di PoziOni, Piton — la persona meno gradita a Harry di tutta Hogwarts. Il disgusto di Harry per Piton era pari solo all’odio di Piton per lui, un odio che, se possibile, era aumentato l’anno prima, quando Harry aveva aiutato Sirius a fuggire sotto il lungo naso di Piton… Piton e Sirius erano nemici fin dai tempi della scuola.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Or son mille anni, o forse anche più, che l’ultimo punto cucito mi fu: vivevano allor quattro maghi di fama, che ancora oggi celebri ognuno qui chiama. Il fier Grifondoro, di cupa brughiera, e Corvonero, beltà di scogliera, e poi Tassorosso, signor di vallata, e ancor Serpeverde, di tana infossata. Un solo gran sogno li accomunava, un solo progetto quei quattro animava: creare una scuola, stregOni educare. E Hogwarts insieme poteron fondare. Ciascuno dei quattro una casa guidava, ciascuno valori diversi insegnava: ognuno stimava diverse virtù e quelle cercava di accrescer vieppiù. E se Grifondoro il coraggio cercava e il giovane mago più audace premiava, per Corvonero una mente brillante fu tosto la cosa davvero importante. Chi poi nell’impegno trovava diletto del buon Tassorosso vinceva il rispetto, e per Serpeverde la pura ambizione contava assai più di ogni nobile azione. I quattro, concordi, gli allievi diletti sceglievan secondo criteri corretti. Ma un giorno si dissero: chi li spartirà quando ognuno di noi defunto sarà? Così Grifondoro un modo trovava e me dal suo capo veloce sfilava: poi con i tre maghi una mente mi fece capace di scegliere in loro vece. E se sulle orecchie mi avrete calato, voi state pur certi, non ho mai sbagliato: nelle vostre teste un occhiata darò e alla Casa giusta vi assegnerò!
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Il Torneo Tremaghi fu indetto per la prima volta settecento anni fa, come competizione amichevole tra le tre maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione per rappresentare ciascuna scuola, e i tre campiOni gareggiarono in tre imprese magiche. Le scuole si alternavano nell’ospitare il Torneo ogni cinque anni, e tutti convennero che fosse un modo eccellente per stabilire legami tra giovani streghe e maghi di diverse nazionalità… almeno fino a quando il tributo di morti non divenne così elevato che fu deciso di sospendere il Torneo».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno in ottobre con la loro squadra scelta di campiOni, e la selezione dei tre sfidanti avverrà a Halloween. Un giudice imparziale deciderà quali studenti saranno più degni di gareggiare per la Coppa Tremaghi, la gloria della loro scuola e un premio personale in denaro pari a mille galeOni».
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la Coppa Tremaghi» disse, «i Presidi delle scuole partecipanti, assieme al Ministero della Magia, hanno convenuto di imporre un limite d’età per gli sfidanti di quest’anno. Solo gli studenti dell’età giusta — cioè da diciassette anni in su — potranno proporsi per la selezione. Questa» — Silente alzò un po’ la voce, perché una rumorosa protesta si scatenò a quelle parole, e i gemelli Weasley all’improvviso divennero furibondi — «è una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno pur sempre difficili e pericolose, quali che siano le precauziOni che prenderemo, ed è altamente improbabile che gli studenti al di sotto del sesto e del settimo anno siano in grado di affrontarle. Mi assicurerò personalmente che nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice imparziale e lo induca a nominarlo campione di Hogwarts». I suoi occhi azzurro chiaro scintillarono indugiando sulle facce ribelli di Fred e George. «Pertanto vi prego di non perdere tempo a iscrivervi se avete meno di diciassette anni.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Le delegaziOni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno in ottobre e resteranno con noi per la maggior parte dell’anno. So che tutti voi tratterete con la massima gentilezza i nostri ospiti stranieri durante il loro soggiorno, e darete il vostro sincero sostegno al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata. E ora è tardi e so quanto è importante che ciascuno di voi sia ben sveglio e riposato quando comincerete le leziOni domani mattina. Ora di andare a letto! Forza, veloci!»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Non riusciranno a impedirmi di partecipare» disse Fred cocciuto, scrutando accigliato il tavolo degli insegnanti. «I campiOni faranno un sacco di cose che normalmente uno non ha il permesso di fare. E il premio di mille galeOni
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Si» disse Ron, lo sguardo remoto. «Sì, mille galeOni…»
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    Harry, Ron, Hermione, Fred e George si avviarono verso l’Ingresso, gli ultimi due impegnati a discutere come Silente avrebbe potuto impedire ai minori di diciassette anni di prendere parte alle seleziOni del Torneo.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Chi è il giudice imparziale che deciderà i campiOni?» chiese Harry.
Il Torneo TreMaghi (Cap. 12 Harry Potter 4)

    «Due ore di Divinazione oggi pomeriggio» gemette Harry leggendo più avanti. Divinazione era la materia che amava di meno, dopo PoziOni. La professoressa Cooman non faceva che predire la morte di Harry, cosa che lui trovava estremamente seccante.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Hagrid li aspettava fuori, la mano sul collare del suo enorme cane nero, Thor. Per terra ai suoi piedi c’erano parecchie casse di legno, e Thor uggiolava e tirava il collare, chiaramente impaziente di indagare più da vicino sul contenuto. Mentre si avvicinavano, udirono uno strano rumore di sonagli, punteggiato da quelle che sembravano piccole esplosiOni.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Quando suonò la campana che segnalava l’inizio delle leziOni del pomeriggio, Harry e Ron si diressero alla Torre Nord: in cima a una stretta scala a chiocciola, una scaletta a pioli d’argento portava fino a una botola rotonda nel soffitto e alla stanza in cui viveva la professoressa Cooman.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    «Tu sei preoccupato, mio caro» disse a Harry in tono lugubre. «Il mio Occhio Interiore vede oltre il tuo viso spavaldo, vede l’anima inquieta che c’è dentro di te. E sono spiacente di dover dire che le tue preoccupaziOni non sono infondate. Vedo che ti aspettano tempi difficili, ahimè… molto difficili… temo che la cosa di cui hai paura invero accadrà… e forse più presto di quel che credi…»
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Ma Hermione aveva ragione, si disse Harry irritato. La professoressa Cooman era davvero una vecchia impostora. Al momento non aveva paura proprio di niente… be’, a parte i suoi timori che Sirius fosse stato catturato… ma cosa ne sapeva la professoressa Cooman? Da molto tempo era giunto alla conclusione che le sue prediziOni in realtà non fossero altro che risposte casualmente azzeccate e modi spettrali.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Mezz’ora dopo, a tutti era stata distribuita una complicata mappa circolare, e ciascuno tentava di definire la posizione dei pianeti al momento della sua nascita. Era un lavoro noioso, che richiedeva ripetute consultaziOni di schemi e calcoli di angoli.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

    Arnold Weasley, che due anni fa fu accusato di possesso di un’auto volante, ieri è stato coinvolto in una zuffa con parecchi protettori della legge babbani (’poliziotti’) a causa di alcuni bidOni della spazzatura altamente aggressivi. Pare che il signor Weasley sia intervenuto in aiuto di Malocchio Moody, l’anziano ex Auror che è andato in pensione dal Ministero quando non è stato più in grado di distinguere fra una stretta di mano e un tentato omicidio. Com’era prevedibile, il signor Weasley, all’arrivo presso la casa strettamente sorvegliata del signor Moody, ha scoperto che quest’ultimo aveva ancora una volta dato un falso allarme. Il signor Weasley è stato costretto a modificare parecchie memorie prima di riuscire a sfuggire ai poliziotti, ma si è rifiutato di rispondere alle domande della Gazzetta del Profeta sul perché abbia coinvolto il Ministero in una scena tanto indegna e potenzialmente imbarazzante.
Malocchio Moody (Cap. 13 Harry Potter 4)

   I due giorni successivi trascorsero senza gravi incidenti, a parte il fatto che Neville fuse il suo sesto calderone a PoziOni. Il professor Piton, che nel corso dell’estate sembrava aver raggiunto nuove vette di perfidia, lo punì costringendolo a sventrare un intero barile di rospi cornuti, e Neville tornò in uno stato di collasso nervoso.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ma siete indietro — molto indietro — sulle malediziOni» disse Moody. «Quindi sono qui per spiegarvi nel dettaglio quello che i maghi possono farsi gli uni agli altri. Ho un anno per insegnarvi come affrontare le Forze…»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Allora, cominciamo subito. Le malediziOni. Assumono forze e forme diverse. Ora, secondo il Ministero della Magia dovrei insegnarvi le contromalediziOni e fermarmi lì. Non dovrei mostrarvi come sono fatti gli Anatemi Oscuri illegali prima del sesto anno. Si ritiene che non siate grandi abbastanza da affrontarli fino ad allora. Ma il professor Silente ha un’opinione più alta dei vostri nervi, pensa che possiate farcela, e prima sapete che cosa dovrete fronteggiare meglio è, dico io. Come potete difendervi da qualcosa che non avete mai visto? Un mago che sta per scagliarvi contro un anatema illegale non vi dirà cosa ha intenzione di fare. Non ha intenzione di comportarsi lealmente. Dovete essere preparati. Dovete essere vigili e attenti. Dovete mettere via quella roba, signorina Brown, quando parlo io».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Allora… qualcuno di voi sa a quali malediziOni corrispondono le pene più gravi secondo la legge magica?»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    La mano di Hermione scattò di nuovo, e sali anche, con lieve sorpresa di Harry, quella di Neville. L’unica lezione nella quale di solito Neville forniva volontariamente informaziOni era Erbologia, che era di gran lunga la materia in cui riusciva meglio. Neville stesso parve sorpreso della propria audacia.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Tutto questo Harry lo sapeva dalla voce dei suoi stessi genitori, evocata dal tremendo potere dei Dissennatori, da lui affrontati l’anno prima: perché i demOni inducevano le loro vittime a rivivere i ricordi peggiori della loro vita, e ad annegare, impotenti, nella loro disperazione…
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Ora… questi tre anatemi — Avada Kedavra, Imperius e Cruciatus — sono noti come le MalediziOni Senza Perdono. L’uso su un essere umano basta a meritare una condanna a vita ad Azkaban. È questo che dovete combattere. È questo che devo insegnarvi a contrastare. Avete bisogno di preparazione. Avete bisogno di essere attrezzati. Ma soprattutto, avete bisogno di esercitare una costante, incessante vigilanza. Fuori le penne… ricopiate…»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Passarono il resto della lezione a prendere appunti su ciascuna delle malediziOni senza perdono. Nessuno parlò finché non suonò la campana: ma quando Moody li ebbe congedati e furono usciti dalla classe, esplose un torrente di chiacchiere. Quasi tutti discutevano le malediziOni con voci intimorite: «Avete visto come si contorceva?», «E quando l’ha ucciso, proprio così!»
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Ron colse l’espressione di Harry e tacque all’improvviso, né disse altro finché non furono giunti nella Sala Grande. Qui borbottò che secondo lui era meglio cominciare subito con le prediziOni della professoressa Cooman, perché ci sarebbero volute ore.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Hermione non si unì alla conversazione di Harry e Ron durante la cena, ma mangiò a velocità forsennata e poi ripartì alla volta della biblioteca. Harry e Ron tornarono alla Torre di Grifondoro, e stavolta fu Harry, che non aveva pensato ad altro per tutta la cena, ad affrontare l’argomento delle MalediziOni Senza Perdono.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Sì, è probabile» disse Ron. «Ma Silente ha sempre fatto le cose a modo suo, no? E sono anni che Moody si caccia nei guai, immagino. Prima attacca e poi chiede: prova a pensare ai bidOni della spazzatura. Guazzabuglio».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Harry e Ron portarono di sotto le loro copie di Svelare il Futuro, trovarono un tavolo libero e si misero a lavorare sulle loro prediziOni per il mese seguente. Un’ora dopo avevano fatto scarsi progressi, anche se il tavolo era ingombro di pezzi di pergamena coperti di conti e simboli, e la mente di Harry era annebbiata come se fosse stata invasa dai vapori del fuoco della professoressa Cooman.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Giusto» disse Harry, appallottolando il suo primo tentativo e lanciandolo nel fuoco, al di sopra delle teste di un gruppo di allievi del primo anno seduti a chiacchierare. «D’accordo, allora. Lunedì: rischio di… ehm… ustiOni».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Continuarono a inventare prediziOni (che divennero sempre più tragiche) per un’altra ora, mentre la sala comune attorno a loro si svuotava lentamente e i ragazzi salivano a dormire. Grattastinchi li raggiunse, balzò agilmente in una poltrona vuota e fissò Harry con aria imperscrutabile, come avrebbe potuto fare Hermione se avesse saputo che non stavano facendo i compiti come si deve.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Poi George alzò gli occhi e vide Harry che lo guardava. Harry fece un gran sorriso e tornò in fretta alle sue prediziOni: non voleva che George pensasse che stava origliando. Poco dopo, i gemelli arrotolarono la pergamena, diedero la buonanotte e andarono a dormire.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Hermione si sedette, depose gli oggetti che aveva con sé su una sedia vuota e trasse a sé le prediziOni di Ron.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Non ti aspetta un gran bel mese, vero?» disse sardOnica, mentre Grattastinchi le si acciambellava in grembo.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «I nostri obiettivi a breve termine» disse Hermione, parlando ancora più forte di Ron come se non avesse sentito una parola, «sono assicurare agli elfi domestici salari e condiziOni di lavoro dignitosi. I nostri obiettivi a lungo termine comprendono la modifica della legge sul non uso della bacchetta magica, e il tentativo di insediare un elfo all’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, perché sono spaventosamente sottorappresentati».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    «Cominciamo raccogliendo adesiOni» disse allegramente Hermione. «Ho pensato che l’iscrizione può costare due zellini — compresa la spilla — e il ricavato può finanziare la nostra campagna di volantinaggio. Tu sei il tesoriere, Ron — di sopra ho una cassetta per te — e Harry, tu sei il segretario, così se credi puoi scrivere tutto quello che ho detto adesso come verbale della nostra prima riunione».
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Edvige volò dentro, planò nella stanza e atterrò sul tavolo, sopra le prediziOni di Harry.
Le Maledizioni Senza Perdono (Cap. 14 Harry Potter 4)

    Lei gli becchettò il dito, forse un po’ più forte di come avrebbe fatto normalmente, ma comunque cantò dolcemente, in tono rassicurante. Poi spalancò le ali e decollò verso il sole che sorgeva. Harry la guardò sparire avvertendo nello stomaco la familiare sensazione di disagio. Era stato così sicuro, prima, che la risposta di Sirius avrebbe alleviato le sue preoccupaziOni invece di aggravarle.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Nelle due settimane che seguirono, Harry fece del suo meglio per non stare in pensiero per Sirius. A dire il vero, non poteva fare a meno di guardarsi attorno ansiosamente tutte le mattine quando arrivavano i gufi postini, e la sera prima di addormentarsi non riusciva a scacciare le orribili visiOni di Sirius circondato dai Dissennatori in qualche buia strada di Londra, ma durante il giorno cercava di non pensare al suo padrino. Desiderò di avere ancora il Quidditch a distrarlo; nulla funzionava meglio di un bell’allenamento intenso su una mente turbata. D’altra parte, le leziOni diventavano più difficili e impegnative di quanto non fossero mai state, in particolare Difesa contro le Arti Oscure.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Moody chiamò gli studenti uno alla volta e scagliò contro ciascuno la Maledizione Imperius. Harry rimase a guardare i suoi compagni mentre, uno dopo l’altro, venivano obbligati a fare le cose più straordinarie: Dean Thomas fece per tre volte il giro della stanza a balzi, cantando l’inno nazionale; Lavanda Brown imitò uno scoiattolo; Neville si esibì in una serie di esercizi ginnici piuttosto stupefacenti che certo non sarebbe stato in grado di eseguire in condiziOni normali. Nessuno di loro parve in grado di opporsi, e ciascuno di loro si riprese solo quando Moody ebbe sciolto l’incantesimo.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry provò una sensazione davvero straordinaria. Aveva l’impressione di galleggiare, come se tutti i pensieri e le preoccupaziOni dentro la sua testa venissero dolcemente cancellati, lasciando nient’altro che una vaga, indefinibile felicità. Rimase lì, infinitamente rilassato, solo vagamente conscio che tutti lo stavano osservando.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Harry e Ron si divertirono da pazzi quando alla lezione di Divinazione la professoressa Cooman annunciò a tutti e due che si erano meritati il massimo dei voti. L’insegnante lesse ampi passi delle loro prediziOni, lodandoli per come accettavano senza batter ciglio gli orrori che li attendevano; ma si divertirono molto meno quando chiese di fare lo stesso per il mese successivo. Entrambi erano ormai a corto di catastrofi.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Io non lo farò» dichiarò Draco Malfoy con decisione, quando Hagrid fece questa proposta con l’aria di un Babbo Natale che estrae un giocattolo gigante dal suo sacco. «Ne ho abbastanza di vedere queste cose schifose durante le leziOni, grazie».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Le delegaziOni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno alle 6 in punto di venerdì 30 ottobre. Le leziOni termineranno con mezz’ora d’anticipo…
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Magnifico!» esclamò Harry. «L’ultima ora del venerdì è PoziOni! Piton non avrà il tempo di avvelenarci tutti!»
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Ho chiesto alla McGranitt come vengono scelti i campiOni, ma non me l’ha voluto dire» rispose George in tono aspro. «Mi ha detto solo di star zitto e continuare a Trasfigurare il mio procione».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Non davanti a una giuria» disse Fred. «La McGranitt dice che i campiOni ricevono un punteggio in base a come hanno superato le prove».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Be’, i Presidi delle scuole in lizza fanno sempre parte della commissione» disse Hermione, e tutti si voltarono a guardarla, piuttosto sorpresi, «perché tutti e tre sono stati feriti durante il Torneo del 1792, quando s’imbizzarrì il Basilisco che i campiOni avrebbero dovuto catturare».
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Quel giorno nell’aria c’era un piacevole senso di attesa. Nessuno fu molto attento in classe, tutti erano molto più interessati all’arrivo delle delegaziOni di Beauxbatons e Durmstrang; anche PoziOni fu più sopportabile del solito, visto che durò mezz’ora di meno. Quando la campana suonò in anticipo, Harry, Ron e Hermione corsero su alla Torre di Grifondoro, depositarono borse e libri, s’infilarono i mantelli e tornarono giù di corsa nella Sala d’Ingresso.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    Dennis aveva quasi indovinato. Mentre la gigantesca sagoma nera sfiorava le cime degli alberi della Foresta Proibita, illuminata dalle luci del castello, videro un’enorme carrozza di un blu polveroso, delle dimensiOni di una vasta dimora, che fluttuava verso di loro, trainata nell’aria da una dozzina di cavalli alati, tutti palomino, grandi come elefanti.
Beauxbatons e Durmstrang (Cap. 15 Harry Potter 4)

    «Il signor Bagman e il signor Crouch hanno lavorato instancabilmente negli ultimi mesi per mettere a punto il Torneo Tremaghi» proseguì Silente, «e si uniranno a me, al professor Karkaroff e a Madame Maxime nella giuria che valuterà gli sforzi dei campiOni».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Alla parola “campiOni”, l’attenzione degli studenti in ascolto parve ridestarsi.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Le istruziOni per le prove che i campiOni affronteranno quest’anno sono già state prese in esame dal signor Crouch e dal signor Bagman» disse Silente, mentre Gazza posava con cautela il baule sul tavolo davanti a lui, «ed essi hanno preso i provvedimenti necessari. Le sfide saranno tre, distribuite nell’arco dell’anno scolastico, e metteranno alla prova i campiOni in molti modi diversi… la loro perizia magica, la loro audacia, i loro poteri deduttivi e, naturalmente, la loro capacità di affrontare il pericolo».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Come sapete, tre campiOni gareggiano nel Torneo» riprese tranquillo Silente, «uno per ogni scuola. Essi otterranno un punteggio in base all’abilità dimostrata in ciascuna delle prove del Torneo e il campione che avrà totalizzato il punteggio più alto dopo la terza prova vincerà la Coppa Tremaghi. I campiOni verranno designati da un selezionatore imparziale… il Calice di Fuoco».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Chiunque desideri proporsi come campione deve scrivere a chiare lettere il suo nome e quello della sua scuola su un foglietto di pergamena e metterlo nel Calice» disse Silente. «Gli aspiranti campiOni hanno ventiquattr’ore per farsi avanti. Domani sera, la sera di Halloween, il Calice restituirà i nomi dei tre che avrà giudicato più meritevoli di rappresentare le loro scuole. Il Calice verrà esposto stasera nella Sala d’Ingresso, dove sarà liberamente raggiungibile per tutti coloro che desiderano gareggiare.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Infine, vorrei ricordare a tutti coloro che desiderano partecipare che il Torneo non va affrontato con leggerezza. Una volta che un campione sarà stato scelto dal Calice di Fuoco, lui o lei sarà tenuto a partecipare al Torneo fino alla fine. Inserire il vostro nome nel Calice costituisce un contratto magico vincolante. Non è concesso di cambiare idea una volta diventati campiOni. Vi prego dunque di essere molto sicuri di voler prendere parte alla gara, prima di mettere il vostro nome nel Calice. Ora, credo che sia il momento di andare a dormire. Buonanotte a voi tutti».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ci divideremo i mille galeOni se vince uno di noi tre» disse Lee, con un gran sorriso.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Le decoraziOni della Sala Grande quella mattina erano cambiate. Era Halloween: una nuvola di pipistrelli vivi svolazzava sul soffitto incantato, mentre centinaia di zucche intagliate sogghignavano da tutti gli angoli. Harry si diresse verso Dean e Seamus, che stavano discutendo degli studenti di Hogwarts di diciassette anni o più che probabilmente si sarebbero fatti avanti.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Sì» disse Hagrid malincOnico. «Va tutto bene però, adesso li ho messi in vasche separate. Ce n’ho ancora una ventina».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Non voglio rovinarvi la sorpresa» disse. «Ma sarà uno spettacolo, parola mia. Quei campiOni dovranno proprio mettercela tutta. Mai pensavo di vedere un Torneo Tremaghi nella mia vita!»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Finirono per pranzare da Hagrid, anche se non mangiarono molto: Hagrid aveva preparato quello che secondo lui era uno stufato di carne, ma dopo che Hermione estrasse un grosso artiglio dalla sua porzione, lei, Harry e Ron persero l’appetito. Però si divertirono a cercare di far dire a Hagrid quali sarebbero state le prove del Torneo, discussero quali dei partecipanti avevano le maggiori possibilità di essere scelti come campiOni, e si chiesero se Fred e George erano già stati liberati della barba.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Alle cinque e mezza stava calando l’oscurità, e Ron, Harry e Hermione decisero che era ora di tornare al castello per il banchetto di Halloween e, cosa più importante, per assistere alla proclamazione dei campiOni delle tre scuole.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Il banchetto di Halloween parve protrarsi più del solito. Forse perché era il secondo banchetto in due giorni, Harry non gustò le pietanze straordinarie come avrebbe fatto in circostanze normali. Come chiunque altro nella Sala, a giudicare dai colli perennemente tesi, dall’espressione di impazienza dipinta su ogni volto, dal continuo su e giù per vedere se Silente aveva già finito di mangiare, Harry voleva soltanto che venisse sparecchiato e scoprire chi erano i campiOni designati.
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Bene, il Calice è quasi pronto a prendere le sue decisiOni» annunciò Silente. «Ritengo che abbia bisogno di un altro minuto. Ora, prego i campiOni che verranno chiamati di venire da questa parte della Sala, passare davanti al tavolo degli insegnanti ed entrare nella stanza accanto» e indicò la porta dietro il tavolo, «dove riceveranno le prime istruziOni».
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    «Ottimo!» gridò allegramente, e alla fine il clamore si calmò. «Bene, ora abbiamo i nostri tre campiOni. Sono certo di poter contare su tutti voi, compresi gli studenti di Beauxbatons e Durmstrang, perché diate ai vostri campiOni tutto il sostegno che potete. Acclamando il vostro campione, contribuirete in modo molto…»
Il Calice di Fuoco (Cap. 16 Harry Potter 4)

    Al suo ingresso le facce nei ritratti si voltarono a guardarlo: una strega raggrinzita scivolò addirittura fuori dalla cornice del suo quadro ed entrò in quello accanto, che ospitava un mago coi baffOni da tricheco. La strega avvizzita prese a sussurrargli all’orecchio.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Pensava che fosse venuto a portare un messaggio. Harry non sapeva come spiegare l’accaduto e rimase lì, a guardare i tre campiOni. Fu colpito dal fatto che erano tutti molto alti.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Vorrei saperlo anch’io, Silente» disse il professor Karkaroff. Aveva un sorriso gelido, e i suoi occhi azzurri erano pezzetti di ghiaccio. «Due campiOni per Hogwarts? Non ricordo che nessuno mi abbia detto che alla scuola ospite sono concessi due campiOni… o non ho letto le regole abbastanza attentamente?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «C’est impossible» disse Madame Maxime, con la mano enorme coperta di splendidi opali posata sulla spalla di Fleur. «Hogvàrts non può avere due campiOni. È assolutamonte ingiusto».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Insisto nel chiedere di riproporre i nomi degli altri miei studenti» disse Karkaroff. Aveva lasciato cadere il tono untuoso e il sorriso, ora, e aveva un’aria davvero torva. «Rimetterete al suo posto il Calice di Fuoco, e continueremo a inserire nomi finché ogni scuola non avrà due campiOni. È una questione di principio, Silente».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Perché lui vuole lamontarsi?» proruppe Fleur Delacour, picchiando un piede per terra. «Può ontrare in gara, no? Sono settimane che noi voliamo essere scelti! L’onore della nostra scuola! Il premio di mille galeOni… Lui muore dalla volia di provare!»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Sappiamo tutti che il professor Moody considera sprecata la mattina, se non scopre sei complotti per ucciderlo prima dell’ora di pranzo» disse Karkaroff ad alta voce. «A quanto pare sta instillando la paura di essere assassinati anche nei suoi studenti. Una strana qualità in un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Silente, ma senza dubbio avrai avuto le tue buone ragiOni».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ah, io mi immagino le cose?» ringhiò Moody. «Io avrei delle visiOni, eh? È stato un mago o una strega molto abile a mettere il nome del ragazzo in quel Calice…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «C’è gente che volge a proprio vantaggio occasiOni innocue» ribatté Moody in tono minaccioso. «Il mio compito è di pensare come pensano i maghi Oscuri, Karkaroff — come tu dovresti ben ricordare…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Alastor!» ammOni Silente. Harry si chiese per un attimo con chi stava parlando, ma poi capì che “Malocchio” non poteva certo essere il vero nome di Moody. Quest’ultimo tacque, anche se continuò a osservare Karkaroff soddisfatto. Il volto di Karkaroff era paonazzo.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Be’, cominciamo, allora?» disse, fregandosi le mani e sorridendo a tutti. «Dobbiamo dare le istruziOni ai nostri campiOni, vero? Barty, vuoi fare gli onori di casa?»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Sì» disse, «le istruziOni. Sì… la prima prova…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Ai campiOni non è permesso di chiedere o accettare aiuti di nessun genere dai loro insegnanti per portare a termine le prove del Torneo. I campiOni affronteranno la prima sfida armati solo di bacchetta magica. Riceveranno istruziOni sulla seconda prova al termine della prima. A causa della natura impegnativa del Torneo e del tempo che esso richiede, i campiOni sono esentati dagli esami di fine anno».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Harry sussultò quando si trovò faccia a faccia con la Signora Grassa: non si era accorto di dove stava andando. Fu una sorpresa anche scoprire che non era sola dentro la cornice. La strega avvizzita che si era insinuata nel quadro del vicino quando Harry si era unito ai campiOni ora era seduta con aria tronfia accanto alla Signora Grassa: doveva essersi precipitata di dipinto in dipinto lungo le sette rampe di scale per arrivare lì prima di lui. Sia lei che la Signora Grassa lo stavano guardando col massimo interesse.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Allora» disse, quando finalmente Harry si fu levato lo stendardo e lo ebbe gettato in un angolo. «CongratulaziOni».
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Come sarebbe a dire, congratulaziOni?» esclamò Harry, fissando Ron. C’era decisamente qualcosa che non andava nel sorriso di Ron; era più che altro una smorfia.
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    «Va bene, lo sai, a me puoi dire la verità» disse. «Se non vuoi che nessun altro lo sappia, d’accordo, ma non capisco perché ti preoccupi di mentire, non sei finito nei guai, no? Quell’amica della Signora Grassa, quella Violet, ci ha già raccontato tutto. Silente ti lascia partecipare. Un premio in denaro di mille galeOni, eh? E non devi nemmeno fare gli esami di fine anno…»
I Quattro Campioni (Cap. 17 Harry Potter 4)

    Se Harry aveva pensato che le cose sarebbero migliorate non appena tutti si fossero abituati all’idea che era uno dei campiOni, il giorno seguente gli dimostrò quanto si sbagliava. Non poté più evitare il resto della scuola quando ripresero le leziOni — ed era chiaro che il resto della scuola, proprio come i Grifondoro, era convinto che Harry si fosse proposto per il Torneo. A differenza dei Grifondoro, però, non sembravano affatto entusiasti.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ah, guardate, ragazzi, c’è il campione» disse a Tiger e Goyle nell’istante in cui arrivò a portata di Harry. «Avete i vostri libri degli autografi? Meglio chiedere una firma adesso, perché dubito che sarà in circolazione ancora a lungo… metà campiOni del Tremaghi sono morti… quanto pensi che resisterai, Potter? Dieci minuti dall’inizio della prima prova, scommetto».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Uno dei campiOni» lo corresse Harry.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Guardarono tutti e due verso il prato; la classe era sparpagliata, e in grande difficoltà. Gli Schiopodi erano lunghi più di un metro, ed estremamente robusti. Non erano più nudi e privi di colore, ma coperti da una sorta di spessa, lucente corazza grigiastra. Sembravano un incrocio tra scorpiOni giganti e granchi oblunghi — ma sempre senza testa o occhi riconoscibili. Erano diventati spaventosamente forti, e molto difficili da controllare.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Chissà perché» borbottò Harry cupo, mentre Cedric Diggory lo superava, circondato da un bel gruppo di ragazze miagolanti, che guardarono tutte Harry come se fosse uno Schiopodo particolarmente grosso. «Comunque… non c’è problema, eh? Oggi pomeriggio doppie PoziOni, non vedo l’ora…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    La doppia lezione di PoziOni era sempre un’esperienza terribile, ma in quei giorni rasentava la tortura. Essere rinchiusi in una cantina per un’ora e mezza con Piton e i Serpeverde, tutti decisi, a quanto pareva, a fargli pagare l’ardire di essere diventato campione della scuola, era la cosa più orrenda che Harry potesse immaginare, o quasi. Aveva già sofferto per un venerdì, con Hermione seduta accanto a lui che ripeteva “Ignorali, ignorali, ignorali” sottovoce, e non vedeva perché quel giorno le cose avrebbero dovuto andare meglio.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Antidoti!» annunciò Piton, volgendo intorno lo sguardo, i freddi occhi neri che brillavano di una luce sgradevole. «Dovreste aver tutti preparato le vostre poziOni, adesso. Voglio che le facciate distillare con cura, e poi sceglieremo qualcuno su cui sperimentarne una…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Potter ha un’altra ora di PoziOni» disse freddamente. «Verrà di sopra quando la lezione sarà finita».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Signore… signore, lo vuole il signor Bagman» disse in tono nervoso. «Tutti i campiOni devono andare, credo che vogliano fargli delle foto…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «La prego, signore… deve portare la sua roba con sé» squittì Colin. «Tutti i campiOni…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry si gettò la borsa sulla spalla, si alzò e si diresse verso la porta. Mentre passava accanto ai banchi dei Serpeverde, POTTER FA SCHIFO ammicco verso di lui da tutte le direziOni.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Bagman all’improvviso intercettò Harry, si alzò in fretta e avanzò saltellando. «Ah, eccolo qui! Il campione numero quattro! Entra, Harry, entra… non c’è niente di cui preoccuparsi, è solo la cerimOnia della Pesa delle Bacchette, gli altri giudici saranno qui a momenti…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    L’attraente bionda Rita Skeeter, quarantatré anni, la cui indomita penna ha punzecchiato molti pallOni gonfiati…
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sono morti dei campiOni nel passato, vero?» disse Rita Skeeter tutta frizzante. «Non ci hai pensato?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Ascolterò con vero piacere l’argomentazione dietro alla villania, Rita» disse Silente, con un inchino galante e un sorriso, «ma temo che dovremo discutere la questione più tardi. La Pesa delle Bacchette sta per cominciare, e non può aver luogo se uno dei nostri campiOni è nascosto in un ripostiglio delle scope».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Assai lieto di sfuggire a Rita Skeeter, Harry tornò in fretta nella stanza. Gli altri campiOni erano seduti vicino alla porta; lui si mise subito vicino a Cedric, e guardò verso il tavolo coperto di velluto, dove ora erano schierati quattro dei cinque giudici: il professor Karkaroff, Madame Maxime, il signor Crouch e Ludo Bagman. Rita Skeeter si sistemò in un angolo; Harry la vide far scivolare di nuovo la pergamena fuori dalla borsa, spiegarla sul ginocchio, succhiare la punta della Penna Prendiappunti e sistemarla sul foglio.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Vi presento il signor Olivander» disse Silente, sedendosi al tavolo dei giudici e rivolgendosi ai campiOni. «Sarà lui a controllare le vostre bacchette per assicurarsi che siano in buone condiziOni prima del Torneo».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Molto bene, molto bene, è in buone condiziOni» disse Olivander, afferrando i fiori e porgendoli a Fleur con la sua bacchetta. «Signor Diggory, ora tocca a lei».
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Sì, me la ricordo bene. Contiene un unico crine della coda di un unicorno maschio particolarmente bello… doveva essere alto almeno un metro e ottanta; mi ha quasi trafitto col suo corno dopo che gli ho spennato la coda. Dodici pollici e un quarto… frassino… piacevolmente flessibile. E in buone condiziOni… fai regolarmente manutenzione?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Il signor Olivander impiegò molto più tempo per osservare la bacchetta di Harry. Alla fine ne fece sprizzare una fontana di vino e la riconsegnò a Harry, sentenziando che era ancora in perfette condiziOni.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Grazie a tutti voi» disse Silente, alzandosi al tavolo dei giudici. «Ora potete tornare alle vostre leziOni… o forse sarebbe più pratico che scendeste direttamente a cena, visto che stanno per finire…»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    «Le foto, Silente, le foto!» strillo Bagman eccitato. «I giudici insieme ai campiOni. Cosa ne dici, Rita?»
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Le fotografie richiesero molto tempo. Madame Maxime faceva ombra a tutti gli altri ovunque si sistemasse, e il fotografo non riusciva ad allontanarsi tanto da farla stare nell’obiettivo. Alla fine lei dovette sedersi mentre tutti gli altri la circondavano in piedi. Karkaroff continuava ad arrotolarsi la barbetta sul dito per arricciarla di più; Krum, che secondo Harry doveva essere abituato a quel genere di cose, si rannicchiò dietro a tutti, cercando di nascondersi. Il fotografo sembrava assolutamente deciso a tenere davanti Fleur, ma Rita Skeeter continuava a correre in avanti e a trascinare Harry dove era più visibile. Poi insistette per scattare foto di tutti i campiOni uno per uno. Finalmente furono liberi di andarsene.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Nel frattempo, la vita di Harry nel castello peggiorò ancora quando uscì l’articolo di Rita Skeeter sul Torneo Tremaghi: si scoprì infatti che era non tanto un pezzo sul Torneo quanto la storia della vita di Harry tratteggiata a tinte forti. Una foto di Harry occupava gran parte della prima pagina; l’articolo (che continuava alle pagine due, sei e sette) era tutto su Harry, i nomi dei campiOni di Beauxbatons e Durmstrang (scritti sbagliati) erano stati infilati nell’ultima riga dell’articolo, e Cedric non era stato nemmeno citato.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Anche Viktor Krum passava un mucchio di tempo in biblioteca, e Harry si chiese che cosa stava tramando. Studiava, o cercava informaziOni che gli potessero tornar utili per superare la prima prova? Hermione si lamentava della presenza di Krum — non perché desse loro fastidio, ma perché da dietro gli scaffali spuntavano spesso interi gruppi di ragazzine ridacchianti e sospiranti, venute a spiarlo, e Hermione trovava irritante tutto quel chiasso.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Quando gli elfi domestici avranno salari e condiziOni di lavoro dignitosi!» gli sibilò in risposta. «Sai, sto cominciando a pensare che sia venuto il momento di passare a un’azione più diretta. Chissà come si fa a entrare nelle cucine della scuola…»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Che cosa non avrebbe dato per essere uno di loro, seduto a ridere e parlare, senza niente di cui preoccuparsi tranne i compiti. Immaginò come sarebbe stato essere lì se il suo nome non fosse uscito dal Calice di Fuoco. Non avrebbe indossato il Mantello dell’lnvisibilità, prima di tutto. Ron sarebbe stato seduto accanto a lui. Loro tre probabilmente si sarebbero divertiti a immaginare quale pericolo mortale avrebbero affrontato i campiOni nella prova di martedì. Avrebbe aspettato con impazienza il momento di vederli in azione, di qualunque cosa si trattasse… di tenere per Cedric assieme a tutti gli altri, al sicuro in un posto in fondo agli spalti…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Si chiese che cosa dovevano provare gli altri campiOni. Le ultime volte che aveva incrociato Cedric, era circondato da ammiratori e sembrava nervoso ma eccitato. Harry scorgeva Fleur Delacour di tanto in tanto nei corridoi; aveva la stessa aria di sempre, altezzosa e impeccabile. E Krum si limitava a star seduto in biblioteca, chino sui libri.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Almeno trenta maghi, sette o otto per ciascun drago, cercavano di tenerli sotto controllo, tirando le catene agganciate a pesanti collari di cuoio fissati attorno al collo e alle zampe dei bestiOni. Ipnotizzato, Harry guardò in su, molto in alto, e vide gli occhi del drago nero, dalle pupille verticali come quelle di un gatto, sporgere per la paura o la furia, non sapeva dire perché… emetteva un suono terribile, un urlo stridente, quasi un ululato…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    I Guardadraghi abbassarono le bacchette e avanzarono verso le bestie afflosciate, ciascuna delle quali aveva le dimensiOni di una collinetta. Si affrettarono a stringere le catene e a fissarle saldamente a pioli di ferro che piantarono in profondità nel terreno con le loro bacchette.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Non sapevo che l’avresti portata, Hagrid» disse Charlie, accigliato. «I campiOni non dovrebbero sapere che cosa li aspetta… si sentirà in dovere di dirlo alla sua allieva, no?»
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry non aveva alcun dubbio su ciò che stava per fare Karkaroff. Era sgattaiolato giù dalla sua nave per cercare di scoprire quale sarebbe stata la prima prova. Forse aveva addirittura visto Hagrid e Madame Maxime allontanarsi insieme verso la Foresta — non erano certo difficili da individuare, anche in lontananza… e ora tutto quello che doveva fare era seguire il suono delle voci, e cosi avrebbe saputo che cosa era in serbo per i campiOni. A quanto pareva, il solo che martedì avrebbe affrontato l’ignoto era Cedric.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Sirius era diverso da come lo ricordava Harry. Quando si erano salutati, il suo volto era magro e incavato, circondato da una gran massa di lunghi capelli neri aggrovigliati: ma ora i capelli erano corti e puliti, il viso era florido, e Sirius sembrava molto più giovane, molto più simile alla sola fotografia che Harry aveva di lui, scattata al matrimOnio di James e Lily Potter.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    Harry si raddrizzò, nascondendo il fuoco. Se qualcuno avesse visto la faccia di Sirius entro le mura di Hogwarts, sarebbe successo un pandemOnio: il Ministero sarebbe stato coinvolto; lui, Harry, sarebbe stato interrogato su dove si trovava Sirius…
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Hai pensato che dovevi venire a ficcare il naso, eh?» gridò Harry. Sapeva che Ron non aveva idea di ciò che aveva interrotto, sapeva che non l’aveva fatto apposta, ma non gì’importava: in quel momento odiava tutto di Ron, perfino i parecchi centimetri di caviglie nude che spuntavano dai pantalOni del suo pigiama a disegni marrone.
L'ungaro Spinato (Cap. 19 Harry Potter 4)

    «Un Sensore Segreto. Vibra quando capta dissimulaziOni e bugie… qui non serve, naturalmente, ci sono troppe interferenze — studenti da tutte le parti che mentono sul perché non hanno fatto i compiti. Ronza da quando sono arrivato. Ho dovuto disattivare lo Spioscopio perché non smetteva mai di fischiare. È molto sensibile, capta segnali nel raggio di un chilometro. Naturalmente è in grado di captare molto più della solita roba da bambini» aggiunse con un brontolio.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Moody sorrise. «Non ti stavo accusando, ragazzo. È dall’inizio che lo ripeto a Silente, può fare il nobile quanto gli pare, ma ci puoi scommettere che il vecchio Karkaroff e la Maxime non lo saranno. Avranno raccontato ai loro campiOni tutto quello che potevano. Vogliono vincere. Vogliono battere Silente. Vogliono dimostrare che è un essere umano».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Basta che funziOni domani» disse Harry. «La Firebolt sarà molto più lontana di questa roba, sarà dentro il castello, e io sarò fuori nel parco…»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Quella sera Harry si era concentrato così tanto per imparare l’Incantesimo di Appello che un po’ della sua paura cieca lo aveva abbandonato. La mattina dopo, comunque, tornò tutta intera. L’atmosfera nella scuola era di grande tensione ed eccitazione. Le leziOni sarebbero terminate a mezzogiorno, dando modo a tutti gli studenti di scendere al recinto dei draghi, anche se naturalmente non sapevano ancora che cosa avrebbero trovato laggiù.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Potter, i campiOni devono venire giù nel parco adesso… dovete prepararvi per la prima prova».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Devi entrare là con gli altri campiOni» disse la professoressa McGranitt con voce piuttosto tremante, «e aspettare il tuo turno, Potter. Il signor Bagman è là dentro… ti spiegherà la… la procedura… buona fortuna».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Bagman sembrava vagamente un personaggio dei cartOni animati un po’ gonfiato, lì in mezzo ai campiOni pallidi e tirati. Indossava di nuovo la sua vecchia divisa da Vespa.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Be’, ora che ci siamo tutti è giunto il momento di informarvi!» disse Bagman in tono vivace. «Quando il pubblico avrà preso posto, vi consegnerò questa borsa» — mostrò un sacchetto di seta viola e lo scosse — «da cui estrarrete a turno un modellino della cosa che state per affrontare! Ce ne sono diversi — ehm — tipi, sapete. E devo dirvi anche qualcos’altro… ah, sì… il vostro compito e impadrOnirvi dell’uovo d’oro!»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Mentre si alzava in volo, mentre il vento gli soffiava nei capelli, mentre là sotto i volti del pubblico diventavano semplici punte di spillo color carne e lo Spinato rimpiccioliva diventando delle dimensiOni di un cane, capi che non si era lasciato indietro solo il suolo, ma anche la sua paura… era tornato nel suo elemento…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Si tuffò. Il muso dello Spinato lo seguì; Harry conosceva le sue intenziOni, e scartò dalla picchiata appena in tempo; un getto di fuoco aveva investito il punto preciso in cui si sarebbe trovato se non avesse deviato… ma Harry non vi fece caso: era esattamente come evitare un Bolide…
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Ron riprese fiato mentre lui e Harry raggiungevano lo steccato. Ora che lo Spinato era stato portato via, Harry vide dov’erano seduti i cinque giudici: all’altro capo, in postaziOni elevate rivestite d’oro.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Sei al primo posto alla pari, Harry! Tu e Krum!» disse Charlie Weasley, affrettandosi a raggiungerli mentre tornavano a scuola. «Senti, devo correre, devo mandare un gufo a mamma, le ho giurato di dirle che cosa succedeva — ma è stato incredibile! Oh, si — e devi restare qui ancora qualche minuto… Bagman vuole parlarti nella tenda dei campiOni».
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    Harry uscì dalla tenda, raggiunse Ron e insieme camminarono lungo il limitare della Foresta, parlando fitto; Harry voleva sapere nel dettaglio che cos’avevano fatto gli altri campiOni. Poi, mentre aggiravano il ciuffo di alberi dietro il quale Harry aveva visto i draghi ruggire per la prima volta, una strega gli si parò davanti all’improvviso.
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «CongratulaziOni, Harry!» disse con un gran sorriso. «Chissà se hai voglia di dirmi una parolina… Cos’hai provato affrontando il drago? Che cosa ne pensi dei punteggi, secondo te sono giusti?»
La Prima Prova (Cap. 20 Harry Potter 4)

    «Non dire sciocchezze, Neville, è illegale» disse George. «Non userebbero la Maledizione Cruciatus sui campiOni. Secondo me assomigliava un po’ a Percy quando canta… forse la tua prova è attaccarlo mentre fa la doccia, Harry».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Guai a te se vai giù a spaventarli con la faccenda della libertà e dello stipendio!» l’ammonì Fred. «Li distrai dai fornelli!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Erano rimasti solo dieci Schiopodi: a quanto pareva, tra quelli non si era manifestata la tendenza ad ammazzarsi a vicenda. Al momento raggiungevano una lunghezza di due metri: la spessa corazza grigia, le potenti zampe brulicanti, i pungigliOni e i succhiatoi contribuivano a rendere gli Schiopodi le creature più repellenti che Harry avesse mai visto. La classe guardò scoraggiata le enonni casse che Hagrid aveva portato fuori, tutte foderate di cuscini e soffici coperte.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Hagrid si tuffò sullo Schiopodo che minacciava Harry e Ron e lo schiacciò a terra; dalla coda partì un getto di fuoco, che carbOnizzò le piante di zucca lì intorno.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry aveva un brutto presentimento, ma non ci fu modo di comunicarlo a Hagrid senza che Rita Skeeter se ne accorgesse, così dovette rimanere lì impalato in silenzio mentre Hagrid e Rita si accordavano per incontrarsi ai Tre Manici di Scopa per una lunga intervista. Poi su al castello suonò la campana, il segnale della fine delle leziOni.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry si godette appieno le due ore di Divinazione quel pomeriggio; erano ancora alle prese con mappe stellari e prediziOni, ma ora che lui e Ron erano tornati amici, la cosa era di nuovo molto divertente. La professoressa Cooman, che era stata così soddisfatta di tutti e due quando avevano predetto la propria orrenda morte, ben presto reagì bruscamente alle loro risatine, che facevano da sottofondo alla sua spiegazione dei vari modi in cui Plutone poteva sconvolgere la vita quotidiana.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Harry ebbe appena il tempo di scorgere un’enorme stanza dal soffitto alto, con cumuli di pentole e padelle di rame lucente accatastate lungo le pareti di pietra, e un enorme focolare di mattOni all’altro capo, quando qualcosa di piccolo sfrecciò verso di lui dal centro della stanza, squittendo: «Harry Potter, signore! Harry Potter!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Dobby lo lasciò andare e fece qualche passo indietro, sorridendogli da sotto in su, gli enormi occhi verdi a forma di palline da tennis traboccanti di lacrime di felicità. Aveva quasi lo stesso aspetto che ricordava Harry: naso a matita, orecchie da pipistrello, mani e piedi lunghi — tutto tranne gli abiti, che erano molto diversi. Quando Dobby lavorava per i Malfoy, indossava sempre la stessa vecchia federa sudicia. Ora, invece, portava il più stravagante assortimento di vestiti che Harry avesse mai visto; era ancora peggio dei maghi camuffati da Babbani alla Coppa del Mondo. In testa aveva un copriteiera con attaccato un bel numero di spille vistose; una cravatta a disegni di ferri di cavallo sul petto nudo, un paio di quelli che sembravano pantaloncini da calcio taglia bambino, e calzini spaiati. Uno era quello che Harry aveva usato per far sì che Lucius Malfoy liberasse Dobby; l’altro era a strisce rosa e aranciOni.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Dobby si fermò davanti al focolare di mattOni.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Le labbra di Winky tremarono. Poi l’elfa scoppiò in lacrime, che zampillarono dai suoi grandi occhi marrOni e le bagnarono gli abiti, proprio come alla Coppa del Mondo di Quidditch.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    A questo punto, Winky si gettò dallo sgabello su cui era seduta e piombò lunga distesa a faccia in giù sui lastrOni di pietra, picchiando i piccoli pugni per terra e ululando di dolore. Hermione si chinò accanto a lei e cercò di consolarla, ma niente di ciò che disse riuscì a fare la minima differenza.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Il professor Silente ha offerto a Dobby dieci galeOni la settimana, e i finesettimana di riposo» disse Dobby, con un improvviso piccolo brivido, come se la prospettiva di tanti agi e ricchezze fosse spaventosa, «ma Dobby gli ha fatto abbassare il prezzo, signorina… A Dobby piace la libertà, signorina, ma lui non pretende troppo, signorina, preferisce il lavoro».
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    Se aveva pensato che questo avrebbe rincuorato Winky, si sbagliava di grosso. Winky in effetti smise di piangere, ma quando si alzò a sedere guardò torva Hermione con gli enormi occhi marrOni, il viso completamente bagnato e d’un tratto furibondo.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Gli elfi domestici non possono dire quello che pensano dei loro padrOni, allora?» chiese Harry.
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Dobby… Dobby potrebbe» disse in tono dubbioso. Raddrizzò le piccole spalle. «Dobby potrebbe dire a Harry Potter che i suoi vecchi padrOni erano… cattivi Maghi Oscuri!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Allenamento!» squittì Winky furiosa. «Tu dovrebbe vergognarti, Dobby, di parlare così dei tuoi padrOni
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Loro non è più i miei padrOni, Winky!» esclamò Dobby in tono di sfida. «A Dobby non importa più di quello che loro pensa!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Viene anche il signor Bagman?» squittì Winky, e con gran sorpresa di Harry (e anche di Ron e di Hermione, a giudicare dalle loro espressiOni), parve di nuovo arrabbiata. «Il signor Bagman è un mago cattivo! Un mago tanto cattivo! Al mio padrone non piace, oh no, neanche un po’!»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «Probabilmente dice che non è un granché come Capufficio» disse Hermione, «e diciamocelo… ha le sue ragiOni, non è così?»
Il Fronte di Liberazione degli Elfi Domestici (Cap. 21 Harry Potter 4)

    «È di rigore l’abito da cerimOnia» riprese la professoressa McGranitt. «Il ballo comincerà alle otto della sera di Natale, e finirà a mezzanotte, nella Sala Grande. Ora…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Ma questo NON significa» continuò la professoressa McGranitt «che saranno ammesse ecceziOni alle regole di comportamento richieste agli studenti di Hogwarts. Sarò profondamente rammaricata se uno studente di Grifondoro metterà in imbarazzo la scuola in qualunque maniera».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    La professoressa McGranitt attese che il resto della classe se ne fosse andato e poi disse: «Potter, i campiOni e i loro partner…»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Oh sì, che balli» disse la professoressa McGranitt irritata. «E quello che ti sto dicendo. Per tradizione, i campiOni e i loro partner aprono le danze».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Senti, andrà tutto liscio. Sei uno dei campiOni. Hai appena sconfitto un Ungaro Spinato. Scommetto che faranno la fila per venire con te».
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Mmm… non è che proprio tu ti stia ammazzando di lavoro, vero?» osservò Hermione, guardandolo da sopra gli appunti di PoziOni. Ron era indaffarato a costruire un castello di carte prese dal suo MazzoBum, molto più interessanti delle carte Babbane, perché c’era la possibilità che tutto quanto saltasse in aria da un momento all’altro.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Tipo?» disse Harry, mentre osservava Joey Jenkins dei CannOni sparare un Bolide verso un Cacciatore dei Pipistrelli di Ballycastle.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Il corpo insegnante di Hogwarts, nello sforzo continuo di impressionare i visitatori di Beauxbatons e Durmstrang, sembrava deciso a mostrare il castello al suo meglio per Natale. Quando le decoraziOni furono tutte al loro posto, Harry notò che erano le più straordinarie che avesse mai visto a scuola. Ghiaccioli Sempiterni erano stati appesi ai corrimani della scalinata di marmo; i soliti dodici alberi di Natale della Sala Grande erano coperti di qualunque cosa, dalle bacche luminose di agrifoglio ad autentici gufi d’oro ululanti, e le armature erano state tutte stregate in modo da intonare canti di Natale quando qualcuno gli passava davanti. Era davvero una cosa straordinaria sentire Venite, fedeli cantato da un elmo vuoto che sapeva solo metà delle parole. Gazza il custode dovette estrarre parecchie volte Pix dalle armature, dove aveva preso l’abitudine di nascondersi, colmando le lacune nelle canzOni con rime di sua invenzione, tutte decisamente maleducate.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    E Harry non aveva ancora invitato Cho al ballo. Lui e Ron cominciavano a innervosirsi, anche se, come osservò Harry, Ron senza una compagna avrebbe fatto la figura dello stupido molto meno di lui: Harry doveva aprire le danze con gli altri campiOni.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    «Sì, è vero!» disse Ron, e un po’ di colore gli tornò in viso mentre cominciava a ridere. «Me l’ha detto dopo PoziOni! Ha detto che lei è sempre così gentile, che lo aiuta con i compiti eccetera… ma lei gli ha detto che ci va già con un altro. Ah! Figuriamoci! È solo che non voleva andarci con Neville… voglio dire, chi la inviterebbe?»
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    CongratulaziOni per essere riuscito a superare lo Spinato, chiunque abbia messo il tuo nome in quel Calice non deve essere troppo felice adesso! Volevo suggerirti un Incantesimo Conjunctivitus, visto che gli occhi sono il punto debole dei draghi…
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Oh, immagino di no» disse lei con un sospiro, e si sedette a guardare la loro partita a scacchi, che culminò in un eccitante scaccomatto di Ron, che coinvolse un paio di coraggiosissimi pedOni e un alfiere molto violento.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Sono solo calzini» disse Ron, che era arrossito in zona orecchie, però sembrava piuttosto compiaciuto. «Wow, Harry…» Aveva appena aperto il regalo di Harry: un berretto dei CannOni di Chudley. «Forte!» Se lo ficcò in testa: faceva a pugni con il colore dei suoi capelli.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Harry, Ron, Seamus, Dean e Neville indossarono gli abiti da cerimOnia su nel dormitorio, tutti molto impacciati anche se mai quanto Ron, che si guardava atterrito nel lungo specchio nell’angolo. Non c’era niente da fare: quel coso assomigliava tremendamente a un vestito da donna. In un disperato tentativo di farlo sembrare più maschile, scagliò un Incantesimo Tagliuzzante sui pizzi al collo e ai polsi. Funzionò a meraviglia: i pizzi erano spariti, anche se non aveva fatto un lavoro molto preciso, e gli orli erano ancora spaventosamente sfilacciati mentre si apprestavano a scendere.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Poi la voce della professoressa McGranitt gridò: «I campiOni qui, per favore!»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Una volta che tutti si furono sistemati nella Sala Grande, la professoressa McGranitt disse ai campiOni e ai loro accompagnatori di mettersi in fila a coppie e di seguirla. Obbedirono, e la Sala Grande applaudì mentre facevano il loro ingresso e avanzavano verso un grande tavolo rotondo all’altra estremità della Sala, dove avevano preso posto i giudici.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Silente sorrise allegramente mentre i campiOni si avvicinavano al suo tavolo, ma Karkaroff ostentava un’espressione molto simile a quella di Ron mentre guardava Krum e Hermione avvicinarsi. Ludo Bagman, che per l’occasione indossava una veste di un viola acceso a grandi stelle gialle, batteva le mani con l’entusiasmo degli studenti; e Madame Maxime, che aveva sostituito la sua solita uniforme di satin nero con un abito dall’ampia gonna di seta color lavanda, applaudiva educatamente. Ma il signor Crouch, Harry notò all’improvviso, non c’era. Il quinto posto del tavolo era occupato da Percy Weasley.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Quando i campiOni e i loro accompagnatori ebbero raggiunto il tavolo, Percy scostò la sedia vuota al suo fianco e fissò Harry con uno sguardo eloquente; Harry capì al volo e si sedette accanto a lui, che indossava un abito da sera nuovissimo, blu marino, e un’espressione di assoluto compiacimento.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    E le costolette di maiale apparvero. Colto il meccanismo, anche il resto della tavolata fece le sue ordinaziOni ai piatti. Harry guardò Hermione per vedere come reagiva a quel nuovo, più complicato modo di cenare — che doveva significare un sacco di lavoro in più per gli elfi domestici — ma per una volta Hermione non sembrava concentrata suo CREPA: era immersa in una fitta conversazione con Viktor Krum, e pareva accorgersi a malapena di quello che mangiava.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Oh, non mi sognerei mai di pretendere di conoscere tutti i segreti di Hogwarts, Igor» disse Silente in tono amabile. «Solo stamattina, per esempio, ho preso la direzione sbagliata mentre andavo in bagno e mi sono ritrovato in una stanza di magnifiche proporziOni che non avevo mai visto prima, che ospitava una collezione di vasi da notte davvero notevole. Quando sono tornato indietro per guardare meglio, ho scoperto che la stanza era sparita. Ma devo tenerla d’occhio. È probabile che sia accessibile solo alle cinque e mezza del mattino. O che compaia solo quando la luna è a un quarto… o quando colui che la cerca ha la vescica straordinariamente gonfia».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Nel frattempo Fleur Delacour criticava le decoraziOni di Hogwarts parlando con Roger Davies.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Herr-MiOni».
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Le Sorelle Stravagarie salirono sul palcoscenico salutate da applausi entusiasti; erano tutte eccezionalmente irsute e vestite in lunghi abiti neri che erano stati accuratamente strappati e lacerati. Presero gli strumenti, e Harry, che era così impegnato a guardarle da aver quasi dimenticato che cosa stava per succedere, all’improvviso si accorse che le lanterne su tutti gli altri tavoli si erano spente, e che gli altri campiOni e i loro accompagnatori erano in piedi.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Non era poi così male, pensò Harry, girando lentamente sul posto (era Calì a portare). Tenne gli occhi fissi sulle teste degli spettatori, e ben presto anche molti di loro li raggiunsero sulla pista da ballo, così che i campiOni non furono più al centro dell’attenzione. Neville e Ginny ballavano lì vicino — vide Ginny strizzare gli occhi mentre Neville le pestava i piedi — e Silente volteggiava con Madame Maxime. La sproporzione tra i due era tale che la punta del cappello di Silente solleticava appena il mento di lei; comunque, Madame Maxime si muoveva con molta grazia per essere così robusta. Malocchio Moody era impegnato in un goffo two-step con la professoressa Sinistra, che evitava nervosamente la sua gamba di legno.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «È ovvio, no? Lui è uno studente di Karkaroff, no? Lui sa chi frequenti… sta solo cercando di avvicinarsi a Harry… di ottenere informaziOni riservate su di lui… o di avvicinarsi quel tanto che basta per stregarlo…»
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    «Dov’è Herr-MiOni?» disse una voce.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

    Dall’occhiata di Ron capì all’istante che stava rivelando una volta ancora la sua scarsa conoscenza del mondo magico. Era stato cresciuto dai Dursley, e quindi c’erano molte cose che i maghi davano per scontate e che per lui erano rivelaziOni: ma queste sorprese erano diminuite da quando era entrato a scuola. In quel momento, però, si rese conto che la maggior parte dei maghi non avrebbe detto «E allora?» scoprendo che uno dei loro amici aveva per madre una gigantessa.
Il Ballo del Ceppo (Cap. 23 Harry Potter 4)

   Il 26 dicembre tutti si svegliarono tardi. La sala comune di Grifondoro era molto più tranquilla di quanto non fosse stata ultimamente, e frequenti sbadigli punteggiavano le pigre conversaziOni. I capelli di Hermione erano di nuovo crespi; confessò a Harry di aver usato una gran quantità della Tricopozione Lisciariccio per il ballo, «ma è troppo complicato farlo tutti i giorni» concluse in tono pratico, grattando dietro le orecchie un Grattastinchi impegnato a fare le fusa.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Hagrid, decisamente enorme e feroce di aspetto, ha usato l’autorità da poco acquisita per terrorizzare gli studenti a lui affidati con una successione di orrende creature. Mentre Silente finge di non vedere, Hagrid ha causato menomaziOni a parecchi allievi durante una serie di leziOni che molti ammettono essere state «decisamente spaventose». «Io sono stato aggredito da un Ippogrifo, e il mio amico Vìncent Tiger si è preso un brutto morso da un Vermicolo» dichiara Draco Malfoy, uno studente del quarto anno. «Tutti quanti detestiamo Hagrid, ma abbiamo troppa paura per parlare».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Hagrid non intende comunque porre fine alla sua campagna intimidatoria. Nel corso della sua conversazione con un inviato della Gazzetta del Profeta il mese scorso, ha ammesso di allevare creature che ha battezzato «Schiopodi Sparacoda»: si tratta di un incrocio altamente pericoloso tra una Manticora e un Fiammagranchio. La creazione di nuove razze di creature magiche è, come tutti sanno, un’attività generalmente tenuta sotto stretto controllo dall’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Hagrid, a quanto pare, si considera al di sopra di queste futili restriziOni.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Mentre molti dei giganti che hanno servito Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sono stati uccisi dagli Auror in lotta contro il Lato Oscuro, Fridwulfa non era tra di loro. È possibile che sia fuggita in una delle comunità di giganti ancora esistenti tra monti stranieri. Se le sue bizzarrie nel corso delle leziOni di Cura delle Creature Magiche significano qualcosa, comunque, il figlio di Fridwulfa sembra aver ereditato la sua natura violenta.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Da dopo il ballo Calì era molto fredda con Harry. Lui sospettava che avrebbe dovuto dedicarle più attenziOni, ma lei pareva comunque essersi divertita un mondo. Di certo raccontava a tutti che si sarebbe incontrata con il ragazzo di Beauxbatons il prossimo fine settimana a Hogsmeade.
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Ehm… in effetti, non ho idea di dove sia» disse Bagman. «È che ha… smesso di venire a lavorare. Ormai manca da un paio di settimane. Il giovane Percy, il suo assistente, dice che è ammalato. A quanto pare manda istruziOni via gufo. Ma ti dispiace non farne parola con nessuno, Harry? Perché Rita Skeeter è ancora lì che s’impiccia dove può, e io ci scommetto che trasformerebbe la malattia di Barty in qualcosa di sinistro. Probabilmente scriverebbe che è scomparso come Bertha Jorkins».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Il sorriso di Rita Skeeter s’incrinò appena, ma un attimo dopo tornò smagliante; aprì con uno scatto la borsa di coccodrillo, estrasse la Penna Prendiappunti e disse: «Cosa ne dici di un’intervista sull’Hagrid che conosci tu, Harry? L’uomo dietro i muscoli? La tua improbabile amicizia e le ragiOni che la sostengono? Lo definiresti un surrogato della figura paterna?»
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    «Mi rifiuto di accettare le tue dimissiOni, Hagrid, e mi aspetto che tu torni a lavorare lunedì» disse. «Ci vediamo a colazione alle otto e mezzo nella Sala Grande. Niente scuse. Buon pomeriggio a tutti».
Lo Scoop di Rita Skeeter (Cap. 24 Harry Potter 4)

    Ne scorse acqua mischiata a vari tipi di bagnoschiuma, anche se era un genere di bagnoschiuma che Harry non aveva mai provato prima. Da un rubinetto schizzavano bolle rosa e azzurre grandi come pallOni da calcio, un altro versava una schiuma candida così densa all’aspetto che pareva ci si potesse camminare sopra; un terzo spruzzava nubi violette dall’aroma intenso che galleggiavano appena sopra l’acqua. Harry si divertì per un po’ ad aprire e chiudere i rubinetti, apprezzandone soprattutto uno, dal getto che rimbalzava in ampi archi sulla superficie dell’acqua. Poi, quando la piscina fu piena di acqua calda, schiuma e bolle (e ci mise pochissimo tempo, considerate le dimensiOni), Harry chiuse tutti i rubinetti, si sfilò la vestaglia, il pigiama e le pantofole, e scivolò dentro.
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Una volta non ci badavi» disse Mirtilla malincOnica. «Ci venivi sempre».
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Ma all’improvviso capì quello che stava dicendo, e sentì l’entusiasmo svanire come se qualcuno avesse appena tirato via un tappo dal suo stomaco. Non nuotava molto bene; non aveva mai avuto occasiOni per farlo. Dudley aveva preso leziOni quando era piccolo, ma zia Petunia e zio Vernon, senza dubbio nella speranza che prima o poi annegasse, non si erano preoccupati che Harry imparasse a sua volta. Un paio di vasche di quella piscina andavano benissimo, ma il lago era molto grande, e molto profondo… e le sirene di sicuro non vivevano in superficie…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Oh, certo, è facile dimenticarsi che Mirtilla è morta» ribatté Mirtilla singhiozzando e guardandolo con gli occhi gonfi. «Nessuno ha sentito la mia mancanza, anche quando ero viva. Gli ci sono volute ore e ore per scoprire il mio corpo — lo so, ero là seduta ad aspettarli. Olive Hornby è venuta in bagno — “Sei ancora li a fare il muso, Mirtilla?” ha detto. “Perché il professor Dippet mi ha detto di venire a cercarti…” E poi ha visto il mio cadavere… ooooh, non se l’è dimenticato finché è vissuta, ho fatto le cose per bene… l’ho seguita dappertutto e gliel’ho ricordato, sissì, e una volta, al matrimOnio di suo fratello…»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Uno studente, direi» rispose Piton. Harry vide una vena pulsare in modo orribile sulla tempia unticcia di Piton. «È già successo prima. Ingredienti di poziOni sono spariti dalla mia dispensa privata… studenti che cercavano di preparare misture illegali, senza dubbio…»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    «Quindi devo dedurre che stavano cercando ingredienti di poziOni, eh?» disse Moody. «Non è che tu nascondi qualcos’altro nel tuo ufficio?»
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Quella lezione era la copertura ideale per una conversazione riservata, dal momento che tutti quanti si divertivano troppo per prestar loro attenzione. Ormai da una mezz’ora Harry ripercorreva le sue avventure della notte prima sussurrando a spizzichi e boccOni.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Familiari sensaziOni di panico presero a tormentare Harry, che una volta ancora trovò difficile concentrarsi sulle leziOni. Il lago, che Harry aveva sempre dato per scontato come una delle tante parti del parco, catturava il suo sguardo tutte le volte che si trovava vicino a una finestra: una vasta massa di acqua gelata color grigio ferro, le cui cupe, ghiacciate profondità cominciavano a sembrare remote quanto la luna.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry non sapeva se Hagrid volesse farsi perdonare per gli Schiopodi Sparacoda, o se fosse perché ne erano rimasti solo due, o perché stava cercando di dimostrare di essere all’altezza della professoressa Caporal, ma comunque da quando era tornato al lavoro aveva continuato le leziOni sugli unicorni. Saltò fuori che Hagrid sugli unicorni la sapeva lunga quanto sui mostri, anche se era chiaro che trovava deludente la loro mancanza di zanne velenose.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    La sera prima della seconda prova, Harry si sentiva prigiOniero di un incubo. Era pienamente consapevole che se anche per miracolo fosse riuscito a scoprire un incantesimo adatto, imparare a padroneggiarlo nel giro di una notte era un’impresa disperata.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Aveva l’aria di prendere la mancanza di informaziOni utili in biblioteca come un affronto personale; la biblioteca non l’aveva mai tradita prima.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Ci vogliono anni per diventare Animagus, e poi devi iscriverti al registro» disse Hermione in tono vago, strizzando gli occhi per scrutare l’indice di Curiosi Dilemmi Magici e Loro SoluziOni. «Ce l’ha detto la professoressa McGranitt, vi ricordate… bisogna iscriversi all’Ufficio per l’Uso Improprio della Magia… dichiarare in che tipo di animale sei in grado di trasformarti, e le tue caratteristiche, perché non puoi farlo quando ne hai voglia…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Oh, questo non serve» disse Hermione, chiudendo con un colpo secco Curiosi Dilemmi Magici e Loro SoluziOni. «Chi mai vorrebbe farsi crescere il naso a riccioli?»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Alle otto, Madama Pince aveva spento tutte le lampade e venne a cacciar via Harry dalla biblioteca. Barcollando sotto il peso di tutti i libri che riusciva a trasportare, Harry tornò nella sala comune di Grifondoro, trascinò un tavolo in un angolo e riprese a cercare. Non c’era nulla in Mitiche Magie per StregOni Stravaganti… nulla in Guida alla Stregoneria Medievale… nemmeno un accenno a gesta subacquee in Antologia degli Incantesimi del Diciottesimo Secolo, né in Allucinanti Abitatori degli Abissi, né in Poteri che Non Sapevate di Avere: Cosa Farvene ora che Avete Aperto gli Occhi.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Con la punta della bacchetta accesa, sgattaiolò lungo gli scaffali, sfilando altri libri: libri di stregonerie e di incantesimi, libri sulle sirene e sui mostri marini, libri su maghi e streghe celebri, su invenziOni magiche, su qualunque cosa potesse comprendere una citazione di passaggio su come sopravvivere sott’acqua. Li portò tutti a un tavolo, poi si mise al lavoro, consultandoli alla debole luce della bacchetta, controllando l’orologio di quando in quando…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Presto, Harry Potter!» squittì Dobby, tirando Harry per la manica. «Tu dovrebbe essere giù al lago con gli altri campiOni, signore!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si chinò, le mani sulle ginocchia, cercando di prendere fiato; aveva una fitta al fianco, come un coltello piantato tra le costole, ma non c’era tempo per liberarsene; Ludo Bagman si muoveva tra i campiOni, disponendoli lungo la riva a tre metri di distanza l’uno dall’altro. Harry era l’ultimo della fila, vicino a Krum, che indossava i calzoncini da bagno e aveva la bacchetta pronta.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Bene, tutti i nostri campiOni sono pronti per la seconda prova, che comincerà al mio fischio. Hanno un’ora esatta per recuperare ciò che è stato sottratto loro. Uno… due… tre!»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Il fischio echeggiò acuto nell’acqua fredda e immobile; le tribune risuonarono di urla e applausi; senza voltarsi a guardare che cosa facevano gli altri campiOni, Harry si tolse le scarpe e le calze, estrasse dalla tasca la manciata di Algabranchia, se la ficcò in bocca ed entrò nel lago.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Poi, all’improvviso, Harry si sentì come se qualcuno gli stesse premendo un cuscino invisibile sul naso e sulla bocca. Cercò di inspirare, ma gli girava la testa; aveva i polmOni vuoti, e d’un tratto provò un dolore acuto da entrambi i lati del collo…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Piccoli pesci saettavano oltrepassandolo come frecce d’argento. Una o due volte gli parve di vedere qualcosa di più grosso muoversi davanti a lui, ma quando si avvicinò, scoprì che non era altro che un grosso tronco annerito, o un fitto cespo di alghe. Non c’era traccia degli altri campiOni, di sirene, di Ron — né, per fortuna, della piovra gigante.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Un mucchio di edifici di pietra viva macchiati di alghe apparvero all’improvviso dall’oscurità, da tutti i lati. Qua e là alle scure finestre Harry vide dei volti… volti che non avevano alcuna somiglianza con il dipinto della sirena nel bagno dei Prefetti… Il popolo delle sirene aveva la pelle grigiastra e lunghe, arruffate chiome verde scuro. Gli occhi erano gialli, come i denti spezzati, e portavano spesse collane di ciottoli attorno al collo. Sguardi maligni seguirono Harry al suo passaggio; un paio di tritOni affiorarono dalle caverne per osservarlo meglio, le potenti code pinnate d’argento che battevano l’acqua, le lance strette in mano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Una folla di sirene e tritOni nuotava davanti alle case che fiancheggiavano quella che sembrava la versione sirenesca della piazza di un villaggio. Al centro cantava un coro di sirene, per attirare i campiOni, e dietro si ergeva una statua molto rozza: un tritone gigantesco sbozzato in una roccia. Quattro persone erano legate strette alla sua coda di pietra.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si affrettò ad avvicinarsi ai prigiOnieri, aspettandosi quasi che i tritOni abbassassero le lance e lo attaccassero, ma quelli non fecero nulla. Le corde d’alga che tenevano avvinti gli ostaggi alla statua erano spesse, viscide e molto robuste. Per un furtivo istante Harry pensò al coltellino che Sirius gli aveva regalato a Natale: chiuso nel suo baule al castello a un quarto di miglia di distanza, non gli era di alcun aiuto.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Si guardò intorno. Molti dei tritOni che li circondavano erano armati di lance. Nuotò rapido verso uno alto più di due metri con una lunga barba verde e una collanina di denti di squalo, e cercò di chiedergli a gesti la lancia. Il tritone scoppiò a ridere e scosse il capo.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si guardò intorno. Non c’era traccia degli altri campiOni. A che gioco stavano giocando? Perché non si sbrigavano? Si voltò verso Hermione, brandì la pietra tagliente e cominciò a segare anche le sue funi…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    All’improvviso, parecchie robuste mani grigie lo afferrarono. Una mezza dozzina di tritOni lo stavano allontanando da Hermione: agitavano le teste verdecrinite e ridevano.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Tu prendi il tuo prigiOniero» gli disse uno di loro. «Lascia gli altri…»
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Cho aveva il capo posato sulla spalla di Hermione; la bambina coi capelli d’argento era pallidissima, di un verde spettrale. Harry lottò per respingere i tritOni, ma quelli risero più forte, trattenendolo. Harry si guardò intorno, disperato. Dov’erano gli altri campiOni? Ce la faceva a portare su Ron e a tornare giù a recuperare Hermione e le altre? Sarebbe riuscito a ritrovarle? Guardò l’orologio per vedere quanto tempo gli restava: si era fermato.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Ma in quel momento i tritOni attorno a lui cominciarono a indicare eccitati qualcosa sopra di lui. Harry guardò in su e vide Cedric nuotare verso di loro. Attorno alla testa aveva una bolla enorme, che faceva sembrare i suoi lineamenti stranamente larghi e deformati.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    I tritOni presero a strillare agitati. Quelli che immobilizzavano Harry allentarono la presa e si volsero indietro. Harry si voltò e vide qualcosa di mostruoso che fendeva l’acqua sopra di loro: un corpo umano in calzoncini da bagno, con la testa di squalo… era Krum. Evidentemente si era Trasfigurato: però male.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Raccolse la pietra che Krum aveva lasciato cadere, ma i tritOni si chiusero attorno a Ron e alla ragazzina, scuotendo di nuovo la testa.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Dalla sua bocca uscirono solo bolle, ma ebbe la chiara impressione che i tritOni lo avessero capito, perché all’improvviso cessarono di ridere. I loro occhi giallastri erano puntati sulla bacchetta di Harry, e sembravano spaventati. Potevano anche essere in netta maggioranza, ma Harry capì dalle loro espressiOni che di magia ne sapevano quanto la piovra gigante.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    I tritOni salivano con lui. Li vedeva guizzare disinvoltamente attorno a lui e osservarlo nella sua lotta dentro l’acqua… lo avrebbero tirato di nuovo giù in fondo, a tempo scaduto? Forse mangiavano gli umani? Le gambe gli si stavano bloccando per lo sforzo di continuare a nuotare; le spalle gli facevano un male terribile per la fatica di trascinare Ron e la bambina…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Scalciò forte con le pinne e scoprì che non erano altro che piedi… l’acqua gli scorreva in bocca e gli invadeva i polmOni… cominciava a sentirsi stordito, ma sapeva che la luce e l’aria erano a soli tre metri di distanza… doveva arrivarci… doveva…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Harry si sentì stupido e arrabbiato insieme. Per Ron andava tutto bene; lui dormiva, lui non si era accorto di come tutto era inquietante laggiù in fondo al lago, attorniati da tritOni armati di lance che sembravano più che disposti a uccidere.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Trascinarono la sorellina di Fleur nell’acqua, verso la riva dove i giudici erano schierati a guardare, con venti tritOni che li scortavano come una guardia d’onore, cantando le loro terrificanti canzOni stridule.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Tu ha scarabeo per la testa, Herr-MiOni» disse Krum.
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Silente era accovacciato accanto all’acqua, immerso in una fitta conversazione con quella che sembrava la leader del popolo delle sirene, una femmina dall’aria particolarmente selvaggia e feroce. Stava facendo lo stesso tipo di rumori stridenti che emettevano i tritOni sott’acqua; era chiaro che Silente sapeva parlare sirenesco. Alla fine si rialzò, si rivolse ai colleghi giudici e disse: «Credo che sia necessario un consulto prima di assegnare i punteggi».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «Signore e signori, abbiamo preso una decisione. La Capitansirena Murcus ci ha raccontato che cosa è successo in fondo al lago, e di conseguenza abbiamo deciso di assegnare un punteggio su base cinquanta a ciascuno dei campiOni, come segue…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    «La terza e ultima prova avrà luogo il ventiquattro giugno al tramonto» riprese Bagman. «I campiOni verranno informati su ciò che li attende con un mese esatto di anticipo. Grazie a tutti voi per il sostegno che avete dato loro».
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

    Era finita, pensò Harry inebetito, mentre Madama Chips spingeva i campiOni e gli ostaggi verso il castello per procurare loro degli abiti asciutti… era finita, ce l’aveva fatta… non doveva pensare a nulla, ora, fino al ventiquattro giugno…
La Seconda Prova (Cap. 26 Harry Potter 4)

   Una delle cose più belle dei giorni successivi fu che tutti facevano a gara per sapere nel dettaglio ciò che era accaduto in fondo al lago, e per una volta Ron condivise con Harry le luci della ribalta. C’è da dire che la versione dei fatti data da Ron cambiava leggermente ogni volta che la ripeteva. All’inizio, raccontò quella che pareva la verità, o almeno collimava con il racconto di Hermione: nell’ufficio della professoressa McGranitt, Silente aveva fatto cadere tutti gli ostaggi in un sonno incantato, dopo aver assicurato loro che non avrebbero corso rischi e si sarebbero svegliati una volta fuori dall’acqua. Una settimana dopo, però, Ron narrava di un rapimento sensazionale in cui aveva lottato da solo contro cinquanta tritOni armati fino ai denti che dovettero dargli un sacco di botte per riuscire a legarlo.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Ma io avevo la bacchetta nascosta nella manica» assicurò a Padma Patil: Ron le piaceva molto di più ora che era sotto i riflettori, e gli rivolgeva la parola tutte le volte che si incrociavano nei corridoi. «Potevo uccidere tutti quegli stupidi tritOni quando volevo».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Harry ripiegò la lettera e ridletté. A essere sincero, aveva una gran voglia di rivedere Sirius. Quindi si accinse a seguire l’ultima lezione del pomeriggio — doppie PoziOni — molto più disteso del solito.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Per quanto affascinante possa essere la tua vita sociale, e certo lo è, signorina Granger» disse una voce gelida alle loro spalle, «devo chiederti di non discuterne durante le mie leziOni. Dieci punti in meno per Grifondoro».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «…i sostenitori di Harry Potter devono sperare che la prossima volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole. Davvero commovente» concluse Piton con un sorrisetto beffardo, arrotolando la rivista mentre i Serpeverde continuavano a sghignazzare. «Be’, credo che sia meglio separarvi, voi tre, cosi potrete concentrarvi sulle vostre poziOni invece che sulla vostra complicata vita sentimentale. Weasley, tu resti qui. Signorina Granger, laggiù, vicino alla signorina Parkinson. Potter… quel tavolo davanti alla mia cattedra. Muovetevi. Ora».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «È Veritaserum: una Pozione della Verità così potente che solo tre gocce ti costringerebbero a rivelare i tuoi più intimi segreti davanti a tutta la classe» disse Piton in tono maligno. «Ora, l’uso di questa pozione è regolato da severissime disposiziOni del Ministero. Ma se non stai attento a quello che fai, può anche darsi che la mia mano scivoli» e scosse leggermente la bottiglietta di cristallo «proprio sopra il tuo succo di zucca serale. E allora, Potter… allora scopriremo se sei stato nel mio ufficio o no».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Poi, alla fine, Sirius sparì dalla loro vista, e quando raggiunsero il luogo in cui era scomparso, videro una piccola apertura nella roccia. Vi s’insinuarono e si trovarono in una fresca caverna quasi completamente buia. Legato sul fondo, un capo della corda fissato attorno a una grossa roccia, c’era Fierobccco l’Ippogrifo. Metà cavallo grigio, metà aquila gigante, Fierobecco fece lampeggiare i fieri occhi aranciOni alla loro vista. Tutti e tre gli fecero un profondo inchino, e dopo averli scrutati con aria arrogante per un attimo, l’animale piegò le ginocchia squamate, e permise a Hermione di avvicinarsi e di accarezzargli il collo piumato. Harry, invece, guardava il cane nero, che si era appena trasformato nel suo padrino.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    Ripercorse la caverna avanti e indietro, e poi cominciò: «Immaginate che ora Voldemort sia potente. Voi non sapete chi sono i suoi sostenitori, non sapete chi lavora per lui e chi no; sapete che è in grado di controllare le persone in modo da costringerle a fare cose orribili senza riuscire a fermarsi. Avete paura per voi, la vostra famiglia, e i vostri amici. Ogni settimana, nuove notizie di altre morti, altre spariziOni, altre torture… il Ministero della Magia nel caos, non sanno cosa fare, cercano di tenere tutto nascosto ai Babbani, ma nel frattempo muoiono anche dei Babbani. Terrore ovunque… panico… confusione… era così allora.
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Be’, tempi come quelli fanno tirar fuori il meglio a certe persone, e il peggio ad altre. I principi di Crouch potevano anche essere sani all’inizio; non saprei. Fece una rapida carriera al Ministero, e prese a impartire misure molto severe contro i sostenitori di Voldemort. Gli Auror furono investiti di nuovi poteri: il potere di uccidere invece di catturare, per esempio. E io non fui l’unico a essere consegnato ai Dissennatori senza processo. Crouch combatteva la violenza con la violenza, e autorizzava l’uso delle MalediziOni Senza Perdono contro i sospetti. Oserei dire che divenne spietato e crudele quanto molti del Lato Oscuro. Aveva i suoi sostenitori, badate: moltissima gente era convinta che stesse affrontando le cose nella maniera giusta, e c’erano un sacco di maghi e streghe che premevano perché diventasse Ministro della Magia. Quando Voldemort scomparve, parve che fosse solo questione di tempo prima che Crouch ottenesse la massima carica. Ma poi accadde una vera disgrazia…» Sirius fece un sorriso cupo. «Il figlio di Crouch fu sorpreso con un gruppo di Mangiamorte che erano riusciti a farsi rilasciare da Azkaban. A quanto pareva volevano trovare Voldemort e innalzarlo di nuovo al potere».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Si, dovevi vedere la faccia che ha fatto quando Karkaroff è venuto a PoziOni ieri!» aggiunse Harry in fretta. «Karkaroff voleva parlare con lui, sostiene che Piton lo sta evitando. Sembrava proprio preoccupato. Ha fatto vedere a Piton qualcosa che aveva sul braccio, ma non sono riuscito a vedere cos’era».
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Be’» rispose Sirius lentamente, «non escludo che Malocchio abbia perquisito gli uffici di ogni singolo insegnante quando è arrivato a Hogwarts. Prende sul serio la sua Difesa contro le Arti Oscure, Moody. Non so se esiste qualcuno di cui si fida, e con le cose che ha visto non mi sorprende. Ma c’è da dire una cosa a favore di Moody, che non ha mai ucciso se poteva evitarlo. Ha sempre consegnato prigiOnieri vivi, per quanto era possibile. Era duro, ma non è mai sceso al livello dei Mangiamorte. Crouch, però… è di un’altra pasta… sarà davvero malato? E se sì, perché ha fatto la fatica di trascinarsi fino all’ufficio di Piton? E se no… che cos’ha in mente? Che cosa doveva fare di tanto importante alla Coppa del Mondo da non mettere piede in Tribuna d’Onore? Che cosa faceva mentre avrebbe dovuto prendere parte al Torneo come giudice?»
Il Ritorno di Felpato (Cap. 27 Harry Potter 4)

    «Harry Potter è troppo buono con Dobby!» squittì, asciugandosi i lacrimOni dagli occhi enormi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Anche Harry guardò verso il focolare. Winky era seduta sullo stesso sgabello dell’ultima volta, ma si era tanto trascurata che sulle prime non si riusciva a distinguerla dai mattOni anneriti dal fumo che le facevano da sfondo. I suoi abiti erano strappati e sudici. Brandiva una bottiglia di Burrobirra e oscillava sullo sgabello, fissando il fuoco. Mentre la guardavano, singhiozzò sonoramente.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Lei ci scusa tanto, signorina» disse l’elfo domestico con un altro profondo inchino, «ma gli elfi domestici non ha il diritto di essere infelici quando c’è del lavoro da fare e dei padrOni da servire».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Il giorno dopo a colazione il malumore di Ron e di Hermione si era dissipato, e con gran sollievo di Harry, le cupe profezie di Ron sul fatto che a causa degli insulti di Hermione gli elfi domestici avrebbero mandato cibo più scadente al tavolo di Grifondoro si rivelarono false; il bacon, le uova e le aringhe affumicate erano buOni come sempre.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Hermione gli raccontò dei messaggi anOnimi che aveva ricevuto la mattina, e della busta piena di pus di Bubotubero.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Dev’essere bello» disse Ron all’improvviso, mentre si servivano di roast-beef e contorni vari. «Avere così tanti soldi da non accorgerti se ti sparisce una manciata di galeOni».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Non lo sapevo che l’oro dei Lepricani scompare» borbottò Ron. «Ero convinto di averti restituito i tuoi soldi. Non avresti dovuto regalarmi il berretto dei CannOni di Chudley per Natale».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    La settimana dopo Hermione continuò a ricevere lettere anOnime, e anche se lei seguì il consiglio di Hagrid e smise di aprirle, parecchi dei suoi nemici spedirono Strillettere, che esplosero al tavolo di Grifondoro coprendola di insulti davanti a tutta la Sala Grande. Anche quelli che non leggevano il Settimanale delle Streghe ormai sapevano tutto del presunto triangolo Harry-Krum-Hermione. Harry cominciava a essere stanco di ripetere a tutti che Hermione non era la sua fidanzata.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Voglio capire come fa Rita Skeeter ad ascoltare le nostre conversaziOni private quando le era stato vietato di avvicinarsi al parco!» esclamò Hermione furibonda.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Harry spiegò che si trattava di microfOni nascosti, microspie e attrezzature di registrazione. Ron ne fu affascinato, ma Hermione li interruppe. «Voi due non leggerete mai Storia di Hogwarts?»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Hermione, comunque, non chiese a Harry e Ron di aiutarla a vendicarsi di Rita Skeeter, cosa per la quale entrambi le furono grati, perché il loro carico di compiti diventava sempre più pesante man mano che si avvicinavano le vacanze di Pasqua. Harry era francamente stupito che Hermione riuscisse a fare ricerche sui metodi magici per ascoltare le conversaziOni altrui con tutto quello che avevano da fare. Lui lavorava come un pazzo solo per riuscire a star dietro a tutti i compiti e le leziOni, anche se ci teneva a spedire regolarmente pacchi di viveri alla caverna sulla montagna per Sirius; dopo la scorsa estate, non aveva dimenticato cosa si provava ad avere continuamente fame. Allegava biglietti per Sirius, in cui scriveva che non era successo niente di straordinario, e che erano ancora in attesa di una risposta da Percy.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Hermione guardò malincOnica l’ovetto striminzito.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Come continuo a ripetere alla Gazzetta del Profeta, il signor Crouch si è preso una meritata vacanza. Spedisce gufi regolari con le istruziOni. No, non l’ho visto di persona, ma credo di poter dire con tutta sicurezza di conoscere la scrittura del mio superiore. Ho già parecchio da fare al momento senza dover mettere a lacere queste ridicole voci. Per favore non seccarmi più a meno che non si tratti di una cosa importante. Buona Pasqua.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Dobbiamo scendere al campo di Quidditch stasera alle nove, Potter» gli disse. «Ci sarà il signor Bagman, e spiegherà la terza prova ai campiOni».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Il campo di Quidditch non era più liscio e piatto. Sembrava che qualcuno gli avesse costruito sopra un intrico di lunghe mura basse, che piegavano e s’incrociavano in tutte le direziOni.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Ci saranno degli ostacoli» spiegò Bagman allegramente, saltellando in punta di piedi. «Hagrid sta preparando una serie di creature… poi ci saranno incantesimi da spezzare… tutta roba del genere, insomma. Ora, i campiOni che conducono la classifica partiranno in vantaggio». Bagman sorrise a Harry e Cedric. «Poi entrerà il signor Krum… poi la signorina Delacour. Ma avrete tutti la possibilità di battervi, tutto dipenderà da come supererete gli ostacoli. Dovrebbe essere divertente, eh?»
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Harry, che conosceva fin troppo bene il genere di creature che Hagrid avrebbe sfoderato per un’occasione del genere, pensò che era alquanto improbabile che la cosa si rivelasse divertente. Comunque, annuì educatamente come gli altri campiOni.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Io vuole sapere» profferì, guardandolo in cagnesco, «cosa esserci fra te e Herr-MiOni».
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Herr-MiOni dice sempre su te» rispose Krum, sospettoso.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Chiedi scusa!» ringhiò Hagrid, mentre Karkaroff annaspava, col grosso pugno del guardiacaccia alla gola, i piedi penzolOni a mezz’aria.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    «Era fuori di testa» disse Harry. «Metà del tempo sembrava convinto che sua moglie e suo figlio fossero ancora vivi, e continuava a parlare di lavoro con Percy e a dargli istruziOni».
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Certo che no!» esclamò la professoressa Cooman, profondamente agitata. I suoi enormi occhi indugiarono su Harry, scrutandolo. «Che cos’è stato, Potter? Una premOnizione? Un’apparizione? Che cos’hai visto?»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    «Mio caro, senz’alcun dubbio sei stato sollecitato dalle eccezionali vibraziOni chiaroveggenti della mia aula!» disse la professoressa Cooman. «Se adesso te ne vai, potresti perdere l’occasione di vedere più lontano di quanto tu non abbia mai…»
il Sogno (Cap. 29 Harry Potter 4)

    Harry si sentì gelare. I Dissennatori, alte creature incappucciate dai volti nascosti, scivolarono lentamente verso la sedia al centro della sala, le mani putrefatte attorno alle braccia del prigiOniero, che sembrava sul punto di svenire. Harry lo capiva: ricordava perfettamente il potere dei Dissennatori, benché ora non potessero toccarlo, dentro la memoria di un altro. La folla in attesa si ritrasse mentre i Dissennatori spingevano l’uomo sulla sedia e uscivano silenziosamente dalla sala. La porta si chiuse alle loro spalle.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Igor Karkaroff» disse una voce asciutta alla sinistra di Harry. Lui si voltò, e vide il signor Crouch in piedi al centro della panca al suo fianco. Aveva i capelli scuri, il volto molto meno segnato e sembrava sano e vigile. «Sei stato portato da Azkaban per deporre davanti al Ministero della Magia. Ci hai lasciato capire di avere delle informaziOni importanti per noi».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ah, dimenticavo… a te non piacciono i Dissennatori, vero, Albus?» disse Moody con un sorriso sardOnico.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Io… io sì» disse Karkaroff senza fiato. «Ed erano sostenitori importanti, badate. Li ho visti eseguire i suoi ordini con i miei occhi. Vi fornisco queste informaziOni come prova della mia totale e piena rinuncia a lui, e sono pervaso da un rimorso così profondo che riesco a stento…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «C’era AntOnin Dolohov» disse. «Io… io l’ho visto torturare innumerevoli Babbani e… e non-sostenitori del Signore Oscuro».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Nessuno… nessuno se l’è meritato più di Rosier!» esclamò Karkaroff, una nota di autentico panico nella voce: cominciava a temere che nessuna delle sue informaziOni sarebbe stata di alcuna utilità al Ministero. Gli occhi di Karkaroff saettarono verso la porta nell’angolo, dietro la quale certo incombevano ancora i Dissennatori, in attesa.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Si!» esclamò Karkaroff. «C’era Travers… è stato complice dell’assassinio dei McKinnon! Mulciber… si era specializzato nella Maledizione Imperius, ha costretto tantissime persone a fare cose orribili! Rookwood, che era una spia, e passava a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato informaziOni utili dall’interno del Ministero!»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Proprio lui» disse Karkaroff con impazienza. «Credo che usasse una rete di maghi in posiziOni strategiche, sia dentro il Ministero che fuori, per raccogliere informaziOni…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ludovic Bagman, sei stato condotto qui al cospetto del Tribunale della Legge Magica per rispondere di accuse connesse alle attività dei Mangiamorte» disse Crouch. «Abbiamo ascoltato le testimOnianze contro di te, e stiamo per raggiungere un verdetto. Hai qualcosa da aggiungere alla tua deposizione prima che la sentenza venga emessa?»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ludovic Bagman, sei stato sorpreso a trasmettere informaziOni ai sostenitori di Voldemort» disse Crouch. «Per questo io chiedo la condanna ad Azkaban per un periodo non inferiore a…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Ma ve l’ho detto, non ne sapevo nulla!» gridò Bagman in tono convinto sovrastando il brusio della folla, gli occhi azzurri sgranati. «Nulla di nulla! Il vecchio Rookwood era un amico di mio padre… non mi è mai passato per la mente che fosse un alleato di Voi-Sapete-Chi! Credevo di raccogliere informaziOni per il nostro partito! E Rookwood continuava a ripetere che più in là mi avrebbe procurato un incarico al Ministero… quando la mia stagione del Quidditch sarà finita, sapete… voglio dire, non posso continuare a farmi bersagliare da Bolidi per il resto dei miei giorni, no?»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Le sedie incatenanti stavolta erano quattro. I Dissennatori vi spinsero i prigiOnieri: c’era un uomo grosso che fissò Crouch con occhi vacui, un uomo più magro e nervoso i cui occhi si spostavano rapidi tra il pubblico, una donna con una folta, scura chioma lucente e le palpebre semichiuse, seduta sulla sedia con le catene come una regina su un trono, e un ragazzo sui vent’anni, che sembrava nientemeno che pietrificato. Tremava, i capelli color paglia gli ricadevano sul viso, la pelle lentigginosa era di un bianco latteo. La piccola strega accanto a Crouch cominciò a dondolarsi avanti e indietro, singhiozzando dentro il fazzoletto.
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «… del quale raramente abbiamo udito il pari in questa corte» Crouch alzò la voce, sovrastando quella del figlio. «Abbiamo ascoltato le testimOnianze contro di voi. Siete accusati di aver catturato un Auror — Frank Paciock — e di averlo sottoposto a Maledizione Cruciatus, convinti che conoscesse l’attuale dimora del vostro signore in esilio, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Siete inoltre accusati» tuonò Crouch, «di aver usato la Maledizione Cruciatus contro la moglie di Frank Paciock, quando egli non vi ha dato le informaziOni richieste. Avete progettato di restaurare il dominio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e di tornare alla vita di violenza che probabilmente avete condotto quando era potente. Io ora chiedo alla giuria…»
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Voldemort?» chiese Silente, guardando Harry al di sopra del Pensatoio. Era il tipico sguardo penetrante che Silente gli aveva rivolto in altre occasiOni, e che faceva sempre provare a Harry la sensazione che il Preside vedesse attraverso di lui, in un modo impossibile perfino per l’occhio magico di Moody. «Ancora una volta, Harry, posso solo rivelarti i miei sospetti».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Gli anni dell’ascesa al potere di Voldemort» disse. «furono segnati dalle spariziOni. Bertha Jorkins è scomparsa senza lasciar traccia nell’ultimo luogo in cui si è avuta notizia di Voldemort. Anche Crouch è scomparso… e proprio qui al castello. E c’è stata una terza sparizione, che il Ministero, mi rammarica dirlo, non considera di alcuna importanza, perché riguarda un Babbano. Si chiamava Frank Bryce, viveva nel villaggio in cui è cresciuto il padre di Voldemort, e non è più stato visto dallo scorso agosto. Vedi, io leggo i giornali Babbani, a differenza di gran parte dei miei amici al Ministero».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    Silente rivolse a Harry uno sguardo molto serio. «A me queste spariziOni sembrano collegate. Il Ministero non è d’accordo… come forse hai sentito mentre aspettavi fuori dal mio ufficio».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Sì, parlavano dei genitori di Neville» disse Silente. «Suo padre, Frank, era un Auror proprio come il professor Moody. Lui e sua moglie furono torturati per estorcere loro informaziOni su dove si trovava Voldemort dopo aver perso i suoi poteri, come hai sentito».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «I Paciock erano molto famosi» riprese Silente. «Furono aggrediti dopo la caduta di Voldemort, quando ormai tutti credevano di essere al sicuro. Ciò che subirono provocò un’ondata di rabbia senza precedenti. Il Ministero fu sottoposto a forti pressiOni per la cattura dei responsabili. Sfortunatamente, viste le loro condiziOni, la testimOnianza dei Paciock non era molto affidabile».
Il Pensatoio (Cap. 30 Harry Potter 4)

    «Non mi preoccupo di lei» disse Hermione alle sue ginocchia. «Sto solo pensando… ricordate quello che mi ha detto ai Tre Manici di Scopa? “So cose a proposito di Ludo Bagman che vi farebbero arricciare i capelli”. È a questo che alludeva, no? Ha fatto la cronaca del suo processo, sapeva che aveva passato delle informaziOni ai Mangiamorte. E anche Winky, ricordate… “Il signor Bagman è un mago cattivo”. Il signor Crouch dev’essere stato furente che se la sia cavata, deve averne parlato a casa».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Sì, ma Bagman non ha passato informaziOni di proposito, no?»
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Certo che no» sbottò Hermione, alzando gli occhi. «Guarda cos’è successo a Hagrid quando Rita ha scoperto di sua madre. Guarda Caramell, che salta alle conclusiOni su di lei solo perché è in parte gigante. Chi vuole quel genere di pregiudizio? Anch’io probabilmente direi che ho le ossa grandi se sapessi quel che ci guadagno a dire la verità».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e potenzialmente pericoloso, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Sono venute alla luce testimOnianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che insinuano seri dubbi sull’opportunità che partecipi a una gara impegnativa come il Torneo Tremaghi, e perfino che frequenti la scuola di Hogwarts.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Potter, come la Gazzetta del Profeta è in grado di rivelare in esclusiva, sviene regolarmente durante le leziOni, e spesso lo si sente lamentare un dolore alla cicatrice che porta sulla fronte (ricordo della maledizione con la quale Voi-Sapete-Chi cercò di ucciderlo). Lunedì scorso, nel corso di un lezione di Divinazione, il vostro inviato della Gazzetta del Profeta può testimOniare che Potter è uscito di gran fretta dalla classe, sostenendo che la cicatrice gli faceva troppo male per continuare a studiare.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Potrebbe anche fingere» ha dichiarato uno specialista, «la sua potrebbe essere una richiesta di attenziOni».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Potter parla il Serpentese» rivela Draco Malfoy, uno studente del quarto anno di Hogwarts. «Un paio di anni fa si sono verificate parecchie aggressiOni ai danni di studenti, e tutti pensavano che dietro ci fosse Potter: aveva perso la testa al Club dei Duellanti e aveva aizzato un serpente contro un altro ragazzo. Ma è stato tutto messo a tacere. Lui però ha anche fatto amicizia con lupi mannari e giganti. Siamo convinti che farebbe qualunque cosa per un briciolo di potere».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il Serpentese, la capacità di parlare ai serpenti, da molto tempo è considerato un’Arte Oscura. In verità, il più celebre conoscitore del Serpentese dei nostri giorni è nientemeno che Voi-Sapete-Chi in persona. Un membro della Lega di Difesa contro le Arti Oscure, che preferisce conservare l’anOnimato, ha dichiarato che riterrebbe ogni mago in grado di parlare Serpentese «passibile di indagini. Personalmente, nutrirei gravi sospetti su chiunque sapesse conversare con i serpenti, poiché questi rettili sono spesso usati nella Magia Oscura della peggior specie, e sono storicamente legati ai malfattori». Parimenti, «chiunque cerchi la compagnia di creature malvagie come lupi mannari e giganti parrebbe nutrire inclinaziOni violente».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Potter, i campiOni si riuniscono nella saletta qui accanto dopo colazione» disse.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Lo so, Potter» disse lei. «I familiari dei campiOni sono invitati ad assistere alla prova finale, lo sai. Questa è solo un’occasione per salutarli».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «È molto turbato» disse la signora Weasley, abbassando la voce e guardandosi intorno. «Il Ministero vuole tenere riservata la notizia della scomparsa del signor Crouch, ma Percy è stato convocato per un interrogatorio sulle istruziOni che Crouch gli spedisce. Sembrano convinti che non siano state scritte di suo pugno. Percy è sotto pressione. Non gli permettono di sostituire Crouch come quinto giudice stasera. Cornelius Caramell prenderà il suo posto».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Hermione lo ammonì con un cenno della testa e lanciò un’occhiata alla signora Weasley.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Signore e signori, tra cinque minuti vi chiederò di scendere al campo di Quidditch per la terza e ultima prova del Torneo Tremaghi. I campiOni vogliano per favore seguire il signor Bagman giù allo stadio, adesso».
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Cinque minuti dopo, l’aria si riempì di voci eccitate e dello scalpiccio di innumerevoli piedi mentre centinaia di studenti riempivano le tribune. Il cielo era di un intenso, limpido azzurro, e cominciavano a spuntare le prime stelle. Hagrid, il professor Moody, la professoressa McGranitt e il professor Vitious si avvicinarono a Bagman e ai campiOni. Portavano grosse stelle rosse lucenti sul cappello, tutti tranne Hagrid, che aveva fissato la sua sulla schiena del cappotto di talpa.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    I campiOni annuirono.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    «Buona fortuna, Harry» sussurrò Hagrid, e i quattro si allontanarono in direziOni diverse, per disporsi attorno al labirinto. Bagman si puntò la bacchetta alla gola, borbottò “Sonorus” e la sua voce amplificata per magia echeggiò sugli spalti.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    Il segnale di Bagman suonò per la terza volta in lontananza. Ora tutti i campiOni si trovavano nel labirinto.
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La Coppa era da qualche parte nelle vicinanze, e a quel che pareva Fleur non era più in gara. Era arrivato fino a lì, no? E se fosse davvero riuscito a vincere? Fugacemente, e per la prima volta da quando si era ritrovato tra i campiOni, si vide di nuovo alzare la Coppa Tremaghi davanti al resto della scuola…
La Terza Prova (Cap. 31 Harry Potter 4)

    La superficie della tomba ai piedi di Harry si infranse. Paralizzato dall’orrore, Harry vide un sottile filo di polvere levarsi nell’aria all’ordine di Codaliscia, e ricadere dolcemente nel calderone. Lo specchio adamantino dell’acqua s’infranse con un sibilo; sprigionò scintille in tutte le direziOni, e divenne di un intenso blu venefico.
Carne, Sangue e Ossa (Cap. 32 Harry Potter 4)

    «Ora vedete bene come la sorte favorisce il Signore Voldemort. Quella avrebbe potuto essere la fine di Codaliscia, e della mia ultima speranza di rinascere. Ma Codaliscia — dando prova di una presenza di spirito che da lui non mi sarei mai aspettata — convinse Bertha Jorkins ad accompagnarlo in una passeggiata notturna. La assalì… la portò da me. E Bertha Jorkins, che avrebbe potuto rovinare tutto, si rivelò invece un dono superiore ai miei più folli sogni… perché — certo, fu necessario esercitare un po’ di persuasione — divenne un’autentica miniera di informaziOni.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Mi disse che il Torneo Tremaghi si sarebbe tenuto a Hogwarts quest’anno. Mi disse che sapeva di un Mangiamorte fedele che avrebbe avuto una gran voglia di aiutarmi, se solo fossi riuscito a mettermi in contatto con lui. Disse molte cose… ma gli strumenti che usai per esercitare l’Incantesimo della Memoria su di lei erano potenti, e quando le ebbi strappato tutte le informaziOni utili, la sua mente e il suo corpo erano entrambi irreparabilmente rovinati. Ormai era servita al suo scopo. Non potevo possederla. Me ne liberai».
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Il corpo di Codaliscia, naturalmente, era poco adatto a essere posseduto, poiché tutti lo credevano morto, e avrebbe attirato troppa attenzione se fosse stato visto. Comunque, era il servo robusto di cui avevo bisogno, e, benché come mago sia scarso, riuscì a eseguire le istruziOni che gli diedi, che mi restituirono un corpo rozzo e debole, un corpo che potessi abitare in attesa degli ingredienti essenziali a una vera rinascita… uno o due incantesimi di mia creazione… un piccolo aiuto dalla mia cara Nagini» — gli occhi rossi di Voldemort si soffermarono sul serpente che continuava a strisciare in cerchio — «una pozione ottenuta bollendo sangue di unicorno, e il veleno di serpente fornito da Nagini… ben presto fui restituito a una forma quasi umana, e fui abbastanza in forze da poter viaggiare.
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Non c’era più alcuna speranza di rubare la Pietra Filosofale, perché sapevo che Silente avrebbe provveduto a farla distruggere. Ma anelavo ad abbracciare di nuovo la vita mortale, prima di cercare quella immortale. Moderai le mie ambiziOni… avrei cercato di ottenere il mio vecchio corpo, e la mia vecchia forza,
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    «Be’… ma usando le informaziOni di Bertha Jorkins, naturalmente. Usando il mio fedele Mangiamorte, di stanza a Hogwarts, per assicurarmi che il nome del ragazzo venisse inserito nel Calice di Fuoco. Usando il mio Mangiamorte per assicurarmi che il ragazzo vincesse il Torneo — che toccasse la Coppa Tremaghi per primo — la Coppa che il mio Mangiamorte aveva trasformato in una Passaporta, che lo avrebbe portato qui, lontano dall’aiuto e dalla protezione di Silente, tra le mie braccia aperte. Ed eccolo qui… il ragazzo che tutti voi avete creduto fosse stato la mia fine…»
I Mangiamorte (Cap. 33 Harry Potter 4)

    Un fiotto di luce verde sgorgò dalla bacchetta di Voldemort mentre un fiotto di luce rossa esplodeva da quella di Harry: s’incontrarono a mezz’aria, e all’improvviso la bacchetta di Harry prese a vibrare come percorsa da una corrente elettrica; la mano gli si serrò attorno; nemmeno volendo l’avrebbe potuta lasciare… e un sottile raggio di luce ora univa le due bacchette, né rosso né verde, ma di un luminoso oro intenso. E Harry, seguendo il raggio con sguardo attOnito, vide che anche le lunghe dita bianche di Voldemort stringevano una bacchetta che tremava e vibrava.
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    E Harry corse come non aveva mai corso in tutta la vita, urtando due Mangiamorte esterrefatti; sfrecciò zigzagando tra le lapidi, avvertì le loro malediziOni che lo inseguivano, li sentì colpire le pietre tombali… scansava incantesimi e lapidi, precipitandosi verso il corpo di Cedric, senza più avvertire il dolore alla gamba, tutto il suo essere concentrato su ciò che doveva fare…
Prior Incantatio (Cap. 34 Harry Potter 4)

    Si ritrovò a guardare il cielo stellato, con Albus Silente chino su di lui. Le ombre scure della folla premevano attorno a loro, avvicinandosi a spintOni; Harry sentì il terreno vibrare sotto la testa, scosso dai loro passi.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Karkaroff?» esclamò Harry agitato. «Dov’è? L’avete preso? È prigiOniero?»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Non è stato facile, Harry, guidarti attraverso queste prove senza suscitare sospetti. Ho dovuto ricorrere a ogni grammo di astuzia in mio possesso, in modo che il mio intervento non fosse riconoscibile nella tua vittoria. Silente si sarebbe alquanto insospettito se tu te la fossi cavata troppo facilmente. Purché tu entrassi in quel labirinto, possibilmente con un vantaggio dignitoso… allora sapevo che avrei avuto una possibilità di sbarazzarmi degli altri campiOni e spianarti la strada. Ma ho dovuto anche combattere contro la tua stupidità. La seconda prova… è stato allora che ho più temuto che non ce la facessimo. Ti tenevo d’occhio, Potter. Sapevo che non avevi risolto l’indovinello dell’uovo, cosi ho dovuto darti un altro suggerimento…»
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    In quel momento, Harry comprese fino in fondo per la prima volta perché si diceva che Silente era l’unico mago di cui Voldemort avesse mai avuto paura. L’espressione di Silente mentre scrutava il corpo privo di sensi di Malocchio Moody era più terribile di quanto Harry avesse mai potuto immaginare. Non c’era alcun sorriso benevolo sul suo volto, alcun brillio irOnico negli occhi dietro le lenti. Una fredda furia era incisa in ogni tratto del suo viso antico; un senso di potere emanava da lui, come se sprigionasse vapore bollente.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Se Piton o la McGranitt trovarono queste istruziOni stravaganti, non lo dettero a vedere. Entrambi uscirono immediatamente dall’ufficio. Silente posò la fiaschetta sulla scrivania, si avvicinò al baule con sette serrature, infilò la prima chiave nella serratura, e lo aprì. Conteneva un gran numero di libri di magia. Silente chiuse il coperchio, infilò una seconda chiave nella seconda serratura, e lo riaprì. I libri di magia erano scomparsi; questa volta conteneva un assortimento di Spioscopi rotti, penne e pergamena, e quello che sembrava un Mantello dell’Invisibilità argentato. Harry guardò attOnito Silente infilare la terza, la quarta, la quinta e la sesta chiave nelle rispettive serrature, riaprendo ogni volta il baule che rivelava ogni volta un contenuto diverso. Poi infilò la settima chiave nella serratura, sollevò il coperchio, e Harry si lasciò sfuggire un urlo di sorpresa.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Si ritrovò a guardare in una specie di pozzo, una stanza sotterranea, e disteso al suolo tre metri più in basso, apparentemente immerso in un sonno profondo, magro e affamato, giaceva il vero Malocchio Moody. La gamba di legno era sparita, l’orbita che avrebbe dovuto accogliere l’occhio magico sembrava vuota sotto la palpebra, e gli mancavano ciuffi di capelli grigi. Harry, attOnito, spostò lo sguardo dal Moody addormentato nel baule al Moody svenuto disteso sul pavimento dell’ufficio.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Ma Crouch trasse un altro respiro profondo e riprese, con la stessa voce piatta: «I Dissennatori sono ciechi. Hanno avvertito una persona sana e una morente entrare ad Azkaban. Hanno avvertito una persona sana e una morente uscirne. Mio padre mi portò fuori di nascosto, travestito da mia madre, nel caso che qualche prigiOniero guardasse dalla porta della cella.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fu Winky a convincere mio padre» rispose Crouch, con la stessa voce monotona. «Le ci vollero mesi a persuaderlo. Erano anni che non uscivo di casa. Avevo amato il Quidditch. Lo lasci andare, gli disse. Porterà il Mantello dell’Invisibilità. Può vedere la partita. Gli lasci respirare un po’ d’aria fresca una volta tanto. Disse che mia madre avrebbe approvato. Disse a mio padre che mia madre era morta per darmi la libertà. Non mi aveva salvato per infliggermi una vita di prigiOnia. Alla fine lui accettò.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Arrivò a casa nostra nel cuore della notte, tra le braccia del suo servo Codaliscia. Il mio signore aveva scoperto che ero ancora vivo. Aveva catturato Bertha Jorkins in Albania. L’aveva torturata. E lei gli aveva detto molte cose. Gli aveva detto del Torneo Tremaghi. Gli aveva detto che Moody, l’anziano Auror, avrebbe insegnato a Hogwarts. La torturò finché non spezzò l’Incantesimo della Memoria che mio padre aveva scagliato su di lei. Gli disse che ero fuggito da Azkaban. Gli disse che mio padre mi teneva prigiOniero per impedire che andassi a cercare il mio signore. E così il mio signore seppe che ero ancora il suo fedele servitore: forse il più fedele di tutti. Concepì un piano sulla base delle informaziOni che Bertha gli aveva fornito. Aveva bisogno di me. Giunse a casa nostra verso mezzanotte. Mio padre aprì la porta».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    Il sorriso si diffuse sul volto di Crouch, come se stesse rievocando il ricordo più bello della sua vita. Attraverso le dita di Winky si vedevano i suoi occhi marrOni impietriti. Sembrava troppo sconvolta per parlare.
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Fummo io e Codaliscia. Avevamo preparato in anticipo la Pozione Polisucco. Raggiungemmo la sua casa. Moody reagì lottando. Ci fu un’esplosione. Riuscimmo a soggiogarlo appena in tempo. Lo infilammo a forza in un comparto del suo baule magico. Gli prendemmo dei capelli e li aggiungemmo alla Pozione. Io la bevvi e divenni il sosia di Moody. Gli presi la gamba e l’occhio. Fui pronto ad affrontare Arthur Weasley quando venne a sistemare i Babbani che avevano sentito dei rumori. Feci muovere i bidOni della spazzatura nel cortile. Gli dissi che avevo sentito aggirarsi degli estranei, che avevano fatto saltare i bidOni. Poi raccolsi gli abiti di Moody e i Detector Oscuri, li misi nel baule con Moody e partii per Hogwarts. Lo tenni in vita, sotto l’effetto della Maledizione Imperius. Volevo riuscire a interrogarlo. Per sapere del suo passato, imparare le sue abitudini, in modo da poter ingannare anche Silente. Mi servivano anche i suoi capelli per preparare la Pozione Polisucco. Gli altri ingredienti erano facili da trovare. Rubai la pelle di Girilacco dalle cantine. Quando il responsabile delle PoziOni mi trovò nel suo ufficio, dissi che avevo avuto l’ordine di perquisirlo».
Veritaserum (Cap. 35 Harry Potter 4)

    «Ma ora non può testimOniare, Cornelius» disse Silente. Fissava Caramell con insistenza, come se lo vedesse chiaramente per la prima volta. «Non può spiegare il motivo per cui ha ucciso quelle persone».
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Allora ammetti che quei dolori li ha avuti e li ha?» disse Caramell in fretta. «Mal di testa? Incubi? Magari… allucinaziOni
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Malfoy è stato scagionato!» esclamò Caramell, visibilmente offeso. «Una famiglia molto antica… donaziOni per iniziative eccellenti…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ora, senti un po’, Silente» disse, agitando un dito minaccioso. «Ti ho lasciato carta bianca, sempre. Ho nutrito molto rispetto per te. Posso anche non essermi trovato d’accordo con alcune tue decisiOni, ma sono stato generoso. Non sono molti coloro che ti avrebbero permesso di assumere lupi mannari, o di tenere Hagrid, o di decidere cosa insegnare ai tuoi studenti senza risponderne al Ministero. Ma se hai intenzione di agire contro di me…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «La tua vincita» disse asciutto, estrasse un sacchetto gonfio dalla tasca e lo lasciò cadere sul comodino di Harry. «Mille galeOni. Doveva esserci una cerimOnia di consegna, ma date le circostanze…»
Le Strade si Dividono (Cap. 36 Harry Potter 4)

    «Ha detto che Silente ha le sue buone ragiOni» disse Ron, scuotendo la testa cupamente. «Immagino che dobbiamo avere fiducia in lui, no?»
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Quando lui, Ron e Hermione entrarono nella Sala, videro subito che mancavano le consuete decoraziOni. La Sala Grande di solito era addobbata con i colori della casa vincitrice in occasione della festa di fine anno. Quella sera, invece, c’erano stendardi neri sulla parete dietro il tavolo degli insegnanti. Harry capì subito che erano lì in segno di rispetto per Cedric.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Il vero Malocchio Moody era al tavolo degli insegnanti; la gamba di legno e l’occhio magico erano tornati al loro posto. Era estremamente nervoso, e sobbalzava tutte le volte che qualcuno gli rivolgeva la parola. Harry non poté biasimarlo: la sua paura di essere aggredito doveva essere ben aumentata in dieci mesi di prigiOnia nel proprio baule. La sedia del professor Karkaroff era vuota. Harry si chiese, mentre prendeva posto con gli altri di Grifondoro, dove si trovava in quel momento, e se Voldemort era riuscito a raggiungerlo.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    Fu Silente, alzandosi a porre fine alle riflessiOni di Harry. La Sala Grande, che era già meno rumorosa di quanto non fosse di solito al Banchetto d’Addio, cadde nel silenzio.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Ho scoperto come faceva ad ascoltare le nostre conversaziOni private quando non avrebbe dovuto nemmeno mettere piede nel parco» disse Hermione tutto d’un fiato.
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Oh, non cimici elettrOniche» disse Hermione. «No, vedete… Rita Skeeter» — la voce di Hermione tremò di tranquillo trionfo — «è un Animagus non iscritto al registro. Sa trasformarsi…» estrasse dalla borsa un barattolino di vetro sigillato. «… in uno scarabeo».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «No» disse Harry. «Prendetelo voi, e andate avanti con le vostre invenziOni. È per il negozio di scherzi».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

    «Harry» disse George debolmente, soppesando il sacchetto con il denaro, «ci devono essere un migliaio di galeOni qui dentro».
L'Inizio (Cap. 37 Harry Potter 4)

   Il giorno più caldo dell’estate — almeno fino a quel momento — volgeva al termine e un silenzio sonnacchioso gravava sulle grandi case quadrate di Privet Drive. Le automobili di solito scintillanti sostavano impolverate nei vialetti e i prati un tempo verde smeraldo si stendevano incartapecoriti e giallognoli, perché l’irrigazione era stata proibita a causa della siccità. In mancanza delle loro consuete occupaziOni — lavare l’auto e falciare il prato — gli abitanti di Privet Drive si erano rintanati nella penombra delle loro case fresche, con le finestre spalancate nella speranza di indurre una brezza inesistente a entrare. La sola persona rimasta all’aperto era un adolescente che giaceva lungo disteso sulla schiena in un’aiuola fuori dal numero quattro.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un forte, echeggiante crac infranse il silenzio sonnacchioso come un colpo di fucile; un gatto sgattaiolò fuori da sotto un’auto parcheggiata e filò via; uno strillo, un’imprecazione sorda e un rumore di porcellana infranta uscirono dal salotto dei Dursley e, quasi fosse il segnale che aspettava, Harry balzò in piedi sfilando dalla vita dei pantalOni una sottile bacchetta di legno come se sfoderasse una spada… ma prima che potesse raddrizzarsi del tutto, la sua testa urtò contro la finestra aperta dei Dursley. Il frastuono che seguì fece strillare zia Petunia ancora più forte.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Era nei guai, e lo sapeva. Avrebbe dovuto affrontare gli zii più tardi e pagare il prezzo della sua insolenza, ma al momento non gl’importava granché; aveva questiOni molto più gravi per la testa.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Continuò a camminare, senza nemmeno pensare a che strada stava facendo, perché di recente aveva battuto quelle vie così spesso che i piedi lo portavano automaticamente verso i suoi rifugi preferiti. Ogni due o tre passi si guardava alle spalle. Un essere magico era vicino a lui quando era disteso tra le begOnie morenti di zia Petunia, ne era certo. Perché non gli aveva rivolto la parola, perché non aveva cercato un contatto, perché ora si nascondeva?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    L’indomani mattina avrebbe messo la sveglia alle cinque, in modo da poter pagare il gufo che consegnava La Gazzetta del Profeta: ma aveva senso continuare a comprarla? Harry dava appena un’occhiata alla prima pagina e poi la gettava via; quando quegli idioti del giornale avessero finalmente capito che Voldemort era tornato, sarebbe stata una notizia da titolOni, ed era l’unico genere di notizie che gli interessava.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ma quando si sarebbero visti? Nessuno pareva preoccuparsi di indicare una data precisa. Hermione aveva scribacchiato Spero che ci vedremo presto in fondo al suo biglietto di auguri di compleanno, ma quanto presto era presto? Per quello che poteva dedurre Harry dalle vaghe allusiOni nelle loro lettere, Hermione e Ron si trovavano nello stesso posto, presumibilmente a casa di Ron. Riusciva a stento a sopportare il pensiero di quei due che si divertivano alla Tana quando lui era bloccato in Privet Drive. In effetti, era così arrabbiato con loro che aveva gettato via senza aprirle le due scatole di cioccolatini di Mielandia che gli avevano mandato per il suo compleanno. Più tardi se n’era pentito, dopo l’insalata appassita che zia Petunia aveva proposto a cena quella sera.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Svoltò l’angolo in Magnolia Crescent; a metà della via passò davanti allo stretto vicolo sul lato di un garage dove per la prima volta aveva scorto il suo padrino. Sirius, almeno, sembrava capire quello che Harry provava. Bisognava ammetterlo, le sue lettere erano prive di vere notizie quanto quelle di Ron e Hermione, ma se non altro, invece di tormentarlo con vaghe allusiOni, cercavano di metterlo in guardia e di consolarlo: So che dev’essere frustrante per te… Sta’ alla larga dai pasticci e andrà tutto bene… Sta’ attento e non agire d’impulso…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Harry scavalcò con un salto il cancello chiuso del parco e s’incamminò nell’erba rinsecchita. Il parco era vuoto come le strade attorno. Quando fu alle altalene, si lasciò cadere sull’unica che Dudley e i suoi amici non erano ancora riusciti a distruggere, attorcigliò un braccio attorno alla catena e rimase lì a fissare ingrugnito il terreno. Non poteva più nascondersi nell’aiuola dei Dursley. L’indomani avrebbe dovuto pensare a un nuovo modo per ascoltare il telegiornale. Nel frattempo, l’unica sua prospettiva era un’altra notte di sonno disturbato, perché anche quando sfuggiva agli incubi su Cedric faceva sogni sconvolgenti di lunghi corridoi ciechi o che finivano contro porte chiuse a chiave, cosa che attribuiva alla sensazione di prigiOnia che provava da sveglio. Spesso la vecchia cicatrice sulla fronte prudeva fastidiosa, ma Harry non s’illudeva più che Ron o Hermione o Sirius l’avrebbero trovato interessante. In passato, il dolore alla cicatrice era stato il segnale d’avvertimento che Voldemort stava ridiventando forte, ma adesso che lui era tornato probabilmente gli avrebbero detto che era ovvio che fosse sempre irritata… niente di cui preoccuparsi… roba vecchia…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    L’ingiustizia di tutto questo gli fece montare una rabbia quasi da urlare. Se non fosse stato per lui, nessuno avrebbe nemmeno saputo che Voldemort era tornato! E la sua ricompensa era restare prigiOniero a Little Whinging per ben quattro settimane, completamente isolato dal mondo magico, ridotto ad accucciarsi tra le begOnie moribonde per sentir parlare di pappagallini che facevano sci d’acqua! Com’era possibile che Silente l’avesse dimenticato così facilmente? Perché Ron e Hermione erano in vacanza insieme e non avevano invitato anche lui? Quanto ancora doveva sopportare che Sirius gli dicesse di star calmo e fare il bravo, o resistere alla tentazione di scrivere a quella stupida Gazzetta del Profeta per far notare che Voldemort era tornato? Questi pensieri furibondi vorticavano nella testa di Harry, e le sue viscere si contorcevano per la rabbia nell’afosa notte di velluto che calava attorno a lui, l’aria carica dell’odore di erba calda e secca, unico rumore il sordo brontolio del traffico sulla strada oltre le inferriate del parco.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Non sapeva quanto fosse rimasto seduto sull’altalena prima che un rumore di voci interrompesse le sue riflessiOni. Alzò lo sguardo. I lampiOni delle strade attorno gettavano un bagliore nebuloso abbastanza intenso da delineare un gruppo di persone che avanzavano nel parco. Uno cantava a gran voce una canzone volgare. Gli altri ridevano. Un dolce ticchettio si alzava dalle costose bici da corsa che spingevano.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Voltarono a destra lungo lo stretto vicolo dove Harry aveva visto Sirius per la prima volta, una scorciatoia tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk. Era vuoto e molto più buio delle vie che collegava perché non c’erano lampiOni. I loro passi suonavano smorzati tra le pareti di un garage da un lato e un’alta staccionata dall’altro.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Qualcosa era successo alla notte. Il cielo indaco cosparso di stelle all’improvviso era diventato nero come la pece e privo di luci: le stelle, la luna, i lampiOni nebulosi ai due capi del vicolo erano scomparsi. Il rombo lontano delle auto e il sussurro degli alberi erano spariti. La serata fragrante all’improvviso era fredda e pungente. Erano circondati da un’oscurità totale, impenetrabile, silenziosa, come se una mano gigante avesse gettato uno spesso mantello ghiacciato sull’intero vicolo, accecandoli.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Dudley, sei un idiota!» urlò, gli occhi che lacrimavano dal dolore mentre si rimetteva a fatica a quattro zampe, cercando freneticamente a tentOni nell’oscurità. Sentì Dudley sferrare pugni, colpire la staccionata del vicolo, barcollare.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    C’era una risata dentro la sua testa, una risata penetrante, acuta… sentiva il fiato putrido e freddo di morte del Dissennatore che gli riempiva i polmOni, affogandolo. Pensa… a qualcosa di bello…
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Luna, stelle e lampiOni si riaccesero. Una calda brezza spazzò il vicolo. Gli alberi frusciarono nei giardini vicini e il banale rombo delle auto in Magnolia Crescent riempì di nuovo l’aria. Harry rimase immobile, con tutti i sensi all’erta, prendendo atto del brusco ritorno alla normalità. Dopo un momento, si rese conto che la T-shirt gli si era incollata addosso; grondava di sudore.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Se n’è andato!» disse la signora Figg, torcendosi le mani. «È andato via perché doveva vedere uno per una partita di calderOni caduti dalla coda di una scopa! Gli ho detto che l’avrei spellato vivo se fosse andato via, e adesso guarda! Dissennatori! È pura fortuna che io abbia messo di guardia Mr Tibbles! Ma non abbiamo tempo di stare a cincischiare! Presto, adesso dobbiamo portarti indietro! Oh, i guai che ne verranno! Lo ucciderò!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry si tirò uno dei bracciOni di Dudley attorno alle spalle e lo trascinò verso la strada, curvo sotto il peso. La signora Figg camminava barcollando davanti a loro, scrutando ansiosa dietro l’angolo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Tieni fuori la bacchetta» disse a Harry mentre entravano in Wisteria Walk. «Non badare allo Statuto di Segretezza adesso, scoppierà un pandemOnio comunque, tanto vale farsi impiccare per un drago che per un uovo. Altroché Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni… questo era precisamente ciò che temeva Silente… Che cosa c’è là in fondo alla via? Oh, è solo il signor Prentice… non mettere via la bacchetta, ragazzo, devo continuare a ripeterti che io sono inutile?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Non era facile tenere ferma la bacchetta e trasportare Dudley allo stesso tempo. Harry inflisse al cugino un’impaziente gomitata nelle costole, ma Dudley sembrava aver perso ogni desiderio di muoversi in modo autonomo. Era afflosciato sulla spalla di Harry, e i suoi piedOni si trascinavano.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «E tu vai in giro a comprare calderOni rubati! Non te l’avevo detto di non andare? Eh?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Vado dritto a casa» rispose la signora Figg, scrutando la via buia con un brivido. «Devo aspettare altre istruziOni. Tu rimani dentro e basta. Buonanotte».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Lo zio arrivò a passi pesanti dal salotto, coi baffOni da tricheco che svolazzavano di qua e di là, come sempre quando era agitato. Aiutò subito zia Petunia a trascinare Dudley oltre la soglia evitando di calpestare la pozza di vomito.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Poiché lei aveva già ricevuto un’ammOnizione ufficiale per un precedente reato in base all’articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi, siamo spiacenti di informarla che la sua presenza è richiesta per un’udienza disciplinare al Ministero della Magia alle ore 9 del 12 agosto.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Accennò al proprio petto massiccio. Harry capì. Dudley stava ricordando il gelo umido che riempie i polmOni quando speranza e felicità ti vengono risucchiate.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «PER L’AMOR DI DIO!» ruggì zio Vernon, strappandosi manciate di peli dai baffOni, cosa che non gli capitava di fare da molto tempo. «NON VOGLIO QUESTI GUFI QUI, NON LO TOLLERO, TE LO RIPETO!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Capisco» disse zio Vernon, spostando lo sguardo dalla pallida moglie a Harry e tirandosi su i pantalOni. Sembrava che si stesse ingrossando; il suo faccione violetto si dilatava davanti agli occhi di Harry. «Be’, questo decide tutto» disse, e il petto della camicia si tese mentre lui si gonfiava, «puoi andartene da questa casa, ragazzo!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Perché era ancora intrappolato lì, senza spiegaziOni? Perché tutti lo trattavano come un bambino cattivo? Non fare altre magie, rimani in casa…
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    La civetta decollò all’istante. Non appena fu partita, Harry si gettò completamente vestito sul letto e fissò il soffitto buio. In aggiunta a tutte le altre sensaziOni deprimenti, si sentiva in colpa per aver trattato male Edvige; era l’unica amica che avesse al numero quattro di Privet Drive. Ma con lei avrebbe fatto la pace quando fosse tornata con le risposte di Sirius, Ron e Hermione.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Non ebbe particolari reaziOni all’idea che i Dursley uscissero. Che fossero o non fossero in casa, per lui non faceva alcuna differenza. Non riusciva nemmeno a raccogliere l’energia necessaria per alzarsi e accendere la luce. La stanza divenne via via più buia attorno a lui. Giaceva ascoltando i rumori della notte entrare dalla finestra sempre aperta, in attesa del momento benedetto del ritorno di Edvige.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry abbassò appena la bacchetta ma non allentò la presa e non si mosse. Aveva ottime ragiOni per essere sospettoso. Aveva appena trascorso nove mesi in compagnia di colui che credeva essere Malocchio Moody solo per scoprire che non era affatto Moody, ma un impostore; di più, un impostore che aveva cercato di ucciderlo prima di essere smascherato. Non fece in tempo a decidere sul da farsi, che una seconda voce un po’ roca salì fluttuando per le scale.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Malocchio Moody era seduto al tavolo di cucina e beveva a sorsi da una fiaschetta tascabile, con l’occhio magico che roteava in tutte le direziOni, esaminando i molti congegni risparmiafatiche dei Dursley.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    «Be’, ti toccherà imparare nel modo più difficile, temo» disse Tonks. «I Metamorfomagi sono davvero rari, sono così dalla nascita, non lo diventano. Quasi tutti i maghi hanno bisogno di usare una bacchetta o delle poziOni per cambiare il proprio aspetto. Ma dobbiamo muoverci, Harry, dovremmo essere qui a fare le valigie» aggiunse in tono colpevole, guardando il caos sul pavimento.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Gli occhi di Harry lacrimavano per il freddo mentre il gruppo saliva; non vedeva niente di sotto, ormai, tranne minuscoli puntolini di luce che erano fari di auto e lampiOni. Due di quelle lucine potevano essere l’auto di zio Vernon… i Dursley ormai dovevano essere diretti verso la casa vuota, gonfi di rabbia per l’inesistente Gara del Prato… e Harry rise forte al pensiero, anche se la sua voce fu soffocata dal frastuono delle vesti svolazzanti degli altri, dal gemito della briglia che reggeva il suo baule e la gabbia, e dal sibilo del vento nelle orecchie. Da un mese non si sentiva così vivo e così felice.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Ogni tanto cambiavano rotta seguendo le istruziOni di Malocchio. Harry stringeva gli occhi contro le folate di vento gelido che cominciavano a fargli dolere le orecchie; ricordava di aver provato tanto freddo a cavallo di una scopa solo una volta prima d’allora, durante la partita di Quidditch contro Tassorosso al terzo anno, che si era tenuta in piena tempesta. La scorta attorno a lui continuava a volteggiare come uno stormo di uccelli da preda giganti. Harry perse la nozione del tempo. Si chiese da quanto volassero; almeno da un’ora, pareva.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry seguì Tonks in picchiata. Erano diretti verso la più grande concentrazione di luci che avesse visto fino a quel momento, un’enorme, dilagante massa intrecciata, che scintillava in linee e reticoli, inframmezzati da macchie del nero più fondo. Volarono sempre più basso, finché Harry riuscì a distinguere i singoli fari e i lampiOni, i camini e le antenne della televisione. Desiderava tantissimo toccare terra, anche se era sicuro che qualcuno avrebbe dovuto scongelarlo per staccarlo dalla scopa.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry arrivò proprio dietro di lei e smontò su una macchia di erba incolta al centro di una piazzetta. Tonks stava già sbrigliando il baule. Tremante, Harry si guardò attorno. Le facciate sudicie delle case circostanti non erano accoglienti; alcune avevano i vetri rotti, che scintillavano cupi alla luce dei lampiOni; la vernice di molte porte era scrostata e mucchi di immondizia giacevano davanti a parecchi gradini d’ingresso.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Il lampione più vicino si spense con uno schiocco. Moody fece scattare di nuovo lo Spegnino; il lampione successivo si oscurò; continuò a far scattare l’attrezzo finché tutti i lampiOni della piazza furono spenti e la sola luce residua veniva dalle finestre schermate e dalla falce di luna in alto.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Harry varcò la soglia per ritrovarsi nell’oscurità quasi totale dell’ingresso. Fiutò umidità, polvere e un odore dolciastro di marcio; il luogo dava la sensazione di un edificio abbandonato. Si guardò alle spalle e vide gli altri entrare dietro di lui, con Lupin e Tonks che trasportavano il suo baule e la gabbia di Edvige. Moody era sul gradino più alto, intento a liberare le sfere di luce che lo Spegnino aveva rubato ai lampiOni; volarono al loro posto dentro i bulbi e la piazza brillò per un istante di luce arancione prima che Moody entrasse zoppicando e chiudesse la porta, così che l’oscurità fu completa.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Forse non crede di potersi fidare di me» buttò lì Harry, osservando le loro espressiOni.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Non è vero!» protestò Ron. «La mamma non ci permette nemmeno di avvicinarci alle riuniOni, dice che siamo troppo giovani…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «E COSÌ NON ANDATE ALLE RIUNIOni, BELLA ROBA! MA ALMENO SIETE QUI, NO? STATE SEMPRE INSIEME! IO SONO STATO BLOCCATO UN MESE DAI DURSLEY! E HO AFFRONTATO COSE BEN PIÙ GROSSE DI QUANTO NON SIA MAI SUCCESSO A VOI, E SILENTE LO SA… CHI HA SALVATO LA PIETRA FILOSOFALE? CHI SI È SBARAZZATO DI RIDDLE? CHI VI HA SALVATO LA PELLE, A VOI DUE, DAI DISSENNATORI?»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «QUATTRO SETTIMANE, SONO RIMASTO PRIGIOniERO IN PRIVET DRIVE, A PESCARE I GIORNALI NEI BIDOni PER CERCARE DI SCOPRIRE CHE COSA SUCCEDEVA…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Te l’abbiamo detto, l’Ordine non ci permette di partecipare alle riuniOni» rispose Hermione nervosamente. «Quindi non conosciamo i dettagli… ma ci siamo fatti un’idea generale» aggiunse in fretta, vedendo l’espressione di Harry.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry sbuffò. Riprese a marciare per la stanza, guardando ovunque tranne che verso Ron e Hermione. «Allora, che cosa fate voi due, se non potete assistere alle riuniOni?» chiese. «Avete detto che avete avuto da fare».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ciao, Harry» disse George con un gran sorriso. «Mi pare di aver sentito i tuoi tOni soavi».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Il tempo è galeOni, fratellino» ribatté Fred. «Comunque, Harry, stai disturbando la ricezione. Orecchie Oblunghe» aggiunse in risposta alle sopracciglia inarcate di Harry, e mostrò il filo che, Harry se ne accorse in quel momento, si dipanava fin sul pianerottolo. «Stiamo cercando di sentire che cosa succede di sotto».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Harry non era sicuro che la sua rabbia si fosse già placata; ma la sete di informaziOni al momento superava il bisogno di urlare. Sprofondò nel letto di fronte agli altri.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «E Bill le dà un sacco di leziOni private» ridacchiò Fred.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Ha perso completamente la testa. Ha detto… be’, ha detto un mucchio di cose terribili. Che ha dovuto lottare contro la pessima reputazione di papà fin da quando è entrato al Ministero e che papà non ha ambiziOni ed è per questo che siamo sempre stati… sai… che non abbiamo tanti soldi, voglio dire…»
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «No, se hai letto solo la prima pagina no» Hermione scosse il capo. «Non sto parlando di articolOni. Ti citano di sfuggita, come se fossi uno zimbello fisso».
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Ginny fece una smorfia e seguì la madre, lasciando Harry solo con Ron e Hermione. Entrambi lo osservavano ansiosi, come se temessero che ricominciasse a urlare, ora che gli altri se n’erano andati. Le loro espressiOni nervose lo fecero vergognare un po’.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    Lupin e la signora Weasley scattarono in avanti e tentarono di chiudere a strattOni le tende sulla vecchia, ma quelle non si spostarono, e la donna gridò più forte che mai, tendendo le mani unghiute come per graffiare i loro volti.
Grimmauld Place, numero dodici (Cap. 4 Harry Potter 5)

    «Queste cose dovrebbero essere messe via in fretta alla fine delle riuniOni» sbottò, prima di spostarsi verso un’antica credenza, dalla quale prese i piatti per la cena.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Personalmente, avrei accolto con gioia un attacco di Dissennatori. Una lotta mortale per la mia anima avrebbe interrotto piacevolmente la monotOnia. Tu credi che ti sia andata male, ma almeno hai potuto uscire e andare in giro, muovere le gambe, buttarti in qualche rissa… io sono chiuso qui dentro da un mese».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Oh, sicuro» replicò Sirius sarcastico. «Ascolto le relaziOni di Piton e mi tocca incassare tutte le sue subdole allusiOni al fatto che lui è fuori che rischia la vita mentre io sto qui seduto comodo a divertirmi… e poi mi chiede come vanno le pulizie…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Di fronte a Harry, Tonks divertiva Hermione e Ginny trasformando il proprio naso tra un boccone e l’altro. Strizzava gli occhi ogni volta con la stessa espressione sofferente che aveva assunto nella stanza di Harry, e il suo naso prima si dilatò in una protuberanza simile a un becco che ricordava molto quello di Piton, poi rimpicciolì alle dimensiOni di un fungo immaturo e infine germogliò parecchi peli da ciascuna narice. A quanto pareva era uno spettacolo consueto durante i pasti, perché ben presto Hermione e Ginny cominciarono a chiedere i loro nasi preferiti.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Non so dove hai imparato che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, Mundungus, ma a quanto pare hai perso alcune leziOni fondamentali» disse la signora Weasley gelida.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Tre porziOni di torta al rabarbaro con crema pasticcera più tardi, la cintura dei jeans di Harry si rivelò fastidiosamente stretta (il che la diceva lunga, visto che in passato erano appartenuti a Dudley). Mentre posava il cucchiaio ci fu un momento di quiete generale: il signor Weasley, abbandonato contro lo schienale della sedia, sembrava sazio e rilassato; Tonks faceva dei gran sbadigli, col naso tornato normale; e Ginny, che aveva tirato fuori Grattastinchi da sotto la credenza, era seduta per terra a gambe incrociate e lo faceva giocare con dei tappi di Burrobirra.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Noi cerchiamo di estorcervi informaziOni da un mese e voi non ci avete detto una sola schifida cosa!» esclamò George.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Lasciamo fuori da questa discussione le istruziOni che mi dà Silente, se non ti dispiace!»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    La sua espressione era pacata, ma Harry capì che almeno Lupin sapeva che alcune Orecchie Oblunghe erano sopravvissute alla bOnifica della signora Weasley.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Be’» disse lei, respirando a fondo e guardandosi intorno in cerca di un sostegno che non veniva, «be’… vedo che siete più forti di me. Dirò solo questo: Silente deve aver avuto le sue ragiOni per non volere che Harry sapesse troppo, e parlando come chi ha a cuore tutto l’interesse di Harry…»
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Vedi, Caramell ha paura di lui» aggiunse Tonks malincOnica.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Be’, visto che in giro si crede che io sia un pazzo terrorista e il Ministero ha messo una taglia di diecimila galeOni sulla mia testa, non è che possa passeggiare per la strada a distribuire volantini, no?» disse Sirius irrequieto.
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    «Ascoltatemi bene» sibilò la signora Weasley. Tremava lievemente, guardando Sirius. «Avete dato a Harry un sacco di informaziOni. Ditegli qualcos’altro, e tanto vale ammetterlo direttamente nell’Ordine della Fenice».
L’Ordine della Fenice (Cap. 5 Harry Potter 5)

    Un forte, sonoro scampanellio risuonò di sotto, seguito subito dalla cacofOnia di urla e ululati scatenati da Tonks che aveva rovesciato il portaombrelli.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Harry fece un gran sorriso. Aveva convinto i gemelli Weasley ad accettare il premio di mille galeOni che aveva vinto al Torneo Tremaghi per aiutarli a realizzare la loro ambizione di aprire un negozio di scherzi, ma era contento che la signora Weasley non sapesse del suo contributo. Lei non pensava che avere un negozio di scherzi fosse una carriera adatta a due dei suoi figli.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Uscì dalla stanza, richiudendosi con cura la porta alle spalle. Subito tutti corsero alla finestra per vedere chi stava arrivando. Scorsero la sommità di una disordinata testa rossiccia e una pila di calderOni pericolosamente in bilico.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Mundungus!» disse Hermione. «Perché ha portato tutti quei calderOni
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Probabilmente sta cercando un posto sicuro dove nasconderli» rispose Harry. «Non è quello che stava facendo la notte che avrebbe dovuto seguire me? Recuperare dei calderOni sospetti?»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Sì, hai ragione!» esclamò Fred. «Accidenti, alla mamma non piacerà…» Mundungus spinse dentro i calderOni e scomparve.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Ma in quel preciso istante un’esplosione di rumore rese inutili le Orecchie Oblunghe. Tutti sentirono distintamente la signora Weasley urlare a pieni polmOni.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «…DEL TUTTO IRRESPONSABILE, ABBIAMO GIÀ ABBASTANZA PENSIERI SENZA CHE TU CI PORTI IN CASA DEI CALDEROni RUBATI…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Gli occhiOni di Kreacher scattarono su quest’ultimo.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Ero qui» disse Sirius, indicando un buchetto rotondo carbOnizzato nel tessuto, simile a una bruciatura di sigaretta. «La mia cara dolce madre mi ha incenerito dopo che sono scappato di casa… Kreacher ha una vera passione per bofonchiare questa storia».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Da tuo padre» rispose Sirius. «I tuoi nonni furono davvero buOni con me; in un certo senso mi adottarono come un secondo figlio. Sì, mi accampavo da tuo padre per le vacanze scolastiche, e a diciassette anni mi sono trovato un posto tutto mio. Mio zio Alphard mi aveva lasciato un bel po’ d’oro — è cancellato, qui, probabilmente per questo motivo — e comunque, da allora in poi ho badato a me stesso. Però ero sempre il benvenuto dai signori Potter per la colazione della domenica».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Oh, no» rispose Sirius. «No, è stato assassinato da Voldemort. O per ordine di Voldemort, più probabilmente; dubito che Regulus sia mai stato così importante da scomodare Voldemort in persona. Da quanto ho scoperto dopo la sua morte, si era fatto coinvolgere fino a un certo punto, poi è stato preso dal panico per quello che gli era stato richiesto e ha cercato di fare marcia indietro. Be’, non si consegnano le dimissiOni a Voldemort. È servizio a vita, o morte».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Le sorelle di Andromeda ci sono ancora perché hanno contratto deliziosi, rispettabili matrimOni con purosangue, ma Andromeda ha sposato un Babbano di nascita, Ted Tonks, e così…»
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Non importa, non scusarti» borbottò Sirius. Si voltò, le mani affondate nelle tasche. «Non mi va di essere di nuovo qui» aggiunse, fissando un punto dall’altra parte del salotto. «Non pensavo che mi sarei trovato di nuovo prigiOniero di questa casa».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Devono essere tremendi, se preferisci questo posto» osservò Sirius malincOnico.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Kreacher s’insinuò parecchie volte nella stanza e tentò di sottrarre oggetti nascondendoli sotto il gonnellino, biascicando malediziOni terribili tutte le volte che veniva sorpreso. Quando Sirius gli strappò dalla presa un grosso anello d’oro con lo stemma dei Black, scoppiò addirittura in lacrime di rabbia e uscì dalla stanza singhiozzando sottovoce e apostrofando Sirius con parole che Harry non aveva mai sentito prima.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    «Kreacher non era devoto a lui proprio quanto a mia madre, ma la settimana scorsa l’ho sorpreso a sbaciucchiare un paio di suoi vecchi pantalOni».
La Nobile e Antichissima Casata dei Black (Cap. 6 Harry Potter 5)

    Non indossava una veste da mago, ma un paio di pantalOni gessati e un vecchio giubbotto imbottito. Si rivolse a Harry.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Il signor Weasley teneva la mano sotto la giacca. Harry sapeva che era serrata attorno alla bacchetta. Le strade scalcinate erano quasi deserte, ma quando arrivarono alla miserabile piccola stazione della metropolitana la trovarono già affollata di pendolari mattinieri. Come sempre quando si trovava in vicinanza di Babbani intenti alle loro occupaziOni quotidiane, il signor Weasley riusciva a stento a trattenere l’entusiasmo.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry entrò, chiedendosi che cosa accidenti significasse. Il signor Weasley si intrufolò vicino a lui e chiuse la porta. Ci stavano strettissimi; Harry era schiacciato contro l’apparecchio telefOnico, che penzolava storto dalla parete come se un vandalo avesse tentato di svellerlo. Il signor Weasley tese la mano verso il ricevitore.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Al centro dell’ingresso c’era una fontana. Un gruppo di statue dorate, più grandi del naturale, si ergeva al centro di una vasca circolare. La più alta di tutte rappresentava un mago dall’aspetto nobile, con la bacchetta puntata diritta in aria. Radunati attorno a lui c’erano una bella strega, un centauro, un goblin e un elfo domestico. Gli ultimi tre guardavano con aria adorante la strega e il mago. Scintillanti zampilli d’acqua schizzavano dalle estremità delle loro bacchette, dalla punta della freccia del centauro, dalla cima del cappello del goblin e dalle orecchie dell’elfo domestico, così che il gorgogliare dell’acqua che cadeva si aggiungeva ai pop e crac di coloro che si Materializzavano e al frastuono dei passi di centinaia di maghi e streghe che, con espressiOni accigliate e assonnate, avanzavano verso una serie di cancelli d’oro all’altro capo dell’ingresso.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Se non mi espellono da Hogwarts, butto dieci galeOni, Harry si ritrovò a pensare disperatamente.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Con un gran stridere e sbatacchiare un ascensore scese davanti a loro; le griglie dorate si spalancarono; Harry e il signor Weasley entrarono col resto della folla e Harry si ritrovò spiaccicato contro la parete sul fondo. Parecchi maghi e streghe lo guardavano incuriositi; lui si fissò i piedi per evitare di incrociare qualche sguardo e si appiattì la frangia. Le griglie si chiusero con fragore e l’ascensore prese a salire lentamente, con le catene che sbattevano, e la stessa fredda voce femminile che Harry aveva sentito nella cabina telefOnica risuonò di nuovo.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Quinto Livello, Ufficio per la Cooperazione Internazionale Magica, comprendente il Corpo delle ConvenziOni dei Commerci Magici Internazionali, l’Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia e la Confederazione Internazionale dei Maghi, Seggi Britannici».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Quarto Livello, Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, l’Ufficio delle RelaziOni con i Goblin e lo Sportello Consulenza Flagelli».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Harry ebbe un attimo di spavento: il volto di Sirius occhieggiava da tutte le parti. Ritagli di giornali e vecchie foto, compresa quella in cui era testimone al matrimOnio dei Potter, tappezzavano le pareti. L’unico spazio privo di Sirius era una cartina del mondo sulla quale piccoli spilli rossi rilucevano come gemme.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Tieni» disse Kingsley in tono brusco al signor Weasley, ficcandogli in mano un fascio di pergamene. «Ho bisogno di tutte le informaziOni possibili su veicoli Babbani volanti avvistati negli ultimi dodici mesi. Abbiamo ricevuto informaziOni secondo cui Black potrebbe ancora usare la sua vecchia motocicletta».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    «Se avessi letto la mia relazione sapresti che il termine esatto è armi da fuoco» rispose asciutto il signor Weasley. «E temo che dovrai aspettare per avere informaziOni sulle motociclette: al momento siamo estremamente occupati». Abbassò la voce e aggiunse: «Se riesci a liberarti prima delle sette, Molly fa le polpette».
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Lo squallido ufficio del signor Weasley si sarebbe detto un po’ più piccolo dell’armadio delle scope. Vi erano state stipate due scrivanie e c’era appena lo spazio per girarci intorno per via di tutti gli archivi traboccanti, in cima ai quali si ergevano precarie pile di cartelle. Il poco spazio libero sulle pareti testimOniava l’ossessione del signor Weasley: poster di auto, compreso quello di un motore smontato; due illustraziOni di cassette della posta che sembrava aver ritagliato da libri Babbani per bambini; e uno schema che mostrava come collegare una spina.
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter 5)

    Ce n’erano una cinquantina: tutte, per quanto riusciva a vedere, indossavano una veste color prugna con una “W” d’argento dal ricamo elaborato sul lato sinistro del petto, e tutte lo fissavano dall’alto al basso, alcune con espressiOni molto severe, altre con sguardi di sincera curiosità.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Udienza disciplinare del dodici agosto» annunciò Caramell con voce sonora, e Percy cominciò subito a prendere appunti, «per violaziOni commesse contro il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni e lo Statuto Internazionale di Segretezza da Harry James Potter, residente al numero quattro di Privet Drive, Little Whinging, Surrey.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Che consapevolmente, deliberatamente e in piena conoscenza dell’illegalità delle sue aziOni, avendo ricevuto un precedente avvertimento scritto dal Ministero della Magia per un’accusa analoga, l’imputato ha prodotto un Incanto Patronus in una zona abitata da Babbani, in presenza di un Babbano, il due agosto alle ventuno e ventitré, ciò che costituisce violazione al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni, 1875, Comma C, nonché all’articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Intemazionale dei Maghi.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Lei ha ricevuto un’ammOnizione scritta dal Ministero per aver praticato magia illegale tre anni fa, non è così?»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Davvero, Amelia?» disse Caramell, sempre con quel sorrisetto compiaciuto. «Lascia che ti spieghi. Ci ha riflettuto e ha deciso che i Dissennatori avrebbero fornito una bella storiella come alibi, molto carina, davvero. I Babbani non possono vedere i Dissennatori, vero, ragazzo? Decisamente opportuno, decisamente opportuno… quindi è solo la tua parola, non ci sono testimOni…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Il volto grassoccio di Caramell parve afflosciarsi, come se qualcuno l’avesse sgonfiato. Scrutò Silente per un attimo, poi, con l’aria di chi tenta di riprendere il controllo, rispose: «Non abbiamo tempo di ascoltare altre fandOnie, temo. Silente, voglio che ce la sbrighiamo in fretta…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Potrei sbagliarmi» replicò Silente in tono amabile, «ma sono certo che secondo la Carta dei Diritti del Wizengamot l’accusato ha il diritto di presentare testimOni a suo favore. Non è questa la prassi dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, Madama Bones?» continuò, rivolto alla strega col monocolo.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Nella seconda fila, un mago tarchiato con i baffOni neri si chinò verso la vicina, una strega con i capelli crespi, per sussurrarle qualcosa all’orecchio. La strega fece un sorrisetto e annuì.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Non se i Dissennatori di questi tempi prendono ordini da qualcuno che non è il Ministero della Magia» replicò Silente tranquillo. «Ti ho già esposto le mie opiniOni in proposito, Cornelius».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sì, è vero» rispose Caramell accalorandosi, «e io non ho ragione di credere che le tue opiniOni siano altro che sciocchezze, Silente. I Dissennatori stanno al loro posto ad Azkaban e fanno tutto ciò che chiediamo loro di fare».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Sono certa di averla fraintesa, professor Silente» disse, con un sorriso lezioso che lasciò freddi i suoi occhiOni rotondi. «Che sciocca. Ma per un brevissimo istante mi è parso che lei suggerisse che il Ministero della Magia avrebbe ordinato di aggredire questo ragazzo!»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Vorrei ricordare a tutti che il comportamento di questi Dissennatori, se invero non sono frutto dell’immaginazione di questo ragazzo, non è l’argomento di questa udienza!» esclamò Caramell. «Siamo qui per prendere in esame le violaziOni di Harry Potter al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni!»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Certo» disse Silente, «ma la presenza di Dissennatori in quel vicolo è di enorme rilevanza. L’articolo 7 del Decreto stabilisce che la magia può essere usata davanti a Babbani in circostanze eccezionali, e queste circostanze eccezionali comprendono situaziOni che minaccino la vita del mago o della strega stessi, o qualsivoglia strega, mago o Babbano presente al momento del…»
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «L’hai sentito dire da un testimone oculare» ribatté Silente. «Se ancora dubiti della sua sincerità, richiamala, interrogala di nuovo. Sono certo che non farà obieziOni».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «L’elfo domestico in questione è al momento un dipendente della Scuola di Hogwarts» disse Silente. «Posso convocarlo qui in un attimo a testimOniare, se lo desideri».
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «E tu molto gentilmente non muovesti accuse in quell’occasione, ammettendo, suppongo, che anche i maghi migliori non riescono sempre a controllare le emoziOni» osservò Silente calmo, mentre Caramell cercava di pulire l’inchiostro dai suoi appunti.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Ma poiché il Ministero non ha l’autorità di punire gli studenti di Hogwaits per infraziOni commesse a scuola, il comportamento di Harry lassù non è rilevante per questa udienza» disse Silente, educato come sempre, ma ora con una punta di freddezza.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Silente congiunse di nuovo le punte delle dita e non disse altro. Caramell lo guardò furente, chiaramente esasperato. Harry scoccò uno sguardo in tralice a Silente, in cerca di rassicuraziOni; non era affatto certo che fosse il caso di dire al Wizengamot, in effetti, che era ora di prendere una decisione. Ma Silente parve ancora ignorare Harry e continuò a guardare in su, verso le panche, dove l’intero Wizengamot era immerso in una concitata discussione a bassa voce.
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    Harry si guardò i piedi. Il suo cuore, che sembrava essersi dilatato fino a dimensiOni innaturali, batteva forte sotto le costole. Si sarebbe aspettato che l’udienza durasse di più. Non era per niente sicuro di aver fatto una buona impressione. Non aveva detto molto, in verità. Avrebbe dovuto spiegare meglio la storia dei Dissennatori, che era caduto, che sia lui sia Dudley erano quasi stati baciati…
L’udienza (Cap. 8 Harry Potter 5)

    «Oro, immagino» rispose il signor Weasley con rabbia. «Malfoy fa da anni generose donaziOni per ogni sorta di cose… così incontra le persone giuste… e poi può chiedere favori… ritardare leggi che non vuole… oh, ha un sacco di contatti utili, Lucius Malfoy».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Guardò in su il bel volto del mago, ma da vicino lo trovò scialbo e un po’ insulso. La strega aveva un sorriso svaporato da concorso di bellezza e, per quello che Harry sapeva di goblin e centauri, era alquanto improbabile che li si potesse sorprendere a guardare in modo così svenevole qualunque genere di umani. Solo l’atteggiamento di strisciante servilismo dell’elfo domestico era convincente. Con un sorriso al pensiero di quello che avrebbe detto Hermione se avesse visto la statua dell’elfo, Harry rovesciò la borsa vuotando nella vasca non solo dieci galeOni, ma tutto il suo contenuto.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Non vorrai sentirti in colpa!» esclamò Hermione con fermezza, quando Harry confidò le sue sensaziOni a lei e Ron mentre ripulivano un armadio ammuffito al terzo piano, qualche giorno dopo. «Tu appartieni a Hogwarts e Sirius lo sa. Personalmente, credo che si comporti da egoista».
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Il fatto era che vivere al Quartier Generale del movimento anti-Voldemort non era neanche da lontano così eccitante quanto Harry si sarebbe aspettato. Anche se i membri dell’Ordine della Fenice andavano e venivano regolarmente, e a volte si fermavano per i pasti o per scambiare informaziOni sottovoce, la signora Weasley faceva in modo che Harry e gli altri fossero tenuti accuratamente fuori tiro d’orecchio (Oblungo o normale) e nessuno, nemmeno Sirius, pareva credere che Harry avesse bisogno di sapere qualcosa di più di quello che aveva sentito la notte del suo arrivo.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «S’intonano a cosa?» chiese la signora Weasley distrattamente, arrotolando un paio di calzini marrOni e sistemandoli sulla pila di Ron.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Ma forse, disse la vocina con onestà, forse Silente non sceglie i prefetti perché si sono ficcati in un mucchio di situaziOni pericolose… forse li sceglie per altre ragiOni… Ron deve avere qualcosa che tu non hai…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Era strano vedere a che raggio di distanza le loro cose si erano sparpagliate dal loro arrivo. Impiegarono gran parte del pomeriggio a recuperare libri e oggetti da tutta la casa e riporli di nuovo nei bauli di scuola. Harry notò che Ron continuava a spostare la spilla da prefetto: prima la mise sul comodino, poi la infilò nella tasca dei jeans, poi la prese e la posò sui vestiti piegati, come per vedere l’effetto del rosso contro il nero. Solo quando Fred e George entrarono e si offrirono di appiccicargliela alla fronte con un Incantesimo di Adesione Permanente, la avvolse con tenerezza nei suoi calzini marrOni e la chiuse nel baule.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    CONGRATULAZIOniRON E HERMIONENUOVI PREFETTI
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Be’, congratulaziOni» disse Moody, continuando a osservare Ron con l’occhio normale, «le posiziOni di autorità attirano sempre guai, ma immagino che Silente sia convinto che tu possa resistere agli incantesimi principali altrimenti non ti avrebbe scelto…»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Hermione spiegava infervorata a Lupin le sue opiniOni sui diritti degli elfi.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Dieci galeOni per tutti, allora, Dung?»
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «Avrà avuto le sue ragiOni» rispose Lupin.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    «…il manico è di quercia spagnola con una laccatura antimalocchio e controllo delle vibraziOni incorporato…» Ron stava spiegando a Tonks.
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    Tutta l’aria parve sparire dai polmOni di Harry; si sentì come se stesse precipitando attraverso il pavimento; il cervello gli si gelò. Ron morto, no, non era possibile…
Le pene della Signora Weasley (Cap. 9 Harry Potter 5)

    C’era una grande agitazione in casa. Da quello che sentì mentre si vestiva a tutta velocità, Harry dedusse che Fred e George avevano stregato i loro bauli in modo che volassero di sotto, per risparmiarsi la fatica di trasportarli, col risultato che quelli avevano urtato Ginny e l’avevano fatta precipitare per due rampe di scale fino all’ingresso; la signora Black e la signora Weasley urlavano tutt’e due a pieni polmOni.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «VOLETE SCENDERE TUTTI QUANTI, PER FAVORE?» urlò furiosa la signora Weasley; Hermione fece un balzo come se si fosse scottata e corse fuori dalla stanza. Harry afferrò Edvige, la ficcò senza tante cerimOnie nella gabbia e scese dietro a Hermione, trascinando il baule.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Ma il cagnone nero diede in un latrato di gioia e saltò attorno a loro, cercando di mordere i picciOni e inseguendo la propria coda. Harry non poté fare a meno di ridere. Sirius era rimasto rinchiuso per molto, molto tempo. La signora Weasley strinse le labbra in un modo che ricordava tanto zia Petunia.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Non credo che dovremo restarci per tutto il viaggio» aggiunse in fretta Hermione. «Le lettere dicevano che dobbiamo ricevere istruziOni dai Capiscuola e poi sorvegliare i corridoi ogni tanto».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Giusto» fece Harry. Prese con una mano la gabbia di Edvige e con l’altra la maniglia del baule. Avanzarono a fatica lungo il corridoio, sbirciando oltre i vetri delle porte degli scompartimenti, già pieni. Harry non poté fare a meno di notare che un sacco di ragazzi rispondevano ai suoi sguardi con enorme interesse e che parecchi davano gomitate ai loro vicini e lo indicavano. Dopo aver osservato questo comportamento in cinque carrozze di fila, ricordò che La Gazzetta del Profeta aveva raccontato per tutta l’estate ai suoi lettori che razza di bugiardo esibiziOnista era. Rabbuiato, si chiese se i ragazzi che lo fissavano e mormoravano credessero a quegli articoli.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Mimbulus mimbletOnia» disse orgoglioso.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Scaricò il rospo in grembo a Harry e prese una piuma dalla borsa dei libri. Gli occhi sporgenti di Luna Lovegood apparvero di nuovo da sopra la rivista rovesciata. Tenendo la sua Mimbulus mimbletOnia davanti agli occhi, la lingua fra i denti, Neville affondò nel cactus la punta della piuma.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Sparì di nuovo dietro Il Cavillo. Ron fissò la copertina a bocca aperta per qualche istante, poi guardò Ginny in cerca di spiegaziOni, ma lei si era cacciata le nocche in bocca per soffocare il riso. Ron scosse il capo, confuso, poi guardò l’orologio.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Secondo una nuova, sorprendente testimOnianza Sirius Black non avrebbe commesso i crimini per i quali fu rinchiuso ad Azkaban. In effetti, dichiara Doris Purkiss, 18 Acanthia Way, Little Norton, Black non sarebbe nemmeno stato presente agli omicidi.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Sii educato, Potter, o dovrò metterti in castigo» rispose Malfoy con la sua voce strascicata. I lisci capelli biondi e il mento appuntito erano identici a quelli del padre. «Vedi, io, a differenza di te, sono stato scelto come prefetto, il che significa che io, a differenza di te, ho il potere di infliggere puniziOni».
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    Nella Sala Grande, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo sotto il cielo nero privo di stelle, identico a quello che si scorgeva dalle alte finestre. Candele galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversaziOni, intenti a scambiarsi notizie dell’estate, a gridare saluti agli amici delle altre Case, a osservare i loro nuovi abiti e tagli di capelli. Harry notò ancora una volta che alcuni sussurravano al suo passaggio; strinse i denti e cercò di comportarsi come se non se ne accorgesse o non gli importasse.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Luna si allontanò da loro per raggiungere il tavolo di Corvonero. Quando furono a quello di Grifondoro, Ginny fu chiamata da alcuni compagni del quarto anno e andò con loro. Harry, Ron, Hermione e Neville si sedettero vicini a metà del tavolo tra Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, e Calì Patil e Lavanda Brown; queste ultime rivolsero a Harry saluti fin troppo amichevoli, dai quali capì che avevano smesso di parlare di lui un attimo prima. Ma Harry aveva preoccupaziOni più importanti: guardò oltre le teste degli studenti il tavolo degli insegnanti, lungo la parete in fondo alla Sala.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Un tempo, quand’ero assai nuovo berretto e Hogwarts neonata acquistava rispetto, i gran fondatori del nobil maniero sortivan tra loro un patto sincero: divisi giammai, uniti in eterno per crescere in spirito sano e fraterno la scuola di maghi migliore del mondo, per dare ad ognuno un sapere profondo. ’Insieme insegnare, vicini restare!’ Il motto riuscì i quattro amici a legare: perché mai vi fu sodalizio più vero che tra Tassorosso e il fier Corvonero, e tra Serpeverde e messer Grifondoro l’unione era salda, l’affetto un ristoro. Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto per rendere a tale amicizia gran torto? Io c’ero e ahimè qui vi posso narrare com’è che il legame finì per errare. Fu che Serpeverde così proclamò: «Di antico lignaggio studenti vorrò». E il fier Corvonero si disse sicuro: «Io stimerò sol l’intelletto più puro». E poi Grifondoro: «Darò gran vantaggio a chi compie imprese di vero coraggio». E ancor Tassorosso: «Sarà l’uguaglianza del mio insegnamento la sana sostanza». Fu scarso il conflitto all’inizio, perché ciascuno dei quattro aveva per sé un luogo in cui solo i pupilli ospitare, e a loro soltanto la scienza insegnare. Così Serpeverde prescelse diletti di nobile sangue, in astuzia provetti, e chi mente acuta e sensibile aveva dal fier Corvonero ricetto otteneva, e i più coraggiosi, i più audaci, i più fieri con ser Grifondoro marciavano alteri, e poi Tassorosso i restanti accettava, sì, Tosca la buona a sé li chiamava. Allora le Case vivevano in pace, il patto era saldo, il ricordo a noi piace. E Hogwarts cresceva in intatta armOnia, e a lungo, per anni, regnò l’allegria. Ma poi la discordia tra noi s’insinuò e i nostri difetti maligna sfruttò. Le Case che con profondissimo ardore reggevano alto di Hogwarts l’onore mutarono in fiere nemiche giurate, e si fronteggiaron, d’orgoglio malate. Sembrò che la scuola dovesse crollare, amico ed amico volevan lottare. E infine quel tetro mattino si alzò che Sal Serpeverde di qui se ne andò. La disputa ardente tra gli altri cessava ma le Case divise purtroppo lasciava, né furon mai più solidali da che i lor fondatori rimasero in tre. E adesso il Cappello Parlante vi appella e certo sapete qual è la novella che a voi tutti quanti annunciare dovrò: ma sì, nelle Case io vi smisterò. Però questa volta è un anno speciale, vi dico qualcosa ch’è senza l’uguale: e dunque, vi prego, attenti ascoltate e del mio messaggio tesoro ora fate. Mi spiace dividervi, ma è mio dovere: eppure una cosa pavento sapere. Non so se sia utile voi separare: la fine che temo potrà avvicinare. Scrutate i pericoli, i segni leggete, la storia v’insegna, su, non ripetete l’errore commesso nel nostro passato. Adesso su Hogwarts sinistro è calato un grande pericolo, un cupo nemico l’assedia da fuori, pericolo antico. Uniti, e compatti resister dobbiamo se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo. Io qui ve l’ho detto, avvertiti vi ho… e lo Smistamento or comincerò.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Lentamente, la lunga fila di bambini del primo anno si ridusse. Nelle pause tra i nomi e le decisiOni del Cappello Parlante, Harry sentiva lo stomaco di Ron borbottare forte. Finalmente, “Zeller, Rose” fu assegnata a Tassorosso, la professoressa McGranitt portò via Cappello e sgabello e il professor Silente si alzò.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Non ne ho idea» rispose Nick-Quasi-Senza-Testa. «Certo, risiede nell’ufficio di Silente, quindi oserei dire che raccoglie le sue informaziOni lassù».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Abbiamo avuto due avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest’anno. Siamo molto felici di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le leziOni di Cura delle Creature Magiche; siamo anche lieti di presentare la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Il Ministero della Magia ha sempre considerato l’istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari dOni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e perfezionati da un’educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev’essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell’insegnamento».
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Ogni Preside mago o strega di Hogwarts ha portato il proprio contributo all’oneroso compito di governare questa scuola storica, ed è così che dev’essere, perché senza progresso vi sarebbero torpore e decadenza. E tuttavia, il progresso per il progresso dev’essere scoraggiato, perché le nostre consolidate tradiziOni spesso non richiedono correziOni. Un equilibrio, dunque, fra il vecchio e il nuovo, fra la stabilità e il cambiamento, fra la tradizione e l’innovazione…»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Harry sentì l’attenzione calare, come se il suo cervello ogni tanto fosse fuori sintOnia. La calma che riempiva sempre la Sala quando parlava Silente si stava infrangendo, e gli studenti avvicinavano le teste per bisbigliare e ridacchiare. Al tavolo di Corvonero, Cho Chang discuteva animatamente con le sue amiche. Qualche posto più in là, Luna Lovegood aveva estratto di nuovo Il Cavillo. Nel frattempo, al tavolo di Tassorosso, Ernie Macmillan era uno dei pochi che ancora fissavano la professoressa Umbridge, ma aveva lo sguardo vitreo e Harry era certo che fingesse solo di ascoltare nel tentativo di dimostrarsi degno della nuova spilla da prefetto che scintillava sulla sua veste.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    Era stato uno stupido a non prevederlo, pensò con rabbia percorrendo i corridoi molto più sgombri dei piani di sopra. Naturale che lo guardassero tutti: due mesi prima era sbucato dal labirinto del Tremaghi col cadavere di un compagno, affermando che Lord Voldemort era tornato. Non c’era stato tempo, alla fine dell’anno, di dare spiegaziOni prima che andassero tutti a casa, anche se avesse avuto voglia di fornire alla scuola intera un resoconto dettagliato dei terribili eventi accaduti in quel cimitero.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Harry, la so io!» Qualcuno arrivava ansante alle sue spalle. Voltandosi Harry vide Neville che trottava verso di lui. «Indovina? Per una volta me la ricorderò…» Agitò il piccolo cactus striminzito che gli aveva mostrato in treno. «Mimbulus mimbletOnia!»
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    «Perché, che cos’è successo, Seamus?» chiese Neville posando con delicatezza la sua Mimbulus mimbletOnia sul comodino.
La nuova canzone del Cappello Parlante (Cap. 11 Harry Potter 5)

    GALLOni DI GALEOni!
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Harry aveva ragione ieri sera» ribatté Ron. «Se vuol dire che dobbiamo fare gli amicOni con Serpeverde… non se ne parla proprio».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Guardate oggi!» gemette Ron. «Storia della Magia, due ore di PoziOni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure… Rüf, Piton, Cooman e quella Umbridge tutti in un giorno! Spero che Fred e George si spiccino a perfezionare quelle Merendine Marinare…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Le mie orecchie m’ingannano?» domandò Fred, arrivando con George e stringendosi sulla panca vicino a Harry. «I prefetti di Hogwarts certo non desiderano saltare le leziOni, vero?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Grazie tante» borbottò Ron, intascando l’orario, «ma credo che sceglierò le leziOni».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Sai, me lo chiedo anch’io» disse Ron, la fronte aggrottata. «Mi hanno regalato un nuovo corredo di vestiti quest’estate e non sono riuscito a capire dove hanno preso i galeOni…»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Storia della Magia era per opinione comune la materia più noiosa mai concepita dal mondo magico. Il professor Rüf, il loro insegnante fantasma, aveva una voce affannosa e monotona che dava la garanzia quasi assoluta di una pesante sonnolenza entro dieci minuti, cinque quando faceva caldo. Non variava mai la forma delle sue leziOni, ma parlava senza interrompersi mentre gli allievi prendevano appunti, o piuttosto fissavano il vuoto insonnoliti. Harry e Ron fino ad allora erano riusciti a strappare la sufficienza copiando gli appunti di Hermione prima degli esami; solo lei sembrava capace di resistere al potere soporifero della voce di Rüf.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Prima di cominciare la lezione di oggi» disse Piton, raggiungendo la cattedra e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti, «ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame importante, durante il quale dimostrerete quanto avete imparato sulla composizione e l’uso delle poziOni magiche. Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio deficienti, mi aspetto che strappiate un “Accettabile” al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio… disappunto».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Dopo quest’anno, naturalmente, molti di voi smetteranno di studiare con me» continuò Piton. «Io ammetto solo i migliori nella mia classe di PoziOni per il M.A.G.O., il che significa che ad alcuni dovrò dire addio».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    I suoi occhi si soffermarono su Harry e le sue labbra si arricciarono. Harry rispose allo sguardo torvo, provando un fiero piacere all’idea che dopo il quinto anno avrebbe potuto piantarla con PoziOni.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Un lieve vapore d’argento dovrebbe ora sprigionarsi dalle vostre poziOni» annunciò Piton, a dieci minuti dalla fine.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Leggimi la terza riga delle istruziOni, Potter».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Harry guardò la lavagna strizzando gli occhi; non era facile decifrare le istruziOni nella bruma di vapore multicolore che riempiva il sotterraneo.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Il suo cuore ebbe un tuffo. Non aveva aggiunto lo sciroppo di elleboro, ma era passato alla quarta riga delle istruziOni dopo aver lasciato bollire la sua pozione per sette minuti.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Quelli di voi che sono riusciti a leggere le istruziOni riempiano una fiaschetta con un campione della loro pozione, scrivano chiaramente sull’etichetta il loro nome e la portino alla mia scrivania per la verifica» disse Piton. «Compito: trenta centimetri di pergamena sulle proprietà della pietra di luna e i suoi usi nella preparazione di poziOni, da consegnare giovedì».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    Dopo PoziOni, Divinazione era la lezione che Harry amava di meno, soprattutto per l’abitudine della professoressa Cooman di predire la sua prematura morte ogni due o tre leziOni. Era una donna sottile, avvolta in strati di scialli e fili di perline scintillanti, e ricordava sempre a Harry un insetto, con quegli occhiali che le dilatavano le pupille. Quando Harry entrò nell’aula la trovò indaffarata a distribuire libri rilegati in pelle consunta su ciascuno dei tavolini dalle gambe esili; la luce emanata dalle lampade coperte da veli e il fuoco che ardeva basso e greve di aromi malsani erano così tenui che parve non accorgersi di lui che prendeva posto tra le ombre. Il resto della classe arrivò nei cinque minuti seguenti. Ron emerse dalla botola, si guardò intorno con attenzione, individuò Harry e andò diritto verso di lui, per quanto fosse possibile andare diritto in mezzo a tavoli, sedie e pouf troppo imbottiti.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    2. Imparare a riconoscere le situaziOni nelle quali la magia difensiva può essere usata legalmente.
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Usare incantesimi di Difesa?» ripeté la professoressa Umbridge con una risatina. «Be’, non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa, signorina Granger. Lei non si aspetta di venire aggredita durante le leziOni, no?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Gli studenti alzano la mano quando desiderano parlare durante le mie leziOni, signor…?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Ripeto» rispose la professoressa Umbridge, sorridendo a Dean in modo assai irritante, «si aspetta di venire aggredito durante le mie leziOni
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Mi pare di aver capito che il mio predecessore non solo ha praticato malediziOni illegali davanti a voi, ma addirittura su di voi».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Calì Patil, e al G.U.F.O. non c’è anche una prova pratica di Difesa contro le Arti Oscure? Non dobbiamo dimostrare di saper concretamente eseguire le contromalediziOni, eccetera?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Oooh, Potteruccio fa i capricci» disse Pix; inseguì Harry lungo il corridoio sfrecciando sopra di lui e guardandolo con astio. «Che cosa c’è questa volta, caro il mio amico Potty? Senti delle voci? Hai delle visiOni? Parli delle strane…» e diede in una pernacchia gigante, «lingue?»
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «È una tua insegnante e ha tutti i diritti di infliggerti puniziOni. Andrai nel suo ufficio domani alle cinque per il primo. Ricorda solo questo: stai attento a Dolores Umbridge».
La Professoressa Umbridge (Cap. 12 Harry Potter 5)

    «Mimbulus mimbletOnia» disse Hermione prima che la Signora Grassa lo chiedesse. Il ritratto si aprì e i tre varcarono il buco.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Facciamo prima Piton?» chiese Ron, intingendo la piuma nell’inchiostro. «Le proprietà… della pietra di luna… e i suoi usi… nella preparazione di poziOni…» recitò, scrivendo le parole in cima alla sua pergamena. «Ecco». Sottolineò il titolo, poi guardò Hermione, in attesa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Allora, quali sono le proprietà della pietra di luna e i suoi usi nella preparazione di poziOni
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Uno dopo l’altro, come se fossero stati colpiti sulla testa da un martello invisibile, i bambini del primo anno si afflosciarono svenuti sulle poltrone; alcuni scivolarono per terra, altri si limitarono a ciondolare dai braccioli, le lingue penzolOni. Quasi tutti i presenti ridevano; Hermione, tuttavia, raddrizzò le spalle e marciò diritta verso il punto dove Fred e George, reggendo delle tavolette, osservavano attentamente i piccoli del primo anno privi di sensi. Ron si alzò a metà dal suo posto, rimase lì indeciso per qualche istante, poi borbottò a Harry «Ha tutto sotto controllo» prima di sprofondare più giù che poteva nella poltrona, per quanto lo consentiva la sua figura allampanata.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Alcuni bambini in effetti si muovevano. Parecchi sembravano così spaventati di ritrovarsi distesi a terra, o penzolOni dalle poltrone, che Harry fu certo che Fred e George non li avevano avvertiti dell’effetto dei dolciumi.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Avviandosi alla porta che conduceva ai dormitori passò accanto a Seamus, ma non lo guardò. Harry ebbe la fugace impressione che Seamus avesse aperto la bocca per parlare, ma accelerò e raggiunse la pace confortevole della scala a chiocciola di pietra senza dover sopportare altre provocaziOni.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Con un vago senso di panico per la catasta di compiti che li aspettava, Harry e Ron passarono l’ora di pranzo in biblioteca a indagare sugli usi della pietra di luna nella preparazione delle poziOni. Ancora arrabbiata per l’insulto di Ron ai suoi berretti di lana, Hermione non si unì a loro. Al momento di Cura delle Creature Magiche, nel pomeriggio, a Harry faceva di nuovo male la testa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Indicò il mucchio di bastoncini davanti a sé. La mano di Hermione scattò in aria. Alle sue spalle, Malfoy fece l’imitazione di lei con i denti sporgenti che saltava su e giù ansiosa di rispondere e Pansy Parkinson diede in una risata che si trasformò quasi subito in un urlo. I bastoncini sul tavolo balzavano in aria rivelandosi minuscole creature di legno simili a folletti, ciascuna dotata di braccia e gambe nodose e marrOni, di due dita a rametto al termine di ciascuna mano e di una buffa faccia piatta di corteccia in cui luccicava un paio di occhi marrone scarafaggio.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Onischi» rispose Hermione all’istante, il che spiegava come mai quelli che Harry aveva preso per chicchi di riso bruno si muovevano. «Ma anche uova di fata, se riescono a prenderle».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Brava, altri cinque punti. Allora, quando avete bisogno di foglie o di legna di un albero in cui risiede un Asticello, è saggio tenere pronta un’offerta di Onischi per distrarlo o calmarlo. Possono non sembrare pericolosi, ma se si arrabbiano tenteranno di strapparvi gli occhi con le dita, che, come potete vedere, sono molto appuntite e nient’affatto desiderabili in zona pupille. Adesso accostatevi, prendete qualche Onisco e un Asticello — uno ogni tre persone — e studiateli più da vicino. Voglio che ciascuno di voi prepari un disegno con le definiziOni di tutte le parti del corpo per la fine della lezione».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Malfoy si allontanò rivolgendo un sorrisetto mellifluo a Harry, che all’improvviso si sentì male. Malfoy sapeva qualcosa? Suo padre dopotutto era un Mangiamorte; aveva informaziOni sul destino di Hagrid che non erano ancora giunte alle orecchie dell’Ordine? Fece di corsa il giro del tavolo per raggiungere Ron e Hermione, che erano accovacciati sull’erba poco lontano e cercavano di convincere un Asticello a restare fermo per poterlo disegnare. Harry prese piuma e pergamena, si accoccolò vicino a loro e riferì in un sussurro quello che Malfoy aveva appena detto.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ehm… bene» disse Harry imbarazzato. Luna portava a mo’ di orecchini quelli che sembravano due rapanelli aranciOni, cosa che Calì e Lavanda sembravano aver notato, perché ridacchiavano tutte e due indicando i suoi lobi.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Oh, no» rispose la Umbridge, con un sorriso così ampio che pareva avesse appena inghiottito una mosca particolarmente sugosa. «Oh, no, no, no. Questa è la punizione che lei si merita per aver diffuso storie malvagie e maligne per attirare l’attenzione, signor Potter, e le puniziOni non possono essere modificate secondo i comodi del colpevole. No, domani alle cinque lei verrà qui, e il giorno dopo, e anche venerdì, e subirà la sua punizione come stabilito. Credo che sia bene che lei perda qualcosa a cui tiene sul serio. Dovrebbe rafforzare la lezione che sto cercando di impartirle».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Ah» disse dolcemente, facendo il giro della scrivania per osservare la mano. «Bene. Dovrebbe servirle come mOnito, vero? Per stasera può andare».
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Mimbulus mimbletOnia!» disse ansante alla Signora Grassa.
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    «Senti, lo so che è il tuo migliore amico, ma non è un fenomeno» disse senza giri di parole. «Credo che con un po’ di allenamento andrà bene, però. Viene da una famiglia di buOni giocatori. Conto sul fatto che rivelerà un po’ più di talento di quello che ha dimostrato oggi, a essere sincera. Vicky Frobisher e Geoffrey Hooper hanno volato meglio tutti e due, stasera, ma Hooper è una piaga, si lamenta sempre, e Vicky fa parte di ogni genere di gruppo. Ha ammesso anche lei che se gli allenamenti si accavallassero con il Club di Incantesimi metterebbe il Club al primo posto. Comunque, abbiamo un allenamento domani alle due, quindi fai in modo di esserci, stavolta. E fammi un favore, aiuta Ron più che puoi, ok?»
Punizione con Dolores (Cap. 13 Harry Potter 5)

    Ora capiva com’era stato difficile per Ron e Hermione scrivergli durante l’estate. Come faceva a raccontare a Sirius tutto quello che era successo nell’ultima settimana e a chiedergli tutte le cose che gli premevano senza dare a potenziali ladri di lettere un sacco di informaziOni inopportune?
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì» rispose Cho, guardandosi attorno in cerca di un gufo adatto. «Buone condiziOni per il Quidditch. È tutta la settimana che non esco, e tu?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Harry guardò sconsolato la parte del Profeta che aveva strappato. Gran parte della pagina era dedicata alla pubblicità di Madama McClan: abiti per tutte le occasiOni, che a quel che pareva aveva dato inizio ai saldi.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Mentre si avvicinavano al campo di Quidditch, Harry guardò alla sua destra, dove gli alberi della foresta proibita fremevano oscuri. Nulla si alzò in volo; il cielo era vuoto, a parte alcuni gufi che volteggiavano lontano attorno alla Torre della Guferia. Aveva già abbastanza preoccupaziOni, il cavallo volante non gli faceva alcun male, e lo cacciò via dalla mente.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Ma voglio offrirti qualcosa di più delle mie congratulaziOni, Ron: voglio darti qualche consiglio, per questo ti mando la lettera di notte invece che con la solita posta del mattino. Spero che riuscirai a leggerla lontano da sguardi indiscreti e a evitare domande imbarazzanti.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Mi spiace di non essere riuscito a vederti di più durante l’estate. Mi addolora criticare i nostri genitori, ma temo di non poter più vivere sotto il loro tetto finché continuano a frequentare la folla pericolosa che attornia Silente. (Se scriverai a nostra madre, dille pure che un certo Sturgis Podmore, che è grande amico di Silente, è stato appena spedito ad Azkaban per essere entrato illegalmente nel Ministero. Forse questo aprirà loro gli occhi sulla razza di criminali di basso rango con cui sono in confidenza al momento.) Mi ritengo assai fortunato di essere sfuggito al marchio di promiscuità con questo genere di persone — il Ministro non potrebbe davvero essere più benigno con me — e spero, Ron, che non permetterai ai legami familiari di renderti cieco davanti alla natura malaccorta delle convinziOni e delle aziOni dei nostri genitori. Spero sinceramente che col tempo capiranno quanto si sono sbagliati e naturalmente quel giorno sarò pronto ad accettare le loro sincere scuse.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Per favore, rifletti con grandissima attenzione su quanto ti ho detto, soprattutto sulla parte che riguarda Harry Potter, e congratulaziOni di nuovo per essere diventato prefetto.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Era mezzanotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro tre e Grattastinchi. Gli unici rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro temi, e il fruscio delle pagine mentre controllava varie informaziOni nei libri sparsi sul tavolo. Harry era sfinito. Provava anche uno strano senso di nausea e di vuoto allo stomaco, che niente aveva a che vedere con la stanchezza e tutto con la lettera che ormai si arricciava nera nel cuore del fuoco.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    Sapeva che metà delle persone a Hogwarts lo considerava strano, perfino pazzo; sapeva che La Gazzetta del Profeta faceva maligne allusiOni a lui da mesi, ma vederle scritte così dalla grafia di Percy, sapere che Percy consigliava a Ron di lasciarlo perdere e anche di andare a fare la spia alla Umbridge, gli dava il senso della situazione come nient’altro. Conosceva Percy da quattro anni, era stato a casa sua per le vacanze estive, aveva diviso una tenda con lui alla Coppa del Mondo di Quidditch, si era visto perfino assegnare da lui i pieni voti nella seconda prova del Torneo Tremaghi l’anno prima, eppure ora Percy lo giudicava uno squilibrato, addirittura violento.
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Sì, ma il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte» disse Sirius con un sorriso irOnico. «Lo so che è un brutto soggetto, però… dovresti sentire Remus quando parla di lei».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Paura, immagino» rispose Sirius, sorridendo alla sua indignazione. «A quanto pare, detesta i semiumani; l’anno scorso ha anche condotto una campagna per far riunire e marchiare sirene e tritOni. Immagina un po’, perdere tempo ed energie a perseguitare gli esseri marini quando ci sono delle nullità come Kreacher a piede libero».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Allora, come sono le leziOni della Umbridge?» la interruppe Sirius. «Vi sta addestrando tutti a uccidere gli ibridi?»
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Ah, be’, i conti tornano» commentò Sirius. «Le nostre informaziOni dall’interno del Ministero dicono che Caramell non vi vuole addestrati a combattere».
Percy e Felpato (Cap. 14 Harry Potter 5)

    «Mi sento molto più a mio agio sapendo che Silente verrà sottoposto a una giusta e imparziale valutazione» ha dichiarato ieri sera il signor Lucius Malfoy (41 anni) dalla sua villa di campagna nel Wiltshire. «Molti di noi che abbiamo a cuore l’interesse dei nostri figli siamo preoccupati da alcune eccentriche decisiOni prese da Silente negli ultimi anni, e siamo felici che il Ministro stia tenendo d’occhio la situazione».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Tra queste eccentriche decisiOni ci sono senza dubbio le controverse assunziOni di personale precedentemente descritte su queste pagine, che hanno visto l’ingaggio del licantropo Remus Lupin, del mezzogigante Rubeus Hagrid e del visionario ex Auror “Malocchio” Moody.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    I membri anziani del Wizengamot Griselda Marchbanks e Tiberius Ogden hanno dato le dimissiOni in segno di protesta contro l’introduzione della carica di Inquisitore a Hogwarts.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Ma la professoressa Umbridge non era presente a Storia della Magia, che fu noiosa quanto il lunedì precedente, e nemmeno nel sotterraneo di Piton. Nel corso delle due ore di PoziOni, il tema sulla pietra di luna fu restituito a Harry con una grande, spigolosa “D” nera scarabocchiata in un angolo in alto.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Il livello generale della prova è stato penoso. Se questo fosse stato l’esame, la maggior parte di voi sarebbe stata bocciata. Confido in uno sforzo molto maggiore nel prossimo tema sulle diverse varietà di antidoti ai veleni o dovrò cominciare a dare puniziOni a quei somari che hanno preso una “D”».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Deciso a non offrire a Piton alcuna scusa per non dargli punti un’altra volta, Harry lesse e rilesse ogni riga di istruziOni sulla lavagna almeno tre volte prima di metterla in pratica. La sua Soluzione Corroborante non aveva proprio una limpida sfumatura turchese come quella di Hermione, ma almeno era azzurra invece che rosa come quella di Neville, e alla fine della lezione ne posò un flacone sulla cattedra di Piton con un senso misto di sfida e di sollievo.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Non male. La Umbridge è rimasta appostata in un angolo a prendere appunti sulla sua tavoletta. Sapete com’è Vitious, l’ha trattata come un’ospite, sembrava che non gliene importasse nulla. Lei non ha detto quasi niente. Ha fatto ad Alicia un paio di domande su come sono le leziOni di solito, Alicia le ha detto che sono molto buone, ed è finita lì».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Oggi continueremo a studiare i sogni profetici» disse, nel coraggioso tentativo di mantenere l’abituale tono mistico nonostante l’incertezza nella voce. «Dividetevi a coppie e interpretate le visiOni notturne del compagno con l’aiuto dell’Oracolo».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    Harry aprì la sua copia dell’Oracolo dei Sogni, guardando di sottecchi la Umbridge. L’Inquisitore stava già prendendo appunti. Dopo pochi minuti si alzò e cominciò a camminare nella scia della Cooman, ascoltando le sue conversaziOni con gli allievi e facendo domande qua e là. Harry chinò rapido la testa sul libro.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «E lei è la proprOnipote della celebre Veggente Cassandra Cooman?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Queste cose spesso saltano… ehm… tre generaziOni» rispose la professoressa Cooman.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Per aver interrotto la mia lezione con inutili consideraziOni» spiegò dolcemente la professoressa Umbridge. «Io sono qui per insegnarvi a utilizzare un metodo approvato dal Ministero, il quale non prevede che gli studenti esprimano la loro opinione su questiOni che comprendono assai poco. I vostri precedenti insegnanti forse vi hanno concesso maggiori licenze, ma poiché nessuno di loro avrebbe superato un’ispezione ministeriale, con la sola possibile eccezione del professor Raptor, che almeno pare essersi limitato a temi appropriati alla vostra età…»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Di solito lei non insegna in questa classe, esatto?» le sentì chiedere Harry mentre si avvicinavano al tavolo sul quale gli Asticelli razzolavano a caccia di Onischi come rametti viventi.
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Esatto» rispose la professoressa Caporal, dondolandosi sui tallOni, le mani dietro la schiena. «Sono la supplente del professor Hagrid».
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

    «Mmm» mugolò la professoressa Umbridge abbassando la voce, anche se Harry riusciva ancora a sentirla chiaramente. «Mi stavo chiedendo… il Preside sembra stranamente riluttante a darmi informaziOni in merito… può dirmi lei qual è la causa della lunga assenza del professor Hagrid?»
L'Inquisitore Supremo di Hogwarts (Cap. 15 Harry Potter 5)

   Hermione non parlò più delle leziOni di Difesa contro le Arti Oscure per ben due settimane. Le puniziOni con la Umbridge erano finalmente terminate (Harry dubitava che le parole incise sul dorso della sua mano sarebbero mai svanite del tutto); Ron aveva fatto altri quattro allenamenti di Quidditch e durante gli ultimi due nessuno gli aveva urlato contro; e tutti e tre erano riusciti a far Evanescere i loro topi nell’ora di Trasfigurazione (Hermione in realtà era arrivata a far Evanescere anche un gattino). L’argomento venne affrontato di nuovo in una tempestosa sera di settembre, mentre erano in biblioteca a studiare gli ingredienti per le poziOni di Piton.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Intendevo l’idea mia e di Ron…» Ron le lanciò un’occhiata allarmata e minacciosa. Lei gli rivolse uno sguardo torvo. «…Oh, insomma, la mia idea… che tu ci dessi delle leziOni».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Nell’ultima quindicina di giorni ci aveva pensato molto. A volte gli era sembrata solo un’idea folle, come la sera in cui Hermione l’aveva proposta, ma altre volte si era ritrovato a pensare agli incantesimi che gli erano stati più utili durante i vari incontri con le Creature Oscure e i Mangiamorte… di fatto, aveva cominciato a progettare leziOni
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Harry ci pensò per un momento. «Sì» disse poi, «ma dubito che qualcuno a parte voi due voglia prendere leziOni da me. Io sono pazzo, ricordi?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Non era affatto come i Tre Manici di Scopa, la cui ampia sala dava un’impressione di calore e pulizia. La Testa di Porco era un locale piccolo, angusto e molto sporco, con un forte odore di qualcosa che poteva essere capra. Le finestre a bovindo erano così incrostate che ben poca luce filtrava nella stanza, illuminata da mozzicOni di candela piantati su rozzi tavoli di legno. Il pavimento sembrava a prima vista fatto di terra battuta, ma quando Harry fece il primo passo si rese conto che c’era pietra sotto quello che doveva essere sudiciume accumulato da secoli.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Justin Finch-Fletchley fischiò; i fratelli Canon si scambiarono un’occhiata attOnita e Lavanda Brown disse piano: «Wow!» Harry cominciava a sentire un po’ caldo sotto il colletto; era deciso a guardare ovunque tranne che dalla parte di Cho.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Gli occhi di Hannah Abbott erano tondi come galeOni.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Va bene» riprese in fretta Hermione, «andiamo avanti… il punto è: siamo tutti d’accordo, vogliamo prendere leziOni da Harry?»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Quasi tutti restarono attOniti alla notizia; tutti tranne Luna Lovegood, che cinguettò: «Be’, questo ha un senso. Dopotutto, Cornelius Caramell ha il suo esercito privato».
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    «Ci sono moltissime testimOnianze oculari. Sei così ottusa che hai bisogno che le cose ti vengano ficcate sotto il naso…»
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Nessuno fece obieziOni dopo Ernie, anche se Harry vide l’amica di Cho scoccarle un’occhiata di rimprovero prima di aggiungere il proprio nome. Quando l’ultima persona (Zacharias) ebbe firmato, Hermione si riprese la pergamena e la rimise con cura nella borsa. C’era una strana atmosfera nel gruppo ora; era come se fossero legati da una specie di contratto.
Alla Testa di Porco (Cap. 16 Harry Potter 5)

    Sapere che stavano facendo qualcosa per resistere alla Umbridge e al Ministero, e che lui aveva un ruolo chiave nella rivolta, era per Harry motivo di immensa soddisfazione. Continuava a rivivere nella mente la riunione di sabato: tutti quei ragazzi che venivano da lui a imparare Difesa contro le Arti Oscure… e le loro facce quando avevano sentito cosa aveva fatto… e Cho che lodava il suo comportamento al Torneo Tremaghi… il pensiero che tutti quei ragazzi non lo consideravano uno svitato bugiardo, ma una persona da ammirare, lo rianimò tanto che lunedì mattina era ancora allegro, nonostante l’imminente prospettiva delle leziOni che odiava di più.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Tutte le organizzaziOni, società, squadre, gruppi e circoli di studenti sono sciolti a partire da questo momento.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Lo dico a Michael» fece Ginny spazientita, alzandosi dalla panca, «quello scemo…» e corse al tavolo di Corvonero; Harry la seguì con lo sguardo. Cho era seduta accanto all’amica dai capelli ricci che aveva portato con sé alla Testa di Porco. L’avviso della Umbridge l’avrebbe spaventata al punto da non farla venire più alle riuniOni?
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Scesero le scale diretti all’aula di PoziOni, tutti e tre persi nei propri pensieri, ma giunti in fondo furono richiamati alla realtà dalla voce di Draco Malfoy, che era fuori dall’aula di Piton e sventolava una pergamena dall’aria ufficiale, parlando a voce molto più alta del necessario.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Oggi proseguiremo con la Soluzione Corroborante. Troverete le vostre misture come le avete lasciate la volta scorsa; se sono state eseguite correttamente, dovrebbero essere maturate durante il finesettimana. Le istruziOni…» agitò di nuovo la bacchetta, «…sono sulla lavagna. Al lavoro».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Gli voltò le spalle e andò a interrogare Pansy Parkinson sulle leziOni. Piton si voltò verso Harry e i loro occhi si incontrarono per un istante. Harry si chinò precipitosamente sulla pozione, che si stava coagulando in maniera davvero sleale ed emanava un deciso odore di gomma bruciata.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Io non la odio» ribatté lei altera. «Penso solo che sia un’insegnante assolutamente atroce e una vera impostora. Ma Harry ha già perso Storia della Magia e non credo che debba saltare altre leziOni, oggi!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Qualcosa che non va!» esclamò la Cooman con voce tremula. «Certo che no! Oh, be’, sono stata insultata… sono state fatte insinuaziOni su di me… mosse accuse infondate… ma no, non c’è niente che non va!»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Il Sistema!» rispose la professoressa Cooman con voce profonda, teatrale e vibrante. «Sì, coloro i cui occhi sono troppo offuscati dalle occupaziOni mondane per Vedere come io Vedo, per Sapere ciò che io So… naturalmente noi Veggenti siamo sempre stati temuti, perseguitati… ahimè, è il nostro destino».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «E questo sarebbe un lato buono?» sbottò Harry, mentre Ron guardava Hermione incredulo. «Niente Quidditch e compiti di PoziOni
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Prima Fred dava un morso all’estremità arancione di una caramella gommosa, e vomitava in modo spettacolare in un secchio. Poi inghiottiva l’estremità viola e il vomito cessava di botto. Lee Jordan, nel ruolo di assistente, faceva pigramente Evanescere il vomito a intervalli regolari, con lo stesso incantesimo che Piton usava sulle poziOni di Harry.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Con il sottofondo costante dei conati, delle ovaziOni e le voci di Fred e George che prendevano gli ordini, Harry trovò particolarmente difficile concentrarsi sulla formula corretta della Soluzione Corroborante. Hermione non era di alcun aiuto; gli applausi e il rumore del vomito nel secchio erano sottolineati dai suoi sbuffi di disapprovazione, che Harry trovava ancora più fastidiosi.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Non sono utili?» obiettò Ron, piccato. «Hermione, hanno già tirato su ventisei galeOni».
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    «Ma sicuro!» disse Sirius. «Pensi che io e tuo padre ce ne saremmo stati buOni buOni a prendere ordini da una vecchia megera come la Umbridge?»
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    S’interruppe. Il suo volto si fece all’improvviso teso e allarmato. Si voltò e guardò, almeno così sembrava, il robusto muro di mattOni del caminetto.
Decreto Didattico Numero Ventiquattro (Cap. 17 Harry Potter 5)

    Incantesimi era una delle leziOni migliori per parlare tranquillamente; di solito c’era un tale movimento che il pericolo di essere ascoltati era minimo. Quel giorno, con l’aula piena di rospi gracidanti e corvi gracchianti, e la pioggia che batteva violenta contro i vetri delle finestre, i sussurri fra Harry, Ron e Hermione su come la Umbridge aveva quasi catturato Sirius passarono del tutto inosservati.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Durante la ricreazione, ebbero il permesso di restare dentro la scuola per via della fitta pioggia. Trovarono posto in un’aula rumorosa e affollata al primo piano, in cui Pix vagava sognante dalle parti del lampadario, soffiando di tanto in tanto bolle d’inchiostro sulla testa di qualcuno. Si erano appena seduti quando Angelina venne loro incontro, facendosi largo a fatica tra i gruppi di studenti chiacchierOni.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene, ascoltate tutti quanti» disse Angelina a voce molto alta, uscendo dall’ufficio del Capitano. «So che il clima non è ideale, ma forse dovremo giocare contro Serpeverde in condiziOni simili, perciò è una buona idea cercare di capire come possiamo affrontarle. Harry, non avevi fatto qualcosa ai tuoi occhiali per non farli appannare dalla pioggia quando abbiamo giocato contro Tassorosso con quella tempesta?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Harry si diede una spinta con i piedi, spruzzando fango in tutte le direziOni, e schizzò verso l’alto, mentre il vento lo mandava leggermente fuori rotta. Non sapeva come avrebbe fatto a individuare il Boccino con quel tempo; aveva già abbastanza difficoltà a vedere il Bolide con cui si stavano allenando; dopo un minuto l’aveva quasi disarcionato e lui aveva dovuto usare la Presa Rovesciata del Bradipo per evitarlo. Purtroppo Angelina non lo vide. In effetti, non sembrava in grado di vedere nulla; nessuno di loro aveva la minima idea di quello che facevano gli altri. Il vento si era alzato; anche a distanza Harry sentiva il suono martellante della pioggia sulla superficie del lago.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Mimbulus mimbletOnia» disse la voce di Ron, e Harry si riscosse appena in tempo per arrampicarsi nella sala comune attraverso il buco dietro il ritratto.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Winky beve ancora tanto, signore» disse malincOnico, abbassando gli enormi occhi verdi, grandi come palle da tennis. «Ancora non vuole vestiti, Harry Potter. E nemmeno gli altri elfi domestici. Nessuno di loro pulirà più la Torre di Grifondoro, con tutti i berretti e calzini nascosti ovunque, per loro è un insulto, signore. Dobby fa tutto da solo, signore, ma a Dobby non importa, perché lui spera sempre di incontrare Harry Potter e stanotte è successo!» Dobby fece un altro profondo inchino. «Ma Harry Potter non sembra felice» proseguì, raddrizzandosi e guardandolo timidamente. «Dobby lo ha sentito mormorare nel sonno. Harry Potter stava facendo un brutto sogno?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Si chinò a raccogliere il libro di PoziOni. Avrebbe tentato di finire il tema domani. Chiuse il libro, e in quel momento il fuoco illuminò le sottili cicatrici bianche sul dorso della sua mano: il risultato della punizione della Umbridge…
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Ah, allora va bene» tagliò corto lei, e non sollevò altre obieziOni.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Reggetela» disse Harry srotolando la pergamena quando furono in cima all’ultima rampa di scale. La toccò con la bacchetta e mormorò: «Giuro solennemente di non avere buone intenziOni».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «E guardate questi libri!» esclamò Hermione eccitata, facendo scorrere un dito lungo i dorsi di grossi tomi rilegati in pelle. «Compendio degli Anatemi più Comuni e Relative Contro-AziOni… Come Gabbare le Arti Oscure… Difendersi con gli Incantesimi… accidenti…» si voltò raggiante a guardare Harry, che capì come la presenza di centinaia di libri avesse finalmente convinto Hermione che stavano facendo la cosa giusta. «Harry, è magnifico, c’è tutto quello che ci serve, qui!»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Bene» cominciò Harry, un po’ nervoso. «Questo è il posto che abbiamo trovato per le leziOni, e… ehm, direi che vi piace».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «Stavo pensando» disse Hermione, guardando torva Fred, «più a un nome che non lasci capire a tutti che cosa stiamo facendo, così possiamo parlarne senza problemi anche al di fuori delle riuniOni».
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    «EsercitaziOni Segrete?» suggerì Cho. «In breve ES, così nessuno capirà di che cosa stiamo parlando?»
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    Dare istruziOni fu molto strano, però mai come vederle eseguire. Tutti si alzarono all’istante e si divisero. Com’era prevedibile, Neville rimase senza compagno.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

    La stanza si riempì all’istante di grida di Expelliarmus. Le bacchette volarono in tutte le direziOni; incantesimi sbagliati colpirono i libri sugli scaffali e li fecero cadere. Harry era troppo rapido per Neville, la cui bacchetta roteò via, colpì il soffitto con una pioggia di scintille e atterrò rumorosamente in cima a una libreria. Harry la recuperò con un Incantesimo di Appello. Guardandosi intorno, si disse che aveva fatto bene a ripartire dai fondamenti: c’era un sacco di tecnica scadente. Molti non riuscivano affatto a disarmare i loro avversari, ma si limitavano a farli indietreggiare di qualche passo o sobbalzare, investiti da incantesimi troppo deboli.
L'esercito di Silente (Cap. 18 Harry Potter 5)

   Nelle due settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle leziOni della Umbridge e gli rendeva perfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Lui e l’ES la combattevano sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più, e a ogni sua lezione, invece di leggere il libro di Wilbert Slinkhard, si abbandonava ad appaganti ricordi delle ultime riuniOni: Neville era riuscito a disarmare Hermione, Colin Canon aveva imparato a padroneggiare l’Incantesimo di Ostacolo dopo tre incontri di grande impegno, Calì Patil aveva prodotto un Incantesimo Reductor così ben fatto da mandare in polvere il tavolo degli Spioscopi.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Vedete le cifre attorno al bordo delle monete?» disse Hermione, mostrandone una alla fine del quarto incontro. La moneta splendeva grossa e gialla alla luce delle torce. «Sui galeOni veri è solo un numero di serie riferito al goblin che li ha cOniati. Su questi falsi, invece, il numero cambierà per comunicare l’ora e la data del prossimo incontro. Quando la data cambia, le monete diventeranno calde; ve ne accorgerete se le portate in tasca. Ne prendiamo una ciascuno: ho messo un Incanto Proteus su tutte, così quando Harry decide la nuova data e il numero sulla sua moneta cambia, anche le altre cambieranno».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Be’, il Cappello Parlante ha preso seriamente in considerazione l’idea di mandarmi a Corvonero» disse Hermione allegramente, «ma alla fine ha deciso per Grifondoro. Questo significa che useremo i galeOni
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Non c’è pericolo» disse Ron, che stava esaminando la sua moneta falsa con aria un po’ lugubre, «io non ho galeOni veri con cui confonderlo».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    All’avvicinarsi della prima partita di Quidditch della stagione, Grifondoro contro Serpeverde, le riuniOni dell’ES furono sospese perché Angelina pretese allenamenti quasi quotidiani. Il fatto che la Coppa di Quidditch non si tenesse da molto tempo aumentava di parecchio l’interesse e l’eccitazione per la partita; per Corvonero e Tassorosso il risultato era importante, perché naturalmente avrebbero incontrato entrambe le squadre nel corso dell’anno; e i Direttori delle Case in campo, malgrado tentassero di esibire un decoroso equilibrio, erano determinati a veder vincere la propria parte. Harry si rese conto di quanto la professoressa McGranitt tenesse a battere Serpeverde quando lei si astenne dall’assegnare compiti la settimana prima dell’incontro.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Piton non era meno partigiano; aveva prenotato il campo di Quidditch per gli allenamenti di Serpeverde così spesso che Grifondoro aveva difficoltà ad andare a giocare. Faceva anche orecchie da mercante alle varie testimOnianze di fatture scagliate dai Serpeverde sui giocatori di Grifondoro nei corridoi. Quando Alicia Spinnet si presentò in infermeria con le sopracciglia così folte che le oscuravano la vista e le finivano in bocca, Piton sostenne che doveva aver tentato un Incantesimo Parruccone su se stessa e rifiutò di ascoltare i quattordici testimOni oculari che dichiaravano di aver visto il Portiere di Serpeverde, Miles Bletchley, colpirla alle spalle con un incantesimo mentre studiava in biblioteca.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Harry era ottimista sulle possibilità di Grifondoro; dopotutto non erano mai stati battuti dalla squadra di Malfoy. Bisognava ammettere che le prestaziOni di Ron non erano all’altezza di quelle di Baston, ma si stava impegnando davvero molto. Il suo punto debole era la tendenza a perdere fiducia quando commetteva un errore; se lasciava passare un tiro si agitava e aumentavano le possibilità che sbagliasse di nuovo. D’altra parte, Harry aveva visto Ron fare alcune parate davvero spettacolari quando era in forma; durante un allenamento memorabile si era appeso con una sola mano alla scopa e aveva calciato via la Pluffa dalla porta così forte che quella aveva attraversato il campo ed era finita nella porta avversaria. L’intera squadra dichiarò che era una parata degna di quella di Barry Ryan, il Portiere della Nazionale Irlandese, contro il miglior Cacciatore della PolOnia, Ladislaw Zamojski. Persino Fred aveva detto che Ron poteva ancora rendere fieri lui e George, e che stavano prendendo in seria considerazione l’ipotesi di ammettere di essere suoi parenti, cosa che, gli assicurò Fred, cercavano di negare da quattro anni.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Ma Ron non aveva mai affrontato un’implacabile campagna di insulti, beffe e intimidaziOni. Quando quelli di Serpeverde, alcuni dei quali avevano diciassette anni ed erano parecchio più grossi di lui, gli mormoravano nei corridoi «Prenotato il letto in infermeria, Weasley?» lui non rideva, ma assumeva una delicata tonalità di verde. Quando Draco Malfoy imitava Ron che si lasciava sfuggire la Pluffa (e lo faceva ogni volta che si incontravano), le orecchie di Ron avvampavano e le mani gli tremavano così forte che lasciava cadere qualunque cosa avesse in mano in quel momento.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Quando siete pronti» disse, «andiamo subito al campo, verifichiamo le condiziOni e ci cambiamo».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    La squadra si alzò, si mise le scope in spalla e uscì in fila indiana dagli spogliatoi nella luce abbagliante. Furono accolti da un boato, nel quale Harry sentì ancora quel canto, seppure confuso tra le ovaziOni e i fischi.
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    Non c’era traccia del Boccino da nessuna parte; Malfoy stava sorvolando il campo proprio come lui. Si incrociarono a metà campo, mentre puntavano in direziOni opposte, e Harry lo sentì cantare forte:
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Sì» disse la Umbridge, sempre sorridendo. «In effetti, Minerva, è stata proprio lei a farmi capire che era necessario un ulteriore emendamento… ricorda come mi ha scavalcato, quando non volevo consentire alla squadra di Quidditch di Grifondoro di ricomporsi? Ha portato il caso davanti a Silente, che ha insistito perché la squadra tornasse a giocare. Be’, non potevo accettarlo. Ho preso subito contatti con il Ministro, e lui ha convenuto che l’Inquisitore Supremo deve avere il potere di sottrarre privilegi agli allievi, o non avrebbe… o, per meglio dire, non avrei più autorità di un qualsiasi insegnante! E ora vede, Minerva, che avevo ragione a non volere che la squadra di Grifondoro si ricostituisse? Hanno dei caratteri spaventosi… stavo leggendo il Decreto, comunque… hem hem… All’Inquisitore Supremo è conferita la massima autorità sulle puniziOni, sanziOni e soppressiOni di privilegi riguardanti gli allievi di Hogwarts, nonché la facoltà di alterare puniziOni, sanziOni e soppressiOni di privilegi comminate da altri membri del personale. Firmato Cornelius Caramell, Ministro della Magia, Ordine di Merlino, Prima Classe eccetera eccetera».
Il serpente e il leone (Cap. 19 Harry Potter 5)

    «Mai conosciuto dei ragazzini come voi tre, sapete sempre più cose che dovete» borbottò, versando acqua bollente in tre delle sue tazze a forma di secchio. «E non è un complimento. Ficcanaso, si dice. ImpicciOni».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    Bevve un’altra corroborante sorsata di tè e poi disse: «Allora, siamo partiti alla fine delle leziOni…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Non proprio» rispose Hagrid, scuotendo la testa arruffata. «È solo che ai maghi non ce ne importa niente di dove sono, basta che stanno molto, molto lontano. Ma è difficile arrivare dove sono, per gli umani, perciò ci servivano le istruziOni di Silente. Ci abbiamo messo quasi un mese…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, Silente ci ha detto come si fa» spiegò Hagrid. «Bisogna offrire dei dOni al Gurg, mostrare rispetto…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Offrire dei dOni a chi?» domandò Harry.
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Be’, ve l’ho detto, non sono fatti per vivere insieme, i giganti» disse Hagrid, malincOnico. «Non in gruppi così grossi. Non ci possono fare niente, si ammazzano tra di loro ogni mese. Gli uomini si combattono, le donne si combattono; i resti delle vecchie tribù si combattono, e poi ci sono le risse per il mangiare e per i posti migliori per dormire. A vedere come la loro razza sta per finire uno crede che magari ormai si lasciano in pace, ma invece…»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Stato, sì» insisté lei. «La scuola è cominciata due mesi fa. Un’altra insegnante ha dovuto coprire le sue leziOni. Nessuno dei suoi colleghi ha saputo darmi informaziOni. Non ha lasciato un recapito. Dove è stato?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sta tornando al castello» sussurrò. «Per la miseria… fa davvero ispeziOni sui professori?»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Oh, non ti preoccupare, ho un mucchio di leziOni in cantiere» disse entusiasta Hagrid, recuperando dal tavolo la bistecca di drago e schiaffandosela di nuovo sull’occhio. «Ho tenuto da parte un paio di creature apposta per l’anno del G.U.F.O.; aspetta e vedrai, sono una chicca».
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Sentite, è stata una giornata lunga ed è tardi» disse, dando un colpetto affettuoso sulla spalla di Hermione, tanto che le ginocchia le cedettero e cadde a terra con un tonfo. «Oh, scusa…» La rimise in piedi tirandola su per il colletto. «Senti, non ti preoccupare per me, ti assicuro che ho della roba fantastica pronta per le leziOni adesso che sono qui… be’, è meglio se rientrate al castello, e non dimenticate di cancellare le impronte!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Allora tornerò domani» rispose Hermione, perentoria. «Deciderò io le leziOni per lui, se devo. Non m’importa se quella butta fuori la Cooman, ma non si libererà di Hagrid!»
Il racconto di Hagrid (Cap. 20 Harry Potter 5)

    «Allora?» chiese Ron, quando lei entrò. «Gli hai preparato tutte le leziOni
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Il ritorno di Hagrid al tavolo degli insegnanti, il giorno dopo a colazione, non fu salutato con entusiasmo da tutti gli studenti. Alcuni, come Fred, George e Lee, emisero ululati di gioia e si precipitarono fra i tavoli di Grifondoro e Tassorosso per andare a stringergli la mano enorme; altri, come Calì e Lavanda, si scambiarono occhiate cupe scuotendo la testa. Harry sapeva che molti di loro preferivano le leziOni della Caporal, e la cosa peggiore era che una piccolissima, obiettiva parte di lui era d’accordo: per lezione interessante la Caporal non intendeva un’ora in cui la gente rischiava di vedersi staccare la testa.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry, che non aveva avuto il cuore di dirle che era Dobby a portar via tutti i suoi lavori a maglia, si concentrò ancora di più sul tema di Storia della Magia. In ogni caso, non aveva voglia di pensare al Natale. Per la prima volta nella sua carriera scolastica desiderava ardentemente passarlo lontano da Hogwarts. Tra la squalifica dal Quidditch e il rischio che Hagrid fosse messo in verifica, provava un profondo risentimento nei confronti della scuola. L’unica cosa che aspettava con ansia erano le riuniOni dell’ES, e quelle sarebbero state interrotte per le vacanze, visto che quasi tutti i componenti avrebbero passato il Natale con le famiglie. Hermione sarebbe andata a sciare con i suoi genitori, idea che divertì moltissimo Ron, che non aveva mai sentito di Babbani che si legavano assi di legno ai piedi per scivolare giù dalle montagne. Lui tornava alla Tana. Harry lo invidiò per molti giorni prima che Ron dicesse, rispondendo alla sua domanda su come sarebbe tornato a casa per Natale: «Ma vieni anche tu! Non te l’ho detto? La mamma mi ha scritto di invitarti settimane fa!»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry arrivò presto nella Stanza delle Necessità per l’ultima riunione dell’ES prima delle vacanze, e meno male, perché quando le torce si accesero vide che Dobby si era dato la pena di abbellire il locale con decoraziOni natalizie. Era sicuro che fosse stato l’elfo: nessun altro avrebbe potuto appendere al soffitto cento medagliOni dorati, tutti con il ritratto di Harry e con la scritta: «BUON NATALE HARRY POTTER SIGNORE!»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Ciao» disse in tono assente, guardando ciò che restava delle decoraziOni. «Sono carine, le hai appese tu?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Non riuscì più a pensare. Un formicolio si era impadrOnito di lui, paralizzandogli braccia, gambe e cervello.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Un silenzio attOnito accolse il suo discorso, poi Ron disse: «Uno non può provare tutte quelle cose insieme. Scoppia».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Solo perché tu possiedi la varietà di emoziOni di un cucchiaino non significa che siamo tutti così» commentò acida Hermione, riprendendo la piuma.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Per forza» rispose Harry. «Abbiamo le riuniOni dell’ES, no?»
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «Oh be’» disse Hermione distante, seppellendo ancora una volta il viso nella lettera, «avrai un sacco di occasiOni per chiederglielo».
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Ron non disse nulla, ma s’incupì. Rimasero in silenzio ancora per una ventina di minuti; Ron finì il suo tema di Trasfigurazione tra molti sbuffi d’impazienza e cancellature, Hermione scrisse senza posa fino al margine estremo della pergamena per poi arrotolarla con cura e sigillarla, e Harry fissò il fuoco del camino, desiderando più di ogni altra cosa veder apparire la testa di Sirius che gli dava consigli sulle ragazze. Ma il fuoco si spense poco a poco, finché i tizzOni non crollarono inceneriti e Harry, guardandosi intorno, vide che ancora una volta erano gli ultimi rimasti nella sala comune.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Harry sognò di essere di nuovo nella stanza dell’ES. Cho lo stava accusando di averla attirata con l’inganno; diceva che le aveva promesso centocinquanta figurine delle Cioccorane se fosse venuta. Harry protestava… Cho gridava: «Cedric mi dava montagne di figurine delle Cioccorane, guarda!» Tivara fuori dal mantello manciate di figurine e le scagliava in aria. Poi si trasformava in Hermione, che diceva: «Gliel’hai promesso, Harry… io credo che faresti meglio a darle qualcos’altro… che ne dici della tua Firebolt?» e Harry ribatteva che non poteva dare a Cho la sua Firebolt perché ce l’aveva la Umbridge, e comunque tutta quella faccenda era ridicola, era andato nella stanza dell’ES solo per appendere delle decoraziOni natalizie a forma di testa di Dobby…
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    Non era mai stato così felice di vederla; era di un membro dell’Ordine della Fenice che aveva bisogno in quel momento, non di qualcuno che facesse un sacco di storie o prescrivesse inutili poziOni.
L'occhio del serpente (Cap. 21 Harry Potter 5)

    «La loro fama è tale che entrambi hanno i ritratti appesi in altre importanti istituziOni magiche. E poiché sono liberi di muoversi fra i loro ritratti, potranno dirci che cosa accade altrove…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Harry sapeva che si riferiva all’orologio che non indicava l’ora, ma la posizione e le condiziOni dei diversi membri della famiglia Weasley, e con un tuffo al cuore pensò che la lancetta del signor Weasley doveva essere puntata su pericolo mortale. Ma era molto tardi. La signora Weasley probabilmente dormiva e non stava guardando l’orologio. Harry si sentì gelare ripensando al Molliccio che si trasformava nel corpo senza vita del signor Weasley, gli occhiali di traverso, il volto coperto di sangue… ma non sarebbe morto… non era possibile…
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Dice che ne sarà deliziato» annunciò una voce annoiata alle spalle di Silente; il mago Phineas era riapparso davanti al suo stendardo di Serpeverde. «Il mio proprOnipote ha sempre avuto gusti strani in fatto di ospiti».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    All’improvviso la sua cicatrice bruciò come se la vecchia ferita si fosse riaperta… e inaspettato, involontario, un odio spaventoso s’impadronì di Harry, così intenso che per un istante non desiderò altro che colpire, mordere, affondare le zanne nell’uomo di fronte a lui…
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Molta, perché non vogliamo far sapere che Harry ha visiOni di cose che accadono a centinaia di chilometri da lui!» rispose Sirius, arrabbiato. «Avete idea di come il Ministero userebbe un’informazione del genere?»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Levò la bacchetta mentre parlava e cinque o sei bottiglie arrivarono in volo dalla dispensa, scivolarono sul tavolo sparpagliando i resti della cena di Sirius e si fermarono con grazia davanti a ognuno di loro. Bevvero tutti, e per un po’ gli unici suOni furono il crepitio del fuoco e il rumore sordo delle bottiglie sul tavolo.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Posò la bottiglia più forte di quanto volesse, e un po’ di Burrobirra traboccò sul tavolo. Nessuno ci badò. Poi una lingua di fuoco a mezz’aria illuminò i piatti sporchi di fronte a loro, e tra esclamaziOni di sorpresa un rotolo di pergamena cadde sul tavolo, insieme a una piuma dorata di fenice.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Harry non rispose; per fortuna scesero alla fermata dopo, una stazione nel cuore di Londra, e nel trambusto della discesa lasciò che Fred e George si mettessero tra lui e Tonks, che guidava il gruppo. Tutti la seguirono sulla scala mobile; Moody chiudeva la fila zoppicando, con il cappello di traverso e una mano nodosa infilata tra i bottOni della giacca, stretta intorno alla bacchetta. Harry credette di avvertire l’occhio nascosto che lo fissava. Per evitare altre domande sul suo sogno, chiese a Malocchio dov’era nascosto il San Mungo.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Non lontano» grugnì Moody quando uscirono nell’aria invernale in un’ampia via piena di negozi, affollata di gente che faceva le compere di Natale. Spinse Harry davanti a sé e lo seguì da vicino; Harry sapeva che l’occhio roteava in tutte le direziOni sotto la bombetta storta. «Non è stato facile trovare un buon posto per un ospedale. A Diagon Alley non c’era nulla di abbastanza grande e non potevamo metterlo sottoterra come il Ministero, non sarebbe stato salubre. Alla fine sono riusciti a trovare un edificio qui. Così i maghi malati possono fare avanti e indietro confondendosi tra la folla».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Erano arrivati davanti a un vecchio grande magazzino, di mattOni rossi, chiamato Purge Dowse Ltd. Il luogo aveva un’aria trascurata e misera; nelle vetrine c’erano solo alcuni manichini scheggiati con le parrucche di traverso, disposti a caso, vestiti alla moda di dieci anni prima. Enormi cartelli sulle porte polverose dicevano Chiuso per ristrutturazione. Harry udì distintamente una grossa signora carica di pacchetti dire alla sua amica mentre passavano: «Non è mai aperto, quel posto…»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Non c’era traccia del brutto manichino o della vetrina. Si trovavano in quella che sembrava una grande sala di accettazione, con file di maghi e streghe seduti su traballanti sedie di legno, alcuni dall’aspetto perfettamente normale, intenti a sfogliare vecchie copie del Settimanale delle Streghe, altri affetti da orrende deformità, tipo zampe da elefante o mani supplementari che spuntavano dal torace. La sala era poco meno rumorosa della strada, anche perché molti pazienti producevano suOni bizzarri: una strega con il viso sudato al centro della prima fila, che si sventolava vigorosamente con una copia del La Gazzetta del Profeta, emetteva un fischio acuto e continuo, sbuffando vapore dalla bocca; in un angolo uno stregone dall’aspetto sudicio risuonava come una campana appena si muoveva, e a ogni rintocco la testa gli vibrava in modo spaventoso, tanto che doveva afferrarsi le orecchie per tenerla ferma.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Di qua!» gridò la signora Weasley, sovrastando i rintocchi dello stregone nell’angolo, e tutti si misero in fila con lei davanti a una bionda paffuta seduta a una scrivania con il cartello InformaziOni. La parete alle sue spalle era coperta di avvisi e locandine che dicevano cose del tipo: TENETE I CALDEROni PULITI: LE VOSTRE POZIOni NON DIVENTERANNO VELENI e UN ANTIDOTO NON APPROVATO DA UN GUARITORE QUALIFICATO PUÒ ESSERE LETALE. Cera anche un grande ritratto di una strega dai lunghi boccoli argentei, con la scritta:
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Sono queste — ahia — scarpe che mi ha regalato mio fratello — ohi — mi stanno mangiando — AHI — i piedi — le guardi, devono avere qualche — AARGH — fattura e non riesco — AAAAARGH — a levarmele». Saltellava da un piede all’altro come se stesse danzando sui carbOni ardenti.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Ma le scarpe non le impediscono di leggere, giusto?» disse la strega bionda, acida, indicando un grande cartello alla sinistra della scrivania. «Deve andare al reparto LesiOni da Incantesimo, quarto piano. C’è scritto lì. Il prossimo!»
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    ESPLOSIOni DI CALDEROni, RITORNO DI FIAMMA DI BACCHETTE, SCONTRI TRA SCOPE ECCETERA
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    PRIMO PIANO — LESIOni DA CREATURE
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    TERZO PIANO — AVVELENAMENTO DA POZIOni E PIANTE
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    ERUZIOni, RIGURGITI, RISA INCONTROLLABILI ECCETERA
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    QUARTO PIANO — LESIOni DA INCANTESIMO
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    FATTURE INELIMINABILI, MALEDIZIOni, APPLICAZIONE ERRATA DI INCANTESIMI ECCETERA
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    La seguirono oltre la doppia porta lungo uno stretto corridoio in cui erano allineati altri ritratti di famosi Guaritori, illuminato da bocce di cristallo piene di candele che fluttuavano vicino al soffitto, simili a enormi bolle di sapone. Altri maghi e streghe in vesti verde acido entravano e uscivano dalle doppie porte; quando passarono davanti a una porta un gas giallo puzzolente invase il corridoio; ogni tanto si udiva un lamento in lontananza. Una rampa di scale li condusse al corridoio delle LesiOni da creature. La seconda porta a destra recava la dicitura: Reparto Dai “Pernicioso” Llewellyn: morsi gravi. Sotto, su un cartellino in una comice di bronzo, c’era scritto a mano: Guaritore Responsabile: Ippocrate Smethwyck. Tirocinante: Augustus Pye.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Malocchio ringhiò la sua approvazione e si appoggiò al muro, mentre il suo occhio magico roteava in tutte le direziOni. Anche Harry si fece indietro, ma la signora Weasley tese un braccio e lo spinse dentro, dicendo: «Non fare lo sciocco, Harry, Arthur ti vuole ringraziare».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Che avrebbe dato un morso anche a me se non fossi stato zitto» rispose malincOnico il signor Weasley. «E quella donna lì» e indicò l’altro letto occupato, accanto alla porta, «non dice ai Guaritori che cosa l’ha morsa, e questo ci fa pensare che stesse maneggiando qualcosa di illecito. Qualunque cosa fosse, le ha portato via un bel pezzo di gamba, e puzza da morire quando le tolgono le bende».
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    «Arthur!» lo ammonì sua moglie.
L'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche (Cap. 22 Harry Potter 5)

    Tutti gli altri passarono la mattina successiva ad appendere le decoraziOni natalizie. Harry non ricordava di aver mai visto Sirius tanto di buonumore; cantava addirittura le carole, deliziato di avere ospiti per Natale. Harry sentiva la sua voce echeggiare attraverso il pavimento nel freddo salotto in cui sedeva da solo, a guardare dalla finestra il cielo che si faceva sempre più bianco, annunciando neve, e provò un piacere un po’ perverso all’idea di dare agli altri la possibilità di parlare di lui, cosa che di sicuro stavano facendo. Quando all’ora di pranzo sentì la signora Weasley che chiamava dolcemente il suo nome su per le scale, si ritirò ancora più in alto e la ignorò.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sono venuta con il Nottetempo» riprese Hermione in tono leggero, sfilandosi la giacca prima che Harry avesse il tempo di parlare. «Ieri mattina Silente mi ha raccontato quello che è successo, ma ho dovuto per forza aspettare la fine ufficiale delle leziOni per partire. La Umbridge è già livida perché voi le siete scomparsi sotto il naso, anche se Silente le ha detto che il signor Weasley era al San Mungo e che vi aveva dato il permesso di andare a trovarlo. Allora…»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ma come era potuto venirgli in mente di tornare a Privet Drive per Natale? La gioia di Sirius nell’avere di nuovo la casa piena, e soprattutto nel riavere Harry, era contagiosa. Non era più imbronciato come l’estate passata; pareva deciso a fare in modo che tutti si divertissero quanto a Hogwarts, se non di più, e trascorse i giorni prima di Natale a pulire e decorare senza sosta, con l’aiuto di tutti, così che quando andarono a dormire la sera della vigilia la casa era a stento riconoscibile. I lampadari anneriti non erano più carichi di ragnatele ma di ghirlande di agrifoglio e festOni d’oro e d’argento; mucchi di neve magica scintillavano sui tappeti lisi; un grande albero di Natale, procurato da Mundungus e addobbato con fate vive, nascondeva l’albero genealogico di Sirius, e perfino le teste d’elfo imbalsamate sulle pareti portavano barbe e cappelli da Babbo Natale.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Sirius e Lupin avevano donato a Harry una bellissima serie di libri dal titolo Magia Difensiva Pratica: Come Usarla contro le Arti Oscure, che contenevano splendide illustraziOni animate a colori di tutte le controfatture e dei sortilegi descritti. Harry sfogliò avido il primo volume e vide subito che gli sarebbe stato utilissimo nei suoi programmi per l’ES. Hagrid gli aveva mandato un portamonete marrone, peloso e dotato di zanne, che Harry presumeva dovessero fungere da dispositivo antifurto, ma che purtroppo impedivano di metterci dentro i soldi a meno di farsi amputare le dita. Il regalo di Tonks era un modellino perfettamente funzionante di Firebolt, che Harry guardò volare per la stanza, desiderando di riavere la sua; Ron gli aveva regalato una scatola enorme di Gelatine Tuttigusti+1; i signori Weasley il solito maglione fatto a mano e dei pasticci di carne, e Dobby un quadro davvero agghiacciante che Harry sospettava avesse dipinto lui stesso. L’aveva appena girato a testa in giù per vedere se migliorava quando, con un sonoro crac, Fred e George si Materializzarono ai piedi del suo letto.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Non deve avere vestiti!» la ammonì Ron. «Ricordati quello che ha detto Sirius: Kreacher sa troppe cose, non possiamo liberarlo!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Per un attimo Sirius parve turbato, poi disse: «Lo cercherò più tardi, magari è su a piangere tutte le sue lacrime sui vecchi mutandOni di mia madre o qualcosa del genere. Certo, potrebbe sempre essere strisciato nello stanzino delle scope ed essere morto lì… ma non voglio essere troppo ottimista».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Finito il pranzo, i Weasley avevano in programma di andare con Harry e Hermione a trovare di nuovo il signor Weasley, scortati da Malocchio e Lupin. Mundungus arrivò in tempo per il dolce, dopo essere riuscito a “prendere in prestito” un’auto, visto che la metropolitana non funzionava a Natale. L’auto, che Harry dubitava fosse stata presa con il consenso del proprietario, era stata ingrandita con un incantesimo simile a quello operato una volta sulla Ford Anglia dei Weasley. Anche se fuori era di proporziOni normali, dieci persone più Mundungus alla guida ci stavano abbastanza comode. La signora Weasley esitò prima di salire a bordo (Harry sapeva che la sua disapprovazione per Mundungus stava lottando contro l’antipatia verso i viaggi non magici), ma alla fine il freddo e l’insistenza dei figli ebbero la meglio, e si sistemò di buona grazia sul sedile posteriore, tra Fred e Bill.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    L’accettazione aveva un’aria piacevolmente festosa: i globi di cristallo erano stati colorati di rosso e oro per trasformarli in gigantesche decoraziOni natalizie; l’agrifoglio era appeso a ogni porta; e in ciascun angolo scintillava un albero di Natale candido, coperto di neve e ghiaccioli magici e sormontato da una luminosa stella d’oro. La sala era meno affollata dell’ultima volta, anche se a un certo punto Harry fu spinto da parte da una strega con un mandarino nella narice sinistra.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Lite in famiglia, eh?» sogghignò la strega bionda dietro la scrivania. «È la terza che vedo oggi… LesiOni da incantesimo, quarto piano».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Niente, niente» fece il signor Weasley con noncuranza, cominciando a scartare la sua pila di dOni. «Avete avuto una buona giornata? Che cos’avete ricevuto per Natale? Oh, Harry… è assolutamente magnifico!» Aveva appena aperto il regalo di Harry: una serie di fusibili e di cacciavite.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    La signora Weasley emise un suono minaccioso, a metà tra un grido e un ringhio. Lupin si allontanò dal letto e andò dal lupo mannaro, che non aveva visitatori e guardava malincOnico la folla attorno al signor Weasley; Bill mormorò qualcosa su una tazza di tè, e Fred e George si precipitarono a seguirlo, sorridendo.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Quinto piano» disse Harry, ricordando il cartello dietro il banco informaziOni.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Ma non appena mise piede sul pianerottolo si fermò di botto, fissando il vetro delle doppie porte che conducevano al reparto LesiOni da incantesimo. Un uomo li guardava con il naso premuto contro il vetro. Aveva capelli biondi e ondulati, occhi azzurro acceso e un ampio sorriso vacuo che scopriva denti bianchissimi.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Questo è il nostro reparto lungodegenti» bisbigliò ai ragazzi. «Per lesiOni permanenti da incantesimo, sapete. Naturalmente, con trattamenti intensivi di poziOni e incanti e un pizzico di fortuna possiamo ottenere un miglioramento. Gilderoy sembra aver recuperato un po’ di coscienza di sé; e il signor Bode sta facendo grandi progressi, sembra proprio che abbia ripreso a parlare, anche se ancora in lingue non comprensibili. Ora devo finire di distribuire i regali, vi lascio a chiacchierare».
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    In un lampo, Harry capì chi doveva esserci in quei due letti. Si guardò disperatamente intorno alla ricerca di qualcosa che distraesse gli altri, in modo che Neville potesse uscire senza essere notato e senza dover dare spiegaziOni, ma anche Ron si era voltato al suono di “Paciock” e prima che Harry potesse fermarlo gridò: «Neville!»
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    «Sì, Neville mi ha raccontato tutto di voi. Lo avete aiutato in un paio di situaziOni spinose, vero? È un bravo ragazzo» proseguì, lanciando al nipote uno sguardo severo da sopra il naso ossuto, «ma non ha il talento di suo padre, temo» e accennò ai due letti in fondo, facendo tremare l’avvoltoio impagliato in maniera allarmante.
Natale nel reparto riservato (Cap. 23 Harry Potter 5)

    Un minuto o due dopo spinse la porta della cucina e trovò Sirius e Piton seduti al lungo tavolo, che guardavano in cagnesco in direziOni opposte. Il silenzio tra loro era carico di reciproco disprezzo. Sul tavolo davanti a Sirius c’era una lettera aperta.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Perché il Preside ritiene che sia una buona idea» replicò soave Piton. «Riceverai leziOni private una volta alla settimana, ma non dirai a nessuno che cosa stai facendo, meno che mai a Dolores Umbridge. È chiaro?»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry ebbe l’orribile sensazione che le sue viscere si sciogliessero. LeziOni supplementari con Piton… che cosa aveva fatto per meritare questo? Si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appoggio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino» rispose Piton, suadente. «Ti aspetto lunedì alle sei del pomeriggio, Potter. Nel mio ufficio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetiziOni di PoziOni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie leziOni potrebbe dubitare che ne hai bisogno».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Arrivo subito al punto, allora» disse Sirius, alzandosi. Era decisamente più alto di Piton che, notò Harry, strinse il pugno nella tasca del mantello, sicuramente attorno all’impugnatura della bacchetta. «Se vengo a sapere che usi queste leziOni di Occlumanzia per rendere la vita difficile a Harry, dovrai risponderne a me».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Sia Sirius che Piton abbassarono le bacchette. Harry spostò lo sguardo dall’uno all’altro. Entrambi ostentavano un’espressione di puro disprezzo, tuttavia l’ingresso inaspettato di tanti testimOni parve ricondurli alla ragione. Piton ripose la bacchetta e attraversò la cucina, passando davanti ai Weasley senza una parola. Sulla soglia si voltò.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    La cena di quella sera avrebbe dovuto essere un’occasione allegra, con il ritorno del signor Weasley. Harry vide che Sirius si sforzava di renderla tale, eppure, quando non si costringeva a ridere forte alle battute di Fred e George o a offrire cibo, il suo viso tornava cupo e meditabondo. Tra lui e Harry erano seduti Mundungus e Malocchio, che erano passati per fare le congratulaziOni al signor Weasley. Harry voleva parlare con Sirius, dirgli che non doveva ascoltare nemmeno una parola di Piton, che lo provocava apposta, e che nessuno di loro credeva che lui fosse un codardo perché obbediva a Silente e restava in Grimmauld Place. Ma non ne ebbe l’opportunità, e guardando l’espressione di Sirius si chiese se avrebbe mai osato sollevare l’argomento. Invece sussurrò a Ron e Hermione che avrebbe preso leziOni di Occlumanzia da Piton.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Altre leziOni con Piton?» disse Ron atterrito. «Io mi terrei gli incubi!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Harry passò gran parte del giorno seguente aspettando con terrore la sera. La doppia lezione di PoziOni del mattino non dissipò per nulla la sua trepidazione, visto che Piton fu più sgradevole che mai. Il suo umore peggiorò ancora perché vari membri dell’ES continuavano ad avvicinarsi per chiedergli se quella sera ci sarebbe stata riunione.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Vi farò sapere nel solito modo» ripeté Harry a tutti quanti, «ma stasera non posso, devo andare… ehm… a un recupero di PoziOni».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Tu prendi ripetiziOni?» gli chiese Zacharias Smith in tono sdegnoso, dopo averlo incastrato nella Sala d’Ingresso alla fine del pranzo. «Santo cielo, devi essere un disastro. Piton di solito non dà ripetiziOni, se non sbaglio».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Bene… allora è deciso» disse Harry, e con l’impressione che la giornata non fosse poi un completo fallimento, saltellò fino in biblioteca a prendere Ron e Hermione per le leziOni del pomeriggio.
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    Le pareti della stanza in penombra erano occupate da scaffali carichi di centinaia di barattoli di vetro, in cui viscidi pezzi di animali e piante erano sospesi in poziOni di vari colori. In un angolo c’era l’armadio pieno di ingredienti che Piton una volta aveva accusato Harry — non a torto — di aver saccheggiato. L’attenzione di Harry fu però attratta dalla scrivania, sulla quale era posato un bacile di pietra poco profondo, coperto di rune e simboli incisi, immerso nella luce delle candele. Harry lo riconobbe all’istante: era il Pensatolo di Silente. Si chiese che cosa ci faceva lì, e sobbalzò quando la fredda voce di Piton comandò dal buio: «Chiudi la porta, Potter».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Bene, Potter, sai perché sei qui» disse. «Il Preside mi ha chiesto di insegnarti l’Occlumanzia. Posso solo sperare che ti dimostrerai più portato che per PoziOni».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Dunque, l’Occlumanzia. Come ti ho detto nella cucina del tuo caro padrino, questa branca della magia chiude la mente alle intrusiOni e alle influenze esterne».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «È la capacità di estrarre emoziOni e ricordi dalla mente di un’altra persona…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Tu non hai acume, Potter» rispose Piton, con i neri occhi che scintillavano. «Non capisci le sfumature. È uno dei difetti che ti rendono un poziOnista così scadente».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Solo i Babbani parlano di “lettura del pensiero”. I pensieri non sono un libro che si possa aprire ed esaminare a piacimento. Non sono incisi all’interno del cranio in modo che qualunque intruso possa leggerli. La mente è qualcosa di complesso e stratificato, Potter… o perlomeno, la maggior parte delle menti lo sono». Sorrise, beffardo. «È comunque vero che chi padroneggia la Legilimanzia è in grado, in condiziOni particolari, di scavare nella mente delle sue vittime e interpretare correttamente ciò che vi trova. L’Oscuro Signore, per esempio, sa quasi sempre se qualcuno gli sta mentendo. Solo chi è abile in Occlumanzia è in grado di escludere i ricordi e le emoziOni che contraddicono la bugia, e può così mentire in sua presenza senza essere scoperto».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «A quanto pare le abituali regole non valgono per te, Potter. La maledizione che non ti ha ucciso sembra aver creato una sorta di connessione fra te e l’Oscuro Signore. Le prove suggeriscono che a volte, quando la tua mente è più rilassata e vulnerabile — durante il sonno, per esempio — tu condividi i suoi pensieri e le sue emoziOni. Il Preside ritiene che questo non debba continuare. Desidera che io ti insegni a chiudere la mente all’Oscuro Signore».
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «A quanto pare l’Oscuro Signore non si era reso conto del vostro legame. Finora sembra che tu abbia provato le sue emoziOni e condiviso i suoi pensieri senza che lui lo sapesse. Tuttavia, la visione che hai avuto poco prima di Natale…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Lo sappiamo e basta» tagliò corto Piton. «L’importante è che l’Oscuro Signore ora è a conoscenza del fatto che tu hai accesso ai suoi pensieri e sensaziOni. Ha dedotto che il processo probabilmente funziona anche al contrario; vale a dire che potrebbe avere accesso ai tuoi pensieri e sensaziOni…»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Ti ho detto di liberarti delle emoziOni
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Allora sarai una facile preda per l’Oscuro Signore!» gridò Piton. «Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emoziOni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente… gente debole, in altre parole… non hanno alcuna possibilità contro il suo potere! Entrerà nella tua mente con una facilità inverosimile, Potter!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    «Cappelli Decapitati!» gridò George, mentre Fred sventolava davanti al pubblico un cappello a punta ornato di piume rosa. «Due galeOni l’uno, guardate Fred, ora!»
Occlumanzia (Cap. 24 Harry Potter 5)

    AntOnin Dolohov, diceva la didascalia sotto un mago dal viso pallido, lungo e contorto, che sorrideva sprezzante all’indirizzo di Harry, condannato per il brutale omicidio di Gideon e Fabian Prewett.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Parlando con i giornalisti nel suo studio privato, il Ministro della Magia Cornelius Caramell ha confermato che dieci prigiOnieri dell’ala di massima sicurezza sono evasi nelle prime ore della serata di ieri e che il Primo Ministro Babbano è già stato informato della natura pericolosa di questi individui.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Ci ritroviamo purtroppo nella stessa condizione di due anni e mezzo fa, quando fuggì il pluriomicida Sirius Black» ha dichiarato Caramell. «E riteniamo che le due evasiOni siano collegate. Una fuga di questa entità presuppone un aiuto dall’esterno, e occorre ricordare che Black, il primo che sia riuscito a evadere da Azkaban, sarebbe nella posizione ideale per aiutare altri a seguire le sue orme. Riteniamo probabile che questi individui, tra i quali c’è anche la cugina di Black, Bellatrix Lestrange, si siano raccolti attorno a lui facendone il loro leader. Stiamo comunque tentando il possibile per ritrovare i criminali e raccomandiamo a tutta la comunità dei maghi la massima cautela. Per nessun motivo questi individui devono essere avvicinati».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Lanciò un’occhiata al tavolo dei professori. Lì l’atmosfera era diversa: Silente e la McGranitt erano immersi in fitta conversazione, e avevano l’aria molto seria. La professoressa Sprite aveva appoggiato La Gazzetta del Profeta contro una bottiglia di ketchup e leggeva la prima pagina con tanta concentrazione che non aveva notato il tuorlo d’uovo che le stava sgocciolando addosso dal cucchiaino. Nel frattempo, all’altro capo del tavolo, la professoressa Umbridge stava attaccando una scodella di porridge. Per una volta i suoi occhi da rospo non ispezionavano la Sala Grande in cerca di studenti indisciplinati. Mandava giù i boccOni con aria contrariata e di tanto in tanto lanciava uno sguardo malevolo a Silente e alla McGranitt intenti ai loro discorsi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Il San Mungo non è ancora in grado di spiegare la presenza della pianta nel reparto e chiede a qualsiasi strega o mago che abbia informaziOni in merito di farsi avanti.».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh, andiamo, Ron!» disse Hermione, scossa. «Non credo che una persona possa mettere il Tranello del Diavolo in un vaso senza sapere che cercherà di uccidere chiunque lo tocchi! Questo è un omicidio… un omicidio astuto, direi… se il mittente è anOnimo, chi riuscirà a scoprire chi è stato?»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Bene, bene» rispose Hagrid con un pietoso tentativo di sembrare disinvolto: agitò una mano e per poco non colpì il professor Vector che stava passando. «Ho un mucchio da fare, la solita roba… leziOni da preparare, un paio di salamandre hanno le squame marcite… e sono in verifica» mormorò.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Spara Schiocco non ha nulla a che vedere con la Difesa contro le Arti Oscure, professoressa! Non si tratta di informaziOni pertinenti alla sua materia!»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Purtroppo non poteva fare a meno di notare che Hagrid non offriva uno spettacolo migliore della Cooman. Anche se apparentemente seguiva i consigli di Hermione e da prima di Natale non aveva mostrato nulla di più pericoloso di un Crup (creatura indistinguibile da un Jack Russell terrier, a parte la coda biforcuta) sembrava che avesse perso la calma anche lui. Era stranamente distratto e suscettibile durante le leziOni, perdeva il filo del discorso e continuava a guardare nervosamente la Umbridge. Era anche molto meno affettuoso con Harry, Ron e Hermione, e aveva espressamente vietato loro di andarlo a trovare dopo il tramonto.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Era felice di vedere che tutti, compreso Zacharias Smith, lavoravano ancora più intensamente da quando sapevano che c’erano altri dieci Mangiamorte in libertà, ma in nessuno il miglioramento fu vistoso quanto in Neville. La fuga degli aggressori dei suoi genitori aveva provocato in lui una strana trasformazione, a dire il vero un po’ inquietante. Non una volta aveva accennato all’incontro con Harry, Ron e Hermione nel reparto riservato del San Mungo e, seguendo il suo esempio, anche loro non ne avevano parlato. E non aveva detto una parola sull’evasione di Bellatrix e dei suoi amici torturatori. In effetti, Neville non diceva quasi più niente durante le riuniOni dell’ES, ma si dedicava senza posa a ogni incantesimo e contromaledizione che Harry spiegava, il viso paffuto contratto per la concentrazione, indifferente alle ferite e agli incidenti, lavorando più duro degli altri. Migliorava così in fretta che dava quasi ai nervi, e quando Harry insegnò loro il Sortilegio Scudo (per riflettere fatture minori in modo che rimbalzassero contro l’assalitore) solo Hermione s’impadronì dell’incantesimo prima di Neville.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Prima di cominciare a studiare Occlumanzia, la sua cicatrice pizzicava ogni tanto, di solito di notte, o durante uno di quegli strani picchi dell’umore di Voldemort. Invece ora non smetteva mai di bruciare, e spesso Harry avvertiva un senso improvviso di fastidio o allegria che non aveva alcun legame con ciò che gli stava succedendo, accompagnato da una fitta particolarmente dolorosa alla fronte. Aveva l’orribile sensazione di essersi trasformato in una sorta di antenna sintOnizzata sulle minime fluttuaziOni d’umore di Voldemort, ed era certo di poter fare risalire l’inizio di questa sensibilità esasperata alla prima lezione di Occlumanzia con Piton. In più, sognava quasi ogni notte di camminare lungo il corridoio che portava all’Ufficio Misteri, e finiva sempre con lui che si fermava a guardare con desiderio la semplice porta nera.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Sono le leziOni di Piton che la fanno peggiorare» rispose Harry. «Non ne posso più di questo dolore alla cicatrice, e mi sono stufato di camminare lungo quel corridoio tutte le notti». Si strofinò la fronte con rabbia. «Vorrei solo che quella porta si aprisse, mi sono stufato di stare lì a guardarla…»
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Con tali preoccupaziOni e tante cose da fare (una sconcertante quantità di compiti che spesso tenevano in piedi gli allievi del quinto oltre la mezzanotte, le riuniOni segrete dell’ES e le leziOni con Piton) gennaio parve passare a una velocità allarmante. Prima che Harry se ne rendesse conto, arrivò febbraio, portando con sé un clima più umido e mite e l’attesa della seconda visita a Hogsmeade. Harry aveva avuto pochissimo tempo per parlare con Cho da quando avevano deciso di andare al villaggio insieme, ma ecco che all’improvviso si ritrovò davanti la prospettiva di trascorrere tutto il giorno di San Valentino con lei.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Non posso proprio, Angelina vuole che ci alleniamo tutto il giorno. Come se servisse a qualcosa… siamo la peggiore squadra mai esistita. Dovresti vedere Sloper e Kirke, sono patetici, ancora peggio di me» Fece un gran sospiro. «Non so perché Angelina non mi lascia dare le dimissiOni e basta».
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    S’incamminarono verso Mondomago. Un piccolo gruppo di abitanti del villaggio stava guardando un grande manifesto affisso alla vetrina. Si spostarono quando Harry e Cho si avvicinarono, e Harry si ritrovò ancora una volta a fissare le immagini dei dieci Mangiamorte evasi. Il manifesto, Per ordine del Ministero della Magia, offriva una ricompensa di mille galeOni a qualunque mago o strega che fornisse informaziOni utili alla cattura dei fuggiaschi.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    Dopo qualche altro penoso minuto, Cho nominò la Umbridge. Harry si aggrappò all’argomento con sollievo e passarono qualche momento felice a insultarla, ma il soggetto era stato ampiamente discusso durante le riuniOni dell’ES, e non durò a lungo. Ricadde il silenzio. Harry era molto consapevole dei suOni umidi provenienti dal tavolo accanto e si guardo intorno con disperazione, in cerca di qualcos’altro da dire.
Lo scarabeo in trappola (Cap. 25 Harry Potter 5)

    «Oh, Harry» disse malincOnica. «Be’, scusami, ma hai dimostrato poco tatto».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry avrebbe preferito buttarsi dalla Torre di Astronomia piuttosto che ammetterlo, ma dopo aver visto la partita il sabato successivo avrebbe dato qualunque somma di galeOni per infischiarsene anche lui del Quidditch.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    E a quanto pareva, Hermione era nel giusto. Verso la fine della giornata, anche se Harry non aveva visto in giro nemmeno un angolino del Cavillo, tutti citavano l’intervista. Harry li sentiva sussurrare in fila fuori dalle leziOni, a pranzo e in fondo alle aule, e Hermione riferì che nei bagni delle ragazze, dov’era stata prima dell’ora di Antiche Rune, non si parlava d’altro.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Sei sicuro delle tue informaziOni, Rookwood?» chiese Harry.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Avrò bisogno del tuo aiuto. Di tutte le informaziOni che potrai darmi».
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    La settimana non migliorò. Harry prese due “D” in PoziOni; era ancora sulle spine all’idea che Hagrid potesse essere licenziato; e non poteva fare a meno di ripensare al sogno in cui lui era stato Voldemort, anche se non ne parlò più con i suoi amici: non voleva un’altra sgridata da Hermione. Avrebbe tanto desiderato poterne parlare con Sirius, ma era fuori discussione, perciò cercò di respingere il pensiero in fondo alla mente.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Un paio di settimane dopo il sogno su Rookwood, Harry si trovava ancora una volta in ginocchio sul pavimento dell’ufficio di Piton, cercando di schiarirsi la mente. Era appena stato costretto a rivivere un flusso di ricordi molto remoti, che non sapeva nemmeno di possedere ancora, la maggior parte dei quali riguardava le umiliaziOni che gli erano state inflitte da Dudley e dalla sua banda alle scuole elementari.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non lo so» rispose Harry, alzandosi esausto. Trovava sempre più difficile sbrogliare ricordi distinti dal groviglio di immagini e suOni che Piton continuava a richiamare. «Vuol dire quello in cui mio cugino cercava di farmi entrare in piedi nel water?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Giusto, Potter. E per quanto tu possa essere tardo…» Harry tornò a guardare Piton con odio, «pensavo che dopo oltre due mesi di leziOni saresti riuscito a fare qualche progresso. Quanti altri sogni hai fatto sull’Oscuro Signore?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Forse» mormorò Piton socchiudendo gli occhi neri e freddi, «forse a te in realtà piace fare questi sogni e avere queste visiOni, Potter. Forse ti fanno sentire speciale… importante?»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    «Non aveva capito che stava per succedere?» domandò un’acuta voce infantile, divertita e spietata, e Harry, spostandosi un po’ sulla destra, si rese conto che la visione terrificante della Cooman non era altro che la professoressa Umbridge. «Nonostante non sia in grado nemmeno di prevedere che tempo farà domani, deve per forza aver capito che la sua penosa condotta durante le mie ispeziOni e la mancanza totale di progressi avrebbero reso inevitabile il suo licenziamento!»
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Si voltò verso le porte aperte, dalle quali stava entrando la foschia della notte. Harry sentì un rumore di zoccoli. Nella Sala si diffuse un mormorio attOnito e quelli accanto all’ingresso si spostarono precipitosamente ancora più indietro; alcuni inciamparono per la fretta di fare strada al nuovo venuto.
Visto e imprevisto (Cap. 26 Harry Potter 5)

    Harry notò sul suo petto l’ombra di un livido a forma di zoccolo. Mentre si voltava per sedersi a terra insieme agli altri, si accorse che tutti lo guardavano attOniti, profondamente colpiti dalla sua confidenza con Fiorenzo, che sembrava incutere loro molta soggezione.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Fu la lezione più strana a cui Harry avesse mai assistito. Bruciarono salvia e malva sul pavimento dell’aula, e Fiorenzo li invitò a cercare particolari forme e simboli nei vapori pungenti, ma non si scompose quando nessuno di loro riuscì a vederne uno solo. Di rado, spiegò, gli umani erano capaci di scorgerli, e gli stessi centauri impiegavano anni per padroneggiare quell’arte; in ogni caso — concluse — era sciocco riporre in quei metodi una fede eccessiva, perché perfino i centauri a volte ne traevano conclusiOni sbagliate. Era diverso da qualunque insegnante umano Harry avesse mai avuto. Sembrava più interessato a convincerli che niente era infallibile — nemmeno le conoscenze dei centauri — che a trasmettere il suo sapere agli allievi.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    La gioia provata da Harry dopo l’intervista comparsa sul Cavillo era svanita da un pezzo. Mentre un cupo marzo sfumava in un aprile burrascoso, la sua vita parve ridiventare un’interminabile serie di preoccupaziOni e di problemi.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Dato che la Umbridge continuava ad assistere a tutte le leziOni di Cura delle Creature Magiche, non fu facile trasmettere a Hagrid il messaggio di Fiorenzo. Alla fine Harry finse di aver dimenticato la sua copia degli Animali Fantastici: Dove Trovarli, e tornò indietro dopo la lezione. Quando gli riferì le parole di Fiorenzo, Hagrid — che quel giorno aveva tutt’e due gli occhi neri e gonfi — lo fissò per un momento come preso alla sprovvista. Però si ricompose alla svelta.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Non fosse stato per le leziOni dell’ES, Harry avrebbe toccato il fondo dell’infelicità. Aveva l’impressione di vivere per le ore che passava nella Stanza delle Necessità, a lavorare sodo ma anche a divertirsi, e soprattutto a gonfiarsi d’orgoglio nel notare i miglioramenti ottenuti dai suoi compagni. A volte si chiedeva come avrebbe reagito la Umbridge quando tutti i membri dell’ES avessero preso “Eccezionale” nell’esame di Difesa contro le Arti Oscure.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Si lanciò a capofitto contro il muro. Harry, ormai abituato alle autopuniziOni di Dobby, fece per agguantarlo, ma l’urto fu attutito dagli otto berretti e l’elfo si limitò a rimbalzare sulla pietra. Hermione e qualche altra ragazza emisero strilli di paura e compassione.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Harry si raddrizzò di scatto a fissare i compagni che assistevano paralizzati alle contorsiOni dell’elfo.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Bene bene» ripeté Caramell, fissando Marietta con quella che secondo lui era un’espressione gentile e paterna. «Sei stata molto coraggiosa, mia cara, a raccontare tutto alla professoressa Umbridge. Hai fatto bene. Adesso, da brava, perché non mi dici che cosa succedeva durante queste riuniOni? Qual era il loro scopo? Chi vi partecipava?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Ho la testimOnianza di Willy Widdershins, Minerva, che in quel momento si trovava per caso al bar. Era bendato da capo a piedi, è vero, ma sentiva perfettamente» rispose compiaciuta la Umbridge. «Ha ascoltato ogni parola pronunciata da Potter e si è precipitato a scuola per riferirmele…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Scopo della riunione» proseguì la professoressa Umbridge, «era persuadere i convenuti a aderire a un’associazione illegale, al fine di apprendere incantesimi e malediziOni che il Ministero ha ritenuto inadatti a studenti così giovani…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Non intendo negare — e nemmeno, ne sono sicuro, lo negherà Harry — che quel giorno si trovava alla Testa di Porco allo scopo di reclutare studenti per formare un gruppo di Difesa contro le Arti Oscure. Mi limito a farti notare che Dolores sbaglia affermando che un gruppo del genere fosse all’epoca illegale. Se ben ricordi, il Decreto Ministeriale che bandiva tutte le associaziOni di studenti è entrato in vigore solo due giorni dopo quell’incontro, perciò al momento Harry non stava infrangendo un bel niente».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Può aggiornarci sulle riuniOni tenute negli ultimi sei mesi?» chiese Silente, inarcando le sopracciglia. «Avevo l’impressione che avesse parlato semplicemente di una riunione in corso questa sera».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Temo che lei non abbia capito la domanda, vero, cara? Le ho chiesto se negli ultimi sei mesi ha partecipato a queste riuniOni. C’è andata, non è vero?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «A me sembra chiaro» intervenne brusca la professoressa McGranitt. «Vuol dire che negli ultimi sei mesi non ci sono state riuniOni segrete. Giusto, signorina Edgecombe?»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Eccellente». Caramell sorrise. «Davvero eccellente, Dolores. E… per tutti i tuOni…»
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «E così il gioco è finito» disse. «Gradisci una confessione scritta, Caramell, o ti basta una dichiarazione di fronte a questi testimOni
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    «Mi pare che tu nutra l’illusione che vi seguirò — com’è che si dice? — senza opporre resistenza. Ma temo che non sia questo il caso, Cornelius. Non ho alcuna intenzione di finire ad Azkaban. Potrei evadere, naturalmente, ma sarebbe un tale spreco di tempo e, in tutta sincerità, ci sono diverse altre occupaziOni alle quali preferirei dedicarmi».
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    La polvere finì di depositarsi, mostrando le disastrose condiziOni dell’ufficio: la scrivania era stata rovesciata, e così pure i tavoli dalle lunghe gambe sottili; gli strumenti d’argento erano in pezzi; Caramell, la Umbridge, Kingsley e Dawlish erano a terra, privi di sensi. Fanny la Fenice si librava in ampi cerchi sopra di loro, cantando sommessamente.
Il centauro e la spia (Cap. 27 Harry Potter 5)

    Gli avvisi erano comparsi in tutta la scuola durante la notte, ma non spiegavano come mai ogni singolo abitante del castello fosse al corrente del fatto che Silente aveva sconfitto due Auror, l’Inquisitore Supremo, il Ministro della Magia e il suo Assistente per poi svanire nel nulla. Ovunque Harry andasse, il solo argomento di conversazione era la fuga di Silente, e anche se nel passare di bocca in bocca alcuni particolari erano stati travisati (sentì una ragazza del secondo anno assicurare a un’altra che Caramell era stato ricoverato al San Mungo con una zucca al posto della testa), l’accuratezza delle informaziOni era incredibile. Per esempio, tutti sapevano che Harry e Marietta erano stati gli unici ragazzi presenti nell’ufficio del Preside e, dato che Marietta era tenuta sotto chiave in infermeria, Harry si ritrovò assediato dalle richieste di un resoconto di prima mano.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Lo so che i prefetti non possono togliersi punti fra di loro, Re dei FurbOni» ghignò Malfoy. Tiger e Goyle ridacchiarono. «Ma i membri della Squadra d’Inquisizione…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Sissignore… glielo dicevo da anni, a Silente, che era troppo tenero con voialtri». Sbottò in una risatina maligna. «Voi sudiciOni non avreste mai tirato una sola Pallottola Puzzola se aveste saputo che potevo cavarvi la pelle a frustate! E nessuno avrebbe osato lanciare Frisbee Zannuti nei corridoi se avessi potuto appendervi per le caviglie nel mio ufficio! Ma quando entrerà in vigore il Decreto Didattico Numero Ventinove, allora avrò mano libera… e lei ha chiesto al Ministro di firmare un ordine per l’espulsione di Pix… oh, sì! Le cose saranno molto diverse, con lei al timone…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    L’ufficio della Umbridge, così familiare a Harry dopo tante puniziOni, era sempre il solito, tranne che sulla scrivania era comparsa una grossa targa di legno con la parola Preside scritta in lettere dorate. Con una fitta al cuore, Harry vide la sua Firebolt e le Tornado di Fred e George incatenate con lucchetti a un robusto piolo di ferro infilato nella parete alle spalle della Umbridge.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Torni a pranzo, Potter!» gridò la Umbridge. Levò la bacchetta e si precipitò fuori dall’ufficio. Dopo averle concesso pochi secondi di vantaggio, Harry si affrettò a seguirla per vedere l’origine di quel pandemOnio.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Il risultato fu che la professoressa Umbridge passò il suo primo pomeriggio da Preside correndo qua e là per rispondere agli appelli degli altri insegnanti, nessuno dei quali sembrava in grado di liberarsi dei fuochi d’artificio senza il suo aiuto. Mentre tornava alla Torre di Grifondoro alla fine delle leziOni, fu con immensa soddisfazione che Harry vide una Umbridge arruffata e sporca di fuliggine uscire barcollando, la faccia lucida di sudore, dall’aula del professor Vitious.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Ne è valsa la pena, però» disse Fred, che stava raccogliendo ordinaziOni dai vocianti Grifondoro. «Se vuoi aggiungere il tuo nome alla lista delle prenotaziOni, Hermione, sono cinque galeOni per una scatola di Spari Standard e venti per una di DetonaziOni Deluxe…»
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Tentò di fare qualche esercizio all’ultimo minuto durante le leziOni, ma fu inutile. Tutte le volte che restava in silenzio, cercando di cancellare pensieri ed emoziOni, Hermione gli chiedeva se qualcosa non andava. E tutto sommato non era l’ideale svuotarsi il cervello mentre gli insegnanti ti mitragliavano con un fuoco di fila di domande.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    «Nessun problema, Draco» disse Piton, abbassando la bacchetta. «Potter è qui per qualche ripetizione di PoziOni».
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Harry non aveva visto Malfoy così esultante da quando la Umbridge era comparsa per assistere alle leziOni di Hagrid.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si voltò e uscì in fretta dall’ufficio. Prima di seguirlo, Malfoy fissò Harry e mosse le labbra a sillabare «RipetiziOni?», poi se ne andò anche lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Furioso, Harry mise via la bacchetta e fece per uscire. Almeno aveva davanti ventiquattr’ore per esercitarsi; era stato fortunato a cavarsela per il rotto della cuffia, ma era dura sapere che Malfoy avrebbe raccontato a tutta la scuola che Potter aveva bisogno di ripetiziOni in PoziOni.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Di nuovo la luce argentea tremò sulla parete… Harry fece due passi verso la scrivania, riflettendo. Possibile che fossero informaziOni sull’Ufficio Misteri che Piton voleva tenergli nascoste?
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Il suo fiato appannò la superficie dei pensieri di Piton… il suo cervello sembrava incapace di decidere… era assurdo, ma la tentazione era irresistibile… tremava da capo a piedi… Piton poteva tornare da un momento all’altro… poi pensò alla rabbia di Cho e al ghigno di Malfoy, e una folle audacia s’impadronì di lui.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Dalla bocca di Piton scaturì un torrente d’imprecaziOni miste a incantesimi, ma con la bacchetta a tre metri di distanza era impotente.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Si sentì sollevare e la giornata estiva svanì; fluttuava verso l’alto attraverso una tenebra gelida, la mano di Piton sempre stretta attorno al braccio. Poi, con la sensazione di aver fatto una capriola a mezz’aria, atterrò in piedi sul pavimento di pietra del sotterraneo accanto al Pensatoio, nel cupo ufficio dell’attuale insegnante di PoziOni.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Piton lo scagliò lontano con tanta violenza che Harry ruzzolò sui lastrOni di pietra. «Non ripeterai mai a nessuno quello che hai visto!» ululò.
Il peggior ricordo di Piton (Cap. 28 Harry Potter 5)

    Come per sottolineare l’importanza degli esami in arrivo, prima della fine delle vacanze sui tavoli della Torre di Grifondoro apparve una pila di opuscoli, volantini e avvisi relativi alle diverse professiOni magiche, e sulla bacheca fu affisso un nuovo annuncio:
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Di sicuro Guarigione non fa per me» disse Ron l’ultima sera delle vacanze. Era immerso nella lettura di un opuscolo che aveva sulla copertina l’osso-e-bacchetta incrociati del San Mungo. «Qui dice che devi aver preso come minimo “O” al M.A.G.O. di PoziOni, Erbologia, Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure. Insomma… accidenti… hai detto niente, eh?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «È un lavoro di grande responsabilità, no?» osservò distrattamente Hermione, esaminando uno sgargiante volantino rosa e arancione intitolato: TI PIACEREBBE LAVORARE ALLE RELAZIOni BABBANE? «Per questo non sembra che ci sia bisogno di grandi qualifiche: chiedono soltanto un G.U.F.O. in Babbanologia. Le cose più importanti sono entusiasmo, pazienza e un buon senso dell’umorismo!»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Questo è parlare da amico e da Weasley» disse Fred, dandogli una pacca sulla schiena. «Bene, allora. Pensavamo di agire domani subito dopo le leziOni, quando tutti sono nei corridoi, per ottenere il massimo effetto. Saremo da qualche parte nell’ala est, Harry, in modo da attirarla lontano dal suo ufficio. Dovremmo riuscire a garantirti una ventina di minuti, diciamo?» Lanciò un’occhiata a George.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Quando scesero nel sotterraneo, né Harry né Ron le rivolgevano più la parola, ma Hermione, imperterrita, approfittò di quel silenzio per riversare su di loro un flusso ininterrotto di oscure ammOniziOni, borbottate in un sibilo veemente che fece perdere a Seamus cinque minuti buOni per controllare che il suo calderone non avesse perdite.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Consiglierei anche Trasfigurazione, perché spesso gli Auror devono Trasfigurare o Detrasfigurare nel loro lavoro. E ti avverto, Potter, che personalmente non accetto studenti nella mia classe di M.A.G.O. a meno che nel G.U.F.O. non abbiano raggiunto o superato “Oltre Ogni Previsione”. Direi che al momento la tua media è “Accettabile”, perciò dovrai impegnarti molto di più. Inoltre dovresti continuare Incantesimi, che tornano sempre utili, e PoziOni. Sì, Potter, PoziOni» aggiunse, con appena l’ombra di un sorriso. «Agli Auror è indispensabile la conoscenza di poziOni e antidoti. E dal momento che il professor Piton si rifiuta di accettare studenti con meno di “Eccezionale” nel loro G.U.F.O…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Ah, sì?» replicò altezzosa la professoressa McGranitt. «Bene Potter» riprese, come se non ci fosse stata alcuna interruzione, «se la tua è un’aspirazione seria, ti consiglio di concentrarti al massimo per alzare i tuoi voti in Trasfigurazione e PoziOni. Vedo che negli ultimi due anni il professor Vitious ti ha dato da Accettabile’ a “Oltre Ogni Previsione”, perciò per Incantesimi non dovresti avere problemi. Quanto a Difesa contro le Arti Oscure, i tuoi voti in genere sono alti, in particolare il professor Lupin era convinto che… è sicura di non volere una pastiglia, Dolores?»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Fu una delle sensaziOni più bizzarre che avesse mai provato. Aveva già viaggiato con la Polvere Volante ma allora era stato tutto il suo corpo a essere risucchiato dalle fiamme nella rete di camini magici che copriva l’intero paese. Stavolta le ginocchia rimasero saldamente incollate al pavimento freddo dell’ufficio della Umbridge, e solo la testa sfrecciò tra le fiamme smeraldine…
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Be’» rispose Lupin pensieroso, «Piton era un caso speciale. Insomma, non perdeva mai occasione per lanciare malediziOni su James, perciò era logico che lui reagisse…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Dici sul serio?» chiese Lupin. «Ha smesso di darti leziOni
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    «Se bisogna parlare con Piton, lo farò io!» disse con fermezza. «Ma, Harry, devi andare subito a dirgli che non può interrompere le leziOni per nessuna ragione… Quando Silente verrà a saperlo…»
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Un piano più sotto, decise che poteva arrischiarsi a tornare visibile. Si tolse il Mantello, lo infilò nella borsa e riprese a correre. Sembrava che nella Sala d’Ingresso fosse scoppiato un pandemOnio. Scese a capofitto la scalinata di marmo e scoprì che vi si era riunita praticamente tutta la scuola.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    In lontananza risuonò uno schianto fragoroso. Una rapida occhiata a sinistra, e Harry si chinò appena in tempo. Le scope di Fred e George — una si trascinava ancora dietro la pesante catena e il piolo di ferro al quale la Umbridge l’aveva legata — sfrecciarono nei corridoi e verso i loro proprietari; svoltarono a destra, scesero fluide le scale e si fermarono davanti ai gemelli, la catena sferragliante sui lastrOni di pietra del pavimento.
Orientamento professionale (Cap. 29 Harry Potter 5)

    Fred e George avevano fatto in modo che nessuno potesse dimenticarli troppo presto. Per cominciare, non avevano lasciato istruziOni su come disfarsi della palude che al momento riempiva il corridoio al quinto piano dell’ala est. La Umbridge e Gazza furono visti tentare in tutti i modi, ma senza successo. Alla fine la zona fu recintata e Gazza, digrignando furiosamente i denti, doveva traghettare gli studenti verso le aule. Harry era sicuro che insegnanti come la McGranitt o Vitious sarebbero stati capaci di eliminarla in un baleno ma, come nel caso dei Fuochi Forsennati, sembrava che preferissero stare a guardare le inutili fatiche della Umbridge.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Poi c’erano i due grossi squarci a forma di scopa nella porta dell’ufficio della Preside, aperti dalle Tornado di Fred e George nella fretta di raggiungere i loro padrOni. Gazza sostituì la porta e trasportò la Firebolt di Harry nei sotterranei, dove girava voce che la Umbridge avesse messo di guardia una squadra di troll armati fino ai denti. Ma i suoi guai erano appena cominciati.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Gazza si aggirava per i corridoi brandendo una frusta, ansioso di usarla sui colpevoli, ma ce n’erano così tanti che non sapeva da chi cominciare. La Squadra d’Inquisizione tentava di aiutarlo, ma ai suoi componenti continuavano a capitare gli incidenti più strani. Warrington della squadra di Quidditch di Serpeverde fu ricoverato in infermeria con un’orribile malattia della pelle, che pareva ricoperta di fiocchi d’avena; e il giorno dopo, con grande gioia di Hermione, Pansy Parkinson saltò tutte le leziOni perché le era spuntato un imponente palco di corna.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Già, e c’è un’altra cosa: come si sono procurati i locali?» disse Ron, battendo la bacchetta sulla tazza con tanta energia che le si piegarono di nuovo le gambe e crollò agitandosi davanti a lui. «È un po’ strano, non trovi? Servono galeOni a palate per affittare un posto a Diagon Alley. E lei vorrà sapere come sono riusciti a mettere le mani su tanto oro».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Sì, forse è meglio» borbottò Harry. «Almeno non penserà che fanno i ricettatori di calderOni rubati».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Davvero!» insisté Hermione arrabbiata. «Volevo domandare a Harry quando pensa di tornare da Piton per chiedergli di riprendere le leziOni di Occlumanzia!»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Harry si sentì sprofondare. Una volta esaurito il tema della teatrale partenza di Fred e George — e c’erano volute diverse ore — Ron e Hermione gli avevano chiesto notizie di Sirius. Harry non voleva parlare del vero motivo per cui lo aveva cercato e, non venendogli in mente altro, aveva finito per confessare, con onestà, che Sirius gli aveva raccomandato di riprendere le leziOni di Occlumanzia. Se n’era pentito all’istante: da allora Hermione aveva continuato a insistere, tornando sull’argomento quando lui meno se lo aspettava.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Ma a un mese dagli esami, con ogni momento libero dedicato al ripasso, aveva la mente così satura di informaziOni che quando andava a letto faceva molta fatica a prendere sonno; e quando ci riusciva, quasi tutte le notti il suo cervello sovraccarico gli rifilava stupidi sogni sugli esami. In più, sospettava che quando percorreva il corridoio verso la porta nera, una parte della sua mente — quella che ogni tanto parlava con la voce di Hermione — si sentisse in colpa e cercasse perciò di svegliarlo prima della conclusione.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    La partita conclusiva della stagione di Quidditch — Grifondoro contro Corvonero — si sarebbe svolta l’ultimo finesettimana di maggio. Serpeverde era stata sconfitta di misura da Tassorosso, ma Grifondoro non osava sperare in una vittoria, soprattutto per colpa (anche se naturalmente nessuno glielo diceva) delle disastrose prestaziOni del suo Portiere. Ron sembrava tuttavia pervaso da un insolito ottimismo.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Partiti!» disse Lee. «Davies s’impadrOnisce della Pluffa, il Capitano di Corvonero, Davies, ha la Pluffa, schiva Johnson, schiva Bell, schiva anche Spinnet… vola dritto in rete! Sta per tirare… e… e…» Lee imprecò sonoramente. «E segna».
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    In effetti Harry sentì un rombo ritmico, lontano, che faceva pensare al lavorio di due polmOni giganteschi. Harry lanciò un’occhiata di sbieco a Hermione e la vide guardare a bocca aperta il cumulo. Era atterrita.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Hermione e Harry arretrarono il più possibile, senza perdere d’occhio il gigante. Quando Grop si inginocchiò fra due alberi non ancora sradicati, la sua faccia galleggiò sulla radura e su di loro come un’enorme, grigiastra luna piena. Sembrava che i suoi lineamenti fossero stati rozzamente sbozzati in una grossa palla di pietra. Il naso era schiacciato e informe; la bocca obliqua, piena di denti storti e gialli, grandi come mattOni; gli occhi, piccoli per quel testone, erano di un fangoso verdebruno e ancora cisposi di sonno. Grop sollevò le nocche sudicie, ognuna grossa quanto una palla da tennis, si strofinò vigorosamente le palpebre e di scatto, con velocità e agilità sorprendenti, si alzò.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Per tutta risposta, Grop lanciò un altro ruggito; era difficile dire se aveva ascoltato Hagrid, o se almeno capiva che quei suOni erano parole. Agguantò la cima del pino, la tirò a sé e la lasciò andare di scatto, probabilmente per il semplice gusto di vedere quanto sarebbe andata lontano.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Non saprei» rispose avvilita Hermione. Harry notò che aveva un aspetto tremendo: i capelli pieni di foglie e ramoscelli, la veste stracciata, faccia e braccia graffiate. Sapeva di non essere in condiziOni migliori.
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    «Calmarmi! Un gigante! Un gigante nella foresta! E noi dobbiamo dargli leziOni d’inglese! Sempre che riusciamo a evitare quel branco di centauri assassini, naturalmente. Non… posso… crederci!»
Grop (Cap. 30 Harry Potter 5)

    Gli insegnanti avevano smesso di assegnare compiti; le leziOni erano dedicate a ripassare gli argomenti che probabilmente sarebbero stati tema d’esame. Quell’atmosfera insieme febbrile e tenace cancellò dalla mente di Harry quasi tutto, anche se a volte durante PoziOni si chiedeva se Lupin avesse mai detto a Piton di riprendere le leziOni di Occlumanzia. Ma se anche lo aveva fatto, Piton doveva averlo ignorato, come del resto ignorava Harry. Cosa che a lui andava benissimo: era già abbastanza nervoso e indaffarato senza bisogno di seguire materie supplementari, e per fortuna in quel periodo Hermione era troppo preoccupata per tormentarlo con l’Occlumanzia: passava tutto il tempo borbottando fra sé e da giorni non lasciava più in circolazione un solo indumento per gli elfi.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Naturalmente l’importante non è quello che sai» lo sentirono dire a Tiger e Goyle a voce alta davanti all’aula di PoziOni pochi giorni prima degli esami, «ma chi conosci. E mio padre è amico da anni del Capo della Commissione Magica d’Esame… la vecchia Griselda Marchbanks è venuta da noi a cena, sapete…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Nel frattempo, un fiorente mercato nero di sostanze capaci di accrescere concentrazione, agilità mentale e prontezza di riflessi fioriva tra gli studenti del quinto e del settimo anno. Harry e Ron furono molto tentati dall’Elisir Cerebro di Baruffio offerto loro da Eddie Carmichael, uno studente del sesto anno di Corvonero, che gli attribuiva tutto il merito dei nove “Eccezionale” ottenuti al G.U.F.O. l’estate precedente, e ne offriva un’intera pinta per soli dodici galeOni. Ron assicurò Harry che gli avrebbe restituito il denaro appena fosse uscito da Hogwarts e avesse trovato un lavoro, ma prima che potessero concludere l’affare, Hermione confiscò la bottiglia di Elisir a Carmichael e la vuotò dentro un water.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Tutto sommato, Harry pensava di essersela cavata abbastanza bene. Di sicuro il suo Incantesimo Levitante era andato molto meglio di quello di Malfoy, anche se avrebbe preferito non aver confuso l’Incantesimo Cambiacolore con quello di Crescita: invece di diventare arancione, il suo ratto prese sorprendentemente a gonfiarsi e raggiunse le dimensiOni di un tasso prima che lui riuscisse a correggere l’errore. Per fortuna Hermione non era rimasta nella Sala, e in seguito evitò di parlargliene. Però lo disse a Ron, che aveva trasformato un vassoio in un fungo enorme senza avere la più remota idea di come fosse successo.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Il malumore di Hermione durò per la maggior parte del finesettimana, ma per Harry e Ron non fu difficile ignorarla: passarono quasi tutto il tempo a ripassare PoziOni per l’esame di lunedì, quello che Harry temeva di più… e che, ne era sicuro, avrebbe distrutto ogni sua ambizione di diventare Auror. In effetti trovò difficile l’esame scritto, anche se era convinto di aver azzeccato la risposta alla domanda sulla Pozione Polisucco: visto che durante il suo secondo anno a Hogwarts l’aveva bevuta di nascosto, fu in grado di descriverne gli effetti con estrema precisione.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    L’esame pratico del pomeriggio fu meno terribile del previsto. In assenza di Piton, scoprì di essere molto più rilassato. Anche Neville, seduto accanto a lui, sembrava più tranquillo di quanto non fosse mai stato a PoziOni. Quando la professoressa Marchbanks disse: «Allontanatevi dai calderOni, prego, l’esame è finito» Harry tappò la sua fiaschetta: forse non avrebbe ottenuto un gran voto, ma con un po’ di fortuna avrebbe evitato la bocciatura.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Hagrid appioppò due possenti ceffOni agli aggressori più vicini, e, a giudicare da come si afflosciarono all’istante, dovevano essere perlomeno svenuti. Poi Harry lo vide chinarsi, e per un istante temette che fosse stato sopraffatto da un incantesimo. Ma subito si raddrizzò con una sorta di sacco in spalla, e Harry capì che si trattava del corpo inerte di Thor.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Scorse la pergamena alla ricerca di una domanda alla quale rispondere con sicurezza, e i suoi occhi s’illuminarono leggendo la numero dieci: Descrivete le circostanze che condussero alla formazione della Confederazione Internazionale dei Maghi e spiegate perché gli StregOni del Liechtenstein rifiutarono di aderirvi.
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    «Devo vedere la professoressa McGranitt» ansimò Harry, i polmOni in fiamme. «Subito… è urgente!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non lo so, possono esserci un sacco di ragiOni!» urlò Harry. «Forse Sirius è semplicemente qualcuno che Voldemort non ha problemi a torturare…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Mi è appena venuta in mente una cosa» disse Ron con voce soffocata. «Il fratello di Sirius era un Mangiamorte, no? Avrà confidato a Sirius come fare per impadrOnirsi di quell’arma!»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Allora proprio non capisci!» le urlò contro. «Non sono incubi! Non sono sogni normali! A cosa credi che servissero tutte quelle leziOni di Occlumanzia? Perché Silente ci teneva tanto che imparassi a bloccare la mente? Perché i miei sogni sono VERI! Sirius è in trappola, l’ho visto. Voldemort l’ha catturato e nessun altro lo sa, e questo vuol dire che siamo i soli a poterlo salvare, e se non volete aiutarmi, d’accordo, ma io andrò da lui, capito? E se ricordo bene, non avete avuto problemi con la mia mania di salvare la gente quando ho salvato te dai Dissennatori, o…» e si voltò a guardare Ron, «…tua sorella dal Basilisco…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ma Harry, lo hai appena detto tu» sbottò Hermione, «Silente voleva che tu bloccassi queste visiOni. E se avessi imparato Occlumanzia come si deve, non avresti mai visto questo…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Ci metti un paio di galeOni anche tu, Harry? Harold Dingle ci può vendere un po’ di Whisky Incendiario…»
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Ma prima di poter pronunciare una qualunque maledizione o insulto, Harry provò un dolore acutissimo alla testa; la cenere gli riempì i polmOni e, tossendo, fu trascinato indietro fra le fiamme per trovarsi all’improvviso di fronte alla faccia larga e pallida della professoressa Umbridge, che lo aveva afferrato per i capelli e gli torceva il collo all’indietro come se volesse tagliargli la gola.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Credeva forse» sussurrò, piegandogli la testa al punto da costringerlo a fissare il soffitto, «che dopo due Snasi avrei permesso a un’altra orrenda bestiaccia di entrare nel mio ufficio? Ho piazzato Incantesimi Sensori Segreti tutt’attorno alla porta, sciocco ragazzo. Gli prenda la bacchetta» latrò a qualcuno che Harry non poteva vedere, e subito una mano gli frugò nella tasca interna della veste e se ne impadronì. «E anche la sua».
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Malfoy scoppiò in una fragorosa risata servile. Con un gran sorriso soddisfatto, la Umbridge si sistemò in una poltrona ricoperta di chintz a fiori e guardò i suoi prigiOnieri sbattendo le palpebre come un rospo in un’aiuola.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    L’ufficio era silenzioso, a parte i suOni soffocati dei Serpeverde che cercavano di tenere fermi Ron e gli altri. Ron gocciolava sangue dal labbro sul tappeto della Umbridge mentre lottava per liberarsi dalla presa di Warrington; Ginny si sforzava ancora di prendere a calci la ragazza del sesto anno che le aveva bloccato le braccia in una morsa ferrea; Neville stava diventando sempre più paonazzo nel debole tentativo di allentare la stretta di Tiger attorno al suo collo; Hermione cercava invano di togliersi di dosso Millicent Bulstrode. Luna, invece, era immobile al fianco della Serpeverde che l’aveva catturata, e guardava distrattamente fuori dalla finestra, come se la faccenda non la riguardasse.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Piton le rivolse un inchino irOnico e fece per andarsene. E con lui, Harry lo sapeva, se ne sarebbe andata l’ultima possibilità di far sapere all’Ordine che cos’era successo.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Non sta a lei fissare le condiziOni» le ricordò secca la Umbridge.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    «Va bene» annuì Malfoy, immusOnito e deluso.
Fuori dal camino (Cap. 32 Harry Potter 5)

    Sempre puntando con mano tremante la bacchetta su Magorian, continuò: «La Legge 15B recita chiaramente che ogni attacco di Creature Magiche di presumibile intelligenza quasi umana, perciò considerate responsabili delle proprie aziOni…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    «Non siamo tutti come il traditore Fiorenzo, giovane umana!» sbraitò il centauro grigio, suscitando ruggenti nitriti di approvazione. «Forse ci credete graziosi cavalli parlanti? Noi siamo un popolo antico, non sopportiamo le invasiOni e gli insulti dei maghi! Non accettiamo le vostre leggi, non riconosciamo la vostra superiorità, noi siamo…»
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    I centauri più vicini indietreggiarono e urtarono contro quelli dietro di loro; in un istante, la radura si trasformò in una foresta di archi e frecce, tutti puntati in alto contro l’enorme faccia grigiastra che incombeva su di loro sotto il fitto baldacchino di rami. La bocca storta di Grop era stolidamente aperta; nella luce incerta videro baluginare i denti giallastri grossi come mattOni; gli ottusi occhi color fango si socchiusero, scrutando le creature ai suoi piedi. Una scia di funi spezzate gli partiva dalle caviglie.
Lotta e fuga (Cap. 33 Harry Potter 5)

    In un baleno si lasciarono alle spalle Hogwarts e Hogsmeade; sotto di loro scorrevano montagne e burrOni. Mentre la luce del giorno svaniva, Harry scorse i piccoli grappoli di luce dei villaggi, e poi una strada tortuosa sulla quale una sola auto arrancava tra le colline.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    Ed ecco che brillanti luci aranciOni, sempre più grandi, li circondavano da ogni lato; videro alti palazzi, fiumi di lampiOni accesi simili a luminosi occhi di insetto, i riquadri giallo pallido delle finestre. D’un tratto, o così parve, il marciapiede balzò verso di loro; Harry si aggrappò al Thestral con tutte le sue forze, preparandosi all’impatto, ma l’animale toccò terra con la leggerezza di un’ombra e lui scivolò giù dal suo dorso e scrutò la strada dove il cassone traboccante stava ancora accanto alla malridotta cabina telefOnica, entrambi scoloriti dalla piatta luce arancione dei lampiOni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Da questa parte» rispose lui. Dopo aver assestato al suo Thestral una rapida pacca riconoscente, Harry precedette i compagni verso la vecchia cabina telefOnica e la aprì. «Dentro!» li incitò, vedendoli esitare.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Non farlo, Harry» disse all’improvviso Neville. Harry lo guardò. Aveva il viso tondo lucido di sudore. Pareva che non fosse più in grado di sostenere altre emoziOni.
L'Ufficio Misteri (Cap. 34 Harry Potter 5)

    «Perché?» rise Malfoy, incredulo e insieme deliziato. «Perché, Potter, le uniche persone alle quali è permesso ritirare una profezia dall’Ufficio Misteri sono coloro che ne sono l’oggetto… come l’Oscuro Signore ha scoperto quando ha tentato di usare altri per impadrOnirsene».
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Alle sue spalle, cinque voci diverse gridarono «REDUCTO!» Cinque malediziOni volarono in cinque direziOni differenti: gli scaffali davanti a loro esplosero e l’intera torre di ripiani ondeggiò mentre un centinaio di sfere si infrangevano, liberando fluttuanti figure opalescenti le cui voci giunsero da chissà quale remoto passato, sommerse dal fragore di vetri e pezzi di legno che crollavano sul pavimento…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Sul tozzo collo muscoloso del Mangiamorte c’era la testa grottesca di un neonato; e poi, mentre sbalorditi lo guardavano rialzarsi, la testa s’ingrandì tornando alle dimensiOni originali, e cranio e guance si ricoprirono di fitti peli neri…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Il Mangiamorte aveva estratto la testa dalla campana di vetro. Aveva un aspetto assurdo, con la testa di neonato che strillava disperatamente e le braccia robuste che mulinavano in tutte le direziOni, mancando Harry per un pelo. Harry levò la bacchetta, ma Hermione gli bloccò il braccio.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Harry cadde in ginocchio accanto a lei, mentre Neville strisciava in fretta verso di loro sotto la scrivania, la bacchetta tesa davanti a sé. Il Mangiamorte gli tirò un calcio violento, spezzandogli la bacchetta e centrandogli il naso. Con un ululato di dolore, Neville si ritrasse premendosi una mano sul viso. Harry si voltò di scatto, levando la bacchetta, e vide che il Mangiamorte si era strappato il cappuccio e aveva la bacchetta puntata su di lui. Harry riconobbe la lunga, pallida faccia storta già vista sul La Gazzetta del Profeta: AntOnin Dolohov, il mago che aveva assassinato i Prewett.
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Era in fondo ai gradini, il fiato mozzo, i polmOni in fiamme. Di sicuro Sirius era dietro la tenda, lui, Harry, l’avrebbe tirato fuori…
Oltre il velo (Cap. 35 Harry Potter 5)

    Attorno a loro c’era il caos, un tumulto vano, i lampi di altri incantesimi. Per Harry quel fracasso era privo di senso, inutili le malediziOni che sfrecciavano tutt’attorno: l’importante era solo che Lupin smettesse di fingere che Sirius — Sirius, che si trovava a pochi centimetri da loro, dietro quella vecchia tenda — non sarebbe ricomparso da un momento all’altro, scostando dal viso i capelli scuri, ansioso di riprendere a combattere.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Ne uscì prima ancora che si fosse completamente riaperto e si guardò attorno. Bellatrix aveva quasi raggiunto la cabina telefOnica all’altro capo dell’ingresso, ma mentre lui si lanciava all’inseguimento, lei si voltò e gli scagliò un’altra maledizione. Harry si tuffò dietro la fontana dei Magici Fratelli, e l’incantesimo colpì sibilando i cancelli d’oro battuto, facendoli rintoccare come campane. Il suono di passi cessò. Bellatrix si era fermata. Harry si rannicchiò dietro le statue, in ascolto.
L’unico che abbia mai temuto (Cap. 36 Harry Potter 5)

    Non riusciva a sopportare quella quiete, turbata solo dai rari borbottii o dagli sbuffi di un ritratto addormentato. Se la stanza avesse potuto riflettere le sue emoziOni, i quadri avrebbero urlato di dolore. Andò avanti e indietro nell’ufficio silenzioso, respirando affannosamente, sforzandosi di non pensare. Ma doveva pensare… non c’era scampo…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Che cosa ti porta qui a quest’ora mattutina?» chiese infine. «Questo ufficio dovrebbe essere chiuso per tutti tranne che per il legittimo Preside. O è stato Silente a mandarti qui? Oh, non mi dire…» Sbadigliò di nuovo. «Un altro messaggio del mio indegno proprOnipote?»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Mi par di capire» intervenne esitante Phineas Nigellus dal ritratto a sinistra di Harry, «che il mio proprOnipote, l’ultimo dei Black, è morto».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «È vero» ammise Silente in tono di scusa. «Ma vedi… è necessario cominciare dalla tua cicatrice. Perché quando ti riunisti al mondo magico fu subito chiaro che la mia intuizione era giusta, e che la cicatrice ti avvertiva dell’avvicinarsi di Voldemort e dello scatenarsi delle sue emoziOni».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «E la tua capacità di individuare la presenza di Voldemort anche quando si nasconde, e di conoscerne le emoziOni più violente, è aumentata da quando Voldemort è tornato nel suo corpo e ha riacquistato in pieno i suoi poteri».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Vedi» riprese Silente, «ero convinto che ben presto Voldemort avrebbe tentato di penetrare nella tua mente per manipolare i tuoi pensieri, e non intendevo offrirgli altri incentivi. Di sicuro, se si fosse reso conto che il nostro rapporto era — o era stato — più stretto di quello fra preside e studente, avrebbe cercato di servirsi di te per spiarmi. Temevo che ti usasse, Harry, che si impadrOnisse di te. E credo di aver avuto ragione, perché le rare volte che io e te ci siamo trovati in stretto contatto mi è parso di scorgere la sua ombra fremere dietro i tuoi occhi…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sirius mi ha detto che la notte dell’attacco ad Arthur Weasley avevi sentito Voldemort risvegliarsi dentro di te, e ho capito subito che i miei peggiori timori erano giustificati: Voldemort si era reso conto di poterti usare. Così, nel tentativo di armarti contro i suoi assalti mentali, ho chiesto al professor Piton di darti leziOni di Occlumanzia».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Kreacher mi ha confessato tutto la notte scorsa» disse Silente. «Vedi, quando gli hai gridato quell’avvertimento criptico, il professor Piton ha intuito che dovevi aver visto Sirius prigiOniero nei meandri dell’Ufficio Misteri. E, come te, ha subito tentato di mettersi in contatto con lui. Naturalmente i membri dell’Ordine della Fenice possono contare su mezzi di comunicazione più affidabili del camino di Dolores Umbridge. E così il professor Piton ha scoperto che Sirius era vivo e al sicuro in Grimmauld Place.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Poi, non vedendoti tornare dalla foresta, ha temuto che tu credessi ancora che Sirius fosse prigiOniero di Lord Voldemort. Così si è affrettato ad avvertire l’Ordine».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Oh, sì. Vedi, Kreacher non poteva tradirci fino in fondo. Non è Custode Segreto dell’Ordine, non poteva dire a Malfoy dov’era la nostra base, né riferire i nostri piani che aveva il divieto di rivelare. Era vincolato dagli incantesimi della sua specie, cioè non poteva disobbedire a un ordine diretto del suo padrone, Sirius. Però fornì a Narcissa informaziOni di grande valore per Voldemort, che a Sirius devono essere sembrate troppo banali per proibirgli di riferirle».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Per esempio il fatto che per Sirius tu eri la persona più importante del mondo» rispose Silente piano. «E che, per te, lui era un incrocio fra un padre e un fratello. Naturalmente Voldemort sapeva già che Sirius faceva parte dell’Ordine, e che tu conoscevi il suo nascondiglio… ma le informaziOni di Kreacher gli fecero capire che per salvare Sirius Black tu saresti stato disposto a correre qualunque rischio».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «I Malfoy — senza dubbio seguendo le istruziOni di Voldemort — gli avevano ordinato di trovare un modo per tenere Sirius lontano dal camino, dopo che tu lo avevi visto in sogno mentre veniva torturato. Perciò, nel caso che tu avessi cercato di parlare con Sirius, Kreacher avrebbe dovuto fingere che non ci fosse. Così ieri Kreacher ha ferito Fierobecco l’Ippogrifo, e quando tu sei comparso nel camino Sirius era di sopra a medicarlo».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    A Harry sembrava di non avere più aria nei polmOni; respirava in fretta, a fatica.
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Kreacher è come i maghi lo hanno fatto diventare, Harry» replicò Silente. «Sì, va compatito. La sua esistenza è stata miserabile come quella del tuo amico Dobby. È stato costretto a eseguire gli ordini di Sirius perché era l’ultimo discendente della famiglia dei suoi padrOni, ma non provava la minima lealtà nei suoi confronti. E quali che siano le colpe di Kreacher, va detto che Sirius non ha fatto nulla per rendergli le cose più facili…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Piton ha smesso di darmi leziOni di Occlumanzia!» ruggì Harry. «Mi ha buttato fuori dal suo ufficio!»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Lo so» disse Silente in tono grave. «Ho già ammesso di aver sbagliato a non darti leziOni io stesso, anche se ero convinto che nulla fosse più pericoloso che aprire ancora di più la tua mente a Voldemort in mia presenza…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Stavo sempre peggio, dopo quelle leziOni; la cicatrice mi faceva più male…» Ricordò i sospetti di Ron e proseguì d’impeto: «Come fa a sapere che non stesse cercando d’indebolirmi per aiutare Voldemort, per rendergli più facile penetrare nella mia…»
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Io. L’ho ascoltata una fredda, umida sera di sedici anni fa, in una stanza sopra la Testa di Porco. Ero lì per incontrare un aspirante alla cattedra di Divinazione, anche se tutto sommato avrei preferito cancellare quella materia dai nostri programmi. Comunque, la candidata era la proprOnipote di una Veggente molto famosa e molto dotata, perciò mi parve educato incontrarla. È stata una delusione. Non ho trovato in lei la minima traccia del dono. Così le dissi — cortesemente, mi auguro — che non mi sembrava adatta a occupare quel posto e mi voltai per andarmene».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «Sì, in effetti sarebbe stato logico» disse Silente, «ma il fatto è che le sue informaziOni sulla profezia erano incomplete. La Testa di Porco, che Sibilla aveva scelto perché costava poco, ha sempre attratto una clientela più… come dire?… interessante dei Tre Manici di Scopa. Come anche tu e i tuoi amici avete scoperto a vostre spese, è un posto dove non si è mai al sicuro da orecchie indiscrete. Naturalmente, quando avevo fissato l’incontro con Sibilla Cooman, non potevo immaginare che avrei sentito qualcosa d’importante. Ma ho — abbiamo — avuto un colpo di fortuna: l’ascoltatore indesiderato è stato individuato e buttato fuori quando Sibilla aveva appena cominciato a declamare la profezia».
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    Rimasero a lungo in silenzio. Da qualche parte, fuori di lì, Harry sentì un suono di voci, forse studenti diretti alla Sala Grande per una colazione di buon mattino. Sembrava impossibile che al mondo ci fossero ancora persone che avevano voglia di mangiare e ridere, persone che non sapevano della scomparsa di Sirius Black, che non soffrivano per la sua morte. Sirius sembrava già lontano miliOni di chilometri; eppure, una parte di Harry ancora credeva che, se solo avesse scostato quel velo, avrebbe scoperto Sirius che gli restituiva lo sguardo, pronto a salutarlo con la sua risata simile a un latrato…
La profezia perduta (Cap. 37 Harry Potter 5)

    «È con profondo rammarico che devo confermare la ricomparsa fra noi del mago che si fa chiamare Lord… be’, sapete a chi mi riferisco» ha detto Caramell ai crOnisti, stanco e sconvolto. «Quasi con pari rammarico dobbiamo informarvi che i Dissennatori di Azkaban si sono rifiutati di proseguire il loro lavoro per conto del Ministero e riteniamo siano ora passati agli ordini di Lord… Coso.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Albus Silente, reintegrato nella posizione di Preside di Hogwarts (Scuola di Stregoneria e Magia), di membro della Confederazione Internazionale dei Maghi e di Stregone Capo del Wizengamot, si è finora rifiutato di rilasciare dichiaraziOni. Durante lo scorso anno aveva più volte affermato che Voi-Sapete-Chi non era morto, come tutti avevano sperato e creduto, ma aveva ripreso a reclutare seguaci per tentare nuovamente di impadrOnirsi del potere. Intanto, il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto…
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Erano in infermeria. Harry era seduto in fondo al letto di Ron, ed entrambi ascoltavano Hermione leggere la prima pagina del Profeta della Domenica. Ginny, la cui caviglia era stata guarita in un baleno da Madama Chips, era raggomitolata ai piedi del letto di Hermione; Neville, col naso tornato a forma e dimensiOni normali, era seduto su una poltrona in mezzo ai due letti; e Luna, che era passata per una breve visita, leggeva l’ultimo numero del Cavillo tenendolo capovolto, in apparenza senza ascoltare una parola di quello che Hermione stava dicendo.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Così adesso è di nuovo il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, eh?» disse Ron. «Non più un esibiziOnista visionario, eh?»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Sussultò e si portò una mano alle costole. La maledizione di Dolohov, benché meno efficace di quanto sarebbe stata se pronunciata a voce alta, le aveva comunque causato, per dirla con le parole di Madama Chips, «abbastanza danni da tenerla buona». Hermione doveva prendere ogni giorno dieci poziOni diverse, ma stava già molto meglio ed era pronta a lasciare l’infermeria.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Voltarono tutti e sei la testa. La professoressa Umbridge, che occupava un letto di fronte a loro, teneva lo sguardo fisso al soffitto. Silente si era inoltrato da solo nella foresta per strapparla ai centauri; come ci fosse riuscito — come avesse fatto a riemergere dagli alberi insieme a lei senza nemmeno un graffio — nessuno lo sapeva, e di sicuro la Umbridge non l’aveva raccontato. Da quando era tornata al castello non aveva pronunciato una sola parola, almeno per quanto ne sapevano loro. Nessuno capiva che cosa aveva. I suoi capelli color topo, di solito impeccabili, erano arruffati e ancora pieni di ramoscelli e foglie, ma a parte questo sembrava in condiziOni normali.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Era appena giunto in fondo alla scala di marmo, nella Sala d’Ingresso, quando Malfoy, Tiger e Goyle emersero dalla porta sulla destra che conduceva alla sala comune di Serpeverde. Harry si bloccò; e così pure Malfoy e gli altri due. Gli unici suOni erano quelli che arrivavano dall’esterno, al di là del portone aperto: grida, risate, spruzzi.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    In condiziOni normali, Harry avrebbe tentato in tutti i modi di fargli cambiare idea: la prospettiva che un secondo gigante, magari ancora più violento e brutale di Grop, si stabilisse nella foresta era terrificante, ma al momento non aveva l’energia necessaria per mettersi a discutere. Desiderava di nuovo restare solo e per far prima trangugiò il succo a lunghe sorsate, quasi svuotando il bicchiere.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    La professoressa Umbridge lasciò Hogwarts il giorno prima della fine delle leziOni. Sgattaiolò fuori dall’infermeria all’ora di cena, nella chiara speranza di allontanarsi inosservata, ma purtroppo per lei incontrò Pix, che afferrò al volo l’ultima possibilità di obbedire a Fred e la inseguì allegramente fino al cancello, picchiandola un po’ con un bastone da passeggio, un po’ con una calza piena di gesso. Molti studenti corsero nella Sala d’Ingresso per assistere alla sua fuga, e i Direttori delle Case tentarono con scarsa convinzione di fermarli. Per la precisione, dopo qualche fiacca protesta la professoressa McGranitt tornò a sedersi al tavolo degli insegnanti esprimendo a gran voce il disappunto per non poterla inseguire personalmente dal momento che Pix le aveva preso il bastone.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il giorno dopo, il viaggio sull’Espresso per Hogwarts fu movimentato sotto diversi punti di vista. Per cominciare, Malfoy, Tiger e Goyle — che evidentemente aspettavano da tutta la settimana l’occasione di colpire senza insegnanti fra i piedi — tesero un agguato a Harry mentre tornava dal bagno. E avrebbero forse avuto successo, se non lo avessero attaccato davanti a uno scompartimento pieno di membri dell’ES, che accorsero in suo aiuto. Quando Ernie Macmillan, Hannah Abbott, Susan Bones, Justin Finch-Fletchley, Anthony Goldstein e Terry Steeval finirono di usare l’ampia gamma di fatture e incantesimi che Harry aveva loro insegnato, Malfoy, Tiger e Goyle somigliavano a tre lumacOni strizzati nella divisa di Hogwarts; dopo di che Harry, Ernie e Justin li infilarono nella rastrelliera dei bagagli e li lasciarono lì a spurgare. «Muoio dalla voglia di vedere la faccia di sua madre quando scenderà dal treno» commentò soddisfatto Ernie, osservando Malfoy contorcersi sopra di lui. Non gli aveva mai perdonato i punti sottratti a Tassorosso nel breve periodo di gloria della Squadra d’Inquisizione.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry ringraziò gli altri e tornò con Ron nel loro scompartimento, dove comprò un mucchio di Calderotti e Zuccotti di zucca. Hermione stava leggendo La Gazzetta del Profeta, Ginny completava un quiz sul Cavillo, e Neville accarezzava la sua Mimbulus mimbletOnia, che durante l’anno era cresciuta parecchio e ora emetteva strani suOni soddisfatti quando veniva toccata.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    C’era Malocchio Moody, la bombetta inclinata a nascondere l’occhio magico che gli dava un’aria decisamente sinistra (la stessa, in effetti, che avrebbe avuto senza bombetta), le mani nodose strette sul pomo di un lungo bastone, il corpo avvolto in un ampio mantello da viaggio. Tonks era subito dietro di lui, i capelli rosa acceso scintillanti nel sole che entrava dai lucemari sporchi della stazione, un paio di jeans costellati di toppe e una sgargiante maglietta viola con la scritta Le Sorelle Stravagarie. Accanto a lei c’era Lupin, pallido, i capelli ingrigiti, un lungo pastrano logoro sopra un maglione e un paio di pantalOni trasandati. E davanti a tutti c’erano il signore e la signora Weasley, agghindati nel loro migliore stile Babbano, e Fred e George, entrambi con giubbotti nuovi fiammanti di uno squamoso materiale verde livido.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Il Primo Ministro non poteva in tutta sincerità dire altrettanto, perciò non rispose. Non era affatto contento di vedere Caramell, le cui occasionali appariziOni, oltre a essere allarmanti in sé, significavano in genere l’annuncio di brutte notizie. Inoltre, Caramell era evidentemente preoccupato. Era più magro, più calvo e più grigio, e il suo volto sembrava stropicciato. Il Primo Ministro aveva già visto quei sintomi nei politici, e non promettevano mai bene.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Naturalmente aveva pensato che la lunga campagna e la tensione delle eleziOni lo avessero fatto impazzire. Sentirsi rivolgere la parola da un ritratto era stato spaventoso, anche se nulla in confronto a quando un sedicente mago era saltato fuori dal camino e gli aveva stretto la mano. Era rimasto senza parole per tutto il tempo in cui Caramell gli aveva spiegato cortesemente che esistono ancora streghe e maghi nascosti nel mondo, e l’aveva rassicurato che non avrebbe dovuto preoccuparsi per loro, visto che il Ministero della Magia si prendeva cura dell’intera comunità magica ed evitava che la popolazione non magica sospettasse della sua esistenza. Era un mestiere difficile, aveva detto Caramell, che comprendeva tutto, dalle regole sull’uso responsabile delle scope volanti al mOnitoraggio della popolazione dei draghi (qui il Primo Ministro ricordava di essersi aggrappato alla scrivania per non cadere). Poi Caramell aveva dato una pacca paterna sulla spalla del Primo Ministro ancora sotto shock.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Ma si erano rivisti. Meno di un anno dopo, un Caramell dall’aria stressata era comparso nella Sala di Gabinetto per informare il Primo Ministro che c’era stata qualche seccatura alla Coppa del Mondo di Kwiddish (o qualcosa del genere) e che parecchi Babbani erano stati ‘coinvolti’, ma il Primo Ministro non doveva preoccuparsi, il fatto che il Marchio di Lui-Sapeva-Chi fosse stato visto di nuovo non significava nulla; Caramell era certo che si trattasse di un incidente isolato e l’Ufficio RelaziOni con i Babbani in quello stesso istante si stava occupando di tutte le necessarie modifiche alla memoria.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Qualunque cosa potessero dire la stampa e l’opposizione, il Primo Ministro non era uno sciocco. Non gli era sfuggito che, nonostante le rassicuraziOni di Caramell al loro primo incontro, ormai si vedevano parecchio, né che Caramell era ogni volta più agitato. Per quanto poco gli piacesse pensare al Ministro della Magia (o, come lo definiva sempre tra sé, l’Altro Ministro), non poteva fare a meno di temere che alla sua prossima apparizione Caramell avrebbe portato notizie ancora più gravi. Perciò la vista di Caramell che usciva di nuovo dal fuoco, scarmigliato e inquieto e decisamente sorpreso che il Primo Ministro non sapesse perché era lì, fu più o meno la cosa peggiore di quella settimana già così tetra.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Come potrei sapere che cosa succede nella… ehm… nella comunità magica?» sbottò. «Ho un paese da governare e abbastanza preoccupaziOni senza…»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Abbiamo le stesse preoccupaziOni» lo interruppe Caramell. «Il ponte di Brockdale non si è deteriorato. L’uragano non era un vero uragano. Quegli omicidi non sono opera di Babbani. E la famiglia di Herbert Chorley sarebbe più al sicuro senza di lui. Stiamo predisponendo il suo trasferimento all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche. Dovrebbe avvenire questa notte».
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    Il Primo Ministro non seppe che cosa replicare, ma la costante abitudine di voler sembrare bene informato su qualunque argomento lo spinse a cercare di ricordare tutti i dettagli delle loro precedenti conversaziOni.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Black? Black?» ripeté Caramell distratto, rigirandosi velocemente la bombetta tra le dita. «Sirius Black, intende? Per la barba di Merlino, no. Black è morto. Si è scoperto che ci eravamo… ehm… sbagliati a proposito di Black. Era innocente, dopotutto. E non era nemmeno in combutta con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Voglio dire» aggiunse sulla difensiva, facendo frullare ancora più rapidamente la bombetta, «tutte le prove indicavano… avevamo più di cinquanta testimOni oculari… comunque, come dicevo, è morto. Assassinato, in verità. All’interno del Ministero della Magia. Ci sarà un’inchiesta, ecco…»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Mi scusi tanto!»abbaiò il Primo Ministro, praticamente pestando i piedi. «Alberi sradicati, tetti scoperchiati, lampiOni piegati, orribili ferite…»
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Credevo che i Dissennatori facessero la guardia ai prigiOnieri ad Azkaban» mormorò cautamente.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    «Mio caro Primo Ministro, non può onestamente credere che io sia ancora Ministro della Magia dopo tutto questo! Sono stato cacciato tre giorni fa! La comunità magica al completo ha chiesto le mie dimissiOni per quindici giorni di fila. Non li ho mai visti così concordi in tutto il mio mandato!» sbottò Caramell, con un eroico tentativo di sorridere.
L'altro ministro (Cap. 1 Harry Potter 6)

    La donna chiamata Narcissa arrivò alla sommità dell’argine, dove una fila di vecchie sbarre separava il fiume da una stretta stradina acciottolata. L’altra donna, Bella, la raggiunse all’istante. Rimasero fianco a fianco a guardare le file di fatiscenti case di mattOni oltre la strada, le finestre tetre e cieche nell’oscurità.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Bella seguì Narcissa, col mantello che le fluttuava alle spalle, e la vide sfrecciare in un vicolo per finire in una seconda via quasi identica. Alcuni lampiOni erano rotti; le due donne correvano tra macchie di luce e di buio profondo. Bella raggiunse Narcissa prima che girasse un altro angolo, e questa volta riuscì ad afferrarla per il braccio e a farla voltare.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Ma l’altra era corsa avanti. Strofinandosi la mano, Bella ricominciò a correre, tenendosi ora a distanza mentre si addentravano nel labirinto deserto di case di mattOni. Infine Narcissa imboccò una strada chiamata Spinner’s End, sulla quale la torreggiante ciminiera sembrava incombere come un gigantesco dito ammOnitore. I suoi passi echeggiarono sull’acciottolato davanti a finestre sprangate e rotte, finché giunse all’ultima casa, dove una luce tenue baluginava attraverso le tende di una stanza al piano terra.
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Le mie scuse» disse Piton. «Negli ultimi tempi ha preso l’abitudine di origliare alle porte. Non so che intenziOni abbia… Stavi dicendo, Narcissa?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «’Certe persone’?» ripeté Piton, sardOnico. «E che cosa dovrei dedurne, Bellatrix?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Narcissa, credo che dovremmo ascoltare ciò che Bellatrix arde dalla voglia di dire; ci eviterà noiose interruziOni. Su, continua, Bellatrix» la esortò. «Perché non ti fidi di me?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Per un centinaio di ragiOni!» rispose lei ad alta voce, avanzando da dietro il divano per sbattere il bicchiere sul tavolo. «Da dove comincio? Dov’eri quando il Signore Oscuro è caduto? Perché non l’hai mai cercato quando è sparito? Che cos’hai fatto in tutti questi anni che hai passato sotto le sottane di Silente? Perché hai impedito che il Signore Oscuro si procurasse la Pietra Filosofale? Perché non sei tornato subito quando è risorto? Dov’eri qualche settimana fa, quando abbiamo combattuto per impossessarci della profezia per il Signore Oscuro? E perché, Piton, Harry Potter è ancora vivo, quando l’hai alla tua mercé da cinque anni?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Non direi» rispose Piton, «anche se il Signore Oscuro è soddisfatto che io non abbia mai abbandonato il mio posto: avevo sedici anni di informaziOni su Silente da riferirgli quando è tornato, un dono ben più utile dei tuoi interminabili ricordi di quanto fosse sgradevole Azkaban…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Credo che tu voglia sapere anche» continuò a voce un po’ più alta, perché Bellatrix dava segno di volerlo interrompere, «come mai mi sono frapposto tra il Signore Oscuro e la Pietra Filosofale. La risposta è facile. Lui non sapeva se poteva fidarsi di me. Pensava, come te, che da fedele Mangiamorte fossi diventato il tirapiedi di Silente. Era in condiziOni pietose, molto debole, e condivideva il corpo di un mago mediocre. Non osò rivelarsi a un alleato del passato, se quell’alleato poteva consegnarlo a Silente o al Ministero. Rimpiango profondamente che non abbia avuto fiducia in me. Sarebbe tornato al potere tre anni prima. Invece io ho visto solo l’avido, inetto Raptor che tentava di rubare la Pietra e, lo ammetto, ho fatto tutto ciò che potevo per ostacolarlo».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Rifletti!» esclamò Piton, di nuovo impaziente. «Rifletti! Aspettando due ore, solo due ore, ho fatto in modo di poter restare a Hogwarts come spia! Da allora, lasciando credere a Silente che tornavo dalla parte del Signore Oscuro solo perché mi era stato ordinato, ho potuto passare informaziOni su Silente e sull’Ordine della Fenice! Pensaci, Bellatrix: il Marchio Nero si stava rafforzando da mesi, sapevo che lui stava per tornare, tutti i Mangiamorte lo sapevano! Ho avuto un sacco di tempo per pensare a cosa volevo fare, per progettare la mia mossa successiva, per fuggire come Karkaroff, no?
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Ma a che cosa sei servito?» domandò Bellatrix, come per canzonarlo. «Quali informaziOni utili abbiamo ottenuto da te?»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Le mie informaziOni sono state consegnate al Signore Oscuro» rispose Piton. «Se lui decide di non parlarne con te…»
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Io non sono il Custode Segreto, non posso pronunciare il nome di quel luogo. Sai come funziona l’incantesimo, immagino… Il Signore Oscuro è soddisfatto delle informaziOni che gli ho passato sull’Ordine. Come forse hai capito, hanno portato alla recente cattura e uccisione di Emmeline Vance, e di sicuro hanno contribuito a sbarazzarsi di Sirius Black, anche se ti rendo merito di averlo finito».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Naturalmente mi è stato subito chiaro che non possedeva alcun talento straordinario. È riuscito a cavarsela in un certo numero di situaziOni difficili grazie alla combinazione di pura fortuna e amici più brillanti di lui. È del tutto mediocre, pur se odioso e pieno di sé come suo padre. Ho fatto il possibile per farlo espellere da Hogwarts, luogo al quale credo che non appartenga affatto, ma ucciderlo, o lasciare che venisse ucciso sotto i miei occhi? Sarei stato uno sciocco a rischiare, con Silente a un passo».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    «Ho recitato bene la mia parte»rispose Piton. «E tu trascuri la più grande debolezza di Silente: deve credere il meglio delle persone. Gli ho raccontato una storia di profondissimo rimorso quando sono entrato a far parte del corpo insegnanti, fresco dei miei giorni di Mangiamorte, e lui mi ha accolto a braccia aperte, anche se, come dicevo, mi ha tenuto lontano dalle Arti Oscure per quanto ha potuto. Silente è stato un grandissimo mago… oh, sì, lo è stato» (perché Bellatrix aveva fatto un verso sarcastico), «anche il Signore Oscuro lo ammette. Sono felice di dire, tuttavia, che sta invecchiando. Il duello con il Signore Oscuro sostenuto il mese scorso lo ha scosso. Dopo di allora ha riportato una brutta ferita, perché le sue reaziOni sono più lente di un tempo. Ma in tutti questi anni non ha mai smesso di avere fiducia in Severus Piton, ed è qui che sta il mio grande valore per il Signore Oscuro».
Spinner's End (Cap. 2 Harry Potter 6)

    Gran parte della prima pagina era occupata da una grande foto in bianco e nero di un uomo con una criniera leOnina e il volto angosciato. La foto si muoveva: l’uomo agitava la mano verso il soffitto.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Per ovvie ragiOni, il Ministero non entrerà nel dettaglio del nuovo rigoroso piano di sicurezza» ha dichiarato il Ministro, anche se fonti a lui vicine hanno confermato che le misure comprendono magie e incantesimi difensivi, una complicata gamma di contromalediziOni e una piccola pattuglia di Auror assegnata esclusivamente alla protezione della Scuola di Hogwarts.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    7. SegnalaziOni non confermate suggeriscono che i Mangiamorte attualmente possano servirsi di Inferi (vedi pagina 10). Qualunque avvistamento di un Inferius, o incontro con lo stesso, deve essere riferito al Ministero IMMEDIATAMENTE.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Vernon Dursley non aprì bocca. Harry non dubitava che la parola gli sarebbe tornata, e presto — le pulsaziOni della vena sulla sua tempia stavano raggiungendo la soglia del pericolo — ma qualcosa in Silente sembrava avergli mozzato il fiato. Poteva essere il suo vistoso aspetto stregonesco; o forse poteva essere che, come perfino zio Vernon aveva percepito, lì c’era qualcuno con cui sarebbe stato molto difficile fare il prepotente.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Albus Silente» disse Silente, dato che zio Vernon non faceva le presentaziOni. «Ci siamo scritti, come ricorderà». Harry lo trovò un modo curioso di ricordare a zia Petunia che una volta le aveva mandato una Strillettera, ma zia Petunia non contestò la scelta di lessico. «E questo dev’essere vostro figlio Dudley».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Sì, certo, ma prima dobbiamo discutere di alcune questiOni» disse Silente. «E preferirei non farlo all’aperto. Dovremo abusare dell’ospitalità dei tuoi zii ancora un po’».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Potete continuare a usarla come Quartier Generale» disse Harry. «Non m’importa. Potete tenerla, non la voglio». Non voleva mai più rimettere piede al numero dodici di Grimmauld Place, se poteva evitarlo. Sarebbe stato ossessionato per sempre dal ricordo di Sirius che si aggirava da solo in quelle cupe stanze muffite, prigiOniero del luogo che aveva così disperatamente desiderato lasciare.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Be’, ovviamente anche noi preferiremmo che non andasse a lei» rispose Silente, tranquillo. «La situazione è carica di complicaziOni. Non sappiamo se gli incantesimi che noi stessi vi abbiamo imposto, per esempio, rendendola indisegnabile, avranno ancora valore, ora che la proprietà non appartiene più a Sirius. Bellatrix potrebbe presentarsi alla porta da un momento all’altro. Naturalmente abbiamo dovuto trasferirci finché le cose non saranno chiarite».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Agitò la bacchetta per la quinta volta. Si udì un forte crac e apparve un elfo domestico, con il naso a grugno, orecchie giganti da pipistrello ed enormi occhi iniettati di sangue, rannicchiato sulla folta moquette pelosa dei Dursley e coperto di stracci sudici. Zia Petunia emise uno strillo da far rizzare i capelli: niente di così sporco era entrato in casa sua a memoria d’uomo; Dudley sollevò dal pavimento i rosei piedOni nudi e rimase seduto tenendoli quasi sopra la testa, come se pensasse che la creatura potesse risalirgli su per i pantalOni del pigiama, e zio Vernon urlò: «Che diavolo è quello?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «Dubitavi che sarei venuto?» suggerì Silente, irOnico.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Voltarono un angolo, passarono davanti a una cabina telefOnica e a una pensilina dell’autobus. Harry guardò di nuovo Silente.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Perché sarebbe stato sgarbato quanto buttar giù a calci la porta» spiegò Silente. «La cortesia impone che offriamo ai colleghi maghi l’opportunità di negarci l’ingresso. In ogni caso, gran parte delle abitaziOni di maghi sono protette da incantesimi contro i Materializzatori indesiderati. A Hogwarts, per esempio…»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    La luce della bacchetta scintillava sulla pelata brillante, sugli occhi sporgenti, sugli enormi baffi argentei da tricheco e sui lustrissimi bottOni della giacca di velluto ruggine che indossava sopra un pigiama di seta lilla. La sua testa raggiungeva appena il mento di Silente.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Trasse un gran sospiro che gli fece svolazzare le punte dei baffOni.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Questo» disse Silente, avanzando per fare le presentaziOni, «è Harry Potter. Harry, questo è un mio vecchio amico e collega, Horace Lumacorno».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Be’, forse dovresti pensare anche tu alla pensione» ribatté schiettamente l’altro. I suoi pallidi occhi color uvaspina avevano scoperto la mano ferita di Silente. «Le tue reaziOni non sono più le stesse, vedo».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Allora, tutte queste precauziOni contro gli intrusi, Horace… sono per i Mangiamorte o per me?» chiese Silente.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Sembrava un colleziOnista avido che fosse stato sconfitto a un’asta. Chiaramente smarrito nei suoi ricordi, scrutò la parete di fronte, ondeggiando pigramente quel tanto da assicurare un calore diffuso al proprio sedere.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Non pensare che io abbia dei pregiudizi!» esclamò. «No, no, no! Non ho appena detto che tua madre è stata uno dei miei studenti preferiti in assoluto? E c’era Dirk Cresswell nell’anno dopo il suo — adesso è Direttore dell’Ufficio delle RelaziOni con i Folletti, naturalmente — un altro Babbano di nascita, uno studente molto dotato, che mi dà ancora ottime informaziOni su quello che succede alla Gringott!»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «E tutta questa gente sa dove trovarla per mandarle la roba?» domandò Harry, che non poté fare a meno di chiedersi come mai i Mangiamorte non avessero ancora rintracciato Lumacorno se cesti di dolci, biglietti per le partite e visitatori avidi dei suoi consigli e delle sue opiniOni riuscivano a trovarlo.
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «A Horace» proseguì Silente, sollevando Harry dalla responsabilità di dire una di queste cose, «piacciono gli agi. Gli piace anche la compagnia dei famosi, dei potenti e delle persone di successo. Gode della sensazione di avere influenza su queste persone. Non ha mai voluto occupare il trono di persona; preferisce star dietro le quinte, dove si sta più larghi, capisci. Aveva l’abitudine di scegliersi dei prediletti a Hogwarts, a volte per la loro ambizione o il loro cervello, a volte per il fascino o il talento, e aveva un’insolita abilità nello scegliere coloro che sarebbero diventati personalità di spicco nei vari campi. Horace formava una specie di club dei suoi prediletti con se stesso al centro, presentava l’uno all’altro, creava utili contatti tra i membri, e otteneva sempre qualche beneficio in cambio, che fosse una scatola del suo adorato ananas candito o la possibilità di raccomandare un giovane all’Ufficio delle RelaziOni con i Folletti».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Allora avrai visto che non ci sono state solo indiscreziOni ma vere e proprie fughe di notizie a proposito della tua avventura nella Sala delle Profezie».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    Harry tacque, ma Silente non pareva aver bisogno di una risposta. Riprese: «Quanto a un argomento diverso ma collegato, è mio desiderio che tu prenda leziOni private da me quest’anno».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Se prenderò leziOni da lei, non dovrò più studiare Occlumanzia con Piton, vero?»
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

    «Be’, vuol dire che d’ora in poi non vedrò molto il professor Piton» disse, «perché non mi permetterà di continuare a studiare PoziOni a meno che io non abbia preso ‘Eccezionale’ nel mio G.U.F.O., e so che non l’ho preso».
Horace Lumacorno (Cap. 4 Harry Potter 6)

   Harry e Silente si avvicinarono alla porta sul retro della Tana, che era circondata dal consueto caos di vecchi stivali di gomma e calderOni arrugginiti; Harry sentì un chiocciare di galline assonnate arrivare da un capanno lontano. Silente bussò tre volte e Harry vide un improvviso movimento dietro la finestra della cucina.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, sai, visto il panico per Tu-Sai-Chi, saltano fuori strane cose in vendita dappertutto, cose che dovrebbero proteggere da Tu-Sai-Chi e dai Mangiamorte. Puoi immaginare di che genere: sedicenti poziOni protettive che in realtà sono sugo di arrosto con un po’ di pus di Bubotubero, o fatture difensive che in realtà ti fanno cascare le orecchie… Be’, perlopiù i ciarlatani sono gente come Mundungus Fletcher, che non hanno mai lavorato onestamente un giorno della loro vita e approfittano del terrore che c’è in giro, ma ogni tanto vien fuori qualcosa di veramente pericoloso. L’altro giorno Arthur ha sequestrato una scatola di Spioscopi maledetti che quasi di sicuro sono stati messi lì da un Mangiamorte. Quindi capisci, è un lavoro molto importante, e io gli dico che è sciocco che senta la mancanza dei suoi traffici con le prese e i tostapane e tutta quanta quella spazzatura Babbana»concluse la signora Weasley con uno sguardo severo, come se fosse stato Harry a suggerire che fosse naturale avere nostalgia delle prese.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Grazie, Molly. È stata una nottataccia. C’è un idiota che vende Mutamedaglie. Mettile al collo e potrai modificare il tuo aspetto a piacere. Centomila travestimenti, per soli dieci galeOni
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    La stanza di Fred e George era al secondo piano. La signora Weasley puntò la bacchetta verso una lampada sul comodino, che si accese subito, inondando la stanza di un piacevole bagliore dorato. Anche se un grosso vaso di fiori era stato posato su una scrivania di fronte alla piccola finestra, il loro profumo non riusciva a coprire un odore stagnante che a Harry sembrò polvere da sparo. Un’ampia zona del pavimento era occupata da un gran numero di anOnimi scatolOni di cartone sigillati, tra i quali si trovava il baule di Harry. A quanto pareva la stanza veniva usata come deposito temporaneo.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Qualche secondo dopo, o almeno così gli parve, fu svegliato da una specie di cannonata e la porta si spalancò. Scattò a sedere; sentì un fruscio di tende aperte, poi l’accecante luce del sole lo investì. Riparandosi gli occhi con una mano, cercò invano a tastOni gli occhiali con l’altra.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    I suoi occhiOni azzurri si allargarono e guardò con aria di rimprovero la signora Weasley, che si giustificò: «Non abbiamo ancora avuto modo di dirglielo».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Oh» rispose Harry piattamente. Non poté fare a meno di notare che la signora Weasley, Hermione e Ginny evitavano con decisione di guardarsi. «Wow. Ehm… congratulaziOni
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Be’, non è molto! So perché è successo, naturalmente. È tutta questa incertezza per il ritorno di Voi-Sapete-Chi: la gente pensa di poter morire domani, allora affretta tutte le decisiOni anche quando ci vorrebbe più tempo. Era così anche l’ultima volta che è stato potente, fughe d’amore da tutte le parti…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry approfittò del temporaneo silenzio per mandar giù ancora un po’ di colazione. Hermione spiava dentro gli scatolOni di Fred e George, anche se ogni tanto guardava in tralice Harry. Ron, che stava divorando il pane tostato di Harry, continuava a fissare la porta con aria sognante.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «A dir poco» confermò Ron. «Si rotolano nei galeOni! Non vedo l’ora di andarci. Non siamo ancora stati in Diagon Alley: mamma vuole che ci sia anche papà, per ragiOni di sicurezza, e lui ha un sacco di lavoro al Ministero, ma sembra proprio un gran bel posto».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Quest’anno mi darà leziOni private» buttò lì Harry come se niente fosse.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Acci… leziOni private con Silente!» ripeté Ron, colpito. «Chissà perché…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    La sua voce si smorzò. Harry lo vide scambiarsi un’occhiata con Hermione. Posò coltello e forchetta; il cuore gli batteva piuttosto forte, considerando che non stava facendo altro che star seduto a letto. Silente gli aveva detto di farlo… perché non ora? Fissò lo sguardo sulla forchetta, scintillante al sole che gli pioveva in grembo, e disse: «Non so di preciso perché mi dia leziOni private, ma credo che sia per via della profezia».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Quando abbiamo sentito che Silente in persona veniva a prenderti, abbiamo pensato che ti avrebbe detto o mostrato qualcosa che c’entrava con la profezia» intervenne Ron accalorato. «E avevamo ragione, vero? Non ti darebbe leziOni se pensasse che sei spacciato, non perderebbe tempo… deve essere convinto che hai una possibilità!»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «È vero» fece eco Hermione. «Chissà che cosa ti insegnerà, Harry. Magia difensiva veramente avanzata, è probabile… contromalediziOni potenti… antifatture…»
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    «Non vuole andarsene» stava brontolando la signora Weasley preoccupata, in piedi davanti a Hermione, con la bacchetta in mano e una copia della Guida del Guaritore aperta alla voce ‘lividi, Tagli e AbrasiOni’. «Ha sempre funzionato, non riesco a capire».
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    PoziOni: O
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry lesse parecchie volte la pergamena, e il suo respiro si calmò a ogni lettura. Era tutto a posto: sapeva già che sarebbe stato bocciato in Divinazione, e non aveva alcuna possibilità di passare Storia della Magia, visto che era crollato a metà esame, ma in tutto il resto era stato promosso! Fece scorrere il dito lungo la lista dei voti… era andato bene in Trasfigurazione ed Erbologia, e aveva preso addirittura ‘Oltre Ogni Previsione’ in PoziOni! E soprattutto, aveva ‘Eccezionale’ in Difesa contro le Arti Oscure!
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Harry tornò a guardare i suoi risultati. Erano buOni, secondo le sue aspettative. Provò solo una piccolissima fitta di rimpianto… Era la fine della sua ambizione di diventare un Auror: non era riuscito a ottenere il voto richiesto in PoziOni. Sapeva da sempre che non ce l’avrebbe fatta, ma sentì lo stesso un buco nello stomaco riguardando quella piccola ‘O’ nera.
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

    Era strano, davvero, visto che era stato un Mangiamorte camuffato il primo a dire a Harry che sarebbe potuto diventare un buon Auror, ma in qualche modo l’idea si era impadrOnita di lui, e non riusciva proprio a pensare a un altro futuro. In più, gli era sembrato davvero il suo destino da quando aveva ascoltato la profezia un mese prima… Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive… Non sarebbe stato all’altezza della profezia, e non avrebbe offerto a se stesso la miglior probabilità di sopravvivere, se si fosse unito a quei maghi altamente specializzati il cui mestiere era trovare e uccidere Voldemort?
Un eccesso di flebo (Cap. 5 Harry Potter 6)

   Harry rimase entro i confini del giardino della Tana per le poche settimane che seguirono. Passò gran parte delle giornate a giocare a Quidditch due contro due nell’orto dei Weasley (lui e Hermione contro Ron e Ginny; Hermione era tremenda e Ginny brava, quindi erano ragionevolmente equilibrati) e le serate a mangiare triple porziOni di tutto ciò che la signora Weasley gli metteva davanti.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Ma nei giorni seguenti Ron fece attenzione a non scherzare sul tema di Voldemort. Il sabato arrivò senza altre esplosiOni da parte della signora Weasley, anche se a colazione era molto tesa. Bill, che sarebbe rimasto a casa assieme a Fleur (con grande gioia di Hermione e Ginny), passò a Harry un sacchetto pieno di soldi.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Tom annuì cupo e tornò ad asciugare i bicchieri; Harry, Hermione, Hagrid e i Weasley attraversarono la sala e uscirono nel gelido cortiletto sul retro, dove c’erano i bidOni dell’immondizia. Hagrid alzò l’ombrello rosa e batté su un certo mattone nel muro, che si aprì subito per far posto a un arco, che dava su una tortuosa via acciottolata. Oltrepassarono l’ingresso e si fermarono a osservare la scena.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Diagon Alley era cambiata. Le colorate, scintillanti vetrine stracolme di libri di magia, ingredienti di poziOni e paioli erano sparite, interamente coperte da grandi cartellOni del Ministero della Magia. La maggior parte dei cupi annunci erano ingrandimenti delle istruziOni del Ministero distribuite nel corso dell’estate, ma altri recavano foto in bianco e nero di pericolosi Mangiamorte ricercati. Bellatrix Lestrange sghignazzava dalla facciata della farmacia più vicina. Alcune vetrine erano sprangate, comprese quelle della gelateria di Florian Fortebraccio. D’altro canto, lungo la strada era sorto un certo numero di banchetti dall’aria squallida. Il più vicino, costruito subito fuori dal Ghirigoro sotto una sudicia tenda a righe, aveva un’insegna di cartone appesa davanti:
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Né Harry né Ron comprarono niente in farmacia, visto che non avrebbero più studiato PoziOni, ma entrambi acquistarono grosse confeziOni di noci per Edvige e Leotordo all’Emporio del Gufo. Poi, con la signora Weasley che controllava l’orologio ogni minuto, fecero un altro tratto di strada in cerca di Tiri Vispi Weasley, il negozio di scherzi di Fred e George.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Lui e Harry entrarono per primi. Era stipato di clienti; Harry non riusciva ad avvicinarsi agli scaffali. Si guardò intorno, osservando gli scatolOni accatastati fino al soffitto: erano le Merendine Marinare che i gemelli avevano perfezionato durante il loro ultimo, incompiuto anno a Hogwarts. Harry notò che il Torrone Sanguinolento era assai richiesto, dato che ne restava solo una confezione ammaccata sullo scaffale. C’erano bidOni pieni di bacchette trabocchetto, dalle più economiche (che si limitavano a trasformarsi in polli di gomma o mutande quando venivano agitate) alle più costose (che picchiavano l’incauto possessore sulla testa e sul collo), e scatole di piume nelle varietà Autoinchiostrante, Autocorreggente e Rispostapronta. Un varco si aprì tra la folla e Harry si spinse fino al banco, dove un gruppo di festanti bambini di dieci anni osservava un minuscolo omino di legno che saliva i gradini di una vera forca, il tutto sopra una scatola che recitava: ‘Impiccato Rimpiccabile — Se sbagli si impicca!’
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    Hermione era riuscita a insinuarsi fino a un grosso espositore vicino al banco e leggeva le informaziOni sul retro di una scatola con l’immagine coloratissima di un bel ragazzo e di una ragazza in estasi sul ponte di una nave pirata.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Gli fai fare il giro? Vieni nel retro, Harry, è qui che si fanno i soldi sul serio… Prova a sgraffignare qualcosa, tu, e non pagherai solo in galeOni!» aggiunse minaccioso, rivolto a un bambinetto che ritrasse rapido la mano dal tubo che diceva: ‘Marchi Neri Commestibili — Nausea Garantita!’
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    George scostò una tenda accanto ai trucchi Babbani e Harry vide una stanza più buia e meno affollata. Le confeziOni dei prodotti che stipavano gli scaffali erano meno vistose.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «… cioè, non sarebbero di grande aiuto contro le MalediziOni Senza Perdono, ma per stregonerie o malefici minori e medi…»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Fanno tre galeOni, nove falci e uno zellino» contò Fred, osservando le numerose scatole tra le braccia di Ron. «Sgancia».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ed è nostra la roba che ti stai portando via. Tre galeOni e nove falci. Ti faccio lo sconto dello zellino».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Ma io non ho tre galeOni e nove falci!»
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Se hai millecinquecento galeOni» rispose Sinister freddo.
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sedici galeOni».
La deviazione di Draco (Cap. 6 Harry Potter 6)

    «Sì, ti ho già detto che hai ragione, era sospetto, Harry» ripeté Hermione con una certa impazienza. Era seduta sul davanzale della camera di Fred e George con i piedi appoggiati su uno scatolone, e solo a malincuore aveva alzato lo sguardo dalla sua nuova copia di Traduzione Runica Avanzata. «Ma non abbiamo detto che potrebbero esserci un sacco di spiegaziOni
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    E in effetti quando entrò in cucina scoprì Fleur seduta al tavolo, lanciata nei progetti per il suo matrimOnio con Bill, mentre la signora Weasley, di malumore, teneva d’occhio un mucchio di patate autosbuccianti.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Quest’anno faremo ancora le nostre riuniOni dell’ES, Harry?» chiese Luna, staccando un paio di occhiali psichedelici dalla rivista.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Anch’io mi divertivo alle riuniOni» confermò Luna, serena. «Era come avere degli amici».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    L’infanzia di Neville era stata rovinata da Voldemort quanto la sua, ma Neville non aveva idea di quanto fosse arrivato vicino ad avere il destino di Harry. La profezia avrebbe potuto riferirsi all’uno o all’altro, eppure, per le sue personali, imperscrutabili ragiOni, Voldemort aveva scelto di credere che alludesse a Harry.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Non lo so» fece Harry, il che non era proprio vero, anche se non aveva ancora la prova che la sua intuizione fosse corretta. «Senti» disse, colto all’improvviso da un’idea geniale, «andiamoci col Mantello dell’Invisibilità, così possiamo dare una buona occhiata a Malfoy e capire che intenziOni ha».
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Harry, ragazzo mio!» esclamò Lumacorno, balzando in piedi appena lo vide. Il suo vasto ventre coperto di velluto parve riempire tutto lo spazio vuoto, e la pelata e i grandi baffOni argentei scintillavano al sole quanto i bottOni d’oro del panciotto. «Che piacere, che piacere! E tu devi essere il signor Paciock!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    «Comunque» proseguì Lumacorno, tornando a Harry, «tutte le voci di questa estate… Naturalmente non si sa a che cosa credere, è noto che Il Profeta riporta notizie inattendibili, commette errori… ma pare ci siano pochi dubbi, dato il numero di testimOni, sul fatto che c’è stato un bel caos al Ministero, e tu c’eri dentro fino al collo!»
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Tiger e Goyle stavano a bocca aperta come due docciOni. Pansy fissava Malfoy come se niente e nessuno le avesse mai ispirato tanta reverenza.
Il Lumaclub (Cap. 7 Harry Potter 6)

    Piton non parlò per qualche minuto. Harry sentiva l’odio emanare a ondate dal proprio corpo, ondate così potenti che sembrava impossibile che Piton non se ne sentisse avvolto; non solo Harry lo detestava dal loro primo incontro, ma per di più, con il suo atteggiamento verso Sirius, Piton si era posto per sempre e irrevocabilmente al di là di ogni possibile perdono. Harry aveva avuto tutto il tempo di riflettere durante l’estate: qualunque cosa dicesse Silente, era convinto che le insinuaziOni di Piton sul fatto che Sirius restasse nascosto, mentre il resto dell’Ordine della Fenice combatteva Voldemort, probabilmente erano state decisive nello spingere Sirius a correre al Ministero la notte della sua morte. Harry si aggrappava a questa idea perché gli dava modo di incolpare Piton, cosa che lo consolava, e poi perché sapeva che, se qualcuno al mondo non era per nulla dispiaciuto per la morte di Sirius, questi era l’uomo che ora camminava davanti a lui nel buio.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Hai visto Piton? Come mai?» chiese Ron tra avidi boccOni di dolce.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Si è parlato molto di questo argomento anche tra i fantasmi» lo interruppe Nick-Quasi-Senza-Testa, reclinando verso Harry il capo a malapena unito al corpo, tanto che oscillò pericolosamente sulla gorgiera. «Io sono considerato un’autorità su Potter; è ben noto che siamo in rapporti amichevoli. Ho assicurato alla comunità degli spiriti che non ti tormenterò per avere informaziOni, tuttavia. ‘Harry Potter sa che può confidarsi con me con la massima tranquillità’ ho detto loro. ‘Morirei piuttosto che tradire la sua fiducia’».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «BuOnissima serata a voi!» esordì il Preside con un gran sorriso, le braccia aperte come a comprendere tutta quanta la Sala.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Sembra morta» commentò Hermione con espressione nauseata. «Ma ci sono ferite che non si possono guarire… vecchie malediziOni… e ci sono veleni senza antidoto…»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Coloro che desiderano entrare a far parte delle squadre di Quidditch devono dare i loro nomi ai direttori delle Case, come al solito. Stiamo cercando anche nuovi crOnisti, che dovranno fare lo stesso.
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Siamo lieti di dare il benvenuto a un nuovo membro del corpo insegnante quest’anno. Il professor Lumacorno» e Lumacorno si alzò, la testa calva scintillante alla luce delle candele, il grosso ventre foderato dal panciotto che gettava un’ombra sulla tavola sotto di lui, «è un mio ex collega che ha accettato di riprendere il suo vecchio ruolo di insegnante di PoziOni».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «PoziOni
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «PoziOni
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «PoziOni?» fecero in coro Ron e Hermione, voltandosi per fissare Harry. «Ma avevi detto…»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Potrebbe tornare a insegnare PoziOni, alla fine dell’anno» suggerì Ron ragionevole. «Quel Lumacorno potrebbe non volersi fermare a lungo, Moody non l’ha fatto».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto siano pericolose le attuali circostanze, e quanta attenzione ciascuno di noi a Hogwarts debba prestare per garantire la nostra sicurezza. Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l’estate, siamo protetti con mezzi nuovi e potenti, ma dobbiamo mantenere alto il livello di guardia contro le eventuali negligenze di studenti o di personale della scuola. Vi raccomando dunque di attenervi a tutte le restriziOni che i vostri insegnanti potrebbero imporvi, per quanto fastidiose vi appaiano: in particolare, il divieto di trovarvi fuori dai vostri letti di notte. Vi supplico, se doveste notare qualcosa di strano o sospetto dentro o fuori il castello, di riferirlo subito a un insegnante. Confido che vi comporterete sempre con il massimo rispetto per la sicurezza vostra e di tutti gli altri».
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Ma ora i vostri letti vi attendono, caldi e comodi, e so che il vostro più grande desiderio è di essere ben riposati per le leziOni di domani. Vi auguro dunque la buonanotte. Hasta la vista!»
Il trionfo di Piton (Cap. 8 Harry Potter 6)

    «Be’, in fondo sì» affermò Ron, mandando giù un uovo fritto intero. «Siamo stati quelli che si sono impegnati di più alle sue leziOni perché ci piace Hagrid. Ma lui è convinto che ci piacesse la sua stupida materia. Credi che qualcuno vorrà prendere un M.A.G.O.?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Hermione ricevette subito il via libera per continuare con Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Erbologia, Aritmanzia, Antiche Rune e PoziOni, e filò via senza indugi alla lezione di Antiche Rune della prima ora. Neville impiegò un po’ più di tempo a sistemare le cose; la sua faccia tonda era preoccupata mentre la professoressa McGranitt studiava la sua domanda e poi consultava i risultati del G.U.F.O.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Mi dispiace, Paciock, ma non posso ammetterti alle mie leziOni di M.A.G.O. Vedo però che hai preso ‘Oltre Ogni Previsione’ in Incantesimi… Perché non provi a prendere un M.A.G.O. in Incantesimi?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Allora, Potter, Potter…» proseguì la McGranitt rivolta a Harry, consultando i propri appunti. «Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Erbologia, Trasfigurazione… tutto bene. Devo dire che mi ha fatto piacere il tuo voto in Trasfigurazione, Potter, molto piacere. Ora, perché non hai chiesto di continuare con PoziOni? Pensavo che volessi diventare un Auror…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ed era così quando il professor Piton insegnava la materia. Ma il professor Lumacorno è assolutamente felice di accettare allievi da M.A.G.O. che abbiano ottenuto ‘Oltre Ogni Previsione’ al G.U.F.O. Vuoi continuare con PoziOni
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Sono certa che il professor Lumacorno potrà prestarteli» lo tranquillizzò lei. «Molto bene, Potter, ecco il tuo orario. Oh, tra l’altro, venti giovani di belle speranze si sono già iscritti alle seleziOni per la squadra di Quidditch di Grifondoro. Ti passerò la lista a tempo debito e potrai fissare le prove a tuo piacimento».
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Lo immaginavo che te l’avrebbero dato, bravo!»gridò, indicando il distintivo da Capitano sul petto di Harry. «Fammi sapere quando fai le seleziOni
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Non fare così» lo ammonì lei. «Per quel che ne sai, là fuori ci può essere qualcuno molto più bravo di me. Si sono rovinate delle ottime squadre perché i Capitani continuavano a far giocare la solita gente, o portavano in squadra i loro amici…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Abbiamo una quantità di compiti di Rune» disse preoccupata quando Harry e Ron si unirono a lei. «Cinquanta centimetri di saggio, due traduziOni, e devo leggere questi per mercoledì!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Piton stava pensando alle disastrose leziOni di Occlumanzia dell’anno prima. Harry rifiutò di abbassare lo sguardo, ma scrutò torvo Piton finché fu questi a dover distogliere il proprio.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ha cercato di stregarmi, nel caso che non te ne sia accorta!» esclamò Harry, irritato. «Ne ho avuto abbastanza durante quelle leziOni di Occlumanzia! Perché non usa un’altra cavia, una volta tanto? E a che gioco gioca Silente, a lasciargli insegnare Difesa? Ma l’avete sentito quando parlava delle Arti Oscure? Le adora! Tutta quella roba sull’indeterminato e indistruttibile…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Per te» ansimò. «Senti, ho saputo che sei il nuovo Capitano. Quand’è che fai le seleziOni
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Vorrei cominciare le nostre leziOni private questo sabato. Ti prego di venire nel mio ufficio alle otto di sera. Spero che ti stia godendo il primo giorno di scuola.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Lui, Ron e Hermione passarono tutto l’intervallo a lambiccarsi su cosa avrebbe insegnato Silente a Harry. Ron pensava che molto probabilmente sarebbero stati incanti e fatture spettacolari, cose che i Mangiamorte non potevano conoscere. Hermione ribatté che erano illegali, e riteneva assai più probabile che Silente volesse insegnare a Harry la magia difensiva avanzata. Dopo l’intervallo, andò ad Aritmanzia mentre Harry e Ron tornavano nella sala comune, dove attaccarono di malavoglia i compiti di Piton. I quali si rivelarono così complicati che non avevano ancora finito quando Hermione li raggiunse per l’ora buca dopo pranzo (anche se lei accelerò di parecchio il processo). Avevano appena concluso quando suonò la campana per la doppia ora pomeridiana di PoziOni e i tre intrapresero la familiare discesa verso la segreta che tanto a lungo era stata di Piton.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Prima che potessero rispondere qualcosa più di ‘bene’, la porta della segreta si aprì e il pancione di Lumacorno sbucò fuori dall’aula. Il professore li guardò entrare uno a uno, i vasti baffOni da tricheco curvi sopra la bocca sorridente, e salutò Harry e Zabini con particolare entusiasmo.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    La segreta era, cosa alquanto insolita, già piena di fumi e strani odori. Ron e Hermione annusarono interessati passando accanto ai grandi calderOni ribollenti. I quattro Serpeverde si raggrupparono attorno a un tavolo, come i quattro Corvonero. Così Harry, Ron e Hermione divisero il tavolo con Ernie. Scelsero quello più vicino a un calderone dorato che esalava uno degli aromi più seducenti che Harry avesse mai inspirato: gli ricordava al tempo stesso la torta di melassa, l’odore di legno di un manico di scopa e quello dei fiori che poteva aver annusato alla Tana. A un tratto si accorse che il suo respiro era diventato lento e profondo, e che i vapori della pozione sembravano saziarlo come una bibita. Un’enorme contentezza lo pervase; fece un gran sorriso a Ron, che gli sorrise pigramente di rimando.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Bene, bene, bene…» cominciò Lumacorno. La sua sagoma enorme tremava attraverso i densi vapori vibranti. «Fuori le bilance, tutti quanti, e gli ingredienti, e non dimenticate la vostra copia di PoziOni Avanzate…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Lumacorno avanzò fino a un’angoliera e dopo aver frugato un po’ ne emerse con due copie molto fruste di PoziOni Avanzate di Libatius Borragine, che consegnò a Harry e Ron insieme a due bilance annerite.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «E adesso» proseguì, tornando davanti alla classe e gonfiando il petto già sporgente, tanto che i bottOni del panciotto minacciarono di saltar via, «ho preparato un po’ di poziOni da farvi vedere, così per curiosità. È un esempio di ciò che dovreste saper fare dopo aver completato il vostro M.A.G.O. Forse ne avete sentito parlare, anche se non le avete mai preparate. Qualcuno sa dirmi che cos’è questo?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Perché se presa in eccesso provoca stordimento, irrequietezza e un pericoloso eccesso di fiducia in se stessi» rispose Lumacorno. «Il troppo stroppia, sapete… in grandi quantità è altamente tossica. Ma presa con parsimOnia, e molto di rado…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Calò un silenzio in cui ogni bolla e gorgoglio delle poziOni nei paioli parve amplificato di dieci volte.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ora, devo avvertirvi che la Felix Felicis è una sostanza messa al bando nelle competiziOni ufficiali… negli eventi sportivi, per esempio, negli esami e alle eleziOni. Quindi il vincitore dovrà usarla solo in un giorno qualunque… e stare a vedere come quel giorno qualunque diventa straordinario! Allora» proseguì, improvvisamente vivace, «come farete a vincere il mio favoloso premio? Be’, andando a pagina dieci di PoziOni Avanzate. Abbiamo ancora poco più di un’ora, nella quale dovrete mettere insieme un dignitoso tentativo di Distillato della Morte Vivente. So che è più complicata di qualunque cosa abbiate fatto prima, e non mi aspetto un risultato perfetto da nessuno. Chi farà meglio, tuttavia, vincerà questa piccola Felix. Forza!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Con sua grande irritazione notò che il proprietario precedente aveva scarabocchiato tutte le pagine, tanto che i margini erano neri come le parti stampate. Dopo essersi chinato più in basso per decifrare gli ingredienti (anche lì c’erano annotaziOni e parole cancellate), Harry corse verso l’armadio delle scorte a prendere l’occorrente. Mentre tornava velocissimo al calderone, vide Malfoy tagliuzzare radici di valeriana più rapidamente che poteva.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Tutti spiavano quello che facevano gli altri, un vantaggio e uno svantaggio di PoziOni: era difficile tenere segreto il proprio lavoro. Entro dieci minuti, la stanza era piena di vapore bluastro. Hermione, naturalmente, sembrava più avanti di tutti gli altri. La sua pozione somigliava già al ‘liquido omogeneo color ribes nero’ menzionato come l’ideale stadio intermedio.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Finito di tritare le sue radici, Harry si chinò di nuovo sul libro. Era davvero seccante dover decifrare le istruziOni sotto tutti gli stupidi scarabocchi del proprietario precedente, che per qualche ragione aveva messo in discussione l’ordine di tagliare il Fagiolo Sopoforoso e aveva trascritto un’istruzione alternativa: Schiacciare con il piatto di un pugnale d’argento: il succo scaturisce in modo migliore.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    La sua irritazione per il proprietario precedente svanì di botto. Harry guardò la riga di istruziOni successiva. Secondo il libro, si doveva mescolare in senso antiorario finché la pozione non fosse diventata limpida come acqua. Secondo la nota scritta a mano, tuttavia, si doveva alternare un giro in senso orario ogni sette in senso antiorario. Possibile che avesse ragione due volte?
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Dall’altra parte del tavolo, Ron imprecava sottovoce; la sua pozione sembrava liquirizia liquida. Harry si guardò attorno. A quanto riusciva a vedere, nessuna delle altre poziOni era diventata chiara come la sua. Si sentì euforico, cosa che non gli era mai successa prima in quella segreta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Il professore avanzò lentamente fra i tavoli, spiando nei calderOni. Non fece commenti, ma ogni tanto dava una mescolata o un’annusata. Infine raggiunse il tavolo dove erano seduti Harry, Ron, Hermione ed Ernie. Rivolse un sorriso contrito alla sostanza simile a pece nel calderone di Ron. Oltrepassò il liquido blu scuro di Ernie. Al decotto di Hermione rivolse un cenno compiaciuto. Poi vide la pozione di Harry, e una gioia incredula gli illuminò il volto.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Il palese vincitore!» gridò a tutta quanta la segreta. «Ottimo, ottimo, Harry! Santo cielo, è chiaro che hai ereditato il talento di tua madre Lily, era un fenomeno in PoziOni! Ecco, allora, ecco… una bottiglietta di Felix Felicis, come promesso, e fanne buon uso!»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Harry fece scivolare la minuscola bottiglia di liquido dorato nella tasca interna, con uno strano miscuglio di gioia per le espressiOni furiose dei Serpeverde e di senso di colpa per il cipiglio deluso di Hermione. Ron era semplicemente sbalordito.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ha solo seguito istruziOni diverse dalle nostre» disse Ron. «Avrebbe potuto essere una catastrofe. Invece ha corso un rischio e ha funzionato». Trasse un sospiro. «Lumacorno poteva darlo a me, quel libro, e invece no, io ho preso quello su cui nessuno ha scritto niente. Semmai ci ha vomitato, a giudicare dall’aspetto di pagina cinquantadue, ma…»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ginny ha ragione» disse Hermione, inalberandosi subito. «Dobbiamo controllare che non ci sia niente di sospetto. Voglio dire, tutte queste bizzarre istruziOni, chi lo sa?»
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    «Ehi!» fece Harry indignato, mentre lei gli sfilava dalla borsa la sua copia di PoziOni Avanzate e alzava la bacchetta.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

    Nessun altro stava guardando. Harry si chinò a raccoglierlo, e notò qualcosa scarabocchiato lungo la base della quarta di copertina, nella stessa minuscola grafìa rattrappita delle istruziOni che gli avevano meritato la bottiglia di Felix Felicis, ora nascosta al sicuro dentro un paio di calzini nel suo baule, di sopra.
Il Principe Mezzosangue (Cap. 9 Harry Potter 6)

   Per tutte le altre ore di PoziOni della settimana, Harry continuò a seguire i consigli del Principe Mezzosangue ogni volta che discordavano da quelle di Libatius Borragine, col risultato che entro la quarta lezione Lumacorno si sperticava in lodi sulle sue capacità, dicendo che di rado aveva avuto un allievo così talentoso. Né Ron né Hermione ne erano contenti. Anche se Harry si era offerto di condividere il libro con entrambi, Ron faceva più fatica di Harry a decifrare la grafia, e non poteva continuare a chiedergli di leggere ad alta voce, o sarebbe sembrato sospetto. Hermione, intanto, si intestardiva a seguire quelle che definiva le istruziOni ‘ufficiali’, ma era sempre più di malumore via via che le davano risultati più scarsi di quelle del Principe.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Harry si chiedeva chi fosse stato il Principe Mezzosangue. Anche se la quantità di compiti gli impediva di leggere da cima a fondo la sua copia di PoziOni Avanzate,l’aveva sfogliata abbastanza da vedere che quasi non c’era pagina sulla quale il Principe non avesse fatto annotaziOni aggiuntive, e non tutte riguardavano le poziOni. Qua e là c’erano indicaziOni per incantesimi che, a quanto pareva, il Principe aveva inventato da solo.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Allora, Harry» esordì il Preside in tono pratico. «Sono sicuro che ti sei chiesto che cosa ho in serbo per te durante queste… per così dire… leziOni».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Be’, ora che sai che cosa ha spinto Lord Voldemort a cercare di ucciderti quindici anni fa, è giunto il momento che ti siano fornite certe informaziOni».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Ha moltissimo a che fare con la profezia» rispose Silente con noncuranza, come se Harry gli avesse chiesto le previsiOni del tempo per l’indomani, «e ovviamente spero che ti aiuterà a sopravvivere».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Lavorava all’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia» disse Silente. «Morì un po’ di tempo fa, ma non prima che lo rintracciassi e lo convincessi ad affidare a me questi ricordi. Stiamo per accompagnarlo in una visita che fece per ragiOni di servizio. Se vuoi alzarti, Harry…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    L’uomo davanti a loro aveva folti capelli così impastati di sporco che non se ne capiva più il colore. Gli mancavano parecchi denti. Aveva occhi piccoli e scuri, che fissavano in direziOni opposte. Avrebbe potuto sembrare comico, e invece no: l’effetto era spaventoso, e Harry non poté biasimare Ogden, che arretrò di diversi passi prima di parlare.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Un vecchio era corso fuori dalla casa, sbattendo la porta così forte che il serpente morto dondolò. L’uomo era più basso del primo, e aveva strane proporziOni: le sue spalle erano molto larghe e le braccia troppo lunghe, la qual cosa, unita agli occhi marrone chiaro, ai corti capelli ìspidi e al volto rugoso, gli dava l’aspetto di una vecchia, robusta scimmia. Si fermò davanti all’uomo col pugnale, che ridacchiava alla vista di Ogden a terra.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Questa volta Harry riconobbe il Serpentese; capiva le parole e avvertiva anche lo strano sibilo che sentiva Ogden. Orfin fu lì lì per disobbedire, ma quando suo padre gli scoccò uno sguardo minaccioso cambiò idea, si avviò pesantemente verso la casa con una strana andatura barcollante e si sbatté la porta alle spalle, così che il serpente oscillò di nuovo, malincOnico.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Si udì un rumore strascicato nell’angolo vicino alla finestra aperta e Harry si accorse che c’era qualcun altro nella stanza, una ragazza dal lacero abito grigio, dello stesso colore del sudicio muro di pietra dietro di lei. Era in piedi davanti a una pentola fumante su un fornello nero coperto di sporcizia, e trafficava con le squallide pignatte e padelle su uno scaffale sopra di lei. Aveva i capelli flosci e sbiaditi e una faccia brutta, pallida, dall’ossatura grossa. I suoi occhi, come quelli del fratello, guardavano in direziOni diverse. Sembrava un po’ più pulita dei due uomini, ma Harry non aveva mai visto una persona dall’aria così sconfitta.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Allora!» esclamò Gaunt trionfante, come se avesse appena dimostrato un complicato argomento ormai indiscutibile. «Non osare parlarci come se fossimo polvere sulle tue scarpe! GeneraziOni di Purosangue, tutti maghi… è più di quanto tu possa dire di te, non ne dubito!»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Questa discussione non ci porta da nessuna parte» ribadì Ogden deciso. «È chiaro dall’atteggiamento di suo figlio che non prova alcun rimorso per le proprie aziOni». Guardò di nuovo la pergamena. «Orfin si presenterà a un’udienza il quattordici settembre per rispondere all’accusa di aver usato la magia davanti a un Babbano e di aver provocato dolore e disagio allo stesso Babba…»
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Ogden si interruppe. Un tmtinnio e un rumore di zoccoli di cavalli e alte voci ridenti entrarono dalla finestra aperta. A quel che pareva il viottolo tortuoso che scendeva al villaggio passava molto vicino alla macchia che circondava la casa. Gaunt rimase immobile, in ascolto, gli occhi spalancati. Orfin sibilò e rivolse il viso ai suOni con aria avida. Merope alzò la testa. La sua faccia, notò Harry, era di un biancore assoluto.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    Sia Harry che Ogden urlarono ‘No!’ all’unisono; Ogden alzò la bacchetta e gridò: «Relascio!»Gaunt fu scagliato all’indietro, lontano dalla figlia; volò oltre una sedia e cadde sulla schiena. Con un ruggito di rabbia, Orfin balzò su dalla poltrona e corse verso Ogden, brandendo il pugnale insanguinato e sparando indiscriminatamente malediziOni con la bacchetta.
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Oh, è sopravvissuta» rispose Silente, riprendendo posto dietro la scrivania e facendo cenno a Harry di sedersi. «Ogden si Materializzò di nuovo al Ministero e tornò con i rinforzi quindici minuti dopo. Orfin e suo padre cercarono di dare battaglia, ma furono sopraffatti entrambi, portati via e in seguito condannati dal Wizengamot. Orfin, che aveva già precedenti per aggressiOni contro Babbani, fu condannato a tre anni ad Azkaban. Orvoloson, che aveva ferito parecchi dipendenti del Ministero oltre a Ogden, ebbe sei mesi».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Il nonno di Voldemort, sì» completò Silente. «Orvoloson, suo figlio Orfin e sua figlia Merope erano gli ultimi dei Gaunt, una famiglia magica molto antica nota per una vena di squilibrio e violenza che fiorì attraverso le generaziOni a causa della loro abitudine di sposarsi tra cugini. La mancanza di buonsenso unita a una smisurata tendenza allo sperpero fecero sì che il denaro di famiglia fosse dilapidato parecchie generaziOni prima della nascita di Orvoloson. Lui, come hai visto, finì nello squallore e nella miseria, con un carattere pessimo, una straordinaria dose di arroganza e orgoglio, e un paio di cimeli di famiglia che aveva cari quanto suo figlio, e parecchio più di sua figlia».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

    «Sì, ma solo un anno dopo il matrimOnio. Tom Riddle la lasciò quando lei era ancora incinta».
La casa di Gaunt (Cap. 10 Harry Potter 6)

   Come Hermione aveva previsto, le ore libere del sesto anno non si rivelarono le liete pause sperate da Ron, ma momenti in cui tentare di stare alla pari con l’enorme montagna di compiti assegnati. Non solo studiavano come se avessero gli esami tutti i giorni, ma le leziOni stesse erano diventate più ardue che mai. Harry capiva a stento la metà di ciò che spiegava la professoressa McGranitt, e perfino Hermione aveva dovuto chiederle un paio di volte di ripetere le istruziOni. Cosa incredibile, e sempre più irritante per Hermione, la materia in cui Harry eccelleva era improvvisamente diventata PoziOni, grazie al Principe Mezzosangue.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Una conseguenza dell’enorme carico di lavoro e delle ore frenetiche passate a studiare gli incantesimi non verbali fu che Harry, Ron e Hermione non erano ancora riusciti ad andare a trovare Hagrid. Lui non partecipava più ai pasti al tavolo degli insegnanti, un segnale funesto, e nelle poche occasiOni in cui l’avevano incrociato nei corridoi o nei prati aveva misteriosamente mancato di notarli o di ricambiare i loro saluti.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Ci andremo dopo il Quidditch» le assicurò Harry. Hagrid mancava pure a lui, anche se, come Ron, era convinto di star meglio senza Grop. «Ma le seleziOni potrebbero durare tutta la mattina, vista la gente che si è messa in lista». Si sentiva un po’ nervoso all’idea di affrontare la prima prova della sua carriera di Capitano. «Non so perché la squadra all’improvviso è così popolare».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    I gufi postali planarono attraverso le finestre punteggiate dalla pioggia, spruzzando tutti di goccioline. Un sacco di ragazzi ricevevano più posta del solito; i genitori, preoccupati, volevano avere notizie dei figli e rassicurarli a loro volta che a casa andava tutto bene. Harry non riceveva posta dall’inizio della scuola: l’unico che gli scriveva con una certa regolarità era morto e Harry, anche se aveva sperato che Lupin gli mandasse una lettera ogni tanto, finora era rimasto deluso. Fu molto sorpreso dunque di vedere la candida Edvige volteggiare tra tutti i gufi marrOni e grigi. Atterrò davanti a lui con un grosso pacco quadrato. Un attimo dopo arrivò un pacco identico per Ron, schiacciando il suo minuscolo, sfinito portatore, Leotordo.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Ah!»fece Harry. Aprì il pacco e scoprì una copia nuova di PoziOni Avanzate,arrivata fresca dal Ghirigoro.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Prese dalla borsa il vecchio PoziOni Avanzate e batté sulla copertina con la bacchetta, borbottando: «Diffindo!»La copertina cadde. Fece lo stesso con il libro nuovo di zecca (Hermione era scandalizzata). Poi scambiò le copertine, le picchiettò entrambe e ordinò: «Reparo!»
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Restituirò a Lumacorno quella nuova. Non può lamentarsi, è costata nove galeOni».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Non hai partecipato alle seleziOni l’anno scorso, vero?» chiese Harry, osservando la stazza di McLaggen e pensando che probabilmente avrebbe bloccato tutti e tre gli anelli della porta senza nemmeno muoversi.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Questa volta era davvero Hermione quella che correva verso di loro dalle tribune; Harry vide Lavanda allontanarsi immusOnita dal campo a braccetto con Calì. Ron sembrava estremamente soddisfatto di sé e perfino più alto del solito; rivolgeva grandi sorrisi alla squadra e a Hermione.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Hermione batté Hagrid sulla spalla, senza trovare nulla da dire. Harry la capiva. Aveva visto Hagrid regalare un orsacchiotto a un feroce cucciolo di drago, canticchiare canzoncine a scorpiOni giganti armati di ventose e pungigliOni, tentare di ragionare con quel bruto gigantesco del suo fratellastro, ma quella era forse la più incomprensibile di tutte le sue fantasie mostruose: il gigantesco ragno, Aragog, che abitava nel fitto della Foresta Proibita e al quale lui e Ron erano sfuggiti per un soffio quattro anni prima.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    Al che tutti e tre dichiararono categoricamente e in piena falsità che la professoressa Caporal, che aveva sostituito Hagrid per alcune leziOni, era un’insegnante tremenda. Al tramonto, quando li salutò sulla soglia, Hagrid era piuttosto allegro.
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «Harry, Harry, proprio te speravo di incontrare!» tuonò gioviale, torcendo le punte dei baffOni da tricheco e spingendo in fuori il pancione. «Mi auguravo di intercettarti prima di cena! Che ne dici di uno spuntino nelle mie stanze stasera? Facciamo una festicciola, solo un po’ di stelle nascenti. Vengono McLaggen, Zabini, l’affascinante Melinda Bobbin — non so se la conosci, la sua famiglia possiede una grossa catena di farmacie — e naturalmente spero tanto che anche la signorina Granger mi onorerà della sua presenza».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

    «No… dal professor Piton» rispose Demelza. Il cuore di Harry sprofondò. «Dice che devi andare nel suo ufficio alle otto e mezzo per la punizione… ehm… non importa quanti inviti mondani tu possa aver ricevuto. E voleva che sapessi che dovrai separare i Vermicoli marci da quelli buOni da usare a PoziOni, e… e dice che non c’è bisogno che porti i guanti protettivi».
Una mano da Hermione (Cap. 11 Harry Potter 6)

   Dov’era Silente, e che cosa faceva? Harry vide il Preside solo due volte nelle settimane seguenti. Compariva di rado ai pasti, e sembrava che Hermione avesse ragione a pensare che Silente si assentasse dalla scuola per alcuni giorni di fila. Si era forse dimenticato delle leziOni con Harry? Aveva detto che le leziOni avevano a che fare con la profezia; Harry si era sentito sostenuto, confortato, e ora si sentiva un po’ abbandonato.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    A metà ottobre ci fu la prima gita del quadrimestre a Hogsmeade. Harry fu lieto di scoprire che, nonostante le misure di sicurezza sempre più rigide, quelle escursiOni fossero ancora permesse: era piacevole uscire dai confini del castello per qualche ora.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    La mattina della gita, che si annunciava tempestosa, si svegliò presto e aspettò l’ora della colazione leggendo PoziOni Avanzate. Di solito non leggeva libri di scuola a letto; come diceva giustamente Ron, quello era un comportamento vergognoso per chiunque tranne per Hermione, che era solo un po’ balenga. Tuttavia Harry aveva la sensazione che il volume appartenuto al Principe Mezzosangue non si potesse proprio definire un libro di testo. Più tempo passava sul libro, più comprendeva che non vi erano contenuti solo i suggerimenti e gli espedienti che gli stavano valendo una brillante reputazione con Lumacorno, ma anche fatture e piccoli incanti ingegnosi scarabocchiati ai margini e, a giudicare dalle cancellature e dalle revisiOni, inventati dal Principe stesso.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Harry girò il libro per esaminare più da vicino le istruziOni di un incantesimo che sembrava aver messo il Principe a dura prova. Cerano molte cancellature e modifiche, ma infine, rannicchiata in un angolo della pagina, ecco la scritta:
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Un lampo di luce, e la stanza si riempì di voci: l’urlo di Ron aveva svegliato tutti. In preda al panico, Harry gettò via PoziOni Avanzate; Ron era appeso a mezz’aria a testa in giù, come se un gancio invisibile l’avesse issato per la caviglia.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Cercò a tentOni il libro e lo sfogliò, atterrito, per trovare la pagina giusta. Quando infine la riconobbe, decifrò una parola minuscola sotto la formula e, pregando che fosse la controfattura, pensò Liberacorpus! con tutte le sue forze.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Hermione, serissima e gelida, si rivolse a Harry: «Per caso era un’altra formula del tuo libro di poziOni?» chiese.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Salti sempre alle conclusiOni peggiori, vero?»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Era diverso» asserì con vigore. «Loro ne abusavano. Harry e suo padre sì sono solo fatti due risate. A te non piace il Principe, Hermione» aggiunse, puntandole contro una salsiccia, «perché è più bravo di te in PoziOni…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Sarebbero lieti di accettarmi nel club, come no» ribatté Harry sarcastico. «Saremmo amicOni, se non continuassero a cercare di uccidermi».
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Si rimboccarono di nuovo le sciarpe sulle facce e uscirono dal negozio di dolci. Il vento era tagliente come un coltello affilato dopo il calore zuccherino di Mielandia. La strada non era molto affollata; nessuno si fermava a chiacchierare, tutti correvano verso le loro destinaziOni. Facevano eccezione due individui un po’ più avanti, fuori dai Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro; attraverso le lenti coperte di pioggia Harry riconobbe il barista che lavorava nell’altro pub di Hogsmeade, la Testa di Porco. Quando i ragazzi si avvicinarono, il barista avvolse più stretto il mantello attorno al collo e se ne andò lasciando l’uomo più basso ad armeggiare con qualcosa che teneva in braccio. Erano a pochi metri da lui quando Harry lo riconobbe.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Ssst!» intimò Hermione angosciata, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno ascoltasse; c’erano un paio di stregOni che fissavano Harry con enorme interesse, e Zabini stava appoggiato a una colonna lì vicino. «Harry, anch’io sarei arrabbiata, lo so che sta rubando le tue cose…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Esitando e interrompendosi spesso nel tentativo di controllare il pianto, Leanne raccontò alla professoressa McGranitt che Katie era andata in bagno ai Tre Manici di Scopa ed era tornata con quel pacchetto anOnimo. Era sembrata un po’ strana, e poi avevano litigato sul fatto di accettare o no oggetti ignoti, e la discussione era culminata nella zuffa per il pacchetto, che si era strappato e si era aperto. A quel punto, Leanne fu così sopraffatta che non ci fu verso di cavarle altro.
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    «Be’, sei stata così prevedibile che ha capito le tue intenziOni in cinque secondi, è chiaro che non te l’avrebbe detto… Comunque Malfoy avrebbe potuto mandare qualcuno a prenderla, da allora…»
Argento e Opali (Cap. 12 Harry Potter 6)

    Il ragazzo era un po’ seccato: se le loro leziOni erano tanto importanti, perché tra la prima e la seconda c’era stato un intervallo così lungo? Però non aggiunse altro su Draco Malfoy, ma guardò Silente versare i ricordi freschi nel Pensatoio e far roteare ancora una volta il bacile di pietra.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Sì, ne siamo entrati in possesso in circostanze curiose. Ci fu portata da una giovane strega appena prima di Natale, oh, ormai sono passati tanti anni. Disse che aveva un disperato bisogno di denaro, be’, era evidente. Era coperta di stracci e parecchio avanti con… aspettava un bambino, insomma. Disse che il medaglione era appartenuto a Serpeverde. Be’, sentiamo di continuo storie del genere — ‘Oh, questa era di Merlino, sul serio, la sua teiera prefenta’ — ma, quando lo guardai, vidi che portava veramente il suo blasone, e bastarono pochi semplici incantesimi a rivelarmi la verità. Naturalmente questo lo rendeva senza prezzo. Lei non sembrava avere la minima idea di quanto valesse. Fu felice di prendere dieci galeOni. L’affare migliore che abbiamo mai fatto!»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Solo dieci galeOni?» ripeté Harry, indignato.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Il cOniglio di Billy Stubbs… Be’, Tom ha detto che non è stato lui e io non vedo come avrebbe potuto, ma comunque non si è impiccato da solo alle travi, no?»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Lei lo guidò su per le scale di pietra, impartendo allo stesso tempo ordini e raccomandaziOni a inservienti e bambini. Harry vide che gli orfani indossavano tutti la stessa tunica grigiastra. Sembravano nel complesso ben curati, ma non si poteva negare che fosse un posto triste in cui crescere.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Harry era sicuro che Silente avrebbe rifiutato, che avrebbe detto a Riddle che ci sarebbe stato un sacco di tempo per le dimostraziOni pratiche a Hogwarts, che al momento si trovavano in un edificio pieno di Babbani, e quindi dovevano essere cauti. E invece, con sua enorme sorpresa, Silente estrasse la bacchetta da una tasca interna della giacca, la puntò verso lo squallido armadio nell’angolo e l’agitò appena, con noncuranza.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    Riddle tolse il coperchio e rovesciò il contenuto sul letto, senza guardarlo. Harry, che si era aspettato qualcosa di molto più interessante, vide un mucchio di piccoli oggetti banali: tra gli altri uno yo-yo, un ditale d’argento e un’armOnica a bocca tutta arrugginita. Una volta liberati dalla scatola, cessarono di tremare e rimasero immobili sulla coperta sottile.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «I suoi poteri, come hai sentito, erano sorprendentemente sviluppati per un mago così giovane e — ciò che è più interessante e sinistro — aveva già scoperto di poterli in qualche modo controllare e cominciato a usarli con consapevolezza. Come hai visto, non erano gli esperimenti a casaccio tipici dei giovani maghi: usava la magia contro altre persone, per spaventare, per punire, per manipolare. Le storie del cOniglio impiccato e dei bambini attirati in una caverna erano assai eloquenti… So ferirli, se voglio…»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Esatto; una rara capacità, presumibilmente connessa con le Arti Oscure, anche se, come sappiamo, vi sono RettilofOni anche tra i buOni e i grandi. In effetti la sua capacità di parlare con i serpenti non mi preoccupò quanto la sua chiara inclinazione alla crudeltà, alla segretezza e al dominio.
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «L’anello è sparito» disse Harry, guardandosi attorno. «Ma pensavo che potesse avere l’armOnica o qualcosa del genere».
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Molto astuto, Harry, ma l’armOnica è sempre stata solo un’armOnica»
Il Riddle segreto (Cap. 13 Harry Potter 6)

    «Gwenog Jones?» ripeté Ron, gli occhi sgranati sotto gli occhialOni. «Quella Gwenog Jones? Il Capitano delle Holyhead Harpies?»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Lumaclub»ripeté Ron con un ghigno beffardo degno di Malfoy. «È penoso. Be’, spero che ti diverta. Perché non provi a uscire con McLaggen, così Lumacorno potrà nominarvi Re e Regina dei LumacOni…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Il resto della lezione passò senza altre allusiOni alla festa di Lumacorno. Harry osservò attentamente i due amici nei giorni che seguirono, ma Ron e Hermione non sembravano diversi, a parte il fatto che erano un po’ più gentili del solito l’uno con l’altra. Harry pensò che avrebbe dovuto solo aspettare di vedere che cosa sarebbe successo sotto l’influsso della Burrobirra nella penombra della stanza di Lumacorno, la sera della festa. Nel frattempo aveva preoccupaziOni più pressanti.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Cos…? Sì, certo!»esclamò Dean eccitato. Alle sue spalle Harry vide Seamus Finnigan sbattere i libri nella borsa con aria acida. Era una delle ragiOni per cui avrebbe preferito non dover chiedere a Dean di giocare: Seamus ci sarebbe rimasto male. D’altro canto, doveva fare ciò che era meglio per la squadra, e Dean aveva superato Seamus alle seleziOni.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Non è vero»ribatté Harry con decisione. «Sei il miglior Portiere che abbia visto alle seleziOni, Ron. Il tuo unico problema sono i nervi».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ron, attento, non berlo!» lo ammonì di nuovo Hermione, preoccupata, ma Ron vuotò il bicchiere in un solo sorso e rispose: «Smettila di maltrattarmi, Hermione».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Le condiziOni sembrano ideali» osservò Ginny, ignorando il fratello. «E indovina un po’? Quel Cacciatore di Serpeverde, Vaisey… Si è preso un Bolide in testa ieri in allenamento e sta troppo male per giocare! E ancora meglio… anche Malfoy è malato!»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Io la chiamerei fortuna» rispose lui, un po’ più animato. «E anche Vaisey fuori, è il loro capocannOniere, non immaginavo… ehi!» Ron si bloccò, i guanti da Portiere infilati a metà, gli occhi fissi su Harry.
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Be’, ecco che partono, e credo che siamo tutti sorpresi di vedere la squadra che Potter ha messo insieme quest’anno. Molti pensavano che, date le prestaziOni discontinue dell’anno scorso, Ronald Weasley potesse essere escluso, ma naturalmente l’intima amicizia con il Capitano aiuta…»
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    «Ginny, dove vai?» gridò Harry, avviluppato con il resto della squadra in un abbraccio volante collettivo, ma Ginny li superò di corsa finché con grande fracasso cozzò contro il podio del crOnista. Tra le urla e le risate del pubblico, la squadra di Grifondoro atterrò accanto alla catasta di legno sotto cui Zacharias si agitava debolmente, e Harry udì Ginny spiegare allegramente a un’irata McGranitt: «Mi sono dimenticata di frenare, professoressa, mi scusi».
Felix Felicis (Cap. 14 Harry Potter 6)

    Ron, che un tempo avrebbe preso queste deviaziOni come motivo di gelosia più che di ilarità, si schiantava dalle risate. Anche se Harry preferiva di gran lunga questo nuovo Ron scherzoso e ridanciano al modello umorale e aggressivo delle ultime settimane, il progresso fu pagato a caro prezzo. Prima di tutto Harry dovette accettare la presenza frequente di Lavanda Brown, che sembrava ritenere sprecato ogni momento che passava senza baciare Ron; in secondo luogo, Harry si ritrovò ancora una volta a essere il migliore amico di due persone che probabilmente non si sarebbero mai più rivolte la parola.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Levò la piuma e mise un puntino su una ‘i’ con tanta ferocia che bucò la pergamena. Harry tacque. Si disse che presto avrebbe perso la voce per mancanza di esercizio. Si chinò un po’ di più su PoziOni Avanzate e continuò a prendere appunti sugli Elisir Eterni, interrompendosi ogni tanto per decifrare le utili integraziOni del Principe al testo di Libatius Borragine.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non sto parlando del tuo cosiddetto Principe» lo interruppe Hermione, lanciando uno sguardo cattivo al libro, come se fosse stato sgarbato con lei. «Sto parlando di poco fa. Sono andata nel bagno delle ragazze prima di venire qui e ce n’erano una decina, compresa quella Romilda Vane, che cercavano di decidere come farti avere di nascosto un filtro d’amore. Sperano di convincerti a portarle alla festa di Lumacorno e a quanto pare hanno comprato tutte i filtri d’amore di Fred e George, che temo funziOnino…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non avevano portato i filtri in bagno» rispose Hermione, sdegnosa. «Stavano solo parlando di come fare. Siccome dubito che perfino il Principe Mezzosangue»e scoccò al libro un’altra occhiataccia, «si sia potuto sognare un antidoto per una decina di poziOni diverse in un colpo solo, al posto tuo la farei finita e ne inviterei una: così le altre smetteranno di illudersi. È domani sera, sono sull’orlo della disperazione».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Fred e George li mandano sotto forma di profumi e poziOni per la tosse»rispose Hermione. «Fa parte del loro Servizio Ordini via Gufo».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «C’era scritto sull’etichetta delle bottiglie che hanno mostrato a me e a Ginny questa estate» spiegò con freddezza. «Io non verso poziOni nelle bibite della gente… e nemmeno faccio finta, che è altrettanto disonesto…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Senti» sospirò Hermione, «i Sensori Segreti intercettano fatture, malediziOni e incantesimi dissimulanti, no? Sono abituati a trovare Magia Oscura e oggetti Oscuri. Avrebbero riconosciuto una maledizione potente come quella della collana in pochi secondi. Ma qualcosa che è solo stato messo nella bottiglia sbagliata non viene notato… E, comunque, i filtri d’amore non sono Oscuri e nemmeno pericolosi…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Non è della biblioteca, è mio!» esclamò Harry, togliendo rapido dal tavolo PoziOni Avanzate mentre lei cercava di artigliarlo con la mano.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Be’, allora prendi questi» ribatté Romilda, ficcandogli in mano una scatola. «Sono CioccalderOni ripieni di Whisky Incendiario. Me li ha mandati mia nonna, ma a me non piacciono».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry andò a letto consolandosi col pensiero che c’era ancora solo un giorno di leziOni, più la festa di Lumacorno, e poi lui e Ron sarebbero partiti insieme per la Tana. Era improbabile che Ron e Hermione facessero la pace prima dell’inizio delle vacanze, ma forse in qualche modo la pausa avrebbe dato loro il tempo di calmarsi, di riflettere…
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Sì» confermò Harry. «Dobbiamo portare degli ospiti, e così ho pensato che magari ti va… voglio dire…» Era ansioso di chiarire le sue intenziOni. «Voglio dire, come amici, sai. Ma se non vuoi…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ha riso dei miei baffOni
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Harry riteneva piuttosto improbabile che Rufus Scrimgeour fosse un vampiro, ma era anche abituato a sentire Luna ripetere le bizzarre opiniOni del padre come se fossero fatti, quindi non replicò; erano già vicini all’ufficio di Lumacorno e il rumore di risate, musica e voci aumentava a ogni passo.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Che fosse stato costruito così o che lui avesse usato qualche espediente magico per farlo diventare tale, l’ufficio di Lumacorno era molto più grande di quelli degli altri insegnanti. Soffitto e pareti erano stati ricoperti da arazzi color smeraldo, cremisi e oro: sembrava di essere dentro un’enorme tenda. La sala era affollata, calda e inondata dalla luce rossa di un elaborato lampadario d’oro appeso al soffitto: dentro svolazzavano delle vere fate, ciascuna una lucente scheggia di luce. Voci accompagnate da mandolini cantavano in un angolo remoto; un’aura di fumo di pipa aleggiava sulle teste di molti stregOni anziani immersi in conversazione, e un certo numero di elfi domestici si faceva strada strillando nella foresta di ginocchia, portando pesanti vassoi d’argento carichi di cibo, tanto da sembrare tavolini errabondi.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Buonasera, cara» rispose la professoressa, mettendola a fuoco con una certa difficoltà. Harry sentì ancora l’odore di sherry. «Non ti ho visto alle mie leziOni ultimamente…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ah, già» ribatté la professoressa Cooman con un risolino iroso e alcolico. «O il Ronzino, come preferisco chiamarlo. Si pensava che adesso che sono tornata a scuola il professor Silente si sarebbe liberato di quel cavallo, no?… E invece no… ci dividiamo le leziOni… È un insulto, onestamente, un insulto. Ma lo sai…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    La professoressa Cooman sembrava troppo brilla per riconoscere Harry. Approfittando della stroncatura in atto su Fiorenzo, lui si avvicinò a Hermione e le sussurrò: «Chiariamo una cosa. Hai in mente di dire a Ron che hai interferito nelle seleziOni per il Portiere?»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «C’è una certa differenza» osservò lei con dignità. «Non ho intenzione di dire niente a Ron di ciò che potrebbe essere successo o non essere successo alle seleziOni per il Portiere».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ah, Sibilla, siamo tutti convinti che la nostra materia sia la più importante!» intervenne una voce sonora, e Lumacorno comparve all’altro fianco della professoressa Cooman, molto rosso in viso, il cappello di velluto un po’ storto, un bicchiere di idromele in una mano e un enorme pasticcio di carne nell’altra. «Ma io non credo di aver mai conosciuto una persona così portata per le poziOni!» continuò, guardando Harry con occhi affettuosi e arrossati. «Ha istinto, sai… come sua madre! Ho insegnato solo a pochi ragazzi così dotati, te lo garantisco, Sibilla… Ma sì, perfino Severus…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Smettila di nasconderti e vieni con noi, Severus!» singultì Lumacorno allegramente. «Stavo parlando delle straordinarie capacità di Harry in PoziOni! Un po’ di merito è tuo, ovviamente, sei stato il suo insegnante per cinque anni!»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Davvero?» sussurrò Piton, gli occhi ancora fissi su Harry, che provò un certo disagio. L’ultima cosa che voleva era che Piton indagasse sulla fonte della sua nuova abilità in PoziOni.
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Va bene così, Gazza, va bene così» intervenne Lumacorno sventolando una mano. «È Natale, e non è un crimine voler andare a una festa. Solo per questa volta sospendiamo le puniziOni: puoi restare, Draco».
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «Ha sempre parlato molto bene di lei, signore» disse in fretta Malfoy. «Diceva che lei era il miglior poziOnista che avesse mai incontrato…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    Un’altra pausa, poi Piton rispose gelido: «Parli come un bambino. Capisco che la cattura e la prigiOnia di tuo padre ti abbiano sconvolto, ma…»
Il voto infrangibile (Cap. 15 Harry Potter 6)

    «E a proposito di finora insospettate virtù, Ronald» fece George, «che cos’è che ci ha detto Ginny di te e una signorina che si chiama… a meno che le nostre informaziOni siano manchevoli… Lavanda Brown?»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Harry non poté parlare con il signor Weasley, che lavorava fino a tardi al Ministero, prima della vigilia di Natale. Ospiti e padrOni di casa erano seduti in salotto; Ginny l’aveva decorato con tanta dovizia che sembrava di trovarsi nel centro di un’esplosione di ghirlande di carta. Fred, George, Harry e Ron erano gli unici a sapere che l’angelo in cima all’albero era in verità uno gnomo da giardino che aveva morso Fred alla caviglia mentre raccoglieva le carote per la cena di Natale. Sottoposto a uno Stupeficium, dipinto d’oro, ficcato in un minuscolo tutù, e con due alucce incollate alla schiena, scrutava torvo tutti quanti dall’alto: era l’angelo più brutto che Harry avesse mai visto, con il testone calvo e bitorzoluto e i piedi pelosi.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non hai sentito parlare di lui?» Le mani di Lupin si strinsero convulsamente in grembo. «Fenrir Greyback è forse il più selvaggio lupo mannaro che esista. Considera sua missione nella vita mordere e contaminare quanti più umani possibile; vuole creare tanti lupi mannari da sopraffare i maghi. Voldemort gli ha promesso una lauta preda in cambio dei suoi servigi. Greyback è specializzato in bambini… mordili da piccoli, dice, e allevali lontano dai loro genitori, insegna loro a odiare i maghi normali. Voldemort ha minacciato di scatenarlo sui figli di tanta gente; una minaccia che di solito sortisce buOni risultati».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «A volte mi ricordi tanto James. In compagnia lo chiamava il mio ‘piccolo problema peloso’. Un sacco di gente si era fatta l’idea che avessi un cOniglio ribelle».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Non c’entra niente con me!» ribatté Harry indignato. «Il Principe Mezzosangue era uno studente di Hogwarts, io ho il suo vecchio libro di PoziOni. L’ha riempito di incantesimi di sua invenzione. Uno è il Levicorpus…»
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    «Oh» rispose Harry fissando il fuoco. «Pensavo solo… be’, mi ha aiutato un sacco in PoziOni, il Principe».
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Ron si addormentò quasi subito, ma prima di andare a letto Harry frugò nel suo baule ed estrasse PoziOni Avanzate. Lo sfogliò, finché trovò la data di pubblicazione sulla prima pagina. Aveva quasi cinquant’anni. Né suo padre né gli amici di suo padre erano a Hogwarts cinquant’anni prima. Deluso, Harry gettò il libro nel baule, spense la lampada e si rigirò, pensando ai lupi mannari e a Piton, a Stan Picchetto e al Principe Mezzosangue, infine cadde in un sonno inquieto, denso di ombre striscianti e di urla di bambini morsi…
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Scoccò a Lupin un’occhiata irritata, come se fosse tutta colpa sua se si ritrovava Fleur come nuora invece di Tonks, ma osservando Fleur che imboccava Bill con la propria forchetta, Harry si disse che la signora Weasley combatteva una battaglia perduta. Poi gli verme in mente una cosa a proposito di Tonks, e a chi chiedere se non a Lupin, che sapeva tutto dei PatrOni?
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    Non ci era cascato. A dispetto delle affermaziOni di Scrimgeour di essere lì per caso, perché Percy potesse salutare la famiglia, la vera ragione del loro arrivo era quella: parlare a quattr’occhi con lui.
Un Natale molto gelato (Cap. 16 Harry Potter 6)

    LEZIOni DI MATERIALIZZAZIONE
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Se hai diciassette anni, o li compirai entro il 31 agosto, sei idoneo per un corso di dodici settimane di leziOni di Materializzazione tenuto da un Istruttore del Ministero della Magia.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Iscrizione: 12 galeOni.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Ron non era l’unico a essere eccitato all’idea della Materializzazione. Tutto il giorno si parlò molto delle leziOni imminenti; la possibilità di sparire e riapparire a piacere era tenuta in gran conto.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Allora continuano a non sapere dove va?» chiese Harry, sperando in maggiori informaziOni su questo affascinante argomento, ma Silente si limitò a sorridere al di sopra degli occhiali.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Harry tacque, agitato, guardando torvo Silente. Che cosa stava succedendo? Silente aveva davvero ordinato a Piton di scoprire le intenziOni di Malfoy, e dunque aveva già saputo da Piton tutto quello che Harry gli aveva appena detto? O era davvero preoccupato da quanto aveva sentito ma fingeva di non esserlo?
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Tuttavia, se spaventò o cercò di affascinare i compagni Serpeverde con esibiziOni di Serpentese in sala comune, non ne giunse voce al corpo insegnanti. Riddle non diede alcun segnale di arroganza o aggressività. Essendo un orfano di insolito talento e di bell’aspetto, fin dal suo arrivo attirò l’attenzione e la comprensione dei professori. Sembrava educato, tranquillo, e avido di sapere. Quasi tutti furono assai favorevolmente colpiti da lui».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Non sono riuscito a trovare molti ricordi di Riddle a Hogwarts» continuò Silente, posando la mano rattrappita sul Pensatoio. «Pochi di coloro che lo conobbero allora sono disposti a parlare di lui, sono troppo spaventati. Quello che so l’ho scoperto dopo che se n’era andato da Hogwarts, con molti penosi sforzi, dopo aver braccato i pochi che potevano essere convinti a parlare, aver frugato tra vecchi documenti e interrogato altri testimOni sia Babbani che maghi.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    Era un Horace Lumacorno molto più giovane. Harry era così abituato alla sua calvizie che trovò sconcertante vederlo con folti, lucenti capelli giallastri; era come se gli avessero coperto la testa di paglia, ma aveva già una chiazza pelata grande come un galeone in cima alla testa. I baffi, allora meno ingombranti, erano biondo zenzero. Non era grasso come il Lumacorno che conosceva Harry, anche se i bottOni d’oro sul panciotto a complicati ricami erano sottoposti a una certa tensione. I piccoli piedi erano poggiati su un puf di velluto ed era sprofondato in una comoda poltrona; con una mano stringeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas canditi.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo» rispose Lumacorno, agitando verso di lui un dito coperto di zucchero a mo’ di rimprovero, anche se sciupò l’effetto facendogli l’occhiolino. «Ammetto che mi piacerebbe sapere da dove prendi le tue informaziOni, ragazzo; ne sai di più di metà del corpo insegnanti, davvero».
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Attento, Tom» lo ammonì Lumacorno, voltandosi e scoprendo che era ancora lì. «Non vorrai farti sorprendere fuori dal letto nelle ore proibite, sei anche un prefetto…»
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Perché si vergogna, suppongo. Ha cercato di rielaborare il ricordo per mettersi in una luce migliore, cancellando quelle parti che non vuole far vedere. Il lavoro è stato fatto con una certa approssimazione, ed è meglio così, perché ci mostra che il vero ricordo è ancora lì, sotto le alteraziOni.
Un ricordo lumacoso (Cap. 17 Harry Potter 6)

    «Ti adora» disse a colazione, agitando una forchettata di uovo fritto. «Non ti rifiuterà niente, no? Non al suo piccolo Principe delle PoziOni. Fermati oggi pomeriggio dopo la lezione e chiediglielo».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Secondo Ron basta che oggi pomeriggio mi fermi dopo PoziOni…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Le ore di PoziOni erano molto sgradevoli in quel periodo, poiché dovevano condividere il tavolo. Quel giorno Hermione spostò il suo calderone in modo da stare vicina a Ernie e ignorò gli altri due.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «State buOni, state buOni! Presto, ora, abbiamo un sacco di lavoro da fare oggi pomeriggio! La Terza Legge di Golpalott… chi sa dirmi…? Ma la signorina Granger, naturalmente!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ron era seduto vicino a Harry, a bocca aperta, e scarabocchiava distrattamente sul suo PoziOni Avanzate. Dimenticava sempre che non poteva più contare su Hermione per tirarsi fuori dai guai.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry prese il suo fidato PoziOni Avanzate e andò al capitolo sugli antidoti. C’era la Terza Legge di Golpalott, parola per parola come l’aveva pronunciata Hermione, ma senza una singola nota illuminante a spiegare che cosa volesse dire. Evidentemente il Principe, come Hermione, non aveva avuto difficoltà a capirla.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    A Harry bastarono cinque minuti per capire che la sua reputazione di miglior artefice di poziOni della classe stava per crollare. Lumacorno aveva sbirciato speranzoso nel suo calderone durante il primo giro della segreta, pronto a profondersi in esclamaziOni estasiate come al solito, e invece aveva ritratto in fretta la testa, tossendo, soffocato dall’odore di uova marce. Hermione non avrebbe potuto essere più soddisfatta; non aveva tollerato di essere superata in ogni prova di PoziOni. Al momento stava decantando gli ingredienti del suo veleno, che si erano misteriosamente separati, in dieci diverse fiale di cristallo. Per evitare quello spettacolo irritante, Harry si chinò sul libro del Principe Mezzosangue e voltò alcune pagine con inutile energia.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry fissò le parole per un istante. Una volta, molto tempo prima, non aveva sentito parlare di bezoar? Piton non l’aveva nominato nella primissima lezione di PoziOni? ‘Una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni’.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Lumacorno lo fissò per dieci secondi buOni. Harry si chiese per un istante se gli avrebbe urlato addosso. Poi gettò indietro la testa e scoppiò in una risata ruggente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Hai del coraggio, ragazzo!» tuonò, prendendo il bezoar e alzandolo in modo che tutti potessero vederlo. «Oh, sei come tua madre… Be’, niente da dire… un bezoar è senza dubbio un antidoto a tutte queste poziOni
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Questo è lo spirito inventivo di cui un vero poziOnista ha bisogno!» cinguettò Lumacorno, prima che Harry le potesse rispondere. «Proprio come sua madre, la stessa padronanza intuitiva della materia, l’ha sicuramente ereditata da Lily… Sì, Harry, sì, se hai un bezoar a portata di mano, naturalmente funzionerà… anche se, visto che non funzionano con tutto, e sono rari, vale comunque la pena di sapere come preparare un antidoto…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Ridacchiando, tornò balzellOni alla cattedra.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Di conseguenza, Lumacorno tornò a trattarlo con il consueto calore, come se non fosse successo niente. Harry attese un invito a uno dei suoi festini serali, questa volta deciso ad accettare, anche a costo di spostare gli allenamenti di Quidditch. Purtroppo però non arrivò alcun invito. Harry controllò con Hermione e Ginny: nessuna delle due ne aveva ricevuti, né, per quanto ne sapevano, nessun altro. Non poté fare a meno di chiedersi se Lumacorno non fosse poi smemorato come sembrava, ma solo deciso a non offrire a Harry altre occasiOni per interrogarlo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non ho trovato una sola spiegazione degli effetti di un Horcrux!» gli rivelò. «Nemmeno una! Ho cercato in tutto il Reparto Proibito e perfino nei libri più orrendi,quelli che ti spiegano come preparare le poziOni più raccapriccianti… niente! Sono riuscita a trovare solo questo, nell’introduzione a Delle Magie Fetide e Putridissime… sentite qui: ‘Dell’Horcrux, la più malvagia delle magiche invenziOni, non discorreremo né daremo istruzione’… Ma allora perché citarlo?» esclamò con impazienza, chiudendo bruscamente il vecchio libro, che emise un lamento spettrale. «Oh, stai zitto» sbottò, e lo ricacciò nella borsa.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Quando giunsero Harry e Hermione (Ron era sceso con Lavanda), scoprirono che le tavole erano scomparse. La pioggia frustava le alte finestre e il soffitto incantato vorticava cupo sopra di loro mentre si riunivano davanti ai professori McGranitt, Piton, Vitious e Sprite — i direttori delle Case — e a un piccolo mago che doveva essere l’Istruttore mandato dal Ministero. Era stranamente incolore, con ciglia trasparenti, capelli a ciuffi e un’aria eterea, come se un solo sbuffo di vento potesse soffiarlo via. Harry si chiese se le frequenti SmaterializzaziOni e MaterializzaziOni avessero in qualche modo diminuito la sua sostanza, o se una struttura fragile fosse ideale per chiunque desiderasse svanire.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Giuro solennemente di non avere buone intenziOni… o almeno, Malfoy non le ha».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Benché determinato a sorprendere Malfoy, Harry non ebbe fortuna per le due settimane seguenti. Consultava la Mappa più spesso che poteva, facendo anche visite non necessarie in bagno tra una lezione e l’altra, ma non gli capitò mai di cogliere Malfoy in un luogo sospetto. In realtà vide Tiger e Goyle spostarsi per il castello da soli, fermandosi in corridoi deserti, però in quelle occasiOni non solo Malfoy non era nelle vicinanze, ma era impossibile da individuare sulla Mappa. Era un vero mistero. Harry contemplò l’ipotesi che si allontanasse dai confini della scuola, ma non riusciva a capire come, visto l’altissimo livello di sorveglianza. Poteva solo supporre di avere difficoltà a trovare Malfoy tra le centinaia di puntolini neri sulla Mappa. Quanto al fatto che Malfoy, Tiger e Goyle sembravano andare ciascuno per la propria strada quando di solito erano inseparabili, è quello che succede quando si cresce: Ron e Hermione, rifletté malincOnicamente Harry, ne erano la prova vivente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Non era ancora tornata da San Mungo. E in più La Gazzetta del Profeta aveva riferito di altre spariziOni, tra cui quelle di numerosi parenti di allievi di Hogwarts.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Adesso l’unica cosa che ho da aspettare è quella stupida lezione di Materializzazione!» borbottò Ron immusOnito. «Bel regalo di compleanno…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Dopo tre leziOni, Materializzarsi era sempre difficilissimo, anche se altri erano riusciti a Spaccarsi. La delusione era alta e circolava un certo malcontento nei confronti di Wilkie Twycross e delle sue tre D, che gli erano valse una serie di soprannomi, i più garbati dei quali erano Deretano e Demente.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Bene» mormorò. Tornò a letto, colpì piano la Mappa con la bacchetta e sussurrò: «Giuro solennemente di non avere buone intenziOni» in modo che Neville non lo sentisse.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ne vuoi uno?» farfugliò Ron, offrendogli una scatola di CioccalderOni.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Guardò pensieroso la scatola di CioccalderOni, poi scrollò le spalle e ne prese un terzo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry batté con la bacchetta sulla Mappa, borbottò «Fatto il misfatto»anche se non era vero, e si vestì, meditabondo. Ci doveva essere un motivo per le periodiche spariziOni di Malfoy, ma non riusciva a immaginarlo. Il modo migliore per scoprirlo sarebbe stato pedinarlo, ma anche con il Mantello dell’Invisibilità era un’idea poco realistica; aveva le leziOni, gli allenamenti di Quidditch, i compiti e Materializzazione; non poteva seguire Malfoy tutto il giorno in giro per la scuola senza che la sua assenza venisse notata.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ti sei appena mangiato mezza scatola di CioccalderOni, vero?»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Dove hai preso quei CioccalderOni
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non ti sono caduti dal letto, idiota, non capisci? Erano miei, li ho tirati fuori dal baule quando cercavo la Mappa. Sono i CioccalderOni che Romilda mi ha regalato prima di Natale e sono tutti ripieni di filtro d’amore!»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Oh, fa delle ripetiziOni con lui» inventò Harry senza alcuno scrupolo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Avrei pensato che riuscissi a preparargli tu un rimedio, Harry, un poziOnista abile come te…» obiettò Lumacorno.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Non è ancora arrivata» lo rassicurò Harry. Lumacorno aprì la cassetta delle poziOni e versò un pizzico di questo e quello in una bottiglietta di cristallo.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Bellissimo» disse Lumacorno soave, e porse a Ron un bicchiere di liquido trasparente. «Adesso bevilo, è un tOnico per i nervi, ti calmerà fino al suo arrivo».
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Ecco qua» continuò Lumacorno, e porse ai ragazzi due bicchieri d’idromele prima di levare il suo. «Be’, buOnissimo compleanno, Ralph…»
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    Harry balzò oltre un basso tavolino e corse alla cassetta da poziOni di Lumacorno, estrasse barattoli e sacchetti, mentre i terribili rantoli di Ron riempivano la stanza. Poi la trovò: la pietra simile a un rene raggrinzito che Lumacorno gli aveva preso a PoziOni.
Sorprese di compleanno (Cap. 18 Harry Potter 6)

    «Stavamo pensando di comprare Zonko» spiegò Fred malincOnico. «Una filiale a Hogsmeade, capisci, ma sai che bell’affare, se voi non avete più il permesso di uscire nei finesettimana per comprare la nostra roba… comunque adesso non importa».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Be’, non credo che sia il Quidditch, ma penso che ci sia un nesso fra le due aggressiOni» mormorò Hermione.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Forse Silente non voleva che Harry facesse qualcosa di stupido, o che prendesse l’iniziativa, e per questo aveva finto che non ci fosse nulla di fondato nei suoi sospetti… Probabile. O forse desiderava che nulla distraesse Harry dalle loro leziOni, o dalla missione con Lumacorno. Forse non riteneva giusto confidare i propri sospetti sugli insegnanti a un sedicenne…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Non riuscì a pensare a niente in contrario; dopotutto, McLaggen era risultato secondo alle seleziOni.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    La notizia dell’avvelenamento di Ron si diffuse in fretta il giorno dopo, ma non provocò lo scalpore suscitato dall’attacco a Katie. Tutti sembravano pensare che fosse stato un incidente, visto che in quel momento Ron si trovava nella stanza dell’insegnante di PoziOni, e siccome gli era stato somministrato un antidoto sul posto non era successo niente di grave. In effetti i Grifondoro erano molto più interessati alla partita di Quidditch contro Tassorosso: molti di loro volevano vedere Zacharias Smith, che era il Cacciatore avversario, ricevere la meritata punizione per i suoi commenti durante la partita inaugurale.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Essere avvelenato secondo te è interessante? Comunque… mi spiace, devo andare… sta arrivando McLaggen per parlare di Quidditch» e sfrecciò dentro una porta mascherata da muro e corse giù per la scorciatoia verso l’aula di PoziOni, dove grazie al cielo né Lavanda né McLaggen potevano seguirlo.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry guardò il podio del crOnista. Nessuno con la testa a posto avrebbe permesso a Luna Lovegood di fare la cronaca… Ma anche da lassù i lunghi capelli biondo sporco e la collana di tappi di Burrobirra erano inconfondibili… Accanto a Luna, la professoressa McGranitt sembrava un po’ a disagio, come se in effetti avesse dei ripensamenti.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Di già?» domandò Luna distrattamente. «Oh, guardate! Il Portiere di Grifondoro si è impadrOnito di una delle mazze da Battitore».
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Harry si voltò a mezz’aria. Proprio così: McLaggen, per ragiOni note solo a lui, aveva strappato la mazza a Peakes e gli stava mostrando come colpire Cadwallader con un Bolide.
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Se solo avesse avuto i poteri di Rufus Scrimgeour, avrebbe potuto far pedinare Malfoy, ma purtroppo non aveva un ufficio pieno di Auror ai suoi ordini… Pensò di sfuggita di usare l’ES per mettere in piedi qualcosa, ma l’assenza dei ragazzi dalle leziOni sarebbe stata notata; quasi tutti del resto avevano ancora l’orario pieno…
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Sì, Harry Potter!» esclamò subito Dobby, con gli occhiOni luccicanti. «E se Dobby sbaglia, Dobby si butterà dalla torre più alta, Harry Potter!»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Il padrone vuole che io segua il più giovane dei Malfoy?» gracchiò Kreacher. «Il padrone vuole che io spii il prOnipote Purosangue della mia vecchia padrona?»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    Gli parve di vedere Kreacher affannarsi a cercare una scappatoia nelle istruziOni ricevute, e attese. Dopo qualche istante, con sua enorme soddisfazione, Kreacher fece di nuovo un profondo inchino e mormorò, amareggiato e risentito: «Il padrone pensa a tutto e Kreacher deve obbedirgli anche se Kreacher preferirebbe servire il ragazzo Malfoy, oh, sì…»
Roba da elfi (Cap. 19 Harry Potter 6)

    «Oh, è una Radigorda»rispose lei, rimettendo la lettiera per gatti e il fungo nella borsa. «Puoi tenerla, se vuoi, ne ho un po’. Sono ottime per allontanare i Plimpi GhiottOni».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    Ron apparve a colazione mezz’ora dopo, immusOnito e irritato e, anche se si sedette vicino a Lavanda, Harry non li vide scambiarsi una parola per tutto il tempo che rimasero insieme. Hermione si comportava con assoluta indifferenza, ma un paio di volte Harry notò un sorrisetto inesplicabile incresparle il viso. Per tutto il giorno fu di umore particolarmente buono, e quella sera in sala comune acconsentì perfino a controllare (in altre parole, a finire di scrivere) la ricerca di Erbologia di Harry, cosa che si era categoricamente rifiutata di fare fino a quel momento, perché sapeva che Harry poi avrebbe permesso a Ron di copiarla.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ah» fece Harry, richiamato bruscamente alla realtà. Tra il corso di Materializzazione, il Quidditch, l’avvelenamento di Ron, la frattura al cranio e la decisione di scoprire che cosa stava combinando Malfoy, si era quasi dimenticato del ricordo di Lumacorno che Silente gli aveva chiesto di procurarsi… «Be’, l’ho chiesto al professor Lumacorno alla fine di PoziOni, signore, ma, ehm, non ha voluto darmelo».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Be’» balbettò Harry, senza sapere che cosa aggiungere. Il suo unico tentativo di impadrOnirsene gli sembrò tutt’a un tratto scandalosamente debole. «Be’… il giorno che Ron ha inghiottito per sbaglio il filtro d’amore, l’ho portato dal professor Lumacorno. Pensavo che se fossi riuscito a metterlo abbastanza di buonumore…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Molto bene. Ora ricorderai, spero, che all’inizio di questi nostri incontri ti dissi che saremmo entrati nel campo delle ipotesi e delle speculaziOni».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Finora, converrai che ti ho mostrato fonti abbastanza certe delle mie deduziOni su quanto Voldemort fece fino all’età di diciassette anni».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Ma ora, Harry» proseguì Silente, «ora le cose si fanno più confuse e più strane. Se è stato difficile trovare prove sul ragazzo Riddle, è stato quasi impossibile trovare qualcuno disposto a raccontare i propri ricordi dell’uomo Voldemort. In effetti dubito che ci sia anima viva, a parte lui, che possa fornirci un resoconto completo della sua vita da quando lasciò Hogwarts. Tuttavia ho due ultimi ricordi che vorrei condividere con te». Silente indicò le due bottigliette di cristallo che scintillavano vicino al Pensatoio. «Sarò lieto di sapere se le conclusiOni che ne ho tratto ti sembrano plausibili».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Per svariate ragiOni, credo, anche se non ne rivelò alcuna al professor Dippet» rispose Silente. «Prima di tutto, cosa molto importante, credo che Voldemort fosse più affezionato a questa scuola di quanto lo sia mai stato a una persona. Hogwarts era il luogo in cui era stato più felice, il primo e l’unico in cui si era sentito a casa».
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Presto, presto, è qui, Hokey!» strillò Hepzibah, e l’elfa trotterellò via dalla stanza, così stipata di oggetti che era difficile capire come qualcuno potesse farsi strada senza travolgerne almeno una decina: c’erano armadietti coperti di scatoline laccate, scaffali colmi di libri con incisiOni dorate, mensole di sfere e globi celesti e molte rigogliose piante da vaso in cachepot di ottone. Quella stanza era un incrocio tra un antiquario magico e una serra.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Il signor Burke vorrebbe aumentare l’offerta per l’armatura dei folletti» rispose Voldemort. «Cinquecento galeOni, la ritiene più che onesta…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh, il signor Burke, bah!»esclamò Hepzibah, agitando la manina. «Ho da farti vedere una cosa che a lui non ho mai mostrato! Sai tenere un segreto, Tom? Mi prometti che non ne parlerai al signor Burke? Non mi lascerebbe in pace se lo sapesse, e non ho intenzione di venderla, né a lui né ad altri. Ma tu, Tom, tu la apprezzerai per la sua storia, non per i galeOni che ne potresti ricavare…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Quando Hokey fu condannata, la famiglia di Hepzibah si era già resa conto che mancavano due dei suoi più preziosi tesori. C’era voluto un po’ di tempo per accertarlo, perché lei aveva un sacco di nascondigli, avendo sempre custodito gelosamente la sua collezione. Ma prima che fossero assolutamente certi che la coppa e il medaglione erano entrambi svaniti, il commesso di Magie Sinister, il giovane che così spesso aveva fatto visita a Hepzibah e l’aveva affascinata tanto, aveva dato le dimissiOni ed era sparito nel nulla. I suoi superiori non avevano idea di dove fosse andato; erano sorpresi quanto chiunque altro. E per lungo tempo non si vide né si sentì più parlare di Tom Riddle.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Era appartenuta a un altro fondatore di Hogwarts» spiegò Silente. «Forse provava ancora un forte attaccamento alla scuola e non riuscì a resistere a un oggetto così impregnato della sua storia. C’erano altre ragiOni, credo… spero di riuscire a fartele comprendere a tempo debito.
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

    «Oh no, solo in buOni rapporti con i baristi» rispose Silente con leggerezza. «Ora, Tom…»
La richiesta di Lord Voldemort (Cap. 20 Harry Potter 6)

   La settimana dopo Harry si spremette le meningi per trovare il modo di convincere Lumacorno a consegnargli il vero ricordo, ma non gli venne niente che assomigliasse a un’idea. Così tornò a fare quello che ultimamente faceva sempre più spesso quando era in difficoltà: immergersi nella lettura del suo libro di PoziOni, sperando che il Principe avesse scarabocchiato qualcosa di utile a margine, come tante altre volte.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Erano seduti accanto al fuoco nella sala comune; i soli altri ragazzi ancora svegli erano compagni del sesto anno. Si percepiva una certa agitazione, perché dopo cena gli studenti avevano trovato appeso in bacheca un nuovo cartello con la data dell’esame di Materializzazione. Chi avesse compiuto diciassette anni entro quella data, il ventuno aprile, aveva la possibilità di iscriversi a una serie di leziOni supplementari, che si sarebbero tenute (sotto strettissima vigilanza) a Hogsmeade.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Molto probabile» convenne Hermione indicando il titolo del compito, «perché la domanda era come affrontare i Dissennatori, non i ‘Dimenaporci’, e non mi sembra nemmeno che tu ti chiami ‘RoOnil Wazlib’».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Grazie, Harry Potter» ansimò. «Per Dobby è ancora difficile parlar male dei vecchi padrOni…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Kreacher si inchinò di nuovo, furibondo, e rispose: «Padron Malfoy mangia nella Sala Grande, dorme in un dormitorio nei sotterranei, frequenta le leziOni in molte…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Harry Potter, signore» rispose Dobby, gli occhiOni grossi come globi lucenti alla luce del fuoco, «il ragazzo Malfoy non infrange regole che Dobby sia riuscito a scoprire, ma è molto attento a non farsi sorprendere. Fa visite regolari al settimo piano con svariati altri studenti, che fanno la guardia mentre lui entra…»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Nella Stanza delle Necessità!» esclamò Harry, dandosi PoziOni Avanzate sulla fronte. Hermione e Ron lo fissarono. «Ecco dove si nasconde! Ecco dove fa… quello che fa! Scommetto che è per questo che scompare dalla Mappa… Adesso che ci penso, non ho mai visto la Stanza delle Necessità sulla Mappa!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «La Pozione Polisucco. Ha rubato un po’ della Pozione Polisucco che Lumacorno ci ha mostrato alla prima lezione di PoziOni… Non sono svariati studenti che fanno il palo… sono Tiger e Goyle come al solito… sì, tutto torna!» esclamò, balzando in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro. «Sono abbastanza stupidi da obbedire a Malfoy senza sapere che cos’ha in mente… e siccome lui non vuole che vengano visti fuori dalla Stanza delle Necessità, li ha convinti a prendere la Polisucco… Quelle due ragazze con cui l’ho visto quando non è venuto alla partita… Ah! Tiger e Goyle!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Dovresti provare a seguire le leziOni supplementari a Hogsmeade» consigliò Harry. «Sarà più interessante che cercare di entrare in uno stupido cerchio, comunque. E poi, se non sarai ancora — insomma — bravo come vorresti, puoi spostare l’esame, farlo con me dopo l’esta… Mirtilla, questo è il bagno dei ragazzi!»
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Hai ragione»concluse, rimettendosi in spalla la borsa dei libri, «seguirò le esercitaziOni a Hogsmeade prima di decidere se fare l’esame».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Ci ho provato un sacco di volte!» ribatté Harry contrariato, ed era assolutamente vero. Si era attardato alla fine di tutte le leziOni di Lumacorno quella settimana nel tentativo di incastrarlo, ma l’insegnante lasciava sempre la segreta così in fretta che Harry non era riuscito ad acchiapparlo. Due volte era andato a bussare alla porta del suo ufficio, ma non aveva ottenuto risposta, anche se la seconda volta era sicuro di aver sentito il suono subito soffocato di un vecchio grammofono.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Una volta lontano dalla Sala d’Ingresso, indossò il Mantello dell’Invisibilità, estrasse la Mappa del Malandrino dalla borsa e la colpì con la bacchetta, mormorando «Giuro solennemente di non avere buone intenziOni»e la scrutò con cura.
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    «Eppure» ribatté Hermione, riscuotendosi dalla sua fantasticheria, «dubito che troveresti una donna capace di tenere il broncio per mezz’ora perché Madama Rosmerta non ha riso alla sua barzelletta sulla megera, il Guaritore e la Mimbulus mimbletOnia».
La stanza delle necessità (Cap. 21 Harry Potter 6)

    Harry prese la piccola pergamena con un tuffo al cuore. Quando la ragazza fu abbastanza lontana, osservò: «Silente ha detto che non ci sarebbero state altre leziOni finché non avessi ottenuto il ricordo!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Proprio così» concluse lei, sollevata. «Senti, a PoziOni non ci sarà praticamente nessuno oggi pomeriggio: quasi tutti saranno all’esame… Cerca di ammorbidire un po’ Lumacorno!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Quel pomeriggio a PoziOni erano solo in tre: Harry, Ernie e Draco Malfoy.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Malfoy aprì la sua copia di PoziOni Avanzate con la faccia scura. Che per lui quella lezione fosse una perdita di tempo si vedeva lontano un miglio. Senza dubbio, pensò Harry osservandolo da sopra il proprio libro, stava rimpiangendo il tempo che avrebbe invece potuto trascorrere nella Stanza delle Necessità.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Rallegrato, Harry sfogliò PoziOni Avanzate e trovò una versione di un Elisir per Indurre Euforia pesantemente corretta dal Principe Mezzosangue: non solo sembrava rispondere alla richiesta, ma addirittura, se l’avesse convinto ad assaggiarne un po’ (il cuore di Harry piroettò al pensiero), avrebbe potuto mettere Lumacorno così di buonumore da fargli rivelare quel ricordo…
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Ernie era immusOnito; deciso a superare Harry per una volta, aveva frettolosamente inventato una sua pozione, che si era rappresa e aveva formato una sorta di gnocco violaceo in fondo al calderone. Malfoy stava già riponendo le sue cose, inacidito; Lumacorno aveva definito la sua Soluzione Singhiozzante solo ‘passabile’.
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «…è un orribile spreco non raccoglierlo… una pinta potrebbe fruttare cento galeOni… Per essere sincero, il mio stipendio non è alto…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Ce l’avevo da quando era un uovo» rammentò Hagrid malincOnico. «Era una cosina, quando è uscito. Grande come un Pechinese».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    Dopo non molto, Hagrid si fece di nuovo piagnucoloso e consegnò tutta quanta la coda di unicorno al collega, che la intascò urlando: «All’amicizia! Alla generosità! Ai dieci galeOni al pelo!»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Serve»insistette Harry con voce chiara. «Silente ha bisogno di informaziOni. Io ho bisogno di informaziOni».
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Sei un bravo ragazzo» piagnucolò Lumacorno, con le lacrime che gli colavano dalle guance grasse ai baffOni da tricheco. «E hai i suoi occhi… Però non pensare troppo male di me quando lo vedrai…»
Dopo il funerale (Cap. 22 Harry Potter 6)

    «Altroché» ribatté Harry, esaltato all’idea di dire a Silente che si era impadrOnito del ricordo. Si voltò di scatto e ripartì di gran carriera, ignorando la Signora Grassa che gli urlava dietro.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Era sempre lui, più giovane, con i capelli color paglia fitti e lucidi e i baffOni biondo zenzero; era comodamente seduto in poltrona, i piedi appoggiati a un puf di velluto. Con una mano reggeva un bicchiere di vino, con l’altra frugava in una scatola di ananas candito. E tra gli studenti seduti attorno a lui c’era Tom Riddle, l’anello nero e oro di Orvoloson che gli scintillava al dito.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo» rispose Lumacorno, agitando il dito a mo’ di rimprovero, e facendogli intanto l’occhiolino. «Ammetto che mi piacerebbe sapere da dove prendi le tue informaziOni, ragazzo; ne sai di più di metà del corpo insegnanti, davvero».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Attento, Tom» lo ammonì. «Non vorrai farti sorprendere fuori dal letto nelle ore proibite, sei anche un prefetto…»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Era molto abile, pensò Harry: le esitaziOni, il tono disinvolto, l’adulazione misurata, niente di eccessivo. Lui, Harry, aveva fin troppa esperienza nel cercare di ottenere risposte da persone riluttanti per non riconoscere un maestro all’opera. Sapeva che Riddle desiderava molto, moltissimo quell’informazione; forse aspettava quel momento da settimane.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Però, signore, non riesco a comprendere come funziOni» insistette Riddle.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Be’, sappiamo che ci provò, cinque anni fa» rispose Silente. «Ma ritengo che una Pietra Filosofale fosse meno interessante degli Horcrux agli occhi di Voldemort, per svariate ragiOni.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «E potrebbero essere qualunque cosa?» chiese Harry. «Potrebbero essere vecchi barattoli o, non so, bottiglie vuote di poziOni…?»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Posso solo azzardare ipotesi» rispose Silente. «Per le ragiOni che ti ho già esposto, credo che Lord Voldemort preferisca manufatti di una certa nobiltà. Quindi ho indagato nel suo passato per cercare le prove della scomparsa di oggetti significativi».
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry si sentì il cuore più leggero. Era così bello non ascoltare ammOnimenti e rimproveri per una volta. I Presidi sulle pareti furono meno entusiasti; Harry notò che alcuni scuotevano la testa e Phineas Nigellus addirittura sbuffò.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «È essenziale che tu lo capisca!» gridò Silente. Si alzò e prese a camminare per la stanza, la veste scintillante che frusciava e ondeggiava a ogni passo: Harry non l’aveva mai visto così agitato. «Cercando di ucciderti, Voldemort stesso ha designato la persona eccezionale seduta davanti a me e le ha dato gli strumenti per agire! È colpa di Voldemort se sei riuscito a leggere nei suoi pensieri, nelle sue ambiziOni, se comprendi perfino il linguaggio serpentesco con cui dà gli ordini; eppure, Harry, nonostante il tuo privilegiato accesso al mondo di Voldemort (tra l’altro, un dono per il quale qualunque Mangiamorte sarebbe capace di uccidere), non sei mai stato sedotto dalle Arti Oscure. Mai, nemmeno per un istante, hai mostrato il minimo desiderio di diventare uno dei suoi!»
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    «Tu sei protetto, per farla breve, dalla tua capacità di amare!»proseguì Silente a voce alta. «La sola protezione che possa funzionare contro le lusinghe di un potere come quello di Voldemort! Nonostante tutte le tentaziOni, tutte le sofferenze che hai conosciuto, rimani puro di cuore, puro come lo eri a undici anni, quando guardasti dentro uno specchio che rifletteva il tuo più profondo desiderio, e vedesti solo il modo per piegare Lord Voldemort, e non l’immortalità o la ricchezza. Harry, hai idea di quanto pochi siano i maghi che avrebbero potuto vedere quello che hai visto tu in quello specchio? Voldemort avrebbe dovuto capire con chi aveva a che fare, e invece no!
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry guardò Silente camminare su e giù davanti a lui e rifletté. Pensò a sua madre, a suo padre e a Sirius. Pensò a Cedric Diggory. Pensò a tutte le orribili aziOni compiute da Lord Voldemort. Una fiamma gli balzò nel petto, bruciandogli la gola.
Gli Horcrux (Cap. 23 Harry Potter 6)

    Harry prese dalla borsa il suo PoziOni Avanzate e guardò alla voce Felix Felicis.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Ginny non sembrava affatto turbata per la rottura con Dean; al contrario, era l’anima della squadra. Le sue imitaziOni di Ron che ballonzolava su e giù tutto ansioso davanti agli anelli mentre la Pluffa filava verso di lui, o di Harry che urlava ordini a McLaggen prima di finire lungo disteso, tenevano alto il morale. Harry, ridendo con gli altri, fu felice di avere un motivo innocente per guardarla; si era beccato parecchi altri colpi di Bolide durante gli allenamenti perché non teneva gli occhi sul Boccino.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Nel mezzo di tutte le preoccupaziOni, Harry non aveva dimenticato l’altra sua ambizione: scoprire che cosa faceva Malfoy nella Stanza delle Necessità. Continuava a guardare sulla Mappa del Malandrino e, dato che spesso non lo trovava, ne dedusse che trascorreva ancora un sacco di tempo dentro la Stanza. Harry stava perdendo le speranze di entrarvi: ci provava tutte le volte che passava di là, ma per quanto riformulasse la richiesta, la parete restava decisamente priva di porta.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Era stordito; era come se un adorato cucciolo fosse diventato all’improvviso un animale feroce. Ma che cosa aveva in testa il Principe per trascrivere un simile incantesimo nel suo libro? E che cosa sarebbe successo quando Piton l’avesse visto? Avrebbe raccontato a Lumacorno — lo stomaco gli ribollì — come Harry aveva ottenuto quei risultati in PoziOni per tutto l’anno? Avrebbe confiscato o distrutto il libro che gli aveva insegnato tante cose… che era diventato una sorta di guida e di amico? Harry non poteva permetterlo… non poteva…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Mi serve il tuo libro»ansimò Harry. «Il tuo libro di PoziOni. Presto… dammelo…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Ron gli consegnò il suo PoziOni Avanzate. Harry corse avanti e tornò nella sala comune. Li afferrò la borsa di scuola, ignorando gli sguardi stupefatti di molti ragazzi che avevano già finito di cenare, si scaraventò di nuovo attraverso il buco del ritratto e corse lungo il corridoio del settimo piano.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Rimase senza fiato. Nonostante la fretta, il panico, la paura di ciò che lo aspettava nel bagno, non poté non restare intimidito davanti a quella visione. Si trovava in una stanza grande come una cattedrale: dalle alte finestre piovevano lame di luce su una sorta di città dai muri altissimi, fatta degli oggetti nascosti da generaziOni di abitanti di Hogwarts. C’erano strade e vicoli delimitati da pile pericolanti di mobili rotti e danneggiati, messi via forse per occultare le prove di magie maldestre, oppure nascosti da elfi domestici decisi a mantenere alta la dignità del castello. C’erano migliaia e migliaia di libri, banditi o scarabocchiati o rubati. C’erano catapulte alate e Frisbee Zannuti, alcuni ancora abbastanza vitali da svolacchiare sulle montagne di altri oggetti proibiti; c’erano bottiglie sbeccate di poziOni rapprese, cappelli, gioielli, mantelli; c’erano gusci di uova di drago, bottiglie tappate il cui contenuto scintillava ancora malvagio, diverse spade arrugginite e una pesante ascia macchiata di sangue.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry corse verso il bagno al piano di sotto, ficcando il PoziOni Avanzate di Ron nella propria borsa. Un minuto dopo era di nuovo davanti a Piton, che tese la mano in silenzio. Harry gli passò la borsa, ansimando, con un dolore lacerante nel petto, e attese.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Piton estrasse uno per uno i libri di Harry e li esaminò. Infine l’unico rimasto fu quello di PoziOni, che osservò con grande attenzione prima di parlare.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Questa è la tua copia di PoziOni Avanzate,Potter?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Questa è la copia di PoziOni Avanzate che hai comprato al Ghirigoro?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «E allora perché» chiese Piton, «nella prima pagina c’è scritto il nome ‘RoOnil Wazlib’?»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Be’, vedremo come ti sentirai dopo le puniziOni» proseguì Piton. «Sabato mattina alle dieci, Potter. Nel mio ufficio».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Non sto difendendo quello che ho fatto!» la interruppe Harry. «Vorrei che non fosse mai successo, e non solo perché ho una decina di puniziOni. Lo sai che non avrei usato un incantesimo del genere, nemmeno contro Malfoy, ma non puoi dar la colpa al Principe, lui non ha scritto ‘Provalo, è ottimo’… Prendeva solo appunti per sé, no? Non per qualcun altro…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «… ottenuto una fama di abile poziOnista che non meriti» concluse Hermione, perfida.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Harry e Ron rimasero esterrefatti: Hermione e Ginny, che erano sempre andate molto d’accordo, erano sedute a braccia incrociate e guardavano torve in direziOni opposte. Ron scrutò nervosamente Harry, poi aprì un libro a casaccio e vi si nascose dietro. Harry, però, pur sapendo quanto poco se lo meritava, si sentì tutto d’un tratto incredibilmente allegro, anche se nessuno di loro disse più una parola per il resto della serata.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Ah, Potter» lo accolse Piton, quando Harry ebbe bussato alla sua porta e fu entrato nell’ufficio sgradevolmente familiare che il professore, nonostante ormai insegnasse parecchi piani più su, non aveva abbandonato: era illuminato fiocamente come sempre e i soliti viscidi oggetti morti erano sospesi in poziOni colorate lungo le pareti. Molte scatole coperte di ragnatele erano minacciosamente accatastate sul tavolo destinato a Harry; emanavano un alone di lavoro noioso, duro e inutile.
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    «Il signor Gazza cercava qualcuno che riordinasse questi vecchi archivi» continuò Piton, soave. «Sono i registri di altri malfattori di Hogwarts e delle loro puniziOni. Dove l’inchiostro è sbiadito, o le schede sono state danneggiate dai topi, vorremmo che ricopiassi i misfatti e le puniziOni e, assicurandoti che siano in ordine alfabetico, rimettessi le schede nei contenitori. Non devi usare la magia».
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Estrasse con gesto teatrale una scheda da una delle scatole in cima e lesse: «James Potter e Sirius Black. Sorpresi a usare una fattura illegale contro Bertram Aubrey. Testa di Aubrey raddoppiata. Doppia punizione». Piton sorrise beffardo. «Dev’essere di grande conforto sapere che anche se sono morti resta una testimOnianza delle loro gloriose imprese…»
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Era, come Harry aveva previsto, un lavoro inutile e noioso, inframmezzato (evidentemente secondo i desideri di Piton) da una morsa allo stomaco ogni volta che leggeva il nome di suo padre o quello di Sirius, di solito in coppia in varie malefatte minori, qualche volta accompagnati da Remus Lupin e Peter Minus. E mentre ricopiava tutti i vari crimini e le puniziOni, si chiedeva che cosa stava succedendo là fuori: la partita doveva essere appena cominciata… Ginny giocava da Cercatrice contro Cho…
Sectumsempra (Cap. 24 Harry Potter 6)

    Non aveva osato tornare nella Stanza delle Necessità a recuperare il libro, e il suo rendimento in PoziOni ne soffriva alquanto (anche se Lumacorno, che approvava la relazione con Ginny, aveva scherzosamente attribuito il calo al fatto che Harry era innamorato). Ma Harry era sicuro che Piton non avesse ancora rinunciato a mettere le mani sul libro del Principe, ed era deciso a lasciarlo dov’era finché Piton fosse stato all’erta.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Esattamente» replicò Hermione. «E il primo posto dove andrò a guardare» aggiunse con veemenza, avvicinandosi al buco del ritratto, «sono i registri dei vecchi premi di PoziOni
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Non ha mai accettato il fatto che tu l’abbia superata in PoziOni» commentò Ron, tornando alla lettura di Mille Erbe e Funghi Magici.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Trovava le puniziOni particolarmente gravose perché gli sottraevano il tempo già limitato che poteva passare con Ginny. E in effetti, si chiedeva se Piton non lo sapesse, perché ogni volta lo tratteneva più a lungo, facendo maligne digressiOni su come Harry perdesse le belle giornate e le possibilità che offrivano.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    A riscuoterlo da queste amare riflessiOni fu l’apparizione al suo fianco di Jimmy Peakes, che gli tendeva una pergamena.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Oh, be’, in questo caso». La Cooman sorrise. Si chinò, raccolse le bottiglie di sherry e le gettò senza tante cerimOnie in un grande vaso bianco e blu posto in una nicchia lì accanto.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Mi manca la tua presenza alle leziOni, Harry» dichiarò con sentimento mentre si avviavano. «Non sei mai stato un gran Veggente… ma eri un meraviglioso Oggetto…»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Harry non rispose; aveva sempre detestato essere l’Oggetto delle ripetute previsiOni di sventura della professoressa Cooman.
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Temo» riprese lei, «che il ronzino… oh, scusa, il centauro… non sappia nulla di cartomanzia. Gli ho chiesto — da Veggente a Veggente — se non aveva avvertito anche lui le remote vibraziOni della catastrofe che incombe. Ma sembrava che mi ritenesse quasi ridicola. Sì, ridicola!»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «Basta così» lo interruppe Silente. Lo disse in tono tranquillo, eppure Harry tacque all’istante; sapeva di aver varcato una linea invisibile. «Credi che abbia lasciato una sola volta la scuola indifesa durante le mie assenze quest’anno? No. Questa sera, quando me ne andrò, verranno attivate altre proteziOni. Ti prego di non insinuare che non prendo sul serio la sicurezza dei miei studenti, Harry».
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    «… capite che cosa vuol dire?» concluse Harry, concitato. «Silente non sarà qui stanotte, quindi Malfoy avrà un’ottima possibilità di tentare qualunque cosa abbia in mente. No, ascoltatemi!»sibilò rabbioso quando sia Ron che Hermione diedero segno di volerlo interrompere. «So che era Malfoy quello che festeggiava nella Stanza delle Necessità. Ecco…» Ficcò in mano a Hermione la Mappa del Malandrino. «Dovete sorvegliarlo, lui e anche Piton. Usate chiunque altro riusciate a mettere insieme dell’ES. Hermione, quei galeOni a contatto funzionano ancora, giusto? Silente dice che ha imposto alla scuola una protezione supplementare, ma se Piton è coinvolto saprà di quale protezione si tratta, e come evitarla… però non si aspetterà che tutti voi stiate in guardia, no?»
La veggente spiata (Cap. 25 Harry Potter 6)

    Poi Silente emerse dall’acqua davanti a lui, i capelli argentati e gli abiti scuri scintillanti. Harry lo raggiunse: scoprì dei gradini che conducevano in una vasta caverna. Li salì a tentOni, con l’acqua che colava dai vestiti zuppi, e affiorò, scosso da brividi violenti, nell’aria immobile e gelata.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry non chiese come facesse a saperlo. Non aveva mai visto un mago captare gli incantesimi solo guardando e toccando; ma aveva appreso da tempo che esplosiOni e fumo erano più spesso segnali di inettitudine che di abilità.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Poi, dopo due minuti buOni, Silente mormorò: «Oh no, questo no. Che cattivo gusto».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Temo» spiegò Silente, infilando la mano sana nella veste ed estraendo un corto pugnale d’argento come quello che Harry usava per tritare gli ingredienti delle poziOni, «che ci venga richiesto un pedaggio».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Pensavo che qualcosa sarebbe successo se avessimo fatto un tentativo ovvio di impadrOnirci dell’Horcrux. È stata una buOnissima idea, Harry; di gran lunga il modo più semplice di scoprire cosa ci troviamo di fronte».
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Harry non replicò. Pensava a mostri acquatici, serpenti giganti, demOni, kelpie e folletti…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Attento a non toccare l’acqua» lo ammonì di nuovo Silente mentre scendevano.
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    «Signore, ci sto provando, ci sto provando!» gridò disperato, ma Silente non poteva sentirlo; era disteso su un fianco e rantolava come in agOnia. «Aguamenti… Aguamenti… AGUAMENTI!»
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    Gli Inferi urtarono l’uno contro l’altro, cercando a tentOni di sfuggire al fuoco che li imprigionava…
La caverna (Cap. 26 Harry Potter 6)

    E indicò il cielo su Hogwarts. Il terrore s’impadronì di Harry… Si voltò a guardare.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Harry si sfilò di tasca il Mantello e se lo gettò addosso prima di inforcare la sua scopa; Madama Rosmerta stava già caracollando verso il pub quando Harry e Silente decollarono. Durante il volo verso il castello, Harry tenne d’occhio Silente, pronto ad afferrarlo nel caso cadesse, ma la vista del Marchio Nero pareva averlo rinvigorito; era chino sulla scopa, lo sguardo puntato avanti, i lunghi capelli e la barba argentei fluttuanti nell’aria della notte. Anche Harry guardò: vide il teschio, e la paura si gonfiò dentro di lui come una bolla velenosa, premendogli i polmOni, scacciandogli dalla mente ogni altra pena…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Silente aveva già varcato i bastiOni merlati e stava smontando; pochi secondi dopo Harry atterrò accanto a lui e si guardò intorno.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    I bastiOni erano deserti. La porta della scala a chiocciola che scendeva all’interno era chiusa. Non c’era traccia di lotta, di combattimento mortale, di un corpo.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Poi vide la bacchetta di Silente precipitare nel vuoto oltre il bordo dei bastiOni e capì… Silente l’aveva immobilizzato senza parlare, e l’istante necessario per eseguire l’incantesimo gli era costato la possibilità di difendersi.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Sorreggendosi ai bastiOni, molto pallido, Silente non mostrava panico né tensione. Guardò l’aggressore e disse: «Buonasera, Draco».
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Sì, ho preso l’idea da loro» rispose Malfoy con un sorriso perverso. «Ho preso anche l’idea di avvelenare l’idromele dalla sporca Mezzosangue Granger, l’ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere le poziOni…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Sì» rispose Silente, e Harry lo vide sdrucciolare appena nello sforzo di rimanere in piedi. «Ma quanto a uccidermi, Draco, stai lasciando passare molti lunghi minuti. Siamo soli. Sono indifeso oltre le tue più rosee previsiOni, e non hai ancora agito…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Ma all’improvviso dei passi rimbombarono per le scale e un attimo dopo Malfoy fu spinto da parte. Quattro persone vestite di nero si precipitarono fuori, sui bastiOni. Sempre paralizzato, gli occhi fissi, senza poter battere ciglio, Harry vide terrorizzato quattro sconosciuti; a quanto pareva i Mangiamorte avevano vinto la battaglia di sotto.
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Non mi perderei una gita a Hogwarts per nulla al mondo, Silente» latrò Greyback con la sua voce aspra. «Non quando ci sono gole da lacerare… buOnissime…»
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    «Ho detto no!» gridò l’uomo; ci fu un lampo di luce e il lupo mannaro fu scaraventato lontano; urtò contro i bastiOni e barcollò, furente. Il cuore di Harry martellava così forte che pareva impossibile che nessuno lo sentisse, imprigionato nell’incantesimo di Silente… Se solo fosse riuscito a muoversi, avrebbe potuto scagliare una maledizione da sotto il Mantello…
La torre (Cap. 27 Harry Potter 6)

    Harry si rimise in piedi e si lanciò lungo il corridoio, ignorando le esplosiOni dietro di lui, i richiami degli altri, e il muto appello dei corpi a terra, la cui sorte gli era ancora ignota…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    La fredda aria notturna lacerò i polmOni di Harry che si slanciò verso i tre. In lontananza un lampo di luce delineò per un attimo la sagoma della sua preda; non sapeva che cosa l’avesse provocato ma continuò a correre, non era ancora abbastanza vicino da poter prendere bene la mira per una maledizione…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    Un altro lampo, urla, fiotti di luce, e Harry capì: Hagrid era sbucato dalla sua capanna e stava cercando di bloccare i Mangiamorte. Anche se ogni respiro pareva squarciargli i polmOni e la fitta nel petto era come fuoco, Harry accelerò mentre una voce nella testa gli ripeteva: Hagrid no… anche Hagrid no…
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Niente MalediziOni Senza Perdono da te, Potter!» urlò sopra il rombo delle fiamme, le grida di Hagrid e gli uggiolii selvaggi di Thor imprigionato. «Non ne hai il coraggio né l’abilità…»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Tu hai il coraggio di usare i miei incantesimi contro di me, Potter? Sono stato io a inventarli… Io, il Principe Mezzosangue! E tu rivolti le mie invenziOni contro di me, come il tuo schifoso padre? Non credo… no!»
La fuga del Principe (Cap. 28 Harry Potter 6)

    «Neville è in infermeria, però Madama Chips pensa che si riprenderà completamente, e il professor Vitious è stato steso, ma sta bene, è solo un po’ scosso. Ha insistito per andare a prendersi cura dei Corvonero. Ed è morto un Mangiamorte, è stato colpito da un Anatema che Uccide di quelli che il grosso biondo scagliava da tutte le parti… Harry, se non avessimo avuto la tua pozione Felix, credo che saremmo stati uccisi, tutte le malediziOni ci mancavano…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Silente potrebbe conoscere qualcosa che funziOni, però» soggiunse Ron. «Dov’è? Bill ha lottato contro quei pazzi per ordine di Silente, Silente glielo deve, non può lasciarlo in questo stato…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    Lei lo fissò attOnita per un attimo, poi ondeggiò in maniera allarmante; Madama Chips, ripreso il controllo di sé, accorse, Evocò una sedia dal nulla e la spinse sotto la McGranitt.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «E quando è arrivato nel cuore della battaglia si è messo con i Mangiamorte?» chiese Harry, che voleva tutti i particolari della doppiezza e dell’infamia di Piton, febbrilmente deciso a mettere insieme altre ragiOni per odiarlo e giurargli vendetta.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Le abbiamo tentate tutte: Lumos, Incendio»proseguì Ginny. «Ma non è servito a niente; siamo riusciti solo a venir fuori a tentOni dal corridoio, e nel frattempo sentivamo rumore di passi. Invece Malfoy vedeva bene per via di quella roba, di quella Mano, e li guidava, ma non abbiamo osato scagliare malediziOni per non colpirci tra noi, e quando siamo arrivati in un corridoio illuminato erano spariti».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Eravamo in difficoltà, stavamo perdendo» mormorò Tonks. «Gibbon era a terra, ma gli altri sembravano pronti a lottare fino alla morte. Neville era ferito, Bill era stato assalito da Greyback… Era tutto buio… MalediziOni che volavano dappertutto… Il giovane Malfoy era scomparso, doveva essersela svignata su per le scale della Torre… Poi altri l’hanno seguito, ma uno di loro ha bloccato le scale dietro di sé con una maledizione… Neville l’ha rincorso ed è stato scagliato in aria…»
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Non posso dirglielo, professoressa» rispose Harry. Si aspettava la domanda e aveva la risposta pronta. Era lì, in quella stessa stanza, che Silente gli aveva detto di non rivelare i contenuti delle loro leziOni a nessuno, a parte Ron e Hermione.
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

    «Ma avremo anche un solo allievo dopo questo?» domandò Lumacorno, asciugandosi la fronte sudata con un fazzoletto di seta. «I genitori vorranno tenere i figli a casa, e non posso certo biasimarli. Non credo che siamo più in pericolo a Hogwarts che in qualunque altro luogo, ma non ci si può aspettare che una madre ragiOni così. Vorranno tenere unite le famiglie, è naturale».
Il lamento della Fenice (Cap. 29 Harry Potter 6)

   Tutte le leziOni furono sospese, tutti gli esami posticipati. Alcuni studenti furono portati frettolosamente via da Hogwarts dai genitori nei due giorni che seguirono: le gemelle Patil partirono prima di colazione la mattina dopo la morte di Silente, e Zacharias Smith fu scortato fuori dal castello dal suo altezzoso padre. Seamus Finnigan, invece, si rifiutò categoricamente di seguire la madre a casa; fecero a chi urlava di più nella Sala d’Ingresso, e la sfida si risolse quando lei acconsentì a lasciarlo a scuola per il funerale. Ebbe difficoltà a trovare un letto a Hogsmeade, raccontò Seamus a Harry e Ron, perché maghi e streghe si riversavano nel villaggio, preparandosi a rendere l’ultimo tributo a Silente.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry si ripeteva questo mantra la sera prima di addormentarsi, e i suoi sogni erano popolati da coppe, medagliOni e oggetti misteriosi che non riusciva a raggiungere, anche se Silente gli offriva una scala di corda che si trasformava in un intreccio di serpenti non appena lui cominciava a salire…
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Stavo scorrendo il resto dei vecchi Profeti e c’era un brevissimo annuncio del matrimOnio di Eileen Prince con un uomo di nome Tobias Piton, e poi più tardi un altro che diceva che aveva dato alla luce un…»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «Lo sapeva»rispose Harry, amareggiato. «L’ha capito quando ho usato il Sectumsempra. Non ha avuto bisogno della Legilimanzia… Forse lo sapeva anche prima, quando Lumacorno continuava a ripetere quanto ero abile in PoziOni… Non avrebbe dovuto lasciare il suo vecchio manuale in fondo a quell’armadio, no?»
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Il giorno dopo si alzò presto per fare i bagagli: l’Espresso per Hogwarts sarebbe partito un’ora dopo il funerale. In Sala Grande trovò un’atmosfera sommessa. Tutti indossavano vesti da cerimOnia e nessuno sembrava avere molta fame. La professoressa McGranitt aveva lasciato vuota la poltrona simile a un trono al centro della tavola degli insegnanti. Anche la sedia di Hagrid era vuota: Harry si disse che forse non era riuscito ad affrontare la colazione; il posto di Piton, invece, era stato semplicemente occupato da Rufus Scrimgeour. Harry evitò i suoi occhi giallastri che percorrevano la Sala; ebbe la spiacevole sensazione che stesse cercando proprio lui. Nel seguito di Scnmgeour notò i capelli rossi e gli occhiali cerchiati di corno di Percy Weasley. Ron non diede segno di averlo visto, ma trafisse la sua aringa affumicata con insolita ferocia.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Li vide nell’acqua verde chiaro illuminata dal sole, pochi centimetri sotto la superficie, e gli ricordarono orrendamente gli Inferi: un coro di sirene e tritOni che cantavano in una lingua incomprensibile, i pallidi volti increspati, i capelli violetti che danzavano attorno alle teste. La musica gli fece venire la pelle d’oca, eppure non era sgradevole. Parlava chiaramente di perdita e disperazione. Mentre guardava in basso i volti selvaggi dei cantori ebbe la sensazione che almeno loro fossero davvero tristi. Poi Ginny gli diede un altro colpetto e lui si voltò.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Non videro bene ciò che accadde davanti. Hagrid doveva aver posato Silente sulla tavola. Si ritirò lungo il corridoio, soffiandosi il naso con alti strombettii che attrassero gli sguardi scandalizzati di alcuni presenti, fra cui, notò Harry, Dolores Umbridge… ma luì sapeva che Silente non ci avrebbe badato. Tentò di rivolgere un gesto amichevole a Hagrid mentre passava, ma gli occhi del guardiacaccia erano così gonfi che c’era da meravigliarsi che sapesse dove metteva i piedi. Harry lanciò un’occhiata alla fila in fondo, dove si dirigeva Hagrid e capì che cosa lo guidava: laggiù, vestito con giacca e pantalOni grandi ciascuno come una piccola tenda, c’era il gigante Grop, il brutto testone roccioso chino, docile, quasi umano. Hagrid sedette vicino al suo fratellastro e Grop gli diede una pacca sulla testa, tanto forte da far sprofondare le gambe della sedia nel terreno. Harry ebbe una meravigliosa, momentanea gran voglia di ridere. Ma poi la musica cessò e lui si voltò di nuovo a guardare la scena.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    «La stessa cosa che voleva a Natale» rispose Harry con un’alzata di spalle. «Che gli dessi informaziOni su Silente e che fossi il nuovo ragazzo-immagine del Ministero».
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

    Harry lo guardò, esterrefatto; l’idea che potesse ancora esistere una cosa normale come un matrimOnio era incredibile eppure meravigliosa.
La tomba bianca (Cap. 30 Harry Potter 6)

   «Ma tu non avrai seguito le sue leziOni» osservò Voldemort. «Per coloro che non lo sanno, questa sera è tra noi Charity Burbage, che fino a poco tempo fa insegnava alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Ah, sì» disse Piton, mentre la prigiOniera rigirava lentamente.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Piton osservò il viso capovolto. Tutti i Mangiamorte ora guardavano la prigiOniera, come se avessero avuto il permesso di dare sfogo alla loro curiosità. Quando si trovò rivolta verso il fuoco, la donna implorò, con voce rotta e piena di terrore: «Severus! Aiutami!»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Codaliscia» disse Voldemort imperturbabile, tranquillo e assorto, senza distogliere lo sguardo dal corpo in alto, «non ti avevo ordinato di tenere il nostro prigiOniero in silenzio?»
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   I presenti guardarono Voldemort preoccupati. Ognuno, a giudicare dalle loro espressiOni, temeva di essere incolpato per il fatto che Harry Potter era ancora in vita. Voldemort, tuttavia, parlava più tra sé che a qualcuno in particolare, e teneva lo sguardo fisso sul corpo privo di sensi sopra di lui.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «A casa di uno dell'Ordine» rispose Piton. «Il luogo, secondo la fonte, è stato dotato di tutte le proteziOni che Ordine e Ministero insieme potevano fornire. Credo che ci saranno poche possibilità di portarlo via quando sarà là, mio Signore, a meno che, naturalmente, il Ministero non sia caduto prima di sabato, il che potrebbe darci l'opportunità di scoprire e disfare abbastanza incantesimi da poter superare quelli che restano».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Mio Signore, io ho informaziOni diverse».
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   «Si è sempre trattato bene, Lucius. PavOni...» Yaxley sbuffò e ripose la bacchetta sotto il mantello.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Piton annuì senza dare spiegaziOni. Voltarono a destra, in un ampio viale. L'alta siepe svoltò con loro, sparendo in lontananza oltre i poderosi battenti del cancello di ferro che sbarrava la strada. Nessuno dei due si fermò; in silenzio, levarono il braccio sinistro in una sorta di saluto e attraversarono senza esitare il metallo scuro, come se fosse fumo.
L’ascesa del Signore Oscuro (Cap. 1 Harry Potter 7)

   Gli ci volle un'altra ora per vuotarlo, gettar via le cose inutili e dividere il resto in pile, a seconda di quanto gli sarebbero servite da quel momento in poi. Le vesti di scuola e da Quidditch, il calderone, la pergamena, le piume e gran parte dei libri di testo finirono ammucchiati in un angolo. Chissà che cosa ne avrebbero fatto gli zii; li avrebbero bruciati nel cuore della notte, probabilmente, come prove di un crimine orrendo. Gli abiti Babbani, il Mantello dell'Invisibilità, il kit per le poziOni, alcuni libri, l'album di foto che gli aveva regalato Hagrid, un pacco di lettere e la bacchetta andarono a riempire un vecchio zaino. In una tasca sul davanti c'erano la Mappa del Malandrino e il medaglione col messaggio firmato 'R.A.B.' Il medaglione meritava il posto d'onore non perché fosse prezioso in sé era privo di valore ma per quello che era costato impossessarsene.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Arrivato in fondo alla pila, Harry rallentò, in cerca di un numero, arrivato poco dopo il suo ritorno in Privet Drive quell'estate; ricordava che in prima pagina c'erano poche righe sulle dimissiOni di Charity Burbage, l'insegnante di Babbanologia a Hogwarts. Finalmente lo trovò. Andò a pagina
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Albus non cercò mai di negare che suo padre (che sarebbe poi morto ad Azkaban) avesse commesso quel crimine; al contrario, quando trovai il coraggio di chiederglielo, mi garanti che era certo della sua colpevolezza. A parte questo, Silente si rifiutò di parlare della triste vicenda, nonostante l'insistenza di molti. Alcuni, in effetti, erano inclini a lodare l'atto di suo padre e ritenevano che anche Albus odiasse i Babbani. Niente di più sbagliato: come chiunque abbia conosciuto Albus può testimOniare, egli non mostrò mai la più remota tendenza antiBabbana, anzi: la sua ferma difesa dei diritti Babbani gli procurò molti nemici negli anni a venire.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Non solo vinse tutti i premi degni di nota che la scuola metteva in palio, ma ben presto fu in regolare corrispondenza con i più insigni maghi del tempo, tra cui Nicolas Flamel, l'illustre alchimista, la nota storica Bathilda Bath e Adalbert Incant, il teorico della magia. Svariati suoi studi furono pubblicati su riviste autorevoli come Trasfigurazione Oggi, Incantesimi Ispirati e Il PoziOnista Pratico. La carriera di Silente sembrava destinata a decollare come un razzo e la sola domanda che tutti si ponevano era
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

    quando sarebbe diventato Ministro della Magia. Tuttavia, per quanto negli anni successivi fosse stato spesso pronosticato che avrebbe occupato quell'incarico, egli non nutrì mai ambiziOni ministeriali.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Altre piume descriveranno i trionfi degli anni successivi. Gli incalcolabili contributi di Silente alla sapienza magica, tra i quali la scoperta dei dodici usi del sangue di drago, avrebbero giovato a molte generaziOni, come la saggezza di cui diede prova nelle numerose sentenze che emise come Stregone Capo del Wizengamot. Si dice inoltre che non vi fu mai duello magico paragonabile a quello tra Silente e Grindelwald nel 1945. Coloro che vi assistettero hanno scritto del terrore e della reverenza che provarono guardando quei due straordinari maghi darsi battaglia. Il trionfo di Silente e le sue conseguenze per il mondo magico sono considerati un punto di svolta nella storia magica, pari all'introduzione dello Statuto Internazionale di Segretezza o alla caduta di Colui-Che-Non-Deve-EssereNominato.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Non aveva mai pensato di chiedergli del suo passato. Senza dubbio sarebbe parso strano, impertinente, perfino, ma in fondo tutti sapevano che Silente aveva combattuto quel leggendario duello con Grindelwald, e Harry non gli aveva mai chiesto niente, né di quello, né degli altri suoi celebri successi. No, avevano sempre parlato di Harry, del passato di Harry, del futuro di Harry, dei progetti di Harry... e ora gli sembrava, nonostante lo attendessero prove così rischiose e incerte, di aver perso preziosissime occasiOni non chiedendo a Silente qualcosa di più su di lui. Anche se l'unica domanda personale che gli avesse mai rivolto era la sola alla quale sospettava che Silente non avesse risposto con sincerità:
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   In libreria la prossima settimana le rivelaziOni shock sul genio imperfetto considerato da molti il più grande mago della sua generazione. Smantellando la tradizionale immagine di serena barbuta saggezza, Rita Skeeter rivela l'infanzia disturbata, la giovinezza sregolata, le interminabili faide e i colpevoli segreti che Silente ha portato con sé nella tomba. PER CHé il più volte candidato al ruolo di Ministro della Magia si accontentò di restare un semplice preside? QUALE era il vero scopo della società segreta nota come Ordine della Fenice? COME si concluse davvero la vita di Silente? Le risposte a queste e a molte altre domande nell'esplosiva biografia Vita e Menzogne di Albus Silente di Rita Skeeter. Intervista esclusiva all'autrice di Betty Braithwaite, a pagina 13.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Oh, mia cara» sorride la Skeeter, picchiettandomi affettuosamente sulle nocche, «sai anche tu quante informaziOni si possono ottenere con una borsa gonfia di galeOni, il rifiuto di sentire la parola 'no' e una bella Penna Prendiappunti affilata! C'era la coda per gettare fango su Silente, del resto. Non tutti pensavano che fosse così straordinario, sai: ha pestato un sacco di piedi importanti. Ma il vecchio Doggi Doge può anche scendere dal suo Ippogrifo, perché io ho avuto accesso a una fonte per la quale molti giornalisti si venderebbero la bacchetta, una persona che non ha mai parlato pubblicamente prima d'ora e che è stata vicina a Silente nella fase più violenta e disturbata della sua giovinezza».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Le anticipaziOni della biografia suggeriscono che ci saranno parecchie sorprese per chi crede che Silente abbia condotto una vita ineccepibile. Quali sono le notizie più succose che hai scoperto?
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   «Be', non voglio rivelare troppo è tutto nel libro ma testimOni oculari dentro il castello di Hogwarts hanno visto Potter fuggire pochi istanti dopo che Silente cadde, si buttò o fu spinto. Potter poi testimOniò contro Se verus Piton, per il quale da sempre, com'È noto, nutre una forte ostilità. è tutto come appare? Lo deciderà la comunità magica... dopo aver letto il mio libro».
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   E su questa intrigante esca mi congedo. Non c'È alcun dubbio: Rita Skeeter ha prodotto un bestseller istantaneo. Le legiOni di ammiratori di Silente possono tremare nell'attesa di ciò che presto sarà rivelato sul loro eroe.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Harry si sedette. Credeva di sapere che cosa era in arrivo. Lo zio cominciò a marciare avanti e indietro, mentre zia Petunia e Dudley seguivano i suoi gesti con espressiOni ansiose. Infine zio Vernon, il faccione viola contratto per lo sforzo, si fermò davanti a Harry e parlò.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry guardò lo zio con un misto di esasperazione e divertimento. Erano quattro settimane che Vernon Dursley cambiava idea ogni ventiquattrore, caricava, scaricava e ricaricava l'auto. Il momento più esilarante era stato quando lo zio, senza sapere che dall'ultima volta Dudley aveva aggiunto i suoi pesi nella valigia, aveva cercato di rimetterla nel bagagliaio dell'auto ed era crollato a terra fra ruggiti di dolore e imprecaziOni.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Zio Vernon andò fino al camino e ritorno, respirando così forte che i suoi baffOni neri s'incresparono, il volto sempre paonazzo per la concentrazione.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Questi non sono incidenti... i crolli e le esplosiOni e i deragliamenti e
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Ci fu un breve silenzio nel quale l'eco distante di Hagrid che abbatteva una porta di legno parve vibrare attraverso gli anni. Zia Petunia guardava zio Vernon; Dudley fissava Harry. Infine zio Vernon scoppiò: «E il mio lavoro? E la scuola di Dudley? Naturalmente di tutto questo non importa niente a un manipolo di maghi fannullOni...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Complimenti, signore, complimenti davvero; personalmente tutti quei bottOni e pomelli mi manderebbero in confusione» disse Dedalus, convinto di adulare Vernon Dursley, che a ogni parola di Dedalus stava visibilmente perdendo fiducia nel piano.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Giusto, i tempi sono molto stretti». Dedalus annuì e ripose l'orologio nel panciotto. «Stiamo cercando di sincrOnizzare la tua partenza da casa con la Smaterializzazione della tua famiglia, Harry; di conseguenza l'incantesimo si infrangerà non appena sarete tutti partiti per un luogo sicuro». Si rivolse ai Dursley. «Bene, siamo pronti?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Oh, sono sicuro che diventeremo amicOni» esclamò Lux allegramente, sventolando il cappello mentre usciva. Hestia lo seguì.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Si udì un improvviso, assordante ruggito. Harry si raddrizzò di colpo e picchiò la testa contro la bassa cornice della porta. Indugiò solo per fare sfoggio di alcune selezionate imprecaziOni di zio Vernon, poi tornò barcollando in cucina, reggendosi la testa, e guardò fuori dalla finestra nel giardino sul retro.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   L'oscurità s'increspò, l'aria stessa vibrò. Poi, a una a una, comparvero dal nulla diverse figure, mentre i loro Incantesimi di Disillusione svanivano. A dominare la scena era Hagrid, con casco e occhialOni, in sella a una moto enorme con un sidecar nero. Attorno a lui, altri smontavano dai manici di scopa e, in due casi, da scheletrici cavalli con le ali nere.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry li condusse tutti in cucina dove, tra risa e chiacchiere, si sedettero, si appollaiarono sui lustri bancOni di zia Petunia o si appoggiarono ai suoi immacolati elettrodomestici: Ron, lungo e allampanato; Hermione, i capelli cespugliosi legati in una lunga treccia; Fred e George, con due sorrisi identici; Bill, capelli lunghi e brutte cicatrici; il signor Weasley, gentile, con la calvizie incipiente e gli occhiali un po' storti; Malocchio, sciupato, zoppo, l'occhio magico azzurro vivo che roteava nell'orbita; Tonks, i capelli corti del suo rosa preferito; Lupin, più grigio, più segnato; Fleur, snella e bellissima, i lunghi capelli di un biondo argenteo; Kingsley, calvo, nero, le spalle larghe; Hagrid, capelli e barba incolti, tutto gobbo per non picchiare la testa sul soffitto, e Mundungus Fletcher, piccolo, sudicio e depresso, con i suoi occhi cadenti da bassethound e i capelli impastati. Il cuore di Harry si allargò a quella vista: sentiva di volere un bene incredibile a tutti, compreso Mundungus, che aveva cercato di strangolare l'ultima volta che si erano incontrati.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry corse nell'ingresso a prendere lo zaino, la Firebolt e la gabbia di Edvige prima di unirsi agli altri nel buio giardino. I manici saltarono in mano ai proprietari; Kingsley aveva già aiutato Hermione a salire su un enorme Thestral nero; Bill aveva issato Fleur sull'altro. Hagrid era pronto accanto alla moto, gli occhialOni sul naso.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Arthur ci ha messo un po' le mani» gli disse Hagrid, del tutto insensibile al suo disagio. Si mise a cavalciOni della moto, che cigolò e sprofondò nel terreno di parecchi centimetri. «Adesso ha dei trucchetti sul manubrio. Questa è una mia idea».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ti prego, Hagrid, fai attenzione» si raccomandò il signor Weasley, che era lì a fianco con la sua scopa. «Non sono ancora convinto che fosse il caso, e va usato solo in situaziOni di emergenza».
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Urla, lampi di luce verde da ogni dove: Hagrid ululò e la moto si ribaltò. Harry non sapeva più dov'erano: lampiOni sopra di lui, grida intorno; si tenne aggrappato forte al sidecar. La gabbia di Edvige, la Firebolt e lo zaino gli scivolarono via tra le ginocchia...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Fermati... FERMATI!» gridò Harry. Ma quando si voltò di nuovo, due getti di luce verde gli sfiorarono l'orecchio sinistro: quattro Mangiamorte si erano separati dal cerchio e li inseguivano, mirando alla vasta schiena di Hagrid. Il pilota scartò, ma i Mangiamorte non mollarono; scagliarono altre malediziOni e Harry dovette abbassarsi nel sidecar per evitarle. Si voltò e gridò «Stupeficium!» e un lampo di luce rossa partì dalla sua bacchetta, aprendo un varco tra i quattro inseguitori.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Una parete, una solida parete di mattOni, eruppe dal tubo di scappamento. Allungando il collo, Harry la vide espandersi a mezz'aria. Tre Mangiamorte scartarono e la evitarono, ma il quarto non fu così fortunato: sparì e poi cadde come un masso dietro il muro, la scopa in mille pezzi. Uno dei compagni rallentò per salvarlo, ma entrambi furono inghiottiti dall'oscurità insieme alla parete quando Hagrid si chinò sul manubrio e accelerò.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Ci riproviamo, Harry, resisti!» urlò Hagrid, premendo un secondo pulsante. Questa volta dal tubo di scappamento sbucò un'enorme rete, ma i Mangiamorte erano all'erta e la evitarono. Anche quello che si era fermato a soccorrere il compagno stordito li raggiunse: sbucò all'improvviso dal buio, e adesso erano in tre a inseguire la moto, scagliando malediziOni.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   ma almeno ancora in volo: Harry ebbe un solo istante di sollievo prima che altre malediziOni gli sfrecciassero accanto. I tre Mangiamorte si avvicinavano.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Le malediziOni ripresero a sfrecciare nello spazio che li separava, mentre Hagrid sterzava e zigzagava; Harry capì che non osava premere di nuovo il pulsante del fuoco di drago, con lui così in bilico. Spedì una raffica di Schiantesimi contro gli inseguitori, ma riuscì solo a rallentarli. Scagliò loro un'altra fattura bloccante: il Mangiamorte più vicino scartò per evitarla e il cappuccio gli cadde indietro. Alla luce rossa dello Schiantesimo seguente Harry riconobbe il volto stranamente inespressivo di Stanley Picchetto... Stan...
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   E poi Voldemort scomparve. Harry guardò in giù e vide Hagrid a terra, braccia e gambe spalancate: strattonò con violenza il manubrio per evitare di colpirlo, cercò a tentOni il freno, ma con un tonfo assordante, che fece vibrare il suolo, andò a schiantarsi in uno stagno fangoso.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   «Be', ma i nostri incantesimi di protezione reggono, vero? Dovrebbero tenerli ad almeno cento metri di distanza in tutte le direziOni».
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Con uno strappo all'ombelico, come tirato da un amo e una lenza invisibili, Harry fu trascinato nel nulla. Vorticando in maniera incontrollabile, il dito incollato alla Passaporta, lui e Hagrid vennero scagliati lontano dal signor Tonks; qualche istante dopo Harry sentì i piedi che urtavano il suolo e cadde carpOni nel cortile della Tana. Udì delle urla. Gettò via la spazzola
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Avrebbe potuto chiamarlo a sé con la magia, invece corse dentro la casetta storta, e Harry capì che non voleva farsi vedere in faccia. Guardò Ginny, che rispose subito alla sua tacita richiesta di informaziOni.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   La replica di Lupin andò perduta, perché Hagrid, riuscito finalmente a infilarsi in cucina, barcollò fino a una sedia e vi si abbandonò di schianto, facendola rovinare sotto il suo peso. Ignorando il misto di imprecaziOni e scuse, Harry si rivolse di nuovo a Lupin.
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   Li scrutò tutti torva, con il viso ancora segnato dalle lacrime, come sfidandoli a contraddirla. Nessuno lo fece. A infrangere il silenzio erano solo i singhiozzi di Hagrid nascosto nel suo fazzoletto. Harry lo guardò: Hagrid, che aveva appena rischiato la vita per salvare la sua, Hagrid, a cui voleva tanto bene, di cui si fidava, Hagrid, che una volta aveva ceduto a Voldemort informaziOni fondamentali in cambio di un uovo di drago...
Il Guerriero caduto (Cap. 5 Harry Potter 7)

   «Cinque giorni» lo corresse Ron, deciso. «Dobbiamo stare per il matrimOnio. Ci uccideranno se ce lo perdiamo».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «La mamma sta cercando di far cantare me e Hermione. Per sapere che intenziOni abbiamo. Ci proverà anche con te, quindi preparati. Anche papà e Lupin ci hanno fatto delle domande, ma quando abbiamo detto che Silente ti aveva raccomandato di parlarne solo con noi, hanno lasciato perdere. La mamma no. è molto decisa».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, certo che no» disse la signora Weasley, con uno sconcertante ritorno al suo tono casuale. «Dovevo immaginarlo. Be', Harry, finché sei ancora qui con noi ti dispiace darci una mano con i preparativi per il matrimOnio? C'È ancora molto da fare».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Be', Malocchio ha installato un paio di malediziOni contro Piton nel caso rimetta piede laggiù. Ci auguriamo che siano abbastanza potenti da tenerlo fuori e da legargli la lingua se cerca di parlarne, ma non possiamo esserne certi. Sarebbe stato folle continuare a usare la casa come Quartier Generale ora che la sua protezione è traballante».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Certo, Ron, ma la gente è terrorizzata» rispose il signor Weasley, «hanno paura di essere i prossimi a sparire, che i loro figli siano i prossimi a essere attaccati! Corrono voci orribili; io, per esempio, non credo che la professoressa di Babbanologia a Hogwarts abbia dato le dimissiOni. Non la si vede ormai da settimane. Intanto, Scrimgeour resta chiuso tutto il giorno nel suo ufficio; spero solo che stia lavorando a un piano».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo descidere come travestirti, Arrì» disse Fleur, dopo che tutti ebbero avuto il dolce. «Per il matrimOnio» aggiunse, vedendolo confuso. «Naturalmonte non sci sono Monjamorte tra i nostri ospiti, ma non possiamo garantìr che non si lasceranno sfujire qualcosa dopo che han bevuto lo champagne».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Fra pochi giorni qui ci sarà il matrimOnio di tuo fratello, giovanotto...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    Ron guardò minaccioso i genitori, poi raccolse il cucchiaio e aggredì gli ultimi boccOni della sua torta di mele.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ho anche modificato i ricordi dei miei genitori in modo che siano convinti di chiamarsi Wendell e MOnica Wilkins, che il loro desiderio più grande sia trasferirsi in Australia, cosa che ora hanno fatto. Così sarà più difficile che Voldemort li rintracci e li interroghi su di me, o su di te, visto che purtroppo avevo raccontato loro qualcosina.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

    incanto abbastanza forte da lasciarli felici e contenti. Capisci, Wendell e MOnica Wilkins non sanno di avere una figlia».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Gli occhi di Hermione erano di nuovo pieni di lacrime. Ron si alzò di nuovo, la riabbracciò e guardò accigliato Harry, come per rimproverargli una certa mancanza di tatto. Harry non riuscì a spiccicare verbo, soprattutto perché era estremamente insolito che Ron desse leziOni di tatto a chicchessia.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ma... sembra... di solito i demOni si mettono il pigiama?»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Harry contemplò la creatura, un po' disgustato. Era umana per forma e taglia, e quello che indossava era chiaramente, ora che la sua vista si era adattata all'oscurità, un vecchio pigiama di Ron. Harry era anche sicuro che i demOni in genere fossero viscidi e calvi, non pelosi e coperti di bolle viola acceso.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Ginny avrà lasciato una briciola di polvere su uno di quei portatova glioli del cavolo» commentò Ron. «Non so proprio perché i Delacour devono venire due giorni prima del matrimOnio».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Questo contiene istruziOni esplicite su come fare un Horcrux. Segreti dell'Arte Più Oscura... è un libro terribile, veramente orrendo, trabocca di magia malvagia. Chissà quand'È stato che Silente l'ha spostato dalla biblioteca... se non l'ha fatto prima di diventare preside, scommetto che Voldemort ha trovato qui tutte le indicaziOni di cui aveva bisogno».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Andò da Lumacorno solo per scoprire che cosa sarebbe successo se avesse diviso l'anima in sette» spiegò Harry. «Silente era certo che Riddle sapesse già come fare un Horcrux quando chiese a Lumacorno di parlargliene. Secondo me hai ragione, Hermione, è probabile che abbia trovato lì le informaziOni».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Tacque: pensava a tutte le cose che avrebbe dovuto chiedere a Silente; dalla sua morte gli sembrava di aver sprecato tante occasiOni, quando era ancora vivo, per saperne di più... per scoprire tutto...
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Mi sembra di essere un elfo domestico» si lamentò sottovoce Ron, massaggiandosi la testa e uscendo con Harry. «Ma senza le soddisfaziOni del lavoro. Prima finisce questo matrimOnio, più sarò felice».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Harry non aveva mai visto il cortile della Tana così tirato a lucido. I calderOni arrugginiti e i vecchi stivali di gomma che di solito ingombravano i gradini della porta erano spariti, rimpiazzati da due nuovi Cespugli Farfallini in grandi portavasi ai lati della soglia; anche senza vento, le foglie si agitavano pigre con un gradevole effetto ondeggiante. Le galline erano state rinchiuse, il cortile spazzato e il giardino accanto potato, ripulito e agghindato, anche se Harry, a cui piaceva più selvatico, lo trovava triste senza il consueto drappello di gnomi saltellanti.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   I Delacour si rivelarono ospiti piacevoli e dispOnibili. Erano contenti di tutto e pronti a dare una mano con i preparativi. Monsieur Delacour definì ogni cosa 'charmant', dalla disposizione dei posti a tavola alle scarpe delle damigelle. Madame Delacour era abilissima negli incantesimi domestici e
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   Purtroppo la Tana non era fatta per ospitare tanta gente. I signori Weasley dormivano in salotto: tacitate le proteste dei signori Delacour, avevano insistito perché prendessero la loro camera da letto. Gabrielle dormiva con Fleur nella vecchia stanza di Percy mentre Bill avrebbe condiviso la propria con Charlie, il suo testimone, quando fosse arrivato dalla Romania. Le occasiOni di fare piani insieme divennero praticamente nulle, e fu per disperazione che Harry, Ron e Hermione si offrirono di dar da mangiare alle galline, solo per sfuggire alla casa sovraffollata.
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Oh, bene, avete dato da mangiare alle galline» esclamò avvicinandosi. «Meglio rinchiuderle prima che arrivino gli uomini domani... a montare la tenda per le nozze» spiegò, appoggiata al pollaio. Era sfinita. «I Magigazebo Millamant... sono molto bravi. Li andrà a prendere Bill... meglio se resti in casa mentre sono qui, Harry. Devo dire che organizzare un matrimOnio è più complicato con tutti quegli incantesimi di protezione in giro».
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Niente di speciale» rispose in fretta Harry, pensando allo stress ulteriore che questo avrebbe comportato. «Davvero, signora Weasley, una cena normale andrà benissimo... è il giorno prima del matrimOnio...»
Il demone in pigiama (Cap. 6 Harry Potter 7)

   «Dragomir Gorgovich, Cacciatore, comprato dai CannOni di Chudley per una cifra record due anni fa. Il più alto numero di Pluffe perse in una stagione».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Godendosi la liberazione dalla Traccia, Harry spedì le cose di Ron in volo per tutta la stanza, svegliando Leotordo che prese a sbatacchiare agitato nella gabbia. Cercò anche di allacciarsi le scarpe da tennis con la magia (gli ci vollero parecchi minuti per poi slacciarle a mano) e, per il puro piacere di farlo, trasformò l'arancione delle divise sui poster dei CannOni di Chudley in blu elettrico.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ron aveva le orecchie scarlatte; Hermione era nervosa. Harry avrebbe voluto sbattere loro la porta in faccia, ma era come se fosse entrata una corrente fredda e quel momento splendido era esploso come una bolla di sapone. Tutte le ragiOni per porre fine alla storia con Ginny, per starle lontano, erano entrate nella stanza insieme a Ron e quel felice oblio era svanito.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Hermione fece sbucare dalla bacchetta festOni viola e oro che drappeg giò con grazia su alberi e cespugli.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Niente» disse Hagrid, agitando la mano grande come un coperchio di bidone. «Ma c'È Charlie! Mi è sempre piaciuto tanto... ehi! Charlie!» Charlie si avvicinò, passandosi un po' mestamente la mano nei capelli tagliati di fresco. Era più basso di Ron, robusto, le braccia muscolose coperte di ustiOni e graffi.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non ne ho idea» rispose Harry. «Per le ragiOni che ha appena letto, immagino... per ricordarmi quello che si può ottenere se si... persevera, e tutto il resto».
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

    la tua insolenza e le tue ribelliOni? Puoi anche portare in giro quella cicatrice come una corona, Potter, ma non spetta a un diciassettenne dirmi come fare il mio lavoro! è ora che impari ad avere un po' di rispetto!»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   In giardino, i tre oggetti portati da Scrimgeour passarono di mano in mano sopra i tavoli della cena. Tutti diedero in esclamaziOni alla vista del Deluminatore e delle Fiabe di Beda il Bardo e protestarono perché Scrimgeour si era rifiutato di consegnare la spada, ma nessuno seppe suggerire come mai Silente avesse lasciato a Harry un vecchio Boccino. Mentre il signor Weasley studiava il Deluminatore per la quarta volta, sua moglie disse, esitante: «Harry, caro, hanno tutti una fame tremenda, non volevamo cominciare senza di te... posso servire la cena?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Ma per quanto lo ripetessero con mille inflessiOni diverse, non riuscirono a cavarne un senso.
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   «Non poteva dirmelo e basta?» mormorò Harry. «Era là, sulla parete del suo studio durante tutte le nostre conversaziOni l'anno scorso! Se voleva che l'avessi io, perché non me l'ha data allora?»
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Si sentiva come a un esame: davanti a sé aveva una domanda alla quale avrebbe dovuto saper rispondere, ma il suo cervello era lento, inerte. C'era qualcosa che gli era sfuggito nelle lunghe conversaziOni con Silente? Doveva sapere che cosa significava tutto ciò? Silente si aspettava che lui capisse?
Il testamento i Albus Silente (Cap. 7 Harry Potter 7)

   Dietro di lui, il tendone si apriva su file e file di fragili sedie dorate ai due lati di un lungo tappeto color porpora. Ai pali di sostegno erano intrecciati fiori bianchi e oro. Fred e George avevano fissato un enorme grappolo di palloncini anch'essi dorati sopra il punto preciso in cui Bill e Fleur sarebbero diventati marito e moglie. Fuori, farfalle e api volavano pigre sull'erba e sulle siepi. Harry si sentiva a disagio: il ragazzo Babbano di cui aveva preso le sembianze era un po' più grasso di lui e l'abito da cerimOnia era stretto e caldissimo nel fulgore della giornata estiva.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Certo, capisco» rispose Harry, più a Lupin che a Tonks. Lui gli rivolse un rapido sorriso, però dopo un attimo il suo volto era di nuovo solcato da rughe di dolore. Harry non capiva, ma non c'era tempo per indugiare sull'argomento: Hagrid stava seminando una certa agitazione. Aveva frainteso le indicaziOni di Fred, prendendo posto non sulla poltrona in ultima fila magicamente allargata e rinforzata per lui, ma su cinque sedie ormai ridotte a un mucchio di fiammiferi dorati.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Guidò un gruppo di stregOni dentro la tenda mentre Luna arrivava di corsa.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Sul serio?» chiese Harry, che da tempo aveva deciso di non contraddire le stravaganti opiniOni di Luna o di suo padre. «Sei sicura di non voler mettere niente su quel morso?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Oh, sto bene» rispose Luna, succhiandosi il dito con aria sognante. Osservò Harry da capo a piedi. «Sei elegante. Io l'ho detto a papà che tutti si sarebbero messi un abito da cerimOnia, ma lui è convinto che ai matrimOni si debbano indossare i colori del sole, per augurare buona fortuna, sai».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «State parlando di zia Muriel?» s'inserì George, riemerso dal tendone con Fred. «A me ha appena detto che ho le orecchie asimmetriche. Vecchia megera. Vorrei che zio Bilius fosse ancora vivo; ai matrimOni faceva schiantare dalle risate».
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «Viktor!» strillò lei, lasciando cadere la borsetta di perline, che fece un rumore sproporzionato rispetto alle sue dimensiOni. Arrossì, si chinò per raccoglierla e disse: «Non sapevo che ti avessero... santo cielo... che bello vederti... come stai?»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

    Un attimo dopo Bill e Charlie apparvero in fondo alla passatoia, entrambi in abito da cerimOnia, con una gran rosa bianca all'occhiello; Fred fece un fischio e le cugine Veela scoppiarono a ridere. Poi la folla tacque mentre si diffondeva la musica: a quel che pareva, veniva dai palloncini dorati.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Un grande sospiro collettivo si levò dal consesso di maghi e streghe quando Monsieur Delacour e Fleur risalirono la passatoia, lei fluttuando, il padre a balzellOni e sorridente. La sposa indossava un abito bianco molto semplice e sembrava emanare un'intensa aura argentea. Mentre di solito il suo splendore oscurava tutti gli altri, oggi irradiava bellezza su chiunque avesse intorno. Ginny e Gabrielle, entrambe in abito dorato, erano ancora più carine del solito e, una volta raggiunto da Fleur, Bill sembrava che non avesse mai incontrato Fenrir Greyback.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Non era mai stato a un matrimOnio, quindi non poteva dire se i festeggiamenti magici fossero diversi da quelli Babbani, ma era sicuro che in questi ultimi non ci fossero torte sormontate da fenici in miniatura che prendevano il volo al momento del taglio, né bottiglie di champagne che svolazzavano da sole tra la folla. Mentre calava la sera e le falene cominciavano a sfrecciare sotto il padiglione, ora illuminato da lanterne danzanti dorate, la baldoria divenne sempre più sfrenata. Fred e George erano da tempo spariti nell'oscurità con due cugine di Fleur; Charlie, Hagrid e un basso e tozzo mago con un cappello a cupola viola cantavano Odo l'eroe in un angolo.
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   «E ti dirò di più» aggiunse Muriel con un singhiozzo nell'abbassare il calice. «Credo che Bathilda abbia vuotato il sacco con Rita Skeeter. Tutte quelle allusiOni a una fonte importante vicina ai Silente... lei è stata testimone di tutta la vicenda di Ariana, i conti tornerebbero!»
Il matrimonio (Cap. 8 Harry Potter 7)

   Harry obbedì. Un po' camminarono un po' corsero lungo l'ampia via buia affollata di nottambuli festaioli e fiancheggiata da negozi chiusi. Le stelle brillavano sopra di loro. Un bus a due piani avanzò rombando e un gruppo di allegri bevitori li guardò ammiccando; Harry e Ron erano ancora in abito da cerimOnia.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Ma lo sappiamo, cosa sta succedendo! Voldemort si è impadrOnito del
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «Perché, sai far parlare i PatrOni?» le chiese Ron.
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   I due operai fecero un gesto identico e Harry istintivamente li imitò: tutti e tre estrassero le bacchette. Ron, in ritardo di qualche secondo, si gettò sul tavolo e spinse Hermione sulla panca. Le malediziOni dei Mangiamorte fracassarono la parete di piastrelle alle spalle di Ron, mentre Harry, ancora invisibile, urlava: «Stupeficium!»
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   Qualche attimo dopo i polmOni di Harry si dilatarono grati e lui aprì gli occhi: erano al centro di una squallida piazzetta dall'aria familiare. Alte case fatiscenti li fissavano da tutti i lati. Potevano vedere il numero dodici perché Silente, il Custode Segreto, aveva rivelato loro la sua esistenza, e si precipitarono da quella parte, voltandosi a ogni passo per controllare di non essere seguiti o spiati. Salirono di corsa i gradini di pietra e Harry picchiò una volta sulla porta con la bacchetta. Udirono una serie di scatti metallici e lo sferragliare di una catena, poi la porta si spalancò cigolando e i
Un nascondiglio (Cap. 9 Harry Potter 7)

   «P-padron Regulus si è tolto dalla tasca un medaglione come quello che aveva il Signore Oscuro» continuò Kreacher, mentre le lacrime gli scorrevano ai lati del grugno. «E ha detto a Kreacher di prenderlo, e quando il bacile era vuoto Kreacher doveva scambiare i medagliOni...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Sentì l'elfo immobilizzarsi e lo lasciò andare. Kreacher era lungo disteso sul freddo pavimento di pietra e dagli occhiOni gonfi colavano lacrime.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Non è solo questo» ribatté Harry, sempre evitando di guardarla. «Muriel ha raccontato delle cose su Silente al matrimOnio. Voglio sapere la verità...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Be', allora» ribatté Harry, desideroso di discutere la sua teoria, «informaziOni su Silente. La seconda pagina della lettera, per esempio. Conosci questa Bathilda che nomina mia mamma, lo sai chi È?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Ed è ancora viva» disse Harry, «abita a Godric's Hollow. La zia di Ron, Muriel, ne parlava ieri al matrimOnio. Conosceva anche la famiglia di Silente. Dovrebbe essere interessante parlare con lei, no?»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Lo immaginavo. Tutte le stanze in cui sono entrata salendo sono sottosopra. Cosa pensi che cercassero?» «InformaziOni sull'Ordine, se era Piton».
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Dopo un altro quarto d'ora, tuttavia, dovette concludere che il resto della lettera di sua madre era sparito. Si era perso, nei sedici anni trascorsi da quando era stato scritto, o era stato portato via da chi aveva frugato nella stanza? Harry rilesse la prima parte, questa volta per capire come mai il secondo foglio potesse essere prezioso. Ai Mangiamorte non poteva certo interessare la sua scopa giocattolo... La sola cosa potenzialmente utile erano le informaziOni su Silente. Sembra impossibile che Silente... cosa?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   La stanza era spaziosa e un tempo doveva essere stata bella. Cerano un grande letto con la testata di legno intagliato, un'alta finestra oscurata da lunghe tende di velluto e un candelabro coperto da uno spesso strato di polvere, con i mozzicOni di candela ancora al loro posto, le colate di cera simili a ghiaccio. I quadri alle pareti e la testata del letto erano coperti di polvere, una ragnatela era tesa tra il candelabro e la cima del grande armadio di legno; Harry si fece avanti e udì uno zampettare di topi disturbati.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Harry pensò a Godric's Hollow, alle tombe a cui Silente non aveva mai fatto cenno; pensò ai misteriosi oggetti lasciati, senza spiegaziOni, in eredità e la sua rabbia crebbe nel buio. Perché non gliel'aveva detto? Perché non si era fatto capire? Gli importava di lui, o Harry era stato solo uno strumento da lucidare e affilare, non una persona in cui confidare?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Il dolore per la sua morte si era trasformato. Le accuse di Muriel al matrimOnio erano annidate nel suo cervello, come un male che infettava i suoi ricordi del mago che aveva idolatrato. Possibile che Silente avesse permesso quelle cose? Era stato come Dudley, indifferente agli abusi e all'incuria purché non lo sfiorassero? Possibile che avesse voltato le spalle a una sorella imprigionata e nascosta?
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «E ha ordinato... a Kreacher di andare via... senza di lui. E ha detto a Kreacher... di andare a casa... e di non dire mai alla padrona... che cosa aveva fatto... ma di distruggere... il primo medaglione. E ha bevuto... tutta la pozione... e Kreacher ha scambiato i medagliOni... ed è rimasto a guardare... e padron Regulus è stato trascinato sott'acqua... e...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Kreacher ormai singhiozzava così forte da risultare incomprensibile. Le lacrime rigavano le guance di Hermione che guardava l'elfo senza più osare toccarlo. Perfino Ron, che non era certo un fan di Kreacher, era turbato. Harry si mise a sedere sui tallOni e scosse il capo, cercando di chiarirsi le idee.
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Non ti capisco, Kreacher» disse infine. «Voldemort ha cercato di ucciderti, Regulus è morto per lottare contro di lui, ma tu sei stato contento lo stesso di tradire Sirius e consegnarlo a Voldemort? Sei andato da Narcissa e Bellatrix e hai passato informaziOni a Voldemort attraverso di loro...»
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   «Harry, Kreacher non ragiona così» intervenne Hermione, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. «È uno schiavo; gli elfi domestici sono abituati a subire un trattamento sgarbato, perfino violento; ciò che gli ha fatto Voldemort non era poi fuori dal normale. Che cosa sono le guerre magiche per un elfo come Kreacher? Lui è fedele a chi lo tratta con gentilezza, come la signora Black e Regulus, quindi li ha serviti volentieri e ha imparato a ripetere come un pappagallo tutte le loro convinziOni. Lo so che cosa stai per dire» aggiunse, quando Harry fece per protestare, «che Regulus aveva
Il racconto di Kreacher (Cap. 10 Harry Potter 7)

   Se Kreacher era riuscito a sfuggire a un lago pieno di Inferi, Harry confidava che la cattura di Mundungus avrebbe richiesto al massimo poche ore e passò la mattinata aggirandosi per la casa in uno stato di grande aspettativa. Ma Kreacher non tornò quella mattina e nemmeno nel pomeriggio. A sera, Harry era scoraggiato e preoccupato e una zuppa fatta di pane muffito sul quale Hermione aveva tentato invano una serie di TrasfiguraziOni non migliorò il suo umore.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Tesissimo, estrasse la bacchetta, si spostò nell'ombra accanto alle teste di elfi decapitati e aspettò. La porta si aprì: vide uno scorcio della piazza illuminata dai lampiOni, e una figura avvolta in un mantello entrò e chiuse la porta. Quando l'intruso fece un passo avanti la voce di Moody chiese: «Severus Piton?» Poi la sagoma di polvere si levò in fondo all'atrio e gli si fece incontro, alzando la mano cadaverica.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Sarei arrivato tre giorni fa, ma ho dovuto seminare il Mangiamorte che mi pedinava» raccontò. «Voi siete venuti subito qui dopo il matrimOnio?»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Harry guardò Ron e Hermione; le loro espressiOni rispecchiavano il misto di orrore e gratitudine che provava lui. Scrimgeour non gli era mai piaciuto, ma se quello che aveva detto Lupin era vero, l'ultimo dei suoi atti era stato cercare di proteggere Harry.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «I Mangiamorte hanno perquisito la Tana da cima a fondo» riprese Lupin. «Hanno trovato il demone, ma non hanno voluto avvicinarsi troppo... poi hanno interrogato per ore chi di noi era rimasto. Cercavano informaziOni su di te, Harry, ma naturalmente nessuno al di fuori dell'Ordine sapeva che eri stato là.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   Ron e Hermione esplosero in esclamaziOni sdegnate, ma Harry non disse nulla. Spinse via il giornale; non voleva leggere altro: sapeva che cosa c'era scritto. Solo chi era in cima alla Torre quando Silente era morto sapeva chi l'aveva ucciso davvero e, come Rita Skeeter aveva già proclamato a tutto il mondo magico, Harry era stato visto fuggire da quel luogo pochi istanti dopo la caduta di Silente.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Quindi i Mangiamorte si sono impadrOniti anche della Gazzetta del Profeta?» chiese Hermione, rabbiosa.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Il colpo di mano è stato abile ed è passato praticamente inosservato» rispose Lupin. «La versione ufficiale dell'assassinio di Scrimgeour è che ha dato le dimissiOni; è stato sostituito da Pius O'Tusoe, che è sotto la Maledizione Imperius».
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «CongratulaziOni» disse Harry.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Tu mi hai visto sempre solo in mezzo ai compagni dell'Ordine o sotto la protezione di Silente a Hogwarts! Non sai come gran parte del mondo magico considera le creature come me! Quando vengono a sapere della mia condizione, non mi rivolgono nemmeno la parola! Non capisci quello che ho fatto? Perfino la sua famiglia è disgustata dal nostro matrimOnio, quali genitori vorrebbero che la loro unica figlia sposasse un lupo mannaro? E il bambino... il bambino...»
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Harry». Hermione allungò una mano per consolarlo, ma lui la scostò e si allontanò, gli occhi fissi sul fuoco che lei aveva evocato. Una volta aveva parlato con Lupin davanti a quel camino, in cerca di rassicuraziOni su James, e lui l'aveva consolato. Ora gli sembrava di vedere il suo volto pallido e tormentato aleggiare nell'aria. Il rimorso gli fece venire un attacco di nausea. Né Ron né Hermione parlarono, ma era sicuro che si stessero guardando l'un l'altra alle sue spalle, comunicando silenziosamente.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «Grazie mille, padrone» replicò Kreacher con un inchino, e si tirò un po' indietro, gli occhiOni acquosi ancora fissi su Mundungus, pieni di disprezzo.
La mazzetta (Cap. 11 Harry Potter 7)

   «'Severus Piton, da molti anni insegnante di PoziOni alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è stato oggi nominato Preside. è il più importante di una serie di cambiamenti nel corpo docente dell'antica scuola. In seguito alle dimissiOni della precedente insegnante di Babbanologia, Alecto Carrow prenderà il suo posto, mentre il fratello Amycus ricoprirà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

    tradiziOni magiche...' Come commettere omicidi e tagliare le orecchie alla gente, immagino! Piton preside! Piton nello studio di Silente... per le mutande di Merlino!» strillò, facendo sussultare sia Harry che Ron. Si alzò di scatto dal tavolo e uscì in fretta dalla stanza, urlando: «Torno subito!»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Sappiamo tutte le cose importanti» riprese Harry, rivolto a lei. «Sappiamo che hanno bloccato le MaterializzaziOni dentro e fuori il Ministero. Sappiamo che solo i funzionari più anziani hanno il permesso di connettere le proprie case con la Metropolvere, perché Ron ha sentito quei due Indicibili che si lamentavano. E sappiamo più o meno dove si trova l'ufficio della Umbridge, da quello che ha detto quel tipo barbuto al suo amico...»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Esattamente» replicò Harry. «E sappiamo che si entra usando quelle buffe monetine, o gettOni, o quello che sono, perché ho visto quella strega
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Dalle espressiOni di Ron e Hermione traspariva la loro paura; nemmeno lui era particolarmente fiducioso, ma di sicuro sapeva che era giunto il momento di mettere in pratica il loro piano.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Per quattro settimane avevano usato a turno il Mantello dell'Invisibilità per tenere d'occhio l'ingresso ufficiale del Ministero, che Ron, grazie a suo padre, conosceva fin da piccolo. Avevano pedinato i dipendenti del Ministero che entravano, origliato le loro conversaziOni e scoperto quali comparivano, da soli, ogni giorno alla stessa ora. Qualche volta erano riusciti a sfilare La Gazzetta del Profeta dalla borsa di qualcuno. Piano piano avevano compilato le mappe sommarie e il mucchio di appunti ora accatastati davanti a Hermione.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «E tu dovresti essere alla Tana che muori di spruzzolosi! Se c'È uno che non deve venire è Harry, ha una taglia di diecimila galeOni sulla testa...»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Dopo il solito breve momento di buio e soffocamento, Harry si ritrovò nel minuscolo vicolo dove avrebbe avuto luogo la prima fase del loro piano. Era ancora deserto, a parte un paio di grossi bidOni; nessun impiegato del Ministero compariva prima delle otto.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «È Mafalda Hopkirk» lesse sul cartellino che identificava la vittima come assistente dell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche. «Prendilo, Hermione, ed ecco i gettOni».
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   A destra e a sinistra Harry udì un fragore di sciacquOni. Si rannicchiò e spiò dall'apertura in basso nel cubicolo di destra, appena in tempo per vedere un paio di stivali che entravano nel water accanto. Guardò a sinistra e vide Ron che gli strizzava l'occhio.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Si alzò goffamente; non era abituato ad avere così tanto corpo. L'enorme Atrium era più buio di come lo ricordava. Una volta, al centro del salone troneggiava una fontana dorata che riverberava macchie di luce tremolante sul pavimento di legno lucido e sulle pareti. Ora una gigantesca statua di pietra nera dominava la scena. Era spaventosa, raffigurava una strega e un mago seduti su trOni riccamente intagliati, che osservavano dall'alto i dipendenti del Ministero rotolare fuori dai camini sotto di loro. Alla base della statua, in lettere alte trenta centimetri, era inciso il motto: 'LA MAGIA è POTERE'.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Harry guardò meglio e si rese conto che quelli che aveva scambiato per trOni intarsiati erano grovigli di esseri umani: centinaia e centinaia di corpi nudi, uomini, donne e bambini, tutti con brutte facce ottuse, contorti e schiacciati sotto il peso dei maghi con le loro belle vesti.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «Ridimmelo lentamente...» Ron si frugò le tasche in cerca di una piuma, ma in quel momento l'ascensore si fermò con uno scossone. Una voce femminile incorporea declamò: «Quarto Livello, Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, l'Ufficio delle RelaziOni con i Folletti e lo Sportello Consulenza Flagelli», e le griglie si riaprirono per far entrare due maghi e diversi aeroplanini di carta violetto pallido, che svolazzarono attorno alla lampada sul soffitto dell'ascensore.
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   «'Giorno, Albert» disse un uomo con i baffi cespugliosi, sorridendo a Harry. Guardò Ron e Hermione mentre l'ascensore ripartiva cigolando; Hermione stava sussurrando concitate istruziOni a Ron. Il mago si chinò verso Harry con un ghigno e mormorò: «Dirk Cresswell, eh? Delle RelaziOni con i Folletti? Bravo, Albert. Spero proprio che avrò il suo posto, a desso!»
La Magia è Potere (Cap. 12 Harry Potter 7)

   Era alquanto improbabile che la Umbridge tenesse i propri gioielli in ufficio, ma d'altra parte sembrava sciocco non perquisirlo per accertarsene. Si rimise in marcia per il corridoio, dove incrociò solo un mago accigliato che mormorava istruziOni a una piuma che si librava davanti a lui, scrivendo freneticamente su una pergamena.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

    Facendo attenzione ai nomi sulle porte, Harry voltò l'angolo. A metà del secondo corridoio si ritrovò in un ampio open space dove una decina di maghi e streghe sedevano ordinatamente dietro a piccoli scrittoi simili a banchi di scuola, anche se molto più lustri e privi di graffiti. Si fermò a guardarli, perché l'effetto era ipnotico. Facevano ondeggiare e girare le bacchette all'unisono, e quadratini di carta colorata svolazzavano da tutte le parti come piccoli aquilOni rosa. Dopo qualche istante, Harry capì che nel procedimento c'era un ritmo, che i foglietti seguivano tutti uno stesso moto, e dopo qualche altro secondo capì che stava assistendo alla creazione di opuscoli, che i quadratini di carta erano pagine, le quali una volta magicamente piegate e assemblate si posavano in pile accanto a ciascun mago o strega.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Stato di Sangue: Purosangue, ma con inaccettabili inclinaziOni filoBabbane. Noto membro dell'Ordine della Fenice.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Quando l'ascensore si richiuse e riprese la discesa, il signor Weasley continuò: «Ho sentito che hai passato certe informaziOni su Dirk Cresswell».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Smarrito nei suoi pensieri, non si accorse subito del gelo innaturale che s'insinuava nelle sue membra, come se si stesse immergendo nella nebbia. A ogni gradino il freddo aumentava: un freddo che penetrava nella gola e lacerava i polmOni. E poi quello strisciante senso di disperazione che lo riempiva, si dilatava dentro di lui...
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry si voltò, togliendosi il Mantello dell'Invisibilità; di sotto, i Dissennatori avevano abbandonato i loro angoli e scivolavano verso la donna incatenata alla sedia: forse perché il Patronus era svanito o perché avvertivano che i loro padrOni non controllavano più la situazione, nulla li tratteneva. La signora Cattermole emise un terribile grido di paura quando una mano viscida e coperta di croste le afferrò il mento e le spinse indietro la testa.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «Con i PatrOni» rispose Harry, e puntò la bacchetta verso il proprio: il cervo rallentò e si avvicinò alla porta, emanando la sua vivida luce. «Tutti quelli che riusciamo a mettere insieme; chiama il tuo, Hermione».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Fuori dalla segreta, la gente in attesa accolse i PatrOni con urla di stupore. Harry si guardò intorno; i Dissennatori si ritraevano da un lato e dall'altro, confondendosi nel buio, disperdendosi davanti alle argentee creature.
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   «È stato deciso che dovete andare tutti a casa ed entrare in clandestinità insieme alle vostre famiglie» annunciò Harry ai Nati Babbani in attesa, accecati dalla luce dei PatrOni e in parte ancora tremanti. «Andate all'estero, se potete. State alla larga dal Ministero. Questa è la... ehm... la nuova posizione ufficiale. Ora, se seguite i PatrOni potrete uscire dall'Atrium».
La Commissione per il Censimento dei nati babbani (Cap. 13 Harry Potter 7)

   Harry aprì gli occhi e fu accecato da una luce verde e oro; non sapeva che cosa fosse successo, sapeva solo di essere disteso tra foglie e rametti. Si sforzò di inspirare aria nei polmOni che sentiva compressi, batté le palpebre e scoprì che quel bagliore sgargiante era la luce del sole che pioveva attraverso un tetto di foglie. Poi qualcosa si mosse vicino al suo viso. Si mise carpOni, pronto ad affrontare una piccola creatura feroce, ma si accorse che era il piede di Ron. Si guardò intorno e vide che loro due e Hermione erano distesi in una foresta, soli.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Incontrò Hermione, anche lei carpOni, vicino alla testa di Ron. Non appena lo sguardo gli cadde su di lui, tutti gli altri pensieri svanirono: aveva il lato sinistro del corpo completamente coperto di sangue e il suo volto, bianco grigiastro, spiccava contro la terra coperta di foglie. L'effetto della Pozione Polisucco stava svanendo: Ron aveva un aspetto a metà tra Cattermole e se stesso, e i capelli gli diventavano sempre più rossi via via che
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Aveva fame ed era un po' stordito. Hermione non aveva infilato scorte di cibo nella borsa magica, convinta che sarebbero tornati a Grimmauld Place quella notte. Quindi non avevano mangiato altro che qualche fungo selvatico raccolto da Hermione tra gli alberi vicini e cotto in una gavetta. Dopo pochi boccOni, Ron aveva spinto da parte il suo piatto, nauseato; Harry si era impegnato a finire solo per non ferire i sentimenti di Hermione.
Il ladro (Cap. 14 Harry Potter 7)

   Le loro espressiOni deluse e costernate lo fecero vergognare. Era stata un'esperienza da incubo vedere i Dissennatori scivolar fuori dalla nebbia in lontananza e capire, mentre il freddo paralizzante gli gelava i polmOni e un urlo remoto gli riempiva le orecchie, che non sarebbe riuscito a difendersi. Gli ci era voluta un'enorme forza di volontà per staccarsi da lì e correre via, lasciando i ciechi Dissennatori a veleggiare tra i Babbani che forse non potevano vederli, ma di certo avvertivano la disperazione che diffondevano al loro passaggio.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Tese le mani e Harry si sfilò dal collo la catena d'oro. Nel momento in cui si staccò dalla sua pelle, si sentì libero e stranamente leggero. Non si era nemmeno accorto di essere sudato, o di avere un peso sullo stomaco, finché entrambe le sensaziOni non erano svanite.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «E adesso dove si va?» era il suo ritornello. Non aveva un'idea che fosse una, ma si aspettava che Harry e Hermione concepissero dei piani mentre lui stava a rimuginare sulla scarsità dei viveri. Da parte loro, Harry e Hermione passavano ore infruttuose a cercare di stabilire dove avrebbero potuto trovare gli altri Horcrux e come distruggere quello che avevano, e le loro conversaziOni erano diventate ripetitive, dato che non possedevano nuovi elementi.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   E Ron si voltava, senza nascondere la delusione. Harry sapeva che sperava di avere notizie della sua famiglia, o del resto dell'Ordine della Fenice, ma dopotutto lui, Harry, non era un'antenna televisiva; vedeva solo quello che stava pensando Voldemort in quel momento, non poteva sintOnizzarsi su quello che gli pareva. Evidentemente Voldemort si soffermava senza posa sul giovane ignoto dalla faccia allegra, e Harry era certo che nemmeno lui ne conoscesse nome e indirizzo. Poiché la cicatrice continuava a bruciare e il gioioso ragazzo biondo galleggiava tentatore nella sua memoria, Harry imparò a reprimere ogni segno di dolore o disagio, perché gli altri due non mostravano altro che impazienza alla sola menzione del ladro. Non poteva del tutto biasimarli, visto il loro disperato bisogno di un indizio sugli Horcrux.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Tua madre non può far apparire il cibo dal nulla» puntualizzò Hermione. «Nessuno può farlo. Il cibo è la prima delle cinque Principali EcceziOni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Eleme...»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Ci dovrebbero essere dei salmOni qui, o la stagione non è ancora cominciata? Accio salmone!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «RagiOni simili» disse l'altro folletto. «La Gringott non è più sotto l'esclusivo controllo della mia razza. Io non riconosco alcun padrone mago».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    «Non hanno subito lesiOni gravi, per quello che so» rispose Unci-unci.
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

    «Tutte queste contestaziOni mi stancano» osservò Phineas Nigellus. «Forse è ora che torni nello studio del Preside».
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   «Pensavamo che tu sapessi cosa stavi facendo!» gridò Ron, alzandosi, e le sue parole trafissero Harry come pugnali roventi. «Pensavamo che Silente ti avesse dato delle istruziOni, pensavamo che avessi un vero piano!»
La vendetta del folletto (Cap. 15 Harry Potter 7)

   Di giorno, si dedicavano a ipotizzare dove potesse trovarsi la spada di Grifondoro, ma più parlavano di dove Silente poteva averla nascosta, più le loro teorie si facevano disperate e azzardate. Per quanto si spremesse le meningi, Harry non riusciva a ricordare che Silente avesse mai parlato di posti dove nascondere qualcosa. In certi momenti non sapeva se essere più arrabbiato con Ron o con Silente. Pensavamo che tu sapessi cosa stavi facendo... pensavamo che Silente ti avesse dato delle istruziOni... pensavamo che avessi un vero piano!
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    Queste scarse notizie gli suscitavano un desiderio di rivederla così intenso che gli sembrava di avere il mal di stomaco; ma lo costringevano anche a ripensare a Ron, a Silente, e alla stessa Hogwarts, che gli mancavano quasi quanto la sua ex fidanzata. Una volta, mentre Phineas Nigellus raccontava delle misure restrittive di Piton, in un istante di pura follia Harry immaginò di tornare a scuola per unirsi alla resistenza contro il nuovo Preside: essere nutrito, avere un letto morbido, e che il peso della responsabilità gravasse su altre spalle era la prospettiva più straordinaria del mondo, in quel momento. Ma poi ricordò di essere l'Indesiderabile Numero Uno, con una taglia di diecimila galeOni sulla testa, e Hogwarts in quei tempi era pericolosa quanto il Ministero della Magia. Ed era proprio Phineas Nigellus a sottolinearlo involontariamente, buttando lì domande insidiose sul luogo in cui si trovavano Harry e Hermione. Lei lo ricacciava nella borsetta ogni volta, dopodiché Phineas Nigellus si rifiutava invariabilmente di riapparire per diversi giorni.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   E ripeté la storia che gli aveva raccontato Viktor Krum al matrimOnio.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ginny. Al matrimOnio. Quella che ha detto che hai le caviglie secche». «Oh» fece Hermione.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

    Con il cuore in gola, Harry aprì gli occhi. Erano mano nella mano in un vicolo innevato sotto un cielo blu scuro in cui le prime stelle della notte stavano già debolmente luccicando. Da una parte e dall'altra della stradina, c'erano villette con le finestre illuminate dalle decoraziOni natalizie. Poco più avanti, un bagliore di lampiOni dorati indicava il centro del villaggio.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   «La neve!» sussurrò Hermione da sotto il Mantello. «Perché non abbiamo pensato alla neve? Con tutte le precauziOni che abbiamo preso, lasceremo le impronte! Dovremo cancellarle: tu stai davanti, io...»
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ripose il Mantello sotto il giaccone e proseguirono senza intralcio; passarono davanti ad altre villette, l'aria gelida in volto: ognuna di quelle case avrebbe potuto essere quella in cui erano vissuti una volta James e Lily, o quella in cui adesso viveva Bathilda. Harry osservò i portOni, i tetti carichi di neve e i portici, nella speranza di ricordarsene uno, ma sapendo che era impossibile, che aveva poco più di un anno quando aveva lasciato quel posto per sempre. Non era nemmeno sicuro di riuscire a vedere la villetta; non sapeva che cosa succedeva quando i soggetti di un Incanto Fidelius morivano. Poi il vicolo che stavano percorrendo curvò a sinistra e il cuore del villaggio, una piccola piazza, si presentò davanti a loro.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   La neve era più compatta: era dura e scivolosa dove la gente aveva camminato tutto il giorno. Davanti a loro, alcuni abitanti del villaggio attraversavano la piazza, brevemente illuminati dai lampiOni. Udirono uno scoppio di risa e musica pop quando la porta del pub si aprì e si richiuse; poi sentirono intonare una carola dentro la chiesa.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Il canto aumentava di volume man mano che si avvicinavano. Harry sentì un nodo alla gola, gli ricordava Hogwarts, Pix che ululava versiOni volgari delle carole da dentro le armature, i dodici alberi di Natale nella Sala Grande, Silente che indossava un cappello che aveva trovato in un petardo magico, Ron col suo golf fatto a maglia...
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Ogni tanto riconosceva un cognome che, come Abbott, aveva incontrato a Hogwarts. A volte ritrovava diverse generaziOni della stessa famiglia di maghi: dalle date Harry arguiva che doveva essersi estinta o trasferita altrove. Man mano che s'inoltrava fra le tombe, ogni volta che raggiungeva una nuova lapide avvertiva un piccolo sussulto di apprensione e attesa.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Harry capì dal tono della voce che questa volta si trattava di sua madre e suo padre: si mosse verso di lei avvertendo qualcosa di pesante premergli sul petto, la stessa sensazione che aveva provato subito dopo la morte di Silente, un dolore che gli aveva fisicamente schiacciato il cuore e i polmOni.
Godric’s Hollow (Cap. 16 Harry Potter 7)

   Lui scosse il capo. La donna ripeté il gesto, più vigorosamente. Harry avrebbe potuto elencare una lunga serie di ragiOni per non obbedirle, ma la sensazione di sapere chi fosse cresceva a ogni secondo che passavano l'uno di fronte all'altra nella strada deserta.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   «Lasci fare a me» si offrì Harry, prendendole i fiammiferi di mano. Lei rimase a guardarlo finché non ebbe acceso tutti i mozzicOni di candela fissati su piattini in giro per la stanza, pericolosamente in bilico su pile di libri e su tavolini carichi di tazze incrinate e muffite.
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Ma non accadde nulla e Harry aveva bisogno delle mani per cercare di allontanare il serpente che gli si attorcigliava attorno al torace, gli strizzava l'aria fuori dai polmOni, gli premeva l'Horcrux sul petto, un cerchio di ghiaccio che pulsava di vita, a pochi centimetri dal suo cuore frenetico, e una fredda luce bianca gli inondò il cervello, gli cancellò ogni pensiero, gli annegò il respiro, passi distanti, tutto diventava...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   La notte umida e ventosa, due bambini vestiti da zucche che caracollavano nella piazza, e le vetrine dei negozi decorate con ragni di carta, tutte le pacchiane imitaziOni Babbane di un mondo al quale non credevano... e lui avanzava, con quel senso di decisione e potere e giustizia che provava sempre in queste circostanze... niente rabbia... quella era per anime più deboli della sua... trionfo, quello sì... aveva atteso quel momento, l'aveva desiderato...
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

    «Non proprio» rispose Hermione, a disagio. «Urlavi e gemevi e... altro» aggiunse, in un tono che lo inquietò. Che cos'aveva fatto? Aveva urlato malediziOni come Voldemort? Aveva pianto come il piccolo nel lettino?
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   Harry pensò a Olivander, rapito e prigiOniero di Voldemort, a Gregorovich, che era morto. Come avrebbe fatto a trovare una nuova bacchetta?
Il Segreto di Bathilda (Cap. 17 Harry Potter 7)

   E la rabbia eruttò in lui come lava, bruciandolo dentro, spazzando via ogni altro sentimento. Per pura disperazione si erano convinti che Godric's Hollow avesse delle risposte e di doverci andare, che facesse tutto parte di un percorso segreto tracciato per loro da Silente; ma non c'erano mappe, non c'erano piani. Silente li aveva lasciati avanzare a tentOni nel buio, lottare con orrori sconosciuti e inimmaginati, soli e senza aiuto: nessuna spiegazione, nessuna concessione, non avevano la spada e ora Harry non aveva nemmeno la bacchetta. E aveva perso la fotografia del ladro, adesso sarebbe stato facile per Voldemort scoprire chi era... adesso Voldemort aveva tutte le informaziOni...
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   La tua idea che la dominazione magica è PER IL BENE STESSO DEI BABBANI... credo che questo sia il punto cruciale. Certo, ci è stato dato un potere e certo, questo potere ci dà il diritto di governare, ma ci dà anche delle responsabilità sui governati. Dobbiamo porre l'accento su questo punto, sarà la pietra angolare sulla quale costruiremo. Là dove incontreremo opposiziOni, come certo accadrà, questa dev'essere la base di tutte le nostre controargomentaziOni. Noi prendiamo il controllo PER IL BENE SUPERIORE. E da ciò discende che dove incontriamo resistenza, dobbiamo usare solo la forza necessaria e non di più. (Questo è stato il tuo errore a Durmstrang! Ma non me ne dolgo, perché se non fossi stato espulso non ci saremmo mai incontrati.)
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Questa terribile zuffa davanti alla bara, nota solo ai pochi presenti al funerale di Ariana Silente, solleva parecchi interrogativi. Perché, esattamente, Aberforth Silente accusò Albus della morte della sorella? Fu, come sostiene 'Batty', un puro sfogo di dolore? O c'erano ragiOni più concrete per la sua rabbia? Grindelwald, già espulso da Durmstrang per le aggressiOni quasi mortali ai compagni di scuola, fuggi dall'Inghilterra poche ore dopo la morte della ragazzina e Albus (per vergogna, o per paura?) non lo rivide mai più, finché non fu costretto dalle richieste del mondo magico.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Né Silente né Grindelwald hanno mai parlato di questa breve amicizia giovanile. Tuttavia non v'È alcun dubbio che Silente procrastinò, per almeno cinque anni di tumulti, lutti e spariziOni, il suo attacco a Gellert Grindelwald. Fu l'affetto residuo per la persona o il timore che fosse scoperta la loro vecchia amicizia a far esitare Silente? Fu con riluttanza che Silente si decise a catturare l'uomo che un tempo era stato così lieto di aver conosciuto?
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Il libro di Rita era posato per terra tra loro e dalla copertina Albus Silente sorrideva malincOnico.
Vita e Menzogne di Albus Silente (Cap. 18 Harry Potter 7)

   Spostò un vecchio cuscino all'ingresso della tenda e si sedette. Indossava tutti i magliOni che poteva ma aveva lo stesso i brividi. Il buio s'infittì col passare delle ore, fino a diventare quasi impenetrabile. Harry stava per prendere la Mappa del Malandrino e contemplare per un po' il puntino di Ginny, ma poi si ricordò che erano le vacanze di Natale e che doveva essere tornata alla Tana.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Guardò di nuovo gli alberi, ma ormai era convinto che nessuno l'avrebbe attaccato. L'avrebbero potuto fare mentre avanzava solo nella foresta, avevano avuto tutte le occasiOni possibili quando stava osservando il laghetto. A questo punto la sola ragione per attardarsi era che la prospettiva era enormemente sgradevole.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Tutti i pori della sua pelle urlarono la loro protesta: persino l'aria nei polmOni parve congelarsi quando Harry s'immerse fino alle spalle nell'acqua ghiacciata. Respirava a fatica; tremando così violentemente da far traboccare l'acqua oltre i bordi, cercò la lama con i piedi intirizziti. Voleva immergersi una volta sola.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Il freddo era un'agOnia: lo aggrediva come fuoco. Pensò che gli si fosse ghiacciato anche il cervello quando penetrò nell'acqua scura, arrivò sul fondo e allungò la mano, cercando la spada. Le sue dita si chiusero attorno all'elsa; la sollevò.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Le versiOni mostruose di lui e Hermione erano svanite: c'era solo Ron, in piedi con la spada in mano, che guardava i resti infranti del medaglione sulla pietra piatta.
La cerva d’argento (Cap. 19 Harry Potter 7)

   Nel tardo pomeriggio lui e Ron sfuggirono di nuovo alla presenza ostile di Hermione con la scusa di setacciare i cespugli nudi in cerca di more ine sistenti e continuarono a scambiarsi informaziOni. Harry era finalmente riuscito a raccontare a Ron tutta la storia dei vagabondaggi suoi e di Hermione, fino al resoconto completo di quanto era accaduto a Godric's Hollow; adesso toccava a Ron riferirgli tutto quello che aveva scoperto sul mondo magico nelle settimane trascorse da solo.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Il suo Patronus è una lince, l'abbiamo visto al matrimOnio, ti ricordi?» «Già, è vero...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «I PatrOni possono cambiare, no?» obiettò Ron. «Quello di Tonks È cambiato, no?»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Al calar del buio erano di nuovo tutti e tre nella tenda e Harry si incaricò del primo turno di guardia. Seduto all'ingresso, cercò di far levitare alcune piccole pietre: ma la sua magia fu ancora più goffa e meno potente di prima. Hermione era distesa sulla cuccetta a leggere e Ron, dopo averle rivolto varie occhiate nervose, aveva sfilato dallo zaino una piccola radio e cercava di sintOnizzarla.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «C'È un solo programma» sussurrò a Harry «che dà le notizie come sono veramente. Tutti gli altri sono dalla parte di Tu-Sai-Chi e seguono la versione del Ministero, ma questo... aspetta di sentirlo, è grandioso. Solo che non possono trasmettere tutte le sere, devono continuare a spostarsi per non essere catturati, e ci vuole la parola d'ordine per sintOnizzarsi... il guaio è che ho perso l'ultima...»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Continua a saltar fuori, vero? So che Viktor ha detto che era il simbolo di Grindelwald, ma c'era anche su quella vecchia tomba a Godric's Hollow, e le date sulla lapide erano di molto precedenti alla nascita di Grindelwald! E ora questo! Be', non possiamo chiedere a Silente o a Grindelwald che cosa significhi non so nemmeno se Grindelwald è ancora vivo ma possiamo chiederlo al signor Lovegood. Indossava il simbolo al matrimOnio. Sono sicura che è importante, Harry!»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Il cancello cigolò quando lo aprirono. Il sentiero a zigzag che conduceva alla porta d'ingresso era invaso da una serie di strane piante, fra cui un cespuglio pieno dei frutti aranciOni simili a rapanelli che a volte Luna portava come orecchini. Harry credette di riconoscere un Pugnacio e si tenne alla larga dal ceppo raggrinzito. Due vecchi meli selvatici, curvati dal vento e privi di foglie ma ancora carichi di piccoli frutti rossi, e folte ghirlande di vischio con le palline bianche facevano la guardia ai lati del portone. Un piccolo gufo con la testa appiattita da falco li scrutò da un ramo.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   Dopo neanche una decina di secondi la porta si spalancò e apparve Xenophilius Lovegood, scalzo, con addosso una specie di camicia da notte tutta macchiata. I lunghi capelli bianchi simili a zucchero filato erano sporchi e spettinati. Al matrimOnio di Bill e Fleur Xenophilius era elegante come un damerino, al confronto.
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Carino» commentò Ron. «Strano che non se lo sia messo per il matrimOnio».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Quelli sono sifOni di Gorgosprizzo... per rimuovere tutte le fonti di distrazione dalla zona attorno al pensatore. Questa» e indicò le alette «È un'e lica di Celestino, per elevare la disposizione mentale. Infine» e indicò il rapanello arancione «la Prugna Dirigibile, per accrescere la capacità di accettare lo straordinario».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Be'» cominciò Harry scambiando un rapido sguardo con Hermione, che annuì incoraggiante, «È a proposito di quel simbolo che portava attorno al collo al matrimOnio di Bill e Fleur, signor Lovegood. Ci chiedevamo che cosa significa».
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «Si riferisce al simbolo dei DOni della Morte?»
Xenophilius Lovegood (Cap. 20 Harry Potter 7)

   «I DOni della Morte?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Precisamente» confermò Xenophilius. «Mai sentiti? Non mi sorprende. Pochi, pochissimi maghi ci credono. Ne è prova quella testa di rapa al matrimOnio di suo fratello» e fece un cenno a Ron, «che mi ha aggredito perché secondo lui esibivo il simbolo di un noto Mago Oscuro! Quanta ignoranza. Non c'È nulla di Oscuro nei DOni, almeno non in senso letterale. Si usa il simbolo semplicemente per rivelarsi agli altri credenti, nella speranza di aiutarsi nella Ricerca».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Be', vede, i credenti ricercano i DOni della Morte» spiegò Xenophilius schioccando le labbra, deliziato dalla bevanda.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma che cosa sono i DOni della Morte?» chiese Hermione.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Questi sono i DOni della Morte» rispose Xenophilius.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Pietra della Resurrezione» e aggiunse un cerchio sopra la linea. «Il Mantello dell'Invisibilità» e racchiuse linea e cerchio in un triangolo, a formare il simbolo che aveva tanto affascinato Hermione. «Insieme» concluse, «i DOni della Morte».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma nella storia non compaiono mai le parole 'DOni della Morte'» obiettò Hermione.
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Be', certo che no» spiegò Xenophilius, fastidiosamente compiaciuto. «È una fiaba per bambini, che si racconta per divertire più che per istruire. Chi comprende questi argomenti, tuttavia, riconosce che l'antica fiaba si riferisce ai tre oggetti, o DOni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma allora... secondo lei...» Hermione cercava le parole e Harry capì che stava tentando di non far trasparire il minimo scetticismo «questi oggetti questi DOni esistono davvero?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   Una pausa. Infine Hermione, ostinata, domandò: «Signor Lovegood, la famiglia Peverell ha per caso a che fare con i DOni della Morte?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma allora lei mi ha tratto in inganno, signorina!» esclamò Xenophilius, raddrizzando la schiena e strabuzzando gli occhi. «Io credevo che lei fosse all'oscuro della Ricerca dei DOni! Molti di noi Ricercatori sono convinti che i Peverell abbiano tutto tutto! a che fare con i DOni
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Esatto!» Xenophilius alzò l'indice con pedanteria. «Il simbolo dei DOni della Morte sulla tomba di Ignotus è una prova lampante!»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Be', del fatto che i tre fratelli della storia erano davvero i tre fratelli Peverell, Antioch, Cadmus e Ignotus! Che furono i primi possessori dei DOni
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Una di quelle superstiziOni, sai. 'Le streghe di maggio sposano Babba ni'. 'Sortilegio al tramonto, a mezzanotte è infranto'. 'Bacchetta di sambuco, non cavi un ragno dal buco'. Le avrete sentite, queste cose. Mia mamma ne sa un milione».
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Ma le cose che ha detto sugli altri mantelli, e non è che li vendono a dieci per uno zellino, be', sono vere! Non mi era mai venuto in mente, ma ho sentito parlare degli incantesimi che evaporano dai mantelli quando invecchiano, o di certe malediziOni che li strappano e ci fanno dei buchi. Quello di Harry era di suo padre, quindi non è proprio nuovissimo, ma È... perfetto!»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Te l'ho detto la settimana scorsa, Lovegood, che dovevi chiamarci solo se avevi informaziOni fondate! Ti ricordi la settimana scorsa? Quando volevi scambiare tua figlia con quello stupido copricapo? E la settimana prima...» un altro colpo, un altro gemito «... quando pensavi che te l'avremmo restituita se ci avessi dimostrato che i Ricciocomi...» bang «Schiattosi» bang «esistono?»
La storia dei tre fratelli (Cap. 21 Harry Potter 7)

   «Oh, perché ci siamo andati?» piagnucolò Hermione dopo qualche istante di silenzio. «Harry, avevi ragione, è stata un'altra Godric's Hollow, una totale perdita di tempo! I DOni della Morte... tutte sciocchezze... anche se» un pensiero improvviso la colpì «potrebbe essersi inventato tutto, no? Probabilmente non crede nemmeno ai DOni della Morte, voleva solo trattenerci fino all'arrivo dei Mangiamorte!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Ma i DOni della Morte non possono esistere, Ron!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Ma non sono veramente tornati» obiettò Hermione. «Quelle specie di... di pallide imitaziOni non sono come riportare veramente in vita qualcuno».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «No» rispose lei, sollevata di cambiare argomento. «Ho cercato informaziOni dopo aver visto il simbolo sulla tomba; se fosse stato famoso o avesse compiuto qualcosa di importante, sono sicura che uno dei nostri libri ne parlerebbe. Sono riuscita a trovare il nome 'Peverell' solo in Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. L'ho preso in prestito da Kreacher» spiegò, quando Ron inarcò le sopracciglia. «Elenca le famiglie Purosangue che si sono estinte nella linea maschile. A quanto pare i Peverell furono una delle prime famiglie a sparire».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Cavoli... pensi che fosse di nuovo quel simbolo? Il simbolo dei DOni?» «Perché no?» balbettò Harry, eccitato. «Orvoloson Gaunt era un vecchio imbecille ignorante che viveva come un maiale, l'unica cosa a cui teneva erano i suoi antenati. Se quell'anello era stato tramandato attraverso i secoli, forse non sapeva cos'era veramente. Non c'erano libri in quella casa, e credetemi, non era tipo da leggere le fiabe ai suoi bambini. Gli piaceva pensare che i graffi sulla pietra fossero un blasone, perché secondo lui essere Purosangue ti rendeva praticamente un reale».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Funzionare? Funzionare? Ron, non ha mai funzionato! Non esiste nessuna Pietra della Resurrezione!» Hermione balzò in piedi, esasperata e furente. «Harry, stai cercando di far quadrare tutto con la storia dei DOni...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Far quadrare tutto?» ripeté lui. «Hermione, ma tutto quadra da solo! Su quella pietra c'era il simbolo dei DOni della Morte, lo so! Gaunt ha detto che discendeva dai Peverell!»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Tre oggetti, o DOni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte... il padrone... il conquistatore... il vincitore... l'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   E vide se stesso, padrone dei DOni, affrontare Voldemort, i cui Horcrux non avevano speranza al confronto... nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... era quella la risposta? DOni contro Horcrux? Esisteva un modo, dopotutto, per garantire che fosse lui a trionfare? Se avesse avuto i DOni della Morte, sarebbe stato al sicuro?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Si sentiva armato dalla certezza, dalla sua fede nei DOni, come se la sola idea di poterli possedere lo stesse proteggendo, e tornò a guardare gli amici pieno di gioia.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Voldemort era stato allevato in un orfanotrofio Babbano. Di sicuro nessuno gli aveva raccontato Le Fiabe di Beda il Bardo da bambino, come non aveva potuto ascoltarle Harry. Pochissimi maghi credevano nei DOni della Morte. Era possibile che Voldemort sapesse della loro esistenza?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Harry affondò lo sguardo nel buio... se Voldemort avesse saputo dei DOni della Morte, di sicuro li avrebbe cercati, avrebbe fatto qualunque cosa per possederli: tre oggetti che rendono padrOni della Morte? Se avesse saputo dei DOni, forse non gli sarebbero nemmeno serviti gli Horcrux. Il semplice fatto che avesse preso un Dono e l'avesse trasformato in un Horcrux non dimostrava che era all'oscuro di quest'ultimo grande segreto magico?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «È così» disse, cercando di trascinarli nell'alone della sua stupefatta certezza. «Tutto si spiega. I DOni della Morte sono veri e io ne possiedo uno... forse due...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «No che non coincide» ribatté lei. «Non coincide, Harry, ti stai solo facendo trasportare. Per favore» aggiunse, impedendogli di replicare, «per favore, dimmi solo questo. Se i DOni della Morte esistessero veramente e Silente avesse saputo della loro esistenza, se avesse saputo che la persona che li possiede tutti e tre diventa padrona della Morte... Harry, perché non te l'ha detto? Perché?»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Harry, questo non è un gioco, non è un addestramento! Questa è la realtà, e Silente ti ha lasciato istruziOni molto chiare: trovare e distruggere gli Horcrux! Quel simbolo non significa nulla, lascia stare i DOni della Morte, non possiamo permetterci distraziOni...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Harry non stava ascoltando. Si rigirava il Boccino tra le mani, quasi si aspettasse di vederlo aprirsi e rivelare la Pietra della Resurrezione, per dimostrare a Hermione che lui era nel giusto, che i DOni della Morte esistevano davvero.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Non saprei... cioÈ... ci sono dei pezzi che combaciano» tentennò, a disagio. «Ma se guardi la cosa nel suo insieme...» Sospirò. «Secondo me dobbiamo far fuori gli Horcrux, Harry. è quello che Silente ci ha detto di fare. Forse... forse dovremmo dimenticare questa storia dei DOni».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma Harry quella notte non riuscì a dormire. L'idea dei DOni della Morte si era impossessata di lui, e non poteva riposare quando pensieri inquietanti gli vorticavano nella mente: la Bacchetta, la Pietra e il Mantello, se solo li avesse avuti tutti e tre...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   E la Bacchetta, la Bacchetta di Sambuco, dov'era nascosta? Dove la stava cercando Voldemort? Harry desiderò che la cicatrice ardesse e gli mostrasse i pensieri di Voldemort, perché per la prima volta in vita sua condivideva con il nemico lo stesso desiderio... a Hermione quell'idea non sarebbe piaciuta, ovvio... ma lei non credeva... Xenophilius aveva ragione, in un certo senso... Limitata. Chiusa. Di vedute ristrette. La verità era che l'idea dei DOni della Morte la spaventava, soprattutto la Pietra della Resurrezione... Harry premette di nuovo le labbra sul Boccino, lo baciò, quasi lo inghiottì, ma il freddo metallo non si mosse...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Era quasi l'alba quando si ricordò di Luna, sola in una cella di Azkaban, circondata dai Dissennatori, e all'improvviso si vergognò. Si era completamente dimenticato di lei nella sua febbrile riflessione sui DOni. Se solo avessero potuto salvarla. Ma un tale numero di Dissennatori era inattaccabile. Adesso che ci pensava, non aveva ancora provato a evocare un Patronus con la bacchetta di prugnolo... doveva farlo, il mattino dopo...
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   La mattina dopo, disfarono la tenda e partirono sotto un terribile acquazzone. La pioggia li seguì fino alla costa, dove si accamparono quella notte, e non cessò per tutta la settimana, attraverso paesaggi fradici che Harry trovava squallidi e deprimenti. Riusciva a pensare solo ai DOni della Morte. Era come se dentro di lui si fosse accesa una fiamma che nulla, né l'aperto scetticismo di Hermione né i dubbi insistenti di Ron, poteva estinguere. Eppure più il desiderio dei DOni ardeva dentro di lui, meno gioia gli dava. Lui ne attribuiva la colpa a Ron e Hermione: la loro risoluta indifferenza smorzava il suo morale quanto la pioggia incessante, ma nessuna delle due poteva erodere la sua sicurezza, che restava assoluta. La fiducia nei DOni e il desiderio di trovarli lo consumavano al punto da farlo sentire isolato dagli altri due e dalla loro ossessione per gli Horcrux.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Ma la velata critica non scalfì la certezza di Harry. Silente aveva lasciato a Hermione il simbolo dei DOni da decifrare e anche, Harry ne era convinto, la Pietra della Resurrezione nascosta nel Boccino d'Oro. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... padrone della Morte... perché non capivano?
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Perfino il mistero della cerva d'argento, che gli altri due continuavano a discutere, gli sembrava meno importante ora, un'attrazione secondaria, di relativo interesse. La sola altra cosa che gli premeva era che la cicatrice aveva ripreso a pizzicare, anche se si sforzava di tenerlo nascosto ai suoi amici. Quando succedeva, cercava scuse per stare da solo, ma era deluso da ciò che vedeva. Le visiOni che condivideva con Voldemort avevano cambiato di qualità; adesso erano sfocate, sfuggenti; un momento erano nitide e quello dopo non lo erano più. Harry riusciva a stento a riconoscere i tratti indistinti di un oggetto che poteva assomigliare a un teschio, e qualcosa come una montagna, più ombra che sostanza. Abituato a immagini precise quanto la realtà, era sconcertato dal mutamento. Era preoccupato che la connessione tra lui e Voldemort fosse stata danneggiata, quella connessione che insieme paventava e teneva in gran conto, qualunque cosa avesse detto a Hermione. Collegava quelle immagini vaghe e deludenti alla distruzione della propria bacchetta, come se fosse colpa di quella nuova se non vedeva più bene come prima nella mente di Voldemort.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «A Radio Potter, non ti ho detto che si chiama così? Quel programma che cerco sempre, l'unico che racconta la verità! Quasi tutti i programmi sostengono Tu-Sai-Chi, tranne Radio Potter. Vorrei proprio fartelo ascoltare, ma è complicato sintOnizzarsi...»
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   Distolto per la prima volta dopo giorni dalle sue riflessiOni sui DOni della Morte, Harry corse dentro e vide Ron e Hermione inginocchiati accanto alla radiolina. Hermione, che tanto per fare qualcosa stava lucidando la spada di Grifondoro, fissava a bocca aperta il minuscolo altoparlante da cui usciva una voce molto familiare.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «... ci scusiamo per la temporanea assenza dalle frequenze radio, dovuta a qualche visitina di quei simpaticOni di Mangiamorte nella nostra zona».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «I Babbani continuano a ignorare la causa delle loro sofferenze ma stanno subendo ripetute, pesanti perdite» cominciò Kingsley. «Tuttavia, continuiamo a sentire storie profondamente significative di maghi e streghe che rischiano la propria incolumità per proteggere amici e vicini Babbani, spesso a insaputa dei Babbani stessi. Vorrei fare un appello a tutti gli ascoltatori perché seguano il loro esempio, magari imponendo un incantesimo di protezione sulle abitaziOni Babbane della loro strada. Molte vite potrebbero essere salvate adottando queste semplici misure».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Abbiamo anche saputo nelle ultime ore che Rubeus Hagrid...» e tutti e tre trattennero rumorosamente il respiro, rischiando di perdersi il resto della frase «... noto guardiacaccia alla Scuola di Hogwarts, è sfuggito per un soffio all'arresto nel territorio della Scuola, dove corre voce che abbia ospitato una festa 'Pro Harry Potter'. Tuttavia Hagrid non è stato fatto prigiOniero e pensiamo che si sia dato alla macchia».
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   La manopola della radio ruotò e le luci dietro il pannello si spensero. Harry, Ron e Hermione sorridevano ancora. Sentire quelle voci familiari e amiche era stato un tOnico straordinario; Harry si era così abituato all'isolamento da aver quasi dimenticato che anche altri resistevano a Voldemort. Era come svegliarsi da un lungo sonno.
I Doni della Morte (Cap. 22 Harry Potter 7)

   «Be', siccome non portano il dovuto rispetto al Signore Oscuro, il suo nome è diventato Tabù. Ne sono stati trovati un po', in questo modo. Vedremo. Legateli con gli altri due prigiOnieri!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Qualcuno tirò su Harry per i capelli, lo trascinò, lo mise a sedere e cominciò a legarlo ad altri, schiena contro schiena. Era ancora semicieco; con gli occhi così gonfi non riusciva a vedere quasi nulla. Quando l'uomo che li aveva legati si fu allontanato, sussurrò agli altri prigiOnieri: «Qualcuno ha una bacchetta?»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Si accovacciò vicino a Harry, che dalla sottile fessura tra le palpebre gonfie vide una faccia coperta di peli grigi impastati, con denti marrOni affilati e piaghe ai lati della bocca. Greyback puzzava come in cima alla Torre dov'era morto Silente: di polvere, sudore e sangue.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Nessuno parlò; Harry avvertì la banda di Ghermidori attOniti e paralizzati, e il braccio di Hermione tremare contro il suo. Greyback si alzò e fece qualche passo verso di lui, poi si accovacciò di nuovo per osservare da vicino i suoi tratti deformi.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Indietreggiarono tutti, storditi dalla loro impresa. Harry, che ancora lottava per restare dentro la propria mente divisa in due, non riuscì a dire nulla: visiOni frammentarie gli attraversavano il cervello...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Chi comanda qui?» ruggì Greyback, celando il proprio momento di inadeguatezza. «Io dico che è Potter, e lui più la sua bacchetta fanno duecentomila galeOni tondi tondi! Ma se non avete il fegato di seguirmi, mi terrò tutto io, e con un po' di fortuna mi daranno anche la ragazza!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Tanto vale portarli tutti. Abbiamo due Nati Babbani, e fanno dieci galeOni in più. Dammi anche la spada. Se sono rubini, è un'altra piccola fortuna».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   I prigiOnieri furono tirati in piedi. Harry udì il respiro di Hermione, affannato e terrorizzato.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Si Smaterializzarono, trascinando con sé i prigiOnieri. Harry cercò di liberarsi dalla presa di Greyback, ma fu inutile: aveva Ron e Hermione appiccicati ai suoi fianchi, non poteva separarsi dal gruppo, e mentre il fiato gli veniva schiacciato fuori dai polmOni, la cicatrice arse ancora più dolorosa...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   I prigiOnieri barcollarono e si urtarono atterrando su un viottolo di campagna. Agli occhi di Harry, ancora gonfi, occorse qualche istante per adattarsi, poi vide un grande cancello di ferro all'ingresso di un lungo viale. Provò un infinitesimo moto di sollievo. Il peggio non era ancora accaduto: Voldemort non era lì. Harry, che stava lottando per resistere alla visione, sapeva che lui si trovava in un luogo strano, simile a una fortezza, sulla vetta di una torre. Quanto avrebbe impiegato a tornare, una volta scoperto che Harry era lì, era un'altra faccenda...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Andiamo!» ordinò Greyback ai suoi uomini, e i prigiOnieri furono spinti oltre i battenti, lungo il viale, tra alte siepi che attutivano i loro passi. Harry vide una spettrale sagoma bianca sopra di lui e riconobbe un pavone
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    albino. Inciampò e fu strattonato in piedi da Greyback; barcollò sghembo, legato schiena contro schiena agli altri quattro prigiOnieri. Chiuse gli occhi gonfi e decise di cedere al dolore per un istante: voleva capire che cosa stava facendo Voldemort, se sapeva già che Harry era stato catturato...
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   L'ira di Voldemort pulsava dentro di lui, Harry sentì la cicatrice quasi esplodere dal dolore e riportò la mente al proprio corpo, là dove i prigiOnieri venivano spintonati sulla ghiaia.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Greyback afferrò Harry e lo rigirò verso la luce, costringendo anche gli altri prigiOnieri a girare.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

    quando i Ghermidori spinsero dentro i prigiOnieri.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Greyback costrinse i prigiOnieri a girarsi di nuovo in modo che Harry si trovasse proprio sotto il lampadario.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «E la Nata Babbana, allora?» ringhiò Greyback. Harry sentì i piedi sollevarsi da terra quando i Ghermidori costrinsero i prigiOnieri a girarsi di nuovo, in modo che questa volta la luce investisse Hermione.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Ma allora quello è il ragazzo Weasley!» gridò Lucius, girando attorno ai prigiOnieri per mettersi davanti a Ron. «Sono loro, gli amici di Potter... Draco, guardalo, non è il figlio di Arthur Weasley, com'È che si chiama...?»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Sì» ripeté Draco, dando le spalle ai prigiOnieri. «Può darsi».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Bellatrix Lestrange passeggiò lentamente attorno ai prigiOnieri e si fermò alla destra di Harry per osservare Hermione attraverso le palpebre pe santi.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Sì, sì, è la Granger!» gridò Lucius. «E quello vicino, pensiamo, è Potter! Potter e i suoi amici prigiOnieri, finalmente!»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Osservò la spada, col respiro accelerato, studiando l'elsa. Poi si voltò a guardare i prigiOnieri silenziosi.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Rinchiudete i prigiOnieri nel sotterraneo mentre rifletto sul da farsi!» «Questa è casa mia, Bella, tu non dai ordini in casa...»
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Porta questi prigiOnieri nel sotterraneo, Greyback».
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Gli restituì la bacchetta, poi estrasse dalla veste un piccolo pugnale d'argento. Separò Hermione dagli altri prigiOnieri tagliando le corde, poi la trascinò per i capelli al centro della stanza mentre Greyback sospingeva gli altri oltre una porta, lungo un corridoio buio, proiettando con la bacchetta una forza invisibile e irresistibile davanti a sé.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Qualche istante dopo, si udì uno scatto e le sfere luminescenti che il Deluminatore aveva risucchiato dalle lampade della tenda volarono nella cantina: non potendo tornare alla loro fonte rimasero sospese come piccoli soli, inondando di luce la stanza sotterranea. Harry vide Luna, tutta occhi, il volto pallido, e la sagoma immobile di Olivander, il fabbricante di bacchette, rannicchiato sul pavimento nell'angolo. Tese il collo e scorse gli altri prigiOnieri: Dean e Unci-unci il folletto, che sembrava semisvenuto, tenuto in piedi dalle corde che lo legavano agli umani.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Gli occhi grandi come palle da tennis di Dobby erano sgranati; tremava dalla punta dei piedi a quella delle orecchie. Era di nuovo nella casa dei suoi vecchi padrOni ed era pietrificato dalla paura.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Dobbiamo cercare di bloccarlo» sussurrò a Ron. Non avevano scelta; non appena qualcuno fosse entrato e si fosse reso conto dell'assenza di tre prigiOnieri, erano perduti. «Lascia le luci accese» aggiunse, e sentendo qualcuno scendere si appiattirono contro le pareti ai lati della porta.
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   «Dobby non ha padrOni!» strillò l'elfo. «Dobby è un elfo libero, Dobby È
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   L'elfo barcollò, le stelle riflesse negli occhiOni lucenti. Insieme, lui e
Villa Malfoy (Cap. 23 Harry Potter 7)

   Sentì il mare che si frangeva sulle rocce lì vicino, mentre gli altri parlavano, discutendo argomenti che non lo interessavano, prendendo decisiOni. Dean portò in casa Unci-unci ferito, Fleur corse con loro; Bill stava suggerendo dove seppellire l'elfo. Harry disse di sì senza badarci. Guardò il piccolo corpo e la cicatrice pizzicò e bruciò, e in una parte della sua mente, visto come dal lato sbagliato di un lungo telescopio, Voldemort stava punendo coloro che erano rimasti a Villa Malfoy. La sua rabbia era terribile, eppure il dolore di Harry per Dobby parve attenuarla, come fosse una tempesta lontana, all'orizzonte di un vasto oceano silenzioso.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Il ritmo regolare delle braccia scandiva il tempo dei pensieri. I DOni... gli Horcrux... eppure non ardeva più di quello strano desiderio ossessivo. La perdita e la paura l'avevano spento: era come se fosse stato risvegliato da un ceffone.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

    Lentamente, seguendo le istruziOni che mormorava, apparvero incisiOni profonde sulla superficie della pietra. Sapeva che Hermione l'avrebbe fatto meglio e forse più in fretta, ma voleva segnare quel punto così come aveva voluto scavare la tomba. Quando si rialzò, la pietra recitava:
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Guardò la sua opera per qualche istante, poi si allontanò, la cicatrice che pizzicava, la mente occupata dalle rivelaziOni che gli erano giunte mentre scavava, idee che avevano preso forma nel buio, a un tempo affascinanti e terribili.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry esitò. Sapeva che cosa dipendeva dalla sua decisione. Non c'era tempo da perdere, era il momento di scegliere: Horcrux o DOni?
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Vide Hermione e Ron guardarsi esterrefatti, ma ci sarebbe stato tempo per le spiegaziOni dopo la risposta di Unci-unci.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Il fabbricante di bacchette era disteso sul letto più lontano dalla finestra. Era rimasto prigiOniero nel sotterraneo per più di un anno ed era stato torturato, Harry lo sapeva, almeno in una circostanza. Era emaciato, le ossa del suo volto sporgevano affilate contro la pelle giallastra. Gli occhi color argento sembravano enormi nelle orbite incavate. Le mani che posava sulla coperta avrebbero potuto appartenere a uno scheletro. Harry sedette sul letto vuoto, vicino a Ron e Hermione. Da lì il sole dell'alba non si vedeva: la stanza dava sul giardino in cima alla scogliera e sulla tomba scavata di fresco.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Ritengo di sì» rispose Olivander, gli occhi sporgenti fissi sul volto di Harry. «POni interrogativi profondi, signor Potter. L'arte delle bacchette è una branca complicata e misteriosa della magia».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Quindi non è necessario uccidere il proprietario precedente per impadrOnirsi veramente di una bacchetta?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Il Signore Oscuro non cerca più la Bacchetta di Sambuco solo per distruggere te, Harry Potter. è deciso a impadrOnirsene perché è convinto che lo renderà davvero invulnerabile».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «No» rispose Olivander. «Se debba essere trasmessa mediante un omicidio, questo lo ignoro. La sua storia è insanguinata, ma questo può essere dovuto semplicemente al fatto che è un oggetto molto desiderabile e suscita nei maghi passiOni irresistibili. Immensamente potente, pericolosa nelle mani sbagliate, possiede un fascino incredibile per noi che studiamo il potere delle bacchette».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «Sì, lo capisco» convenne Harry. Si alzo. «Signor Olivander, un'ultima cosa, poi la lasceremo riposare. Cosa sa dei DOni della Morte?»
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «I DOni della Morte».
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Harry guardò il suo volto incavato e capì che non stava recitando. Non aveva mai sentito parlare dei DOni.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   Guidò Ron e Hermione giù per le scale. Vide Bill, Fleur, Luna e Dean seduti al tavolo in cucina con le loro tazze di tÈ. Lo fissarono tutti quando si affacciò sulla soglia, ma lui rivolse loro solo un cenno del capo e uscì nel giardino, con i due amici alle spalle. Harry tornò al tumulo rossiccio che copriva Dobby. Il dolore dentro la testa diventava sempre più intenso e gli costò una grande fatica chiudere fuori le visiOni che lo assediavano, ma sapeva di dover resistere solo un altro poco. Avrebbe ceduto molto presto, perché aveva bisogno di verificare la sua teoria. Adesso doveva fare solo un ultimo piccolo sforzo, per spiegarla a Ron e Hermione.
Il fabbricante di bacchette (Cap. 24 Harry Potter 7)

   «E se invece Silente voleva che noi capissimo il simbolo in tempo per prendere la Bacchetta?» «E se scoprire il significato del simbolo ti avesse reso 'degno' di prendere i DOni?» «Harry, se quella è davvero la Bacchetta di Sambuco, come cavolo facciamo a battere Tu-Sai-Chi?»
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Ma l'idea del cadavere di Silente spaventava Harry molto meno della possibilità di aver frainteso le sue intenziOni da vivo. Brancolava ancora nel buio; aveva scelto la sua strada ma continuava a guardarsi indietro, chiedendosi se aveva male interpretato i segnali, se non avrebbe dovuto
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «I folletti hanno buone ragiOni per non stimare i maghi, Ron» osservò Hermione. «Sono stati trattati in maniera molto brutale nella storia».
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Sì, sì, è nato!» urlò Lupin. Tutto attorno alla tavola si levarono grida di gioia e sospiri di sollievo: Hermione e Fleur cinguettarono «CongratulaziOni!» e Ron esclamò «Cavoli, un maschietto!» come se non avesse mai sentito niente di simile.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Harry era sopraffatto, attOnito, felice. Bill stava correndo a prendere il vino e Fleur cercava di convincere Lupin a restare per un brindisi.
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   «Padrino, Harry!» esclamò Bill entrando con lui in cucina, entrambi carichi di stoviglie sporche. «Un vero onore! CongratulaziOni
Villa Conchiglia (Cap. 25 Harry Potter 7)

   Anche se avrebbe sentito la mancanza di Bill, Fleur, Luna e Dean, per non parlare delle comodità domestiche che si era goduto nelle ultime settimane, Harry era contento di sfuggire alla prigiOnia di Villa Conchiglia. Era stanco di dover sempre controllare che nessuno origliasse, stanco di restare rinchiuso nella minuscola stanza da letto buia. Soprattutto, non vedeva l'ora di liberarsi di Unci-unci, ma come e quando si sarebbero separati da lui senza consegnargli la spada di Grifondoro era una domanda che restava ancora senza risposta. Non ne avevano potuto discutere, perché il folletto di rado si allontanava da loro per più di cinque minuti di fila. «In confronto mia madre è una novellina» ringhiava Ron, quando vedeva le lunghe dita sbucare sulle cornici delle porte. Memore degli ammOnimenti di Bill, Harry non poteva fare a meno di sospettare che Unci-unci stesse all'erta contro possibili imbrogli. Hermione disapprovava così radicalmente il loro doppio gioco che Harry aveva rinunciato a consultarla per trovare il modo migliore di metterlo in atto; Ron, nelle rare occasiOni in cui erano riusciti a rimanere soli, non aveva saputo dire altro che «Mi sa che dovremo improvvisare, caro mio».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Hermione prese la bacchetta di Bellatrix e picchiettò contro un mattone dell'anOnimo muro davanti a loro. All'istante i mattOni ruotarono: al centro apparve un'apertura che si fece sempre più ampia e infine formò un'arcata
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Dragomir Despard» rispose Hermione; avevano deciso che uno straniero inesistente sarebbe stato la copertura più sicura per Ron. «Parla pochissimo l'inglese, ma è in sintOnia con gli scopi del Signore Oscuro. è venuto dalla Transilvania per vedere il nostro nuovo regime».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Un Mangiamorte all'erta era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, e il peggio era che, con Travers accanto a quella che credeva Bellatrix, Harry non poteva comunicare con Hermione o Ron. Si ritrovarono fin troppo presto ai piedi della scalinata di marmo che saliva alle grandi porte di bronzo. Come aveva detto Unci-unci, i folletti in livrea che di solito stavano ai lati dell'ingresso erano stati sostituiti da due maghi, entrambi forniti di lunghi e sottili bastOni dorati.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   E salì i gradini, con un cenno di saluto ai due maghi, che alzarono i bastOni d'oro e glieli fecero scorrere su e giù lungo il corpo. Le Sonde, come Harry sapeva, individuavano gli incantesimi dissimulanti e gli oggetti magici nascosti. Conscio di avere solo pochi istanti di tempo, puntò la bacchetta di Draco contro una guardia dopo l'altra e mormorò due volte «Confundo». I due maghi sussultarono lievemente quando l'incantesimo li colpì, ma Travers, che stava guardando l'atrio oltre il portone, non se ne accorse. Hermione salì i gradini con i lunghi capelli neri ondeggianti al vento.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   C'erano due folletti in piedi davanti alle porte interne, che erano d'argento e recavano incisa la poesia che minacciava terribili ritorsiOni contro gli eventuali ladri. Harry la contemplò, e all'improvviso fu attraversato da un ricordo limpido: se stesso, in quel medesimo punto, il giorno del suo undicesimo compleanno, il compleanno più meraviglioso della sua vita, e Hagrid accanto a lui che tuonava: «Come ho detto, bisognerebbe davvero essere matti a cercare di rapinare questa banca». La Gringott quel giorno gli era parsa un luogo di prodigi, il deposito incantato di un tesoro che non aveva mai saputo di possedere, e nemmeno per un istante avrebbe potuto sognare che ci sarebbe tornato per rubare... Ma nel giro di pochi secondi erano nella vasta sala di marmo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il vecchio folletto si tirò indietro. Harry si guardò intorno. Non solo Travers era a poca distanza e li osservava, ma altri folletti avevano interrotto le loro occupaziOni per fissare Hermione.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Abbiamo delle istruziOni» esordì, con un inchino a Hermione. «Mi perdOni, signora, ma ci sono ordini speciali che riguardano la camera Lestrange».
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Un drago gigantesco era incatenato al pavimento, in modo da sbarrare l'accesso a quattro o cinque delle camere blindate più profonde. Le squame della bestia erano sbiadite e screpolate per la lunga prigiOnia nel sottosuolo; i suoi occhi erano di un rosa lattiginoso; entrambe le zampe posteriori erano strette in pesanti ceppi le cui catene erano assicurate alla roccia da enormi picchetti. Teneva le immense ali spinate lungo il corpo, ma se le avesse aperte avrebbero riempito tutta la caverna; girò verso di loro il brutto testone, ruggì con un fragore che fece tremare la roccia e sputò un getto di fuoco che li costrinse ad arretrare di corsa nel cunicolo.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Fagli mettere la mano sulla porta!» gridò Unci-unci a Harry, che puntò la bacchetta su Bongi. Il vecchio folletto obbedì, premette il palmo sul legno e la porta della camera blindata si dissolse rivelando un antro stipato da cima a fondo di monete d'oro, calici, armature d'argento, pelli di strane creature, alcune con lunghi aculei, altre con ali flosce, poziOni in fiaschette incrostate di pietre preziose e un teschio che ancora indossava una corona.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Hanno aggiunto le MalediziOni Gemino e Flagrante!» esclamò Unciunci. «Ogni cosa che toccate scotterà e si moltiplicherà, ma le copie sono prive di valore... e se continuate a toccare il tesoro, moriremo sepolti dal peso dell'oro!»
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «D'accordo, non toccate nulla!» ordinò Harry disperato, ma Ron senza volerlo urtò col piede uno dei calici caduti e se ne materializzarono altri venti attorno a lui, che prese a saltellare su un piede solo: parte della scarpa gli si era carbOnizzata a contatto col metallo incandescente.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Puntarono le bacchette in tutti gli angoli e le fessure, girando cauti su se stessi. Era impossibile non urtare qualcosa; Harry provocò una cascata di falsi galeOni che si unirono ai calici per terra, e non ci fu più posto dove
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «Accio coppa!» gridò Hermione, che nell'affanno si era evidentemente scordata delle istruziOni impartite da Unci-unci nelle sessiOni preparatorie.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Appeso a mezz'aria per la caviglia, Harry urtò un'armatura da cui sbucarono doppiOni come corpi incandescenti, a riempire la stanza già stipata. Tra urla di dolore, Ron, Hermione e i due folletti furono spinti contro altri oggetti, che presero a loro volta a moltiplicarsi. Semisepolti in una marea
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   Il drago non aveva capito di essere libero. Harry trovò col piede l'articolazione della zampa posteriore e gli montò sul dorso. Le squame erano dure come acciaio: la bestia non sembrava nemmeno essersi accorta di lui. Harry tese un braccio; Hermione si issò a cavalciOni; Ron si arrampicò dietro di loro e un attimo dopo il drago si rese conto di non essere più incatenato.
La Gringott (Cap. 26 Harry Potter 7)

   «... è che non abbiamo più la spada» concluse Harry a denti stretti, facendosi colare il dittamo su una scottatura attraverso il buco carbOnizzato nei jeans.
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «E cos'hanno preso?» domandò, alzando la voce, mentre un terrore tremendo s'impadrOniva di lui. «Dimmelo. Che cos'hanno portato via?»
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Vero, non aveva provato niente quando il diario era stato distrutto, ma era perché non aveva un corpo con cui percepire sensaziOni, allora era meno di un fantasma... no, gli altri erano al sicuro... gli altri Horcrux dovevano essere intatti...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   E come avrebbe potuto il ragazzo, o chiunque altro, sapere della caverna o infrangerne le proteziOni? La sola idea che il medaglione venisse rubato era assurda...
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   «Andremo a Hogsmeade» rispose Harry «e cercheremo di inventarci qualcosa quando avremo scoperto quali proteziOni circondano la scuola. Vieni sotto il Mantello, Hermione, questa volta dobbiamo restare uniti».
Il nascondiglio finale (Cap. 27 Harry Potter 7)

   Voci di assenso. Il terrore s'impadronì di Harry: per respingere i Dissennatori avrebbero dovuto evocare dei PatrOni, che li avrebbero traditi all'istante.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   L'aria attraverso la quale avrebbero dovuto spostarsi sembrava solidificata: non potevano Smaterializzarsi; i Mangiamorte avevano fatto le cose per bene. Il freddo mordeva sempre più a fondo le carni di Harry. Arretrò ancora con Ron e Hermione lungo la stradina laterale, seguendo i muri a tentOni, cercando di non far rumore. Poi i Dissennatori girarono l'angolo silenziosi: erano dieci o più, visibili perché fatti di un buio più denso di ciò che li circondava, con i loro mantelli neri e le mani putrefatte. Potevano sentire la paura? Sì, Harry ne era certo: adesso erano più rapidi e traevano quei respiri corti e rochi che detestava, assaporando la disperazione nell'a ria, sempre più vicini...
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «E dov'È che farete i vostri commerci di poziOni e veleni quando il mio pub sarà chiuso? Che ne sarà dei vostri piccoli traffici?»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Dovevamo tenerla al sicuro, nascondere le sue condiziOni. Abbiamo traslocato, abbiamo messo in giro la voce che era ammalata e mia madre si è occupata di lei, cercava di farla stare tranquilla e serena.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Grindelwald. Finalmente mio fratello aveva trovato un suo pari con cui parlare, un ragazzo intelligente e dotato quanto lui. E allora Ariana passò in secondo piano, perché loro avevano i loro progetti per un nuovo ordine magico da ideare, e i DOni da cercare, o quel che era che li interessava tanto. Progetti grandiosi per il bene di tutta la stirpe magica, e se una ragazzina veniva trascurata, che importanza aveva, visto che Albus lavorava per il bene superiore.
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

    fermarlo e ci ritrovammo tutti e tre a lottare, e i lampi e le esplosiOni la facevano impazzire, non riusciva a sopportarlo...»
Lo specchio mancante (Cap. 28 Harry Potter 7)

   «Li hanno chiusi tutti prima dell'inizio dell'anno» spiegò Neville. «Non c'È modo di usarli adesso, con le malediziOni sugli ingressi e i Mangiamorte e i Dissennatori di guardia alle uscite». Si mise a camminare all'indietro, sorridendo, beandosi della loro presenza. «Ma non importa... è vero che siete entrati alla Gringott? E siete fuggiti su un drago? Lo sanno tutti, tutti ne parlano, Terry Steeval è stato picchiato da Carrow perché lo ha urlato in Sala Grande a cena!»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Oltre a insegnare, sono i responsabili della disciplina. E amano le puniziOni, i Carrow».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   Estrasse dalla tasca una moneta d'oro e Harry la riconobbe: era uno dei galeOni falsi che l'Esercito di Silente aveva usato per scambiarsi messaggi. «Sono eccezionali» disse Neville, con un gran sorriso a Hermione. «I Carrow non hanno mai scoperto come facevamo a comunicare, sono diventati pazzi. Uscivamo di soppiatto la notte e scrivevamo sui muri: 'Esercito di Silente, il reclutamento è ancora aperto', cose così. Piton le detestava».
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Be', certo, il cibo è una delle cinque Principali EcceziOni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi» spiegò Ron tra lo stupore generale.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Sì, i sifOni di Gorgosprizzo di papà...»
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   La sala comune di Corvonero, deserta, era ampia, circolare e più ariosa delle altre che Harry aveva visto. ArmOniose finestre ad arco si aprivano sulle pareti, a cui erano appesi drappi di seta blu e bronzo: di giorno, i Corvonero godevano di una vista spettacolare sulle montagne circostanti. Il soffitto era una cupola trapunta di stelle dipinte, ripetute nella moquette blu notte. C'erano tavoli, sedie e librerie, e una nicchia di fronte alla porta ospitava un'alta statua di marmo bianco.
Il diadema perduto (Cap. 29 Harry Potter 7)

   «Non avevo mai Schiantato nessuno, tranne alle leziOni dell'ES» osservò Luna, con vago interesse. «È più rumoroso di quanto pensassi».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   I Corvonero bisbigliavano tra loro, terrorizzati. Poi all'improvviso si scatenò una serie di esplosiOni, come se qualcuno stesse scaricando una pistola sulla porta.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Non hai torto» convenne lei. Puntò la bacchetta contro i Carrow e una rete d'argento cadde sui loro corpi legati, li avvolse e li sollevò per aria, dove rimasero penzolOni sotto il soffitto azzurro e oro, come due grosse, brutte creature marine. «Vieni. Dobbiamo avvertire gli altri Direttori delle Case. è meglio se ti rimetti quel Mantello».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Marciò verso la porta, alzando la bacchetta. Dalla punta sbucarono tre gatti d'argento con i segni degli occhiali attorno agli occhi. I PatrOni si lan ciarono agili in avanti, illuminando d'argento la scala a chiocciola, mentre la professoressa McGranitt, Harry e Luna scendevano di corsa.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   Sfrecciarono lungo i corridoi, e uno dopo l'altro i PatrOni si allontanarono; la vestaglia scozzese della professoressa McGranitt frusciava sul pavimento e Harry e Luna trottavano dietro di lei sotto il Mantello.
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Molto bene. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sta arrivando» annunciò la McGranitt agli altri insegnanti. La Sprite e Vitious trattennero il fiato; Lumacorno emise un gemito profondo. «Potter ha da fare nel castello per ordine di Silente. Dobbiamo imporre tutte le proteziOni di cui siamo capaci, mentre Potter fa quello che deve».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Grazie, «Pomona» rispose la professoressa McGranitt, e tra le due streghe passò uno sguardo risoluto di intesa. «Suggerisco di distribuire le proteziOni di base dappertutto, poi di radunare i nostri studenti e incontrarci in Sala Grande. La scuola dev'essere evacuata, ma se alcuni dei maggiorenni desiderano restare a combattere, credo che dobbiamo dar loro questa possibilità».
Il congedo di Severus Piton (Cap. 30 Harry Potter 7)

   «Abbiamo già imposto proteziOni attorno al castello» continuò la professoressa McGranitt, «ma è improbabile che reggano a lungo, se non le rafforziamo. Devo dunque chiedervi di muovervi in fretta e con ordine, e di fare quello che i prefetti...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Manca solo mezz'ora a mezzanotte, dobbiamo agire in fretta! Gli insegnanti di Hogwarts e l'Ordine della Fenice hanno concordato un piano. I professori Vitious, Sprite e McGranitt condurranno gruppi di combattenti in cima alle tre torri più alte quella di Corvonero, di Astronomia e di Grifondoro dove avranno una buona visuale e posiziOni ottime per scagliare
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Potter» chiamò la professoressa McGranitt correndo da lui mentre gli studenti invadevano la piattaforma, sgomitando per ricevere istruziOni, «non dovresti cercare qualcosa?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Ma l'unico oggetto che tutti associavano a Corvonero era il diadema perduto... possibile che l'Horcrux fosse il diadema? Possibile che Voldemort, il Serpeverde, avesse trovato il diadema che aveva eluso generaziOni
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Non sei il primo studente che vorrebbe mettere le mani su quel diadema» ribatté lei sprezzante. «GeneraziOni di ragazzi mi hanno tormentato...» «Ma non è per avere voti più alti!» gridò Harry. «È per Voldemort... per sconfiggere Voldemort... o non le interessa?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Be', lei non è la prima a cui Riddle ha carpito informaziOni» borbottò Harry. «Sapeva essere affascinante quando voleva...»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   GeneraziOni di studenti non erano riuscite a trovare il diadema; il che faceva pensare che non fosse nella Torre di Corvonero... ma se non era lì, allora dove? Quale nascondiglio aveva scoperto Tom Riddle nel castello di Hogwarts, convinto che sarebbe rimasto segreto per sempre?
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Perso nelle sue disperate elucubraziOni, Harry imboccò un nuovo corridoio, ma aveva mosso solo pochi passi quando la finestra alla sua sinistra si spalancò con un frastuono assordante di vetri rotti. Balzò di lato per evitare un corpo gigantesco che volò dentro e andò a finire contro la parete opposta. Qualcosa di grosso e peloso si separò uggiolando dal nuovo arrivato e si gettò su Harry.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Millantatori e canaglie, marrani e fellOni, cacciali via, Harry Potter, respingili!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «So com'È fatto il diadema e so dov'È» rispose Harry velocemente. «L'ha nascosto esattamente dove io avevo nascosto il mio vecchio libro di PoziOni, dove tutti nascondono le cose da secoli. Credeva di essere l'unico ad averlo scoperto. Andiamo».
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Quando tornarono nel corridoio, fu evidente che nei pochi minuti che avevano trascorso nella Stanza delle Necessità la situazione nel castello era decisamente peggiorata: pareti e soffitto erano sempre più squassati dalle vibraziOni; la polvere riempiva l'aria e dalla finestra più vicina Harry vide lampi di luce verde e rossa ai piedi del castello, il che voleva dire che i Mangiamorte erano prossimi a entrare. Guardando in giù vide Grop il gigante che brandiva un gargoyle di pietra strappato dal tetto e ruggiva il suo disappunto.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Brava!» ruggì qualcuno correndo verso di loro nella polvere, e Harry vide di nuovo Aberforth, i capelli grigi svolazzanti, alla guida di un manipolo di studenti. «Pare che stiano per entrare dai bastiOni a nord, si son portati dietro dei giganti!»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Si addentrò nel labirinto, cercando di riconoscere qualche oggetto dalla sua unica precedente visita. Il respiro gli rimbombava nelle orecchie e poi la sua anima stessa rabbrividì: eccola laggiù, la vecchia credenza piena di bolle in cui aveva nascosto il libro di PoziOni, e in cima lo stregone di pietra sbeccata con la parrucca polverosa e quella che sembrava un'antica tiara scolorita.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Hermione si tuffò da un lato. Tiger aveva tentato di ucciderla: la rabbia si impadronì di Harry, cancellandogli tutto il resto dalla mente. Lanciò uno Schiantesimo contro Tiger, che lo evitò con un balzo, facendo cadere la bacchetta di mano a Malfoy; la vide rotolare lontano, sotto un cumulo di mobili rotti e scatole.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry prese dal mucchio di ciarpame più vicino due manici di scopa che gli sembravano sufficientemente solidi e ne gettò uno a Ron, che trascinò Hermione in sella dietro di lui. Harry cavalcò la seconda scopa e scalciando forte a terra si levarono in volo, evitando il becco cornuto di un rapace infuocato che schioccò le mandibole a pochi centimetri da loro. Il fumo e il calore erano opprimenti: sotto, le fiamme maledette consumavano i traffici illeciti di generaziOni di studenti, i colpevoli frutti di mille esperimenti vietati, i segreti di innumerevoli anime che avevano cercato rifugio in quella stanza. Harry non vide traccia di Malfoy, Tiger o Goyle: volò più basso che poté sui mostri di fiamma, ma non c'era altro che fuoco: che morte terribile... non aveva mai voluto questo...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E li scorse: Malfoy con le braccia attorno a Goyle svenuto, tutti e due appollaiati su una fragile torre di sedie carbOnizzate. Si abbassò. Malfoy lo vide arrivare e alzò un braccio, ma appena lo afferrò Harry capì che era inutile: Goyle era troppo pesante e la mano di Malfoy, madida di sudore, gli scivolò subito dalla presa...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry girò di nuovo, evitando il serpente che si slanciava su di lui, e si alzò verso il punto in cui sperava che fosse la porta: Ron, Hermione e Goyle non c'erano più. Malfoy strillava e si teneva così stretto da fargli male. Poi tra il fumo vide una macchia rettangolare nel muro e sterzò: un attimo dopo i suoi polmOni si riempirono di aria pulita e i due urtarono contro la parete opposta del corridoio.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Doveva essere ArdemOnio!» pigolò Hermione, lo sguardo fisso sui pezzi del diadema.
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «ArdemOnio... il fuoco maledetto... è una delle sostanze che distruggono gli Horcrux, ma io non avrei mai, mai osato usarlo, è pericolosissimo. Come faceva Tiger a sapere...?»
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Harry, Ron e Hermione corsero avanti per aiutarli: getti di luce volarono in tutte le direziOni e l'uomo che lottava contro Percy indietreggiò, in fretta: il cappuccio gli cadde dalla testa, scoprendo una fronte alta e capelli striati...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   «Ah, Ministro!» urlò Percy, e scagliò una fattura contro O'Tusoe, che lasciò cadere la bacchetta e portò le mani al petto, in evidente difficoltà. «Le ho detto che do le dimissiOni
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   Poi il mondo divenne dolore e penombra: Harry era semisepolto nel crollo di un corridoio colpito da un tremendo attacco. Capì dal vento freddo che il fianco del castello era esploso e un calore appiccicoso sulla guancia gli disse che stava sanguinando copiosamente. Poi sentì un grido lancinante che gli strappò le viscere, l'espressione di un dolore che né le fiamme né le malediziOni potevano provocare, e si alzò, incerto, più spaventato di quanto non fosse ancora stato quel giorno, più spaventato, forse, che in tutta la sua vita...
La battaglia di Hogwarts (Cap. 31 Harry Potter 7)

   E poi un corpo cadde attraverso lo squarcio nel fianco della scuola, accompagnato da malediziOni scagliate dal buio, che finirono contro la parete dietro le loro teste.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ha portato degli amici!» gridò Harry, guardando dallo squarcio nella parete: altri ragni giganti si arrampicavano, liberati dalla Foresta Proibita nella quale erano evidentemente penetrati i Mangiamorte. Harry scagliò Schiantesimi contro di loro e abbatté il primo della fila, che cadde sui suoi compagni, trascinandoseli dietro. Altre malediziOni volarono sopra la testa di Harry, così vicine che ne sentì la forza spostargli i capelli.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry spinse Hermione davanti a sé con Ron, poi si chinò e prese il corpo di Fred sotto le ascelle. Percy capì le sue intenziOni: si alzò dal cadavere del fratello e lo aiutò. Insieme, curvi per evitare le malediziOni che arrivavano dal parco, trascinarono Fred fuori dalla linea del fuoco.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Perché era così facile? Perché la cicatrice bruciava da ore, non aspettando altro che di mostrargli i pensieri di Voldemort? All'ordine di Hermione chiuse gli occhi, e subito le urla e i colpi e tutti i suOni dissonanti della battaglia si fecero soffocati e distanti, come se lui fosse lontano, molto lontano da loro...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Con un sussulto Harry uscì dalla visione e aprì gli occhi; immediatamente le sue orecchie furono aggredite dalle urla e dagli strilli, dai colpi e dalle esplosiOni della battaglia.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Harry dimenticò ogni cosa: scattò fuori dal Mantello e corse piegato in due per evitare le malediziOni che illuminavano l'intera Sala.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

    pietra. Grop spalancò la bocca storta, mettendo in mostra denti gialli e grandi come mezzi mattOni, poi si scagliarono l'uno contro l'altro con la ferocia di due leOni.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Dai, Harry!» mormorò la voce di Hermione, molto lontana. «I PatrOni, Harry!»
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Alzò la bacchetta, ma una sorda disperazione si era impadrOnita di lui: Fred non c'era più, Hagrid stava morendo, o forse era già morto; chissà quanti altri erano caduti che ancora lui non sapeva; era come se l'anima avesse già abbandonato il suo corpo...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Vide il terrier argenteo di Ron comparire nell'aria, baluginare e spegnersi; poi la lontra di Hermione contorcersi e svanire. La bacchetta gli tremava in mano, e accolse quasi con gioia l'oblio imminente, la promessa del nulla, dell'assenza di sensaziOni...
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Una lepre d'argento, un cinghiale e una volpe passarono a mezz'aria e li superarono: davanti alle tre creature i Dissennatori indietreggiarono. Tre persone sbucarono dall'oscurità, con le bacchette tese, tenendo saldi i propri PatrOni: Luna, Ernie e Seamus.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Lui tastò alle proprie spalle e lei gli infilò nella mano libera il fagotto di tessuto scivoloso. Vi si avvolse con difficoltà, mormorò «Nox» per spegnere la bacchetta e avanzò carpOni, più piano che poteva, tutti i sensi all'erta, temendo a ogni secondo che passava di essere scoperto, di sentire una fredda voce chiara, di vedere un lampo di luce verde.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   «Ho dato istruziOni molto precise ai miei Mangiamorte. Catturare Potter. Uccidere i suoi amici più ne abbattono, meglio è ma non lui.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Sferzò l'aria con la Bacchetta di Sambuco. Non accadde nulla a Piton, che per un attimo parve pensare di essere stato risparmiato; ma poi le intenziOni di Voldemort divennero chiare. La sfera del serpente rotolò nell'aria, e prima che Piton potesse far altro che urlare, gli aveva racchiuso testa e spalle, e Voldemort parlò in Serpentese.
La bacchetta di Sambuco (Cap. 32 Harry Potter 7)

   Il castello era immerso in un silenzio innaturale. Niente lampi, esplosiOni, urla o strilli. Le lastre di pietra della Sala d'Ingresso erano macchiate di sangue. Gli smeraldi erano ancora sparpagliati ovunque insieme a pezzi di marmo e schegge di legno. Parte della balconata era stata spazzata via.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Petunia fermò l'altalena piantando i tallOni dei sandali a terra con uno scricchiolio, poi balzò in piedi, le mani sui fianchi.
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Il tono di Silente era tranquillissimo; sembrava che si informasse sulle previsiOni meteo. Piton esitò, poi rispose: «Non lo so. Forse un anno. Non c'È modo di bloccare per sempre un incantesimo del genere. Si diffonderà, alla fine, è il tipo di maledizione che si rafforza col tempo».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Piton inarcò le sopracciglia e chiese, in tono sardOnico: «Vuoi lasciare che ti uccida?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Vuoi che lo faccia subito?» chiese Piton, irOnico. «O hai bisogno di qualche istante per comporre il tuo epitaffio?»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Tu solo sai se evitare a un vecchio sofferenza e umiliazione sarà un danno per la tua anima» replicò Silente. «Ti chiedo questo grandissimo favore, Severus, perché la mia morte si avvicina, quanto è certo che i CannOni di Chudley quest'anno finiranno ultimi in classifica. Ti dirò che preferisco una dipartita rapida e indolore all'operazione lunga e cruenta che risulterebbe se, per esempio, se ne occupasse Fenrir Greyback... ho sentito che Voldemort l'ha reclutato. O la cara Bellatrix, a cui piace giocare col cibo prima di mangiarlo».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Perché? Non vorrai infliggergli altre puniziOni, Piton? Tra poco quel ragazzo passerà più tempo in castigo che fuori».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Nell'aspetto, forse, ma la sua natura profonda è più simile a quella di sua madre. Trascorro del tempo con Harry perché ho faccende di cui devo parlare con lui, informaziOni che gli devo passare prima che sia troppo tardi».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «InformaziOni» ripeté Piton. «Ti fidi di lui... e non di me».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Non è questione di fiducia. Come entrambi sappiamo, ho pochissimo tempo. è fondamentale che trasmetta al ragazzo abbastanza indicaziOni perché possa fare quello che deve».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «E perché io non posso avere le stesse indicaziOni
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «E lo fai molto bene. Non credere che sottovaluti il pericolo costante a cui ti espOni, Severus. Passare a Voldemort quelle che sembrano informaziOni preziose nascondendo l'essenziale è un compito che non affiderei a nessun altro che a te».
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   «Bene. Molto bene!» gridò il ritratto di Silente dietro la poltrona di Piton. «Ora, Severus, la spada! Non dimenticare che dev'essere presa in condiziOni di necessità e valore... e non deve sapere che sei tu a dargliela! Se Voldemort dovesse leggere la mente di Harry e scoprire che lo aiuti...»
La storia del Principe (Cap. 33 Harry Potter 7)

   Ron e Hermione sembravano molto lontani, in un paese dall'altra parte del mondo; gli parve di averli lasciati da tantissimo tempo. Niente addii, niente spiegaziOni, non aveva dubbi. Era un viaggio che non potevano intraprendere insieme e i loro tentativi di fermarlo avrebbero solo sprecato tempo prezioso. Guardò l'orologio d'oro ammaccato che aveva ricevuto in dono per il suo diciassettesimo compleanno. Quasi metà dell'ora concessa da Voldemort per la sua resa era passata.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   E si avviò. Il gelo dei Dissennatori non lo fermò; lo attraversò insieme ai suoi compagni, che agirono per lui come PatrOni, e insieme passarono tra i vecchi alberi che crescevano vicini, i rami intrecciati, le radici contorte sotto i piedi. Harry si strinse forte nel Mantello, addentrandosi nella Foresta buia, senza avere idea di dove fosse di preciso Voldemort, ma certo di trovarlo. Accanto a lui, quasi senza rumore, camminavano James, Sirius, Lupin e Lily, e la loro presenza era il suo coraggio, la ragione per cui riusciva a mettere un piede dopo l'altro.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Il suo corpo e la sua mente erano stranamente slegati, gli arti lavoravano senza ricevere istruziOni, come se lui fosse il passeggero, non il conducente, del corpo che stava per lasciare. I morti che camminavano accanto a lui nella Foresta erano molto più reali per lui, ora, dei vivi rimasti al castello: Ron, Hermione, Ginny e tutti gli altri sembravano i fantasmi, adesso che lui inciampava e scivolava verso la fine della sua vita, verso Voldemort...
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   L'illusione svanì rapida com'era arrivata. I giganti ruggirono, i Mangiamorte si alzarono tutti insieme e si levarono urla, esclamaziOni, perfino risate. Voldemort era rimasto immobile, ma i suoi occhi rossi individuarono Harry e lo guardarono venire avanti. Tra loro c'era solo il fuoco.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   Harry sentiva la propria bacchetta contro il torace, ma non fece alcun tentativo per sfoderarla. Sapeva che il serpente era protetto troppo bene, sapeva che se anche fosse riuscito a puntarla contro Nagini, cinquanta malediziOni l'avrebbero colpito. Voldemort e Harry continuavano a guardarsi: Voldemort inclinò appena la testa da un lato, contemplando il ragazzo in piedi davanti a lui, e uno strano sorriso, senza gioia, gli increspò la bocca senza labbra.
Ancora la foresta (Cap. 34 Harry Potter 7)

   «Lo supponevo. Ma le mie supposiziOni di solito sono buone» rispose
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Quella notte si spaventò più di te, Harry. Tu avevi accettato, addirittura abbracciato la possibilità della morte, cosa che Lord Voldemort non è mai stato in grado di fare. Il tuo coraggio vinse, la tua bacchetta sconfisse la sua. E in quel momento, accadde qualcosa tra quelle bacchette, qualcosa che rifletteva la relazione tra i loro padrOni.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «I DOni della Morte» disse, e fu contento di vedere che quelle parole avevano cancellato il sorriso dal volto di Silente.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «I DOni, i DOni» mormorò Silente. «Il sogno di un uomo disperato!» «Ma sono veri!»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Vero, vero» convenne Silente, come un bambino bisognoso di rassicuraziOni. «Ma anch'io ho cercato un modo per vincere la morte, Harry». «Non come lui». Dopo tutta la rabbia che aveva provato a causa di Silente, gli pareva strano essere lì, sotto l'alto soffitto a volta, a difenderlo da se stesso. «DOni, non Horcrux».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «DOni» ripeté Silente, «non Horcrux. è vero».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «... erano i tre fratelli della storia» confermò Silente, annuendo. «Oh, sì, credo di sì. Che poi abbiano incontrato la Morte lungo una strada solitaria... Mi sembra più probabile che i fratelli Peverell fossero semplicemente maghi dotati e pericolosi che crearono quei potenti oggetti. La storia che fossero i DOni della Morte stessa mi pare il genere di leggenda che può sorgere attorno a simili invenziOni.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Tu. Hai capito, immagino, perché avevo il Mantello la notte che i tuoi genitori sono morti. James me l'aveva mostrato solo qualche giorno prima. Spiegava molte delle sue malefatte mai scoperte a scuola! Quasi non ci credevo. Gli chiesi di prestarmelo. Avevo ormai rinunciato da tempo al sogno di riunire i DOni, ma non resistetti, non potei fare a meno di esaminarlo... era un mantello del quale non ho mai visto l'uguale, antichissimo, perfetto in ogni senso... poi tuo padre morì e finalmente io avevo due DOni tutti per me!»
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Il Mantello non li avrebbe comunque salvati» osservò immediatamente Harry. «Voldemort sapeva dov'erano. Il Mantello non li avrebbe protetti dalle malediziOni».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Quindi quando vide il Mantello aveva già rinunciato a cercare i DOni?» «Oh, sì» rispose Silente con voce flebile. Si costrinse a sostenere lo sguardo di Harry. «Sai che cosa accadde. Lo sai. Non puoi disprezzarmi più di quanto io disprezzi me stesso».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E al centro dei nostri progetti c'erano i DOni della Morte! Quanto lo affascinavano, quanto ci affascinavano! La Bacchetta invincibile, l'arma che ci avrebbe condotti al potere! La Pietra della Resurrezione... per lui, anche se fingevo di non saperlo, voleva dire un esercito di Inferi! Per me, lo confesso, significava il ritorno dei miei genitori, la fine di ogni responsabilità.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E il Mantello... non parlammo mai molto del Mantello. Entrambi sapevamo nasconderci benissimo anche senza il Mantello, la vera magia del quale, ovviamente, è che può essere usato per proteggere e riparare altri, oltre che il proprietario. Pensavo che se l'avessimo trovato, sarebbe stato utile per nascondere Ariana, ma il Mantello ci interessava soprattutto perché completava la triade, perché la leggenda dice che l'uomo che unisce i tre oggetti sarà il vero padrone della Morte, che per noi era sinOnimo di invincibile.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

    «Grindelwald e Silente invincibili padrOni della Morte! Due mesi di follia, di sogni crudeli, trascurando i soli due membri della famiglia che mi erano rimasti.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E poi... sai com'È andata. La realtà tornò nella forma del mio rude, ignorante e infinitamente più ammirevole fratello. Io non volli ascoltare le verità che mi urlava. Non volli sentirmi dire che non potevo andare alla ricerca dei DOni con una sorella fragile e instabile di cui occuparmi.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Il litigio divenne una lotta. Grindelwald perse il controllo. La sua vera natura, che avevo sempre intuito, anche se avevo fatto finta di no, si rivelò all'improvviso, terribile. E Ariana... dopo tutte le cure e le attenziOni di mia madre... era a terra, morta».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Be', Grindelwald fuggì, come chiunque tranne me avrebbe potuto prevedere. Sparì, con i suoi piani per impadrOnirsi del potere, i suoi progetti di torture sui Babbani, i suoi sogni dei DOni della Morte, sogni che avevo incoraggiato e sostenuto. Fuggì e io rimasi a seppellire mia sorella e a imparare a convivere con la mia colpa e il mio terribile dolore, il prezzo del mio errore.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Quando la trovai, dopo tutti quegli anni, sepolta nella dimora abbandonata dei Gaunt, il Dono che più avevo bramato anche se in gioventù l'a vevo desiderato per tutt'altre ragiOni persi la testa, Harry. Quasi dimenticai che era diventata un Horcrux, che l'anello certamente conteneva una maledizione. Lo presi e me lo infilai e per un attimo immaginai che avrei visto Ariana, mia madre, mio padre, e che avrei detto loro quanto mi dispiaceva...
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Fui uno sciocco, Harry. Dopo tutti quegli anni, non avevo imparato nulla. Ero indegno di riunire i DOni della Morte, l'avevo dimostrato più e più volte, e questa era la conferma».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Forse un uomo su un milione potrebbe riunire i DOni, Harry. Io sono stato capace solo di possedere il più crudele, il meno straordinario. Sono stato in grado di possedere la Bacchetta e di non vantarmene e non usarla per uccidere. Mi è stato concesso di dominarla e usarla, perché l'avevo presa non per mio tornaconto, ma per salvare altri da lei.
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Ma il Mantello l'ho preso solo per futile curiosità, e quindi non avrebbe mai potuto funzionare per me come per te che ne sei il legittimo proprietario. Avrei usato la Pietra per richiamare indietro coloro che sono in pace, invece che per consentire il sacrificio di me stesso, come hai fatto tu. Tu sei il degno possessore dei DOni».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Temo di aver sperato che la signorina Granger ti frenasse, Harry. Avevo paura che la tua testa calda potesse avere la meglio sul tuo buon cuore, che se tu avessi saputo tutto fin da subito su quegli oggetti tentatori avresti potuto gettarti sui DOni come feci io, al momento sbagliato, per le ragiOni sbagliate. Se dovevi metterci le mani sopra, volevo che li possedessi senza rischi. Tu sei il vero padrone della Morte, perché il vero padrone non cerca di sfuggirle. Accetta di dover morire e comprende che vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire».
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «E Voldemort non ha mai saputo dei DOni
King’s Cross (Cap. 35 Harry Potter 7)

   «Molto bene» proseguì Voldemort, e Harry avvertì più pericolo in quella voce serica che nella più potente delle malediziOni. «Se questa è la tua scelta, Paciock, torneremo al piano originale. L'hai voluto tu» concluse con calma.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    pugni; tanto i difensori di Hogwarts quanto i Mangiamorte di Voldemort furono costretti a rientrare nel castello. Harry scagliava malediziOni contro tutti i Mangiamorte che gli passavano vicino, tramortendoli senza che sapessero chi o che cosa li aveva colpiti; i loro corpi venivano calpestati dalla folla in ritirata.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Ma non era ancora finita: Harry sfrecciò tra i duellanti, oltrepassò i prigiOnieri che si divincolavano ed entrò nella Sala Grande.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Cosa sarà dei tuoi figli quando ti avrò ucciso?» la canzonava sprezzante Bellatrix, folle come il suo Signore, schivando le malediziOni di Molly che le danzavano attorno. «Quando mammina sarà morta come Freddie?»
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   L'urlo di sorpresa, le acclamaziOni, le grida di «Harry!», «È vivo!» furono subito soffocati. La folla ebbe paura e il silenzio cadde improvviso e totale, quando Voldemort e Harry si guardarono e cominciarono a muoversi in cerchio uno di fronte all'altro.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Il sole sorgeva su Hogwarts e la Sala Grande ardeva di vita e di luce. Harry era una parte indispensabile in quelle manifestaziOni di giubilo e lutto, dolore ed esultanza mescolati. Volevano che fosse lì con loro, il loro capo e simbolo, il loro salvatore e la loro guida, e che non avesse dormito, che bramasse la compagnia di pochi intimi non passò per la mente a nessuno. Doveva parlare con i famigliari delle vittime, stringere loro le mani, guardare le loro lacrime, ricevere i loro ringraziamenti, ascoltare le notizie che rimbalzavano da ogni dove col procedere del mattino: in tutto il paese quelli che erano stati colpiti da una Maledizione Imperius erano tornati in sé, i Mangiamorte fuggivano o venivano catturati, gli innocenti di Azkaban liberati, e Kinsgley Shacklebolt era stato nominato Ministro della Magia ad interim...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   «Rende l'idea delle dimensiOni tragiche dell'avvenimento, no?» commentò Ron, e spinse una porta per lasciar passare Harry e Hermione.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Riuscì appena a scorgere il Pensatoio, ancora sulla scrivania dove l'aveva lasciato, e poi un fragore assordante lo fece gridare, pensare a malediziOni e Mangiamorte di ritorno, e alla rinascita di Voldemort...
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    strada rumorosa verso l'enorme stazione fuligginosa, i fumi delle auto e il fiato dei pedOni scintillavano come ragnatele nell'aria fredda. Due grandi gabbie sbattevano in cima ai carrelli stracolmi spinti dai genitori; i gufi all'interno gridavano indignati e la bambina con i capelli rossi si trascinava in lacrime dietro i fratelli, aggrappandosi al braccio del padre.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Guardò verso gli adulti, chiaramente deluso dalla mancanza di reaziOni.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

   Non l'aveva mai detto a nessuno dei suoi figli e vide la meraviglia sul volto di Albus. Ma ormai gli sportelli sbattevano lungo il treno rosso e le figure sfocate dei genitori si avvicinavano alle carrozze per i baci d'addio e le ultime raccomandaziOni. Albus balzò a bordo e Ginny chiuse lo sportello alle sue spalle. Dai finestrini più vicini si sporgevano studenti. Un gran numero di facce, sia sul treno sia sul binario, erano rivolte verso Harry.
La falla nel piano (Cap. 36 Harry Potter 7)

    Le storie di Beda assomigliano alle nostre favole per molti aspetti; per esempio, la virtù vi è generalmente ricompensata e la cattiveria punita. C'è però un'ovvia differenza. Nelle favole Babbane, la magia sta di solito alla radice dei problemi dei protagOnisti: la strega cattiva ha avvelenato la mela, o ha fatto dormire la principessa per cent'anni, o ha trasformato il principe in un'orribile bestia. Nelle Fiabe di Beda il Bardo, invece, incontriamo eroi ed eroine in grado essi stessi di praticare la magia, ma che ciononostante hanno le nostre stesse difficoltà a risolvere i propri problemi. Le storie di Beda hanno aiutato generaziOni di genitori magici a spiegare questa triste verità ai loro figli: la magia crea tanti problemi quanti ne risolve.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Un'altra notevole differenza tra queste fiabe e le loro controparti Babbane è che le streghe di Beda sono molto più attive nel cercare la propria fortuna rispetto alle nostre eroine. Asha, Altheda, Amata e Baba Raba sono streghe che prendono il proprio destino in mano, invece di farsi un pisolino secolare o aspettare che spunti qualcuno con la scarpetta che hanno perso. L'eccezione a questa regola, l'anOnima fanciulla dello Stregone dal Cuore Peloso, si comporta più come una principessa delle nostre fiabe, ma nessuno vive per sempre felice e contento, alla fine della sua storia.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Beda il Bardo è vissuto nel quindicesimo secolo e la gran parte della sua vita rimane avvolta dal mistero. Si sa che è nato nello Yorkshire e l'unica xilografia esistente lo mostra con una barba straordinariamente rigogliosa. Se le sue fiabe riflettono accuratamente le sue opiniOni, doveva essere abbastanza bendisposto verso i Babbani, che considerava più ignoranti che malevoli; diffidava della Magia Oscura e credeva che i peggiori eccessi dei maghi derivassero da tratti fin troppo umani di crudeltà, apatia o arrogante abuso dei propri talenti. Gli eroi e le eroine che trionfano nelle sue storie non sono i più dotati di poteri magici, ma coloro che dimostrano maggiori gentilezza, buonsenso e ingegnosità.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Un mago dei giorni nostri che condivideva simili idee era, naturalmente, il Professor Albus Percival Wulfric Brian Silente, Ordine di Merlino (Prima Classe), Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Supremo Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi, e Stregone Capo del Wizengamot. È stata ciononostante una sorpresa scoprire, tra le molte carte che Silente ha lasciato in eredità agli Archivi di Hogwarts, una serie di commenti alle Fiabe di Beda il Bardo. Non sapremo mai se siano stati scritti per il proprio piacere o in vista di una pubblicazione; ma per. gentile concessione della Professoressa Minerva McGranitt, attuale Preside di Hogwarts, siamo oggi lieti di pubblicare in questa sede i commenti del Professor Silente, insieme a una nuova traduzione del testo di Beda a cura di Hermione Granger. Confidiamo che le intuiziOni del Professor Silente, che includono osservaziOni sulla storia della magia, ricordi personali e informaziOni illuminanti sugli elementi chiave di ogni fiaba, faranno apprezzare a una nuova generazione di maghi e di Babbani Le Fiabe di Beda il Bardo. Chiunque abbia avuto la fortuna di conoscere il Professor Silente non può non credere che sarebbe stato felice di contribuire a questo progetto, dato che i diritti d'autore saranno donati al Children's High Level Group, che opera per aiutare i bambini in disperato bisogno di essere ascoltati.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

    Che siamo d'accordo con lui o meno, possiamo forse scusarlo per aver cercato di proteggere i futuri lettori dalle tentaziOni in cui lui stesso era caduto e per le quali ha pagato un prezzo così terribile.
Introduzione (Cap. 0 Harry Potter 8)

   C'era una volta un vecchio mago gentile che adoperava la magia con generosità e saggezza a beneficio dei suoi vicini. Invece di rivelare la vera origine del suo potere, egli fingeva che le poziOni, gli incantesimi e gli antidoti gli sorgessero già bell'e fatti dal piccolo calderone che chiamava la sua pentola fortunata. Nel raggio di miglia, la gente veniva da lui con i propri problemi e il mago era lieto di dare una rimestata alla pentola e aggiustare ogni cosa.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    Il grottesco Pentolone Salterino, tuttavia, aveva fatto presa sull'immaginazione dei bambini. La soluzione fu di sbarazzarsi della morale pro-Babbana e tenere il calderone con le sue verruche, perciò verso la metà del sedicesimo secolo tra le famiglie magiche circolava una variante della favola. Nella nuova versione, il Pentolone Salterino protegge un mago innocente dai vicini armati di torce e forcOni, catturandoli e inghiottendoli. Alla fine della storia, quando ormai il Pentolone ha consumato la maggioranza dei vicini, il mago ottiene dai paesani che rimangono la promessa che sarà lasciato a praticare la magia in pace. In cambio, ordina al Pentolone di restituire le vittime, che vengono diligentemente rigurgitate, leggermente acciaccate. Ancora oggi, alcuni genitori maghi (generalmente anti-Babbani) raccontano questa seconda versione ai propri figli i quali, se mai leggono l'originale, ne rimangono assai stupiti.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    L'ultima obiezione al Mago e il Pentolone Salterino resta ancora oggi viva in certi ambienti e trova probabilmente la sua massima espressione in Beatrix Bloxam (1794-1910), autrice delle nefande Fiabe del funghetto. La Bloxam riteneva che Le Fiabe di Beda il Bardo fossero diseducative per quella che lei chiamava «l'insana ossessione per i più orridi argomenti, quali la morte, la malattia, lo spargimento di sangue, la magia nera, i personaggi immorali e le deieziOni ed eruziOni corporee del peggior tipo». La Bloxam riscrisse svariate storie, tra cui alcune di Beda, secondo i propri ideali, e cioè «onde riempire le menti pure dei nostri angioletti di pensieri sani e lieti, preservare il loro dolce riposo dai brutti sogni e proteggere il prezioso fiore della loro innocenza».
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    La storia di Beatrix Bloxam ha sempre ottenuto la stessa reazione da generaziOni di bambini magici: irrefrenabili conati di vomito, seguiti dall'immediata richiesta di portar via il libro e ridurlo in poltiglia.
IL MAGO E IL PENTOLONE SALTERINO (Cap. 1 Harry Potter 8)

    I tre amici l'avrebbero portata alla Fonte, ma Asha era in mortale agOnia e li supplicò di non toccarla.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    La Fonte della Buona Sorte è un classico intramontabile, tanto che fu il soggetto dell'unico tentativo di inserire una recita natalizia nelle celebraziOni festive di Hogwarts.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Basti dire che i nostri cercatori di Buona Sorte non arrivarono mai in vetta al Colle. Il sipario si era appena alzato quando la 'Serpe' del Professor Kettleburn - rivelando di essere un Ashwinder[5] sotto Incantesimo di Ingozzamento - esplose in una pioggia di scintille incandescenti e polvere, riempiendo la Sala Grande di fumo e frammenti di scenografia. Mentre le enormi uova infuocate che aveva deposto ai piedi del mio Colle incendiavano le tavole del palcoscenico, 'Amata' e 'Asha' si scagliarono l'una contro l'altra, duellando con tanto ardore che il Professor Beery cadde vittima di fuoco incrociato, gli insegnanti dovettero evacuare la Sala e l'inferno che si era scatenato sul palco rischiò di inghiottire tutto quanto. L'intrattenimento serale si concluse con un'infermeria piena; ci vollero diversi mesi prima che la Sala Grande perdesse l'aroma pungente del legno bruciato, e molto di più perché la testa del Professor Beery riassumesse le normali dimensiOni, mentre il Professor Kettleburn fu messo in verifica.[6] Il Preside Armando Dippet vietò ogni futura rappresentazione, una tradizione non teatrale che Hogwarts è fiera di continuare tutt'oggi.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    Qualsiasi opera, di carattere narrativo o meno, che raffiguri l'unione di maghi e Babbani dovrebbe essere bandita dagli scaffali di Hogwarts. Non desidero che mio figlio, influenzato dalla lettura di storie che incoraggiano il matrimOnio tra maghi e Babbani, possa rischiare di sporcare la purezza della propria linea di sangue.
LA FONTE DELLA BUONA SORTE (Cap. 2 Harry Potter 8)

    La ragazza stessa era a un tempo affascinata e respinta dalle attenziOni dello stregone. Percepiva la freddezza che stava dietro al calore dei suoi complimenti, e non aveva mai incontrato un uomo così strano e remoto. I suoi famigliari, però, consideravano il loro un ottimo matrimOnio e, ansiosi di favorirlo, accettarono l'invito dello stregone a una festa in onore della fanciulla.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    La fanciulla ascoltò, perplessa, e infine rispose: «Voi parlate bene, Stregone, e io sarei deliziata delle vostre attenziOni, se solo pensassi che voi abbiate un cuore!»
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Perché, dunque, una fiaba così macabra è sopravvissuta? A mio modo di vedere, Lo Stregone dal Cuore Peloso è rimasta intatta attraverso i secoli perché parla agli abissi più oscuri di tutti noi. Riguarda una delle più grandi e meno riconosciute tentaziOni della magia: la ricerca dell'invulnerabilità.
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Naturalmente, il secolare commercio di poziOni d'amore dimostra che lo stregone della storia non era il solo a voler controllare l'imprevedibile corso dell'amore. La ricerca di una vera pozione d'amore continua ancora oggi, ma nessun elisir di questo genere è mai stato creato e i migliori poziOnisti dubitano che sia mai possibile.[10]
LO STREGONE DAL CUORE PELOSO (Cap. 3 Harry Potter 8)

    Il ciarlatano chiese al Re un enorme sacco d'oro, onde procurarsi bacchette e altri generi di necessità magici. Domandò inoltre svariati grossi rubini, per preparare incantesimi curativi, e un paio di calici d'argento, per la conservazione e la fermentazione delle poziOni. Lo stolto Re gli fornì tutto quanto.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    La folla era ancora più fremente e attOnita, e ruggì il proprio apprezzamento per la magia del suo Re.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Quando i giardini furono deserti, da un buco tra le radici del ceppo uscì un vecchio cOniglio robusto e baffuto, che stringeva una bacchetta tra i denti. Baba Raba saltellò fuori dai giardini e andò molto lontano, la statua d'oro della lavandaia sorse sul ceppo d'albero e da allora in quel regno mai più una strega o un mago furono perseguitati.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    La fiaba di Baba Raba, inoltre, ci offre una delle prime appariziOni letterarie di un Animagus, poiché Baba la lavandaia possiede la rara abilità magica di trasformarsi in animale a proprio piacimento.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Gli Animagi costituiscono una minima percentuale della popolazione magica. Arrivare a una perfetta e spontanea trasformazione da umano in animale e viceversa richiede molto studio e molto esercizio, e molti maghi ritengono che il loro tempo possa essere meglio impiegato in altri ambiti. Certamente, le applicaziOni di un simile talento sono limitate, a meno che si abbia un gran bisogno di travestirsi o nascondersi. È per questo motivo che il Ministero della Magia ha voluto istituire un registro degli Animagi, poiché non ci sono dubbi che questo tipo di magia sia di grande utilità soprattutto a chi operi in attività clandestine, segrete o addirittura criminali.[14]
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Che sia esistita una lavandaia capace di trasformarsi in un cOniglio è dubbio; tuttavia, alcuni storici della magia hanno avanzato l'ipotesi che Beda si sia ispirato alla famosa fattucchiera francese Lisette de Lapin, condannata per stregoneria a Parigi nel 1422. Con grande meraviglia dei suoi carcerieri Babbani, che furono accusati di averla aiutata a scappare, Lisette sparì dalla propria cella la notte prima dell'esecuzione. Non è mai stato provato che Lisette fosse un Animagus e che sia riuscita a passare attraverso le sbarre della finestra della cella, ma poco tempo dopo un grosso cOniglio bianco fu visto attraversare la Manica a bordo di un calderone sul quale era issata una vela, e in seguito un simile cOniglio divenne un fidato consigliere alla corte di Enrico VI.[15]
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Il re della storia di Beda è uno stolto Babbano che al tempo stesso brama e teme la magia. Pensa di poter diventare un mago semplicemente imparando formule e agitando una bacchetta.[16] Ignora del tutto la vera natura della magia e dei maghi, perciò crede agli assurdi suggerimenti sia del ciarlatano che di Baba. È infatti tipico di un certo pensiero Babbano accettare, per ignoranza, ogni genere di cose impossibili sulla magia, tra cui l'idea che Baba si sia tramutata in un albero e possa ancora pensare e parlare. (Val la pena notare a questo punto, però, che Beda da un canto usa l'espediente dell'albero parlante per mostrarci quanto sia ignorante il re Babbano, dall'altro ci chiede di credere che Baba possa parlare dopo essersi trasformata in cOniglio. Potrebbe trattarsi di una licenza poetica, ma io ritengo più probabile che Beda abbia solo sentito parlare degli Animagi e non ne abbia mai conosciuto uno, perché questa è l'unica incongruenza della fiaba con le leggi della magia. Gli Animagi non conservano l'abilità umana della parola nella loro forma animale, anche se conservano il pensiero e le capacità di ragionamento degli umani. Questa, come sa qualsiasi scolaretto, è la differenza fondamentale tra un Animagus e chi si Trasfigura in un animale. Quest'ultimo diventa in tutto e per tutto un animale, con la conseguenza di non sapere niente di magia e nemmeno di essere mai stato un mago, e di aver bisogno pertanto di qualcuno che lo ri-Trasfiguri nella sua forma originale).
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    Ritengo invece possibile che nel far fingere alla propria eroina di trasformarsi in un albero e nella sua minaccia al Re di un dolore simile a un colpo d'ascia nelle reni, Beda si sia ispirato a vere tradiziOni e pratiche magiche. Gli alberi da bacchetta sono sempre stati ferocemente protetti dai fabbricanti che li hanno in cura, e chi abbatta simili alberi per rubarli rischia non solo la ritorsione degli Asticelli[17] che vi fanno abitualmente il nido, ma anche gli effetti degli incantesimi protettivi imposti dai loro proprietari. All'epoca di Beda, la Maledizione Cruciatus[18] non era ancora stata dichiarata illegale dal Ministero della Magia e poteva produrre esattamente la sensazione di cui Baba minaccia il Re.
BABÀ RABA E IL CEPPO GHIGNANTE (Cap. 4 Harry Potter 8)

    L'irOnia della sorte è che da questa storia è scaturita una curiosa leggenda, che contraddice precisamente il messaggio originale. La leggenda sostiene che i dOni che la Morte consegna ai fratelli - una bacchetta invincibile, una pietra che può richiamare i morti dall'oltretomba, e un Mantello dell'Invisibilità che dura per sempre - siano oggetti reali che esistono nel nostro mondo. La leggenda va oltre: se qualcuno diventasse il legittimo proprietario di tutti e tre, diverrebbe 'padrone della Morte', locuzione che è sempre stata intesa a significare invulnerabile, persino immortale.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Naturalmente, nemmeno la pietra è mai stata trovata. Come ho già rilevato nel commento a Baba Raba e il Ceppo Ghignante, non siamo ancora capaci di resuscitare i morti e ci sono tutte le ragiOni di credere che non lo saremo mai. Spregevoli copie, è vero, sono state create da taluni Maghi Oscuri: gli Inferi,[22] che sono però niente più che spettrali marionette, e non uomini realmente ridestati dall'aldilà. Inoltre, la storia di Beda dice esplicitamente che l'amore perduto del secondo fratello non fa veramente ritorno dal regno dei morti. La fanciulla è stata mandata dalla Morte per attirare il secondo fratello nelle proprie grinfie e perciò è fredda, lontana, tormentosamente presente e assente al tempo stesso.[23]
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Resta la bacchetta, e qui gli ostinati che credono nel messaggio nascosto di Beda hanno per lo meno una qualche testimOnianza storica alla quale appoggiarsi. Si dà infatti il caso che attraverso i secoli ci siano stati maghi che hanno sostenuto - o per vanità, o per intimidire possibili nemici, o in assoluta buona fede - di possedere una bacchetta più potente del normale, una bacchetta addirittura 'invincibile'. Alcuni di loro hanno persino asserito che la bacchetta fosse di sambuco, come quella che avrebbe fabbricato la Morte. A tali bacchette sono stati attribuiti molti nomi, tra cui 'Bacchetta del Destino' o 'Stecca della Morte'.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Non è affatto sorprendente che esistano vecchie superstiziOni sulle nostre bacchette, che dopo tutto sono i nostri strumenti magici e le armi più potenti. Certe bacchette (e di conseguenza i loro proprietari) sarebbero incompatibili:
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    La maggior parte dei maghi e delle streghe preferiscono una bacchetta che li abbia 'scelti' a qualsiasi bacchetta di seconda mano, proprio perché questa potrebbe aver preso dal precedente proprietario abitudini incompatibili con lo stile di magia del nuovo padrone. La pratica generale di seppellire (o cremare) la bacchetta insieme al proprietario tende a far sì che nessuna bacchetta assorba conoscenze da troppi padrOni. Chi crede nella Bacchetta di Sambuco, però, sostiene che a causa del modo in cui avrebbe cambiato proprietà - ogni padrone avrebbe infatti superato il precedente, di solito uccidendolo - essa non sia mai stata distrutta né seppellita, ma sia sopravvissuta attraverso i secoli accumulando saggezza, forza e potere ben oltre il normale.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    Ma chi di noi avrebbe mostrato la saggezza del terzo fratello, se avessimo avuto la possibilità di scegliere fra i tre DOni della Morte? Maghi e Babbani sono altrettanto assetati di potere: chi avrebbe resistito alla 'Bacchetta del Destino'? Quale essere umano, che avesse perduto una persona cara, non avrebbe scelto la Pietra della Resurrezione? Persino io, Albus Silente, troverei più facile rifiutare il Mantello dell'Invisibilità. Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti.
LA STORIA DEI TRE FRATELLI (Cap. 5 Harry Potter 8)

    L'intento del CHLG è di porre fine all'uso di istituti di grandi dimensiOni e di promuovere soluziOni che permettano ai bambini di vivere in famiglia - la propria, di affido o adottiva - o in piccole comunità.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    L'iniziativa aiuta circa 250.000 bambini ogni anno. Abbiamo fondato una linea telefOnica dedicata e indipendente che fornisce sostegno e informaziOni a centinaia di migliaia di bambini all'anno. Gestiamo inoltre attività formative, tra cui i progetti 'Community Action', nel quale ragazzi provenienti da scuole tradizionali lavorano insieme ai bambini bisognosi di cure speciali negli istituti, ed 'Edelweiss', che consente ai ragazzi emarginati e collocati in istituto di esprimere la propria creatività e il proprio talento. In Romania, il CHLG ha creato un consiglio nazionale dei bambini per rappresentare i loro diritti e permettere loro di parlare delle proprie esperienze.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    Il CHLG ha una caratteristica unica tra le organizzaziOni non governative in questo campo, che è quella di lavorare, oltre che sul territorio con servizi specializzati, anche con i governi e le istituziOni statali, con la società civile, con organizzaziOni professionali e di volontariato.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    Il CHLG punta alla piena attuazione della Convenzione delle NaziOni Unite sui Diritti del Bambino in tutta Europa e, in futuro, in tutto il mondo. In soli due anni, abbiamo già assistito alcuni governi nello studio di strategie per prevenire l'abbandono dei neonati negli ospedali e per migliorare la cura di bambini portatori di disabilità o di handicap, e abbiamo raccolto in un manuale le indicaziOni sulle modalità migliori per dimettere i bambini dagli istituti.
Conclusione (Cap. 6 Harry Potter 8)

    [1] Naturalmente le vere streghe e i veri maghi erano per lo più in grado di sfuggire al rogo, al ceppo e al capestro (cfr. le annotaziOni su Lisette de Lapin nel mio commento a Baba Raba e il Ceppo Ghignante). Tuttavia, alcune esecuziOni ebbero effettivamente luogo: Sir Nicholas de Mimsy-Porpington (un mago della corte reale durante la vita, e durante la morte fantasma della Torre di Grifondoro) fu privato della propria bacchetta prima di venire rinchiuso in una segreta e si trovò quindi nell'impossibilità di sfuggire alla morte; soprattutto, le famiglie di maghi rischiavano di perdere i giovani rampolli che, per la loro incapacità di controllare la magia, si facevano notare dai cacciatori di streghe Babbani e risultavano vulnerabili.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [4] Il Professor Beery avrebbe poi lasciato Hogwarts per insegnare alla A.M.A.D. (Accademia Magica di Arti Drammatiche) dove, mi confessò una volta, mantenne una forte avversione nei confronti delle rappresentaziOni di questa storia, ritenendo che portasse iella.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [9] [Il termine 'stregone' è molto antico. Benché a volte sia semplicemente un sinOnimo di 'mago', originariamente denotava una persona versata nel duello e nella magia marziale. Era anche un titolo che si conferiva a maghi che avevano compiuto imprese coraggiose, così come i Babbani possono venir nominati cavalieri per atti di valore. Chiamando il giovane mago di questa storia stregone, Beda indica che era già stato riconosciuto come particolarmente abile nella magia offensiva. Oggigiorno i maghi usano la parola 'stregone' in due significati: o per descrivere un mago dall'aspetto particolarmente feroce, o come titolo che denota particolari abilità o risultati. In questo senso, Silente è Stregone Capo del Wizengamot. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [10] Spiega Hector Dagworth-Granger, fondatore della Strastraordinaria Società dei PoziOnisti: «Un bravo poziOnista può indurre potenti infatuaziOni, ma nessuno è mai riuscito a creare quell'attaccamento veramente indistruttibile, eterno e incondizionato che soltanto può essere chiamato Amore».
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [11] Gli Horklumps sono creature rosa e ispide, simili a funghi. È veramente difficile immaginare perché qualcuno dovrebbe volerle palpeggiare. Per maggiori informaziOni, cfr. Gli Animali Fantastici: dove trovarli.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [12] Da non confondersi con Muso peloso, cuore umano, commovente testimOnianza della lotta di un uomo contro la licantropia.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [13] [Le fotografie e i ritratti dei maghi si muovono e (nel caso dei dipinti) parlano come i loro soggetti. Altri rari oggetti, come lo Specchio delle Brame, possono mostrare più che un'immagine statica di una persona cara defunta. I fantasmi sono versiOni trasparenti, mobili, parlanti e pensanti di maghi e streghe che, per qualsiasi ragione, hanno preferito restare sulla terra. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [14] [La Professoressa McGranitt, attuale Preside di Hogwarts, mi prega di precisare che è diventata un Animagus solo in seguito alle proprie estese ricerche in tutti i campi della Trasfigurazione, e che non ha mai usato la sua capacità di trasformarsi in un soriano per nessuna attività clandestina, eccezion fatta per legittime missiOni svolte per conto dell'Ordine della Fenice, nelle quali segretezza e dissimulazione erano indispensabili. JKR]
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)

    [18] Le malediziOni Cruciatus, Imperium e Avada Kedavra furono dichiarate Senza Perdono nel 1717, e il loro uso punito con le pene più severe.
Note (Cap. 7 Harry Potter 8)